Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Lentamente vengono alla luce tasselli che dimostrano che questo Paese e arrivato alla fine della corsa ed ha esaurito la sua classe dirigente.
Forza Italia è all’ultimo stadio della sua inevitabile liquefazione. Come si può vedere anche su Dagospia hanno ammainato la bandiera dall’ultima sede.
Berlusconi non è bollito, ma strabollito. Non serve neppure più per fare il brodo.
Salvini è della generazione dei “Matteo”. Solo boria e aria fritta.
Politicamente è inconsistente.
La Meloni è anche lei inconsistente. Inaffidabile per la guida del Paese.
I Pentastellati rappresentano “TANTO RUMORE PER NULLA”.
Non basta il prerequisito di essere “ONESTI” in un contesto di disonesti.
Oppure restituire in modo propagandistico i soldi percepiti.
Non crescono politicamente e non sono diventati “CLASSE DIRIGENTE” come erano diventati i loro nonni dopo il 25 aprile del 1945.
Non bastano Di Maio e Di Battista. Ci vuole ben altro. Loro due non possono fare le parti in commedia di un intero governo.
La responsabilità pesa su Grillo e Casaleggio che hanno fondato un movimento ma non sono stati capaci di trasformarlo in classe dirigente che potesse sostituire quella vecchia della Prima e della Seconda Repubblica.
Rappresentano la speranza di molti, ma non sanno tradurre in pratica questa speranza.
Il PD è allo sfascio totale.
La sua classe dirigente di provenienza PCI e DC si è dedicata interamente all’ideologia POLTRONIFERA.
E questi sono i risultati.
Ai vecchi è bastato e basta tirare a campare e portare a casa un lauto stipendio e nulla più.
Si è prestato alla guerra per bande consentendo alla banda dei toscani di prendere il potere e sfasciare contemporaneamente PD e l’ITALIA in modo irreversibile.
A distanza ravvicinata sono uscite due interviste di due ex PCI, che la dicono lunga sullo stato comatoso del Paese, dove anche i vecchi sono fuori di senno.
PEPPINO CALDAROLA, ha affermato tra l’altro:
per dire che Renzi, a cui avevamo augurato vita lunga come premier e vita breve come segretario del Partito democratico, potrebbe presto fare le valigie nella peggior condizione possibile
Caldarola evidentemente vuole male all’Italia e agli italiani tanto da augurarsi una simile iattura.
EMANUELE MACALUSO si è prodigato in:
Di Maio non potrebbe essere l' anti-Renzi?
«No, non ne ha la statura».
Che consigli darebbe a Renzi su come uscirne?
«Lui non accetta consigli da nessuno, figuriamoci da me».
E allora come se ne esce?
«Il presidente del Consiglio è ancora convinto che la sua leadership sia sufficiente per mantenere il consenso elettorale, prescindendo dalle reali capacità dei suoi collaboratori».
D' accordo, ma cosa deve fare?
« Fare squadra. Ricostruire il partito. Dotarsi di una classe dirigente competente.
Riallacciare un rapporto con la cultura. Riavviare un dialogo con il sindacato. Basta con quelli che dicono sempre sì, scelti in base alla fedeltà».
Non sono tutte ricette novecentesche?
«Guardi, io penso che la continua polemica con il sindacato alla fine abbia alienato le simpatie di un vasto mondo del lavoro che pure aveva salutato la sua ascesa con simpatia. Un conto è essere critici, un altro è usare l' elogio a Sergio Marchionne per delegittimare i sindacati tout court».
MACALUSO NON HA CAPITO UNA MAZZA.
Il fiorentino non farà mai quanto prescrive perché si sente superiore a DIO.
Provate voi a prospettare soluzioni su come se ne viene fuori.
Forza Italia è all’ultimo stadio della sua inevitabile liquefazione. Come si può vedere anche su Dagospia hanno ammainato la bandiera dall’ultima sede.
Berlusconi non è bollito, ma strabollito. Non serve neppure più per fare il brodo.
Salvini è della generazione dei “Matteo”. Solo boria e aria fritta.
Politicamente è inconsistente.
La Meloni è anche lei inconsistente. Inaffidabile per la guida del Paese.
I Pentastellati rappresentano “TANTO RUMORE PER NULLA”.
Non basta il prerequisito di essere “ONESTI” in un contesto di disonesti.
Oppure restituire in modo propagandistico i soldi percepiti.
Non crescono politicamente e non sono diventati “CLASSE DIRIGENTE” come erano diventati i loro nonni dopo il 25 aprile del 1945.
Non bastano Di Maio e Di Battista. Ci vuole ben altro. Loro due non possono fare le parti in commedia di un intero governo.
La responsabilità pesa su Grillo e Casaleggio che hanno fondato un movimento ma non sono stati capaci di trasformarlo in classe dirigente che potesse sostituire quella vecchia della Prima e della Seconda Repubblica.
Rappresentano la speranza di molti, ma non sanno tradurre in pratica questa speranza.
Il PD è allo sfascio totale.
La sua classe dirigente di provenienza PCI e DC si è dedicata interamente all’ideologia POLTRONIFERA.
E questi sono i risultati.
Ai vecchi è bastato e basta tirare a campare e portare a casa un lauto stipendio e nulla più.
Si è prestato alla guerra per bande consentendo alla banda dei toscani di prendere il potere e sfasciare contemporaneamente PD e l’ITALIA in modo irreversibile.
A distanza ravvicinata sono uscite due interviste di due ex PCI, che la dicono lunga sullo stato comatoso del Paese, dove anche i vecchi sono fuori di senno.
PEPPINO CALDAROLA, ha affermato tra l’altro:
per dire che Renzi, a cui avevamo augurato vita lunga come premier e vita breve come segretario del Partito democratico, potrebbe presto fare le valigie nella peggior condizione possibile
Caldarola evidentemente vuole male all’Italia e agli italiani tanto da augurarsi una simile iattura.
EMANUELE MACALUSO si è prodigato in:
Di Maio non potrebbe essere l' anti-Renzi?
«No, non ne ha la statura».
Che consigli darebbe a Renzi su come uscirne?
«Lui non accetta consigli da nessuno, figuriamoci da me».
E allora come se ne esce?
«Il presidente del Consiglio è ancora convinto che la sua leadership sia sufficiente per mantenere il consenso elettorale, prescindendo dalle reali capacità dei suoi collaboratori».
D' accordo, ma cosa deve fare?
« Fare squadra. Ricostruire il partito. Dotarsi di una classe dirigente competente.
Riallacciare un rapporto con la cultura. Riavviare un dialogo con il sindacato. Basta con quelli che dicono sempre sì, scelti in base alla fedeltà».
Non sono tutte ricette novecentesche?
«Guardi, io penso che la continua polemica con il sindacato alla fine abbia alienato le simpatie di un vasto mondo del lavoro che pure aveva salutato la sua ascesa con simpatia. Un conto è essere critici, un altro è usare l' elogio a Sergio Marchionne per delegittimare i sindacati tout court».
MACALUSO NON HA CAPITO UNA MAZZA.
Il fiorentino non farà mai quanto prescrive perché si sente superiore a DIO.
Provate voi a prospettare soluzioni su come se ne viene fuori.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Migranti in cambio di petrolio, patto segreto Italia-Malta
Scritto il 11/4/16 • nella Categoria: segnalazioni
Mentre la crisi dei rifugiati siriani è arrivata a un’impasse, sia in termine di sicurezza europea sia di diritti umani dei rifugiati, Bruxelles si trova a dover negare accuse di un patto segreto tra Malta e l’Italia per scambiare rifugiati con diritti di esplorazione petrolifera.
Il leader dell’opposizione maltese sostiene che Malta e l’Italia hanno stretto un accordo segreto in cui l’isola rinuncia ai diritti di esplorazione petrolifera su un’area offshore oggetto di disputa con l’Italia, in cambio dell’assegnazione all’Italia della quota di migranti recuperati in mare che spetterebbe a Malta.
La Commissione Europea è stata costretta a rispondere a queste accuse, negandole, ma la situazione resta complessa, scrive “Zero Hedge” in un post ripreso da “Voci dall’Estero”, che segnala l’offensiva dell’esponente politico maltese Simon Busuttil, del Partito Nazionalista, europarlamentare dal 2013, secondo cui il suo governo ha permesso a Roma di trivellare i fondali marini in acque maltesi, nell’ambito di uno scambio poco pulito tra petrolio e migranti.Le sue accuse sono state amplificate dal “Giornale”: Matteo Renzi avrebbe concluso quell’accordo con il premier maltese Joseph Muscat. Ne aveva già parlato lo scorso settembre il ministro dell’interno Carmelo Abela, accennando a un “accordo informale” con l’Italia.
Dal canto suo, Malta ha ammesso la collaborazione stretta, ma i funzionari del piccolo paese mediterraneo sostengono che non c’è un vincolo che lega il discorso migranti alle esplorazioni petrolifere. Malta è il membro dell’Ue più vicino alle coste libiche, sottolinea “Zero Hedge”: considerato questo, il parlamentare italiano Elisabetta Gardini (centrodestra) ha recentemente chiesto alla Commissione Europea di spiegare come mai ci sono così pochi arrivi di migranti a Malta.
Una domanda impegnativa: dal 2015, delle 142.000 persone che hanno lasciato le loro case per dirigersi in Europa lasciando le coste nordafricane, solo un centinaio sono arrivate a Malta. E’ un dato molto strano, nel mezzo di un’acuta crisi di rifugiati.Nel 2013, continua “Zero Hedge”, gli ufficiali maltesi avevano registrato 2.008 sbarchi. Nello stesso periodo, l’Italia aveva accolto 150.000 rifugiati.
«L’ipotesi che non esista alcun accordo suggerirebbe che i rifugiati semplicemente non desiderano provare a raggiungere Malta». A fine 2015, l’Ue ha finalmente risposto alle accuse: il commissario europeo agli affari interni e alla migrazione Dimitris Avramopoulos ha detto di «non essere al corrente di alcun accordo bilaterale tra le autorità italiane e maltesi riguardo le operazioni di “Search and Rescue” (Sar) nel mare Mediterraneo».
Il fatto di “non essere al corrente” non risolve la questione, osserva “Zero Hedge”. Secondo l’“Independent”, la stessa Commissione Europea ha notato che, guardacaso, l’area di esplorazione petrolifera in questione si sovrappone alle aree di recupero dei migranti. «Di cosa stiamo parlando, in termini petroliferi? Di un grosso affare, potenzialmente», aggiunge il blog. «Secondo una fonte indipendente, Malta dispone di un potenziale di 260 milioni di barili.
Ma Malta e l’Italia sono bloccate dalla disputa sulle zone di esplorazione offshore e sulle zone di recupero migranti».Il nocciolo della questione è una legge italiana del 2012 che di fatto raddoppiava la zona marittima italiana in direzione sud-est rispetto alla Sicilia e verso la costa libica.
Malta aveva protestato per la sovrapposizione con aree che ritiene sue. Alla fine del 2015, Malta e l’Italia hanno raggiunto un accordo informale di sospensione delle trivellazioni esplorative in quell’area. Altra domanda aperta: l’accordo Ue-Turchia, che vedrà la Turchia riprendersi i rifugiati sbarcati in Grecia (in cambio di qualche favore da parte della Ue e qualche aiuto finanziario) essenzialmente eliminerà la rotta dei migranti attraverso il Mar Egeo. «Questo potrebbe risvegliare l’interesse dei migranti nella rotta attraverso la Libia.
E se Malta si è davvero liberata della sua zona di recupero, significa grossi problemi per l’Italia, che dovrà accollarseli tutti».
Scritto il 11/4/16 • nella Categoria: segnalazioni
Mentre la crisi dei rifugiati siriani è arrivata a un’impasse, sia in termine di sicurezza europea sia di diritti umani dei rifugiati, Bruxelles si trova a dover negare accuse di un patto segreto tra Malta e l’Italia per scambiare rifugiati con diritti di esplorazione petrolifera.
Il leader dell’opposizione maltese sostiene che Malta e l’Italia hanno stretto un accordo segreto in cui l’isola rinuncia ai diritti di esplorazione petrolifera su un’area offshore oggetto di disputa con l’Italia, in cambio dell’assegnazione all’Italia della quota di migranti recuperati in mare che spetterebbe a Malta.
La Commissione Europea è stata costretta a rispondere a queste accuse, negandole, ma la situazione resta complessa, scrive “Zero Hedge” in un post ripreso da “Voci dall’Estero”, che segnala l’offensiva dell’esponente politico maltese Simon Busuttil, del Partito Nazionalista, europarlamentare dal 2013, secondo cui il suo governo ha permesso a Roma di trivellare i fondali marini in acque maltesi, nell’ambito di uno scambio poco pulito tra petrolio e migranti.Le sue accuse sono state amplificate dal “Giornale”: Matteo Renzi avrebbe concluso quell’accordo con il premier maltese Joseph Muscat. Ne aveva già parlato lo scorso settembre il ministro dell’interno Carmelo Abela, accennando a un “accordo informale” con l’Italia.
Dal canto suo, Malta ha ammesso la collaborazione stretta, ma i funzionari del piccolo paese mediterraneo sostengono che non c’è un vincolo che lega il discorso migranti alle esplorazioni petrolifere. Malta è il membro dell’Ue più vicino alle coste libiche, sottolinea “Zero Hedge”: considerato questo, il parlamentare italiano Elisabetta Gardini (centrodestra) ha recentemente chiesto alla Commissione Europea di spiegare come mai ci sono così pochi arrivi di migranti a Malta.
Una domanda impegnativa: dal 2015, delle 142.000 persone che hanno lasciato le loro case per dirigersi in Europa lasciando le coste nordafricane, solo un centinaio sono arrivate a Malta. E’ un dato molto strano, nel mezzo di un’acuta crisi di rifugiati.Nel 2013, continua “Zero Hedge”, gli ufficiali maltesi avevano registrato 2.008 sbarchi. Nello stesso periodo, l’Italia aveva accolto 150.000 rifugiati.
«L’ipotesi che non esista alcun accordo suggerirebbe che i rifugiati semplicemente non desiderano provare a raggiungere Malta». A fine 2015, l’Ue ha finalmente risposto alle accuse: il commissario europeo agli affari interni e alla migrazione Dimitris Avramopoulos ha detto di «non essere al corrente di alcun accordo bilaterale tra le autorità italiane e maltesi riguardo le operazioni di “Search and Rescue” (Sar) nel mare Mediterraneo».
Il fatto di “non essere al corrente” non risolve la questione, osserva “Zero Hedge”. Secondo l’“Independent”, la stessa Commissione Europea ha notato che, guardacaso, l’area di esplorazione petrolifera in questione si sovrappone alle aree di recupero dei migranti. «Di cosa stiamo parlando, in termini petroliferi? Di un grosso affare, potenzialmente», aggiunge il blog. «Secondo una fonte indipendente, Malta dispone di un potenziale di 260 milioni di barili.
Ma Malta e l’Italia sono bloccate dalla disputa sulle zone di esplorazione offshore e sulle zone di recupero migranti».Il nocciolo della questione è una legge italiana del 2012 che di fatto raddoppiava la zona marittima italiana in direzione sud-est rispetto alla Sicilia e verso la costa libica.
Malta aveva protestato per la sovrapposizione con aree che ritiene sue. Alla fine del 2015, Malta e l’Italia hanno raggiunto un accordo informale di sospensione delle trivellazioni esplorative in quell’area. Altra domanda aperta: l’accordo Ue-Turchia, che vedrà la Turchia riprendersi i rifugiati sbarcati in Grecia (in cambio di qualche favore da parte della Ue e qualche aiuto finanziario) essenzialmente eliminerà la rotta dei migranti attraverso il Mar Egeo. «Questo potrebbe risvegliare l’interesse dei migranti nella rotta attraverso la Libia.
E se Malta si è davvero liberata della sua zona di recupero, significa grossi problemi per l’Italia, che dovrà accollarseli tutti».
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Re: Diario della caduta di un regime.
I così detti "giornaloni", Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, megafoni del potere renziano, si guardano bene dal pubblicare in rete certe notizie.
E quindi vanno ricercate sulla stampa "di opposizione".
"Poca crescita, più debito" Anche l'Fmi taglia stime
L'allarme del Fondo monetario internazionale: crescita modesta, debito troppo alto
Chiara Sarra - Mar, 12/04/2016 - 16:49
commenta
Già il Def è meno ottimistico del previsto. Ora arrivano anche l'Ocse e l'Fmi a bacchettare l'Italia perché fa poco per la crescita.
Il Fondo monetario internazionale ha infatti tagliato le stime di crescita del Belpaese, rivedendo il Pil al ribasso: +1% per il 2016 (-0,3% di quanto previsto a gennaio) e +1,1% nel 2017 (-0,1 punti). "La crescita è stata più lenta del previsto in Italia" afferma il Fondo, parlando di crescita "modesta" per Germania, Francia e Italia. Sale poi anche il deficit che quest'anno si attesterà al 2,7% dal 2,6% del 2015.
A preoccupare è soprattutto la disoccupazione, che pure è vista in calo rispetto all'anno precedente, passando dall'11,9% del 2015 all'11,4% nel 2016 e al 10,9% nel 2017. Un altro nodo critico è quello dei non performing loan, i crediti deteriorati delle banche e il cuneo fiscale su cui già in mattinata l'Ocse aveva acceso i riflettori. "L'Italia dovrebbe ridurre il cuneo fiscale", afferma Gian Maria Milesi Ferretti, vice direttore del Dipartimento di Ricerca del Fmi, "Questa è da sempre, quando non si ha spazio o uno spazio molto limitato per la politica fiscale tradizionale una delle strade da seguire per aiutare la crescita. Bisogna cercare di avere una composizione della politica fiscale più favorevole possibile alla crescita".
http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 45608.html
E quindi vanno ricercate sulla stampa "di opposizione".
"Poca crescita, più debito" Anche l'Fmi taglia stime
L'allarme del Fondo monetario internazionale: crescita modesta, debito troppo alto
Chiara Sarra - Mar, 12/04/2016 - 16:49
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Già il Def è meno ottimistico del previsto. Ora arrivano anche l'Ocse e l'Fmi a bacchettare l'Italia perché fa poco per la crescita.
Il Fondo monetario internazionale ha infatti tagliato le stime di crescita del Belpaese, rivedendo il Pil al ribasso: +1% per il 2016 (-0,3% di quanto previsto a gennaio) e +1,1% nel 2017 (-0,1 punti). "La crescita è stata più lenta del previsto in Italia" afferma il Fondo, parlando di crescita "modesta" per Germania, Francia e Italia. Sale poi anche il deficit che quest'anno si attesterà al 2,7% dal 2,6% del 2015.
A preoccupare è soprattutto la disoccupazione, che pure è vista in calo rispetto all'anno precedente, passando dall'11,9% del 2015 all'11,4% nel 2016 e al 10,9% nel 2017. Un altro nodo critico è quello dei non performing loan, i crediti deteriorati delle banche e il cuneo fiscale su cui già in mattinata l'Ocse aveva acceso i riflettori. "L'Italia dovrebbe ridurre il cuneo fiscale", afferma Gian Maria Milesi Ferretti, vice direttore del Dipartimento di Ricerca del Fmi, "Questa è da sempre, quando non si ha spazio o uno spazio molto limitato per la politica fiscale tradizionale una delle strade da seguire per aiutare la crescita. Bisogna cercare di avere una composizione della politica fiscale più favorevole possibile alla crescita".
http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 45608.html
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Re: Diario della caduta di un regime.
TIRARE A CAMPARE
Quando gli italiani capiranno di essere un popolo a sovranità limitata e che il suo destino, soprattutto negli ultimi 40 anni, è nelle mani di organizzazioni sovrannazionali come Bildelberg e la Trilaterale, etc. etc.
Possibile che non capisca che il delitto Moro è stato ordinato da lontano, e che un ex comunista non poteva andare al Quirinale se non era stato un agente anglo americano poi facente parte della loggia massonica Three Eyes in compagnia di Henry Kiessinger e George Bush padre e non solo.
Non capisca che Napolitano abbia debordato, tanto da essere chiamato Re Giorgio, e abbia nominato i governi Monti, Letta e Renzi secondo gli ordini ricevuti dall'alto e che ancora oggi metta il becco in cose che non gli competono?
Se cade Renzi, i poteri forti punteranno sul grillino Di Maio
Scritto il 13/4/16 • nella Categoria: segnalazioni
A quanto pare il cerchio si chiude attorno a Renzi. L’idillio tra il premier e i poteri forti sembra giunto al termine, e ora gli stessi che deridevano l’attacco dei poteri forti contro il governo Berlusconi nel 2011, gridano al complotto dell’élite transnazionale contro il governo. Si evoca spesso l’intervento di questi poteri, ma non se ne ricordano altrettanto le origini. Tradizionalmente le sorti dello stivale in politica estera ed economica ruotano attorno all’asse trilaterale Washington-Londra-Berlino. All’interno di questo asse ci sono i grandi gruppi industriali tedeschi, la finanza speculativa anglosassone e le corporation statunitensi. Ognuno di questi gruppi ha un peso specifico, e un ruolo determinante nell’influenzare i destini degli esecutivi nazionali. Chiunque si candidi a fare il premier viene sottoposto a un esame preventivo, che se superato, porterà all’esecuzione dell’agenda di questi poteri. Qualora si violino queste prescrizioni, si viene prontamente sostituiti, non prima però di essere stato oggetto di una feroce campagna stampa oppure di inchieste giudiziarie.Renzi aveva accettato questa convenzione, aveva accettato cioè di sottoporsi alle indicazioni dell’élite transazionale fino a quando non ha iniziato a mostrare dei segnali di ribellione. Il suo compito era quello di accompagnare l’Italia sul patibolo dell’Europa, avvicinandola a un destino molto simile a quello della Grecia di Tsipras, umiliata e nelle mani della Germania che ora controlla gli asset strategici della penisola ellenica. Sorge una controindicazione in tutto questo: applicare questo tipo di politiche, non aumenta di certo i consensi presso l’opinione pubblica. Persino i media, con il loro fiume di informazioni omologate e preconfezionate, non riescono a sorreggere il politico che si incarica di portare avanti l’eutanasia economica e culturale del proprio Paese. Se si fa come dice l’Europa e la Germania, si crolla nei sondaggi e addio ad un secondo mandato politico; se ci si ribella, si mette in moto la macchina della magistratura e dell’informazione, che prima o poi raggiunge sempre il suo obbiettivo. L’ambizione e la spregiudicatezza di Renzi non sono disposte a rinunciare a tanto, che ora è costretto a giocarsi fino in fondo la sua partita.Il caso del ministro Guidi è solo l’ultimo esempio di come questa macchina si sia messa in moto, e abbia deciso di stritolare il governo. Non rileva tanto la condotta certamente disdicevole della Guidi o i conflitti d’interessi del ministro Boschi, ma il fatto che a nessun organo di stampa, prima, era passato per la mente di segnalare delle macroscopiche situazioni di incompatibilità istituzionale che questi membri del governo hanno con gli interessi pubblici. La famiglia del ministro Boschi aveva già da tempo stretti legami con il mondo bancario e il ministro Guidi, è membro della Commissione Trilaterale, un’organizzazione sovranazionale formata da esponenti governativi, rappresentanti del mondo finanziario e industriale che si propone nei suoi scopi quello di affermare, come ha ricordato il suo fondatore David Rockefeller, ‘la sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiali, sicuramente preferibile alle autodeterminazioni nazionali dei secoli scorsi’.Non è forse questa circostanza altrettanto e forse ben più grave, dell’interessamento manifestato dal ministro Guidi per l’azienda del suo compagno? La Trilaterale viola palesemente il dettato costituzionale ma nessun media ha mai pensato di mettere in discussione l’appartenenza della Guidi a questa organizzazione, fautrice di un governo di un’élite priva della sovranità popolare e che agisce per fini propri, spesso in aperto contrasto con i principi democratici. Solo ora si denunciano degli scandali visibili da tempo, e tutto questo non può non suscitare una riflessione sulla tempistica e sulle motivazioni di questa improvvisa attenzione. Solo l’ingenuità o la malafede possono far credere all’ ipotesi di un improvviso ravvedimento dei media.Mentre Renzi cade in disgrazia, il M5S inizia a raccogliere le attenzioni di quei poteri un tempo amici del rottamatore. Luigi Di Maio, l’uomo che nel movimento grillino rivestirebbe le funzioni di premier, ha iniziato una serie di colloqui con gli ambasciatori dei 28 paesi Ue. Oggetto dei colloqui sono state le posizioni del Movimento sull’Europa e sull’Unione Monetaria, molto critiche in passato e che ora sembrano decisamente più concilianti. Lo stesso Di Maio ha stupito i diplomatici europei, tanto da giudicare “troppo dure” le vecchie posizioni del Movimento sull’Europa, in quello che è sembrato un atto di contrizione in piena regola del politico napoletano. Un’attitudine che ha rassicurato le grandi cancellerie europee, che adesso sembrano aumentare la loro concessione di credito al Movimento, un tempo considerato impresentabile. Lo stesso esame al quale si era sottoposto Renzi prima del 2014, adesso viene affrontato e superato da Di Maio nel 2016. Se il governo Renzi soccomberà, il M5S è già pronto a raccoglierne il testimone.(Cesare Sacchetti, “Matteo Renzi, i poteri forti lo scaricano e iniziano a interessarsi al M5S”, da “Il Fatto Quotidiano” del 5 aprile 2016).
Quando gli italiani capiranno di essere un popolo a sovranità limitata e che il suo destino, soprattutto negli ultimi 40 anni, è nelle mani di organizzazioni sovrannazionali come Bildelberg e la Trilaterale, etc. etc.
Possibile che non capisca che il delitto Moro è stato ordinato da lontano, e che un ex comunista non poteva andare al Quirinale se non era stato un agente anglo americano poi facente parte della loggia massonica Three Eyes in compagnia di Henry Kiessinger e George Bush padre e non solo.
Non capisca che Napolitano abbia debordato, tanto da essere chiamato Re Giorgio, e abbia nominato i governi Monti, Letta e Renzi secondo gli ordini ricevuti dall'alto e che ancora oggi metta il becco in cose che non gli competono?
Se cade Renzi, i poteri forti punteranno sul grillino Di Maio
Scritto il 13/4/16 • nella Categoria: segnalazioni
A quanto pare il cerchio si chiude attorno a Renzi. L’idillio tra il premier e i poteri forti sembra giunto al termine, e ora gli stessi che deridevano l’attacco dei poteri forti contro il governo Berlusconi nel 2011, gridano al complotto dell’élite transnazionale contro il governo. Si evoca spesso l’intervento di questi poteri, ma non se ne ricordano altrettanto le origini. Tradizionalmente le sorti dello stivale in politica estera ed economica ruotano attorno all’asse trilaterale Washington-Londra-Berlino. All’interno di questo asse ci sono i grandi gruppi industriali tedeschi, la finanza speculativa anglosassone e le corporation statunitensi. Ognuno di questi gruppi ha un peso specifico, e un ruolo determinante nell’influenzare i destini degli esecutivi nazionali. Chiunque si candidi a fare il premier viene sottoposto a un esame preventivo, che se superato, porterà all’esecuzione dell’agenda di questi poteri. Qualora si violino queste prescrizioni, si viene prontamente sostituiti, non prima però di essere stato oggetto di una feroce campagna stampa oppure di inchieste giudiziarie.Renzi aveva accettato questa convenzione, aveva accettato cioè di sottoporsi alle indicazioni dell’élite transazionale fino a quando non ha iniziato a mostrare dei segnali di ribellione. Il suo compito era quello di accompagnare l’Italia sul patibolo dell’Europa, avvicinandola a un destino molto simile a quello della Grecia di Tsipras, umiliata e nelle mani della Germania che ora controlla gli asset strategici della penisola ellenica. Sorge una controindicazione in tutto questo: applicare questo tipo di politiche, non aumenta di certo i consensi presso l’opinione pubblica. Persino i media, con il loro fiume di informazioni omologate e preconfezionate, non riescono a sorreggere il politico che si incarica di portare avanti l’eutanasia economica e culturale del proprio Paese. Se si fa come dice l’Europa e la Germania, si crolla nei sondaggi e addio ad un secondo mandato politico; se ci si ribella, si mette in moto la macchina della magistratura e dell’informazione, che prima o poi raggiunge sempre il suo obbiettivo. L’ambizione e la spregiudicatezza di Renzi non sono disposte a rinunciare a tanto, che ora è costretto a giocarsi fino in fondo la sua partita.Il caso del ministro Guidi è solo l’ultimo esempio di come questa macchina si sia messa in moto, e abbia deciso di stritolare il governo. Non rileva tanto la condotta certamente disdicevole della Guidi o i conflitti d’interessi del ministro Boschi, ma il fatto che a nessun organo di stampa, prima, era passato per la mente di segnalare delle macroscopiche situazioni di incompatibilità istituzionale che questi membri del governo hanno con gli interessi pubblici. La famiglia del ministro Boschi aveva già da tempo stretti legami con il mondo bancario e il ministro Guidi, è membro della Commissione Trilaterale, un’organizzazione sovranazionale formata da esponenti governativi, rappresentanti del mondo finanziario e industriale che si propone nei suoi scopi quello di affermare, come ha ricordato il suo fondatore David Rockefeller, ‘la sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiali, sicuramente preferibile alle autodeterminazioni nazionali dei secoli scorsi’.Non è forse questa circostanza altrettanto e forse ben più grave, dell’interessamento manifestato dal ministro Guidi per l’azienda del suo compagno? La Trilaterale viola palesemente il dettato costituzionale ma nessun media ha mai pensato di mettere in discussione l’appartenenza della Guidi a questa organizzazione, fautrice di un governo di un’élite priva della sovranità popolare e che agisce per fini propri, spesso in aperto contrasto con i principi democratici. Solo ora si denunciano degli scandali visibili da tempo, e tutto questo non può non suscitare una riflessione sulla tempistica e sulle motivazioni di questa improvvisa attenzione. Solo l’ingenuità o la malafede possono far credere all’ ipotesi di un improvviso ravvedimento dei media.Mentre Renzi cade in disgrazia, il M5S inizia a raccogliere le attenzioni di quei poteri un tempo amici del rottamatore. Luigi Di Maio, l’uomo che nel movimento grillino rivestirebbe le funzioni di premier, ha iniziato una serie di colloqui con gli ambasciatori dei 28 paesi Ue. Oggetto dei colloqui sono state le posizioni del Movimento sull’Europa e sull’Unione Monetaria, molto critiche in passato e che ora sembrano decisamente più concilianti. Lo stesso Di Maio ha stupito i diplomatici europei, tanto da giudicare “troppo dure” le vecchie posizioni del Movimento sull’Europa, in quello che è sembrato un atto di contrizione in piena regola del politico napoletano. Un’attitudine che ha rassicurato le grandi cancellerie europee, che adesso sembrano aumentare la loro concessione di credito al Movimento, un tempo considerato impresentabile. Lo stesso esame al quale si era sottoposto Renzi prima del 2014, adesso viene affrontato e superato da Di Maio nel 2016. Se il governo Renzi soccomberà, il M5S è già pronto a raccoglierne il testimone.(Cesare Sacchetti, “Matteo Renzi, i poteri forti lo scaricano e iniziano a interessarsi al M5S”, da “Il Fatto Quotidiano” del 5 aprile 2016).
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Re: Diario della caduta di un regime.
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Intercettazioni, la bufala del governo Renzi continua
di Bruno Tinti | 13 aprile 2016
COMMENTI (98)
178
Ogni volta che li scoprono con le mani nel vasetto della marmellata i politici si arrabbiano. Non sta bene che la marmellata sporchi, adesso faremo una legge che renda obbligatoria la marmellata che non lascia tracce; è una questione di civiltà. Il copione è sempre lo stesso: i processi si fanno nelle aule di giustizia e non sui giornali; le intercettazioni di conversazioni penalmente irrilevanti non devono essere conosciute; no al cortocircuito giustizia-informazione; è un complotto, ogni giorno ci sputtanano. A questa recita si può reagire in due modi, uno serio e uno serioso.
Quello serio. Smettetela, raccontare ai cittadini quello che è uscito dalla bocca di gente che pretende di amministrarli è informazione, non processo. Nessuno è mai stato condannato ad andare in galera a seguito della pubblicazione di sue malefatte sui giornali; se la condanna arriva (in genere la scampano con la prescrizione) e se la pena è abbastanza alta (più di 3 anni) perché si aprano le porte della prigione è perché c’è stato un processo e perché i giudici hanno parlato con le sentenze, proprio come spudoratamente sono invitati a fare da quegli stessi che fanno di tutto per impedirle. Smettetela, intercettazioni penalmente irrilevanti sui giornali non arrivano; si tratta sempre di prove che finiranno nel fascicolo del dibattimento. L’ultima intercettazione irrilevante pubblicata che mi ricordo fu l’sms di Anna Falchi a Ricucci, “Buonanotte amore, ti amo”, effettivamente una gravissima violazione della privacy.
Però, se qualcuno se ne ricorda altre, le comunichi a questo giornale; naturalmente con nomi, testo e date. Smettetela, la pubblicazione delle intercettazioni è lecita dopo che è caduto il segreto investigativo, il che capita quando arrestano i manigoldi e gli spiegano perché debbono andare in prigione. Non è un corto circuito, è un circuito virtuoso: la gente sa che chi sta in galera è giusto che ci stia. Smettetela, i complotti li fate voi; i giudici li scoprono, un po’ per volta. Magari ne scoprissero uno al giorno; ma se continuate a rubare ci si arriverà.
Quello serioso. La Procura di Potenza procede per corruzione, millantato credito, traffico di influenze. Al momento. Sicché, quando il ministro Guidi rivela al suo compagno Gemelli “Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d’accordo anche Maria Elena, quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte! Rimetterlo dentro alla legge di Stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa dall’altra parte si muove tutto!”, chiunque capisce che non sta raccontandogli la favola di Cenerentola per aiutarlo ad addormentarsi. Per chi proprio non volesse capire, il prosieguo della conversazione non lascia dubbi. Gemelli; “la cosa riguarda gli amici della Total?”; Guidi: “Eh certo, capito? Te l’ho detto per quello”. Bene che vada, il ministro gli sta fornendo imprudentemente notizie da utilizzare con i suoi soci in affari; in realtà, molto probabilmente, lo sta favorendo consapevolmente.
Dunque l’intercettazione costituisce prova del traffico di influenze ascritto a Gemelli; che infatti si affretta a raccontarlo ai suoi soci: “Pare che oggi riescano a inserirlo nuovamente al Senato, pare che ci sia l’accordo con Boschi e compagni. È tutto sbloccato! Mi hanno detto ‘guarda che lo inseriamo di nuovo!’”. Anche lo sfogo della Guidi “Non fai altro che chiedermi favori, con me ti comporti come un sultano, mi sono rotta, a 46 anni, tu siccome stai con me e hai un figlio con me mi tratti come una sguattera del Guatemala” è tutt’altro che penalmente irrilevante. È la prova delle abituali richieste del suo convivente affinché lei si spenda nel suo interesse. Un esempio ne è l’intercettazione sugli aeroporti. Gemelli: “Per lui (il presidente degli Aeroporti Toscani) ti sei esposta, per me no”. E, checché ne dicano i suoi sodali, Guidi è consapevole dell’illiceità di questi rapporti tra ministro e convivente: “Siamo sempre al telefono, e come al solito, telefoniamo pure, eh, Gianluca, telefoniamo e telefoniamo”. Alla fine, l’offensiva mediatica lamentata da Renzi proviene da lui, non dai giudici. Le intercettazioni pubblicate non erano coperte dal segreto, erano penalmente rilevanti, il malaffare che inquina le opere pubbliche sembra gravissimo, ovvio che bisogna indagare.
E Renzi ammonisce i giudici a non fare invasioni di campo? Ma si sa, la miglior difesa è l’attacco.
Da Il Fatto Quotidiano di mercoledì 13 aprile 2016
Intercettazioni, la bufala del governo Renzi continua
di Bruno Tinti | 13 aprile 2016
COMMENTI (98)
178
Ogni volta che li scoprono con le mani nel vasetto della marmellata i politici si arrabbiano. Non sta bene che la marmellata sporchi, adesso faremo una legge che renda obbligatoria la marmellata che non lascia tracce; è una questione di civiltà. Il copione è sempre lo stesso: i processi si fanno nelle aule di giustizia e non sui giornali; le intercettazioni di conversazioni penalmente irrilevanti non devono essere conosciute; no al cortocircuito giustizia-informazione; è un complotto, ogni giorno ci sputtanano. A questa recita si può reagire in due modi, uno serio e uno serioso.
Quello serio. Smettetela, raccontare ai cittadini quello che è uscito dalla bocca di gente che pretende di amministrarli è informazione, non processo. Nessuno è mai stato condannato ad andare in galera a seguito della pubblicazione di sue malefatte sui giornali; se la condanna arriva (in genere la scampano con la prescrizione) e se la pena è abbastanza alta (più di 3 anni) perché si aprano le porte della prigione è perché c’è stato un processo e perché i giudici hanno parlato con le sentenze, proprio come spudoratamente sono invitati a fare da quegli stessi che fanno di tutto per impedirle. Smettetela, intercettazioni penalmente irrilevanti sui giornali non arrivano; si tratta sempre di prove che finiranno nel fascicolo del dibattimento. L’ultima intercettazione irrilevante pubblicata che mi ricordo fu l’sms di Anna Falchi a Ricucci, “Buonanotte amore, ti amo”, effettivamente una gravissima violazione della privacy.
Però, se qualcuno se ne ricorda altre, le comunichi a questo giornale; naturalmente con nomi, testo e date. Smettetela, la pubblicazione delle intercettazioni è lecita dopo che è caduto il segreto investigativo, il che capita quando arrestano i manigoldi e gli spiegano perché debbono andare in prigione. Non è un corto circuito, è un circuito virtuoso: la gente sa che chi sta in galera è giusto che ci stia. Smettetela, i complotti li fate voi; i giudici li scoprono, un po’ per volta. Magari ne scoprissero uno al giorno; ma se continuate a rubare ci si arriverà.
Quello serioso. La Procura di Potenza procede per corruzione, millantato credito, traffico di influenze. Al momento. Sicché, quando il ministro Guidi rivela al suo compagno Gemelli “Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d’accordo anche Maria Elena, quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte! Rimetterlo dentro alla legge di Stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa dall’altra parte si muove tutto!”, chiunque capisce che non sta raccontandogli la favola di Cenerentola per aiutarlo ad addormentarsi. Per chi proprio non volesse capire, il prosieguo della conversazione non lascia dubbi. Gemelli; “la cosa riguarda gli amici della Total?”; Guidi: “Eh certo, capito? Te l’ho detto per quello”. Bene che vada, il ministro gli sta fornendo imprudentemente notizie da utilizzare con i suoi soci in affari; in realtà, molto probabilmente, lo sta favorendo consapevolmente.
Dunque l’intercettazione costituisce prova del traffico di influenze ascritto a Gemelli; che infatti si affretta a raccontarlo ai suoi soci: “Pare che oggi riescano a inserirlo nuovamente al Senato, pare che ci sia l’accordo con Boschi e compagni. È tutto sbloccato! Mi hanno detto ‘guarda che lo inseriamo di nuovo!’”. Anche lo sfogo della Guidi “Non fai altro che chiedermi favori, con me ti comporti come un sultano, mi sono rotta, a 46 anni, tu siccome stai con me e hai un figlio con me mi tratti come una sguattera del Guatemala” è tutt’altro che penalmente irrilevante. È la prova delle abituali richieste del suo convivente affinché lei si spenda nel suo interesse. Un esempio ne è l’intercettazione sugli aeroporti. Gemelli: “Per lui (il presidente degli Aeroporti Toscani) ti sei esposta, per me no”. E, checché ne dicano i suoi sodali, Guidi è consapevole dell’illiceità di questi rapporti tra ministro e convivente: “Siamo sempre al telefono, e come al solito, telefoniamo pure, eh, Gianluca, telefoniamo e telefoniamo”. Alla fine, l’offensiva mediatica lamentata da Renzi proviene da lui, non dai giudici. Le intercettazioni pubblicate non erano coperte dal segreto, erano penalmente rilevanti, il malaffare che inquina le opere pubbliche sembra gravissimo, ovvio che bisogna indagare.
E Renzi ammonisce i giudici a non fare invasioni di campo? Ma si sa, la miglior difesa è l’attacco.
Da Il Fatto Quotidiano di mercoledì 13 aprile 2016
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Diario della caduta di un regime.
IL LIBRO
I protagonisti Da Berlusconi a Salvini, dal prefetto Tronca
a Corrado Passera, dal procuratore di Roma a Giovanni Malagò
La scheda
LE CARTE
dell’inchiesta
Breakfast
della Procura
di Reggio
Calabria,
svelano
una scena
del potere
nazionale
che sfugge
alle cronache.
“Il Fatto
Quotidiano “
aveva iniziato
a pubblicare
nel dicembre
del 2015.
Dopo
le prime
puntate
la Dia arrivò
a sequestrare
le carte
impedendo
al “Fatto” la
pubblicazione.
Nel libro,
quindi,
si trovano
altre puntate
di quelle
vicende che
raccontano il
vero sistema
di potere
del Paese
CONTINUA
I protagonisti Da Berlusconi a Salvini, dal prefetto Tronca
a Corrado Passera, dal procuratore di Roma a Giovanni Malagò
La scheda
LE CARTE
dell’inchiesta
Breakfast
della Procura
di Reggio
Calabria,
svelano
una scena
del potere
nazionale
che sfugge
alle cronache.
“Il Fatto
Quotidiano “
aveva iniziato
a pubblicare
nel dicembre
del 2015.
Dopo
le prime
puntate
la Dia arrivò
a sequestrare
le carte
impedendo
al “Fatto” la
pubblicazione.
Nel libro,
quindi,
si trovano
altre puntate
di quelle
vicende che
raccontano il
vero sistema
di potere
del Paese
CONTINUA
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Diario della caduta di un regime.
Tutti i segreti del Potere che ci governa di nascosto
» MARCO TRAVAGLIO
l libro “Il potere dei segreti”,
(Paper First, 208 pagine, 12 euro)
da domani in tutte le edicole
e le librerie, è il primo della
nuova collana creata dal Fatto
Quotidiano per offrire inchieste,
saggi e analisi che difficilmente
verrebbero pubblicati
con il marchio di altre case editrici.
La crisi della saggistica
è sotto gli occhi di tutti e lanciare
una nuova collana di inchieste
sul Potere può sembrare
una scelta folle. Un po’come
quella di creare un nuovo giornale
di carta, il nostro, nel
2009. Anche quando abbiamo
dato vita al Fatto per pubblicare
le notizie che gli altri nascondevano,
nessuno avrebbe
scommesso un euro su di noi.
Sette anni dopo, rieccoci impegnati
in una nuova sfida. Sempre
contando nel sostegno e
nella complicità dei lettori. Il
primo libro è firmato da Marco
Lillo, che è anche il responsabile
editoriale della collana Piper
First. Un nome che significa
“Prima la carta”: anche
nell’era di Internet, continuiamo
a pensare che i quotidiani e
i libri possano svolgere una
funzione decisiva. “Il potere
dei segreti” racconta il lato osceno
di chi comanda, nel senso
di ob scenum: ciò che rimane
nascosto dietro il sipario, fuori
dalla scena. Il potere “i r r a ppresentabile”,
come definiva il
suo teatro Carmelo Bene.
Si parte dalle carte inedite e
segrete dell’indagine “B r e akfast”
della Procura di Reggio
Calabria per disegnare un ritratto
del potere italiano da
Berlusconi a Maroni, passando
per alcuni dei magistrati più
importanti d'Italia, dei quali
pubblichiamo le conversazioni
intercettate (alla faccia di
chi ci dà dei gazzettieri delle
procure): esattamente come
facciamo per i politici di destra
e sinistra, convinti che sia un
dovere del quarto potere fare il
cane da guardia sugli altri tre,
magistratura inclusa. Raccontiamo
i retroscena inediti
di nomine, candidature e alleanze
che coinvolgono personaggi
come Flavio Tosi, Corrado
Passera, Giovanni Malagò e
tanti altri. Non pubblichiamo
invece le intercettazioni che
svelano i rapporti intimi tra
uomini e donne potenti, quando
davvero sono coperti dal diritto
alla privacy. Invece riteniamo
che il dovere di cronaca
debba prevalere quando presunti
comportamenti privati
vengono usati dai potenti come
leva per influenzare le scelte di
rilievo pubblico di leader politici
politici.
Lo svelamento del “Potere
dei segreti” arriva dalla viva
voce dei protagonisti, che al telefono
sussurrano l’opposto di
ciò che gridano in pubblico.
Non è stato facile pubblicare
questo libro. Le carte della
Dia che ne costituiscono la
gran parte sono state sequestrate
dalla Procura di Reggio
Calabria al nostro Lillo, che aveva
iniziato a pubblicarle sul
Fatto. Il libro svela la parte rimasta
inedita delle intercettazioni
e spiega le ragioni della
scelta di non fermarci. Ecco, a
mo’ di esempio, alcuni estratti
delle tante conversazioni segrete
e inedite, che svelano i retroscena
di fatti finora poco
chiari: come la scomparsa dai
radar della candidatura di Flavio
Tosi alla presidenza del
Consiglio (per la Lega contro
Berlusconi) nel 2013; o le vere
ragioni della mancata costituzione
di parte civile da parte
della Lega di Salvini nel processo
all’ex tesoriere Belsito.
Se volete sapere come sono andate
davvero le cose, non fidatevi
delle parole dei politici nei
talk e nei comizi, ma leggete le
loro conversazioni intercettate
dalla Dia e pubblicate nel libro.
Il 30 dicembre 2012, alle
10.45 della mattina Roberto
Maroni scrive su Twitter:
“Tosi premier ovviamente!
Prima il nord! # l o m b a r d i a i ntesta”.
La Lega, dunque, rompe
gli indugi e candida il sindaco
di Verona alla Presidenza
del Consiglio. Flavio Tosi la
prende sul serio: “R a p p r e s e ntare
il movimento è sempre
un onore”, detta ai giornalisti
il primo cittadino. Appena 10
minuti dopo il tweet di Maroni
sulla candidatura di Tosi
arriva la telefonata di Silvio
Berlusconi (B) a Isabella Votino
(V), portavoce dell’ex segretario
della Lega. Parlano
del sindaco di Verona e dei
suoi gusti sessuali e di come la
moglie abbia raccontato tutto
ai fedelissimi di B., il quale è
pronto a far uscire la notizia
sui suoi media.
B: Tu poi, Isabella, scusa
eh! Ma noi abbiamo contro di
noi le dichiarazioni di questo
eee... eee... ubriaco di Salvini.
Le dichiarazioni sgradevoli
continuative di questo Tosi…
che tutta la sua città sa che va
con gli esc... come si chiama
quelli con... con... con quelli
che vanno con gli uomini, insomma,
come si chiamano?
V: Vabbè.
B: Lo sanno tutti, la moglie
è venuta a dircelo e... ed è
il...lui stesso fa delle dichiarazioni
contro di me. Questa è
una cosa che dirò che sono su
di me… a un certo momento
non è che possiamo sempre
stare lì a prenderle, no? Io non
ho detto niente contro di loro,
ho sempre detto che sono
tranquillo perché il realismo
ci porterà a superare tutto
perché se non perderemmo
tutto, perderemmo tutto il
Nord, non conteranno nulla a
Roma, eh...
V: Sì, ma infatti io dico che
bisogna tenere i nervi saldi,
appunto, e non perdere di vista
l’obiettivo (...).
B: Cioè, tieni presente che,
se non si fa l’accordo...
V: Lo so, eh!.
PERCHÉ UMBERTO Bossi non
attacca mai fino in fondo chi lo
ha defenestrato? Lo spiega Roberto
Maroni (M) a Silvio Berlusconi
(B) il 3 giugno 2013.
Quel giorno è uscita sul Fatto
un'intervista durissima di
Bossi contro Maroni e il Cavaliere
chiede istruzioni al leader
del partito alleato.
B: Mi ha chiesto di venire a
cena Umberto(Bossi, nda).
M: Oh... (...).
B: Io ceno e ti riferisco tutto.
M: Sì, lì... eh... non ci sono
novità in casa nostra sennò, il
fatto che lui ogni tanto fa queste
interviste del caXXo, come
quella che ha rilasciato al Fatto
Q uo ti d ia no . Tieni presente
che lui costa alla Lega, lui ... lei
circa 800mila euro l’anno.
B: Uh ....
M: 800 mila euro l’anno.
B: Sì!.
M: Sono s oldi che io ho deciso
di dargli
B: Sì....
M: Perché l’accordo era che
lui mi sosteneva quando c’è
stato il congresso...
B: Sì...
M: Io non ho nessuna difficoltà
a mantenerli... però se
rompe i coglioni, come sta
rompendo i coglioni...
B: Quindi gli dico che questi
800mila euro tu li mantieni,
sempre che lui si comporti in
maniera adeguata.
M: Certo, esattamente!
B: Va bene ti riferisco... se finiamo
presto ti chiamo anche
questa sera....
M: Va bene, ok...
PERCHÉ MATTEO Salvini non
si costituisce parte civile contro
Francesco Belsito, a processo
per una presunta truffa
aggravata da 40 milioni ai danni
dello Stato in relazione ai
rimborsi elettorali del Lega?
Lo spiegano al telefono il tesoriere
e il legale della Lega Nord
in carica allora, il 24 febbraio
2014 Stefano Stefani (S) e Domenico
Aiello (A).
S: Sì, è imputato però, se lui
dice, ‘io gli davo i soldi perché
me lo diceva Bossi’, Bossi viene
condannato.
A: Se viene condannato...
cioè, la Lega non è che può fare
da arbitro chi condanna e chi
non condanna perché, tu soprattutto,
hai l’obbligo di recuperare
quello che è il patrimonio
che il partito ha perso, e
non è che uno solo per chiudere
una transazione positiva
perché, ripeto, questa transazione
è positiva... altrimenti
diventiamo (...) compartecipi
di questo reato... questo qui
che lui chiede.
S: Ho capito, ho capito.
A: ...è una estorsione... dice,
‘vabbè facciamo questo, voi
non vi costituite così io mi difendo
il mio assistito!’, noi non
possiamo....
© RIPRODUZIONE RISERVATA
» MARCO TRAVAGLIO
l libro “Il potere dei segreti”,
(Paper First, 208 pagine, 12 euro)
da domani in tutte le edicole
e le librerie, è il primo della
nuova collana creata dal Fatto
Quotidiano per offrire inchieste,
saggi e analisi che difficilmente
verrebbero pubblicati
con il marchio di altre case editrici.
La crisi della saggistica
è sotto gli occhi di tutti e lanciare
una nuova collana di inchieste
sul Potere può sembrare
una scelta folle. Un po’come
quella di creare un nuovo giornale
di carta, il nostro, nel
2009. Anche quando abbiamo
dato vita al Fatto per pubblicare
le notizie che gli altri nascondevano,
nessuno avrebbe
scommesso un euro su di noi.
Sette anni dopo, rieccoci impegnati
in una nuova sfida. Sempre
contando nel sostegno e
nella complicità dei lettori. Il
primo libro è firmato da Marco
Lillo, che è anche il responsabile
editoriale della collana Piper
First. Un nome che significa
“Prima la carta”: anche
nell’era di Internet, continuiamo
a pensare che i quotidiani e
i libri possano svolgere una
funzione decisiva. “Il potere
dei segreti” racconta il lato osceno
di chi comanda, nel senso
di ob scenum: ciò che rimane
nascosto dietro il sipario, fuori
dalla scena. Il potere “i r r a ppresentabile”,
come definiva il
suo teatro Carmelo Bene.
Si parte dalle carte inedite e
segrete dell’indagine “B r e akfast”
della Procura di Reggio
Calabria per disegnare un ritratto
del potere italiano da
Berlusconi a Maroni, passando
per alcuni dei magistrati più
importanti d'Italia, dei quali
pubblichiamo le conversazioni
intercettate (alla faccia di
chi ci dà dei gazzettieri delle
procure): esattamente come
facciamo per i politici di destra
e sinistra, convinti che sia un
dovere del quarto potere fare il
cane da guardia sugli altri tre,
magistratura inclusa. Raccontiamo
i retroscena inediti
di nomine, candidature e alleanze
che coinvolgono personaggi
come Flavio Tosi, Corrado
Passera, Giovanni Malagò e
tanti altri. Non pubblichiamo
invece le intercettazioni che
svelano i rapporti intimi tra
uomini e donne potenti, quando
davvero sono coperti dal diritto
alla privacy. Invece riteniamo
che il dovere di cronaca
debba prevalere quando presunti
comportamenti privati
vengono usati dai potenti come
leva per influenzare le scelte di
rilievo pubblico di leader politici
politici.
Lo svelamento del “Potere
dei segreti” arriva dalla viva
voce dei protagonisti, che al telefono
sussurrano l’opposto di
ciò che gridano in pubblico.
Non è stato facile pubblicare
questo libro. Le carte della
Dia che ne costituiscono la
gran parte sono state sequestrate
dalla Procura di Reggio
Calabria al nostro Lillo, che aveva
iniziato a pubblicarle sul
Fatto. Il libro svela la parte rimasta
inedita delle intercettazioni
e spiega le ragioni della
scelta di non fermarci. Ecco, a
mo’ di esempio, alcuni estratti
delle tante conversazioni segrete
e inedite, che svelano i retroscena
di fatti finora poco
chiari: come la scomparsa dai
radar della candidatura di Flavio
Tosi alla presidenza del
Consiglio (per la Lega contro
Berlusconi) nel 2013; o le vere
ragioni della mancata costituzione
di parte civile da parte
della Lega di Salvini nel processo
all’ex tesoriere Belsito.
Se volete sapere come sono andate
davvero le cose, non fidatevi
delle parole dei politici nei
talk e nei comizi, ma leggete le
loro conversazioni intercettate
dalla Dia e pubblicate nel libro.
Il 30 dicembre 2012, alle
10.45 della mattina Roberto
Maroni scrive su Twitter:
“Tosi premier ovviamente!
Prima il nord! # l o m b a r d i a i ntesta”.
La Lega, dunque, rompe
gli indugi e candida il sindaco
di Verona alla Presidenza
del Consiglio. Flavio Tosi la
prende sul serio: “R a p p r e s e ntare
il movimento è sempre
un onore”, detta ai giornalisti
il primo cittadino. Appena 10
minuti dopo il tweet di Maroni
sulla candidatura di Tosi
arriva la telefonata di Silvio
Berlusconi (B) a Isabella Votino
(V), portavoce dell’ex segretario
della Lega. Parlano
del sindaco di Verona e dei
suoi gusti sessuali e di come la
moglie abbia raccontato tutto
ai fedelissimi di B., il quale è
pronto a far uscire la notizia
sui suoi media.
B: Tu poi, Isabella, scusa
eh! Ma noi abbiamo contro di
noi le dichiarazioni di questo
eee... eee... ubriaco di Salvini.
Le dichiarazioni sgradevoli
continuative di questo Tosi…
che tutta la sua città sa che va
con gli esc... come si chiama
quelli con... con... con quelli
che vanno con gli uomini, insomma,
come si chiamano?
V: Vabbè.
B: Lo sanno tutti, la moglie
è venuta a dircelo e... ed è
il...lui stesso fa delle dichiarazioni
contro di me. Questa è
una cosa che dirò che sono su
di me… a un certo momento
non è che possiamo sempre
stare lì a prenderle, no? Io non
ho detto niente contro di loro,
ho sempre detto che sono
tranquillo perché il realismo
ci porterà a superare tutto
perché se non perderemmo
tutto, perderemmo tutto il
Nord, non conteranno nulla a
Roma, eh...
V: Sì, ma infatti io dico che
bisogna tenere i nervi saldi,
appunto, e non perdere di vista
l’obiettivo (...).
B: Cioè, tieni presente che,
se non si fa l’accordo...
V: Lo so, eh!.
PERCHÉ UMBERTO Bossi non
attacca mai fino in fondo chi lo
ha defenestrato? Lo spiega Roberto
Maroni (M) a Silvio Berlusconi
(B) il 3 giugno 2013.
Quel giorno è uscita sul Fatto
un'intervista durissima di
Bossi contro Maroni e il Cavaliere
chiede istruzioni al leader
del partito alleato.
B: Mi ha chiesto di venire a
cena Umberto(Bossi, nda).
M: Oh... (...).
B: Io ceno e ti riferisco tutto.
M: Sì, lì... eh... non ci sono
novità in casa nostra sennò, il
fatto che lui ogni tanto fa queste
interviste del caXXo, come
quella che ha rilasciato al Fatto
Q uo ti d ia no . Tieni presente
che lui costa alla Lega, lui ... lei
circa 800mila euro l’anno.
B: Uh ....
M: 800 mila euro l’anno.
B: Sì!.
M: Sono s oldi che io ho deciso
di dargli
B: Sì....
M: Perché l’accordo era che
lui mi sosteneva quando c’è
stato il congresso...
B: Sì...
M: Io non ho nessuna difficoltà
a mantenerli... però se
rompe i coglioni, come sta
rompendo i coglioni...
B: Quindi gli dico che questi
800mila euro tu li mantieni,
sempre che lui si comporti in
maniera adeguata.
M: Certo, esattamente!
B: Va bene ti riferisco... se finiamo
presto ti chiamo anche
questa sera....
M: Va bene, ok...
PERCHÉ MATTEO Salvini non
si costituisce parte civile contro
Francesco Belsito, a processo
per una presunta truffa
aggravata da 40 milioni ai danni
dello Stato in relazione ai
rimborsi elettorali del Lega?
Lo spiegano al telefono il tesoriere
e il legale della Lega Nord
in carica allora, il 24 febbraio
2014 Stefano Stefani (S) e Domenico
Aiello (A).
S: Sì, è imputato però, se lui
dice, ‘io gli davo i soldi perché
me lo diceva Bossi’, Bossi viene
condannato.
A: Se viene condannato...
cioè, la Lega non è che può fare
da arbitro chi condanna e chi
non condanna perché, tu soprattutto,
hai l’obbligo di recuperare
quello che è il patrimonio
che il partito ha perso, e
non è che uno solo per chiudere
una transazione positiva
perché, ripeto, questa transazione
è positiva... altrimenti
diventiamo (...) compartecipi
di questo reato... questo qui
che lui chiede.
S: Ho capito, ho capito.
A: ...è una estorsione... dice,
‘vabbè facciamo questo, voi
non vi costituite così io mi difendo
il mio assistito!’, noi non
possiamo....
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Diario della caduta di un regime.
E' IN CORSO LA CADUTA DELLA SECONDA REPUBBLICA
Maugeri, “Formigoni capo del gruppo criminale”
Pm chiede 9 anni di carcere per l’ex governatore
Processo per il crac della fondazione sanitaria, chieste altre nove condanne: otto anni e otto mesi per
Pierangelo Daccò e l’ex assessore lombardo Antonio Simone. “Corruzione sistemica, sperperati 70 milioni”
formigoni pp
Giustizia & Impunità
Nove anni di reclusione per Roberto Formigoni. E’ quanto chiesto dai pm di Milano, Laura Pedio e Antonio Pastore, per l’ex presidente della Regione Lombardia, imputato per associazione per delinquere e corruzione nel caso Maugeri. I pm hanno chiesto altre nove condanne, e in particolare 8 anni e 8 mesi per il faccendiere Pierangelo Daccò e per l’ex assessore lombardo Antonio Simone. “Abbiamo ricostruito dei fatti gravissimi di corruzione, una corruzione sistemica durata dieci anni. Questo processo – ha aggiunto il pm Pedio – dimostra quanto la corruzione sia devastante per il sistema economico, abbiamo avuto qua 70 milioni di euro di denaro pubblico sperperati, con due enti al tracollo, la Maugeri e il San Raffaele”
++++++++
Roberto Formigoni, chiesti nove anni per ex governatore nel processo Maugeri. Pm: “Corruzione sistemica”
Giustizia & Impunità
Per i magistrati l'ex numero uno della Regione Lombardia era "il capo e il promotore" del "gruppo criminale". Il sistema è durato più di dieci anni, durante i quali sono stati "sperperati 70 milioni di denaro pubblico con due enti al tracollo". Secondo l'accusa "senza l’adesione di Formigoni l’associazione per delinquere non sarebbe nata". Lui: "Teorema fantascientifico". Chiesti 8 anni e 8 mesi per il faccendiere Daccò e per l’ex assessore lombardo Simone che avrebbero garantito 8 milioni di benefit di lusso al senatore Ncd in cambio di rimborsi indebiti
di F. Q. | 15 aprile 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... i/2642236/
I COMMENTI DOPO L'ARTICOLO SONO DA LEGGERE
Maugeri, “Formigoni capo del gruppo criminale”
Pm chiede 9 anni di carcere per l’ex governatore
Processo per il crac della fondazione sanitaria, chieste altre nove condanne: otto anni e otto mesi per
Pierangelo Daccò e l’ex assessore lombardo Antonio Simone. “Corruzione sistemica, sperperati 70 milioni”
formigoni pp
Giustizia & Impunità
Nove anni di reclusione per Roberto Formigoni. E’ quanto chiesto dai pm di Milano, Laura Pedio e Antonio Pastore, per l’ex presidente della Regione Lombardia, imputato per associazione per delinquere e corruzione nel caso Maugeri. I pm hanno chiesto altre nove condanne, e in particolare 8 anni e 8 mesi per il faccendiere Pierangelo Daccò e per l’ex assessore lombardo Antonio Simone. “Abbiamo ricostruito dei fatti gravissimi di corruzione, una corruzione sistemica durata dieci anni. Questo processo – ha aggiunto il pm Pedio – dimostra quanto la corruzione sia devastante per il sistema economico, abbiamo avuto qua 70 milioni di euro di denaro pubblico sperperati, con due enti al tracollo, la Maugeri e il San Raffaele”
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Roberto Formigoni, chiesti nove anni per ex governatore nel processo Maugeri. Pm: “Corruzione sistemica”
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Per i magistrati l'ex numero uno della Regione Lombardia era "il capo e il promotore" del "gruppo criminale". Il sistema è durato più di dieci anni, durante i quali sono stati "sperperati 70 milioni di denaro pubblico con due enti al tracollo". Secondo l'accusa "senza l’adesione di Formigoni l’associazione per delinquere non sarebbe nata". Lui: "Teorema fantascientifico". Chiesti 8 anni e 8 mesi per il faccendiere Daccò e per l’ex assessore lombardo Simone che avrebbero garantito 8 milioni di benefit di lusso al senatore Ncd in cambio di rimborsi indebiti
di F. Q. | 15 aprile 2016
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Re: Diario della caduta di un regime.
16 aprile 2016 | di Manolo Lanaro
Trilateral, riunione con la Boschi tra i potenti. Borgherzio respinto: “Setta segreta”
Dopo 33 anni, come anticipato dal Fatto Quotidiano, la Commissione Trilaterale, organizzazione non governativa fondata nel 1973 dal magnate statunitense David Rockefeller, è tornata a riunirsi a Roma, per tre giorni. Incontro rigorosamente off limits alle telecamere, e che ha visto la presenza – in qualità di ospite – del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi intervistata dal presidente della Rai, Monica Maggioni. La lista degli invitati all’Hotel Cavalieri è delle grandi occasioni con pesi massimi del renzismo come Andrea Guerra (ex ad di Luxottica e per un anno consigliere a palazzo Chigi) e Yoram Gutgeld, deputato Pd e commissario di governo per la spending review. Poi Lapo Pistelli (ex viceministro degli Esteri, oggi vicepresidente di Eni), alcuni esponenti del Pd, come Lia Quartapelle e Vincenzo Amendola. Ma tra i componenti italiani ci sono anche: l’ex rettore della Bocconi Carlo Secchi, in qualità di presidente del gruppo italiano, Giuseppe Bono (ad di Fincantieri), Enrico Cucchiani (ex ad di Banca Intesa), l’ammiraglio Giampaolo Di Paola (già ministro della Difesa del governo Monti), la direttrice di Aspenia Marta Dassù, John Elkann , Enrico Letta e Marco Tronchetti Provera. Anche l’ormai ex ministro Federica Guidi compare nell’elenco ufficiale presente sul sito della Commissione. Invitato anche il presidente della Commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, che tiene a precisare: “La Trilateral è una lobby o un potere forte? No, quello è il Bilderberg“. Ad essere però rimbalzato all’ingresso della Trilateral è Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, che non ci sta e sbotta: “Sono qui come abusivo, ho chiesto di essere invitato, ma non mi hanno fatto entrare. Questa – accusa – è una società segreta ed è grave che partecipino anche due ministri del governo italiano, Boschi e Gentiloni. Propongo che il logo della Trilateral diventi il logo del governo”
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/ ... no/508213/
Trilateral, riunione con la Boschi tra i potenti. Borgherzio respinto: “Setta segreta”
Dopo 33 anni, come anticipato dal Fatto Quotidiano, la Commissione Trilaterale, organizzazione non governativa fondata nel 1973 dal magnate statunitense David Rockefeller, è tornata a riunirsi a Roma, per tre giorni. Incontro rigorosamente off limits alle telecamere, e che ha visto la presenza – in qualità di ospite – del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi intervistata dal presidente della Rai, Monica Maggioni. La lista degli invitati all’Hotel Cavalieri è delle grandi occasioni con pesi massimi del renzismo come Andrea Guerra (ex ad di Luxottica e per un anno consigliere a palazzo Chigi) e Yoram Gutgeld, deputato Pd e commissario di governo per la spending review. Poi Lapo Pistelli (ex viceministro degli Esteri, oggi vicepresidente di Eni), alcuni esponenti del Pd, come Lia Quartapelle e Vincenzo Amendola. Ma tra i componenti italiani ci sono anche: l’ex rettore della Bocconi Carlo Secchi, in qualità di presidente del gruppo italiano, Giuseppe Bono (ad di Fincantieri), Enrico Cucchiani (ex ad di Banca Intesa), l’ammiraglio Giampaolo Di Paola (già ministro della Difesa del governo Monti), la direttrice di Aspenia Marta Dassù, John Elkann , Enrico Letta e Marco Tronchetti Provera. Anche l’ormai ex ministro Federica Guidi compare nell’elenco ufficiale presente sul sito della Commissione. Invitato anche il presidente della Commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, che tiene a precisare: “La Trilateral è una lobby o un potere forte? No, quello è il Bilderberg“. Ad essere però rimbalzato all’ingresso della Trilateral è Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, che non ci sta e sbotta: “Sono qui come abusivo, ho chiesto di essere invitato, ma non mi hanno fatto entrare. Questa – accusa – è una società segreta ed è grave che partecipino anche due ministri del governo italiano, Boschi e Gentiloni. Propongo che il logo della Trilateral diventi il logo del governo”
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/ ... no/508213/
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Re: Diario della caduta di un regime.
Inchiesta Petrolio, indagato vice di Confindustria
‘Associazione a delinquere per porto di Augusta’
Per i pm di Potenza Ivan Lo Bello con Gianluca Gemelli, Nicola Colicchi e Paolo Quinto avrebbe fatto
“leva per ottenere nomine di pubblici amministratori compiacenti” e assicurarsi il controllo di un pontile
lobello-pp2
Giustizia & Impunità
Il vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello è indagato dalla procura di Potenza per associazione a delinquere. La circostanza emerge dagli atti dell’inchiesta Petrolio. Per assicurarsi il controllo di un pontile nel porto di Augusta, secondo i pm, fu costituita un’associazione per delinquere composta da Gianluca Gemelli, Nicola Colicchi, Paolo Quinto e lo stesso Lo Bello. A Colicchi e Gemelli è attribuito il ruolo di “promotori, ideatori ed organizzatori”; a Quinto e Lo Bello quello di “partecipanti”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... e/2644348/
‘Associazione a delinquere per porto di Augusta’
Per i pm di Potenza Ivan Lo Bello con Gianluca Gemelli, Nicola Colicchi e Paolo Quinto avrebbe fatto
“leva per ottenere nomine di pubblici amministratori compiacenti” e assicurarsi il controllo di un pontile
lobello-pp2
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Il vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello è indagato dalla procura di Potenza per associazione a delinquere. La circostanza emerge dagli atti dell’inchiesta Petrolio. Per assicurarsi il controllo di un pontile nel porto di Augusta, secondo i pm, fu costituita un’associazione per delinquere composta da Gianluca Gemelli, Nicola Colicchi, Paolo Quinto e lo stesso Lo Bello. A Colicchi e Gemelli è attribuito il ruolo di “promotori, ideatori ed organizzatori”; a Quinto e Lo Bello quello di “partecipanti”
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