Renzi

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Renzi

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Questa volta inverto l'ordine di pubblicazione perchè il commento merita l'attenzione.



Freeman • 43 minuti fa

Che fosse un mentitore sistemico ed un pallone gonfiato si era capito sin dall'inizio della sua rapidissima ascesa.
Un altro malefico prodotto della peggiore politica, delle forze torbide che, per salvarsi, avevano bisogno di uno che promettesse il cambiamento, ma che in realtà mantenesse tutti i loro privilegi e scaricasse la crisi sui cittadini comuni.
Così è stato.
Oggi tutti hanno potuto vedere chi è veramente questo provinciale, arrampicatore sociale, pronto a tutto pur di avere il potere e tenerselo il più a lungo possibile.
Spero vivamente che le prossime elezioni amministrative ed il referendum lo seppelliscano sotto un oceano di NO.
NO a lui ed alle sue pseudo-riforme massoniche autoritarie, fatte solo per tenersi al potere per altri sette anni.


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Politica
Renzi, il paradosso del mentitore
di Massimo Pillera | 30 gennaio 2016
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La fine del rottamatore sta proprio nel suo inizio. In un cerchio logico chiuso dal quale non può uscire, lui e tutto il suo gruppo di fedelissimi. Renzi si è infilato anzi si è tuffato vestito, nel “paradosso del mentitore”. Quando ha cominciato ha affermato, ricevendo consenso, che tutti i politici mentono e va rottamata una classe dirigente che ha bloccato il Paese. La cosa è passata perché lui si è autoproclamato rottamatore e quindi non un politico, ma un antipolitico. Perché se lui politico avesse detto che tutti i politici mentono, Renzi politico mente, ergo mente anche quando dice che tutti mentono.

Per questo i 5stelle hanno sempre rifiutato di farsi chiamare onorevoli, per marcare una netta distanza e non finire nel paradosso del mentitore. I cittadini stanno dall’altra parte, mentre i politici mentono. Renzi dentro il paradosso ormai ci sguazza e si avvita. Con l’abbraccio mortale di Verdini si conclude il suo ciclo paradossale: tutti i politici mentono, Renzi è un politico perché con Verdini, addio rottamazione, ergo mente. Ma lui pensa, convinto, dentro il cerchio logico del paradosso, che non è vero che mentono, lui e i suoi gigli, perché sono il nuovo e che esso può affermarsi anche con l’aiuto del vecchio. In questo modo passa dal paradosso del mentitore a quello del venditore.


Il venditore deve prima convincere se stesso che una merce è utile ed indispensabile: i truffatori dell’Etruria affibbiavano le obbligazioni premettendo “ho fatto anch’io lo stesso investimento”. Con l’indispensabilità di Verdini al Senato Renzi finisce nel calderone di tutti i politici che da sempre mentono ai cittadini perché la verità è che i vincoli di rappresentanza sono saltati da decenni ormai grazie a leggi elettorali mutanti che hanno reso impossibile un vero e proprio rapporto di rappresentanza.

In questo senso la casualità, il “sorteggio civico” di Grillo e Casaleggio, tra cittadini ha meno rischi ed effetti collaterali calcolati. Renzi una cosa l’ha rottamata sul serio: il Partito Democratico. L’unico suo grande capolavoro di rottamazione è stato quello di aver rottamato se stesso ed il suo Partito. Se stesso nel momento in cui si presenta da politico (che ha bisogno di tutti i voti possibili) in aula affermando che non c’è conflitto di interessi tra il suo governo e le banche. Ma da politico Renzi sa bene, lo ha sempre detto da rottamatore, che tutti i politici mentono, ergo…Il suo sguardo non è più disinvolto e sbarazzino come all’inizio.

Il suo amico Sensi gli avrà pure detto che con Banche, Rolex e scatoloni Ikea sulle statue, la sua credibilità si è “squagliata”. Come sta accadendo al suo Pd preso d’assalto da Verdini e tesseramenti anomali, che sta diventando come la tavoletta di cioccolata portata al mare e dimenticata nello zaino sotto il sole. Quando cerchi di prenderla, non sai dove stai mettendo le mani.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... e/2416345/
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Re: Renzi

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Il Giornale la mette così:



Il Financial Times caccia Renzi: "L'Italia non può stare nell'Ue"


In discussione la posizione dell'Italia nell'Eurozona: "Incerta la sostenibilità a lungo termine". Il Financial Times mette sotto accusa Renzi per la gestione dell'immigrazione e per la crisi del sistema bancario

Sergio Rame - Lun, 01/02/2016 - 13:11
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La permanenza del'Italia nell'Eurozona non è più sostenibile. O, per lo meno, non lo è a lungo termine.

Dopo le turbolenze della Grecia, secondo l'analista tedesco Wolfgang Munchau, il sistema europeo potrebbe essere messo a rischio anche dall'Italia di Matteo Renzi. Che, incapace di realizzare riforme che rilancino il sistema Italia, cerca di invertire la rotta alzando la voce nei confronti di Bruxelles e Berlino. "La Grecia può essere l'esempio più brutale, ma non è l'unico paese esposto a crisi sovrapposte - spiega Munchau sul Financial Times - non è nemmeno il più importante davanti a questo dilemma. Questo sarebbe l'Italia".

"Mentre i problemi di Roma sono diversi da quelli della Grecia - spiega l'analista tedesco - la sostenibilità a lungo termine del paese nella zona euro è allo stesso modo incerta, a meno che non si creda che la sua performance economica possa miracolosamente migliorare quando non c'è nessun motivo per farlo". Il Financial Times accusa apertamente Renzi di non essere in grado di affrontare l'ermergenza immigrazione e la crisi del sistema bancario.


"L'Italia è stata sopraffatta dalla crescita di profughi provenienti dal Nord Africa lo scorso anno - spiega Manchau - qltre a questo, l'Italia si trova ad affrontare problemi economici irrisolti: la crescita della produttività ferma per 15 anni; un grande debito pubblico che lascia il governo praticamente senza margine di manovra; e un sistema bancario con 200 miliardi di crediti deteriorati, più altri 150 miliardi di debito classificato come problematico". E non si ferma qui:

"Bisogna poi prendere in considerazione che i tre principali partiti di opposizione hanno, in vari momenti, messo in discussione l'appartenenza del paese all'Eurozona. Anche se nessuna di queste forze politiche sembra avere possibilità di arrivare al futuro nel prossimo futuro, è chiaro che l'Italia ha un tempo limitato per risolvere i suoi molteplici problemi".

A preoccupare maggiormente il Financial Times sono le questioni economiche che Renzi non riesce a risolvere efficacemente. "Ci sono segnali che ci dicono che la pazienza dell'Italia con la Ue e la Germania, in particolare, si sta esaurendo - spiega Manchau - il primo ministro Matteo Renzi ha attaccato apertamente le politiche della Ue in materia di energia, sulla Russia, sul deficit di bilancio e sul dominio tedesco dell'intero apparato.


Non è solo la crisi dell'euro che ha portato l'Italia sull'orlo di mettere in discussione la sua posizione nell'Eurozona. Si tratta di una combinazione di più crisi ed è probabile che crescerà dal dibattito sulla Brexit".


http://www.ilgiornale.it/news/mondo/fin ... 18996.html
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Air Force Renzi, arrivato in Italia il nuovo Airbus per i viaggi istituzionali: “Permetterà viaggi più lunghi senza scali”

Air Force Renzi, arrivato in Italia il nuovo Airbus per i viaggi istituzionali: “Permetterà viaggi più lunghi senza scali”
Costi della politica

Il velivolo è atterrato nella notte a Fiumicino da Dubai. E' in leasing e costerà 175 milioni di euro
di F. Q. | 2 febbraio 2016
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La scritta “Repubblica italiana” sulla fusoliera bianca ed il tricolore sulla coda: è la livrea del nuovo Airbus A340-500 preso in “affitto” dalla presidenza del Airbus del Consiglio e arrivato in Italia, a notte fonda, da Dubai. L’aereo è atterrato intorno alle 2 a Fiumicino, pilotato da un equipaggio di Etihad, proprietaria del velivolo. L’Airbus, che costerà circa 200 milioni di dollari (cioè circa 175 milioni di euro), sarà utilizzato per i viaggi di Stato a lungo raggio, spostamenti ufficiali del presidente del Consiglio e di altre Airbus 2autorità istituzionali, come il capo dello Stato. E’ stato un equipaggio di Etihad a portare l’Airbus in Italia: ora sarà sistemato in un hangar appositamente dedicato di Alitalia che sarà delegata ad occuparsi della sicurezza e della manutenzione. Per i prossimi viaggi di Stato, invece, l’equipaggio sarà composto da piloti dell’Aeronautica Militare appartenenti al 31esimo Stormo di stanza Airbus 3all’aeroporto militare di Ciampino.

Il nuovo aereo, dotato di 4 motori Rolls Royce Trent 553-61, sostituisce il vecchio Airbus A319 Corporate Jet che fa parte di una flotta datata, con mezzi comprati tra gli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. “L’Air Force Renzi”, soprattutto, permetterà voli più lunghi (oltre le 12 ore) senza compiere scali tecnici per il rifornimento di carburante. L’Airbus Airbus 4A340-500 è infatti l’aereo con la più ampia autonomia prodotto dal costruttore europeo: nelle versione passeggeri è accreditato di 16,600 chilometri di portata, mentre la versione executive dell’aereo, con meno posti e serbatoi ausiliari, può volare per 18.500 chilometri. Non a caso l’A340-500 è stato utilizzato da Singapore Airlines e Thai Airways per i loro servizi transpacifici verso gli Stati Uniti: per un decennio la tratta Singapore-Newark è stata la più lunga del mondo con ben 15.345 chilometri.

A convincere il capo del governo Matteo Renzi sono stati anche gli standard delle dotazioni all’interno dell’aereo: ci sarà una sala riunioni con wi-fi, la zona relax per i passeggeri di rango, forse un’infermeria (sull’Air Force One di Obama c’è persino una sala operatoria).

In precedenza il presidente del Consiglio Enrico Letta aveva espresso la volontà di vendere tre degli aerei nella flotta di Palazzo Chigi e usare il ricavato (circa 50 milioni) per la squadra anti-incendio della Protezione Civile. Operazione, però, finita nel nulla: l’A319 e due Falcon (in ipotesi destinati alla dismissioni) sono rimasti al loro posto e verranno utilizzati per le tratte più brevi.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... o/2425975/
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Conti pubblici, l’Italia chiede che i costi dell’intera crisi in Libia siano esclusi dal deficit
Il nostro paese apre un nuovo fronte della contesa con Bruxelles sulla flessibilità dei conti. Una partita da 8,5/9 miliardi
03/02/2016


Il nostro paese apre un nuovo fronte della contesa con Bruxelles sulla flessibilità dei conti pubblici.

Adesso, si legge in una dichiarazione ufficiale italiana che verrà presentata al Consiglio, l’Italia chiede che tutte le risorse spese «fin dall’inizio della crisi libica» non siano considerate per quanto riguarda il calcolo del deficit ai fini del rispetto del patto di stabilità Ue. Secondo alcune stime, si tratta di una partita che vale circa 8,5/9 miliardi di euro.




«L’Italia si aspetta con forza che, nella valutazione dei programmi di stabilità, la Commissione adotti un approccio coerente, senza tenere in conto l’ammontare totale dei costi sostenuti dall’Italia fin dall’inizio della crisi libica per il calcolo del deficit di uno Stato membro ai fini del patto di stabilità». È quanto riporta la dichiarazione italiana per le minute del Coreper, l’organismo tecnico che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio.



“GLI STATI DI FRONTIERA HANNO SPESO MOLTO PER SALVARE VITE”

«L’Italia crede che gli sforzi fatti dagli Stati membri dell’Ue nell’affrontare l’eccezionale crisi dei migranti debbano essere propriamente riconosciuti dalla Commissione Europea in tutte le dimensioni possibili - si legge ancora nella dichiarazione che l’Italia ha preparato per le minute del Coreper, che è il Comitato dei Rappresentanti Permanenti dei Governi degli Stati Membri dell’Unione Europea - gli Stati membri di frontiera hanno sostenuto finora costi importanti per le attività di sorveglianza dei confini, per salvare vite in mare, per ricevere e dare accoglienza ai migranti approdati sulle loro coste». «L’Italia accoglie con favore la dichiarazione della Commissione che riconosce che i contributi nazionali allo strumento per la Turchia non verranno presi in considerazione per il calcolo del deficit di uno Stato membro, ai fini del patto di stabilità e di crescita. Ciò è in linea con il fatto che la crisi dei rifugiati viene considerata `un evento inusuale fuori dal controllo degli Stati membri”. Pertanto, l’Italia si aspetta che i costi sostenuti fin dall’inizio della crisi libica non vengano presi in considerazione nel calcolo del disavanzo.

https://www.lastampa.it/2016/02/03/econ ... agina.html
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All'improvviso Sallusti si fa una domanda intelligente, poi si suppone tornerà nel suo solito standard.




L'ultima presa per i fondelli di un governo in difficoltà

Non si capisce perché si debba bloccare per settimane il parlamento per parlare di adozioni gay
Alessandro Sallusti - Mer, 03/02/2016 - 18:59
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In Senato è iniziata, e terrà banco per giorni e giorni, la discussione su matrimoni e adozioni tra coppie gay.

L'importanza etica e sociale di tale legge non mi sfugge. Quello che ci sfugge è l'urgenza di bloccare il Parlamento per settimane invece che dibattere nella commissione competente come sarebbe logico - su un problema che, detto con rispetto, non è in cima alla lista delle urgenze che pressano la stragrande maggioranza degli italiani. È come se qualcuno volesse far discutere il Paese di amori e provette per distrarre l'opinione pubblica da altro, per esempio dal fatto che la Borsa in un mese ha perso il 17 per cento - con punte oltre il 30 su titoli strategici per l'economia nazionale del suo valore. Per esempio dal fatto che la disoccupazione, dopo aver dato qualche timido segnale di ripresa, a dicembre è nuovamente aumentata, segno della fragilità delle misure messe in campo del governo.I diritti degli omosessuali molti dei quali già presenti nel nostro ordinamento sono importanti, ma chi si sta occupando del diritto dei correntisti di mettere al sicuro i soldi affidati alle banche, dopo i pasticci combinati dal nostro governo? Nessuno, a giudicare dall'andamento delle banche in Borsa e dalla confusione che regna attorno al progetto di alleggerire i loro conti, stralciando i crediti non più esigibili.Il dilemma di una coppia omosessuale che vuole adottare un bambino è cosa seria. Ma dove trovare i soldi possibilmente non aumentando le tasse - per pagare le cambiali che Renzi ha firmato con l'Europa per fare lo spaccone in Italia, è una questione addirittura vitale: ne va del nostro onore e della nostra sovranità.Siamo tutti d'accordo nel dare più serenità agli amori omosex, ma cosa sta facendo il governo per dare serenità anche ai cittadini alle prese ogni giorno con la criminalità e il degrado, generati da una immigrazione fuori controllo e ben lungi dall'essere arginata?Questi sono i temi su cui vorrei vedere impegnato il nostro Parlamento pancia a terra, giorno e notte, per mesi se necessario, fino alla loro soluzione. E invece il furbo Renzi, il suo partito e la sua maggioranza ci inchiodano ai matrimoni gay. Lo fanno perché sono nel pallone e non sanno come uscire dai vicoli ciechi nei quali si sono infilati. Per stare in tema, è una presa per i fondelli.


http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 19872.html
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Acqua passata

03/02/2016 di triskel182



Vi ricordate le polemiche su Scajola, per i voli ad personam Albenga Roma, giusto giusto per quei parlamentari che dovevano fare da spola tra casa e lavoro?
Acqua passata.
Oggi abbiamo i treni veloci Arezzo Milano, per quei pendolari aretini che decidono di viaggiare col Frecciarossa. Sembra incredibile ma è così: mentre Trenitalia taglia treni che collegano le province, un Frecciarossa viene fatto partire da Arezzo e non più da Firenze, per la gioia dei pendolari. Terra fertile di parlamentari, quella ..

Vi ricordate le polemiche quando era B. che chiedeva la chiusura di giornali e talk show scomodi in Rai? Le censure alla Guzzanti, a Paolo Rossi a Luttazzi. L’editto bulgaro contro Santoro.
Acqua passata anche quella: dopo Floris stai sereno, tocca a Giannini (sempre nel talk Rai di martedì) stare sereno. Così impara a dare spazio ai grillini e a tirare in ballo la vicenda di banca Etruria.

Da unoenessuno.blogspot.it
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Re: Renzi

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Flessibilità, lo scontro Renzi-Ue frase per frase
Dal premier 4 rivendicazioni diverse in 5 mesi


Per ottenere un punto di rapporto deficit/Pil, 16 miliardi, il capo del governo ha cambiato molte carte
Dalla clausola migranti al pacchetto sicurezza. Dai voltafaccia sulla Turchia ai costi della crisi libica


Zonaeuro

Non c’è giorno senza un botta e risposta tra Roma e Bruxelles sulla famigerata “flessibilità“. L’ultima novità è la richiesta di escludere dal calcolo del deficit “i costi sostenuti dall’Italia per la crisi libica” (leggi). Il pomo della discordia è noto, ma è facile perderlo di vista tra le polemiche sulle “perversioni burocratiche” europee, lo scontro sui 3 miliardi per la Turchia, i richiami a ipotetici “patti di umanità” contrapposti a quello di stabilità. Per questo ilfattoquotidiano.it ha ricostruito la cronistoria della battaglia tra Matteo Renzi e Jean Claude Juncker: cinque mesi di tira e molla, dietrofront e contraddizioni
di Chiara Brusini

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Flessibilità, tutte le rivendicazioni e le contraddizioni di Renzi per strappare un sì alla Ue. Lo scontro frase per frase
Zonaeuro

Cronistoria di cinque mesi di tira e molla. Oggetto del contendere, il permesso di aumentare il deficit di un punto di Pil, pari a 16 miliardi. Per ottenerlo, il premier ha cambiato molte volte le carte in tavola. Prima la "clausola migranti", poi il "pacchetto sicurezza-cultura", infine i "costi della crisi libica". Passando per la querelle sulla Turchia. E ora si apre la trattativa sul 2017 quando il governo, se non si arriva a un compromesso, dovrà trovare 25 miliardi oltre alle coperture per tagliare Ires e Irpef
di Chiara Brusini | 3 febbraio 2016
Commenti (211)


Ormai non passa giorno senza un botta e risposta tra Roma e Bruxelles con al centro la famigerata flessibilità. L’ultima giravolta è la richiesta di escludere dal calcolo del deficit i costi sostenuti dall’Italia per la crisi libica: la solita “clausola migranti”, ma definita in modo diverso per evocare un parallelo con i fondi concessi alla Turchia per gestire l’arrivo dei siriani. Il vero pomo della discordia è ben noto, ma è facile perderlo di vista tra le polemiche sulle “perversioni burocratiche” europee, i richiami a ipotetici “patti di umanità” contrapposti a quello di stabilità e le risposte piccate della Commissione Ue “offesa” dall’Italia. Per questo ilfattoquotidiano.it ha ricostruito la cronistoria della battaglia che contrappone Matteo Renzi all’esecutivo comunitario guidato da Jean Claude Juncker. Quasi cinque mesi di tira e molla da cui emergono anche i dietrofront e le contraddizioni del premier: basti dire che venerdì scorso a Berlino ha battuto i pugni sul tavolo chiedendo alla Ue di chiarire come verrà contabilizzato il contributo al fondo per Ankara, ma il 29 dicembre aveva rivelato che la risposta era già arrivata, come puntualizzato a stretto giro dal portavoce della Commissione.


Il conto della flessibilità - Prima di elencare testualmente tutte le prese di posizione del premier e della Ue è indispensabile fare il punto su qual è la posta in gioco. Il governo attende per il mese di maggio il verdetto dell’esecutivo comunitario sulla legge di Stabilità. In particolare ha bisogno che Bruxelles dia il via libera a un aumento del deficit dall’1,4% del Pil (il valore inizialmente concordato per il 2016) fino al 2,4%: una differenza che vale circa 16 miliardi, con cui il governo ha finanziato più di metà delle uscite della manovra per il 2016. In più, per Palazzo Chigi è indispensabile poter ottenere uno “sconto” anche per il 2017: in caso contrario quando verrà varata la prossima manovra occorrerà trovare 25 miliardi solo per disinnescare le solite clausole di salvaguardia (aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina) e tagliare il deficit.
Per giustificare lo scostamento, il governo ha chiesto di poter sfruttare tre diverse clausole di flessibilità. Le prime due sono espressamente previste dalle linee guida varate a gennaio 2015 alla fine del semestre italiano di presidenza Ue: si tratta di quella che permette di tener fuori dal deficit i contributi al fondo istituito dal piano Juncker per promuovere gli investimenti e di quella riconosciuta agli Stati che fanno riforme strutturali (vedi il Jobs Act e la riforma della pubblica amministrazione). La prima vale lo 0,3% del prodotto interno, la seconda lo 0,5%, di cui lo 0,4 già accordato e uno 0,1 aggiuntivo ancora sub iudice. In aggiunta, Palazzo Chigi e il Tesoro rivendicano uno 0,2% aggiuntivo, pari a circa 3,3 miliardi, per far fronte all’emergenza migranti. Per la quale però l’Italia, come ricostruito a suo tempo da ilfattoquotidiano.it, di miliardi ne spende solo 1,1. Subodorando l’orientamento negativo su questo punto, lo scorso novembre Renzi ha aggiunto in corsa al treno delle richieste un nuovo vagone: il pacchetto cultura-sicurezza che comprende tra l’altro il bonus di 500 euro per i neodiciottenni. Il 3 febbraio il premier ha poi tirato fuori dal cappello un coniglio solo apparentemente diverso: i costi sostenuti “per la crisi in Libia”. Cioè sempre i soldi spesi per l’emergenza migranti, ma legati idealmente a uno scenario di guerra per far passare l’idea che devono essere valutati con gli stessi criteri applicati all’esodo siriano attraverso la Turchia. Secondo Repubblica e il Messaggero, però, i colpi di scena non sono finiti: il premier sarebbe disposto a rinunciare ai 3,3 miliardi “per i migranti” in cambio del rinnovo delle clausole per gli investimenti e le riforme anche nel 2017, anno pre-elettorale. Perché in caso contrario sarebbe molto difficile rispettare la promessa di tagliare l’Ires e l’Irpef.

La cronistoria

18 settembre 2015 - L’Italia chiederà flessibilità per lo “0,2 di Pil” come margine “legato al fatto che la Ue nel suo complesso sta affrontando una emergenza di dimensione assai grande, quella dei migranti”, annuncia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan presentando il Documento di economia e finanza.

24 settembre 2015 – Renzi lasciando il Consiglio europeo straordinario di Bruxelles sostiene che le spese per l’emergenza dell’immigrazione fanno parte degli “eventi eccezionali” per cui si deve applicare la flessibilità: “Ci sono tre tipi di clausole sulla flessibilità, due vengono dalla comunicazione della Commissione (…) La terza viene dalla clausola del ’97 e riguarda gli eventi eccezionali. Questo è un evento per il quale abbiamo fatto tre consigli di cui due straordinari: più evento eccezionale di questo…”.

5 ottobre 2015 – Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici chiarisce che la Commissione sta ancora valutando se l’emergenza migranti possa essere considerata “dal punto di vista giuridico” una “circostanza eccezionale” che possa dare diritto a una maggiore flessibilità.

16 ottobre 2015 – Nel 2015 i costi stimati per fronteggiare l’emergenza migranti “sono di 3,3 miliardi di euro, di cui 3 miliardi di spesa corrente”, scrive il Tesoro nel
documento inviato alla Ue dopo il varo della Stabilità per chiedere flessibilità aggiuntiva sul deficit. Le spese, si legge nel documento, nel 2014 sono raddoppiate rispetto al periodo 2011-2013 e nel 2015 sono triplicate. Un’inchiesta del fattoquotidiano.it, che interpella i ministeri competenti, rivela però che le uscite effettive si fermano a 1,1 miliardi.

27 ottobre 2015 – La Commissione europea “applicherà la flessibilità” alle spese per i rifugiati perché “siamo di fronte ad una situazione di eccezionalità”. Ma la decisione, spiega Juncker, sarà presa “Paese per Paese” e a patto che si tratti di “sforzi straordinari”. La flessibilità “non potrà essere applicata” ai Paesi che “non riescono a dimostrare costi enormi” per la crisi dei migranti.

16 novembre 2015 - A tre giorni dagli attentati di Parigi il governo francese annuncia maggiori spese per le misure di sicurezza contro il terrorismo: “Il patto di sicurezza è più importante del patto di stabilità” di bilancio, rivendica il presidente Francois Hollande parlando al Parlamento in seduta comune a Versailles.

17 novembre 2015 – La Commissione europea dà un via libera con riserve alla legge di Stabilità italiana, definendola “a rischio di non conformità” col Patto di stabilità e rinviando a primavera l’esame definitivo sulla flessibilità richiesta. Per quanto riguarda la clausola migranti, chiesta anche da Austria, Belgio e Germania, la Commissione spiega che farà la sua valutazione finale “quando esaminerà ‘ex post’, la deviazione temporanea dagli obblighi per il 2015 e 2016″.

18 novembre 2015 – “La Francia deve affrontare gravi atti di terrorismo e deve affrontare spese supplementari che non devono avere lo stesso trattamento delle altre spese” e il principio “vale anche per gli altri paesi”. Lo dice Juncker, annunciando di fatto la flessibilità per le spese legate alla lotta al terrorismo.

24 novembre 2015 - Renzi annuncia il pacchetto sicurezza-cultura: un miliardo di investimenti per le forze dell’ordine (a cui viene esteso solo per il 2016 il bonus di 80 euro) e i loro equipaggiamenti, le periferie e la cybersecurity, altrettanto per “promuovere l’identità culturale” dell’Italia (borse di studio, bonus ai neodiciottenni da spendere per teatri, musei, mostre e acquisto di libri, contributo agli studenti dei conservatori per l’acquisto di uno strumento nuovo). Il premier spiega che la copertura è legata al riconoscimento della clausola migranti da parte di Bruxelles e andrà a scapito dell’anticipo al 2016 del taglio dell’Ires per le aziende.

27 novembre 2015 – Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, in un’intervista al Sole 24 Ore attacca: “Flessibilità per investimenti, flessibilità per i rifugiati, flessibilità per le riforme, che si aggiungono l’una all’altra: credo che l’Italia sia l’unico paese che sta chiedendo tutte le forme possibili di flessibilità”, e che “dovrebbe essere usata come una eccezione, non come una regola. Per ragioni di credibilità“.

18 dicembre 2015 – A Bruxelles, durante il Consiglio europeo, Renzi attacca Angela Merkel che si oppone alla nascita del Fondo unico di garanzia sui depositi bancari. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma secondo indiscrezioni il premier rinfaccia alla cancelliera l’acquisto degli aeroporti greci da parte di aziende tedesche: “Non potete raccontarci che state donando il sangue all’Europa, cara Angela”.

29 dicembre 2015 - Che Bruxelles accolga le richieste italiane sulla flessibilità sulla legge di Stabilità “lo darei per scontato“, perché l’Italia non solo “non chiede sconti”, ma ha rispettato “tutte le regole” e “chiede che le regole Ue siano rispettate da tutti”, rivendica Renzi. “Il governo italiano non si è preso tutta la flessibilità cui avrebbe diritto” e dà “per scontato” il via libera allo 0,2% chiesto dall’Italia per l’emergenza immigrazione visto che la flessibilità è stata concessa anche per gli aiuti destinati alla Turchia.

7 gennaio 2016 – “L’Italia ha chiesto varie flessibilità, per le riforme strutturali, per gli investimenti, per i migranti. Dipende dalla Commissione Ue. L’unica cosa che
posso dire è: non spingiamo. La flessibilità è un margine, si può usare una volta sola. Non si può esagerare”. Così il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.

15 gennaio 2016 – “Ritengo che il primo ministro italiano abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione, non vedo perché lo faccia”, perché “noi abbiamo
introdotto flessibilità contro la volontà di alcuni Stati membri che molti dicono dominare l’Europa”, attacca Juncker. “Sono stato molto sorpreso che alla fine del semestre di presidenza italiana Renzi abbia detto davanti al Parlamento che è stato lui ad aver introdotto la flessibilità, perché sono stato io, io sono stato”. “Non ci facciamo intimidire. L’Italia merita rispetto”, è la replica di Renzi. “La flessibilità l’ha introdotta Bruxelles dopo che in modo molto molto molto insistito l’Italia l’ha chiesta. Flessibilità vuol dire buonsenso, avere una politica economica che pensa più all’occupazione e meno all’austerity e alle regole ferree del budget”.

18 gennaio 2016 – Bruxelles “non ha un interlocutore” a Roma, fanno sapere “fonti dell’Unione Europea” dietro le quali, si saprà nei giorni successivi, c’è il capo di gabinetto del presidente della Commissione Ue Martin Selmayr. Risponde il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “Abbiamo un continuo dialogo con le istituzioni, abbiamo un ministro degli Esteri, degli Interni, dell’Economia, l’Italia ha un governo nel pieno dei suoi poteri”.

21 gennaio 2016 – Renzi dà un’intervista a Il Sole 24 Ore in cui afferma che non c’è il rischio di richieste di correzione dei conti in primavera: “Stiamo parlando di qualche decimale di differenza”. Juncker? Ha “sbagliato linguaggio nel metodo e sostanza nel merito”, ma si tratta solo di “un infortunio verbale. Non sono permaloso. Se Juncker sbaglia una conferenza stampa, pace. Se Juncker sbaglia politiche, allora sì che mi preoccupo”. Lo stesso giorno il capogruppo Ppe Manfred Weber parla a Repubblica e sottolinea che l’atteggiamento di Renzi “mina la credibilità e l’affidabilità dell’Unione”. “Al Consiglio europeo di dicembre Renzi c’era e ha approvato la decisione di dare 3 miliardi alla Turchia”, ricorda. L’Italia “dovrebbe avere maggiore consapevolezza di sé, criticare l’Europa per farsi ascoltare non è necessario, è più efficace essere costruttivi, affidabili e credibili”.

29 gennaio 2016 – Renzi a Berlino incontra la cancelliera Merkel e mitiga i toni. Si limita a chiedere alla Commissione “risposte” alla richiesta dell’Italia di poter lasciare la sua quota di finanziamento alla Turchia fuori dal patto di stabilità. Risposte che però, chiarirà tre giorni dopo la Ue, erano state date già a dicembre. Come Renzi il 29 dicembre mostrava di sapere bene. Poi il premier cerca di cambiare le carte in tavola: se “le spese per salvare i bambini che navigano dalla Turchia alla Grecia sono fuori dal patto di stabilità”, dice, “è positivo”, ma allora lo stesso trattamento va concesso alle “spese per salvare i bambini eritrei che arrivano in Sicilia”, perché “solo una perversione burocratica può fare distinzioni tra le vite da salvare”. Merkel non gli dà corda e sulla flessibilità lo rimbalza a Bruxelles: “Non mi immischio in queste cose, è compito della Commissione decidere l’interpretazione”. Intanto il New York Times scrive che Renzi “ha scelto un approccio conflittuale, causato in parte dalla frustrazione”,per “un posto al tavolo del potere europeo”.

3 febbraio 2016 – L’ultimo colpo di scena, nel giorno in cui il Comitato dei Rappresentanti Permanenti dei 28 Paesi membri (Coreper) ha raggiunto un’intesa sui 3 miliardi per i rifugiati siriani in Turchia, chiama in causa la Libia. La bozza preparata dall’Italia per il Comitato dei Rappresentanti Permanenti dei Governi degli Stati Membri dell’Unione Europea (Coreper) riporta infatti che “l’Italia si aspetta con forza che, nella valutazione dei programmi di stabilità, la Commissione adotti un approccio coerente, senza tenere in conto l’ammontare totale dei costi sostenuti dall’Italia fin dall’inizio della crisi libica per il calcolo del deficit di uno Stato membro ai fini del patto di stabilità” visto che “gli Stati membri di frontiera hanno sostenuto finora costi importanti per le attività di sorveglianza dei confini, per salvare vite in mare, per ricevere e dare accoglienza ai migranti approdati sulle loro coste”.

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Flessibilità, Weber contro Renzi: “L’avete avuta, basta”. Ma Moscovici: “Dialogo aperto per rifugiati e terrorismo”
Zonaeuro

Il presidente dei deputati europei del Ppe, considerato vicino alla cancelliera tedesca Merkel, torna ad attaccare il premier italiano dopo averlo accusato di "mettere a repentaglio la credibilità europea a vantaggio del populismo". Intanto anche l'ex premier Monti avverte: "Non fare della flessibilità una bandiera, significa fare più debito a carico delle generazioni future"
di F. Q. | 2 febbraio 2016
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Manfred Weber è categorico: “All’Italia la Commissione Ue ha dato il massimo della flessibilità, ora basta”. Pierre Moscovici prima usa il bastone: “No a nuove discussioni sulla flessibilità”. Poi apre: “Abbiamo un dialogo aperto con le autorità italiane sulle nuove richieste di prendere in considerazione le spese per i rifugiati o la lotta al terrorismo“.

Dopo il nuovo capitolo dello scontro tra il premier italiano Matteo Renzi e Bruxelles, andato in scena lunedì, ora a rincarare la dose ci ha pensato il presidente dei deputati europei del Ppe, considerato molto vicino alla cancelliera tedesca Angela Merkel, commentando le richieste di flessibilità di bilancio arrivate dall’Italia ha sottolineato che “la Commissione europea negli ultimi anni ha dato massima flessibilità”, “ma ora anche i commissari socialisti, penso a Moscovici, constatano che non ci sono più ulteriori margini per maggiore flessibilità”. Quindi “sarebbe auspicabile da parte di tutti prendere coscienza dello stato dei fatti. Juncker ieri ha inviato una lettera a Renzi per ricordargli gli obblighi europei: spero che sia arrivata a destinazione”, ha poi chiosato Weber. Che a gennaio, riferendosi alle resistenze di Roma rispetto al fondo da 3 miliardi promesso alla Turchia per contrastare l’emergenza migranti, aveva accusato Renzi di “mettere a repentaglio la credibilità europea a vantaggio del populismo”. “Quando vediamo che l’Italia non è disposta ad aiutare la Turchia se non in cambio di una contropartita tutto ciò va a svantaggio dell’Europa”, aveva attaccato il “falco” Weber, membro del partito cristiano sociale bavarese Csu federato in Germania con la Cdu della Merkel. Questo prima che la Commissione chiarisse che lo scorporo dal deficit dei contributi nazionali al fondo per Ankara è stato deciso già a gennaio.
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In serata a tornare sull’argomento flessibilità è stato il commissario Ue all’Economia, usando toni simili a quello del leader del PPE: “C’e una cosa che non capisco: il perché sui dossier di bilancio siamo in una controversia con il governo italiano, quando l’Italia è già il paese che beneficia di più flessibilità, rispetto al resto della Ue. Poi la discussione proseguirà, ma non si può senza sosta aprirne di nuove, di discussioni sulle flessibilità”, ha detto Moscovici. Per poi ammorbidire i toni:” Abbiamo un dialogo aperto con le autorità italiane sulle nuove richieste di prendere in considerazione le spese per i rifugiati o la lotta al terrorismo – ha specificato – la Commissione darà le sue risposte a maggio. Concentriamoci su questo. Tra Italia ed Europa lo scontro è inutile, dobbiamo cercare il compromesso dove possibile, è questo quello che farò”.

La partita più importante per Palazzo Chigi resta quella sul via libera a un aumento del deficit dello 0,2% del Pil per far fronte all’emergenza dei migranti che arrivano sulle coste della Penisola o via terra attraverso la rotta balcanica. Giustificazione a cui Renzi, a novembre, ha aggiunto quella legata alla necessità di finanziare un pacchetto di interventi per la sicurezza e la cultura.

Nel frattempo anche l’ex premier Mario Monti, ascoltato nelle commissioni Esteri e Politiche Ue del Senato in veste di presidente del gruppo di alto livello dell’Ue, ha criticato la linea di Renzi avvertendo: “L’Italia corre il rischio di trascurare che ci sono dei dati e dei pregiudizi: nostri verso i Paesi del Nord e loro verso di noi. Stiamo attenti a quello che potrebbe succedere combinando due cose apparentemente disgiunte: la questione monetaria e la questione dell’immigrazione“. “C’è questo altissimo rischio di fare della flessibilità una bandiera“, è stato il ragionamento dell’economista e presidente della Bocconi. “Tra qualche mese si saprà se il Governo italiano avrà vinto o perso questa epica battaglia. Ma cosa c’è dietro le parole? Se l’Italia avrà vinto significa che avrà più soldi dall’Europa? O che l’italia dovrà pagare meno contributi? E’ un bollo che autorizza il Governo italiano a fare un po’ più di debito e mettere un po’ più a carico delle generazioni futuro le spese che fa oggi. C’è poco da essere contenti”. Quello della flessibilità, ha aggiunto, “è un falso obiettivo. Molto più forte sarebbe stato il gioco congiunto tra italia e Francia per persuadere la Germania, che non è immodificabile nelle sue convinzioni, a considerare come giustificato a pieno titolo il disavanzo per motivo di investimento pubblico. E’ perdente per la Germania la battaglia che fa contro il debito”.

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Re: Renzi

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LA BUONA SOLA





Il Sole 5.2.16
Istruzione
I risparmi della riforma usati per gli insegnanti che non hanno la cattedra
La «Buona scuola» paga i supplenti

di Claudio Tucci

ROMA A cosa serviranno i primi risparmi della «Buona Scuola»? A pagare i supplenti, che quindi continuano, anche quest’anno, a essere presenti negli istituti nonostante il maxi piano di assunzioni previsto dalla legge 107 che, nei mesi scorsi, ha immesso in ruolo circa 87mila docenti precari (di cui oltre 48mila per far partire l’organico potenziato). Il ministro, Stefania Giannini, sostiene che la “supplentite” sarà sconfitta in due-tre anni, ma intanto, per il 2016, “blinda” una parte dei 375 milioni di risparmi certificati dal Mef poco prima di Natale proprio per tamponare l’emergenza stipendi dei supplenti brevi e saltuari.
I 375 milioni arrivano dalle economie realizzate dal maxi piano assunzionale ex lege 107: sono stati stabilizzati 87mila prof (a fronte dei 100mila originariamente previsti) e molti dei neo immessi in ruolo sono entrati in servizio a novembre (anziché a settembre) generando quindi dei risparmi di spesa. Che, ora, con un decreto firmato il 23 dicembre scorso assieme al Mef, vengono “bloccati” per pagare anche i contratti dei supplenti. Certo, la dote 2016 (a patto che sia sufficiente a chiudere l’anno) è, sulla carta, meno della metà dei fondi annualmente spesi per la voce “supplenze brevi” pari a 780 milioni; ma si tratta comunque di una cifra consistente. La questione “supplenti” è da anni al centro di frizioni tra Miur e Mef (fino al 2009 erano le scuole che avevano la cassa per le spese dei supplenti e non c’erano controlli). Negli ultimi tempi con il cedolino unico e l’accentramento al Mef dei pagamenti (con il sistema NoiPa) la situazione è migliorata.
A venire alla ribalta nei giorni scorsi sono stati però i ritardi nei pagamenti dei contratti stipulati da settembre a dicembre 2015. A dicembre è stata fatta un’emissione speciale che ha interessato 25mila supplenze brevi (per una spesa di 16,6 milioni). Il 12 gennaio sono stati pagati altri 200mila contratti per un importo di 77 milioni (sono stati interessati circa 132mila supplenti brevi) e il 15 gennaio c’è stato un nuovo pagamento straordinario di ulteriori 23.700 contratti (per un totale di circa 21mila supplenti e una spesa aggiuntiva di 17 milioni). Ora, potendo contare sulla “dote” di 375 milioni, i pagamenti dovrebbero tornare regolari. Ma cosa non sta funzionando della legge 107? Intanto, non è decollato l’organico potenziato (i prof aggiuntivi sono utilizzati per tamponare le emergenze), e poi mancano insegnanti in alcune classi di concorso esaurite da tempo (per esempio, nelle materie scientifiche).
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Re: Renzi

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La Stampa 5.2.16
Solo le riforme potranno ammorbidire Bruxelles
di Marcello Sorgi

Nel bel mezzo della dura trattativa tra Italia e Commissione Ue sulla flessibilità - chiesta e finora negata, ma con toni che giorno dopo giorno si vanno facendo più negoziali - Mario Draghi ricorda all’Italia, anche se non solo a lei, che le riforme sono le uniche cose che contano per ammorbidire le rigidità di Bruxelles. Il presidente della Bce s’è detto preoccupato di manovre speculative mirate a evitare anche un piccolo rialzo dell’inflazione, obiettivo che la Banca centrale persegue da tempo e sta cercando di incoraggiare con massicci acquisti di titoli di Stato per sostenere le economie in fase di rallentamento del partners dell’Unione.
Le ultime previsioni infatti sono negative per tutta l’Eurozona, dove l’inflazione si assesterebbe allo 0,5, la metà di quello pronosticato, e in particolare per l’Italia, con una crescita attesa più modesta (1,4 al posto di 1,5), un rapporto deficit/pil leggermente più alto (2,5) e il livello del debito pubblico costante e preoccupante (133,4 per cento), seppure in lenta discesa.
Il punto più controverso della trattativa con la Commissione restano i costi di assistenza all’immigrazione. A Bruxelles si rifiutano di mettere sullo stesso piano le conseguenze dell’ondata di migranti approdata in Turchia la scorsa estate con quelle dell’esodo dalla Libia verso Lampedusa. Nel primo caso, si obietta, s’è trattato di un evento eccezionale; non così nel secondo, dato che il flusso, sebbene abbondante, è rimasto delle sue dimensioni e di conseguenza il governo italiano ha avuto modo e tempo di programmare gli stanziamenti necessari e collocarli nel proprio budget. Tesi ovviamente respinta da Renzi, che replica: se non viene considerato eccezionale ciò che è avvenuto negli anni dopo la caduta di Gheddafi, vuol dire che si vuol guardare alla realtà con occhi strabici.
Ieri il commissario agli affari economici Moscovici ha confermato che le valutazioni della commissione sulla legge di stabilità italiana saranno comunicate entro maggio, ma ha avuto toni più concilianti, sollecitando l’Italia ad avere lo stesso atteggiamento al tavolo della trattativa, e augurandosi che il dialogo e la disponibilità al compromesso prevalgano. Dopo l’apertura di mercoledì da parte di Juncker, le parole di Moscovici contengono una conferma che il clima sta cambiando, anche grazie ai pugni sul tavolo di Renzi in questi giorni. Ma la Commissione continua a tener duro, insistendo con l’Italia per far sì che scelga la strada di una convergenza. Con il premier in viaggio in Africa, Padoan non ha voluto sbilanciarsi, limitandosi a ribadire che le richieste italiane sono pienamente legittime.
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