Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

VESTIVAMO ALLA MARINARA




La Stampa 12.1.16
Bertinotti, il sol dell’avvenire dietro le spalle
di Marcello Sorgi


Da quanto tempo non si sentiva più parlare di lotta di classe, movimento operaio, capitalismo, sinistra? Fausto Bertinotti - per dodici anni, dal ’94 al 2006, leader di Rifondazione comunista e per due, dal 2006 al 2008, presidente della Camera - lo fa in un breve e agile pamphlet, scritto sotto forma di intervista con Carlo Formenti, pervaso di amarezza fin dal titolo, Rosso di sera (Edizioni Fuoripista, pp. 108, € 12), anche se si sa che in molti casi un tramonto infuocato fa sperare nel bel tempo.
Per la sinistra, non solo quella radicale, non è affatto un bel momento. Né può essere una consolazione aver assistito alla sconfitta della socialdemocrazia, che a lungo ha cercato di imporre la propria ricetta di governo a quella parte dello schieramento di centrosinistra che invece sosteneva le ragioni del conflitto. La mutazione genetica s’è compiuta, grazie al fallimento dell’ipotesi di «compromesso fra Capitale e lavoro seguito alla Seconda guerra mondiale». Nel panorama politico contemporaneo, non solo nazionale, spiccano un capitalismo sempre più globale e finanziarizzato seguito al crollo del comunismo, il trionfo del liberismo e delle trasformazioni sociali che hanno rotto (per sempre?) l’unità delle classi subalterne. Dalla crisi delle socialdemocrazie «è emerso un inedito animale politico: un partito di centro che pesca voti ovunque e si candida a gestire il nuovo ordine liberista».
È abbastanza facile riconoscere nell’identikit il Partito democratico di Renzi, rispetto al quale tuttavia Bertinotti non ha particolari motivi di polemica, riservati invece alla minoranza post-comunista e più in generale a tutta l’esperienza del Pci. Lo stesso schema si applica a Blair e alla crisi del laburismo inglese (con qualche simpatia per il nuovo leader Corbin) e, con maggior delusione, a Tsipras, dopo l’entusiasmo per la vittoria popolare nel referendum e l’errore delle divisioni che l’hanno seguita. Nel vuoto aperto dalla crisi si sono inseriti i movimenti populisti che prosperano in tutta Europa, e questo non lascia molte speranze per la sinistra. Anche se si sa: in politica, mai dire mai.
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

MOZIONE “IL SENSO DELLA POSSIBILITÀ”

ecco la mozione di Civati

http://www.possibile.com/wp-content/upl ... bilità.pdf

Vi auguro una buona lettura (se non vi collega subito alla mozione ,va cercata più sotto)
aaaa42
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da aaaa42 »

per il comandante Pancho
io sono intervenuto varie volte nella pagine facebook del comandante Mauro Zani.
dovremmo sviluppare sinergie tra facebook e questo forum.
facebook e molto interattivo e le discussione spesso sono interessanti.
il problema che per il format verticale direi gerarchico, e sequenziale gli interventi che sono commenti si bruciano velocemente il forum e più adatto alla analisi politica anche se più difficile da sviluppare.
a Bologna il laboratorio politico mi sembra interessante speriamo una piccola podemos.
a Roma mi sembra più una lista di piccolo partitino di sinistra.
più da elezioni con sistema proporzionale che da elezioni con sistema maggioritario.
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

Mentana TG7:

La nuova maggioranza è composta, da renziani, verdiniani e Ncd.


Ma i sinistri del PD che ci stanno a fare nella nuova cretura della P2-P3-P? ?????



Cosa vuol dire essere di sinistra al 21 gennaio 2016??????
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

RIFLESSIONI SULLA SINISTRA IN DISARMO


Un titolo che attrae:
“Eravamo inadatti alla rivoluzione così ora lo facciamo ‘Buono'”


Michele Santoro cura il nuovo inserto del Fatto Quotidiano: “Eravamo inadatti alla rivoluzione così ora lo facciamo ‘Buono'”

In Edicola


L'iniziativa del giornalista che ha lasciato la Rai cinque anni fa: "Un gruppetto di noi ha scelto di parlare di cibo, per riportarlo attorno a un tavolo, al sapore, al gusto dell'amicizia e dello stare bene insieme". Da venerdì 22 gennaio, "Buono" sarà abbinato al nostro giornale
di F. Q. | 21 gennaio 2016
Commenti (14)



Curiosamente, da quando siamo usciti di scena, non si parla più di crisi dei talk. Segno che i talk sono tutti uguali, ma ce n’era uno che evidentemente era più uguale degli altri. Si continua invece a parlare della necessità d’innovare; e sono mesi che ci affanniamo a proporre idee nuove e progetti che non interessano a nessuno. Meno che meno alla Rai. Siamo il Paese dove si sceglie Porta a Porta per spiegare l’importanza del merito e della competitività, si teorizza la rottamazione reclutando Claudio Lippi per lo show di Capodanno (mettendone a repentaglio la salute), si stabilisce il record mondiale della durata di un programma facendolo cominciare alle nove di sera e finire all’una del giorno successivo.

Ma abbiamo la fortuna di avere un presidente del Consiglio talmente veloce che ha raso al suolo il servizio pubblico lottizzato dai vecchi partiti e ha nominato (con l’aiutino di Gianni Letta) un team di molto competenti per arrivare a nominarne un altro di ancora più competenti, questa volta da solo. Se li avesse Marchionne, dei cervelli così, la Ferrari vincerebbe il campionato senza accendere i motori. Infatti corrono stando fermi, mentre studiano nuove tecnologie e prodotti multitasking.

Si racconta che abbiano accumulato armi segrete per vincere qualunque guerra, ma si rifiutano di usarle: Netflix, alleato strategico, potrebbe entrare in depressione, gli italiani assuefatti alla televisione antiquariale, comunque milioni, entrerebbero in crisi d’identità e Grillo sarebbe costretto a trovare un’idea nuova di comunicazione diversa dalla partecipazione dei Cinque Stelle ai talk show.

Dopo aver visto il programma della Lotteria alla Befana, che è solo un piccolo annuncio di ciò che ci aspetta, ne ho ricavato un forte senso di inadeguatezza; e, a chi mi chiede cosa farò, rispondo sinceramente: “Studia Campo Dall’Orto, studio anch’io”. Come staranno di sicuro facendo Daniele Luttazzi, Sabina Guzzanti, Adriano Celentano e, siccome non è un problema d’età, Roberto Saviano. Per sottrarsi a questo tormento degli esami che non finiscono mai, Enzo Biagi ha tolto il disturbo e voglio vedere come farà quel gufo isolato di Marco Travaglio a malignare sul fatto che l’editto bulgaro sia diventato l’editto del Nazareno e poi l’editto e basta.

È solo impotenza e sgomento di una moltitudine di autori, giornalisti, tecnici, operatori e registi, lamentela dei soliti sfigati documentaristi che, tra tante reti, non trovano uno spazio settimanale, di fronte all’annuncio della rivoluzione copernicana del Direttore Generale della Rai Galileo Galilei. Presto proporrà un’offerta che nessuno potrà rifiutare.

Avremo prime, seconde, terze e quarte serate, film da Oscar che oscureranno il pessimismo neorealista di Sciuscià di De Sica e di Germania Annozero di Rossellini, programmi di economia “Non è mai troppo tardi” per aiutare i disoccupati ad accorgersi del lavoro che c’è. E Severgnini rifarà Viaggio in Italia, scoprendo però che per i musei Italia batte Francia 6 a 0 e per le buche Roma batte Parigi 0 a 10, nel tressette a perdere.

Il pubblico a casa, libero dai complessi d’inferiorità, dal catastrofismo e dall’ansia di prestazione, farà la ola cinguettando davanti al televisore; e brandendo l’iPhone, in preda a un orgasmo multiplo da X-Factor, invaderà la Rete per votare chi ci ha spinti a calci in culo nel futuro. Che è già cominciato, ma Campo Dall’Orto vuole che vada in onda fra qualche mese.

La redazione di Servizio Pubblico purtroppo era piena di gente inadeguata alla rivoluzione. I più realisti si sono rifugiati nelle architetture che restano precariamente in piedi: le piazze pulite, le quinte colonne, i quartieri Ballarò ritinteggiati a calce, quando non hanno trovato posto nel più astratto e meno deperibile DiMartedì che è appena un po’ meno virtuale di Che tempo che fa.

I ripetenti, non accettando tagli ai reportage, sono partiti a loro spese per raccontare la Libia, fatica inutile e controproducente; o, come noi, hanno dilapidato la cassa per filmare la strage di giovani, di nessun interesse, dei quartieri napoletani o per scrivere film sulla Mafia. La Mafia che già non c’è più e figuriamoci se ci sarà. Giulia Innocenzi, incurante dei consigli per gli acquisti, continua a occuparsi dei diritti degli animali e, a dire il vero, anche di quelli degli umani.

Infine un gruppetto di noi si è messo in testa di parlare di cibo e ha ideato Buono!. Pensano che il cibo sia diventato una vera ossessione, un’idea astratta onnipresente, un Dio uscito definitivamente dal nostro stomaco per invadere le pagine dei giornali, le Tv, la Rete. E vogliono riportare questo mangiare infinito nel finito di un tavolo per riscoprire la forza del sapore, dell’odore, del gusto e, contemporaneamente, quello dell’amicizia e dello stare bene insieme.

In questa variegata classe di ripetenti alloggio io, aspettando la Rai. Andai via cinque anni fa con una lettera del Direttore Generale di allora, Lorenza Lei, che si impegnava a produrre tra l’altro un mio film, Processo all’Olocausto. Il racconto di una incredibile e affascinante vicenda giudiziaria che ha coinvolto uno storico inglese, David Irving, il quale sosteneva non ci fossero prove dell’ordine finale di Hitler di sterminare gli ebrei. Non si è mai fatto. Lo faranno gli americani con la partecipazione degli inglesi e, udite udite, della Bbc. Avevamo per lo meno tre anni di vantaggio, come sono andate le cose?

Il successore della Lei, Luigi Gubitosi, prima ha giurato sul suo onore che avrebbe mantenuto gli impegni dell’altro Direttore Generale, poi ha passato la palla alla responsabile della fiction, Eleonora Andreatta. La chiamo dopo sei mesi. “Mi scusi, non so come dirlo, ho perso il progetto”. E io, coglione: “Ma che problema c’è? Glielo rimando oggi stesso”. Incredibile: l’ha perso di nuovo. Così, quattro anni dopo, al produttore arriva la lettera di un sottoposto qualsiasi: “La storia è interessante, ma il nostro pubblico è abituato a vicende ambientate in Italia”.

Pensate: se Hitler avesse fatto il militare a Cuneo, la mia vita sarebbe cambiata. Invece sono qui che ancora studio e sento il cannone che spara. “Ma sono le dieci!”, mi dico. È un esperimento segreto al Gianicolo per la nuova Rai. Dovevo capirlo subito che è opera di Galileo. Mezzogiorno è adesso. Due ore prima.

di Michele Santoro

da il Fatto Quotidiano di giovedì 21 gennaio 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... o/2395834/
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

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LA DOMANDA SORGE SPONTANEA

Ma che ce stanno affà, quei sepolcri imbiancati che si definiscono di sinistra nel defunto PD, ed oggi nascente Partito della Nazione di Verdini-Renzi- Alfano, con in testa Bersani, l'ultimo residuato bellico di quello che fù il Pci????????????????


La mia impressione è che Bersani & C, aspettino la caduta di La Qualunque per riprendersi la Premiata ditta "Onoranze Funebri PD".

Con i fantasmini della ex sinistra ricomparsi sulla scena del Foro Boario, il PD, all'inizio potrebbe spuntare anche un 12%.

Certamente meno della metà dell'attuale 30-31-33 %, a secondo degli istituti di rilevamento, dell'attuale PD a trazione La Qualunque.

Ergo.

Per il momento attuale in cui tutti i pseudo partiti tricolori sono in profonda crisi di credibilità, meglio un partito anche ridotto al 12 %, che il dover iniziare daccapo a far politica ripartendo da zero.

Anche perché la ditta Bersani & C. non è in grado di fare politica.

Che C....., racconta agli italiani per farsi votare??????????????????????????????????????????????????????


^^^^^^^^^


Il Sole 23.1.16
Renzi: «Referendum decisivo» E snobba la minoranza del Pd
La direzione del partito. Il premier parla di Europa ed evita la replica finale eludendo i temi posti dalla minoranza su rischio «plebiscito» e Verdini

Cuperlo: sono interdetto

di Emilia Patta

ROMA «Sono interdetto». Così l’ex competitor di Matteo Renzi alle primarie del Pd Gianni Cuperlo commenta il fatto, inusuale, che il premier e segretario del partito - dopo un’ampia relazione iniziale in cui sono toccati un po’ tutti i tempi sul tappeto, dalla sfida all’Unione europea alle amministrative di giugno fino alle unioni civili - sceglie di non replicare alle osservazioni emerse durante un dibattito di due ore. Convinto che la battaglia urgente delle prossime settimane sia quella da condurre a Bruxelles (si vada pagina 6), il premier è per così dire un po’ stufo di dover ripetere sempre le stesse cose in un dialogo che appare tra sordi con la minoranza del Pd.
Che Denis Verdini, nonostante il suo appoggio alla riforma costituzionale appena varata dal Senato, non fa e non farà parte della maggioranza Renzi lo ha detto e ripetuto più volte. «Il Pd dovrebbe discutere di un nuovo ideale europeo - ribadisce - anziché occuparsi di partito della Nazione. È sull’Europa che vorrei sfidarvi ed essere sfidato». E i motivi che lo spingono a puntare tutto sul referendum confermativo di ottobre sulle riforme li ripete nuovamente dal palco della direzione: «Una sconfitta al referendum non si può affrontare dicendo “ho non vinto” - e qui il riferimento è alla “non vittoria” dell’ex leader Pier Luigi Bersani alle politiche del 2013 -. Una sconfitta al referendum segnerebbe fatalmente la mia esperienza. Il mio non è un tentativo di plebiscito ma etica della responsabilità». E resta fermo pure il rifiuto di Renzi di fare delle amministrative di giugno un passaggio politico per il governo. Il 6 marzo si terranno le primarie del Pd («a regole invariate, perché le regole non si cambiano a ridosso del voto») e chi vincerà se la batterà con gli avversari in ciascun comune. Si eleggono i sindaci, insomma non il capo del governo o il leader del partito. Quanto a Sel, sono loro che hanno deciso di rompere in molte città nel «tentativo di politicizzare il voto» contrapponendosi al Pd. «Noi - è la sfida di Renzi - dove abbiamo lavorato bene insieme confermiamo i sindaci uscenti anche se non sono del Pd, come nel caso di Zedda a Cagliari». Punto.
Eppure gli argomenti posti da Cuperlo nel suo intervento, insolitamente polemico anche nei toni, non sono di poco conto. No al plebiscito, perché il referendum non deve essere come dice Angelino Alfano la palestra per la futura alleanza di governo, con Ncd assieme al Pd e la sinistra di Sel dall’altra parte («nessuno pensi al referendum come base di future alleanza», «il compito del premier è unire e non fare plebiscito»). E poi l’affondo sul doppio ruolo di premier e segretario previsto dallo statuto veltroniano e da sempre nel mirino della minoranza: «Caro Matteo, sei in grado di fare il segretario?», è il j’accuse di Cuperlo che sottintende un Pd abbandonato a se stesso. La risposta è appunto nel vento. Della questione del doppio ruolo se ne occuperà, se la minoranza lo vorrà, il prossimo congresso previsto per la fine del 2017. E forse una prima risposta alla Renzi è l’illustrazione da parte di Andrea De Maria - uno della minoranza “dialogante”, ex sottosegretario ai rapporti con il Parlamento nel governo Letta e ora responsabile Pd della formazione - di “Classe democratica”, la nuova iniziativa di formazione del partito per 300 giovani under 35. Anche così si rinnova la classe politica, locale e nazionale.
Priorità Europa, dunque. Ma nei prossimi giorni Renzi dovrà anche chiudere il capitolo governo mettendo mano a quel “rimpastino” fin qui evitato. Ci sono da sostituire 3 viceministri (uno agli Esteri, probabilmente Enzo Amendola, e due allo Sviluppo economico, caselle per la quali si fanno i nomi di Teresa Bellanova e Luigi Casero, che verrebbe sostituito all’Economica da Enrico Zanetti di Sc). Intanto è lo stesso Renzi ad annunciare, o meglio confermare, un’importante novità: la nascita a Palazzo Chigi di una sorta di cabina di regia sui dossier economici guidata da Tommaso Nannicini, che diventerà sottosegretario alla Presidenza. Tra i primi dossier, il lavoro (non a caso della squadra farà parte tra gli altri Maurizio Del Conte, “estensore” del Jobs act). «L’obiettivo è arrivare a un Jobs act dei nuovi lavori», ha spiegato il premier.
camillobenso
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C'ERA UNA VOLTA,.........LA SINISTRA


Questi fantasmi!
https://it.wikipedia.org/wiki/Questi_fantasmi!





il manifesto 24.1.16
Pd, la recita del dissenso
Minoranza. Pier Luigi Bersani e Gianni Cuperlo

di Alberto Burgio


È sistematico: ogni volta che si approfondisce lo scontro sul governo, il conflitto nel Pd si surriscalda.

Ed è altrettanto sistematico che la minoranza dem, la sedicente sinistra interna, alzi la voce e minacci sfracelli.

Per poi pentirsene e allinearsi obbediente.


I fatti, innanzi tutto.

La Direzione nazionale del Pd, riunitasi venerdì 22, segue l’ennesima grave decisione della minoranza interna, quella di votare compatta in senato lo scempio della Costituzione, fornendo al governo — insieme ai senatori verdiniani — un contributo indispensabile (una ventina di voti) all’approvazione della controriforma.



È stato un gesto clamoroso di sostegno al governo e al suo capo, dopo una settimana nera per Renzi, in gravi difficoltà per lo scontro politico generale sui diritti delle coppie omosessuali e per il profilarsi di qualche seria sconfitta alle prossime amministrative.



Non solo.

La «sinistra» del Pd ha soccorso il presidente del Consiglio proprio nel momento di massima sofferenza per lo stringersi di una micidiale tenaglia: da un lato l’attacco di Juncker per le critiche italiane all’austerità europea; dall’altro lo stillicidio di indiscrezioni e il procedere della talpa giudiziaria in merito alle vicende bancario-corruttive di Arezzo, che vedono pesantemente coinvolti pezzi del cerchio magico renziano e figure di rilievo degli entourages famigliari del ministro per le riforme e dello stesso presidente del Consiglio.


Nella riunione della direzione la minoranza ha lamentato la mancanza di «agibilità politica» nel partito, ha posto la questione del doppio ruolo del segretario-premier, che lo indurrebbe a trascurare il lavoro nel partito, e ha attaccato per i voti dei verdiniani in senato, che comportano a suo giudizio un allargamento della maggioranza incompatibile con la vocazione riformista del Pd.


Come se nella maggioranza non ci fosse già Alfano.



Come se, considerato il merito delle «riforme» in questione, l’alleanza con Verdini non fosse più che appropriata.


Quanto al merito di una controriforma che stravolge la Costituzione cambiando di fatto la forma di governo, di questo non si è parlato, non era all’ordine del giorno.







Del resto Cuperlo ha rivendicato di averla votata adducendo il fine argomento che, se anche la «riforma» è pessima, «fallire in questo tentativo produrrebbe una frattura ancora più grave tra i cittadini e le istituzioni».








Perfetto.


Un capolavoro di logica gesuitica che permette già di intuire come la «sinistra» del Pd si muoverà in occasione del referendum confermativo, del quale pure oggi osteggia la connotazione plebiscitaria imposta da Renzi.





Con ogni evidenza, al di là di ogni sofisma, la «sinistra» dem ha un solo problema: teme di contare domani ancora meno di oggi.



Ovviamente è legittimo che se ne preoccupi. Il punto è come cerca di difendere e di rafforzare le proprie posizioni.



Che cosa fa la minoranza del Pd? Ventila «spaccature» (altre inverosimili microscissioni) e avanza timidamente, fra le righe, la richiesta di un congresso anticipato, vagheggiato come la resa dei conti in cui inverare finalmente la strategia bersaniana: riprendersi il partito; quindi, da posizioni di forza, condizionare il presidente del Consiglio.


Il punto è che a rendere improbabile questo disegno è proprio la «sinistra» dem, che ogni qual volta Renzi si trova in difficoltà evita di attaccarlo e anzi corre in soccorso del governo ogni qual volta c’è bisogno dei suoi voti. Giacché è chiaro a tutti: Renzi potrebbe accettare di andare al congresso prima del 2017 solo nel caso di una crisi di governo, proprio quella crisi di cui la «sinistra» dem, naturalmente per «senso di responsabilità», non vuole nemmeno sentir parlare.
E così, da quasi due anni a questa parte, si ripete lo stesso copione. Sussurri, grida e niente di fatto.



Col risultato che, intervenendo in direzione, Renzi non ha nemmeno risposto a chi lo aveva criticato per l’intesa con Verdini chiedendo a gran voce «parole chiare» sulle strategie del partito. Ridicolizzandolo.




Come commentare tutto questo? Ci sono due possibilità: o la «sinistra» del Pd non ha ancora capito Renzi e non decifra il conflitto con lui, dal quale per questo esce sistematicamente sconfitta; oppure ha capito benissimo, e tutta questa è soltanto una commedia in cui la minoranza dem recita la propria parte in modo da non creare problemi al governo (e a se stessa) e da non perdere altri pezzi e altri voti a sinistra.

Quest’ultima è senz’altro l’ipotesi più probabile, e del resto in essa vi è indubbiamente una razionalità.


I Cuperlo, gli Speranza, i Bersani salvaguardano il proprio ruolo, anche se dentro una dialettica virtuale e astratta. E, con il puntuale aiuto dei media, mantengono viva una finzione che permette ancora al Pd di presentarsi al paese, nonostante ogni evidenza, come un partito «di sinistra». Ma si tratta di una razionalità ben misera, a fronte delle conseguenze che la loro azione produce.


Al riguardo non c’è da inventarsi nulla, basta stare sobriamente all’evidenza delle cose.


In poco meno di due anni il governo Renzi ha dato alla luce una sequenza di «riforme» devastanti negli assetti istituzionali della Repubblica, nel mercato e nei diritti del lavoro dipendente pubblico e privato, nella struttura materiale del welfare, nella distribuzione della ricchezza nazionale.





A conti fatti, la «sinistra» del Pd ha sempre sostenuto queste scelte, a tratti recalcitrante, spesso silente, sempre al dunque ossequiosa e cooperante. Mettendo in scena un conflitto interno fine a se stesso. Mostrando in definitiva di non esserci. E dando per questa via il contributo di gran lunga più cospicuo al consolidarsi della nuova specificità italiana: quella di un paese che da tempo non annovera sulla scena politica nazionale alcuna forza credibile dalla parte dei diritti sociali e del lavoro.
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

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Oggi la rete è molto avara. Passa solo questo trafiletto



Corriere 26.1.16
Sel ed ex pd, in arrivo il partito

Presentata a Roma l’assemblea nazionale (19-21 febbraio) che darà il via al nuovo partito della sinistra. «Entro il 2016 l’iter sarà concluso» hanno detto i promotori.
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

3 febbraio 2016

In evidenza


NOI CI SIAMO

FAR RIPARTIRE I LAVORI PER LA COSTRUZIONE DELLA SINISTRA DI TUTTE E DI TUTTI


Ripartire dal basso per un processo unitario della sinistra. Numerose assemblee si stanno organizzando in questi giorni in tutta Italia perche il lavoro di ricomposizione delle sinistre frammentate, interrottosi improvvisamente a dicembre, venga riattivato dal basso e riparta il processo di unificazione del campo largo della sinistra sociale e politica.

L’assemblea di Roma, organizzata dai sottoscrittori dell’appello “A Roma noi ci siamo”, si svolgerà il giorno 6 febbraio in Via Galilei 53 alle ore 10.00. Un’assemblea aperta a tutta la città ed in collegamento con le altre analoghe iniziative che si sono prodotte in tutta Italia per trasformare la tre giorni del 19, 20 e 21 febbraio in una vera assemblea di popolo, che abbia la dimensione e l’autorevolezza per decidere come far ripartire un processo chiuso troppo bruscamente.

“L’appello che rivolgiamo – sostiene Ferruccio Nobili, portavoce dell’Altra Europa con Tsipras-Roma – è quello di far ripartire, con decisione e rapidità, il lavoro di costruzione del nuovo soggetto, di trasformare un appuntamento di pochi in un incontro di molti, per sostenere la necessità della costruzione di un soggetto politico della sinistra di tutti e tutte, senza padroni o condizioni che non siano quelle dell’autonomia e dell’alternatività alle politiche liberiste incarnate dal PD, della democrazia e dell’antifascismo, della tutela del pianeta e dei beni comuni, che resti in “movimento” per poter includere nuove esperienze, che si collochi a fianco del GUE e dentro la battaglia per il cambiamento dell’Europa”.

“Molte compagne e compagni degli altri territori – ha sottolineato Nobili – che hanno prodotto appelli o iniziative analoghe ci hanno comunicato che manderanno a Roma loro delegazioni per provare a coordinare tutte queste iniziative dal basso per poter proseguire tutte e tutti insieme e decidere insieme come far vivere i contenuti del documento “Noi ci siamo” nell’assemblea del 19, 20 e 21 febbraio”.



by Gianluca
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

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POMPE FUNEBRI "LA PREMIATA DITTA"




Resa dei conti a sinistra dopo la vittoria di Sala
Nervi tesi dietro i sorrisi: “Ci saranno problemi”


Primarie centrosinistra a Milano, Mr Expo ottiene il 42% dei voti, poi Balzani 34% e Majorino 23% (leggi)
La vicesindaco esprime rammarico (video), l’assessore no (video). Ora tutti uniti? Preoccupazione nel Pd

Politica

Giuseppe Sala, con il 42% dei voti, è il candidato del centro sinistra. I due esponenti della Milano civica, in competizione tra loro, lo avrebbero superato nettamente. Francesca Balzani esprime la sua delusione, Pierfrancesco Majorino si concentra sul suo risultato “al di sopra delle aspettative”. Ma dietro le quinte, tra i supporter, volano gli stracci. E qualche dirigente del Pd cittadino teme per la riuscita di una squadra unitaria: “Con Sala ci saranno dei problemi, non sarà facile lavorare con le persone che lui ha intorno”
di Luigi Franco

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/02/ ... no/477226/
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