Renzi
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Re: Renzi
TEMPI DI ELEZIONI, TEMPI DI GUERRA
Notizie con il filtro(come con le sigarette)
L'intervista
Telese intervista Monti : "Cosa penso della Merkel e di Renzi"
22 Febbraio 2016
Presidente Monti, cosa sta accadendo veramente in Europa?
«Qualcosa di grave, che mi preoccupa molto come europeo e moltissimo come italiano. Vorrei che tutti i segmenti dell' opinione pubblica avessero una corretta comprensione di queste difficoltà e dei rischi che corriamo. (Si riferisce a Ttip-ndr)
Ecco perché ho accettato la cortese e inattesa richiesta di intervista di "Libero", pur trattandosi di un giornale che non considero rispettoso dei fatti».
Comincia così, con questa regola di ingaggio dura, un dialogo fitto due giorni tra il senatore a vita Mario Monti e il giornale che, come dice lui scherzando ma non troppo, «mi ha attaccato più di qualsiasi altro nel mondo». È un dialogo rispettoso tra posizioni molto diverse. Che forse, anche per questo, diventa ricco di spunti.
Senatore Monti, cosa c' è di così grave nella situazione dell' Europa?
«L' Europa non riesce a gestire come dovrebbe il problema dei profughi e degli immigrati e non riesce a contribuire come potrebbe alla crescita e all' occupazione nei Paesi che ne fanno parte. Questi sono sintomi, ben visibili ai cittadini, di un' Europa che non sa affrontare problemi nuovi e che non è efficace nel risolvere problemi vecchi. In entrambi i casi, hanno ragione i capi di governo che, come Matteo Renzi, incalzano "l' Europa". Temo però che sbaglino indirizzo».
Cosa vuol dire, con questo?
«I principali responsabili della paralisi della Ue, e forse presto della sua disintegrazione, non sono - pur con tutti i loro limiti - il Parlamento europeo, la Commissione, le regole, le burocrazie, oggetto di strali quotidiani. E non lo è neppure, come si sostiene spesso, l'"assenza della politica". I maggiori responsabili sono loro, i governi nazionali e in primo luogo i capi di governo riuniti nel Consiglio europeo, l' organo che prende, o non prende, le decisioni cruciali».
E allora?
«La politica c' è, eccome, ai vertici della Ue. Ma è, sempre più, un' accozzaglia di ventotto politiche nazionali, portate a quel tavolo da ventotto persone che decidono per l' Europa avendo in mente non tanto l' interesse generale europeo - cioè l' interesse comune dei loro Paesi nel lungo termine - e spesso neppure l' interesse nazionale del Paese che rappresentano, quanto il loro interesse di partito alle prossime elezioni, anzi al prossimo sondaggio».
Parla di Renzi?
«Renzi ieri all' assemblea del Pd ha ribadito che "L' Europa ha bisogno della politica". Ha ragione. Per fortuna che c' è la politica».
Lei che cosa pensa, allora?
«Peccato che si tratti di una cacofonia di ventotto politiche nazionali, ciascuna dominata dalla tirannia del breve periodo e gestita da politici che si comportano sempre meno da leader, pronti a sfidare l' impopolarità, e sempre più da followers, da inseguitori del consenso».
In che senso "followers"?. Lei è molto sarcastico...
«Per molti di loro è quasi più importante imporre la propria narrativa che comprendere davvero la realtà per trasformarla. La crisi dell' Europa c' è. Ma le sue radici affondano nella crisi dei sistemi politici nazionali, che del resto sono sempre meno in grado di affrontare efficacemente i problemi e perfino di indurre i cittadini a votare».
L' ipotesi del Brexit ci dice che l' Europa è in crisi?
«Penso che alla fine la Gran Bretagna non uscirà dalla Ue e che la Grecia non uscirà dall' Eurozona. Ma anche se saranno evitati il Brexit e il Grexit, se cioè non avverrà una disintegrazione per distacco di questo o quel Paese, è alto il rischio, per certi aspetti già in essere, di una disintegrazione per implosione, nel senso di passi indietro dell' integrazione per alcuni o per tutti. Sarebbe un brutto colpo, perché per diverse politiche importanti della Ue - pensiamo all' unione economica e monetaria o alla libera circolazione delle persone - un' integrazione che rimanesse a mezz' asta sarebbe, proprio come avviene per le bandiere, un funesto auspicio».
Siamo vittime delle angherie dell' Europa del rigore? È giusto sforare alcuni vincoli di deficit per dare respiro alla nostra economia?
«Fino agli anni Novanta, cioè prima che fossero introdotti il mercato unico europeo e l' euro, l' Italia aveva ogni anno un disavanzo pubblico tra i più alti in Europa, a volte del 10% del Pil o più, che andavano a sommarsi ad un debito pubblico anch' esso tra i più elevati».
Però vivevamo meglio, non trova?
«L' opinione pubblica non se ne rendeva neppure conto. La politica diceva "sì" a tutte le richieste, otteneva il consenso degli elettori e (forse) senza piena consapevolezza appesantiva sempre più la situazione in cui sarebbero venuti a trovarsi, un giorno, gli italiani che allora non erano ancora nati».
Insisto, rispetto ad oggi sembravano anni felici!
«In gran parte, va riconosciuto, l' Italia poneva in quegli anni, quando non c' erano vincoli europei, le premesse della grave disoccupazione giovanile di oggi, che molti attribuiscono erroneamente agli attuali vincoli europei.
In realtà, con il mercato unico arrivarono limiti sugli aiuti di Stato, con i quali si erano tenute in vita le imprese in perdita. Con l' euro arrivarono i "parametri di Maastricht" e il "patto di stabilità", decisi non da eurocrati grigi e sadici ma dai capi di governo».
Questo non significa che abbiano fatto bene ai cittadini.
«Questi vincoli a volte sono fastidiosi: ma vogliamo ammettere che, prima della loro introduzione, generazioni di politici italiani avevano di fatto derubato i giovani italiani di oggi, per mantenere se stessi al potere? E siamo sicuri che, se la Ue con i suoi vincoli crollasse, non vi sarebbe un lunghissimo brindisi per salutare la resurrezione della "vera" politica, senza intralci da Bruxelles ? E pazienza per i nostri figli e nipoti...».
Non le sembra che dopo sette lunghi anni di crisi la linea del rigore abbia fallito?
«Vengo considerato un fan dell'"austerità", anche se non credo di avere mai impiegato quella parola. Sarei stato ben lieto se il mio governo non fosse stato obbligato dalle circostanze ad applicare politiche molto rigorose, quelle che la sorte e gli sforzi da noi chiesti allora agli italiani hanno risparmiato ai miei successori Enrico Letta e Matteo Renzi. Ma bisogna intendersi sulle parole, per evitare dispute fumose. Poniamo che il vincolo posto dall' Europa sia: "Gli Stati membri devono avere un bilancio pubblico che in termini strutturali, cioè sull' arco del ciclo economico, presenti un pareggio o comunque un disavanzo non superiore agli investimenti pubblici (definiti in modo concordato e con verifiche fatte dalla Ue) effettuati nell' anno". Potremmo parlare di austerità imposta dall' Europa?».
Lei non lo crede?
«Secondo me no. Se anche una regola così definita viene considerata portatrice di austerità, vuol dire che si considera normale, non criticabile, ricorrere all' indebitamento non solo per finanziare gli investimenti, ma anche per coprire spesa corrente. Per dirla con Paolo Baffi, un non dimenticato governatore della Banca d' Italia, si considererebbe allora normale che "lo Stato tradisca l' intenzione di risparmio delle famiglie", deglutendo quel risparmio in un disavanzo corrente».
Vuol dire che secondo lei non c' è niente da rimproverare alle regole europee in materia di disavanzi?
«Una cosa da rimproverare c' è. Le regole finora non riconoscono che l' investimento pubblico (con le qualificazioni sopra indicate) è importante per la crescita sostenibile. Finanziare un investimento pubblico con l' indebitamento pubblico (e non solo con un eventuale avanzo corrente) non è una "scappatella" che Bruxelles possa consentire, in quanto peccato veniale, con una dose di flessibilità concessa al Paese. Soprattutto in epoca di tassi di interesse molto bassi, è il non effettuare quell' investimento pubblico, perché non è consentito finanziarlo in debito, che contravviene ai principi base dell' Economia sociale di mercato tanto cara ai tedeschi - e, lo confesso, a me - perché così si penalizzano le generazioni future, che il patto di stabilità intende invece tutelare».
Sembra molto affezionato a questa convinzione...
«Questa è una battaglia che conduco da molto tempo. Finora senza successo, da economista e da commissario europe; con parziale successo da presidente del Consiglio. Dopo molta nostra insistenza, la Commissione e il Consiglio accettarono nella primavera del 2013 una "clausola di flessibilità", per alcuni investimenti pubblici effettuati da Paesi non sottoposti a procedura per disavanzo eccessivo, procedura dalla quale l' Italia uscì qualche settimana dopo».
Lei vuol dire che chiedere più flessibilità è un errore.
«Spero che l' Italia, con la volontà di cambiamento del presidente Renzi e con l' autorevolezza in Europa di cui gode il ministro Padoan, voglia concentrare su questa partita degli investimenti la sua pressione, più che disperderla in una richiesta a largo spettro di "flessibilità" che rischia di proiettare un' immagine sbagliata, se vogliamo in realtà regole economicamente migliori, più che la possibilità di non rispettarle pienamente».
Renzi sta combattendo contro le pretese illegittime di un partito filotedesco? Esiste davvero in Europa un partito filotedesco ed antititaliano?
«L' Italia, in Europa e nel mondo, attira molte simpatie, non certo inferiori a quelle attirate dalla Germania. La Germania è considerata un Paese più forte, e appartiene alla natura umana essere o mostrarsi vicini al più forte».
Detto così non è una immagine virtuosa!
«La mia convinzione profonda, peraltro, è che il Paese europeo che più auspica un' Italia stabile, prospera, europea e, se posso aggiungere, seria, sia proprio la Germania. Un' Italia così viene rispettata dalla Germania, oltre che da tutti gli altri. Anche la Germania, soprattutto la Germania, ha interesse ad un' Italia di questo tipo. Un' Italia sfibrata e instabile potrebbe forse venire "colonizzata" dalla Germania, ma credo che a Berlino prevarrebbe una grande preoccupazione».
Si può abolire l' Imu? Ce lo possiamo permettere?
«So bene che è una imposta impopolare. Ma c' è in quasi tutti i paesi d' Europa. Si può provare a toglierla, è vero: ma finché non si riduce la spesa pubblica può essere pericoloso. Magari se ne toglie una parte, e poi si finisce inevitabilmente per rimetterla. Quindi prima bisogna ridurre il deficit!».
Renzi ha attaccato anche lei all' assemblea del Pd: i tecnici che hanno creato i problemi - dagli esodati al fiscal-compact, alle tasse sulla casa, al bail in - adesso pretendono di dettarci le soluzioni. Le hanno fischiato le orecchie?
«Ho ascoltato l' intervento di Renzi con molto interesse. Non riprendo alcuni tratti che potrebbero sembrare uno scaricabarile, esercizio che non credo sia nelle intenzioni del presidente Renzi, in quanto non degno di due persone che sono state richieste, o hanno chiesto, di guidare un governo.
Una sola osservazione su un tema generale e più importante. Fatico a capire la perdurante contrapposizione tra politici e tecnici. Per parte mia, sono sempre stato convinto che il potere di decisione debba essere esercitato dai politici. Sarei preoccupato se il politico abdicasse alla sua responsabilità di decidere. Sarei altrettanto preoccupato se, nel preparare le sue decisioni, il politico ritenesse che la competenza e l' esperienza, proprie o apportate da chi politico non sia, siano superflue o addirittura nocive».
Luca Telese
Notizie con il filtro(come con le sigarette)
L'intervista
Telese intervista Monti : "Cosa penso della Merkel e di Renzi"
22 Febbraio 2016
Presidente Monti, cosa sta accadendo veramente in Europa?
«Qualcosa di grave, che mi preoccupa molto come europeo e moltissimo come italiano. Vorrei che tutti i segmenti dell' opinione pubblica avessero una corretta comprensione di queste difficoltà e dei rischi che corriamo. (Si riferisce a Ttip-ndr)
Ecco perché ho accettato la cortese e inattesa richiesta di intervista di "Libero", pur trattandosi di un giornale che non considero rispettoso dei fatti».
Comincia così, con questa regola di ingaggio dura, un dialogo fitto due giorni tra il senatore a vita Mario Monti e il giornale che, come dice lui scherzando ma non troppo, «mi ha attaccato più di qualsiasi altro nel mondo». È un dialogo rispettoso tra posizioni molto diverse. Che forse, anche per questo, diventa ricco di spunti.
Senatore Monti, cosa c' è di così grave nella situazione dell' Europa?
«L' Europa non riesce a gestire come dovrebbe il problema dei profughi e degli immigrati e non riesce a contribuire come potrebbe alla crescita e all' occupazione nei Paesi che ne fanno parte. Questi sono sintomi, ben visibili ai cittadini, di un' Europa che non sa affrontare problemi nuovi e che non è efficace nel risolvere problemi vecchi. In entrambi i casi, hanno ragione i capi di governo che, come Matteo Renzi, incalzano "l' Europa". Temo però che sbaglino indirizzo».
Cosa vuol dire, con questo?
«I principali responsabili della paralisi della Ue, e forse presto della sua disintegrazione, non sono - pur con tutti i loro limiti - il Parlamento europeo, la Commissione, le regole, le burocrazie, oggetto di strali quotidiani. E non lo è neppure, come si sostiene spesso, l'"assenza della politica". I maggiori responsabili sono loro, i governi nazionali e in primo luogo i capi di governo riuniti nel Consiglio europeo, l' organo che prende, o non prende, le decisioni cruciali».
E allora?
«La politica c' è, eccome, ai vertici della Ue. Ma è, sempre più, un' accozzaglia di ventotto politiche nazionali, portate a quel tavolo da ventotto persone che decidono per l' Europa avendo in mente non tanto l' interesse generale europeo - cioè l' interesse comune dei loro Paesi nel lungo termine - e spesso neppure l' interesse nazionale del Paese che rappresentano, quanto il loro interesse di partito alle prossime elezioni, anzi al prossimo sondaggio».
Parla di Renzi?
«Renzi ieri all' assemblea del Pd ha ribadito che "L' Europa ha bisogno della politica". Ha ragione. Per fortuna che c' è la politica».
Lei che cosa pensa, allora?
«Peccato che si tratti di una cacofonia di ventotto politiche nazionali, ciascuna dominata dalla tirannia del breve periodo e gestita da politici che si comportano sempre meno da leader, pronti a sfidare l' impopolarità, e sempre più da followers, da inseguitori del consenso».
In che senso "followers"?. Lei è molto sarcastico...
«Per molti di loro è quasi più importante imporre la propria narrativa che comprendere davvero la realtà per trasformarla. La crisi dell' Europa c' è. Ma le sue radici affondano nella crisi dei sistemi politici nazionali, che del resto sono sempre meno in grado di affrontare efficacemente i problemi e perfino di indurre i cittadini a votare».
L' ipotesi del Brexit ci dice che l' Europa è in crisi?
«Penso che alla fine la Gran Bretagna non uscirà dalla Ue e che la Grecia non uscirà dall' Eurozona. Ma anche se saranno evitati il Brexit e il Grexit, se cioè non avverrà una disintegrazione per distacco di questo o quel Paese, è alto il rischio, per certi aspetti già in essere, di una disintegrazione per implosione, nel senso di passi indietro dell' integrazione per alcuni o per tutti. Sarebbe un brutto colpo, perché per diverse politiche importanti della Ue - pensiamo all' unione economica e monetaria o alla libera circolazione delle persone - un' integrazione che rimanesse a mezz' asta sarebbe, proprio come avviene per le bandiere, un funesto auspicio».
Siamo vittime delle angherie dell' Europa del rigore? È giusto sforare alcuni vincoli di deficit per dare respiro alla nostra economia?
«Fino agli anni Novanta, cioè prima che fossero introdotti il mercato unico europeo e l' euro, l' Italia aveva ogni anno un disavanzo pubblico tra i più alti in Europa, a volte del 10% del Pil o più, che andavano a sommarsi ad un debito pubblico anch' esso tra i più elevati».
Però vivevamo meglio, non trova?
«L' opinione pubblica non se ne rendeva neppure conto. La politica diceva "sì" a tutte le richieste, otteneva il consenso degli elettori e (forse) senza piena consapevolezza appesantiva sempre più la situazione in cui sarebbero venuti a trovarsi, un giorno, gli italiani che allora non erano ancora nati».
Insisto, rispetto ad oggi sembravano anni felici!
«In gran parte, va riconosciuto, l' Italia poneva in quegli anni, quando non c' erano vincoli europei, le premesse della grave disoccupazione giovanile di oggi, che molti attribuiscono erroneamente agli attuali vincoli europei.
In realtà, con il mercato unico arrivarono limiti sugli aiuti di Stato, con i quali si erano tenute in vita le imprese in perdita. Con l' euro arrivarono i "parametri di Maastricht" e il "patto di stabilità", decisi non da eurocrati grigi e sadici ma dai capi di governo».
Questo non significa che abbiano fatto bene ai cittadini.
«Questi vincoli a volte sono fastidiosi: ma vogliamo ammettere che, prima della loro introduzione, generazioni di politici italiani avevano di fatto derubato i giovani italiani di oggi, per mantenere se stessi al potere? E siamo sicuri che, se la Ue con i suoi vincoli crollasse, non vi sarebbe un lunghissimo brindisi per salutare la resurrezione della "vera" politica, senza intralci da Bruxelles ? E pazienza per i nostri figli e nipoti...».
Non le sembra che dopo sette lunghi anni di crisi la linea del rigore abbia fallito?
«Vengo considerato un fan dell'"austerità", anche se non credo di avere mai impiegato quella parola. Sarei stato ben lieto se il mio governo non fosse stato obbligato dalle circostanze ad applicare politiche molto rigorose, quelle che la sorte e gli sforzi da noi chiesti allora agli italiani hanno risparmiato ai miei successori Enrico Letta e Matteo Renzi. Ma bisogna intendersi sulle parole, per evitare dispute fumose. Poniamo che il vincolo posto dall' Europa sia: "Gli Stati membri devono avere un bilancio pubblico che in termini strutturali, cioè sull' arco del ciclo economico, presenti un pareggio o comunque un disavanzo non superiore agli investimenti pubblici (definiti in modo concordato e con verifiche fatte dalla Ue) effettuati nell' anno". Potremmo parlare di austerità imposta dall' Europa?».
Lei non lo crede?
«Secondo me no. Se anche una regola così definita viene considerata portatrice di austerità, vuol dire che si considera normale, non criticabile, ricorrere all' indebitamento non solo per finanziare gli investimenti, ma anche per coprire spesa corrente. Per dirla con Paolo Baffi, un non dimenticato governatore della Banca d' Italia, si considererebbe allora normale che "lo Stato tradisca l' intenzione di risparmio delle famiglie", deglutendo quel risparmio in un disavanzo corrente».
Vuol dire che secondo lei non c' è niente da rimproverare alle regole europee in materia di disavanzi?
«Una cosa da rimproverare c' è. Le regole finora non riconoscono che l' investimento pubblico (con le qualificazioni sopra indicate) è importante per la crescita sostenibile. Finanziare un investimento pubblico con l' indebitamento pubblico (e non solo con un eventuale avanzo corrente) non è una "scappatella" che Bruxelles possa consentire, in quanto peccato veniale, con una dose di flessibilità concessa al Paese. Soprattutto in epoca di tassi di interesse molto bassi, è il non effettuare quell' investimento pubblico, perché non è consentito finanziarlo in debito, che contravviene ai principi base dell' Economia sociale di mercato tanto cara ai tedeschi - e, lo confesso, a me - perché così si penalizzano le generazioni future, che il patto di stabilità intende invece tutelare».
Sembra molto affezionato a questa convinzione...
«Questa è una battaglia che conduco da molto tempo. Finora senza successo, da economista e da commissario europe; con parziale successo da presidente del Consiglio. Dopo molta nostra insistenza, la Commissione e il Consiglio accettarono nella primavera del 2013 una "clausola di flessibilità", per alcuni investimenti pubblici effettuati da Paesi non sottoposti a procedura per disavanzo eccessivo, procedura dalla quale l' Italia uscì qualche settimana dopo».
Lei vuol dire che chiedere più flessibilità è un errore.
«Spero che l' Italia, con la volontà di cambiamento del presidente Renzi e con l' autorevolezza in Europa di cui gode il ministro Padoan, voglia concentrare su questa partita degli investimenti la sua pressione, più che disperderla in una richiesta a largo spettro di "flessibilità" che rischia di proiettare un' immagine sbagliata, se vogliamo in realtà regole economicamente migliori, più che la possibilità di non rispettarle pienamente».
Renzi sta combattendo contro le pretese illegittime di un partito filotedesco? Esiste davvero in Europa un partito filotedesco ed antititaliano?
«L' Italia, in Europa e nel mondo, attira molte simpatie, non certo inferiori a quelle attirate dalla Germania. La Germania è considerata un Paese più forte, e appartiene alla natura umana essere o mostrarsi vicini al più forte».
Detto così non è una immagine virtuosa!
«La mia convinzione profonda, peraltro, è che il Paese europeo che più auspica un' Italia stabile, prospera, europea e, se posso aggiungere, seria, sia proprio la Germania. Un' Italia così viene rispettata dalla Germania, oltre che da tutti gli altri. Anche la Germania, soprattutto la Germania, ha interesse ad un' Italia di questo tipo. Un' Italia sfibrata e instabile potrebbe forse venire "colonizzata" dalla Germania, ma credo che a Berlino prevarrebbe una grande preoccupazione».
Si può abolire l' Imu? Ce lo possiamo permettere?
«So bene che è una imposta impopolare. Ma c' è in quasi tutti i paesi d' Europa. Si può provare a toglierla, è vero: ma finché non si riduce la spesa pubblica può essere pericoloso. Magari se ne toglie una parte, e poi si finisce inevitabilmente per rimetterla. Quindi prima bisogna ridurre il deficit!».
Renzi ha attaccato anche lei all' assemblea del Pd: i tecnici che hanno creato i problemi - dagli esodati al fiscal-compact, alle tasse sulla casa, al bail in - adesso pretendono di dettarci le soluzioni. Le hanno fischiato le orecchie?
«Ho ascoltato l' intervento di Renzi con molto interesse. Non riprendo alcuni tratti che potrebbero sembrare uno scaricabarile, esercizio che non credo sia nelle intenzioni del presidente Renzi, in quanto non degno di due persone che sono state richieste, o hanno chiesto, di guidare un governo.
Una sola osservazione su un tema generale e più importante. Fatico a capire la perdurante contrapposizione tra politici e tecnici. Per parte mia, sono sempre stato convinto che il potere di decisione debba essere esercitato dai politici. Sarei preoccupato se il politico abdicasse alla sua responsabilità di decidere. Sarei altrettanto preoccupato se, nel preparare le sue decisioni, il politico ritenesse che la competenza e l' esperienza, proprie o apportate da chi politico non sia, siano superflue o addirittura nocive».
Luca Telese
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Re: Renzi
Politica
Renzi che fa il figo è come Gegia che fa la sexy
di Andrea Scanzi | 22 febbraio 2016
Commenti (881)
C’è una cosa, dell’imitazione della senatrice Taverna fatta dal Presidente del Consiglio Renzi, che mi fa molto ridere. Una sola, ma c’è. Il fatto che un tizio goffo e puntualmente improbabile come Renzi viva così circondato da servi e yesman da non rendersi conto che lui, in qualsiasi mondo possibile tranne questo, non potrebbe prendere in giro nessuno: per il semplice fatto che nessuno è più caricaturale di lui.
Gli hanno creato una realtà (e degli specchi) così ad personam da non sapere neanche più la faccia che ha: la voce che ha, il fisico che ha, il lessico che ha. Da non ricordare l’inglese che ha, lo spagnolo che ha, il Borges che (non) ha. Da ignorare il passato che ha, i cappotti che ha, i calzini che ha. Le tute mimetiche, i Verdini, i De Luca. Gli schiaffi che prendeva a Rignano, le frustate nel culetto da Ceccherini (e non solo Ceccherini), i continui sfottò a scuola (e non solo a scuola).
Ieri avevamo Brunetta uscito da quel noto brano di De André, oggi abbiamo un tizio qualsiasi uscito da Tapparella di Elio: si peggiora anche nella musica. Renzi che prende in giro un altro, qualsiasi altro, con la solita claque puntuale che sghignazza per omaggiare il Capo, è forse il cortocircuito totale del paese Italia: il più caricaturale di tutti che fa la caricatura di un altro. Come Blissett che sfotte un altro per i gol sbagliati, come Jimmy Il Fenomeno che si convince di meritare l’Oscar, come Mister Bean che si dimentica d’essere un fagiolo. Renzi che fa il figo è come la Gegia che fa la sexy. Se non fosse tutto mediamente tragico, ci sarebbe da ridere – tanto – per poi dirgli: “O bischero, smetti di fare il grullo e torna a casa dalla mamma, dai, che qua al bar ci divertiamo anche senza di te”. Ecco: qualche amico, prima o poi, glielo dica. Per il bene di Renzi, ma più che altro del Paese.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... y/2484685/
Renzi che fa il figo è come Gegia che fa la sexy
di Andrea Scanzi | 22 febbraio 2016
Commenti (881)
C’è una cosa, dell’imitazione della senatrice Taverna fatta dal Presidente del Consiglio Renzi, che mi fa molto ridere. Una sola, ma c’è. Il fatto che un tizio goffo e puntualmente improbabile come Renzi viva così circondato da servi e yesman da non rendersi conto che lui, in qualsiasi mondo possibile tranne questo, non potrebbe prendere in giro nessuno: per il semplice fatto che nessuno è più caricaturale di lui.
Gli hanno creato una realtà (e degli specchi) così ad personam da non sapere neanche più la faccia che ha: la voce che ha, il fisico che ha, il lessico che ha. Da non ricordare l’inglese che ha, lo spagnolo che ha, il Borges che (non) ha. Da ignorare il passato che ha, i cappotti che ha, i calzini che ha. Le tute mimetiche, i Verdini, i De Luca. Gli schiaffi che prendeva a Rignano, le frustate nel culetto da Ceccherini (e non solo Ceccherini), i continui sfottò a scuola (e non solo a scuola).
Ieri avevamo Brunetta uscito da quel noto brano di De André, oggi abbiamo un tizio qualsiasi uscito da Tapparella di Elio: si peggiora anche nella musica. Renzi che prende in giro un altro, qualsiasi altro, con la solita claque puntuale che sghignazza per omaggiare il Capo, è forse il cortocircuito totale del paese Italia: il più caricaturale di tutti che fa la caricatura di un altro. Come Blissett che sfotte un altro per i gol sbagliati, come Jimmy Il Fenomeno che si convince di meritare l’Oscar, come Mister Bean che si dimentica d’essere un fagiolo. Renzi che fa il figo è come la Gegia che fa la sexy. Se non fosse tutto mediamente tragico, ci sarebbe da ridere – tanto – per poi dirgli: “O bischero, smetti di fare il grullo e torna a casa dalla mamma, dai, che qua al bar ci divertiamo anche senza di te”. Ecco: qualche amico, prima o poi, glielo dica. Per il bene di Renzi, ma più che altro del Paese.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... y/2484685/
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Re: Renzi
Renzi: "Inauguro la Salerno-RC"
La stampa estera scoppia a ridere
Ormai siamo alle comiche.
http://video.repubblica.it/dossier/gove ... 707/229056
La stampa estera scoppia a ridere
Ormai siamo alle comiche.
http://video.repubblica.it/dossier/gove ... 707/229056
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
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Re: Renzi
Vero o Falso. O solo propaganda di Pietro il Bello?
Il documento di nove economisti
Il dossier che fa tremare il governo. Così l'Ue ci imporrà la patrimoniale
La battaglia di Matteo Renzi contro tutti i paesi del Nord Europa rischia di portare l'Italia a sbattere contro un muro. È il messaggio tra le righe di un paper di sei pagine della Scuola di politica economica europea della Luiss, firmato da nove economisti molto vicini al governatore della Bce, Mario Draghi, e contigui, scrive il Giornale, agli ambienti bocconiani che hanno governato l'Italia fino a pochi anni fa. Il lavoro pubblicato sul sito dell'università di Confindustria è firmato da Carlo Bastsin, Lorenzo Bini Smaghi, Franco Bruni, Marcello Messori, Stefano Micoss, Franco Passacantando, Fabrizio Saccomanni e Gianni Toniolo. Online dal 21 gennaio, sta circolando sulle scrivanie di mezza Europa, ma il messaggio principale si rivolge al premier Renzi avvertendolo della necessità di mettere ordine ai conti pubblici nel più breve tempo possibile, anche con una tassa patrimoniale se ce ne sarà bisogno. La minaccia, secondo gli economisti, è che gli Stati comincino a pagare un prezzo ben più alto di quanto abbiano già fatto le banche con il bail-in, e l'Italia in questo scenario rischia di staccare l'assegno più pesante.
L'avvertimento - Finora a dare ossigeno all'economia europea ci ha pensato il Quantitative easing di Mario Draghi che ha iniettato liquidità con l'acquisto pianificato di titoli di Stato. Ma il piano dell'Eurotower ha una scadenza, davanti alla quale non ci si potrà far trovare impreparati: "La sfiducia nella capacità italiana di ridurre il rapporto debito/Pil scoraggia il ricorso a pratiche di condivisione dei rischi" scrivono gli economisti che a proposito dell'ultima legge di Stabilità esprimono tutto il loro scetticismo per i "modesti effetti sui consumi privati, mentre gli investimenti non accennano a ripartire". Intanto avanza il piano tedesco che punta all'Unione bancaria e finanziaria attraverso il Fondo unico di risoluzione e la garanzia europea sui depositi. La Bundesbank chiede alla banche di vendere i titoli di Stato in eccesso, fissando una soglia massima, in modo che l'aiuto agli istituti non finisca per aiutare Paesi poco virtuosi. Così quei titoli smettono di essere sicuri, si dotano di un rating particolare che nei piani di Berlino sarà modulato a seconda del Paese che lo emette. Il corto circuito è dietro l'angolo: se le banche vendono e uno Stato chiede l'aiuto dell'Europa, non potrà far altro che dichiarare default, tagliando il valore delle emissioni e riscadenzandole.
Vendere - La strada obbligata, secondo gli economisti della Luiss, assomiglia in modo inquietante a quella già dettata dalla Troika in Grecia. Secondo le loro indicazioni, Renzi dovrebbe evitare l'apertura della procedura di infrazione per deficit eccessivo, mostrando segnali di buona volontà come ad esempio privatizzazioni: "tese a ridurre l'laumento nominale del debito".
18 Febbraio 201
Il documento di nove economisti
Il dossier che fa tremare il governo. Così l'Ue ci imporrà la patrimoniale
La battaglia di Matteo Renzi contro tutti i paesi del Nord Europa rischia di portare l'Italia a sbattere contro un muro. È il messaggio tra le righe di un paper di sei pagine della Scuola di politica economica europea della Luiss, firmato da nove economisti molto vicini al governatore della Bce, Mario Draghi, e contigui, scrive il Giornale, agli ambienti bocconiani che hanno governato l'Italia fino a pochi anni fa. Il lavoro pubblicato sul sito dell'università di Confindustria è firmato da Carlo Bastsin, Lorenzo Bini Smaghi, Franco Bruni, Marcello Messori, Stefano Micoss, Franco Passacantando, Fabrizio Saccomanni e Gianni Toniolo. Online dal 21 gennaio, sta circolando sulle scrivanie di mezza Europa, ma il messaggio principale si rivolge al premier Renzi avvertendolo della necessità di mettere ordine ai conti pubblici nel più breve tempo possibile, anche con una tassa patrimoniale se ce ne sarà bisogno. La minaccia, secondo gli economisti, è che gli Stati comincino a pagare un prezzo ben più alto di quanto abbiano già fatto le banche con il bail-in, e l'Italia in questo scenario rischia di staccare l'assegno più pesante.
L'avvertimento - Finora a dare ossigeno all'economia europea ci ha pensato il Quantitative easing di Mario Draghi che ha iniettato liquidità con l'acquisto pianificato di titoli di Stato. Ma il piano dell'Eurotower ha una scadenza, davanti alla quale non ci si potrà far trovare impreparati: "La sfiducia nella capacità italiana di ridurre il rapporto debito/Pil scoraggia il ricorso a pratiche di condivisione dei rischi" scrivono gli economisti che a proposito dell'ultima legge di Stabilità esprimono tutto il loro scetticismo per i "modesti effetti sui consumi privati, mentre gli investimenti non accennano a ripartire". Intanto avanza il piano tedesco che punta all'Unione bancaria e finanziaria attraverso il Fondo unico di risoluzione e la garanzia europea sui depositi. La Bundesbank chiede alla banche di vendere i titoli di Stato in eccesso, fissando una soglia massima, in modo che l'aiuto agli istituti non finisca per aiutare Paesi poco virtuosi. Così quei titoli smettono di essere sicuri, si dotano di un rating particolare che nei piani di Berlino sarà modulato a seconda del Paese che lo emette. Il corto circuito è dietro l'angolo: se le banche vendono e uno Stato chiede l'aiuto dell'Europa, non potrà far altro che dichiarare default, tagliando il valore delle emissioni e riscadenzandole.
Vendere - La strada obbligata, secondo gli economisti della Luiss, assomiglia in modo inquietante a quella già dettata dalla Troika in Grecia. Secondo le loro indicazioni, Renzi dovrebbe evitare l'apertura della procedura di infrazione per deficit eccessivo, mostrando segnali di buona volontà come ad esempio privatizzazioni: "tese a ridurre l'laumento nominale del debito".
18 Febbraio 201
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Re: Renzi
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... a/2491921/
Renzi ha preso di mira la Puglia. Ma perderà
di Massimo Pillera | 24 febbraio 2016
Lo scontro governo vs Regioni rischia di lasciare indietro il Paese soprattutto perché le Regioni maggiormente vessate da Renzi sono quelle del Sud. La Puglia soprattutto, con a capo Emiliano sembra quella finita nel mirino del premier. I motivi sono tutti da rintracciare nel patrimonio di valori e di idee che il fiorentino ha rottamato prima ancora che gli uomini. Lo dice chiaramente in assemblea nazionale tutta la retrovia dei fedelissimi del premier che chiede a voce alta l’allontanamento di Emiliano dal Pd.
I motivi sono espliciti: ha criticato “la Buona scuola”, si è schierato contro le trivellazioni volute dal governo e contro la Tap a Santa Foca, anch’essa voluta dal governo. A dire il vero Emiliano ha fatto di più: si è schierato contro gli inceneritori, contro la potenziale destinazione in Puglia di un sito per lo stoccaggio nucleare, ha escluso qualsiasi velleità nuclearista che pur aleggiava in ambienti governativi, ha ridicolizzato il Jobs act con il reddito di dignità per 60.000 pugliesi (la metà dei nuovi posti effettivi prodotti dal Jobs act, costati al governo diversi miliardi), ha spaventato le multinazionali coinvolte nell’affaire Xylella, ha pensato di gassificare e bonificare l’Ilva.
Insomma si è messo di traverso a pianificazioni governative e lobbistiche: se l’è cercata con Renzi che, da discolo dispettoso qual è, lo ha punito con l’obbligo del rientro di 2 miliardi sulla sanità altrimenti salta il Patto di stabilità, ha scalato il coefficiente di posti letto per abitante per la Puglia di uno 0,3 (da 3,4 a 3,7) che significa taglio netto di 1200 posti letto e quindi chiusura di 9 ospedali, ha lasciato inalterato il fondo di 700 milioni di euro per le strutture sanitarie private, per far capire ai pugliesi che lui “fa quel che vole!”. Insomma ha messo spalle al muro la Puglia ed i pugliesi sul tema essenziale della sanità, perché vuol mettere in difficoltà Emiliano. Il governatore non perde la calma, non si scompone continuando il suo lavoro che porta risultati nonostante il governo avversario faccia di tutto per umiliarlo.
E mentre le retrovie dell’assemblea nazionale Pd chiamano ad organizzarsi per il referendum di ottobre sul Senato, Renzi rischia di perdere quello che il popolo chiama contro le multinazionali del petrolio e le trivellazioni e le elezioni amministrative di giugno. E’ sempre così, quando si crede di far a meno del popolo. Renzi va dritto verso una sconfitta di primavera che lo trascinerà verso il basso in autunno, quando gli italiani reduci dall’estate sulla Salerno-Reggio Calabria ed impantanati in un Paese che non è quello descritto nelle slide di Palazzo Chigi potranno anche giocargli brutte sorprese.
Intanto il suo Pd, quello che vuole le trivelle, le grandi opere atte a devastare territori unici (Tap a Santa Foca), quello che con Faraone in Sicilia imbarca anche il consenso di Cuffaro, quello che amoreggia con Verdini e che sulle Banche manda parenti a chiedere consigli a Carboni, quel Pd, geneticamente modificato ha tombato i valori per i quali è nato dimenticando che nella Puglia i Di Vittorio continuano a nascere, sono giovani, decisi ed adorano il Sud ed i suoi condottieri. Urlano Wake up e ballano la taranta e soprattutto non vogliono più morire avvelenati.
Renzi doveva capirlo subito, se la giochi sulla gioventù, prima o poi arriva il più giovane di te, se la giochi sul carisma semantico, prima o poi arriva quello che il popolo ama più di te, se te la giochi a rottamare con gli annunci, prima o poi ti rottami da solo.
Se si perde a primavera, in autunno le foglie cadono.
----------------------
Ciao
Paolo11
Renzi ha preso di mira la Puglia. Ma perderà
di Massimo Pillera | 24 febbraio 2016
Lo scontro governo vs Regioni rischia di lasciare indietro il Paese soprattutto perché le Regioni maggiormente vessate da Renzi sono quelle del Sud. La Puglia soprattutto, con a capo Emiliano sembra quella finita nel mirino del premier. I motivi sono tutti da rintracciare nel patrimonio di valori e di idee che il fiorentino ha rottamato prima ancora che gli uomini. Lo dice chiaramente in assemblea nazionale tutta la retrovia dei fedelissimi del premier che chiede a voce alta l’allontanamento di Emiliano dal Pd.
I motivi sono espliciti: ha criticato “la Buona scuola”, si è schierato contro le trivellazioni volute dal governo e contro la Tap a Santa Foca, anch’essa voluta dal governo. A dire il vero Emiliano ha fatto di più: si è schierato contro gli inceneritori, contro la potenziale destinazione in Puglia di un sito per lo stoccaggio nucleare, ha escluso qualsiasi velleità nuclearista che pur aleggiava in ambienti governativi, ha ridicolizzato il Jobs act con il reddito di dignità per 60.000 pugliesi (la metà dei nuovi posti effettivi prodotti dal Jobs act, costati al governo diversi miliardi), ha spaventato le multinazionali coinvolte nell’affaire Xylella, ha pensato di gassificare e bonificare l’Ilva.
Insomma si è messo di traverso a pianificazioni governative e lobbistiche: se l’è cercata con Renzi che, da discolo dispettoso qual è, lo ha punito con l’obbligo del rientro di 2 miliardi sulla sanità altrimenti salta il Patto di stabilità, ha scalato il coefficiente di posti letto per abitante per la Puglia di uno 0,3 (da 3,4 a 3,7) che significa taglio netto di 1200 posti letto e quindi chiusura di 9 ospedali, ha lasciato inalterato il fondo di 700 milioni di euro per le strutture sanitarie private, per far capire ai pugliesi che lui “fa quel che vole!”. Insomma ha messo spalle al muro la Puglia ed i pugliesi sul tema essenziale della sanità, perché vuol mettere in difficoltà Emiliano. Il governatore non perde la calma, non si scompone continuando il suo lavoro che porta risultati nonostante il governo avversario faccia di tutto per umiliarlo.
E mentre le retrovie dell’assemblea nazionale Pd chiamano ad organizzarsi per il referendum di ottobre sul Senato, Renzi rischia di perdere quello che il popolo chiama contro le multinazionali del petrolio e le trivellazioni e le elezioni amministrative di giugno. E’ sempre così, quando si crede di far a meno del popolo. Renzi va dritto verso una sconfitta di primavera che lo trascinerà verso il basso in autunno, quando gli italiani reduci dall’estate sulla Salerno-Reggio Calabria ed impantanati in un Paese che non è quello descritto nelle slide di Palazzo Chigi potranno anche giocargli brutte sorprese.
Intanto il suo Pd, quello che vuole le trivelle, le grandi opere atte a devastare territori unici (Tap a Santa Foca), quello che con Faraone in Sicilia imbarca anche il consenso di Cuffaro, quello che amoreggia con Verdini e che sulle Banche manda parenti a chiedere consigli a Carboni, quel Pd, geneticamente modificato ha tombato i valori per i quali è nato dimenticando che nella Puglia i Di Vittorio continuano a nascere, sono giovani, decisi ed adorano il Sud ed i suoi condottieri. Urlano Wake up e ballano la taranta e soprattutto non vogliono più morire avvelenati.
Renzi doveva capirlo subito, se la giochi sulla gioventù, prima o poi arriva il più giovane di te, se la giochi sul carisma semantico, prima o poi arriva quello che il popolo ama più di te, se te la giochi a rottamare con gli annunci, prima o poi ti rottami da solo.
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Re: Renzi
UNIONI CIVILI Oggi la fiducia in Senato: testo senza adozioni e obbligo di fedeltà
È nata la Democrazia Renziana:
vincono Alfano&Verdini col 2,5%
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Re: Renzi
Depuriamo la notizia dalla lotta politica in corso e dalla propaganda destinata ai berluscones.
Però i contenuti ci stanno.
Per un supergufo come il sottoscritto, poi é anche una speranza.
lucfig, più sopra ha riportato:
Renzi: "Inauguro la Salerno-RC"
La stampa estera scoppia a ridere
Ormai siamo alle comiche.
http://video.repubblica.it/dossier/gove ... 707/229056
Rientrando a casa ed accendendo il televisore sulla7, a L'Aria che tira, è in corso un collagamento con Salerno. Parla il sindaco.
"Deve essere completato un tratto di quaranta chilometri, mancano i soldi e per completare il lavoro ci vogliono tre anni e mezzo.
Poi mancano le corsie di sicurezza"
Quando la conduttrice riprende i commenti da studio, chiede alla Serracchiani se questa volta Renzi non ha fatto il passo più lungo della gamba.
La schiavetta renziana attacca risondendo : "Ha presente la variante di valico???"
Ho spento subito il televisore per non sentirmi raccontare per la millesima volta, che Gesù Cristo è morto di raffreddore.
La stampa straniera ne ha ben donde di ridere alla nuova supersparata.
Se le balle renziane facessero muovere le automobili, noi saremmo tutti più ricchi degli scieicchi arabi.
Il futuro nero di Renzi
In primavera riprenderanno gli sbarchi, la produzione non decollerà e le tasse aumenteranno: ecco cosa ci aspetta
di Mario Valenza
55 minuti fa
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 28870.html
Però i contenuti ci stanno.
Per un supergufo come il sottoscritto, poi é anche una speranza.
lucfig, più sopra ha riportato:
Renzi: "Inauguro la Salerno-RC"
La stampa estera scoppia a ridere
Ormai siamo alle comiche.
http://video.repubblica.it/dossier/gove ... 707/229056
Rientrando a casa ed accendendo il televisore sulla7, a L'Aria che tira, è in corso un collagamento con Salerno. Parla il sindaco.
"Deve essere completato un tratto di quaranta chilometri, mancano i soldi e per completare il lavoro ci vogliono tre anni e mezzo.
Poi mancano le corsie di sicurezza"
Quando la conduttrice riprende i commenti da studio, chiede alla Serracchiani se questa volta Renzi non ha fatto il passo più lungo della gamba.
La schiavetta renziana attacca risondendo : "Ha presente la variante di valico???"
Ho spento subito il televisore per non sentirmi raccontare per la millesima volta, che Gesù Cristo è morto di raffreddore.
La stampa straniera ne ha ben donde di ridere alla nuova supersparata.
Se le balle renziane facessero muovere le automobili, noi saremmo tutti più ricchi degli scieicchi arabi.
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55 minuti fa
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Re: Renzi
E' più facile intendersi con un islamico che con un renziano.
Renziano 1 - stamani- Io non vedo le cose che vedi tu(eppure può leggerle ed ascoltarle in Tv com il sottoscritto)
Renziano 2 - Abbiamo fatto. abbiamo fatto, abbiamo fatto. In realtà ascolta le balle del MINCULPOP.
Ieri ad esempio è stato accolto il ricorsodi anticostituzionalità dell'Italicum.
Ma loro vanno sempre avanti a balle.
Eppure si dolevano del comportamento di Berlusconi.
Inps, Boeri: “Governo fa tagli lineari perché sono più visibili per l’opinione pubblica. Ma così servizi peggiorano”
Numeri & News
Il presidente dell'istituto ha attaccato le modalità scelte per la spending review: c'è un "circolo vizioso, la politica punta alla riduzione dei costi invece che alla valorizzazione dell’impiego pubblico". Con il blocco del turnover, per esempio, l'Inps perde "oltre 100 persone al mese". La fusione con Inpdap e Enpals poi è "solo sulla carta" ed è sfociata nella creazione di 48 nuove poltrone
di F. Q. | 25 febbraio 2016
Commenti (1)
Il presidente dell’Inps Tito Boeri torna all’attacco del governo, stavolta mettendo nel mirino le modalità scelte per la spending review: tagli lineari fatti apposta per rivendicarli davanti all’opinione pubblica, senza curarsi delle conseguenze sui servizi ai cittadini. C’è un “circolo vizioso che vede la classe politica puntare di più alla riduzione dei costi con tagli lineari, quelli più visibili, che sulla valorizzazione dell’impiego pubblico”, ha detto l’economista parlando in una audizione alla Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali. I tagli “vengono concepiti e attuati come tagli lineari perché siano maggiormente visibili all’opinione pubblica e perché l’esecutivo può appropriarsene direttamente”, dicendo “siamo noi nella legge che abbiamo determinato questi tagli e non le singole amministrazioni che responsabilmente hanno individuato dei potenziali sprechi. Questo circolo vizioso è evidente”.
E altrettanto evidenti sono le conseguenze, ha lamentato il numero uno dell’istituto previdenziale: per esempio “il blocco del turnover nella pubblica amministrazione dura ormai da 15 anni e riduce la qualità dei servizi, l’impoverisce“. Per esempio “negli ultimi tre anni” a causa del blocco del turnover l’Inps ha perso “oltre 100 persone al mese“, rinunciando a “competenze molto importanti”, con il risultato che “il personale è diminuito del 10%“. “Per questo”, ha aggiunto Boeri, “chiediamo misure urgenti”, “lo abbiamo chiesto anche durante l’esame della legge di Stabilità, c’è bisogno di investire in questa macchina”. Invece il circolo vizioso di cui sopra “rafforza l’idea del carrozzone che pesa sui contribuenti, di un’amministrazione inefficiente e molto costosa, con tasse svedesi e servizi pubblici italiani”, nonostante, ha rivendicato, l’Inps in questi anni abbia “contribuito al recupero di un punto di Pil grazie ai risparmi e ad una rigorosa politica contro l’evasione“.
Al contrario non è stata gestita in modo adeguato la fusione con Inpdap ed Enpals, gli ex istituti previdenziali, rispettivamente, dei dipendenti statali e dei lavoratori dello spettacolo, incorporati nel 2011 nell’Inps che ha dovuto quindi farsi carico dei loro buchi di bilancio: “Non credo che tutti i problemi siano nati dalla fusione con Inpdap ed Enpals. Tuttavia, non posso non dire che quando mi son trovato a dover gestire questa macchina mi son reso conto che quella fusione era stata fatta solo sulla carta. Una fusione a freddo, in cui le posizioni dirigenziali centrali all’Inps sono state ottenute sommando le posizioni dirigenziali. Ne sono state create 48“. Ora serve una nuova governance, ha detto: “Chiedo di ridurre il potere di cui oggi dispongo. Abbiamo bisogno di un consiglio di amministrazione”.
Boeri è comunque tornato a rassicurare sul fatto che la maxi perdita dell’istituto, il cui patrimonio il prossimo anno secondo il Consiglio di indirizzo e vigilanza andrà sottozero, non inciderà sulle pensioni: le prestazioni erogate, ha ricordato, “sono a fronte di leggi dello Stato, che stabiliscono dei diritti soggettivi“. Di conseguenza “non c’è da temere” sui pagamenti. “Anche se l’Inps fallisse, e non sta avvenendo – ha spiegato – i cittadini continueranno ad avere le loro prestazioni e le loro pensioni”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... o/2495677/
Renziano 1 - stamani- Io non vedo le cose che vedi tu(eppure può leggerle ed ascoltarle in Tv com il sottoscritto)
Renziano 2 - Abbiamo fatto. abbiamo fatto, abbiamo fatto. In realtà ascolta le balle del MINCULPOP.
Ieri ad esempio è stato accolto il ricorsodi anticostituzionalità dell'Italicum.
Ma loro vanno sempre avanti a balle.
Eppure si dolevano del comportamento di Berlusconi.
Inps, Boeri: “Governo fa tagli lineari perché sono più visibili per l’opinione pubblica. Ma così servizi peggiorano”
Numeri & News
Il presidente dell'istituto ha attaccato le modalità scelte per la spending review: c'è un "circolo vizioso, la politica punta alla riduzione dei costi invece che alla valorizzazione dell’impiego pubblico". Con il blocco del turnover, per esempio, l'Inps perde "oltre 100 persone al mese". La fusione con Inpdap e Enpals poi è "solo sulla carta" ed è sfociata nella creazione di 48 nuove poltrone
di F. Q. | 25 febbraio 2016
Commenti (1)
Il presidente dell’Inps Tito Boeri torna all’attacco del governo, stavolta mettendo nel mirino le modalità scelte per la spending review: tagli lineari fatti apposta per rivendicarli davanti all’opinione pubblica, senza curarsi delle conseguenze sui servizi ai cittadini. C’è un “circolo vizioso che vede la classe politica puntare di più alla riduzione dei costi con tagli lineari, quelli più visibili, che sulla valorizzazione dell’impiego pubblico”, ha detto l’economista parlando in una audizione alla Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali. I tagli “vengono concepiti e attuati come tagli lineari perché siano maggiormente visibili all’opinione pubblica e perché l’esecutivo può appropriarsene direttamente”, dicendo “siamo noi nella legge che abbiamo determinato questi tagli e non le singole amministrazioni che responsabilmente hanno individuato dei potenziali sprechi. Questo circolo vizioso è evidente”.
E altrettanto evidenti sono le conseguenze, ha lamentato il numero uno dell’istituto previdenziale: per esempio “il blocco del turnover nella pubblica amministrazione dura ormai da 15 anni e riduce la qualità dei servizi, l’impoverisce“. Per esempio “negli ultimi tre anni” a causa del blocco del turnover l’Inps ha perso “oltre 100 persone al mese“, rinunciando a “competenze molto importanti”, con il risultato che “il personale è diminuito del 10%“. “Per questo”, ha aggiunto Boeri, “chiediamo misure urgenti”, “lo abbiamo chiesto anche durante l’esame della legge di Stabilità, c’è bisogno di investire in questa macchina”. Invece il circolo vizioso di cui sopra “rafforza l’idea del carrozzone che pesa sui contribuenti, di un’amministrazione inefficiente e molto costosa, con tasse svedesi e servizi pubblici italiani”, nonostante, ha rivendicato, l’Inps in questi anni abbia “contribuito al recupero di un punto di Pil grazie ai risparmi e ad una rigorosa politica contro l’evasione“.
Al contrario non è stata gestita in modo adeguato la fusione con Inpdap ed Enpals, gli ex istituti previdenziali, rispettivamente, dei dipendenti statali e dei lavoratori dello spettacolo, incorporati nel 2011 nell’Inps che ha dovuto quindi farsi carico dei loro buchi di bilancio: “Non credo che tutti i problemi siano nati dalla fusione con Inpdap ed Enpals. Tuttavia, non posso non dire che quando mi son trovato a dover gestire questa macchina mi son reso conto che quella fusione era stata fatta solo sulla carta. Una fusione a freddo, in cui le posizioni dirigenziali centrali all’Inps sono state ottenute sommando le posizioni dirigenziali. Ne sono state create 48“. Ora serve una nuova governance, ha detto: “Chiedo di ridurre il potere di cui oggi dispongo. Abbiamo bisogno di un consiglio di amministrazione”.
Boeri è comunque tornato a rassicurare sul fatto che la maxi perdita dell’istituto, il cui patrimonio il prossimo anno secondo il Consiglio di indirizzo e vigilanza andrà sottozero, non inciderà sulle pensioni: le prestazioni erogate, ha ricordato, “sono a fronte di leggi dello Stato, che stabiliscono dei diritti soggettivi“. Di conseguenza “non c’è da temere” sui pagamenti. “Anche se l’Inps fallisse, e non sta avvenendo – ha spiegato – i cittadini continueranno ad avere le loro prestazioni e le loro pensioni”.
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Re: Renzi
L’Italicum al giudizio della Consulta
(SILVIO BUZZANCA)
25/02/2016 di triskel182
Il tribunale di Messina rinvia la riforma elettorale e accoglie il ricorso del Comitato per la democrazia I giudici: “Faremo presto”. Dubbi di incostituzionalità sul premio di maggioranza e sul ballottaggio senza soglia.
ROMA – La legge elettorale, l’Italicum, finirà all’esame della Corte costituzionale. Lo ha deciso il Tribunale di Messina che ha dichiarato non infondate 6 delle 13 questione di illegittimità che erano state depositate dal Comitato per la democrazia costituzionale. I giudici dello Stretto hanno così battuto sul tempo i colleghi degli altri 17 tribunali dove sono stati depositati dei ricorsi analoghi dal comitato coordinato da Felice Besostri. Si ripete così uno schema politico-procedurale che portò all’esame del Porcellum da parte della Corte e alla sua bocciatura.
Un iter veloce, quindi. E che non servirà aspettare molto per la decisione lo spiega subito il neo presidente della Consulta, il fiorentino Paolo Grossi: «Penso che si possa arrivare in un tempo ragionevolmente breve a qualche cosa di definito».
I giudici messinesi hanno deciso che la Consulta dovrà pronunciarsi sul alcuni nodi dell’Italicum. A partire dalla questione di una soglia minima per accedere al ballottaggio. I ricorrenti, infatti, fanno notare che si potrebbe verificare una situazione di frammentazione politica per cui andrebbero al ballottaggio due forze politiche premiate solo il 20 per cento dei voti.
Il meccanismo dell’Italicum a quel punto prevede il secondo turno e l’assegnazione di 345 seggi al vincitore. E questo viene ritenuto incostituzionale dai ricorrenti. Ma anche il premio di maggioranza viene considerato contrario ai principi costituzionali, perché lede il «principio di rappresentanza democratica». Nel mirino sono finite anche la norma che prevede 100 seggi bloccati per i capilista e la relativa «impossibilità di scegliere direttamente e liberamente i deputati».
«Spero che quello di Messina sia soltanto il primo – ha detto Besostri – e che magari alla fine la questione di costituzionalità giunga alla Consulta su tutte e 13 le obiezioni ». Soddisfatti anche i grillini che hanno firmato il ricorso.
Articolo intero su La Repubblica del 25/02/2016.
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Re: Renzi
Scoppia il caso Verdini
Caos unioni civili. Verdini vota col Pd e cambia la maggioranza. Ira della minoranza Pd. FI: "Renzi passi dal Colle"
di Andrea Indini
poco fa
^^^^^
Unioni civili al Senato, è scontro: scoppia il caso Verdini
Battaglia finale sulle unioni civili. Verdini vota col Pd e cambia la maggioranza. L'ira della minoranza Pd: "Il governo è snaturato". Anche Forza Italia all'attacco: "Renzi passi dal Colle"
Andrea Indini - Gio, 25/02/2016 - 16:55
Il caso è politico.
Il voto di fiducia da parte degli uomini di Denis Verdini al maxiemendamento sulle unioni civili agita il Pd.
La minoranza dem parla di governo "snaturato".
Ma non è l'unica a lanciare l'allarme.
Anche Forza Italia e Carroccio alzano i toni dello scontro chiedendo a Matteo Renzi di salire al Colle visto il cambio di maggioranza.
A Palazzo Madama il clima è infuocato.
"Tutti quelli che oggi diranno sì alla fiducia - tuona il leghista Roberto Calderoli - introducendo il matrimonio gay, andranno all'inferno, perché San Pietro controllerà i tabulati delle votazioni del Senato".
A esultare è rimasta solo Monica Cirinnà: "Oggi l'Italia apre una nuova pagina del diritto di famiglia, portando diritti a tutte quelle coppie formate da persone dello stesso sesso che già esistono per la società ma non agli occhi del diritto". Per l'autrice del ddl sulle unioni civili, però, questo è "solo un primo traguardo".
Il prossimo obiettivo è la stepchild adoption, stralciata all'ultimo momento dopo un estenuante braccio di ferro tra il Pd e Ncd.
Gli occhi sono tutti puntati su Verdini.
"Verdini e poltronari vari entrano al governo, ormai è un Parlamento vergognoso - sbotta Matteo Salvini - italiani, andiamo a prenderli e chiuderli dentro il palazzo?".
Ma Lucio Barani, capogruppo di Ala, si difende spiegando che "non c'è alcun mercimonio politico". "iamo rimasti fedeli con estrema coerenza al patto del Nazareno - incalza - non ci iscriviamo all'albo degli sfascisti".
Secondo i conti del Pd, l'apporto del suo partito alle unioni civili non sarebbe indispensabile.
"La maggioranza - spiegano in ambienti parlamentari dem - può contare su almeno 155 voti a favore".
Dai centristi dovrebbero venir meno circa quattro voti e solo uno potrebbe essere un "no". Gli altri potrebbero semplicemente non partecipare al voto. L'opposizione si attesta sui 120-130.
Se i 19 verdiniani avessero deciso di votare contro la fiducia, la legge sarebbe stata comunque approvata.
"I 'no' si sarebbero fermati attorno ai 150 e noi, pure se si poco, avremmo avuto la maggioranza - si spiega in ambienti dem - per questo Ala non è decisiva".
Questi i numeri. La partita politica, poi, è un 'altra cosa.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 29225.html
Caos unioni civili. Verdini vota col Pd e cambia la maggioranza. Ira della minoranza Pd. FI: "Renzi passi dal Colle"
di Andrea Indini
poco fa
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Unioni civili al Senato, è scontro: scoppia il caso Verdini
Battaglia finale sulle unioni civili. Verdini vota col Pd e cambia la maggioranza. L'ira della minoranza Pd: "Il governo è snaturato". Anche Forza Italia all'attacco: "Renzi passi dal Colle"
Andrea Indini - Gio, 25/02/2016 - 16:55
Il caso è politico.
Il voto di fiducia da parte degli uomini di Denis Verdini al maxiemendamento sulle unioni civili agita il Pd.
La minoranza dem parla di governo "snaturato".
Ma non è l'unica a lanciare l'allarme.
Anche Forza Italia e Carroccio alzano i toni dello scontro chiedendo a Matteo Renzi di salire al Colle visto il cambio di maggioranza.
A Palazzo Madama il clima è infuocato.
"Tutti quelli che oggi diranno sì alla fiducia - tuona il leghista Roberto Calderoli - introducendo il matrimonio gay, andranno all'inferno, perché San Pietro controllerà i tabulati delle votazioni del Senato".
A esultare è rimasta solo Monica Cirinnà: "Oggi l'Italia apre una nuova pagina del diritto di famiglia, portando diritti a tutte quelle coppie formate da persone dello stesso sesso che già esistono per la società ma non agli occhi del diritto". Per l'autrice del ddl sulle unioni civili, però, questo è "solo un primo traguardo".
Il prossimo obiettivo è la stepchild adoption, stralciata all'ultimo momento dopo un estenuante braccio di ferro tra il Pd e Ncd.
Gli occhi sono tutti puntati su Verdini.
"Verdini e poltronari vari entrano al governo, ormai è un Parlamento vergognoso - sbotta Matteo Salvini - italiani, andiamo a prenderli e chiuderli dentro il palazzo?".
Ma Lucio Barani, capogruppo di Ala, si difende spiegando che "non c'è alcun mercimonio politico". "iamo rimasti fedeli con estrema coerenza al patto del Nazareno - incalza - non ci iscriviamo all'albo degli sfascisti".
Secondo i conti del Pd, l'apporto del suo partito alle unioni civili non sarebbe indispensabile.
"La maggioranza - spiegano in ambienti parlamentari dem - può contare su almeno 155 voti a favore".
Dai centristi dovrebbero venir meno circa quattro voti e solo uno potrebbe essere un "no". Gli altri potrebbero semplicemente non partecipare al voto. L'opposizione si attesta sui 120-130.
Se i 19 verdiniani avessero deciso di votare contro la fiducia, la legge sarebbe stata comunque approvata.
"I 'no' si sarebbero fermati attorno ai 150 e noi, pure se si poco, avremmo avuto la maggioranza - si spiega in ambienti dem - per questo Ala non è decisiva".
Questi i numeri. La partita politica, poi, è un 'altra cosa.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 29225.html
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