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L'aspetto politico è sempre più deprimente.

Cuffariani nel Pd, Bersani: “Partito non è un porto dove può sbarcare chiunque”
Di Manolo Lanaro

La volpe-lepre-gazzella Bersani si sveglia adesso??????

Ma quale partito crede di svegliare?????

Se vuole può venire da queste parti a sentire quelli che si vantano di essere ex Pci, quelli del rosso antico che guardavano a Mosca e che oggi sono adoratori di La Qualunque.

Pensa di poter riprendere questi voti???????


^^^^^^^^

5 febbraio 2016 | di Manolo Lanaro

Bersani risponde proprio a Cuffaro che in una intervista ha definito il PD come partito post-democrastiano: “Questo è un insulto, anche per la DC che ci teneva al suo profilo”. Bersani rivendica che nel PD resti “la nostra storia, non quella degli altri” e alla domanda se l’errore è della minoranza dem a non volersi adeguare o è sbagliata la rotta tracciata dal Segretario Matteo Renzi, risponde: “Sarà difficile portarci dove proprio non vogliamo andare”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/02/ ... ue/476275/


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L'aspetto politico è sempre più deprimente


Pd, Speranza: “Segnale forte su Cuffaro o il partito è morto”. Faraone: “Siamo cambiati”. Ma nasce altro caso in Liguria
Politica

Esplode il caso sulle parole dell'ex governatore siciliano che ha appena scontato la sua pena in carcere. Guerini: "Rigore, ma certe polemiche inutili". Intanto però il segretario Raciti ha convocato i garanti, sostenuto anche dai Giovani Turchi. Il sottosegretario all'Istruzione, uomo forte a Palermo: "L'ex presidente? E' come Vialli che commenta il calcio"
di F. Q. | 5 febbraio 2016
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Visto che sulle unioni civili il partito sembrava finalmente compatto, lo scontro interno al Pd tra renziani e non renziani, tra sostenitori del partito della nazione e quelli della “ditta”, si è spostato in Sicilia per il caso di Totò Cuffaro. L’ex presidente della Regione Sicilia, che ha appena finito di scontare la sua pena per favoreggiamento a Cosa nostra, ha detto che i suoi voti (“un milione e 800mila”) si sono spostati verso il Pd. E se in un primo tempo il confronto era stato locale, ora il livello dello scontro diventa nazionale, anche perché è di pochi giorni fa il caso – quello acclarato – di una “mareggiata” di forzisti che erano passati nel Pd. Così da una parte c’è Roberto Speranza, uno dei leader della minoranza democratica, che dice che “se non si dà un segnale fermissimo e rigorosissimo sulla vicenda Cuffaro il Pd è morto”. E dall’altra c’è il vicesegretario Lorenzo Guerini – che è il diplomatico che gestisce sempre le “crisi” nei territori – che risponde che i controlli si fanno, per ora di anomalo non c’è niente, ma “ogni tre o quattro mesi c’è qualcuno che apre una polemica sui nostri tesserati”. Ma ora un altro caso nasce in Liguria, a Spezia, e a allarmarsi è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, ligure e spezzino. Sono 4400 le nuove tessere, oltre 1100 solo a Sarzana, in un momento cruciale per il Pd locale: domenica è in programma il direttivo provinciale in vista del congresso, previsto tra marzo ed aprile, per l’elezione del nuovo segretario. Un vero “boom” con numeri superiori alle tessere della provincia di Genova. Servirà “una verifica scrupolosa” dice Orlando che ha in mente il “modello Barca”.


Il segretario regionale Fausto Raciti, non proprio in linea con l’ortodossia renziana, ha deciso da una parte di far partire un controllo minuzioso delle tessere dei nuovi iscritti in Sicilia per verificare se ci siano “infiltrati cuffariani” e dall’altra di congelare il tesseramento. I garanti del Pd sono stati convocati a Palermo. Una scelta contestata dai renziani ma anche da Areadem, la corrente dei franceschiniani. Per Raciti “allargare un partito significa non mischiare acqua e olio ma spingere persone di provenienze diverse a riconoscersi in un’identità e un progetto comune”. “Mi aspetto che in questa sua azione a tutela del Pd venga sostenuto con forza dalla segreteria nazionale” ha detto Francesco Verducci, senatore dei Giovani Turchi e coordinatore di “Rifare l’Italia”. Una posizione rafforzata, anche in questo caso, dal ministro Orlando.

Tra coloro che criticano Raciti c’è l’altro “uomo forte” in Sicilia del Pd (e di sicuro tra i renziani) Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione: “Io Cuffaro in vita mia non l’ho mai incontrato. Non attribuisco un valore morale a questo fatto. È una questione generazionale. Per me è come se fosse un ex giocatore di calcio, prendete Gianluca Vialli, che oggi commenta le partite in tv. Ecco io lo vedo così”. Per Faraone la minoranza ha bisogno di nemici per esistere e “il tesseramento al Pd non è un’iscrizione riservata in un club di iniziati. Bisogna aprire le porte per intercettare tutte le energie positive”. Il sottosegretario insiste: “Il Pd ha cambiato veste ed è oggi un partito maggioritario, che beneficia di apporti nuovi, magari insoliti, ma sempre costruttivi”. E precisa che “siamo quelli che, avendo come riferimenti Pio la Torre e Piersanti Mattarella, mettono al centro la legalità, quella vera, lontanissima dai professionisti dell’antimafia e da chi a sinistra e nelle istituzioni, con la mazzetta di giornali sotto il braccio e pronto a ‘dettare la linea’ in nome di una presunta superiorità morale, ne ha tratto vantaggi e benefici”. Insomma “i titoli a tutta pagina dei giornali degli ultimi giorni inseguono fantasmi del passato”.

Il primo effetto è che Cuffaro giura di non dire più nulla: “Non dirò più una parola su quello che penso della situazione politica. Mi spiace che quanto ho detto, a mio parere un’ovvietà, sia stato causa di fraintendimenti, di incomprensioni, di inquietudini e di liti, dentro e fuori ai partiti”. Quindi da ora non parlerà più di politica “per non diventare oggetto di strumentalizzazione delle ipocrisie della politica”.

Ma oggi la battaglia è ricominciata. Ha iniziato l’ex segretario Pierluigi Bersani dicendo che sta solo cercando di “dare una sveglia”. Ha continuato Speranza: “Non può più esistere il Pd – aggiunge – se ci sono dentro gli uomini di Cuffaro, che rappresentano tutto un sistema di potere”. Ha proseguito il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che più o meno ha definito il controllo sui tesseramenti è sacrosanto. E’ intervenuto anche il senatore Miguel Gotor: “Caro Davide Faraone hai ragione: un partito non è un club di iniziati, ma neppure di affiliati. Stop al tesseramento”. E infine è tornato anche l’orfiniano Verducci: “Non capisco le polemiche su Raciti, semmai va ringraziato”.

E qui ecco le parole di Guerini. “Il nostro è un partito serio, ha procedure trasparenti e verificabili per il tesseramento, con organi di garanzia a territoriali e nazionali. Se ci sono situazioni che non vanno bene interveniamo, come sempre fatto”, dichiara. Guerini assicura un intervento “intransigente” se verranno rilevate irregolarità ma sottolinea che le polemiche interne al partito fanno “solo del male ai nostri iscritti, che sono persone perbene e che si impegnano nel partito perché ne condividono ideali e azioni”. Guerini ha elencato tra l’altro quelli che considera i successi del Pd al governo nel campo dell’economia, dei diritti (con il ddl Cirinnà, ma anche sul “Dopo di noi” a favore dei disabili gravi). “Questo è il Pd – conclude – E non ha bisogno di polemiche inutili“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... a/2436811/
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Quando finisce la democrazia per lasciare il posto all'ideologia della SACRA POLTRONA



Travaglio dalla Gruber

06/02/2016 di triskel182



Travaglio distrugge Renzi e la Bianchi dalla Gruber


http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2016/ ... la-gruber/
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Da Il giorno della civetta di Sciascia a Il giorno dei fantasmi di Gotor




Miguel Gotor: “Renzi non è l’ultimo porto del Pd. Se ci sarà una scissione sarà per una decisione collettiva”

Politica

Il senatore spiega il senso della minaccia bersaniana di andar via dal Pd, qualora l’invasione sicula del cuffarismo non venisse frenata: "Ha voluto lanciare un campanello d’allarme, ma noi lavoreremo fino in fondo da dentro per impedire che il partito diventi inservibile per la sinistra". E sul presidente del Consiglio: "Pagherà un prezzo alto per la sua spregiudicatezza"
di Fabrizio d'Esposito | 6 febbraio 2016



Miguel Gotor ricorre alla sontuosa analisi di Gramsci per spiegare la minaccia bersaniana di andar via dal Pd, qualora l’invasione sicula del cuffarismo non venisse frenata: “Dobbiamo uscire da uno sguardo parlamentare della questione. Il problema della sinistra non è decidere se candidare Gotor e gli altri della minoranza alle prossime politiche. No, è qualcosa di più serio e profondo. Perché se si decide di andare via significa che si è spezzata la connessione sentimentale tra il Pd e il popolo di sinistra. Non è una decisione da poco. E io questo voglio evitarlo. Il problema, come vede, non è soltanto nei giochi parlamentari”.

Connessione sentimentale. Il gramscismo è la chiave di Gotor, storico e senatore del Pd, per decifrare il renzismo. Ma a questo ci arriveremo dopo. Prima c’è ancora un nodo sulla paventata scissione. Continua Gotor: “La cosa più affascinante della politica è che ti insegna a mettere da parte l’individualismo, è un’avventura collettiva. Qualsiasi cosa accadrà tra di noi, sarà una decisione presa insieme, non una somma sgangherata di narcisismi”. Si riferisce a Fassina e D’Attore, gli ultimi ad andare via? “In realtà pensavo a Civati”.


Premesso e precisato tutto questo, ecco cosa direbbe Gotor se già oggi Bersani convocasse una solenne riunione: “Bersani ha voluto lanciare un campanello d’allarme, ma noi lavoreremo fino in fondo da dentro per impedire che il Pd diventi inservibile per la sinistra”. La percezione è che però l’onnipotente premier-segretario non vi dia scampo o scelta. Gotor: “L’importante è storicizzare Renzi”. Che significa? “Significa che Renzi non è l’ultimo porto del Pd. Noi facciamo un’iniziativa al giorno. Renzi pensa sempre di non pagare un prezzo per la sua spregiudicatezza. E sta facendo un errore di fondo. Lui sta imbarcando solo ceto politico di destra, non voti. Non è un’operazione vincente, a fronte di tutti gli elettori di sinistra che se ne vanno, un’autentica scissione silenziosa”. Ma il Partito della Nazione è reale, la mutazione genetica è cupamente imperiosa. Cicchitto, Alfano, poi Verdini, adesso Cuffaro. Pezzi interi del berlusconismo traslocano nell’ampia magione renziana per un nuovo partito liquido. Obietta il senatore: “Semmai con Cuffaro è il partito acido e registro con favore la protesta del segretario regionale siciliano (Raciti, ndr) perché un anno fa rimase in silenzio quando Iacona su Raitre sollevò il problema”.

Ritornando al tema della mutazione: “Prima di Cuffaro, c’è stato Flavio Carboni, condannato per il crack Ambrosiano, che ha detto che il governo si regge grazie ai voti del suo amico Verdini. Mi stupisce che due nomi come Cuffaro e Carboni possano parlare a favore di Renzi senza che ricevano un ‘no grazie’ come risposta. Per il premier è un’evidente prova di debolezza non poter dare questa risposta. È in atto un processo di medio periodo che vede nel Pd il fulcro di un progetto neo-moderato all’insegna del trasformismo”.

Nel caso renziano la rottura qual è? “La retorica della rottamazione non è stata un nuovo inizio, ma è la coda dell’esplosione della galassia berlusconiana. Renzi sta procedendo a una restaurazione che ha il tratto di un certo andreottismo: potere per il potere senza un disegno. A differenza di Andreotti che aveva due forni, lui ne ha quattro: Verdini per le riforme, Ncd per governare, il M5s per le unioni civili, lo stesso Berlusconi per l’Italicum”. Resta in sospeso la questione antropologica su Verdini, incompatibile per via dei mocassini di camoscio blu come rivelato dal Corriere della Sera: “Non ho mai detto che lui è antropologicamente diverso, ma non ho smentito perché una smentita è una notizia data due volte, semmai si vuole parlare dei mocassini blu per non parlare delle questioni affrontate sinora. Faraone dice il Pd non è un club di iniziati? Ma neanche di affiliati”.

Gotor si ferma, prende lo smartphone e ritorna al punto di partenza gramsciano: “Ecco cosa scrive Gramsci sui ‘partiti del pressappoco’ che in Italia si formano sul terreno elettorale. Tu hai una tendenza di fondo che è l’apoliticismo delle classi popolari, quello dell’anti-casta per intenderci. Questo fenomeno è correlato allo spirito di cricca e di consorteria della classi dirigenti”. È il Pd di Renzi. Gotor, anzi Gramsci, ha ragione.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... a/2438743/
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Da Il giorno della civetta di Sciascia a Il giorno dei fantasmi di Gotor

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Da Il giorno della civetta di Sciascia a Il giorno dei fantasmi di Gotor



La vox populi, che racconta dello sfascio della sinistra




Edoardo Zamarra • 10 ore fa

Il Partito Democristiano lo spinge fuori, poverino. Proprio ingenuo il bambino furbacchione.





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Maria3 • 11 ore fa

GOTOR per me dice di tutto, come Chiti e Bersani e altri, ma poi s'inchina a Renzi immancabilmente.
GOTOR e la cosiddetta sinistra dem sono responsabili dell'affossamento di buona parte della nostra Costituzione, dopo aver passato un'intera estate a giurare che non avrebbero tradito. Vadano tutti dovunque, i GOTOR, tanto resteranno attaccati ai calzoni del rignanese, immancabilmente. Comunque hanno già prodotto danni enormi e difficilmente rimediabili.
NO al tradimento della nostra Costituzione, NO ai Renzi e alle Boschi, NO ai Gotor che finora hanno collaborato.

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Steven Marcado • 12 ore fa

Cari compagni, una volta spremuto il tubetto il dentifricio non rientra dentro. In Italia la Sinistra è MORTA! Uccisa da quegli stessi che si sono messi in casa gente come Veltroni e compagnia cantante, questo massone ha solo accelerato la decomposizione del cadavere.
Provate ad andare nell'Emilia Rossa a parlare di P.D. i vecchi comunisti vi accolgono coi bastoni!

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Mauro • 12 ore fa

Al di là dei richiami Gramsciani ecc. ecc. credo che il buon Gotor faccia bene ad invocare eventuali uscite collettive. Un po' per cercare di dimostrare che anche lui esiste, un po' perché qualora se ne andasse non se ne accorgerebbe nessuno: lo spessore politico è quello che è.....


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aldo cazzillo • 12 ore fa

la tessera n°1000 ad alemanno!
la 1001 a fini!

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martello54 • 12 ore fa

C'è già stata la scissione , c'è già stata...
Esisteva IL PDS da cui sono nati il PD e il PDL

poi il PDL si è scisso in PD.B di Silvio, in PD.V di Verdini, il PD.A di Alfano...

il PD ha continuato a scindersi, il PD.M di Marino , il PD.O di Orfini...

tra poco avranno terminato l'alfabeto
e passeranno, come le targhe auto, a; PD 000 PD
hanno 999 altri possibili partiti

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DemocraticoNonDiretto • 13 ore fa

Fosse per il M5SS e i Gotor (e il FQ), Renzi potrebbe stare tranquillo. Per fortuna nel PD ci sono anche persone che sanno fare politica, da Letta a Zingaretti a Rossi a Emiliano a De Luca a Chiamparino, se no Renzi potrebbe anche diventare imperatore. D'altra parte il PD è un'amalgama malriuscito (copy Massimo D'Alema) tra culture politiche diverse tra loro ma accomunate dalla voglia di centro (e di potere), dove avevano uguale cittadinanza Mario Tronti e Pola Binetti. Il primo segretario, Veltroni, arrivò a sostenere di non essere mai stato comunista, e solo dopo mille acrobazie è entrato nel Partito Socialista Europeo. In che partito pensava di militare Gotor? Vabbè, tanto, grazie a Dio, si tratta di un giro e via, il professor Gotor verrà restituito all'Università.

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victorlupis • 13 ore fa

Ma cosa lavora Gotor dal di dentro ? Il PD è oramai da tempo un partito di centro destra e non solo per gli uomini di centro destra che imbarca ogni giorno ma, per le politiche di destra che hanno caratterizzato e caratterizzano l'azione di governo. Quindi cosa aspettano Bersani e compagni ad abbandonare Renzi e l'attuale PD che di sinistra non ha più nulla?

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pegasoblu victorlupis • 10 ore fa

Aspettano solo di essere mandati via a calci nel sedere.
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Luca • 13 ore fa

Pronti a rifondare il vecchio PCI ( non sopportano di essere in minoranza in una coalizione formatasi da esperienze diverse ) ma stavolta sotto il 15% perchè nel frattempo sono diventati vetusti e catapultati fuori dal riformismo storico . Auguri . Il peggior errore politico in Italia ? Avere identificato la sinistra con il PCI , PDS , DS ... la sinistra è una cosa molto più complessa e non ideologica o classista , e per dirla alla grillina è una categoria che sta oltre....molto oltre ...

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Enrico52 • 13 ore fa

Come ha detto Gotor, Renzi lavora solo per mantenere il potere per il poter e non per gli Italiani, ed ho sperato per anni che persone che stimavo come Bersani e Bindi, facessero qualcosa per risolvere la situazione. Ora il tempo è scaduto e ritengo che pure loro come Gotor ed altri non si sono mossi per puro calcolo d'interesse, cioè il potere per il potere alla faccia del mandato degli Italiani dei quali hanno dimostrato che non gliene può fregar di meno. Mi spiace Bersani, ma non sei più credibile.

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ObiOne54 • 13 ore fa

Ma quale scissione, sarete cacciati per fare spazio ai berluschini, alfanini, verdinini e tutti quelli che hanno campato alle nostre spalle con i nostri soldi in questi 20 anni.
I tesseramenti di mercenari in tutta Italia è un segnale evidente.
Solo uno stupido come il vostro elettore non l'ha capito.

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aldo cazzillo • 13 ore fa

una tanica di benzina ed un fiammifero!

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Fernando Arri • 13 ore fa

Ecco la solita filippica - interna - contro i vizi di renzi e del renzismo. Ma che razza di gente siete voi dissidenti (a parole) del pd. Voi, egregio gotor, votando tutte le schifezza di renzi avete perso ogni credibilità…lo volete capire o no?

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fabrizio • 13 ore fa

...campa cavallo ..


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talia • 13 ore fa

Gli dicevano ,che la tela non si doveva disfare !


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Bice Ulissi • 14 ore fa

Ognuno ha il lider che si merita, Renzi si è fatto Presidente cacciando Letta ed è diventato il vostro padrone con il beneplacito di tutti voi. Ora imbarca tutti perchè vuole regnare e fare leggi che nulla hanno a che vedere con la sinistra, soprattutto quelle sul lavoro.

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aldo cazzillo Bice Ulissi • 13 ore fa

hai ragione nel piddi non ci sono veri politici con le palle!
infatti leader l'hai scritto da serie b com'è il piddi!
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Bice Ulissi aldo cazzillo • 13 ore fa

Vero, ma la giustificazione mi piace.
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Bruno Franchi • 14 ore fa

Povera sinistra. Ma non avete ancora capito che RE-nzi è il cavallo di Troia di Berlusconi? Quando ve ne andrete Berlusconi scioglierà Forza Italia, è sarà l'ultimo che entrerà nel PD della Nazione. Un progetto che è iniziato il giorno che RE-nzi ha varcato il cancello di Villa San Martino. Quello che sta accadendo e tutto teatro perché alla fine si riuniranno TUTTI dopo aver fatto credere ai polli della sinistra e i cittadini che erano TUTTI divisi.

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Cyperus Kalli Bruno Franchi • 12 ore fa

Noi umani abbiamo sempre bisogno di un illuminato come lei che ci sveli le trame del potere. Umilissimi ringraziamenti.
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luigi Bruno Franchi • 13 ore fa

Esattamente quello che penso anch'io!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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talia Bruno Franchi • 13 ore fa

Finalmente un commento che in due parole, ha Dato la giusta lettura Ad eventi pregressi quanto attuali!
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Paolo Catti De Gasperi • 14 ore fa

La solita solfa del " cambiamo il PD dall'interno" . Intanto è già irreversibilmente cambiato, manca solo il cambio della targa sulla porta : Partito Della Nazione . Ma neppure allora Gotor e camerati usciranno da quella porta

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Perché la sinistra è stata sconfitta, e farà un fatica estrema a riconquistare la credibilità necessaria per ripartire.


I media continuano ad insistere a chiamare il Pd “centrosinistra”. Propaganda per il premier che li ha ricambiati da poco con le solite mance competenti.

A Milano non si può di certo parlare di centrosinistra.

A votare alle primarie hanno “arruolato” i cinesi. Era già stato fatto in precedenza a Roma e Napoli.

Ma adesso, pur di far vincere un candidato di destra che si spaccia di sinistra.

Non si guarda tanto per il sottile anche perché la sinistra poltronifera di Bersani & Co, abbaia ma non morde.

CesareDamiano rilascia questa intervista dichiarando di essere di fronte a fenomeni inquietanti, riferendosi a don Totò vasa, vasa, ma tace sul fatto che un esponente politico di spicco siciliano ha dichiarato: “Siamo cambiati, aprite le porte”.

Certo, sono cambiati e devono aprire le porte alla mafia. Ma questo personaggio è emerso con l’arrivo di La Qualunque, e segnali di appartenenza all’onorata società degli amici degli amici, li ha già dati.





L’INTERVISTA/1 Cesare Damiano “Siamo di fronte a fenomeni inquietanti, l’identità di noi democratici è a rischio”

“Non possiamo imbarcare collusi con la mafia”

Il Pd rischia di perdere la sua identità,
imbarca personaggi inquietanti.
Penso alla Sicilia, dove
nel partito ci sono collusi con la
maf ia”. Il dem Cesare Damiano,
presidente della commissione
Lavoro della Camera, ammette:
“È una fase delicata”.
Il Pd imbarca dal centrodestra e
in Sicilia raccoglie anche i i seguaci
di Cuffaro. È il trionfo del
partito della Nazione?
Il centrodestra si sta disgregando,
e quindi tanti sono in cerca di una
nuova casa.Ma il Pd deve distinguere
tra singoli cittadini e vere e
proprie Opa sul partito.
Come in Sicilia?
Non solo lì. Quando vedi interi
pezzi di destra che si spostano, il
rischio è lo snaturamento del partito
e la perdita della sua identità
di sinistra. Il confine tra destra e
sinistra va mantenuto.
È preoccupato?
Siamo di fronte a fenomeni inquietanti.
Il sottosegretario Davide Faraone,
siciliano, teorizza che “è giusto
aprire le porte”.
È una risposta gravemente inadeguata.
Non si può accettare che
nel Pd siciliano entrino collusi
con la mafia.
Bersani è stato duro: “Se nel Pd
entra certa gente, io non so se ci
voglio più stare”.
Io sono un socialista europeo, anti
liberista. Voglio un Pd di sinistra,
e lo voglio costruire combattendo
da dentro.
Dove vede la mancanza di identità,
oltre che nel centrodestra
che sale sulla barca?
Va chiarita la rotta politica. Il partito
va avanti per frammenti,
spesso in contraddizione tra loro:
vanno ricomposti. Bisogna avere
una coerente visione della società
e del futuro.
Spieghi quale.
Con le attuali norme tra 30 anni,
cioè nel 2046, quello che oggi è un
ragazzo potrà andare in pensione
a patto che abbia 69 anni e 5 mesi
di età, oppure 46 anni di contributi
alle spalle. A me non sta bene.
Un futuro di 70enni che lavorano
per mantenere figli e nipoti disoccupati
non è di sinistra.
Renzi ha trovato una situazione
non semplicissima.
Ha ereditato un impianto neo-liberista
dai governi Berlusconi e
Monti. Ma non deve dargli continuità.
C’è l’Europa, con le sue regole. E
il premier si sta battendo per la
f l e ss i b i l i t à .
Da giocatore di poker qual è, Renzi
fa molti azzardi e alza di continuo
la posta. Ha ragione a invocare
più flessibilità nei conti.Ma
dovrebbe chiederla anche sul
fronte delle pensioni.
Si avvicinano le Comunali.
Lei dove voterà?
Sono residente a Roma,
ed è lì che voterò.Ma da
eletto a Torinomi impegnerò
per la vittoria di
Piero Fassino.
Tra il renziano Roberto
Giachetti e Roberto Morassut,
appoggiato
dal la
m i no ra nz a ,
chi sceglierà
nelle primarie
rom
a n e?
Voterò per
Morassut, perché ha già amministrato
a Roma e apprezzo le sue idee.
A Torino la lista dei Moderati di-
Portas, collegata al Pd, sta cooptando
anche i leghisti. È sempre
partito della Nazione?
Il problema è che Sel ha deciso di
presentarsi da sola, uscendo dalla
giunta, con una scelta profondamente
sbagliata. Si è scoperto il
fianco sinistro, e dobbiamo recuperarlo.
Quella di Portas è lista di destra
per cercare di evitare a Fassino il
b a l l o t t a g g i o. . .
La politica ha le sue dinamiche.
Ma in direzione provinciale abbiamo
detto un chiaro no al partito
della Nazione. E poi questa lista
era già alleata del Pd.
@lucadecarolis
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Qualcuno sa dove é nascosta la bacchetta magica del Mago Merlino??? Solo così si può uscire da questa situazione.



Nazionalizzare il denaro, l’unica rivoluzione per noi schiavi

Scritto il 07/2/16 • nella Categoria: idee


Noi uomini siamo portati a pensare che sia possibile risolvere un problema, una crisi, un’ingiustizia, attraverso un’azione collettiva delle persone interessate e consapevoli. Se scopriamo quello che ci sembra essere la causa di un grave male che affligge la società (questa causa potrebbe essere il signoraggio o un certo uso delle onde elettromagnetiche o i vaccini o le registrazioni anagrafiche, tanto per fare qualche esempio), siamo portati a pensare che, diffondendo la consapevolezza di questa nostra scoperta fondamentale, susciteremo una reazione collettiva e coordinata dei nostri simili che potrà risolvere il problema dal basso, con un’azione di massa, magari rivoluzionaria. Solo che tale reazione collettiva e coordinata, nel mondo reale, non vuole partire: il grosso della popolazione non si interessa, se si interessa non capisce, se capisce presto dimentica, se non dimentica comunque non si coordina e non agisce. Questa è l’umanità reale, con i suoi reali comportamenti. Mi obietterete che però, di fatto, l’umanità è capace di fare rivoluzioni. Lo ha dimostrato. Avete ragione.
L’attuale situazione della società è veramente molto grave e con pessime prospettive, soprattutto perché la cosiddetta crisi economica appare ormai chiaramente come uno strumento volontariamente attivato e mantenuto per concentrare il reddito e la ricchezza, ma anche il potere politico, nelle mani di pochi grandi finanzieri che si deresponsabilizzano celandosi dietro istituzioni politiche ufficiali che essi hanno svuotato di potere effettivo; e al contempo per far accettare alla gente di avere meno diritti, meno libertà, meno dignità, meno benessere, e di essere governata da lontano e da soggetti irresponsabili. Insomma è una crisi indotta a scopi di ingegneria sociale. Appare altrettanto chiaro che, pertanto, non è possibile risolverla per le vie interne dell’ordinamento giuridico nazionale o internazionale, cioè ad esempio attraverso le elezioni e i parlamenti, dato che esse sono interamente controllate dall’oligarchia al potere su scala globale. Quindi solo un’azione rivoluzionaria dal basso, una rivoluzione popolare, parrebbe idonea a risolvere il problema.
Lo conferma il fatto che sono rimasti e rimangono completamente inascoltati, anche di fronte all’avverarsi delle loro previsioni, gli autorevoli economisti che, dagli anni ’70 ad oggi, hanno preavvertito le istituzioni dei disastri che sarebbero stati causati dalle riforme monetarie e bancarie in cantiere, perché hanno proposto e stanno proponendo rimedi razionali. Sono rimasti inascoltati perché parlavano dal punto di vista dell’interesse collettivo, non di quello dell’élite decidente. Molto semplice. Ed eccoci ritornati all’opzione rivoluzionaria. Ma questa opzione deve fare i conti con i dati della realtà storica seguenti. Pensiamo alle grandi rivoluzioni popolari: quella francese, quella sovietica, quella cinese, quella nazista, quella khomeinista in Persia. Tutte sono avvenute a furor di popolo, il popolo si aspettava di risolvere i suoi problemi, ma le cose sono andate diversamente, nel senso che il popolo ha subito un forte peggioramento della sua situazione.
In Francia, dopo la rivoluzione, vi fu un ventennio di stragi, con il periodo del Terrore, poi delle guerre contro le coalizioni monarchiche, poi delle guerre napoleoniche, e intere generazioni di giovani furono annientate sui campi di battaglia. Alla fine, in Francia ritornò la monarchia – non è buffo? – e per giunta la Francia si ritrovò subalterna al Regno Unito, cioè perse la sua indipendenza politica. Certo, la rivoluzione francese pose fine al feudalesimo e mise al potere il capitalismo. Negli altri esempi citati, sappiamo tutti che cosa avvenne a quelle nazioni dalle loro rivoluzioni popolari in termini di guerre, distruzioni, dittature, arretratezza. Alle volte, in periodi di acuta crisi, nei quali era evidente una qualche particolare causa della crisi, gli interessi collettivi hanno ottenuto riforme a loro tutela contro gli interessi delle classi sfruttatrice dominanti. Cito come esempi le riforme dei Gracchi nella Roma antica e il Glass-Steagall Act a seguito della crisi del ’29, entrambe tese a porre freno al saccheggio della società da parte della classe finanziaria.
Ma poi, in tutti i casi di questo tipo, le classi dominanti, attraverso una pianificazione politica di medio e lungo termine, con azione di lobbying e corruzione, approfittando della cronica distrazione del popolo, hanno sempre recuperato le posizioni perdute e hanno portato avanti i loro interessi contro la popolazione subalterna. Ciò avvenne al tempo dei Gracchi, ed è avvenuto anche ultimamente, con l’abolizione del Glass Steagall Act nel 1999 e tutta una serie di riforme del diritto finanziario e bancario, che hanno permesso le megafrodi bancarie con cui i banchieri hanno realizzato e stanno realizzando enormi profitti a danno della collettività anche oggi e praticamente senza mai pagare il fio. Gli interessi concentrati e consapevoli vincono su sempre su quelli diffusi, nel medio e lungo periodo. Di solito però già anche nel breve periodo.
La via rivoluzionaria, nel mondo odierno, è peraltro impraticabile, sia perché l’oligarchia al potere a un enorme vantaggio tecnologico e militare su qualsiasi movimento popolare, disponendo non solo di argomenti ma anche di strumenti di monitoraggio e intervento capillari nella vita di ciascuno, il sogno di tutti i dittatori della storia; sia perché è un mondo interdipendente, perciò, quand’anche un paese insorgesse e se liberasse dai suoi oppressori finanziari e politici, verrebbe bloccato e messo in ginocchio nel giro di pochi giorni. Pensiamo inoltre che l’Italia è un paese e militarmente occupato dagli Stati Uniti con oltre 130 basi militari. E che dipende da forniture esterne per sopravvivere, innanzitutto dal petrolio, che si paga in dollari.
Siamo insomma condannati a restare stabilmente in questa situazione e in questo trend peggiorativo, che ci porta verso abissi di insicurezza, di privazione di diritti e libertà, di invasione delle nostre vite da parte di un potere tecnologico incontenibile, entro un regime alla Orwell? Con ragionevole sicurezza, in base all’osservazione dei fatti storici, a questa domanda si può rispondere di no, poiché la storia ci mostra che i sistemi di potere, regni, imperi e repubbliche, così come le costituzioni e le condizioni giuridiche ed economiche, non sono mai stati stabili, non sono mai durati a lungo, soprattutto da quando l’umanità si è messa a commerciare e ha sviluppato varie tecnologie. Cioè da più di 25 secoli. Anche gli imperi apparentemente più solidi, più forti, più invincibili, sono crollati, si sono frantumati, perlomeno a causa di processi disorganizzati ivi interni. Senza bisogno di rivoluzioni popolari.
Se esaminate per esempio la storia di Roma, dall’epoca monarchica a quella repubblicana a quella del principato e a quella del dominatus, cioè da Diocleziano in poi, vedrete che gli assetti costituzionali, economici, organizzativi, demografici, si trasformano incessantemente, e che le cose più costanti sono proprio i meccanismi che alimentano squilibri: la lenta demolizione dell’agricoltura e della popolazione in Italia, il trasferimento della ricchezza e del potere dall’aristocrazia terriera senatoriale alla classe finanziaria equestre, il travaso di oro da occidente a oriente (causato dal passivo della bilancia commerciale). Insomma, i grandi cambiamenti avvengono, sono sempre avvenuti, nella storia. Sono avvenuti non solo per effetto di azioni volontarie (collettive o individuali), ma pure e soprattutto per il concorso di forze e di processi molteplici, impersonali, perlopiù incompresi o fraintesi, perlopiù irresistibili, e solitamente con esiti diversi da quelli previsti, progettati, desiderati. Fattori di tipo climatico, economico, demografico o tecnico-scientifico. Pensate all’inaridimento delle fertili pianure nordafricane, al declino demografico della Grecia antica, al declino tecnologico dell’Impero romano, alla divaricazione economica operata dall’introduzione dell’euro tra i paesi che lo usano.
Altra illusione abituale: l’uomo pensa che le cose continueranno ad andare in futuro nel modo in cui sono andate in passato, e mira sempre a raggiungere qualche assetto definitivo e sicuro, nel privato come nel pubblico: l’amore per sempre, il matrimonio indissolubile, il posto fisso, i diritti umani inalienabili, un’organizzazione statale perenne, definitiva, perfetta, come la repubblica progettata da Platone. O almeno destinata a durare 1000 anni, come il Reich vagheggiato da Hitler. Ma, al contrario, tutti gli assetti prodotti dall’uomo sono impermanenti, caduchi, transeunti, provvisori. Come l’uomo stesso. Tutto scorre, giustamente osserva Eraclito. Non riusciamo a stabilizzare un tubo. Il grande Cesare Ottaviano Augusto aveva capito i difetti strutturali del possente sistema-paese che governava, e cercò di correggerli, ma non vi riuscì, e come lui non vi riuscirono molti, a Roma e altrove.
I grandi cambiamenti, le trasformazioni sistemiche, avvengono, ma solitamente sono molto diversi dai progetti di coloro che li causano: il divenire storico sfugge dal controllo e dalla pianificazione. Pensate per esempio alla I Guerra Mondiale: ognuna delle potenze che vi parteciparono aveva i suoi piani, le sue previsioni, le sue intenzioni, e tutte furono smentite dallo svilupparsi dei fatti. La guerra stessa assunse caratteri che nessuno aveva immaginato. Il suo esito fu… di innescare fascismo, nazismo e una seconda guerra mondiale. Invero, nessuno è mai riuscito a governare la storia, né a prevederla. Tanto meno ci sono riuscite le rivoluzioni popolari, le quali hanno bensì dato colpi e prodotto effetti, ma non gli effetti voluti e progettati, bensì gli altri e impreveduti – almeno per esse. Il comportamento collettivo è sempre miope e ottuso. I popoli non riescono a evitare fallimenti prevedibili.
Anche l’attuale tecnocrazia globalizzata, come sistema di potere, è destinata a deteriorarsi, e a cadere, magari proprio perché primo poi le sfuggirà di mano la stessa tecnologia, che si sviluppa e moltiplica le sue capacità in modo praticamente è miracoloso – come Skynet della serie Terminator. Oppure forse cadrà per la sua contrarietà ai bisogni oggettivi, fisiologici, degli esseri umani: essa, guidata com’è dalla logica del bilancio, del rendimento annuale o comunque di brevissimo termine, sta forzando l’uomo e la comunità ad adattarsi a vivere secondo questo brevissimo termine, accettando la precarietà, la discontinuità, l’instabilità come caratteri di fondo dell’esistenza, e rinunciando alla sicurezza, alla progettabilità di lungo termine, alla stabilità, che sono esigenze oggettivamente insite nell’essere umano. E’ una violenza radicale e protratta, implementata attraverso il controllo delle istituzioni. Se scoppiamo, allora potremo dire davvero di essere noi il cambiamento. Oppure ancora è una catastrofe geofisica, climatica, ecologica, il fattore che sta per rimescolare le carte.
La popolazione generale, anche buona parte di quelli con istruzione superiore, è consapevole del suo malessere, dell’insicurezza oggettiva in cui sempre più vive, di alcune malefatte compiute da certi potenti; ha una consapevolezza aneddotica, episodica, spesso personificata, dei mali del sistema; ma non è consapevole delle cause strutturali e non manifeste. Non saprebbe dove intervenire, anche potendo. Quindi, mi direte, tu stai dicendo che non c’è niente da fare, per uscire dall’attuale situazione, perché non abbiamo la capacità di correggerla, e del resto essa prima o poi finirà da sé. In effetti, più o meno è così. Più o meno, perché razionalmente e realisticamente ci sono alcune cose da fare, anche per cercare di fare in modo che l’uscita dall’attuale condizione sia verso una condizione non peggiore, magari migliore. Innanzitutto, bisogna fare cose per mettersi al riparo, per difendersi, a livello privato, personale. L’azione politica è pressoché inutile o controproducente, come dimostrano i casi di quei movimenti e di quei partiti che, dopo avere iniziato con grande promesse di rottura, o si sono spenti, oppure si sono omologati al sistema che dovevano abbattere, come in Grecia e in Spagna. Anche tra i grilli nostrani molti danno segni di volersi alleare col Partito Democratico per stabilizzarsi nel potere e nei suoi vantaggi.
L’azione collettiva raramente parte e ancora più raramente è efficace, ma l’azione individuale o su scala di piccoli gruppi è fattibile, sul fronte della tutela della salute, del patrimonio, della libertà, considerando sempre anche l’opzione dell’emigrazione verso paesi che consentono una migliore tutela di questi valori. Certamente, di fronte a un drastico e rapido peggioramento della condizione di vita e del livello di dignità, a breve potrebbe anche porsi fortemente l’opzione del suicidio, del suicidio stoico, cioè dell’uomo che rifiuta di vivere privato della libertà e della dignità: pensiamo a Lucio Anneo Seneca che si suicida per non soggiacere agli arbitri e ai capricci di Nerone. Ma non preoccupatevi: pochissimi seguiranno Seneca, in ogni caso, perché gli uomini si adattano facilmente a una vita di pecore schiave, o di topi che sopravvivono arrangiandosi negli angoli bui.
Che cosa resta da fare, in positivo, dopo tanti “non podemos”? Proprio grazie a ciò che dicevo all’inizio, ossia alla indeterminatezza e libertà del divenire storico, alla sua apertura, non può mai venir meno la possibilità di entrare in modo rilevante in questo divenire. Poche verità storiche sono certe e comprovate come la potenza esercitata dalle idee nei millenni: Platone, Aristotele, Gesù, Galileo, Marx, Freud, Einstein, e Fra’ Luca Pacioli, l’inventore della partita doppia – solo per fare qualche nome – sono più che mai attuali e attivi, sono potentissimi… La Rivoluzione Francese mancò gli obiettivi pratici di breve e medio termine, ma nel lunghissimo termine essa è – si può ben dire – ancora in svolgimento… nei cambiamenti nel pensiero, nella coscienza collettiva, nelle dinamiche sociali… nell’aver creato una cosa che cosa prima assente, in Europa, dai tempi di Atene, ossia il pubblico dibattito politico.
Assieme all’amico psichiatra Paolo Cioni, col saggio “Neuroschiavi”, ho cercato di dare un contributo mirato all’analisi e al contrasto ai mezzi di rimbecillimento e irreggimentazione di massa che tanta parte hanno nella governance sociale, nella compressione della libertà mentale e critica che è l’anima di quel dibattito. E in altri saggi, in solitaria oppure in cooperazione con qualche amico, ho diretto i riflettori su quello strumento di dominazione e sfruttamento sociale che è il potere monetario vestito nelle banche private, e sui suoi meccanismi occultati dalle prassi contabili oggi applicate, e la cui comprensione da qualche anno si viene ora diffondendo. La sua comprensione a livello perlomeno di classi imprenditoriali e intellettuali sarebbe un presupposto per un possibile rivolgimento strutturale della società, per una possibile fine del regime parassitario imposto dal capitalismo finanziario attraverso proprio quelle prassi contabili false, le quali sono alla base del fatto che esso è divenuto un perfetto strumento di dominio sociale: uno strumento che, da un lato, rende la società e l’economia e le istituzioni sempre più dipendenti da sé stesso e sempre più forzatamente obbedienti ai suoi dettami, perché sotto permanente ricatto di fatali conseguenze; e che, dall’altro lato, attraverso l’uso di moneta-debito progressivamente indebitante, sottrae alla società una quota sempre crescente di reddito, pubblico e privato, sotto forma di interessi, di bail out (saccheggio dell’erario) e bail in (saccheggio dei risparmi o investimenti finanziari).
E’ una prigionia estorsiva sistemica, in via di perfezionamento, rispetto a cui le truffette del tipo Banca Popolare dell’Etruria sono soltanto incidenti dovuti all’avidità di banchieri locali, incidenti da coprire subito in qualche modo al fine di poter proseguire col perfezionamento del sistema, col piano di lungo periodo. Prima della rivoluzione del 1789, i popolani francesi, sfruttati dai signori feudali, avevano fatto jacqueries, ossia assalti ai depositi di granaglie dei castelli sotto la spinta della fame – cioè avevano attaccato la sola superficie del problema. Questo equivale ai nostri movimentisti, agli indignados, a quelli che oggi manifestano contro i banchieri che li hanno fregati e chiedono rimborsi da parte dello Stato e carcere ai furbetti del credito e le dimissioni della bella ministra Boschi. Niente di risolutivo.
Il salto di qualità che dalle jacqueries (le quali lasciano il tempo che trovano) portò alla vera rivoluzione (che cambia invece il tempo), sia pur nel senso che abbiamo visto, avvenne allorquando, nell’agosto del 1789, alla guida del popolino, si misero intellettuali che sapevano dove mettere le mani, e allora gli insorti penetrarono nei castelli non per rubare la farina, ma per aprire i forzieri e distruggere gli atti di proprietà dei fondi terrieri in essi custoditi, facendo così crollare il sistema latifondista. L’equivalente di questa operazione, oggi, potrebbe essere – dico: potrebbe – il pubblico smascheramento dei sistematici falsi in bilancio con cui i banchieri privati creano la quasi totalità dei mezzi monetari circolanti senza pagare su tale creazione alcuna tassa e senza assumersi le responsabilità politiche e sociali dell’esercizio di un tale primario potere pubblico, e la conseguente nazionalizzazione del sistema monetario-creditizio con la liberazione della società dalla moneta indebitante ora in uso. Ma ciò non credo possa partire dall’Italia, la quale non ha alcuna tradizione o predisposizione rivoluzionaria.
(Marco Della Luna, estratto da “Crisi, rottura del sistema e trasformazione”, testo preparato per la conferenza organizzata dalla casa editrice Nexus a Cagliari il 17 gennaio 2016 e ripreso dal blog di Della Luna).
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Il punto


Affrontando il fondo di Marco Travaglio di oggi, mi corre l’obbligo di rammentare agli amici forumisti che siamo su di un forum di questo tipo:

Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto

La libertà è il diritto dell’anima a respirare. E noi, partecipando malgrado tutto, vogliamo continuare a respirare. Lo facciamo nel modo più opportuno possibile all’interno di questo forum che offre spazio a tutti coloro che credono nella democrazia.


E’ pur vero che la nostra democrazia, “è stata solo una giovane democrazia”.

Settant’anni, è evidente, che non bastano ad un popolo che ha generato il FASCISMO e si è crogiolato al suo interno, per ventitre anni, non può in pochi anni, muoversi in una democrazia.

La democrazia inglese è vecchia di 400 anni.

Ma io, a questo fantasma di democrazia a parole non ci credo più.

Destra e sinistra, hanno messo il massimo impegno perché questo esperimento fallisse.



E ancora:

Non si discute per aver ragione, ma per capire


Quindi, vi chiedo a tutti quanti, scrittori abituali e lettori abituali, di esprimere il vostro parere.

Non mi potete lasciare solo di fronte alla solita domanda:


Come se ne viene fuori ?



Come se ne viene fuori. Da una situazione socio-economica-politica-etica e morale come questa ??????

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Marco Travaglio News
11 ore fa ·

Il Conta-Balle
di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 11 febbraio 2016



“Non ci accontenteremo di verità presunte, di comodo. Vogliamo che si individuino i reali responsabili della morte di Giulio Regeni e che siano puniti”. Parole che farebbero pensare a una faccia feroce, accompagnata da un digrignar di denti e da un mulinar di mani, se a pronunciarle non fosse il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha sempre l’aria vagamente assonnata di quello che passa di lì per caso. La fine è nota: il governo si accontenterà di verità presunte, di comodo. Come fece il governo B. per l’assassinio di Nicola Calipari da parte di militari Usa a Baghdad. Come fecero tutti i nostri governi per tutti i crimini Usa in Italia, dalla strage del Cermis al sequestro di Abu Omar (i giudici milanesi avevano individuato i colpevoli, americani e italiani, ma i primi furono salvati dalla grazia di Napolitano e Mattarella, i secondi dal segreto di Stato apposto da Prodi, B., Monti e Letta).

Per fortuna il dittatore egiziano Al-Sisi non ci ha ancora rinfacciato i casi di Cucchi, Aldrovandi, Uva e di tutte le altre vittime di abusi delle forze dell’ordine, come pure i manifestanti massacrati alla Diaz e a Bolzaneto nel G8 di Genova 2001. E non ha ancora osservato che, prima di denunciare le torture d’Egitto, dovremmo forse istituire il reato di tortura, come ci impegnammo a fare appena 32 anni fa siglando la convenzione Onu. E non ci ha ancora rammentato che le nostre istituzioni seguitano a coprire i protagonisti della trattativa Stato-mafia, costata la vita a Borsellino e alla scorta nel ‘92 e ad altri innocenti a Firenze, Roma e Milano nel ‘93.

A ogni scandalo eccellente, i nostri governi invocano e promettono “tutta la verità”, “massima trasparenza”, “piena luce”, “chi ha sbagliato pagherà”. Poi fanno il contrario. Il 20 novembre 2014, dopo la sentenza di Cassazione che dichiarava prescritti i delitti per le morti da amianto all’Eternit di Casale Monferrato, Renzi giurò: “Mai più prescrizione”: sono passati 448 giorni e la riforma della prescrizione è sempre bloccata dai veti dei centristi e di parte del Pd. Però, dài, c’è tempo. Nel dicembre 2014, dopo la prima retata di Mafia Capitale, si scoprì che Salvatore Buzzi aveva finanziato il Pd a una cena elettorale, ma Renzi promise di pubblicare subito la lista di tutti i finanziatori del partito: sono trascorsi 427 giorni e non s’è visto niente. Ma non disperiamo. Il 3 aprile 2015, dopo il blitz dei giudici di Napoli contro Cpl Concordia coinvolta in storie di camorra e corruzione, si scoprì che la coop rossa aveva finanziato con 5mila euro il Pd.

Dopo 303 giorni il Pd non ha ancora restituito quei soldi puzzolenti. Ma non poniamo limiti alla Provvidenza. Il Patto del Nazareno, firmato da Renzi e B. il 18 gennaio 2014 per fornire una maggioranza occulta di scorta al governo Renzi (prima con B. poi col solo Verdini), attende di essere divulgato agli elettori da 754 giorni. Ma fate pure con comodo. Alma Shalabayeva, moglie di un dissidente kazako, viene rapita e deportata con la figlioletta il 29 maggio 2013 dalla polizia italiana su ordine del Viminale a gentile richiesta dal regime di Astana. “Se il ministro Alfano non sapeva, è grave; se sapeva, è anche peggio”, dice giustamente Renzi. Sono passati 989 giorni e non si sa ancora se Alfano sapeva o non sapeva: si sa però che Renzi l’ha confermato ministro dell’Interno. Il 20 agosto 2015 il clan Casamonica seppellisce a Roma il suo boss defunto con tutti gli onori, compresa una carrozza d’epoca con cavalli e un elicottero che lancia petali di rosa: scandalo mondiale, “piena luce”, “chi ha sbagliato pagherà”, poi silenzio di tomba per 170 giorni. L’Expo di Milano è finita il 31 ottobre, ma a 103 giorni di distanza non si sa ancora quanti visitatori ha davvero avuto, quanto è costata e quanto ha incassato: sennò col cavolo che Sala avrebbe vinto le primarie millantando un trionfo tutto da dimostrare.

Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi.
https://it-it.facebook.com/MarcoTravagl ... 84311228:0

Il seguito:

E gli scontrini delle “spese di
r a p p re s e n t a n za ” di Renzi sindaco
di Firenze? Per sette pasti
a spese del Comune, il sindaco
di Roma Ignazio Marino viene
sfiduciato il 30 ottobre dal Pd
per ordine di Renzi, il quale però
nasconde – con l’amorevole
aiuto del successore Nardella –
la lista dei suoi scontrini, malgrado
la legge sulla trasparenza
obblighi il sindaco ad accogliere
la richiesta di accesso agli atti
di Sel, FdI e 5Stelle: l’attesa dura
da appena 104 giorni, che sarà
mai. L’11 dicembre 2015, in pieno
crac di Etruria e delle altre
tre banche decotte, Renzi tenta
di placare la furia dei risparmiatori
con un impegno preciso:
“Subito una commissione parlamentare
d’inchiesta sulle
banche con poteri giudiziari”,
mai vista dopo 62 giorni. Il 15 dicembre
il Fatto rivela che il procuratore
di Arezzo Roberto
Rossi, che indaga su Etruria, è
pure consulente del governo
Renzi: il Csm apre una pratica,
ascolta il pm fra bugie e omissioni,
ma 58 giorni dopo Rossi
continua a indagare su Etruria.
L’8 gennaio il Fatto r acco nta
che 50 orologi di lusso, in parte
Rolex d’oro, donati dal governo
saudita alla delegazione italiana
in visita a Ryad al seguito del
premier, non sono stati restituiti
alla PA come prevede la legge:
Palazzo Chigi promette chiarezza,
ma dopo 34 giorni nessuno
sa che fine han fatto. Un po’
come per il colpevole delle statue
inscatolate. Ieri, chiedendo
informazioni a chi di dovere su
quanto costa e chi paga l’A ir
Force Renzi, abbiamo scoperto
che è tutto top secret per “r a g i oni
di sicurezza”, come gli abusi
edilizi di B. a Villa Certosa. Però
sia chiaro: tutta la verità, piena
luce e massima trasparenza.
Noi comunque, per non dimenticare,
teniamo il conto, anzi
il Conta-Balle. Diceva Bertolt
Brecht: “Chi non conosce la verità
è uno sciocco, ma chi conoscendola
la chiama bugia è un
delinquente”.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

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INDOVINA CHI VIENE A CENA


Quando si discute che La Qualunque è inadatto a governare, sono in molti a chiedersi, come mi capitato anche questa mattina, a sostenere : MA CHI CI METTIAMO??????

In modo particolare se l’interlocutore è un renziano.

Questo per parare il colpo ed obbligarti ad ammettere che dobbiamo tenerci a tutti i costi Matteuccio.

Adesso, secondo Il Giornale è in corso il GOMBLODDO: #Matteostaisereno.

Adesso esce il nome nuovo di Tito Boeri.

Certo non è lo sparapalle h. 24 come il pinocchione di Rignano, ma Boeri sarà in grado di reggere una situazione così compromessa???????

La crisi non è solo socio-economica-occupazionale, ma anche etica e morale.

Il trio Letta, Prodi e D'Alema, ne hanno tenuto conto?????

Che se ne vada il pinocchione di Rignano a me sta bene.

Ma a questo punto non si tratta di fare il nome di chi guida il tram.

Qui si tratta di mettere in piedi un’intera squadra di governo all’altezza della situazione.
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