Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Io condivido in toto l'articolo di Giulietti.
Diritti
Family Day, a chi non piace la maternità di Giorgia Meloni?
di Beppe Giulietti | 2 febbraio 2016
Commenti (128)
Non condividiamo le posizioni politiche di Giorgia Meloni. Le sue invettive su immigrazione, accoglienza, solidarietà, diritti civili, sino alle ultime sulla libera scelta della propria sessualità, contengono elementi di intolleranza e si inseriscono nel filone della destra europea più aggressiva e radicale.
Non a caso, di tanto in tanto, ci ricorda di essere nata “dalla parte sbagliata della barricata”, cioè dalla parte dei fascisti.
Peraltro, nel suo caso, non è nata dalla parte sbagliata, ma ha scelto dopo e in modo consapevole di stare da quella parte, quella che è stata segnata anche dalle leggi razziali e della negazione dei diritti e delle diversità. Proprio perché non condividiamo le sue scelte passate e presenti, sentiamo il bisogno di condannare senza attenuanti chi ha scelto, spesso coperto dall’anonimato, di insultarla e di aggredirla perché presto diventerà… madre.
Pubblicità
Gli squadristi della rete hanno preso di mira la sua gravidanza, augurando a Lei e al nascituro o nascitura, ogni sorta di maledizione e tutto il male possibile. Gli anonimi mazzieri, che peraltro usano il linguaggio tipico dei razzisti, hanno anche rivendicato il loro diritto all’insulto, alla bestemmia, alla minaccia, perché tali espressioni sarebbero “protette” dall’articolo 21 della Costituzione e dalla libertà della rete e in rete.
Naturalmente di tratta di una idiozia senza fondamento alcuno, anzi un simile uso della rete è un insulto nei confronti di chi ama la libera circolazione delle opinioni, anche le più radicali. Per queste ragioni gli insulti contro Giorgia Meloni non possono trovare alibi, giustificazioni, ammiccamenti furbi ed opportunistici. Quegli insulti sono intollerabili, non solo contro Giorgia Meloni, ma contro chiunque, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.
Ci auguriamo che Giorgia Meloni, come qualsiasi altra donna, porti felicemente a termine la sua maternità, per poter, subito dopo, tornare a contrastare con rinnovato impegno le sue posizioni politiche.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... i/2427033/
Diritti
Family Day, a chi non piace la maternità di Giorgia Meloni?
di Beppe Giulietti | 2 febbraio 2016
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Non condividiamo le posizioni politiche di Giorgia Meloni. Le sue invettive su immigrazione, accoglienza, solidarietà, diritti civili, sino alle ultime sulla libera scelta della propria sessualità, contengono elementi di intolleranza e si inseriscono nel filone della destra europea più aggressiva e radicale.
Non a caso, di tanto in tanto, ci ricorda di essere nata “dalla parte sbagliata della barricata”, cioè dalla parte dei fascisti.
Peraltro, nel suo caso, non è nata dalla parte sbagliata, ma ha scelto dopo e in modo consapevole di stare da quella parte, quella che è stata segnata anche dalle leggi razziali e della negazione dei diritti e delle diversità. Proprio perché non condividiamo le sue scelte passate e presenti, sentiamo il bisogno di condannare senza attenuanti chi ha scelto, spesso coperto dall’anonimato, di insultarla e di aggredirla perché presto diventerà… madre.
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Gli squadristi della rete hanno preso di mira la sua gravidanza, augurando a Lei e al nascituro o nascitura, ogni sorta di maledizione e tutto il male possibile. Gli anonimi mazzieri, che peraltro usano il linguaggio tipico dei razzisti, hanno anche rivendicato il loro diritto all’insulto, alla bestemmia, alla minaccia, perché tali espressioni sarebbero “protette” dall’articolo 21 della Costituzione e dalla libertà della rete e in rete.
Naturalmente di tratta di una idiozia senza fondamento alcuno, anzi un simile uso della rete è un insulto nei confronti di chi ama la libera circolazione delle opinioni, anche le più radicali. Per queste ragioni gli insulti contro Giorgia Meloni non possono trovare alibi, giustificazioni, ammiccamenti furbi ed opportunistici. Quegli insulti sono intollerabili, non solo contro Giorgia Meloni, ma contro chiunque, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.
Ci auguriamo che Giorgia Meloni, come qualsiasi altra donna, porti felicemente a termine la sua maternità, per poter, subito dopo, tornare a contrastare con rinnovato impegno le sue posizioni politiche.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il Fatto 3.2.16
Il commissario
Orfini a Roma espelle sei dem dissidenti Loro: “Basta minacce”
A movimentare le acque nella casa romana del Pd c’è ancora la fronda anti-Orfini. Non solo i ribelli al circolo Donna Olimpia dove qualche settimana fa i militanti della storica sede romana gli avevano fatto trovare le serrande abbassate per protestare contro l’accorpamento dei circoli deciso dal commissario ma anche a Tor Bella Monaca. Due giorni fa il consiglio del Municipio VI ha infatti bocciato la mozione di sfiducia al presidente Marco Scipioni (Pd), firmata anche da alcuni consiglieri dem e voluta dal commissario. Orfini non usa mezzi termini: “Chi ieri ha deciso di votare la fiducia non avrà alcun futuro né nel Partito democratico né nella coalizione di centrosinistra”, ha stabilito Orfini, che a Roma è il commissario del partito. In pratica, “scomunicati” senza se e senza ma. Ieri sono stati cinque i consiglieri dem, oltre a Scipioni, che hanno bocciato la mozione di sfiducia: Ambra Consolino, Stefano Criscuolo, Pasquale Gidaro, Carmine Giammarini, Stefano Pelone. “Basta con le minacce”, commentano i sei dem che hanno disobbedito a Orfini
Il commissario
Orfini a Roma espelle sei dem dissidenti Loro: “Basta minacce”
A movimentare le acque nella casa romana del Pd c’è ancora la fronda anti-Orfini. Non solo i ribelli al circolo Donna Olimpia dove qualche settimana fa i militanti della storica sede romana gli avevano fatto trovare le serrande abbassate per protestare contro l’accorpamento dei circoli deciso dal commissario ma anche a Tor Bella Monaca. Due giorni fa il consiglio del Municipio VI ha infatti bocciato la mozione di sfiducia al presidente Marco Scipioni (Pd), firmata anche da alcuni consiglieri dem e voluta dal commissario. Orfini non usa mezzi termini: “Chi ieri ha deciso di votare la fiducia non avrà alcun futuro né nel Partito democratico né nella coalizione di centrosinistra”, ha stabilito Orfini, che a Roma è il commissario del partito. In pratica, “scomunicati” senza se e senza ma. Ieri sono stati cinque i consiglieri dem, oltre a Scipioni, che hanno bocciato la mozione di sfiducia: Ambra Consolino, Stefano Criscuolo, Pasquale Gidaro, Carmine Giammarini, Stefano Pelone. “Basta con le minacce”, commentano i sei dem che hanno disobbedito a Orfini
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Re: Diario della caduta di un regime.
L’Italia corre il rischio di uscire dall’euro? Ecco chi ha ragione tra Munchau e Padoan
«La crescita italiana non sarà quella che il governo prevede ed è difficile che l'Italia possa rimanere nell'euro, perché ad un certo punto le converrà abbandonare la moneta unica», sostiene Munchau sul Financial Times. Nulla di vero, risponde il portavoce del ministero dell'Economia. Vediamo chi ha ragione e chi ha torto
http://www.nextquotidiano.it/litalia-co ... -e-padoan/
«La crescita italiana non sarà quella che il governo prevede ed è difficile che l'Italia possa rimanere nell'euro, perché ad un certo punto le converrà abbandonare la moneta unica», sostiene Munchau sul Financial Times. Nulla di vero, risponde il portavoce del ministero dell'Economia. Vediamo chi ha ragione e chi ha torto
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Re: Diario della caduta di un regime.
SALDI DI STAGIONE
Forza Italia, rinnovo delle tessere con lo sconto: quota dimezzata per chi si iscrive nuovamente al partito di Berlusconi
Palazzi & Potere
La novità contenuta in una lettera scritta dal responsabile organizzazione, Gregorio Fontana. Indirizzata a coordinatori regionali e provinciali. Ma anche a deputati e senatori. Che non avranno diritto alla riduzione e dovranno versare per interno i mille euro previsti da regolamento. Entro il prossimo 31 marzo. Pena la sospensione dalla partecipazione agli organi di vertice
di Giorgio Velardi | 5 febbraio 2016
Commenti (29)
In Forza Italia sono iniziati i saldi. Addirittura con sconti del 50% per i fedelissimi del partito di Silvio Berlusconi. Non è uno scherzo. Ma la campagna di fidelizzazione pensata per gli iscritti che anche quest’anno rinnoveranno la tessera. I quali, appunto, pagheranno metà della quota prevista invece per i nuovi aderenti. Il responsabile organizzazione dei forzisti, Gregorio Fontana, lo ha scritto nero su bianco in una lettera inviata il 3 febbraio scorso ai coordinatori regionali, provinciali e grandi città, più ai quadri elettivi a livello nazionale, provinciale e comunale. “Nel comitato di presidenza di Forza Italia della scorsa settimana – recita il documento di quattro pagine che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare – il presidente Silvio Berlusconi ha dato il via libera alla campagna adesioni 2016, confermando le attuali quote di adesione, con una riduzione pari al 50% per i rinnovi dei soci 2014/2015”. Mica male. Anche perché, con l’iscrizione, si avrà diritto a ricevere una tessera sulla quale, oltre al volto sorridente del Cavaliere, è riportata la seguente frase: “La difesa della libertà è la missione più alta e più nobile, la più entusiasmante che ci sia”.
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ASTENERSI INADEMPIENTI – Ad oggi, stando ai dati forniti a ilfattoquotidiano.it dallo stesso Fontana, Forza Italia conta circa centoundici mila aderenti. Meno di un terzo dei circa 380 mila iscritti al Pd. Un abisso, se si considerano pure gli oltre 10 milioni di voti raccolti da FI alle politiche 2013. E se anche un pezzo da novanta come l’ex ministro della Difesa Antonio Martino ha spiegato, in una recente intervista a Libero, di non aver rinnovato la tessera (lui che custodiva gelosamente la numero due), vuol dire che le cose non vanno poi tanto bene. Ecco quindi la ‘geniale’ trovata. Dalla quale sono comunque esclusi i quadri e gli eletti, che dovranno aderire entro il prossimo 31 marzo. “Oltre tale termine, in caso di inadempimento, potrà essere applicata la sospensione dalla partecipazione agli organi di partito, fino all’avvenuto accertamento del pagamento della quota annuale”, dice la lettera. Tradotto: i dirigenti e i parlamentari che non rinnoveranno la loro iscrizione non potranno ricoprire o ambire a ruoli di vertice. Ma quanto dovranno pagare? Mille euro tondi tondi. Stessa cifra prevista anche per i consiglieri regionali.
BENEMERITA TESSERA – Meno salato, invece, l’esborso previsto per presidenti di giunta e di consiglio provinciale, assessori e consiglieri provinciali, sindaci, presidenti di consiglio comunale e assessori nei comuni con elezioni amministrative a doppio turno: 300 euro. Mentre consiglieri comunali nei comuni con elezioni amministrative a doppio turno, sindaci e assessori a turno unico e consiglieri circoscrizionali se la caveranno con ‘appena’ 100 euro. Queste le quote per gli eletti secondo la tabella allegata a pagina due della missiva. Per gli aderenti, invece, i costi sono decisamente più contenuti. Soltanto 15 euro, che si dimezzano a 7,5 in caso di rinnovo, per il “volontario azzurro giovane” (dai 14 ai 28 anni). Venticinque euro, ridotti a 12,5 grazie allo sconto del 50%, per il “volontario azzurro senior” (oltre i 65 anni). Trenta euro (15 in caso di reiscrizione) per il “volontario azzurro” (adesione ordinaria). Poi c’è il “sostenitore azzurro”, che dovrà versare una quota “a partire da 100 euro”. Infine la categoria più prestigiosa, il “benemerito azzurro”, cioè i fedelissimi di Forza Italia. Che dovranno tirare fuori dal portafogli almeno 500 euro.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... i/2434768/
Forza Italia, rinnovo delle tessere con lo sconto: quota dimezzata per chi si iscrive nuovamente al partito di Berlusconi
Palazzi & Potere
La novità contenuta in una lettera scritta dal responsabile organizzazione, Gregorio Fontana. Indirizzata a coordinatori regionali e provinciali. Ma anche a deputati e senatori. Che non avranno diritto alla riduzione e dovranno versare per interno i mille euro previsti da regolamento. Entro il prossimo 31 marzo. Pena la sospensione dalla partecipazione agli organi di vertice
di Giorgio Velardi | 5 febbraio 2016
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In Forza Italia sono iniziati i saldi. Addirittura con sconti del 50% per i fedelissimi del partito di Silvio Berlusconi. Non è uno scherzo. Ma la campagna di fidelizzazione pensata per gli iscritti che anche quest’anno rinnoveranno la tessera. I quali, appunto, pagheranno metà della quota prevista invece per i nuovi aderenti. Il responsabile organizzazione dei forzisti, Gregorio Fontana, lo ha scritto nero su bianco in una lettera inviata il 3 febbraio scorso ai coordinatori regionali, provinciali e grandi città, più ai quadri elettivi a livello nazionale, provinciale e comunale. “Nel comitato di presidenza di Forza Italia della scorsa settimana – recita il documento di quattro pagine che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare – il presidente Silvio Berlusconi ha dato il via libera alla campagna adesioni 2016, confermando le attuali quote di adesione, con una riduzione pari al 50% per i rinnovi dei soci 2014/2015”. Mica male. Anche perché, con l’iscrizione, si avrà diritto a ricevere una tessera sulla quale, oltre al volto sorridente del Cavaliere, è riportata la seguente frase: “La difesa della libertà è la missione più alta e più nobile, la più entusiasmante che ci sia”.
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ASTENERSI INADEMPIENTI – Ad oggi, stando ai dati forniti a ilfattoquotidiano.it dallo stesso Fontana, Forza Italia conta circa centoundici mila aderenti. Meno di un terzo dei circa 380 mila iscritti al Pd. Un abisso, se si considerano pure gli oltre 10 milioni di voti raccolti da FI alle politiche 2013. E se anche un pezzo da novanta come l’ex ministro della Difesa Antonio Martino ha spiegato, in una recente intervista a Libero, di non aver rinnovato la tessera (lui che custodiva gelosamente la numero due), vuol dire che le cose non vanno poi tanto bene. Ecco quindi la ‘geniale’ trovata. Dalla quale sono comunque esclusi i quadri e gli eletti, che dovranno aderire entro il prossimo 31 marzo. “Oltre tale termine, in caso di inadempimento, potrà essere applicata la sospensione dalla partecipazione agli organi di partito, fino all’avvenuto accertamento del pagamento della quota annuale”, dice la lettera. Tradotto: i dirigenti e i parlamentari che non rinnoveranno la loro iscrizione non potranno ricoprire o ambire a ruoli di vertice. Ma quanto dovranno pagare? Mille euro tondi tondi. Stessa cifra prevista anche per i consiglieri regionali.
BENEMERITA TESSERA – Meno salato, invece, l’esborso previsto per presidenti di giunta e di consiglio provinciale, assessori e consiglieri provinciali, sindaci, presidenti di consiglio comunale e assessori nei comuni con elezioni amministrative a doppio turno: 300 euro. Mentre consiglieri comunali nei comuni con elezioni amministrative a doppio turno, sindaci e assessori a turno unico e consiglieri circoscrizionali se la caveranno con ‘appena’ 100 euro. Queste le quote per gli eletti secondo la tabella allegata a pagina due della missiva. Per gli aderenti, invece, i costi sono decisamente più contenuti. Soltanto 15 euro, che si dimezzano a 7,5 in caso di rinnovo, per il “volontario azzurro giovane” (dai 14 ai 28 anni). Venticinque euro, ridotti a 12,5 grazie allo sconto del 50%, per il “volontario azzurro senior” (oltre i 65 anni). Trenta euro (15 in caso di reiscrizione) per il “volontario azzurro” (adesione ordinaria). Poi c’è il “sostenitore azzurro”, che dovrà versare una quota “a partire da 100 euro”. Infine la categoria più prestigiosa, il “benemerito azzurro”, cioè i fedelissimi di Forza Italia. Che dovranno tirare fuori dal portafogli almeno 500 euro.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... i/2434768/
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il regalo di Wolfgang
5 feb 2016 10:23
L’ARMA DI SCHAEUBLE PER METTERE L’ITALIA IN GINOCCHIO
- IL MINISTRO TEDESCO VUOLE LA SOSPENSIONE DEL VERSAMENTO DI INTERESSI E DEL RIMBORSO DEI TITOLI DI STATO SE UN PAESE CHIEDE UN SALVATAGGIO EUROPEO
- PER LE NOSTRE BANCHE L’IMPATTO SAREBBE DEVASTANTE
Sul tavolo c’è l’ipotesi che gli investimenti fatti in titoli di Stato inizino a erodere il capitale delle banche non appena la loro esposizione in debito pubblico del loro Paese supera il 25% del patrimonio - Le banche italiane dovrebbero accantonare denaro contro eventuali perdite per circa il 70% del loro portafoglio di titoli di Stato.. -
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
La crisi greca dell’estate scorsa non è passata senza conseguenze per il futuro dell’euro, ma soprattutto di Paesi con i segni particolari dell’Italia: alto debito pubblico, dipendenza quasi totale dalle banche, investimenti enorme di queste ultime proprio nei titoli di debito dello Stato.
L’inchiostro di Alexis Tsipras sulla sua resa a Bruxelles nel luglio scorso era ancora fresco, quando a Berlino si è riunito il Consiglio degli esperti economici. Volevano avanzare delle idee una vicenda del genere perché non si ripetesse mai più. In due settimane questo gruppo di cinque persone ha approvato un «rapporto speciale» di 53 pagine, con quattro voti a favore e uno contrario. In Italia non se n’è accorto nessuno. Pochi hanno prestato attenzione anche dodici giorni fa, quando Wolfgang Schäuble ha dato il suo appoggio a quel piano.
Per il ministro delle Finanze tedesco non era necessario farlo, perché sta già facendo viaggiare molte di quelle proposte negli ingranaggi decisionali dell’area euro. Non importa se nel Paese che ne sentirebbe di più l’impatto — l’Italia — non se ne parla e il mondo politico fatica persino a capire di cosa si tratta. Non è una novità: era già distratto due anni fa quando approvò la direttiva europea sui salvataggi bancari che oggi, ormai in vigore, riscuote le proteste di tutti i partiti.
La proposta fatta propria da Schaeuble estende gli stessi principi dalle banche agli Stati e al rapporto fra le prime e i secondi: in caso di crisi, prima di consentire qualunque salvataggio, pagano i creditori. Non devono più potersi aprire reti di sicurezza per i titoli di Stato senza il sacrificio dei risparmiatori e degli investitori, dunque le banche esposte sul debito pubblico del loro Paese sono tenute a regolarsi di conseguenza. Secondo Berlino occorre esporre governi alla piena disciplina del mercato, dato che quella del fiscal compact di fatto ha fallito.
Si legge nel rapporto dei saggi: «È necessaria un’applicazione coerente delle regole di insolvenza per gli Stati, in modo da ridurre i livelli di debito e rendere credibile la clausola che esclude i salvataggi» (inclusa nel trattato di Maastricht, ndr). È il corrispettivo per gli Stati delle norme già in vigore per le banche: sospensione del versamento di interessi e del rimborso dei titoli se un Paese chiede un salvataggio europeo. Ne consegue la richiesta tedesca sugli istituti di credito: «Va posta fine al privilegio concesso ai titoli pubblici nella regolazione bancaria», si legge nel rapporto.
Si tratta della parte del piano che più rapidamente sta facendo strada a Bruxelles. Il mese prossimo e in giugno due gruppi di lavoro dell’area euro presenteranno rapporti che precisano e declinano il progetto. Per le banche italiane, e il finanziamento del debito pubblico di Roma, l’impatto sarebbe profondo. Sul tavolo c’è l’ipotesi che gli investimenti fatti in titoli di Stato inizino a erodere il capitale delle banche non appena la loro esposizione in debito pubblico del loro Paese supera il 25% del patrimonio.
In sostanza, visti gli oltre 400 miliardi di titoli del Tesoro di Roma detenuti, le banche italiane dovrebbero accantonare denaro contro eventuali perdite per circa il 70% del loro portafoglio di titoli di Stato. In alternativa, dovrebbero vendere buoni italiani e magari comprarne di più solidi, per esempio i tedeschi.
La svolta sarebbe graduale, ma il mercato non può che anticiparne gli effetti con una stretta al credito. Per l’economista Peter Bofinger, tutto questo significa sottrarre alle banche dell’Europa del Sud il pilastro sul quale si fonda qualunque istituto al mondo: dei titoli sicuri in bilancio, che non possono fallire. «Può essere dinamite per l’area euro», dice Bofinger. Ma l’unico esponente degli esperti tedeschi a votare contro il piano è stato proprio lui .
5 feb 2016 10:23
L’ARMA DI SCHAEUBLE PER METTERE L’ITALIA IN GINOCCHIO
- IL MINISTRO TEDESCO VUOLE LA SOSPENSIONE DEL VERSAMENTO DI INTERESSI E DEL RIMBORSO DEI TITOLI DI STATO SE UN PAESE CHIEDE UN SALVATAGGIO EUROPEO
- PER LE NOSTRE BANCHE L’IMPATTO SAREBBE DEVASTANTE
Sul tavolo c’è l’ipotesi che gli investimenti fatti in titoli di Stato inizino a erodere il capitale delle banche non appena la loro esposizione in debito pubblico del loro Paese supera il 25% del patrimonio - Le banche italiane dovrebbero accantonare denaro contro eventuali perdite per circa il 70% del loro portafoglio di titoli di Stato.. -
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
La crisi greca dell’estate scorsa non è passata senza conseguenze per il futuro dell’euro, ma soprattutto di Paesi con i segni particolari dell’Italia: alto debito pubblico, dipendenza quasi totale dalle banche, investimenti enorme di queste ultime proprio nei titoli di debito dello Stato.
L’inchiostro di Alexis Tsipras sulla sua resa a Bruxelles nel luglio scorso era ancora fresco, quando a Berlino si è riunito il Consiglio degli esperti economici. Volevano avanzare delle idee una vicenda del genere perché non si ripetesse mai più. In due settimane questo gruppo di cinque persone ha approvato un «rapporto speciale» di 53 pagine, con quattro voti a favore e uno contrario. In Italia non se n’è accorto nessuno. Pochi hanno prestato attenzione anche dodici giorni fa, quando Wolfgang Schäuble ha dato il suo appoggio a quel piano.
Per il ministro delle Finanze tedesco non era necessario farlo, perché sta già facendo viaggiare molte di quelle proposte negli ingranaggi decisionali dell’area euro. Non importa se nel Paese che ne sentirebbe di più l’impatto — l’Italia — non se ne parla e il mondo politico fatica persino a capire di cosa si tratta. Non è una novità: era già distratto due anni fa quando approvò la direttiva europea sui salvataggi bancari che oggi, ormai in vigore, riscuote le proteste di tutti i partiti.
La proposta fatta propria da Schaeuble estende gli stessi principi dalle banche agli Stati e al rapporto fra le prime e i secondi: in caso di crisi, prima di consentire qualunque salvataggio, pagano i creditori. Non devono più potersi aprire reti di sicurezza per i titoli di Stato senza il sacrificio dei risparmiatori e degli investitori, dunque le banche esposte sul debito pubblico del loro Paese sono tenute a regolarsi di conseguenza. Secondo Berlino occorre esporre governi alla piena disciplina del mercato, dato che quella del fiscal compact di fatto ha fallito.
Si legge nel rapporto dei saggi: «È necessaria un’applicazione coerente delle regole di insolvenza per gli Stati, in modo da ridurre i livelli di debito e rendere credibile la clausola che esclude i salvataggi» (inclusa nel trattato di Maastricht, ndr). È il corrispettivo per gli Stati delle norme già in vigore per le banche: sospensione del versamento di interessi e del rimborso dei titoli se un Paese chiede un salvataggio europeo. Ne consegue la richiesta tedesca sugli istituti di credito: «Va posta fine al privilegio concesso ai titoli pubblici nella regolazione bancaria», si legge nel rapporto.
Si tratta della parte del piano che più rapidamente sta facendo strada a Bruxelles. Il mese prossimo e in giugno due gruppi di lavoro dell’area euro presenteranno rapporti che precisano e declinano il progetto. Per le banche italiane, e il finanziamento del debito pubblico di Roma, l’impatto sarebbe profondo. Sul tavolo c’è l’ipotesi che gli investimenti fatti in titoli di Stato inizino a erodere il capitale delle banche non appena la loro esposizione in debito pubblico del loro Paese supera il 25% del patrimonio.
In sostanza, visti gli oltre 400 miliardi di titoli del Tesoro di Roma detenuti, le banche italiane dovrebbero accantonare denaro contro eventuali perdite per circa il 70% del loro portafoglio di titoli di Stato. In alternativa, dovrebbero vendere buoni italiani e magari comprarne di più solidi, per esempio i tedeschi.
La svolta sarebbe graduale, ma il mercato non può che anticiparne gli effetti con una stretta al credito. Per l’economista Peter Bofinger, tutto questo significa sottrarre alle banche dell’Europa del Sud il pilastro sul quale si fonda qualunque istituto al mondo: dei titoli sicuri in bilancio, che non possono fallire. «Può essere dinamite per l’area euro», dice Bofinger. Ma l’unico esponente degli esperti tedeschi a votare contro il piano è stato proprio lui .
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Re: Diario della caduta di un regime.
Questa notizia , in questo momento, in rete la riporta solo Libero.
L'onorevole accusa i colleghi: "50 drogati in Senato. Chi sono? Occhio a quel dettaglio"
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... caina.html
La denuncia è avanzata da Lucio Barani(Ala).
Nell'articolo compare anche:
Il senatore sgancia un razzo termonucleare
ed ancora:
Un accusa gravissima.
E' lecito chiedersi: "Perchè ora????"
L'onorevole accusa i colleghi: "50 drogati in Senato. Chi sono? Occhio a quel dettaglio"
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... caina.html
La denuncia è avanzata da Lucio Barani(Ala).
Nell'articolo compare anche:
Il senatore sgancia un razzo termonucleare
ed ancora:
Un accusa gravissima.
E' lecito chiedersi: "Perchè ora????"
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Re: Diario della caduta di un regime.
Aspettatevi giorni dominati da intensi temporali ed acquazzoni. Per la priima volta da quando ha fatto il salto della quaglia mettetendosi sotto l'ala protettrice di Berlusconi, ieri sera mi sono trovato d'accordo con Giampaolo Pansa quando dalla Gruber a Otto e mezzo, ha affermato che l'operato dei politici, governo compreso, sta riportando l'Italia al fascismo.
Quello che mi sarei aspettato dal duetto tra Travaglio e Pansa che si definivano reciprocamente, "giornalisti rompiscatole" è che per una volta, una volta solta sola, dicessero la verità, su chi controlla il mondo e quindi le nazioni.
Con un riferimento a chi propina il liberisrmo sfrenato legato alla mindializzazione.
E invece no. I due giornalisti nostrani si sono limitati a fare i giornalisti rompiscatole solo sugli avvenimenti politici del giornalismo provinciale italiano.
Ergo, rompiscatole a metà.
Tutto, converge per fare esplodere il sistema, ma nessuno se la sente di metterci la faccia per arrestare il processo di decadimento. Neanche per arrestarlo, nella sua folle corsa. Non credo che siano in grado di riportare il treno deragliato sui binari.
L'Espresso affronta oggi il tema spinoso delle pensioni.
Futuro
Pensioni, la bomba sociale pronta a esplodere
Così il sistema è sempre meno sostenibile
La nostra previdenza è strutturata in modo che pochi abbiano tanto e, negli ultimi anni, la spesa per le pensioni sta ingessando sempre di più l'economia, penalizzando chi ancora non ha raggiunto l'età. Mentre sul fronte dell'invalidità, il divario Nord-Sud è abissale
di Cristina Da Rold
14 maggio 2015
Pensioni, la bomba sociale pronta a esplodere. Così il sistema è sempre meno sostenibile
Oggi le pensioni rappresentano per le forze politiche una questione delicatissima. Il sistema previdenziale, infatti, è strutturato in modo che in pochi abbiano molto e in tanti abbiano poco. E un’ampia platea di persone, compresa fra i 55 e i 65 anni, per effetto della crisi si è ritrovata senza lavoro proprio a ridosso della pensione, con il rischio di maturare diritti largamente inferiori a quellie che erano le aspettative maturate fino a qualche anno fa.
L’Inps nel 2015 conta oltre 18 milioni di pensioni erogate, fra prestazioni previdenziali e assistenziali, ma il 65 per cento del totale non supera i 750 euro mensili. Se si considerano poi le pensioni di reversibilità, quelle ai coniugi di contribuenti che nel frattempo sono mancati, la media scende a 597 euro. Questo in un momento in cui le famiglie si devono sobbarcare l’onere di supportare figli e nipoti, alle prese con un mercato del lavoro che continua a dare pochissime prospettive.
http://espresso.repubblica.it/attualita ... e-1.212502
Quello che mi sarei aspettato dal duetto tra Travaglio e Pansa che si definivano reciprocamente, "giornalisti rompiscatole" è che per una volta, una volta solta sola, dicessero la verità, su chi controlla il mondo e quindi le nazioni.
Con un riferimento a chi propina il liberisrmo sfrenato legato alla mindializzazione.
E invece no. I due giornalisti nostrani si sono limitati a fare i giornalisti rompiscatole solo sugli avvenimenti politici del giornalismo provinciale italiano.
Ergo, rompiscatole a metà.
Tutto, converge per fare esplodere il sistema, ma nessuno se la sente di metterci la faccia per arrestare il processo di decadimento. Neanche per arrestarlo, nella sua folle corsa. Non credo che siano in grado di riportare il treno deragliato sui binari.
L'Espresso affronta oggi il tema spinoso delle pensioni.
Futuro
Pensioni, la bomba sociale pronta a esplodere
Così il sistema è sempre meno sostenibile
La nostra previdenza è strutturata in modo che pochi abbiano tanto e, negli ultimi anni, la spesa per le pensioni sta ingessando sempre di più l'economia, penalizzando chi ancora non ha raggiunto l'età. Mentre sul fronte dell'invalidità, il divario Nord-Sud è abissale
di Cristina Da Rold
14 maggio 2015
Pensioni, la bomba sociale pronta a esplodere. Così il sistema è sempre meno sostenibile
Oggi le pensioni rappresentano per le forze politiche una questione delicatissima. Il sistema previdenziale, infatti, è strutturato in modo che in pochi abbiano molto e in tanti abbiano poco. E un’ampia platea di persone, compresa fra i 55 e i 65 anni, per effetto della crisi si è ritrovata senza lavoro proprio a ridosso della pensione, con il rischio di maturare diritti largamente inferiori a quellie che erano le aspettative maturate fino a qualche anno fa.
L’Inps nel 2015 conta oltre 18 milioni di pensioni erogate, fra prestazioni previdenziali e assistenziali, ma il 65 per cento del totale non supera i 750 euro mensili. Se si considerano poi le pensioni di reversibilità, quelle ai coniugi di contribuenti che nel frattempo sono mancati, la media scende a 597 euro. Questo in un momento in cui le famiglie si devono sobbarcare l’onere di supportare figli e nipoti, alle prese con un mercato del lavoro che continua a dare pochissime prospettive.
http://espresso.repubblica.it/attualita ... e-1.212502
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Re: Diario della caduta di un regime.
«Io, rinato a quindici anni
dopo 42 minuti sott’acqua
Vivo per mio fratello down»
Potete leggere quet'articolo a pagina 21 del Corriere della Sera di oggi.
Ma se rientrando a casa e accendendo il televisore su L'aria che tira, ti imbatti nell'autentico prodotto di fogna, che corrispe al senatore(si fa per dire) Gasparri, che è rimasto a suo tempo, 42 minuti sul fondo dell'autobotte della "Biraghi Spurghi", ti rendi perfettamente conto che questo Paese non ha più speranze. E' irremidiabilmente finito.
Il senatore(si fa per dire) Gasparri, difende accanitamente ed in modo irruente il suo No alla Legge Cirinnà.
Quando viene messo all'angolo, l'impareggiabile Maurizio, maestro del trasformismo tricolore, tira fuori dal cappello a cilindro, il coniglio della difesa dei bambini.
A Gasparri, però, dei bambini non glien'e frega una beata mazza.
Del cattolicesimo, altrettanto.
Ma il trasformista, sà che con questo suo ardire ultra focoso, può raggiungere il cervello dei tanti merli DOC, di destra e pseudo cattolici, del grande allevamento tricolore dello Stivalone.
E allora, in un altra fase travagliata come questa, in cui vede "la cadreega" sfilarsi dal fondoschiena, dopo anni di meritato(secondo lui), servizio, il prode (si fà per dire) Maurizio, si batte come un leone per rimanere in sella.
A rimetterci è, ovviamente, la Chiesa Cattolica,
dopo 42 minuti sott’acqua
Vivo per mio fratello down»
Potete leggere quet'articolo a pagina 21 del Corriere della Sera di oggi.
Ma se rientrando a casa e accendendo il televisore su L'aria che tira, ti imbatti nell'autentico prodotto di fogna, che corrispe al senatore(si fa per dire) Gasparri, che è rimasto a suo tempo, 42 minuti sul fondo dell'autobotte della "Biraghi Spurghi", ti rendi perfettamente conto che questo Paese non ha più speranze. E' irremidiabilmente finito.
Il senatore(si fa per dire) Gasparri, difende accanitamente ed in modo irruente il suo No alla Legge Cirinnà.
Quando viene messo all'angolo, l'impareggiabile Maurizio, maestro del trasformismo tricolore, tira fuori dal cappello a cilindro, il coniglio della difesa dei bambini.
A Gasparri, però, dei bambini non glien'e frega una beata mazza.
Del cattolicesimo, altrettanto.
Ma il trasformista, sà che con questo suo ardire ultra focoso, può raggiungere il cervello dei tanti merli DOC, di destra e pseudo cattolici, del grande allevamento tricolore dello Stivalone.
E allora, in un altra fase travagliata come questa, in cui vede "la cadreega" sfilarsi dal fondoschiena, dopo anni di meritato(secondo lui), servizio, il prode (si fà per dire) Maurizio, si batte come un leone per rimanere in sella.
A rimetterci è, ovviamente, la Chiesa Cattolica,
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Re: Diario della caduta di un regime.
Vi ricordate la fine della Seconda Repubblica?
Andreotti, il Deus ex machina della Dc, messo fuori gioco. Bettino vista la malaparata che fugge ad Hammamet.
L’Arnaldo Forlani che interrogato da Di Pietro nel Tribunale di Milano si fa venire la bava alla bocca?
I partiti del Pentapartito in rotta???
Oggi Il Giornale cita un GOMBLODDO ordito da Letta, D’Alema e Prodi per far fuori Matteuccio.
Il PD, che solo due anni fa veniva definito il Partito più grande d’Europa, non esiste più.
Il M5S non vuole crescere. Non ha una formazione di governo idonea a sostituire l’esperienza fallimentare della Banda Bassotti guidata dal Pinocchione di Rignano.
Grillo sembra essersi messo da parte, e molti indicano il Movimento in mano a Casaleggio.
Ma che c’entra Casaleggio con la politica???
C’entra come il sottoscritto in una sala operatoria a guidare un’equipe per il trapianto del fegato.
La Lega sta in piedi solo perché esiste il problema degli immigrati, perché questo governo non è in grado di risolvere.
Salvini non vale una cicca.
Insieme a Matteuccio potrebbero aprire insieme una salumeria in Corso Como a Milano. Da Matteo & Matteo, salumi di giornata.
“Sciura Maria quanta bologna le diamo oggi???? Le si scioglie in bocca, l’abbiamo fatta apposta per lei”
Su Libero Cosentino dichiara dal carcere:
L'ex sottosegretario di Forza Italia
La profezia nera sul Cav dal carcere. L'ex azzurro: "Perché Silvio è finito"
Parla dal carcere di Terni Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia di Forza Italia e punto di riferimento del partito in Campania prima che venisse arrestato da indagato per le inchieste che lo vedono accusato, come scrive il Fatto quotidiano, di essere stato il "referente nazionale dei clan casalesi di Gomorra".
A raccogliere le sue parole è il senatore conterraneo Vincenzo D'Anna, anche lui ex forzista, oggi verdiniano, oltre che amico di Cosentino, ritrovato in "una buona forma fisica " e "su di morale".
La politica - Nell'attesa che i suoi processi vadano avanti, Cosentino non ha particolari intenzioni di rigettarsi in politica.
Ma nella sua cella singola in Umbria si informa, legge e commenta: "Il Cavaliere conduce un'opposizione di facciata - ha detto a D'Anna - Avrebbe ancora le energie per battersi ma i suoi interessi non gli consentono la violenza di uno scontro frontale. La sua è una battaglia di facciata - ha detto - Ecco perché Forza Italia non esiste più e a lui conviene tirare i remi in barca".
Denis - L'analisi è netta anche sugli ex colleghi forzisti, primo fra tutti Denis Verdini, col quale aveva un rapporto diretto sin dai tempi di Forza Italia: "Che poteva fare Verdini? - si chiede Cosentino - Ha capito che Berlusconi non salverà nessuno, che la sua ambizione è minima, farsi un piccolo partito senza alcuna struttura.
Gente come Verdini puoi tenerla solo in funzione di un progetto ambizioso, lui è un gran lavoratore, che avrebbe potuto fare in un quadro del genEre, senza più un partito?
Eppoi - ha aggiunto - il quadro è in profondo cambiamento.
Centrosinistra e centrodestra per come li abbiamo vissuti noi per vent'anni non esisteranno più.
E un polo moderato con a capo un giovane premier come Renzi non è del tutto sbagliato.
È una buona idea - continua Cosentino - Anche perché nel Pd la convivenza tra renziani e minoranza sarà sempre più inconciliabile e la sinistra interna andrà via".
Ma Libero riporta anche:
Il prezzo di Verdini
Renzi, e questo come lo spieghi? Un documento lo demolisce / Foto
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... niani.html
Non regge più niente.
I partiti sono solo dei simulacri di quelli che avevamo conosciuto.
Nel 1994, si scaldavano i motori del berlusconismo, dell’uomo del “Ghe pensi mì”.
Sul fronte opposto scaldavano i motori i nipotini di Brlinguer.
Adesso tutto è finito.
Andreotti, il Deus ex machina della Dc, messo fuori gioco. Bettino vista la malaparata che fugge ad Hammamet.
L’Arnaldo Forlani che interrogato da Di Pietro nel Tribunale di Milano si fa venire la bava alla bocca?
I partiti del Pentapartito in rotta???
Oggi Il Giornale cita un GOMBLODDO ordito da Letta, D’Alema e Prodi per far fuori Matteuccio.
Il PD, che solo due anni fa veniva definito il Partito più grande d’Europa, non esiste più.
Il M5S non vuole crescere. Non ha una formazione di governo idonea a sostituire l’esperienza fallimentare della Banda Bassotti guidata dal Pinocchione di Rignano.
Grillo sembra essersi messo da parte, e molti indicano il Movimento in mano a Casaleggio.
Ma che c’entra Casaleggio con la politica???
C’entra come il sottoscritto in una sala operatoria a guidare un’equipe per il trapianto del fegato.
La Lega sta in piedi solo perché esiste il problema degli immigrati, perché questo governo non è in grado di risolvere.
Salvini non vale una cicca.
Insieme a Matteuccio potrebbero aprire insieme una salumeria in Corso Como a Milano. Da Matteo & Matteo, salumi di giornata.
“Sciura Maria quanta bologna le diamo oggi???? Le si scioglie in bocca, l’abbiamo fatta apposta per lei”
Su Libero Cosentino dichiara dal carcere:
L'ex sottosegretario di Forza Italia
La profezia nera sul Cav dal carcere. L'ex azzurro: "Perché Silvio è finito"
Parla dal carcere di Terni Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia di Forza Italia e punto di riferimento del partito in Campania prima che venisse arrestato da indagato per le inchieste che lo vedono accusato, come scrive il Fatto quotidiano, di essere stato il "referente nazionale dei clan casalesi di Gomorra".
A raccogliere le sue parole è il senatore conterraneo Vincenzo D'Anna, anche lui ex forzista, oggi verdiniano, oltre che amico di Cosentino, ritrovato in "una buona forma fisica " e "su di morale".
La politica - Nell'attesa che i suoi processi vadano avanti, Cosentino non ha particolari intenzioni di rigettarsi in politica.
Ma nella sua cella singola in Umbria si informa, legge e commenta: "Il Cavaliere conduce un'opposizione di facciata - ha detto a D'Anna - Avrebbe ancora le energie per battersi ma i suoi interessi non gli consentono la violenza di uno scontro frontale. La sua è una battaglia di facciata - ha detto - Ecco perché Forza Italia non esiste più e a lui conviene tirare i remi in barca".
Denis - L'analisi è netta anche sugli ex colleghi forzisti, primo fra tutti Denis Verdini, col quale aveva un rapporto diretto sin dai tempi di Forza Italia: "Che poteva fare Verdini? - si chiede Cosentino - Ha capito che Berlusconi non salverà nessuno, che la sua ambizione è minima, farsi un piccolo partito senza alcuna struttura.
Gente come Verdini puoi tenerla solo in funzione di un progetto ambizioso, lui è un gran lavoratore, che avrebbe potuto fare in un quadro del genEre, senza più un partito?
Eppoi - ha aggiunto - il quadro è in profondo cambiamento.
Centrosinistra e centrodestra per come li abbiamo vissuti noi per vent'anni non esisteranno più.
E un polo moderato con a capo un giovane premier come Renzi non è del tutto sbagliato.
È una buona idea - continua Cosentino - Anche perché nel Pd la convivenza tra renziani e minoranza sarà sempre più inconciliabile e la sinistra interna andrà via".
Ma Libero riporta anche:
Il prezzo di Verdini
Renzi, e questo come lo spieghi? Un documento lo demolisce / Foto
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... niani.html
Non regge più niente.
I partiti sono solo dei simulacri di quelli che avevamo conosciuto.
Nel 1994, si scaldavano i motori del berlusconismo, dell’uomo del “Ghe pensi mì”.
Sul fronte opposto scaldavano i motori i nipotini di Brlinguer.
Adesso tutto è finito.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Perché non c’è più niente da fare
La performance di ieri sera di D’Anna a FUORI ONDA è la dimostrazione plastica che questo Paese non può essere rimesso in piedi in modalità ordinaria.
http://www.la7.it/fuorionda/rivedila7/l ... 016-174675
La performance di ieri sera di D’Anna a FUORI ONDA è la dimostrazione plastica che questo Paese non può essere rimesso in piedi in modalità ordinaria.
http://www.la7.it/fuorionda/rivedila7/l ... 016-174675
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