Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Referendum, Renzi si sgonfia: ha contro 13 milioni di italiani

Scritto il 18/4/16 • nella Categoria: segnalazioni

«C’è chi dice che Renzi guarda a quella massa fra i 10 ed i 15 milioni di voti che gli è irriducibilmente ostile con preoccupazione. Fa bene». Per Aldo Giannuli, il referendum sulle trivelle – quorum mancato, votanti appena sopra il 30% – resta soprattutto un possibile preavviso di sfratto da Palazzo Chigi, o almeno il segnale che, per il premier, d’ora in avanti sarà tutto più difficile. Il dato più significativo, scrive il politologo dell’ateneo milanese, sono quei quasi 13 milioni e mezzo di voti raccolti dal Sì, che «indicano l’area di resistenza antirenziana più decisa», in massima parte attribuibili al M5S e alla sinistra. Un nucleo duro, che giocherà il suo ruolo tanto alle amministrative di giugno quanto al referendum cruciale sulla “rottamazione” della Costituzione. «Ricordiamoci degli imbrogli che Renzi ha fatto per vincere questo referendum (dalla disinformazione alla decisione di separare referendum e voto amministrativo per far mancare il quoziente), ricordiamoci dei comitati d’affari che lo scandalo potentino ha rivelato», aggiunge Giannuli. «Ricordiamocene, soprattutto il 19 giugno, quando voteremo per i ballottaggi e in nessun caso occorrerà dare un voto in più ai candidati del Pd».Il quesito sulle trivelle ha avuto pochissima attenzione (soprattutto televisiva) sino a dieci giorni prima del voto, ricorda Giannuli nel suo blog. Campagna referendaria inesistente, poi l’impegno del Pd per il boicottaggio del voto, con l’appoggio di Forza Italia e la diserzione assoluta della Lega. Dove il tema era più sentito – Puglia e Basilicata – l’adesione è stata altissima: «Quindi, nel referendum istituzionale (che avrà ben alto impatto) le cose non andranno tanto lisce per Renzi, anche perché è presumibile che, in quel caso, la destra sarà contro Renzi». Poi c’è Michele Emiliano: il presidente della Puglia, protagonista di questo scontro, «ha acquisito una prima notorietà nazionale e ha un partito che lo segue nella sua regione». Un osso duro, non certo «uno degli stoccafissi surgelati della “sinistra” bersaniana». Si impegnerà contro Renzi, sia al referendum istituzionale che in una battaglia congressuale nel Pd, magari insieme a personaggi come Chiamparino e Zanda.Altri campanelli d’allarme, per Renzi, dalle città più importanti fra quelle prossime al voto: Torino, dove la partecipazione è stata del 36,5%, cioè 4 punti oltre la media, e Bologna (36,8%), città che non avevano alcuna particolare ragione (come invece quelle sulla costa adriatica) per votare più di altre. E c’è anche un gruppo di province, di cui alcune “rosse”, dove la partecipazione è stata oltre la media: Modena, Reggio Emilia, Oristano, Padova, Chieti. In prospettiva, ora, incombono i referendum costituzionali, scrive Antonio Signorini sul “Giornale”: «Sembravano quasi un plebiscito, quando lo stesso Renzi ha annunciato che al voto confermativo sulle riforme legherà la sorte del suo governo. Oggi lo sono molto meno». Non ci sarà bisogno di quorum. «Se ci sarà un’astensione sarà solo quella di chi è completamente disinteressato all’assetto delle istituzioni nazionali, ma anche alla politica. In campo ci saranno i pro-Renzi e gli anti-Renzi. Tra questi, i tanti elettori moderati che ieri non sono andati a votare solo perché volevano salvare le trivelle. Ma che se potessero, non salverebbero il governo e il premier Renzi».
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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L'ultimo ventennio potrebbe essere definito come : SODOMA & CAMORRA.

Mentre gli ultimi due anni meritano un capitolo dal titolo:

PARACULEIDE


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Sequestro sulla A3: "Galleria pericolosa per gli automobilisti"
Il premier ha annunciato la fine dei lavori per il 22 dicembre. Ma arriva un duro stop: "Tratto stradale pericoloso"



Claudio Torre - Lun, 18/04/2016 - 12:55
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Ancora problemi sulla Salerno-Reggio Calabria. Agenti della Polizia stradale e Carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Vibo Valentia hanno sequestrato la galleria "Tremisi-San Rocco" dell’autostrada A/3 Salerno- Reggio Calabria ed il tratto autostradale prossimo alla stessa galleria in cui, in diversi incidenti automobilistici, hanno perso la vita cinque persone.


"L’adozione del provedimento - spiega una nota della Procura - si è resa necessaria tenuto conto di quanto preliminarmente evidenziato dai consulenti tecnici della Procura in ordine alla pericolosità di quel tratto autostradale per gravi difetti strutturali della sede stradale". Le indagini della Procura proseguono "al fine di operare la precisa ricostruzione della dinamica dei sinistri ed individuarne le responsabilità". In particolare, secondo gli esperti, ci sarebbero "gravi difetti strutturali" per la conformazione dell'asfalto e la mancanza di illuminazione e di barriere di protezione. Le indagini della Procura proseguono "al fine di operare la precisa ricostruzione della dinamica dei sinistri ed individuarne le responsabilità".

Insomma un altro stop che di fatto sconfessa le promesse del premier Renzi che della fine dei lavori sull'A3 ne ha fatto una promessa di governo. Solo un mese fa, il premier, in preda alla sua annuncite aveva affermato: "E' diventata il simbolo delle cose che non vanno - ha ricordato il premier -. Alla stampa estera i giornalisti, quando ho annunciato per il 22 dicembre la conclusione dei lavori di ammodernamento e l’inaugurazione, si sono messi a ridere. E ridevano dell’Italia". E l'annuncio della scadenza per la fine dei lavori, il premier lo aveva fatto proprio in un cantiere sull'autostrada A3 per dare il via ai lavori di abbattimento dell'ultimo diaframma della galleria di Mormanno(Cosenza). Adesso il sequestro della galleria di certo potrebbe frenare i lavori. Inoltre testimonia come la situazione sull'autostrada sia ben più difficile di quanto voglia mostrare il premier. La pericolosità di un tratto autostradale come quello posto sotto sequestro testimonia come ci siano falle sulla sicurezza stradale. Ed è difficile pensare che entro fine anno l'A3 possa essere definitivamente pronta come vogliono gli annunci del premier.
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Corriere della Sera
/ POLITICA
L’INTERVISTA
Bertinotti: la sinistra è morta
solo la Chiesa sta cercando di reagire

L’ex segretario di Rifondazione comunista, la religione e il rapporto con Julián Carrón
leader spirituale di Comunione e liberazione: «In Cl ho ritrovato un popolo»
shadow

MILANO «L’eutanasia del movimento operaio ha disperso la memoria di cosa è stato il dialogo con il mondo cattolico». Fausto Bertinotti parte da qui, rievocando il Togliatti del discorso ai cattolici a Bergamo nel 1963 e le esperienze post conciliari degli anni Sessanta, per spiegare in quale contesto nasce il rapporto con Julián Carrón, leader spirituale di Comunione e liberazione. L’ex segretario di Rifondazione comunista, marxista non pentito, la scorsa estate è intervenuto al Meeting di Rimini e in queste settimane ha partecipato in diverse città (le ultime Imola e Cremona) alla presentazione del libro del successore di don Giussani, La bellezza disarmata.
Da cosa nasce il suo interesse per il mondo cattolico?
«Bisogna affacciarsi sull’abisso per scongiurare il pericolo. Oggi il rischio di una catastrofe è avvertito solo dalle coscienze più radicali, sociali e religiose. La politica, invece, si è chiusa in una corazza di ovatta che le impedisce di vedere. Quella che avanzo è una nuova istanza di dialogo con un mondo che ha tanto da dirci».
Corriere della Sera
/ POLITICA
L’INTERVISTA
Bertinotti: la sinistra è morta
solo la Chiesa sta cercando di reagire
L’ex segretario di Rifondazione comunista, la religione e il rapporto con Julián Carrón
leader spirituale di Comunione e liberazione: «In Cl ho ritrovato un popolo»

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MILANO «L’eutanasia del movimento operaio ha disperso la memoria di cosa è stato il dialogo con il mondo cattolico». Fausto Bertinotti parte da qui, rievocando il Togliatti del discorso ai cattolici a Bergamo nel 1963 e le esperienze post conciliari degli anni Sessanta, per spiegare in quale contesto nasce il rapporto con Julián Carrón, leader spirituale di Comunione e liberazione. L’ex segretario di Rifondazione comunista, marxista non pentito, la scorsa estate è intervenuto al Meeting di Rimini e in queste settimane ha partecipato in diverse città (le ultime Imola e Cremona) alla presentazione del libro del successore di don Giussani, La bellezza disarmata.
Da cosa nasce il suo interesse per il mondo cattolico?
«Bisogna affacciarsi sull’abisso per scongiurare il pericolo. Oggi il rischio di una catastrofe è avvertito solo dalle coscienze più radicali, sociali e religiose. La politica, invece, si è chiusa in una corazza di ovatta che le impedisce di vedere. Quella che avanzo è una nuova istanza di dialogo con un mondo che ha tanto da dirci».

http://www.corriere.it/politica/16_apri ... b897.shtml
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LE TROMBONATE DEL PINOCCHIONE FIORENTINO


E' stato un modo mascherato per dare soldi agli imprenditori




Dimezzati gli sgravi crollano gli impieghi stabili
Inps: “A febbraio -33 per cento di indeterminati”

Dati dell’osservatorio sul precariato: nel secondo mese 2016 il numero dei contratti attivati a -12%
CONTINUA IL BOOM DEI VOUCHER PER LE PRESTAZIONI OCCASIONALI: PIU’ 45 PER CENTO RISPETTO A 2015
jobs PP 990
Lavoro & Precari
A febbraio l’Inps registra una flessione dei nuovi contratti attivati del 12% rispetto allo stesso mese del 2015. E lo stesso istituto di previdenza segnala che “questo rallentamento ha coinvolto essenzialmente i contratti a tempo indeterminato”, il cui crollo arriva al 33%. Già a gennaio, quando la decontribuzione è scesa dal 100 al 40%, il numero delle attivazioni era calato rispetto al 2015, anche in quel caso trascinato dai tempi indeterminati: -34% stando alla nuova rilevazione, -39,5 nel precedente comunicato (nel frattempo il dato delle assunzioni del primo mese è stato rivisto al rialzo). Continua l’exploit dei buoni lavoro, “nuova frontiera del precariato” di Stefano De Agostini


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Lavoro, Inps: “A febbraio contratti stabili a -33%”. Con sgravi dimezzati continua il calo delle assunzioni
Lavoro & Precari
Il totale dei nuovi contratti attivati, secondo l'Inps, scende del 12% rispetto a un anno fa, ma "questo rallentamento ha coinvolto essenzialmente i contratti a tempo indeterminato". L'istituto rivede le assunzioni di gennaio, che passano da 106mila a 118mila. Non accenna a diminuire l'exploit dei buoni per le prestazioni occasionali, che nel primo bimestre 2016 segnano un balzo del 45% rispetto al 2015
di Stefano De Agostini | 19 aprile 2016
COMMENTI (418)

Dimezzati gli sgravi contributivi, calano ancora le assunzioni in Italia. Lo rende noto l’Osservatorio sul precariato dell’Inps, che a febbraio 2016 registra una flessione dei nuovi contratti attivati pari al 12% rispetto a un anno fa. In particolare, l’istituto di previdenza segnala come “questo rallentamento ha coinvolto essenzialmente i contratti a tempo indeterminato“: in questo caso, il crollo arriva a quota -33%. La tendenza ha il sapore di una conferma: già a gennaio, il numero delle attivazioni era drasticamente calato nel confronto con il 2015, anche in quel caso trascinato verso il basso dal calo dei contratti a tempo indeterminato, giù del 34%. Questo nel comunicato diffuso martedì, ma la nota di marzo, riferita al primo mese dell’anno, parlava di un calo superiore: il 39,5%. L’istituto di previdenza ha rivisto il dato delle assunzioni a gennaio, che passa da 106mila a 118mila perché, spiega l’Inps a ilfattoquotidiano.it, nel frattempo sono pervenute ulteriori denunce. E se si contano anche i contratti cessati, i nuovi rapporti indeterminati risultano inferiori non solo al 2015, ma anche al 2014. Intanto, non accenna a diminuire l’exploit dei voucher, i buoni per pagare le prestazioni occasionali di lavoro, che nel primo bimestre 2016 segnano un balzo del 45% rispetto al 2015. Insomma, le imprese sembrano essere state maggiormente attratte dall’incentivo, anziché dal cambio di regole previsto dal Jobs act, come sostenuto a più riprese dal premier Matteo Renzi.



Secondo i dati Inps, a febbraio si sono contate 341mila assunzioni, con un calo di 48mila unità (–12%) sul febbraio 2015. Ma a trascinare verso il basso questo dato sono stati i 46mila rapporti di lavoro in meno registrati nei contratti a tempo indeterminato, che corrispondono al -33% sul febbraio 2015. Al netto dei contratti cessati, a febbraio si è registrata una flessione di circa 29mila unità. La tendenza al segno meno si era già registrata a gennaio, quando il numero complessivo di assunzioni era sceso del 17%, mentre i nuovi rapporti stabili erano calati del 34%. Anche il flusso di trasformazioni a tempo indeterminato è in forte contrazione, in picchiata del 50%. C’è poco da stupirsi, se si considera che il generoso esonero contributivo per le assunzioni del 2015 è stato più che dimezzato con il nuovo anno. Lo stesso istituto riconosce che “i flussi di rapporti di lavoro nei primi due mesi del 2016 risentono dell’effetto anticipo legato al fatto che dicembre 2015 era l’ultimo mese per usufruire dell’esonero contributivo triennale”.

Il paragone è impietoso non solo nei confronti del 2015, anno della decontribuzione, ma anche rispetto al 2014. Nel primo bimestre di quest’anno, infatti, la variazione netta dei contratti stabili, cioè la differenza tra attivazioni e cessazioni, si attesta a quota 37mila. Si tratta di un valore inferiore rispetto al boom del 2015, quando ha toccato quota 143mila: rispetto all’anno scorso si è registrata una contrazione pari al 74%, come fa notare Mario Seminerio sul blog Phastidio.net. Ma il dato si attesta anche sotto il livello del 2014, periodo che ha visto l’avvicendamento tra i governi Letta e Renzi, quando la cifra arrivava a 87mila unità. Non a caso, è calata anche l’incidenza dei contratti stabili sul totale dei rapporto di lavoro: a gennaio-febbraio 2014 il 37,5% dei contratti erano a tempo indeterminato, mentre nel 2016 questo rapporto è caduto al 33,8%.

E mentre calano le assunzioni stabili, non si ferma l’avanzata dei voucher. Per quanto riguarda i buoni lavoro, nel primo bimestre 2016 sono stati venduti 19,6 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto al primo bimestre 2015, pari al +45%. Nel solo 2015, sono stati venduti 115 milioni di tagliandi, non a caso definiti “la nuova frontiera del precariato” dal presidente Inps Tito Boeri.

Considerando anche il dato sui contratti cessati, per il bimestre gennaio-febbraio 2016 si registra un saldo mensile pari a +167mila, inferiore a quello del bimestre corrispondente 2015 (+244mila). Tale differenza, ricorda ancora l’Inps, è totalmente attribuibile alle posizioni di lavoro a tempo indeterminato. Su base annua, invece, la differenza tra assunzioni e cessazioni a febbraio risulta positiva (+529mila) ma inferiore rispetto al valore massimo registrato a dicembre (+605.000). Ancora una volta, il discroso vale in particolare per i contratti a tempo indeterminato, il cui saldo annuo a dicembre 2015 risultava pari a +911mila e a febbraio 2016 risulta pari a +805mila.

Quanto alla composizione dei nuovi rapporti di lavoro in base alla retribuzione mensile, tra i contratti stabili l’Inps registra nel primo bimestre 2016 una riduzione della quota di retribuzioni inferiori a 1.750 euro rispetto a quanto osservato per il corrispondente periodo 2015. Anche per i contratti a termine si evidenzia un leggero slittamento verso retribuzioni maggiori, con una riduzione della quota di quelle inferiori a 1.500 euro.

Intanto, il ministero del Lavoro cerca di minimizzare la portata del calo delle assunzioni. “Era prevedibile – scrive in una nota il dicastero di Giuliano Poletti – che il boom dei contratti a tempo indeterminato a dicembre 2015, l’ultimo in cui si poteva usufruire dell’esonero contributivo triennale pieno, 400mila rapporti di lavoro (tra attivazioni e trasformazioni), quasi il quadruplo dei 107mila medi degli 11 mesi precedenti, assorbisse assunzioni normalmente previste per i mesi successivi. Questo è stato un vantaggio anche per i lavoratori che hanno visto così anticipata la loro assunzione con un contratto a tempo indeterminato”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... i/2651524/
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Ma gli italiani dove sono?


Accettano il regime così com'é?


Come è facile accettare il fascismo mascherato da "democrazia".



Libertà di stampa, Italia scivola a 77esimo posto
“Contro giornalisti livelli allarmanti di violenza”
Reporter sans frontières: siamo 33 posti sotto il Botswana e dietro il Nicaragua. In testa la Finlandia
“E il Vaticano ha un sistema contro i media: Nuzzi e Fittipaldi a processo per aver svelato malaffare”


Media & Regime
Più in basso del Nicaragua, più giù della Moldavia e più ancora dell’Armenia. E’ lì che si piazza l’Italia nella classifica di Reporters sans frontières (Rsf), termometro della libertà di stampa nel mondo. La Penisola continua a perdere posizioni a ora saluta il 73esimo posto dello scorso anno scivolando al 77esimo: peggio, all’interno dell’Unione Europea, solo Cipro, Grecia e Bulgaria. Il motivo? Pressioni, minacce e violenze subite dai cronisti. Nel motivare questa posizione nel ranking annuale, la ong con sede a Parigi fa riferimento al fatto che “il quotidiano La Repubblica ha riportato che fra 30 e 50 giornalisti sono sotto protezione di polizia perché sono stati minacciati”

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Libertà di stampa, Italia scende al 77esimo posto. “Livello di violenza allarmante e ingerenze del Vaticano”


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... o/2654224/
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Parola di un agente della CIA fino all'ultimo respiro.




Intercettazioni, Napolitano: “A volte manipolate, D’Ambrosio ci ha rimesso la pelle”. Ma Il Fatto le pubblicò integrali

Giustizia & Impunità
Il presidente torna all'attacco e cita il caso del suo consigliere giuridico, deceduto per un infarto un mese dopo la pubblicazione delle sue conversazioni con Nicola Mancino agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. Ma Il Fatto quotidiano ne divulgò il contenuto integrale
di F. Q. | 19 aprile 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... e/2653450/
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Piercamillo Davigo: “Renzi attacca i pm? Ma è la politica che non fa pulizia
Giustizia & Impunità
Toghe e potere, il neopresidente dell'Anm replica al presidente del consiglio che ha parlato di "barbarie giustizialista". "Giustizialismo? Una vecchia storia, noi facciamo indagini e processi". L'inchiesta di Potenza e l'accusa di "non arrivare mai a sentenza". "Che discorso è? Se intende lamentare un eccesso di prescrizione, può modificare le norme"
di Marco Travaglio | 20 aprile 2016
COMMENTI (41)

Piercamillo Davigo, dopo l’inchiesta di Potenza Renzi parla di “25 anni di barbarie giustizialista”, mentre Napolitano denuncia un “riacutizzarsi” del conflitto politica-giustizia e invoca la riforma delle intercettazioni.
Non commento le dichiarazioni del presidente del Consiglio. Ma è una vecchia storia, questa del ‘giustizialismo’ e del ‘conflitto’. Non c’è nessuna guerra. Noi facciamo indagini e processi. Se poi le persone coinvolte in base a prove e indizi che dovrebbero indurre la politica e le istituzioni a rimuoverle in base a un giudizio non penale, ma morale o di opportunità, vengono lasciate o ricandidate o rinominate, è inevitabile che i processi abbiano effetti politici. Se la politica usasse per le sue autonome valutazioni gli elementi che noi usiamo per i giudizi penali e ne traesse le dovute conseguenze, processeremmo degli ex. Senza conseguenze politiche.

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Il conflitto fra politica e magistratura è fisiologico?
Le frizioni fra poteri dello Stato sono la naturale conseguenza della loro separatezza e indipendenza. Chi vuole che tutti i poteri vadano d’amore e d’accordo dovrebbe proporre il ritorno alla monarchia assoluta, dove il sovrano deteneva tutti i poteri senz’alcun conflitto: il re era sempre d’accordo con se stesso. È questo che vogliono? Io, se non ci fosse tensione fra politica e giustizia, mi preoccuperei.

Napolitano e Renzi reclamano una legge che vi imponga di espungere dagli atti le intercettazioni penalmente irrilevanti o riguardanti i non indagati, così i giornali non potranno più pubblicarle.
Non ne vedo la necessità. Bastano e avanzano le norme sulla diffamazione e sulla privacy, che puniscono chi mette in piazza fatti davvero privati e privi di interesse pubblico: si possono sempre aumentare le pene, specie per la violazione della privacy, ma poi si va a sbattere contro la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che sconsiglia lo strumento penale contro la libertà di stampa. E, soprattutto, ha già affermato che, quando un giornalista pubblica notizie anche penalmente irrilevanti, ma moralmente importanti, su personaggi pubblici, non può essere punito.

Ma la legge dice che dovete essere voi magistrati a cancellare dagli atti le conversazioni extra-penali.
A parte il fatto che una conversazione può essere irrilevante ai fini del reato per cui si procede e non di un altro per cui è comunque lecito procedere. Ma poi, chi decide cosa mettere o togliere? Il pm? Il gip? E i diritti della difesa chi li tutela? Mi meraviglia che questi discorsi vengano da chi sbandiera garantismo un giorno sì e l’altro pure: ma lo sanno o no che ciò che è irrilevante per il pm o per il giudice può essere rilevantissimo per il difensore? Esempio: Tizio intercettato racconta una sua serata con un trans. Tutti diranno: orrore, privacy, bruciare tutto! Già, e se poi quella serata col trans serve a uno dei due interlocutori come alibi per provare che la sera di un delitto erano altrove? Siccome l’alibi è stato distrutto, l’innocente rischia la condanna. Bel garantismo.

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A Potenza si procede anche per traffico d’influenze illecite, reato istituito nel 2012 con la Severino per punire chi usa amicizie o vicinanze con un pubblico ufficiale per farsi dare soldi o altre utilità da chi vuole favori leciti o illeciti da quest’ultimo.
E mica l’hanno scritta i giudici, quella legge. Era per ottemperare alla Convenzione Ue anticorruzione, ratificata dall’Italia nel 1999 e mai attuata, anche se forse bastava ritoccare le norme sul millantato credito. Non entro nei processi in corso. Ma è ovvio che, per processare Tizio per la sua influenza su Caio, e Caio, si debba verificare quali rapporti aveva con Caio.

Dicono: le raccomandazioni son vecchie come il mondo.
E io rispondo: le raccomandazioni sono reato in tutta Europa, tant’è che la Convenzione Ue ratificata da tutti gli Stati, buon’ultima l’Italia, prevede il traffico d’influenze.

Violante dice che le cronache politiche sembrano ormai mattinali di questura.
Perché processiamo gente abbarbicata alla poltrona, che nessuno si sogna di mandare a casa malgrado condotte gravissime.

Aspettano la Cassazione: Renzi ricorda la presunzione d’innocenza, per lui conta solo la sentenza definitiva.
Ma la presunzione d’innocenza è un fatto interno al processo, non c’entra nulla coi rapporti sociali e politici. Ha presente il professore universitario che faceva sesso con le allieve, e sempre prima degli esami (e mai dopo, il che esclude che fossero innamorate di lui)? L’hanno assolto e il preside s’è detto ansioso di riaverlo in cattedra. Come se un fatto penalmente irrilevante non fosse deontologicamente disdicevole. Ecco, i politici ragionano così.

Che dovrebbero fare?
Smetterla di delegare ai magistrati la selezione delle classi dirigenti, e poi di lamentarsi pure. Dicono: aspettiamo le sentenze. Poi, se arriva la condanna, strillano. Se il mio vicino di casa è rinviato a giudizio per pedofilia, io mia figlia di sei anni non gliel’affido quando vado a far la spesa. Poi, se verrà scagionato, si vedrà. La giustizia è una virtù cardinale: ma anche la prudenza! Tutti, al posto mio, si comporterebbero così. Perché ciò che vale nella vita quotidiana non vale nel mondo politico-imprenditoriale?

Appena è esplosa l’inchiesta di Potenza, Renzi ha accusato la Procura di non arrivare mai a sentenza.
Ma che discorso è? Tutte le inchieste arrivano a sentenza. Che può essere di condanna, di assoluzione o di non doversi procedere per prescrizione. Se intende lamentare un eccesso di prescrizione, può modificarne le norme.

Il governo dice di averlo fatto almeno per la corruzione.
In realtà ha aumentato un po’ le pene, dunque ha un pochino allungato la prescrizione. Ma il problema è rimasto pressoché inalterato: abbiamo una prescrizione relativamente lunga prima che il reato venga scoperto, e scandalosamente breve dal momento in cui iniziano le indagini. Per i reati puniti fino a 6 anni, compresi molti contro la PA, è di 6 anni, prorogabile al massimo fino a 7 anni e mezzo (dal giorno in cui il reato è stato commesso, s’intende): se il delitto viene scoperto dopo 6 anni, restano 18 mesi per indagini, udienza preliminare e tre gradi di giudizio. Le pare serio? Il nostro sistema, dopo il dimezzamento dei termini causato dalla ex-Cirielli, è stato dichiarato illegittimo dalla Corte di giustizia europea per le frodi comunitarie, con l’invito ai giudici italiani a disapplicarlo. Così abbiamo un doppio binario: i reati contro l’Ue non si prescrivono mai, tutti gli altri quasi sempre. Basta una norma di una riga che sospenda la prescrizione col rinvio a giudizio, o almeno con la prima sentenza: perché non la fanno?

Renzi dice che dovete lavorare di più.
Mettere in relazione la durata dei processi con l’accusa ai giudici di essere dei fannulloni è un’offesa e una bugia. Segnalo i dati della Commissione del Consiglio d’Europa sull’efficienza della giustizia: i giudici italiani, su 47 Stati membri, sono quelli che lavorano di più. Il doppio dei francesi e il quadruplo dei tedeschi. Se i processi durano troppo è perché se ne fanno troppi e con troppi gradi e fasi di giudizio. Invece di lanciare accuse infondate, i politici facciano qualcosa per scoraggiare il contenzioso e i ricorsi, così calerebbe il numero dei processi. E siano più severi con chi viola la legge e più attenti ai diritti delle vittime, così calerebbero i reati.

Napolitano vi chiede di “collaborare” con la politica.
Se collaborare vuol dire fornire un apporto tecnico, come fa per statuto il Csm, alle leggi in discussione sulla giustizia, l’abbiamo sempre fatto. Poi però noi magistrati facciamo un mestiere diverso: se prendiamo un politico che ruba, dobbiamo processarlo. Non collaborare.

Come valuta la deregulation renziana sui reati fiscali? Dal tetto alzato a 3 mila euro per i pagamenti in contanti alle soglie più alte di non punibilità per l’evasione?
Parlamento e governo sono liberi di fare le leggi che vogliono. Anche di depenalizzare i reati tributari, se l’Europa glielo permette. Ma non possono dire che così combattono l’evasione fiscale.

L’inchiesta di Potenza fa molto discutere anche perché, secondo alcuni, si rischia di processare la tal legge, il tal emendamento, violando l’insindacabilità dei parlamentari.
Del caso concreto non parlo. Ma, in linea di principio, la Costituzione tutela il parlamentare nell’esercizio delle funzioni quando vota, non quando prende mazzette o riceve favori per votare. In uno Stato di diritto, nessuno è al di sopra della legge.

Renzi s’è scandalizzato perché è stato intercettato il capo di Stato maggiore della Marina, “mettendo a rischio la sicurezza nazionale”.
Quand’ero militare, mi insegnarono che è vietato trattare argomenti classificati al telefono. Ergo, chi intercetta un militare non può mai violare alcun segreto: semmai, accertare una violazione del segreto da parte di chi dovrebbe custodirlo.

Nota differenze fra questo governo e quelli precedenti nel rapporto con la magistratura e la legalità?
Qualche differenza di linguaggio, ma niente di più: nella sostanza, una certa allergia al controllo di legalità accomuna un po’ tutti. Paolo Mieli mi ha detto che ho sempre litigato con tutti i governi. Gli ho risposto che è un segno di imparzialità. Sa, io ho subìto molti processi penali e non mi sono mai messo a strillare: mi sono difeso nel processo. E sono sempre stato archiviato. Non perché fossi un magistrato: perché ero innocente. Capisco che chi finisce imputato non gradisca, ma chi ricopre cariche pubbliche non deve mai usarle per tutelare i suoi interessi personali o per invocare trattamenti privilegiati.

Giuliano Ferrara spera che lei sia un presidente Anm così forte e rappresentativo da firmare la pace con la politica. Come l’israeliano Begin con l’egiziano Sadat.
Se vuol dire che tengo unita la magistratura, lo prendo come un complimento. Se qualcuno pensa che io sia qui per svendere la magistratura e la legalità, si sbaglia di grosso. L’Anm deve tutelare l’indipendenza dei magistrati, non asservirli alla politica.

da Il Fatto Quotidiano del 20 aprile 2016
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Possibile che questo stramaledetto Paese non sappia più reagire?????

E' narcotizzato fino a questoi punto??????

Come può tollerare una generazione perduta, quando i governi non sono in grado di mettere fine agli sprechi?????

Diventa poi una bomba sociale se si intende aiutare gli immigrati, perché in molti ci lucrano.




WELFARE
Pensioni, sempre più grande il divario tra ricchi e poveri. E una generazione è perduta
Dal 2001 sono stata la voce che è aumentata di più, andando a occupare una parte sempre maggiore della spesa pubblica. Un enorme trasferimento di soldi dai più poveri, soprattutto i giovani millennial sotto i 35 anni, ai più ricchi

DI DAVIDE MANCINO
20 aprile 2016


http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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PUBBLICITA' PROGRESSO




Rifiuti, 116 indagati a Firenze. "Coinvolta la cricca renziana"
Giovanni Donzelli, capogruppo di FdI in regione Toscana, commenta gli sviluppi dell'ennesima indagine che coinvolge persone della "cricca renziana"


Francesco Curridori - Mer, 20/04/2016 - 18:57


C’è del marcio a Firenze. Si è chiusa ieri una maxi-inchiesta della procura di Firenze che vede indagate 116 persone per reati ambientali legati alla gestione e al traffico di rifiuti, in particolare veicoli da rottamare.


Tutto nasce quando “Matteo Renzi era presidente della provincia e Leonardo Domenici sindaco di Firenze. I due ebbero l’idea di creare un centro unico di rottamazione dove riunire tutti i rottamatori in unico posto”, racconta a ilGiornale.it Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Toscana. L’impianto della Ecofirenze al Ferrale, nella piana di Badia a Settimo, è stato, infatti, inaugurato nel 2011 ma ora la sua breve storia sembra concludersi con un’inchiesta per gestione illecita di rifiuti e violazione delle norme sulla loro tracciabilità. “La Ecofirenze- spiega Donzelli - era considerata una società di smaltimento rifiuti all’avanguardia e non inquinante ma già nel 2012 feci un’interrogazione regionale e chiesi all’Arpat (Agenzia regionale protezione ambiente Toscana) di verificare se vi erano irregolarità. Non so se le indagini della procura sono partite dalla mia interrogazione ma come cittadini facemmo anche ricorso al Tar che si deve ancora esprimere e nel frattempo la EcoFirenze è pure fallita”, aggiunge l’esponente di Fratelli d’Italia. Secondo l’accusa i responsabili della società avrebbero creato un’organizzazione che riceveva conferimenti irregolari di rifiuti speciali da parte di officine, carrozzerie e privati ma anche da municipalizzate come la società Quadrifoglio (che si occupa dello smaltimento dei rifiuti) e la Silfi (che gestisce l’illuminazione), presieduta da Andrea Bacci. Bacci, come ci rcconta Donzelli è un “amico di famiglia dei Renzi, un finanziatore di Open, la fondazione del premier ed ex presidente della Florence Multimedia, la società di comunicazione creata da Renzi quando era presidente della provincia e che ha prodotto solo debiti”.

Una figura che risulta essere “anche socio in affari negli outlet insieme a Lorenzo Rosi, ex presidente di Banca Etruria, ai soci di Tiziani Renzi e ad alcune società che hanno sede nei paradisi fiscali”, spiega Donzelli. Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Giuseppina Mione e Giulio Monferini, hanno stabilito che nel sito della società, situato alla periferia ovest di Firenze, tra il luglio 2013 e il febbraio 2014 sarebbero stati portati 321 veicoli ‘fuori uso’ da 72 soggetti di cui 63 privi di autorizzazione al trasporto e dei relativi certificati di rottamazione. Secondo Donzelli vi sarebbero state, però, irregolarità anche nella progettazione. “Quando fu decisa l’opera io e Guido Sensi, all’epoca consigliere provinciale, denunciammo irregolarità nella progettazione realizzata dalla società Quadra che, in seguito, è stata al centro di uno scandalo urbanistico che ha portato all’arresto del capogruppo Pd al comune di Firenze nel 2009”. La zona dove si voleva costruire questo centro era un parco agricolo e come tale rientrava tra le aree invarianti ma Renzi, insieme al sindaco Domenici, secondo la ricostruzione di Donzelli, la rese “variante”, la cambiò in area per servizi motivandola come utilità pubblica. “Oggi si raccolgono i frutti del passato lasciati da una banda di criminali incalliti", attacca ancora il capogruppo di FdI in Regione secondo cui “questa inchiesta conferma che la cricca di Renzi si occupa di fare solo gli interessi degli amici degli amici”. Ma sono molti gli amici di Renzi che, periodicamente, assurgono alle cronache. “Come dimenticare Marco Lotti (padre di Luca, l’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio ndr) che, qualità di dirigente della banca Bcc di Pontassieve, firmò il mutuo a Tiziano Renzi, padre di Matteo, per aprire una società con personale femminile che, poi, di donne ne aveva ben poche?” . E la musica non pare cambiata col nuovo sindaco Dario Nardella, definito da Donzelli “la brutta copia di un burattino” anche se “tutte le vicende che emergono ora sono relative alla gestione scellerata di Renzi come presidente della provincia e come sindaco di Firenze e le casse del Comune soffrono ancora le sue allegre spese ma lui ha succhiato soldi dai bilanci di entrambi gli enti”.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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ROMANZO CRIMINALE



Il piano del governo: alzare il bonus da 80 e 100 euro
Un'altra mossa elettorale per illudere ancora una volta chi vota. Il governo, e soprattutto i premier, si stanno specializzando in annunci e promesse last minute in vista degli appuntamenti elettorali



Claudio Torre - Gio, 21/04/2016 - 10:49
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Un'altra mossa elettorale per illudere ancora una volta chi vota. Il governo, e soprattutto i premier, si stanno specializzando in annunci e promesse last minute in vista degli appuntamenti elettorali.


Questa volta l'obiettivo sono le amministrative di giugno. Il Pd annaspa con i suoi candidati e così ecco che arriva un'altra voce da palazzo Chigi che annuncia un ritocco al bonus da 80 euro per portarlo a 100 euro. Il progetto, come riporta il Messaggero, è sul tavolo del premier. Di fatto l'annuncio arriverebbe prima dell'estate, per poi dare il via al piano dopo la pausa delle ferie.

La mossa del governo non riguarderebbe solo i lavoratori dipendenti, ma anche i pensionati e soprattutto colore che percepiscono le pensioni minime inferiori a 500 euro. Anche su queste arriverebbe il bonus da 100 euro. Una mossa chiaramente elettorale che tende ad abbracciare il favore di chi lavora e di chi è in pensione. Una larga platea di consenso in vista delle amministrative. Ma sulle coperture come sempre non ci sono risorse sufficienti. L'aumento del bonus costerebbe 2,4 miliardi di euro. Ai quali andrebbero aggiunti altri 2 miliardi per i pensionati. Costo totale dell'operazione 4,4 miliardi di euro. E a pagare questa mancia elettorale potrebbero essere le imprese che da tempo chiedono la riduzione della pressione fiscale. Il governo potrebbe ottenere le risorse dal rinvio del taglio dell'Ires nel 2017. L'aliquota dovrebbe scendere dall'attuale 27,5 per cento al 24. A pagare la promessa elettorale dunque sarà il tessuto produttivo delle imprese.
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