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camillobenso
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA



Qualcuno è in grado di spiegare perchè, è stata interrotta l'esperienza del governo Letta, piazzando Fanfaron de' Fanfaroni?????????????????????

L'esperienza di Berluscon de' Berlusconi è stata interrotta dai poteri forti UE., guidati da Frau Merkel.

L'ordine partito da Berlino è stato recepito dall'allora presidente della Repubblica Napolitano.

Merkel, appartente alla Massoneria. (E' della stessa Loggia di Putin)

Napolitano, appartenente da tempo alla Massoneria.

Da Google:

Napolitano, è un fratello della Ur Loggia ”Three eyes ...
http://www.aldogiannuli.it/napolitano-f ... hree-eyes/
16 gen 2015 - E, fra gli altri, compare anche il nome di Giorgio Napolitano, che apparterrebbe alla Ur Loggia “Three Eyes” in compagnia di Henry Kiessinger ...


"Giorgio Napolitano massone affiliato alla loggia Three Eyes ...
http://www.liberoquotidiano.it/.../-Gio ... to-alla.ht...
14 gen 2015 - "Giorgio Napolitano massone affiliato alla loggia Three Eyes": l'ultima ... della Loggia segreta e sovranazionale a cui sembrerebbe affiliato?


loggia three eyes : il Moralista
www.ilmoralista.it/tag/loggia-three-eyes/
04 mag 2015 - Giorni fa è uscito su La Stampa un articolo, a firma Tonia Mastrobuoni, che caldeggia apertamente il ricorso all'eversione. Nel commentare lo ...


Napolitano, è un fratello della Ur Loggia ”Three eyes ...
http://www.aldogiannuli.it/napolitano-f ... hree-eyes/

16 gen 2015 - E, fra gli altri, compare anche il nome di Giorgio Napolitano, che apparterrebbe alla Ur Loggia “Three Eyes” in compagnia di Henry Kiessinger ...
Quirinale: M5S in Aula, Napolitano riferisca su affiliazione a ...



http://www.adnkronos.com/.../quirinale- ... liazione-l...
12 gen 2015 - E' quanto ha chiesto, con un intervento di fine seduta in Aula, ... Quirinale: M5S in Aula, Napolitano riferisca su affiliazione a loggia Three Eyes ...
"Giorgio Napolitano massone affiliato alla loggia Three Eyes ...
http://www.liberoquotidiano.it/.../-Gio ... to-alla.ht...



14 gen 2015 - "Giorgio Napolitano massone affiliato alla loggia Three Eyes": l'ultima ... della Loggia segreta e sovranazionale a cui sembrerebbe affiliato?
Immagini relative a napolitano e la loggia Three eyesSegnala immagini non appropriate



www.ilmoralista.it/tag/loggia-three-eyes/
04 mag 2015 - Giorni fa è uscito su La Stampa un articolo, a firma Tonia Mastrobuoni, che caldeggia apertamente il ricorso all'eversione. Nel commentare lo ...


Massoneria, libro shock del gran maestro Magaldi: "Ecco i ...
www.ilfattoquotidiano.it › Economia & Lobby › Lobby
19 nov 2014 - Centinaia di nomi, tra cui Napolitano, Obama, Draghi, Bin Laden e Papa ... sarebbero stati superfratelli di una loggia conservatrice, la Joseph de Maistre, ... di Magaldi la P2 gelliana è figlia dei progetti della stessa Three Eyes, ..


Nota:


Del libro schock di Magaldi, Massoneria, non ho letto nessuna rettifica da parte dei "grembiulini" lì citati, e nessuna denuncia in merito a questa ardita denuncia, che svela un mondo sconosciuto per chi non è Massone.

Se qualcuno è in possesso di notizie avverse è pregato renderle note a parziale rettifica. Grazie.


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camillobenso
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Re: Economia

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LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA


Napolitano si attiva nel giugno del 2011, preannunciando a Monti il futuro incarico.

Napolitano "voleva Monti al governo dal giugno 2011". Il Colle
http://www.ilfattoquotidiano.it › Politica
10 feb 2014 - E già allora, all'inizio dell'estate, contattò Mario Monti che poi ... di presidente del Consiglio in sostituzione di Silvio Berlusconi. ... La ricostruzione di Friedman: “Napolitano sondò Monti a giugno ... Alla domanda di Friedman: “Con rispetto, e per la cronaca, lei non smentisce che, nel giugno-luglio 2011, ...


tutte le grandi manovre del trio draghi-napolitano-merkel per ...
http://www.dagospia.com/.../tutte-grand ... spread-dop...
10 feb 2014 - Francesco Bonazzi per Dagospia NAPOLITANO BERLUSCONI ... E INVECE LA SORTE DEL GOVERNO ERA GIÀ SEGNATA: IL 20 LUGLIO 2011 DEUTSCHE ... A QUESTO È SERVITO LA SOSTITUZIONE DI BERLUSCONI CON MONTI .... POLITICA - GUIDO MARIA BRERA NEL SUO BLOG FA PARLARE ...


Da Berlusconi a Monti, la drammatica estate 2011 tra ...
http://www.repubblica.it/.../estate_201 ... nti_govern...
10 feb 2014 - In questa situazione già tesa, piomba a luglio l'esplosione della crisi del debito e il battesimo ... Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, interviene a lanciare un monito mentre un ... Il Ft Deutschland non fa giri di parole e dice di vederlo bene come premier: "Asciutto, ... Già nel 1994 dissi no a Palazzo Chigi.


Napolitano pensava a Monti. Dov'è lo scandalo? - Linkiesta.it
http://www.linkiesta.it/it/article/2014 ... .../19504/
10 feb 2014 - Non siamo certo dei tifosi sfegatati di Giorgio Napolitano. ... di aver tramato nell'estate 2011 contro l'esecutivo Berlusconi. Non solo perchè, a nostro avviso, nel novembre 2011 la mossa del Colle ... che il Colle avesse ipotizzato la nascita di un governo tecnico già a luglio? ... Il breve video fa il giro del web.


Ma perché proprio Monti?????

Perché:

"Monti massone internazionale" E scatta la censura del "Fatto"
http://www.ilgiornale.it/.../monti-mass ... sura-fatto...
09 feb 2013 - La denuncia di Gioele Magaldi, esperto di intrecci tra ordini segreti e politica: i nomi del Prof e di Draghi scompaiono dalla sua intervista ...


Padre Amorth: "Monti e Napolitano massoni. Papa ...
http://www.blitzquotidiano.it/.../padre ... -giorgio-n...
19 mar 2013 - Padre Amorth poi spiega che il presidente della Repubblica è un massone e dell'ascesa di Monti dice: “Solo con la potenza della massoneria


Massoneria, libro shock del gran maestro Magaldi: "Ecco i ...
http://www.ilfattoquotidiano.it › Economia & Lobby › Lobby
19 nov 2014 - Il libro, anticipato ieri dal sito affaritaliani.it, è intitolato Massoni società a ... Giorgio Napolitano, Mario Monti, Fabrizio Saccomanni, Pier Carlo


Fratello Monti "è un massone. Al governo altri grembiulini ...
http://www.liberoquotidiano.it/news/hom ... massone.ht...
Mario Monti? "E' un massone e ha avuto una duplice affiliazione, una inglese e una mista anglo-franco-belga. Monti appartiene al corpo d'elite della


Ma non solo Massoneria, Monti è anche Trilaterale, Bildelberg, Aspen.

Appartiene al primo livello, quello che governa il mondo.


A Monti, che ha svolto il suo compitino succede Enrico Letta. Anche lui appartenente a Bildelberg, Trilaterale, Aspen Institute.

Enrico letta, uomo di Bilderberg, Trilaterale, Aspen Institute ...
http://www.nocensura.com/2012/12/enrico ... rberg.html
01 dic 2012 - Vice presidente PD, membro Bilderberg, Vice presidente dell'Aspen Institute (che è una succursale del Bilderberg) e membro della Trilaterale il ...


che sostanzialmente prosegue il programma Monti.

Enrico letta, uomo di Bilderberg, Trilaterale, Aspen Institute ...
http://www.nocensura.com/2012/12/enrico ... rberg.html
01 dic 2012 - Vice presidente PD, membro Bilderberg, Vice presidente dell'Aspen Institute (che è una succursale del Bilderberg) e membro della Trilaterale il ...



Ma ad un certo punto irrompe sulla scena di prepotenza Matteo Renzi.

Renzi ottiene la guida del Pd, grazie al secondo giro delle primarie battendo Bersani. E soprattutto grazie a Verdini che manda i suoi di Forza Italia a votare per Renzi.

Ma questo era sufficiente per estromettere Letta?????

Napolitano accetta la irruente intromissione di Renzi che non ha nessunissima esperienza parlamentare né di governo.

Mai accaduto prima nella storia repubblicana.

Ai tempi, Giulio Andreotti prima di assumere l’incarico di guidare un Governo, si era fatto l’esperienza guidando 7 ministeri.

Qui, invece un banalissimo sindaco salta d’emblée da Firenze a Palazzo Chigi


Chi ha dato l’ordine a Napolitano di accettarlo senza fare una piega????

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Ultima modifica di camillobenso il 11/02/2016, 13:05, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: Economia

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LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA


Tra le prime operazioni di La Qualunque premier, ci sta l’abolizione dell’art.18, che porta con fierezza come scalpo ai suoi capi in Europa.

Scrive tra l’altro il WSI (Wall Street Italia) il 18 giugno 2013, riferendosi all’ordine impartito dalla J.P. Morgan, oltre a modificare la Costituzione del 1948:
Le riforme strutturali piu’ urgenti, oltre a quelle politiche, sono secondo la banca quelle in termini di riduzione dei costi del lavoro, di aumento della flessibilita’ e della liberta’ di licenziare, di privatizzazione, di deregolamentazione, di liberalizzazione dei settori industriali “protetti” dallo stato.

Mamma comanda e picciotto va e fa.

Il job act, messo in piedi dall’ex sindaco di Firenze è solo una miserabile pezza per tamponare l’esistente e dare soldi agli imprenditori.

Niente a che fare con misure economiche degne di quel nome per tentare di far ripartire l’ambaradan.

Oggi, su La Repubblica possiamo leggere:




Imprese, famiglie e governo chi paga il conto della crisi

(VALENTINA CONTE)

09/02/2016 di triskel182


BorseL’analisi.

Economisti e investitori temono una nuova frenata dell’economia “Potrebbe essere l’ennesimo caso di profezia che si autoavvera”.


ROMA – I mercati tracollano da cinque settimane.


In Italia peggio che altrove in Europa. Cosa succede?

E quali impatti possiamo immaginare per imprese, famiglie, banche e conti pubblici?



Esperti ed economisti non credono in una possibile nuova recessione che dagli Stati Uniti travolga ancora il Vecchio Continente.


Eppure i motori del mondo – Usa e Cina – rallentano in modo vistoso.

E l’enorme liquidità in circolo, favorita dai diversi programmi di acquisto di titoli
(i famosi Quantitative easing), non sta ferma e amplifica i problemi. Non c’è dubbio che se la tempesta proseguisse l’impatto depressivo su consumi e investimenti darebbe il colpo di grazia all’ancora timida ripresa in atto.



IMPRESE SFAVORITE
«Assistiamo ad uno scollamento raro da osservare in economia, una sorta di forbice: la situazione attuale va bene per i consumatori, male per le imprese », spiega Fedele De Novellis, docente di Economia politica alla Cattolica.



Va bene per le famiglie, almeno nel breve periodo, perché «hanno poca ricchezza azionaria, a differenza di quelle americane».

Non cambieranno dunque le decisioni di consumo, visto che i «prezzi delle materie prime continuano a essere bassi, in primis il petrolio, e così i tassi di interesse, favorendo i mutui».

Non così le imprese.

Per loro e per i conti pubblici «qualche decimo di crescita in meno è da mettere in conto, ma non è un quadro drammatico».


Le aziende «rivedono al ribasso le decisioni di investimento e il governo dovrà limare le previsioni di rialzo del Pil, che noi dell’istituto Ref già calcoliamo dell’1% anziché 1,6. Ma l’Europa, visto il contesto, potrebbe ammorbidirsi».


FAMIGLIE A RISCHIO PANICO
Non la pensa così Stefano Manzocchi, direttore del dipartimento di Economia e finanza della Luiss.

Se le imprese rischiano un nuovo credit crunch, una restrizione del credito e dunque «maggiori difficoltà nell’ottenere finanziamenti», le famiglie potrebbero fare i conti con «l’effetto paura, il sentirsi meno ricchi».


E dunque «ricominciano ad aspettare, risparmiare, rinviare l’acquisto dell’auto», il vero traino del 2015.

Certo poi un rialzo dell’1,6% del Pil per quest’anno, come ipotizzato dal governo, è «forse ottimistico». Ma «anche se fosse l’1,4, l’impatto non sarebbe mostruoso». Il vero tema è il 2017.

«Se la ripresa non si consolida e non siamo in grado di aprire un dialogo costruttivo con l’Europa, ci ritroveremo impiccati alle clausole di salvaguardia, dunque all’aumento dell’Iva: un suicidio».



LE BANCHE TRABALLANO
Guardare alle Borse in picchiata di queste settimane può essere fuorviante.

Ma certo, ragiona ancora Manzocchi, «se l’inquietudine dei mercati si prolunga nel tempo, allora sì, può rallentare tutto: l’ennesimo caso di profezia che si autoavvera ».


Con le imprese costrette a rivedere i piani di investimento, le banche a ristrutturare pesantemente e a ridimensionarsi, le famiglie spaventate.


Oggi pessimismo, domani stagnazione o peggio.


D’altro canto, analizza Andrea Goldstein, managing director di Nomisma, vi sono anche motivazioni tecniche dietro i tracolli dei mercati.

«Le vendite automatiche, un nervosismo accentuato che sovradimensiona le crisi mondiali (dal lancio del missile in Corea alle tensioni tra Turchia e Russia), le vendite anche in perdita dei fondi sovrani istituzionali, soprattutto arabi, in cerca di liquidità per rientrare da esposizioni e pagare gli stipendi, con le quotazioni del petrolio ai minimi».

La tempesta azionaria, certo, arriva nel momento peggiore per l’Italia.


«Ripresa ancora tenue, non brillante.

Le famiglie hanno ricostruito il materasso, ma i consumi non riprendono.

Le imprese, viste le tensioni sui mercati, a questo punto saranno più caute.

D’altro canto, la crisi impatta più a livello di percezione.

Cresce l’incertezza. E le banche poi soffrono tutte, anche quelle francesi, anche le migliori ».


RITORNO ALLA LEHMAN
«Vedo uno scenario privo di controllo, al pari di un’automobile senza volante a cento all’ora », si incupisce Giacomo Vaciago, docente di Economia monetaria alla Cattolica di Milano.





«Sembra di essere tornati al 15 settembre 2008, al crollo della Lehman Brothers», dunque all’origine della grande crisi.


«Anzi qui è peggio di allora.


Dall’11 di agosto i capitali non stanno più fermi, abbandonano la Cina.

Il Qe non funziona più, così come gli annunci di Draghi, il cui effetto calmante ora dura 48 ore al massimo.

Articolo intero su La Repubblica del 09/02/2016.
camillobenso
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Re: Economia

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Borse ancora in profondo rosso: Milano a -3,2%
Economisti: “Iniziative forti o si torna al 2011″


Dopo il lunedì nero, la giornata di oggi ha segnato ancora perdite per i listini europei. Atene la peggiore
Messori (Luiss): “Manca motore di crescita globale”. Vaciago (Cattolica): “Colpa dell’inerzia dei governi”
Economia & Lobby
“Il problema non è l’Italia, ma il mercato che è allo sbando. Servono certezze e invece prevale la delusione per quello che non fanno i governi”. E’ l’impietosa analisi dell’economista Giacomo Vaciago sull’andamento delle borse europee, che oggi hanno registrato l’ennesimo tracollo. Tutto il Vecchio continente ha archiviato la seduta in rosso e Milano ha perso un ulteriore 3,2 per cento. Peggio solo il listino di Atene, a -3,8%, mentre Madrid ha contenuto il calo al 2,8%. Analisi severa anche per Marcello Messori: “Per non tornare al 2011 servono iniziative forti”

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Borse ancora in rosso, Milano a -3,2%. Messori: “Servono iniziative forti per evitare che si torni al 2011″
Economia

Il direttore della Scuola di economia europea della Luiss: "Manca un motore di crescita globale". L'economista Vaciago: "Colpa dell'inerzia dei governi. Lagarde e Juncker annuncino cosa intendono fare per stimolare l'economia". Intanto il differenziale tra i titoli di Stato greci e quelli tedeschi torna a sfondare quota 1000 punti. Gli investitori fuggono dal rischio spostando gli investimenti sulle obbligazioni dei Paesi considerati più sicuri
di F. Q. | 9 febbraio 2016
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“Il problema non è l’Italia, ma il mercato che è allo sbando.


Servono certezze e invece prevale la delusione per quello che non fanno i governi”.


E’ l’impietosa analisi dell’economista Giacomo Vaciago sull’andamento delle borse europee, che martedì hanno registrato l’ennesimo tracollo.


Tutto il Vecchio continente ha archiviato la seduta in rosso e Milano ha perso un ulteriore 3,2 per cento.


Peggio solo il listino di Atene, a -3,8%, mentre Madrid ha contenuto il calo al 2,8%. Parigi ha chiuso in ribasso di 1,69 punti percentuali e Francoforte dell’1,11%.



Sul mercato obbligazionario tornano nel mirino delle vendite i titoli di Stato della Grecia.


Dove in questi giorni, complice la discussione della nuova riforma delle pensioni imposta dalla troika, sta andando in scena un déjà vu della crisi della scorsa estate.

Lo spread fra il decennale ellenico e il Bund tedesco è tornato ai massimi dall’agosto 2015, sfondando il tetto dei 1.000 punti per chiudere a 1.055.

Si raffredda invece leggermente la febbre sui titoli di Stato italiani e spagnoli: il differenziale tra Btp a dieci anni e Bund è calato a quota 145 dai 146 di lunedì, quello tra Bonos e Bund è sceso da 153 a 152.





Vaciago: “Ai mercati servono certezze. Lagarde e Juncker dicano cosa intendono fare” - Il problema “non sono le singole schegge, ieri Mps e Deutsche Bank, ma il vetro che si è rotto e che bisogna assolutamente aggiustare“, argomenta Vaciago.






I governi”, secondo il docente della Cattolica, “si limitano a fare conferenze stampa senza risolvere i problemi”.

Problemi che “ci sono e ormai vedono tutti”.





“Draghi ha indicato i fenomeni che producono deflazione, come il petrolio, ma nel frattempo”, nota Vaciago, “è esplosa la Borsa cinese e la Yellen (numero uno della Fed, ndr) ha alzato i tassi Usa dicendo che l’economia andava bene, ma non era vero”.






A pesare è anche il fatto che “Juncker ha annunciato un piano di crescita due anni fa, che però va avanti con il contagocce ed è una delusione”.






A livello mondiale, poi, “la Cina continua a sprecare risorse senza essere in grado di governare l’economia e riesce solo a buttare sul mercato dei cambi la valuta accumulata negli anni passati”.



Per questo il docente si augura che “quanto prima Lagarde e Juncker, anziché fare prediche, annuncino quello che intendono fare per stimolare la crescita, perché i mercati hanno bisogno di certezze”.




Mercoledì, intanto, parlerà al Congresso Usa la Yellen, al suo primo intervento pubblico da quando a dicembre la Federal reserve ha deciso il primo rialzo dei tassi dal 2006. Secondo gli analisti, non dovrebbe indicare nessun aumento dei tassi in marzo e dovrebbe mostrarsi cauta sul futuro, mettendo in evidenza che l’economia americana è solida e le difficoltà arrivano dall’esterno.





Messori: “Per evitare di tornare a una crisi tipo 2011 servono iniziative forti” – “Qualsiasi economista si chiede se siamo tornati alla crisi finanziaria del 2011, con un tracollo del settore bancario e la tensione sugli spread. Non ci siamo, o almeno non ancora”, commenta Marcello Messori, direttore della Scuola di economia europea della Luiss.







Fanno da scudo l’irrobustimento delle istituzioni europee e l’unione bancaria, il quantitative easing della Bce e una politica di bilancio dell’Unione europea “moderatamente espansiva”.





Ma “è cruciale almeno una garanzia comune dei depositi.






E per evitare che passo dopo passo si torni al 2011 occorrono iniziative molto forti di policy”.



Infatti “rispetto a un anno fa il quadro macroeconomico sta peggiorando, non solo nei Paesi emergenti ma anche in Cina e negli Usa dove la crescita è sempre più fragile: forse sono vicini al punto di inversione del loro ciclo economico” dopo una lunga fase di crescita.




In più “l’Europa e l’Italia hanno ancora tassi di crescita troppo modesti.



In questa situazione manca un motore di crescita globale“.



Occorre quindi rilanciare la domanda aggregata in Europa e rafforzare la produttività, spiega Messori.



Ma resta anche da sciogliere il nodo delle banche: “in qualche misura viene al pettine una questione evidenziata più volte dal Fondo monetario internazionale, che il settore bancario europeo ha fatto una pulizia incompleta delle scorie della crisi del 2007-2009″ e, per l’Italia, dei prestiti problematici. Una situazione esacerbata dall’entrata in vigore delle nuove regole europee.




Listini europei ancora in rosso, Milano maglia nera – Martedì nessun rimbalzo per i listini europei, che hanno aperto di nuovo deboli in scia a uno scivolone dei mercati asiatici.


Tokyo ha infatti chiuso a -5,4% e Sidney a -2,88%, mentre Shanghai, Hong Kong, Seul e Taiwan rimarranno chiuse fino al 10 febbraio per il capodanno cinese.

Milano e gli altri listini principali, dopo un iniziale recupero, sono tornati in rosso e sul finale hanno aggravato le perdite.

A Piazza Affari, maglia nera, sono crollate Ubi Banca, Popolare di Milano e Banco Popolare (tutte in perdita di più dell’8%) e Unicredit, che ha lasciato sul terreno il 7% dopo la presentazione dei risultati 2015.

Riammessa alle negoziazioni dopo una sospensione per eccesso di ribasso, è tornata a perdere terreno quando il consiglio di amministrazione ha rinnovato al fiducia all’ad Federico Ghizzoni.

In calo anche Intesa, a -6 per cento.

Il Monte dei Paschi di Siena ha aggiornato il minimo storico: con le azioni a quota 0,5euro, la capitalizzazione è scesa sotto 1,5 miliardi di euro. In un mese l’istituto senese ha lasciato sul terreno il 51,73%.

Ha sofferto ancora, dopo il -7,8% di lunedì, la borsa di Atene, che sconta i timori per la tenuta del governo Tsipras. La troika, per sbloccare la prossima tranche di aiuti, chiede l’approvazione di una nuova riforma delle pensioni, mentre nel Paese sono ricominciate le proteste di piazza.

Un déjà vu che sta affossando soprattutto i titoli bancari.

Fonti finanziarie hanno infatti fatto sapere che la vigilanza della Bce ha sollevato dubbi e chiesto chiarimenti sulle modalità di ricapitalizzazione degli istituti ellenici che non ricadono direttamente sotto la sua competenza, a partire da Attica Bank.




A Francoforte Deutsche Bank nel mirino -


Male anche Francoforte, dopo l’inatteso calo della produzione industriale che a dicembre è scesa per il secondo mese consecutivo: -1,2% su novembre. Il surplus commerciale di Berlino è poi calato a 18,8 miliardi di euro, dai 20,5 miliardi del mese precedente e sotto i 20 miliardi stimati dal mercato. Nell’intero 2015 l’export di Berlino ha comunque segnato un nuovo record, aumentando del 6,4% rispetto al 2014. A zavorrare il listino di Francoforte è stata anche la pessima performance di Deutsche bank, che ha ceduto un altro 5,07% in scia alle preoccupazioni del mercato sulla sua liquidità.



Il co-amministratore delegato John Cryan è stato costretto a inviare ai dipendenti una lettera in cui chiede di “comunicare ai clienti che Deutsche Bank resta assolutamente e fondamentalmente solida, data la sua forte posizione di capitale e sul rischio”. Quanto alle indiscrezioni sugli accantonamenti dell’istituto per i crediti in sofferenza, che sarebbero insufficienti, il manager scrive di “non condividere in alcun modo” queste preoccupazioni: “Molto probabilmente aumenteremo gli accantonamenti nel corso dell’anno, ma questo è già stato preso in considerazione nel nostro piano finanziario”.


Stabile lo spread Btp-Bund. Ma gli investitori puntano sui titoli dei Paesi più solidi – Si sono però allentate lievemente le pressioni sui debiti sovrani determinate dalla “fuga dal rischio” degli investitori. Il differenziale di rendimento (spread) tra i Btp e titoli di Stato tedeschi a dieci anni ha chiuso a 145 punti dopo aver toccato in mattinata i 153. Il rendimento del decennale italiano si è attestato all’1,68%, mentre il tasso di interesse pagato dai Bund è risalito leggermente allo 0,24%. Stabile anche il differenziale dei Bonos decennali che ha terminato a 152 punti, con i titoli spagnoli che rendono l’1,75 per cento. Fa eccezione la Grecia, dove come già visto lo spread è risalito oltre il livello di guardia.



Innegabile che in generale, in un clima di incertezza sull’evoluzione dell’economia mondiale e con il prezzo del petrolio che non accenna a risalire, l’avversione al rischio stia aumentando.


Lo dimostra il fatto che da inizio 2016 il tasso sui titoli di Stato decennali statunitensi, che sono considerati un rifugio sicuro, è scivolato ai minimi degli ultimi mesi, poco sopra 1,7 per cento. Oggetto di acquisti anche i buoni del Tesoro giapponesi, il cui rendimento martedì è sceso sottozero per la prima volta nella storia. In rialzo anche le quotazioni dei tradizionali beni rifugio: l’oro da fine gennaio ha innescato una corsa al rialzo, facendo un percorso inverso a quello delle borse.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... i/2445529/
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Re: Economia

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09/02/2016 19:51
Petrolio: continua a perdere terreno (-6%), sotto i 28 dollari al barile

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) -

New York, 09 feb - Il petrolio continua ad aumentare le sue perdite nel corso della seduta di oggi. In questo momento il contratto del greggio a marzo viaggia al Nymex in ribasso del 6,3% a quota 27,88 dollari al barile. A spingere verso il basso il contratto continuano a essere le ampie scorte mondiali e nessuna decisione da parte dei paesi produttori riguardo a un taglio.
Attenzione massima per il dato sulle scorte settimanali di energia americane, che saranno pubblicate domani.
A24-Pau (RADIOCOR) 09-02-16 19:51:41 (0667)ENE 5 NNNN
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

Unicredit, i nodi della gestione vengono al pettine. Il mercato boccia conti e fiducia all’ad Ghizzoni
Lobby

Titolo a picco nel giorno del bilancio 2015 e del rinnovo della fiducia all'amministratore delegato. E mentre l'unica banca italiana di sistema soffre più dei concorrenti, al Tesoro si preferisce puntare il dito altrove
9 febbraio 2016
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Una giornata nera che più nera non si può per Unicredit. La tanto attesa presentazione dei conti del gruppo è stata l’occasione per un ulteriore scivolone del titolo, falcidiato dalle vendite come e più degli altri titoli bancari avendo terminato le contrattazioni con un vertiginoso crollo del 7,91% a 2,77 euro. Una débacle che non si spiega tanto con il clima generale di sfiducia sul sistema bancario italiano e con il pessimo avvio d’anno delle Borse, quanto piuttosto con la gestione dell’istituto di Piazza Gae Aulenti. Una gestione che da tempo il mercato dimostra di non apprezzare e verso la quale importanti azionisti della banca si mostrano sempre più insofferenti: alla vigilia del consiglio d’amministrazione sui conti Leonardo Del Vecchio ha espresso in un’intervista la necessità di un cambiamento, di una discontinuità rispetto al passato.

E non è certo l’unico, dato che in questi anni i risultati non sono arrivati e il titolo ha perso oltre l’80% del valore. Il piano triennale presentato lo scorso novembre è stato molto criticato in questi mesi perché secondo molti analisti e osservatori non è sufficiente a ottenere l’auspicata inversione di tendenza e presto potrebbe rendersi necessario l’ennesimo aumento di capitale. Circostanza, questa, sempre negata dal management, ma i conti 2015 – nonostante gli annunci roboanti stile “abbiamo superato le attese” – non sembrano portare molta acqua al mulino dell’amministratore delegato Federico Ghizzoni come dimostrano una volta in più le vendite che hanno investito il titolo a Piazza Affari e il fatto che si siano intensificate non appena è stato diffuso il comunicato con il quale il consiglio d’amministrazione “ha espresso all’unanimità la sua piena fiducia all’amministratore delegato e il convinto supporto al suo operato”.

I dati 2015 saranno anche migliori delle stime di consensus calcolate dalla stessa Unicredit sulla base delle attese di 18 operatori, ma il conto economico riclassificato mette in evidenza delle negatività di non poco conto in termini di risultati e di margini operativi, oltre che di utili: gli accantonamenti sono più che raddoppiati, il risultato lordo dell’operatività corrente è crollato del 34,7% passando dai 4 miliardi del 2014 ai 2,6 del 2015, il risultato netto è sceso solo del 9,3% grazie al minor carico fiscale e l’utile netto del gruppo si è attestato a 1,7 miliardi, in calo del 15,6% rispetto allo scorso esercizio. Per cercare di indorare la pillola Unicredit sottolinea che l’utile sarebbe 2,2 miliardi se si escludono le poste non ricorrenti, come ad esempio l’esborso effettuato a fine anno per il salvataggio delle quattro banche poste in risoluzione (Popolare Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti).

A ben guardare però questo esborso (173 milioni complessivamente versati al Fondo di risoluzione italiano e a quello polacco) spiega solo in parte il calo degli utili. Tra le poste non ricorrenti sono infatti elencati anche i 214 milioni degli oneri di ristrutturazione legati al piano strategico e i 298 milioni legati alla valutazione di Ukrsotbank oltre agli accantonamenti sui crediti denominati in franchi svizzeri in Croazia. Il fatto è che gli oneri non ricorrenti ricorreranno tutti gli anni, specie se si sta attuando un piano industriale volto alla razionalizzazione del gruppo, e dunque non ha senso guardare l’utile al lordo di queste poste. Anzi, sotto il profilo della redditività del business sono decisamente più significative le poste che stanno sopra l’utile, come appunto il risultato operativo lordo che nel 2015 è appunto crollato.

A colpire, però, nei risultati di Unicredit è sorattutto l’affermazione che i coefficienti patrimoniali mostrano un significativo rafforzamento: “il Cet1 ratio fully loaded pro-forma migliora a 10,94% con una significativa generazione di capitale di 92 punti base – si legge nel comunicato della banca -. Il Cet1 ratio transitional pro-forma raggiunge 10,73%, il Tier1 ratio transitional pro-forma si attesta a 11,64% e il Total Capital ratio transitional pro-forma a 14,36%”. Si tratta di dati, sottolinea Unicredit, che per quanto riguarda il Cet1 ratio superano “già i requisiti che attualmente sono previsti per il 2018”. Tutto vero, ma come è stato raggiunto questo rafforzamento patrimoniale? In parte (14 punti base) grazie all’aumento di capitale a titolo gratuito deliberato oggi stesso dal consiglio d’amministrazione per distribuire in azioni il dividendo di 12 centesimi e in parte anche per effetto degli aumenti di capitale, sempre a titolo gratuito, per i piani di incentivazione al personale del gruppo e delle controllate (oltre 80 milioni di euro). Una modalità di rafforzamento patrimoniale che, come abbiamo visto, non rassicura affatto il mercato: basti pensare che nelle ultime due sedute Unicredit ha lasciato sul terreno oltre il 12%, scivolando abbondantemente sotto quota 3 euro.

Oltre alle questioni economiche e patrimoniali pesa anche il giudizio sulla governance dell’istituto: il caso Palenzona-Bulgarella ha fatto emergere uno spaccato inquietante di ciò che accade ai piani alti della maggiore e più internazionalizzata banca italiana (e il fatto che la banca si sia autoassolta non chiude affatto il caso) mentre l’insoddisfazione dei soci è crescente. “Accetto critiche ed elogi, rispettando tutti gli azionisti”, ha detto Ghizzoni in conferenza stampa riferendosi alla richiesta di discontinuità espressa da Del Vecchio, ma di qui alla prossima assemblea il fronte che desidera un cambio al vertice rischia di allargarsi, soprattutto se il piano non porterà risultati significativi entro il primo trimestre. Le prospettive di crescita di redditività della banca sono molto legate alla ripresa economica, ma questo avvio d’anno sta raffreddando – e di molto – gli entusiasmi.

Mentre Unicredit soffre e il sistema bancario italiano prende colpi da tutte le parti a causa soprattutto della mancata soluzione alla questione dei crediti in sofferenza, c’è chi nel governo preferisce puntare il dito altrove, come il portavoce del ministro Pier Carlo Padoan che ai “catastrofisti di casa nostra che non riescono a vedere oltre al proprio naso” dedica una rassegna stampa fatta di titoli e articoli che parlano dei crolli di altre Borse, delle difficoltà di Deutsche Bank e di quelle delle società americane dello shale gas. Un punto di vista curioso il suo, come se additare i problemi altrui togliesse qualcosa ai nostri e soprattutto togliesse responsabilità a un governo che sulla questione banche continua a dimostrarsi colpevolmente irresoluto e in ritardo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... i/2448829/
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Re: Economia

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Workers buyout, quando i lavoratori recuperano la fabbrica. Con la crisi i casi sono aumentati del 50%

09/02/2016 di triskel182



Un rapporto Euricse dà conto di 122 aziende in difficoltà rilevate dai dipendenti, al netto delle esperienze che hanno chiuso. Le storie della Ora Acciaio di Pomezia, che dopo il fallimento è ripartita come cooperativa, della Italcables di Caivano, della friulana Ceramiche Ideal Scala e della copisteria Zanardi di Padova, rinata dopo che il fondatore si era ucciso perché sommerso dai debiti.

C’è la fabbrica di mobili a Pomezia, fallita e poi rilanciata da venti dipendenti. C’è lo stabilimento dell’arredo da bagno nel Friuli, che la multinazionale voleva chiudere ma i lavoratori hanno rilanciato. C’è la storia della copisteria padovana rifondata dai suoi stessi addetti, che ha attirato l’attenzione perfino del New York Times. Si tratta del fenomeno dei workers buyout: si definisce così il salvataggio di un’impresa da parte dei dipendenti che ci hanno lavorato.

Attraverso una ristrutturazione aziendale, usando i risparmi, il Tfr o l’indennità di mobilità, i lavoratori acquistano la proprietà dell’intera società o di una sua parte. In Italia, questa pratica ha registrato un boom a partire dal 2008, inizio della crisi economica. Tra 2007 e 2014 si è passati da 81 a 122 casi, con un balzo in avanti del 50%.

I numeri del fenomeno sono nero su bianco nel rapporto “Le imprese recuperate in Italia”, redatto nel 2015 da Euricse, l’istituto europeo di ricerca sull’impresa cooperativa e sociale. Il documento registra 252 casi di workers buyout nel nostro Paese dal 1979 a oggi. Al netto delle esperienze che hanno chiuso, a fine 2014 si contavano 122 fabbriche recuperate, un numero che non a caso è cresciuto costantemente con la crisi. Non certo una casualità. I curatori del rapporto individuano tre cause per questa impennata: l’aumento della disoccupazione, la contrazione del settore manifatturiero e il numero crescente di chiusure aziendali rispetto alle aperture. Gli studiosi evidenziano “un buon tasso di sopravvivenza delle fabbriche recuperate”: la vita media di un workers buyout si attesta a quasi 13 anni, poco meno rispetto al livello delle imprese italiane, che arrivano a 13,5 anni.

Questa possibilità di rilancio è stata sfruttata sempre più spesso durante questi anni di crisi. E non mancano nuovi esempi anche nelle ultime settimane. Il caso più recente è quello della Ora Acciaio, azienda che a Pomezia (Roma) produce mobili per ufficio di alta gamma. Nata con il boom economico degli anni ’60, la società si è rafforzata negli anni conquistandosi un mercato anche nell’Est Europa e in Medio Oriente. Ma a dicembre 2014, è arrivato il fallimento. Eppure, venti dipendenti hanno deciso di rimettersi in gioco e il 20 gennaio scorso la fabbrica è ripartita con la nuova forma di società cooperativa per azioni.

Solo un mese prima, a dicembre, anche la Italcables di Caivano (Napoli) è rinata dalle ceneri della crisi grazie all’impegno di 51 ex dipendenti, ora soci fondatori della nuova azienda: si tratta della prima esperienza di workers buyout in ambito siderurgico. Dalla Campania al Friuli, uno dei casi più conosciuti degli ultimi anni è quello della Ideal Standard di Orcenico (Pordenone), che produce arredo da bagno: nel 2014 la casa madre ha deciso di chiudere lo stabilimento, licenziando i 400 dipendenti. Ma a luglio un gruppo di operai ha fondato una nuova cooperativa, laCeramiche Ideal Scala, che ha rilanciato la produzione: partita con 50 addetti, entro il 2018 si propone di riassorbire 150 lavoratori. Infine, c’è la storia della copisteria Zanardi di Padova, raccontata anche dal New York Times. L’imprenditore Giorgio Zanardi, sommerso dai debiti, si è impiccato in azienda nel febbraio del 2014. Pochi giorni prima la società, che contava 110 dipendenti, aveva chiesto il concordato liquidatorio. Ventiquattro lavoratori non si sono arresi e hanno rifondato una cooperativa sulle ceneri della vecchia copisteria. Nel primo anno di attività, l’azienda ha fatturato 2,5 milioni di euro.

A sostegno delle iniziative di recupero delle imprese intervengono anche il sistema cooperativo e lo Stato. Legacoop,Confcooperative e altre federazioni hanno messo a disposizione finanziamenti soprattutto attraverso i fondi del movimento cooperativo. “Dall’inizio della crisi Legacoop, attraverso il proprio fondo mutualistico, ha sostenuto in Italia 48 workers buyout, che hanno coinvolto 1.081 soci e salvato 1.257 posti di lavoro – spiegaMauro Lusetti, presidente di Legacoop Nazionale – Queste imprese hanno messo in moto, grazie al contributo di Coopfond e all’impegno dei soci, investimenti per oltre 56 milioni di euro“. Accanto al sistema cooperativo, anche lo Stato fornisce un sostegno economico alle iniziative di workers buyout. Alla base di questo supporto, c’è la cosiddetta legge Marcora, approvata nel 1985 e poi modificata nel 2001. La norma prevede che le imprese recuperate possano beneficiare di due fondi: Foncooper, unfondo di rotazione costituito da prestiti a basso interesse, e il fondo speciale per la salvaguardia dei livelli occupazionali. I contributi statali possono essere pari alla quota versata dai lavoratori, ma devono essere restituiti entro un periodo di 7-10 anni. La legge consente poi alla società di avere un socio finanziatore come membro della cooperativa per l’intera durata dell’investimento.

Da ilfattoquotidiano.it
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

OTTOVOLANTE



Dopo il rimbalzone tecnico di ieri, allacciatevi le cinghie di sicurezza.






Piazza Affari in caduta libera
Dopo il rimbalzo di ieri, i titoli bancari tornano ad affossare le Borse. Milano maglia nera d'Europa, spread a 150 punti
di Franco Grilli
20 minuti fa
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Re: Economia

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Economia & Finanza




Borse Ue ancora a picco. Milano crolla a -5%

Dopo il rimbalzo di ieri, borse Ue tutte in negativo. Titoli bancari tracollano. Spread torna a 150 punti

Economia & Lobby
Archiviato il rimbalzo, tornano tutte in negativo le principali borse europee. Pesa il timore di una nuova recessione globale, dopo che il numero uno della Fed Janet Yellen ha ammesso timori sulle prospettive dell’economia che inducono a rimandare il rialzo dei tassi di interesse. E non aiuta il nuovo calo del petrolio. Travolti dall’incertezza, gli investitori cercano porti sicuri, dall’oro ai titoli di Stato tedeschi. Così torna ad allargarsi oltre i 150 punti anche il differenziale di rendimento (spread) tra i Btp italiani e i Bund. Citigroup: “L’economia globale è in una spirale della morte, arriva l’Oilmageddon”


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Borsa, mercati Ue tornano in rosso. Pesano timore di nuova recessione e crollo del petrolio. Milano a picco


Numeri & News

Piazza Affari è arrivata a cedere oltre il 5%, trascinata giù ancora una volta dai titoli bancari. Lo spread tra i titoli di Stato italiani a dieci anni e i corrispettivi tedeschi è tornato a superare i 150 punti: è l'effetto dell'ulteriore calo dei rendimenti dei Bund, rifugio sicuro su cui gli investitori puntano nelle fasi di incertezza. Citigroup: "Economia globale in una spirale della morte"
di F. Q. | 11 febbraio 2016



Archiviata la giornata di rimbalzo, tornano tutte in negativo le principali borse europee. Pesa il timore di una nuova recessione globale, dopo che il numero uno della Fed Janet Yellen ha ammesso che i timori sulle prospettive dell’economia inducono a rimandare il rialzo dei tassi di interesse. E non aiuta il nuovo calo del petrolio, sceso a 27 dollari al barile per quanto riguarda il Wti, mentre il Brent oscilla intorno ai 30 dollari. Travolti dall’incertezza, gli investitori cercano porti sicuri, dall’oro ai titoli di Stato tedeschi. Così torna ad allargarsi anche il differenziale di rendimento (spread) tra i Btp italiani e i Bund.

Milano a picco con le banche – La maglia nera dei listini europei va ancora una volta a Milano, che è arrivata a perdere oltre il 5%. Ma le vendite hanno la meglio su tutti i mercati del Vecchio Continente, con Madrid giù del 4% e Parigi e Francoforte entrambe in profondo rosso. A trascinare Piazza Affari verso il basso è ancora una volta il settore bancario. Ubi, dopo i conti di fine 2015, è stata sospesa più volte per eccesso di ribasso e una volta riammessa alle contrattazioni è affondata di oltre il 16%. Mediobanca cede poco meno del 10%, seguita da Bper e Mps che lasciano sul terreno oltre l’8%. Male anche Intesa e Unicredit. “Lo scetticismo sui mercati si sta trasformando in vero e proprio pessimismo e torna a prevalere il risk off dopo la pausa di ieri”, sottolinea Vincenzo Longo, market analyst di Ig. “I conti delle grandi banche europee non convincono gli operatori e non fanno che alimentare i dubbi sul comparto”.

Torna la tensione sugli spread - Alta tensione anche sui titoli di Stato: il differenziale di rendimento (spread) tra quelli italiani e il Bund tedesco è tornato a superare i 150 punti, nonostante lo scudo della Banca centrale europea che acquista sul mercato le obbligazioni dei Paesi considerati meno sicuri. I tassi di interesse dei Btp sono in realtà saliti di poco, all’1,69% dall’1,63% della chiusura di martedì. Ma il gap si è allargato perché continuano a calare i rendimenti del Bund, rifugio sicuro su cui gli investitori puntano nelle fasi di incertezza: il tasso è sceso allo 0,17% dallo 0,24% di martedì. La fuga del rischio si manifesta anche con il rialzo delle quotazioni dell’oro, che ha superato i 1.200 dollari l’oncia per la prima volta dal maggio dello scorso anno.

Il rapporto Citigroup: “Economia globale in una spirale della morte” – Secondo un rapporto diffuso nei giorni scorsi da Citigroup i mercati sono intrappolati in una “spirale della morte” innescata da quattro fenomeni correlati: il dollaro forte, i prezzi delle materie prime troppo bassi, il rallentamento della crescita dei Paesi emergenti e l’indebolimento dei flussi di capitali e merci. “Questo porterà ad un ‘Oilmageddon‘: una significativa e sincronizzata recessione globale e un mercato orso (fortemente ribassista, ndr)”, scrive l’analista Jonathan Stubbs. “Sembra ragionevole assumere che un altro anno di movimenti estremi del dollaro (verso l’altro) e delle materie prime (verso il basso) continuerà a spingere questo ciclo negativo rendendo molto difficile per la politica contrastare la disinflazione e fermare i rischi al ribasso”, scrive l’analista Jonathan Stubbs. “Ed è probabile che i profitti delle aziende e i mercati azionari soffriranno ancora di più in questo scenario di Oilmageddon”.

Per Hong Kong il peggiore inizio d’anno dal 1994 – In negativo anche le borse asiatiche, pur a ranghi ridotti. Chiuse Tokyo, Shanghai, Shenzhen per festività, Hong Kong è affondata a -4 per cento. Per l’Hang Seng è l’inizio d’anno peggiore dal 1994. “Non si può evitare un calo, perché tutto è crollato tanto in questo periodo e le stesse preoccupazioni sono ancora lì: il prezzo del petrolio, la recessione globale”, ha spiegato a Bloomberg Steven Leung della banca d’affari Uob Kay Hian.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... o/2453494/
camillobenso
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

TRA IL COMICO, E IL....MICA TANTO.......

b]
COSA NE PENSANO GLI ITALIANI DELL'OTTOVOLANTE
[/b]


LA VOX POPULI




Daniel Fortesque • 25 minuti fa

...tornano in rosso... ...ma tanto, poi, domani "rimbalzano"...
...fanno su e giù come quella pelle lì, per far piacere a qualcuno...



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fabio • 29 minuti fa

Certo è curioso che come il famigerato bail in è diventato operativo, il settore bancario italiano è passato da "quello solido e senza problemi" all'oggetto del tiro al piccione degli investitori. Una volta trovato lo stratagemma per ripagare le banche in odore di fallimento, tra prestiti elargiti agli amici che non li ripagano e miliardi di derivati in pancia, improvvisamente si scopre che sono tutte marce. E dobbiamo anche sorbirci la nenia che è il petrolio che costa meno che ci porterà sull'orlo del baratro. Negli anni 70 quando schizzò alle stelle invece non mi ricordo che gioivamo tutti, anzi i week-end c'erano le targhe alterne per risparmiare....

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Re Artù • 43 minuti fa

Strano, al tiggì dicono che si vede la luce in fondo al tunnel. Secondo me sta arrivando anche velocemente. Sono speranzoso. La vedo. E' lì che mi viene incontro.

Credo che mi farò un selfie...


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fabio Re Artù • 36 minuti fa

Bisogna stare attenti alle luci che si vedono in fondo al tunnel....a volte sono quelle del frecciarossa o di Italo...
.
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Unbanned4Me • un'ora fa

Basta! Basta è il tempo di fare scelte radicali.

Privatizziamo il Governo!!!

Come?
Già fatto?

Vendiamo Palazzo Chigi agli arabi in cambio di RoleX!


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Ladyold • un'ora fa

Le borse del Mondo dovrebbero crollare ancora di più di oggi, dovrebbero arrivare almeno al -50% così tutti i ricchoni che investono nelle borse,vanno ha raccogliere il ferro nei cassonetti dell'immondizia. Investono nella "finanza" perchè a una tassazione agevolata, non investono nelle rinnovabili, fabbriche, ricerche farmaceutica, nel sociale pensano solo ad accumulare denaro che alla fine non riusciranno neanche ha portarlo nell'aldilà.

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ppaul • un'ora fa

davvero esilarante:
la borsa va giù->titolone in rosso
la borsa risale o rimbalza recuperando quanto perso->trafiletto ben nascosto
il quotidiano del "tanto peggio tanto meglio"! :-)


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