Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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I HAVE A DREAM
UN PAESE STRAPIENO DI DAVIGO




Simone Uggetti, il membro del Csm Fanfani (quota Pd): “Non ho letto gli atti, ma l’arresto del sindaco è ingiustificato”
Politica
Il membro laico, ex sindaco di Arezzo e ex parlamentare: "Carcere fuori luogo, errata valutazione. Chiederò l’apertura di una pratica". Ma viene travolto dalle critiche dei colleghi. Balduzzi: "Non si può interferire sulle inchieste". I togati di Area (la corrente di centrosinistra): "Interventi indebiti". L'Anm: "Interferenza". Renzi: "Non commento il Csm, rispettiamo i magistrati e processi veloci"
di F. Q. | 4 maggio 2016
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Verificare “la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati” nell’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco di Lodi Simone Uggetti. A chiederlo è il membro laico del Csm, eletto dal Parlamento in quota Pd, Giuseppe Fanfani. Il provvedimento, aggiunge Fanfani, è “ingiustificato e comunque eccessivo“. Ma all’interno del Consiglio superiore della magistratura è scontro perché a criticare Fanfani sono l’ex ministro Renato Balduzzi e i togati della corrente di Area. Stessa presa di posizione quella dell’Anm, la cui giunta ritiene che quella di Fanfani sia “un’indebita interferenza”. In questo polverone evita di infilarsi il presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi: “Il governo non commenta il Csm – dice – Ci sono regole del gioco da rispettare. La mia posizione non è mai cambiata: noi rispettiamo le iniziative dei magistrati, speriamo arrivino a processo presto e ai partiti politici che strumentalizzano invitiamo a guardare a casa propria”. Fanfani in serata ha poi fatto un’apparente marcia indietro, dicendo durante il plenum del Csm che non chiederà l’apertura di una pratica: “Allo stato” non lo farò, ha detto Fanfani, “a meno che non emergano altri fatti”.


Fanfani, ex sindaco di Arezzo e ex parlamentare del Pd, nel suo primo intervento, premette di non essere “mai intervenuto nel merito di provvedimenti giurisdizionali”, dichiara la sua “grande stima di tutti i magistrati che hanno combattuto la corruzione e il malaffare” e spiega che le sue valutazioni sono basate su “quello che si apprende dalla stampa”. Tuttavia ritiene il provvedimento adottato nei confronti del sindaco di Lodi fuori misura e, “forse figlio di un clima di tensione che non fa bene né alla giurisdizione né ai rapporti interistituzionali”. “Non ho mai visto, in 40 e più anni di attività di penalista – insiste Fanfani – incarcerare alcuno per un reato come la turbativa d’asta, soprattutto quando l’interesse dedotto è quello di una migliore gestione di una piscina comunale. Non mi pare fossero necessari provvedimenti di cautela, ma se proprio lo si riteneva bastavano provvedimenti interdittivi e non certo coercitivi. Il carcere, poi, mi pare del tutto fuor di luogo, frutto di una non equilibrata valutazione del caso”.

Balduzzi strilloA rispondere è Renato Balduzzi, anche lui eletto dal Parlamento e ex parlamentare di Scelta Civica. “Non è compito del Csm, e in particolare della sua Prima Commissione, prendere posizione su singoli provvedimenti giurisdizionali e tantomeno interferire con vicende giudiziarie in corso – dice l’ex ministro della Salute del governo Monti – L’organo costituzionalmente previsto per il governo autonomo dell’ordine giudiziario ha la missione di garantirne l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, perno dello Stato costituzionale di diritto”. Balduzzi è presidente della prima commissione del Csm, che si occupa di procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati. “Contro i provvedimenti giurisdizionali – continua Balduzzi – il nostro ordinamento prevede un compiuto sistema di garanzie e di impugnazioni, al quale è e deve restare estraneo il Consiglio superiore. La prima commissione del Csm si è sempre attenuta (anche in vicende delicate come quella recente relativa alla Procura di Arezzo) a principi di non interferenza, non ingerenza e rispetto per la magistratura e per i provvedimenti adottati o non adottati dell’autorità giudiziaria”.

A Balduzzi si aggiunge l’intero gruppo di 6 consiglieri togati di Area, corrente che riunisce le sensibilità di sinistra della magistratura: Magistratura democratica e Movimento per la giustizia. Secondo Area quella di Fanfani è “un’indebita interferenza sull’autonomia e sulla serenità dei magistrati”. Le dichiarazioni dell’ex parlamentare Pd, dicono, sono “incomprensibili e istituzionalmente inaccettabili”. “La definizione di ‘arresto ingiustificato e comunque eccessivo – aggiungono – senza peraltro conoscere i contenuti della indagine e sulla base delle notizie di stampa, per di più adombrando possibili interventi dello stesso Consiglio superiore della magistratura, appare una indebita interferenza sulla autonomia e sulla serenità dei magistrati e rischia di delegittimare il loro impegno nella trattazione di un delicato procedimento per la natura delle incolpazioni e la qualità dei soggetti coinvolti”. Per questo “la natura delle censure formulate dal consigliere Fanfani verso i citati provvedimenti non possono in alcun modo essere materia di competenza del Csm, riguardando valutazioni strettamente giurisdizionali di merito come tali eventualmente assoggettabili ad impugnazione“. E quindi solo “il rispetto delle prerogative strettamente giurisdizionali da parte di ogni attore qualificato costituisce (questo sì) il vero antidoto all’insorgere di tensioni dannose alla credibilità delle istituzioni”.

Sulla stessa linea il consigliere del Csm, eletto dalle Camere e indicato dal M5s, Alessio Zaccaria: “Preso atto delle dichiarazioni del consigliere Balduzzi, pur non facendo attualmente parte della I Commissione”, esprime in una nota “piena condivisione delle medesime”. Il “principio del rispetto delle decisioni assunte dalla magistratura nel legittimo esercizio delle funzioni che le sono proprie” costituisce “un atteggiamento irrinunciabile dell’organo di autogoverno e insuscettibile di essere posto in discussione”.

di F. Q. | 4 maggio 2016
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UN PAESE STRAPIENO DI DAVIGO



Lodi, l'assalto del Pd al Csm: scontro sull'arresto di Uggetti
Fanfani: "L'arresto è eccessivo". E prima chiede l'intervento del Consiglio superiore della magistratura, poi fa retromarcia



Chiara Sarra - Mer, 04/05/2016 - 19:18
Mentre Matteo Renzi assicura che "la questione morale tocca tutti", il Partito democratico cerca di attenuare le conseguenze dell'inchiesta sul sindaco di Lodi, Simone Uggetti.


Il "laico" Giuseppe Fanfani ha infatti deciso di portare il caso al Consiglio superiore della magistratura di cui fa parte per verificare "la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati" in questa vicenda. "Non sono mai intervenuto nel merito di provvedimenti giurisdizionali e ho grande stima di tutti i magistrati che hanno combattuto la corruzione e il malaffare", spiega il consigliere in quota Pd, "Devo però dire che il provvedimento cautelare nei confronti del sindaco di Lodi, da quello che si apprende dalla stampa, mi pare ingiustificato e comunque eccessivo, forse figlio di un clima di tensione che non fa bene né alla giurisdizione né ai rapporti interistituzionali. Non ho mai visto, in 40 e più anni di attività di penalista incarcerare alcuno per un reato come la turbativa d’asta, soprattutto quando l’interesse dedotto è quello di una migliore gestione di una piscina comunale. Non mi pare fossero necessari provvedimenti di cautela, ma se proprio lo si riteneva bastavano provvedimenti interdittivi e non certo coercitivi. Il carcere, poi, mi pare del tutto fuor di luogo, frutto di una non equilibrata valutazione del caso".

Inevitabili le polemiche, anche all'interno dello stesso Csm. "Non è compito del Csm, e in particolare della sua Prima Commissione, prendere posizione su singoli provvedimenti giurisdizionali e tantomeno interferire con vicende giudiziarie in corso", commenta Renato Balduzzi, presidente della Prima Commissione del Csm, "L'organo costituzionalmente previsto per il governo autonomo dell'ordine giudiziario ha la missione di garantirne l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, perno dello Stato costituzionale di diritto. Contro i provvedimenti giurisdizionali il nostro ordinamento prevede un compiuto sistema di garanzie e di impugnazioni, al quale è e deve restare estraneo il Consiglio superiore".

"Riteniamo incomprensibili e istituzionalmente inaccettabili le dichiarazioni di un consigliere superiore a commento dell’iniziativa dell’autorità giudiziaria di Lodi che ha portato all’applicazione di misure cautelari a carico di una serie di indagati, tra cui il sindaco della città di Lodi, a seguito di accertamenti relativi all’ipotesi di turbativa d’asta", aggiungono i togati di Area, "La definizione di arresto ingiustificato e comunque eccessivo da parte del consigliere Fanfani, senza peraltro conoscer i contenuti dell’indagine e sulla base delle notizie di stampa, per di più adombrando possibili interventi dello stesso Consiglio superiore della magistratura, appare una indebita interferenza sull’autonomia e sulla serenità dei magistrati e rischia di delegittimare il loro impegno nella trattazione di un delicato procedimento per la natura delle incolpazioni e la qualità dei soggetti coinvolti".

Alla fine Fanfani è stato costretto alla ritirata e ha annunciato durante il Plenum del Csm che non chiederà l’apertura di una pratica sui magistrati di Lodi "a meno che non emergano altri fatti". "Non ho mai immaginato di chiedere che il Csm entrasse sul merito dei provvedimenti giurisdizionali", ha detto Fanfani, "Sostenere pubblicamente che un magistrato fa bene è un dovere; ma è un dovere anche dire che possa sbagliare. Io riconfermo tutto quello che ho scritto".
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I RENZIANI STANNO RIFACENDO LA LETTERATURA DEL PASSATO. 1800 1900.


VA A RUBA IL LIBRO "I PINOCCHIONI"

Falanga (Ala): “Io fuori dalla porta alla riunione”. Ma Casson lo sconfessa: “Eri seduto accanto a me”


Prescrizione, Alfano e Ncd si mettono di traverso
Verdiniani in incognito al vertice di maggioranza

Ok in Senato al testo base. Ma D’Ascola: “Serve un anno e mezzo”. Il ministro: “Così non va, eccessivo”
Falanga (Ala): “Io fuori dalla porta alla riunione”. Ma Casson lo sconfessa: “Eri seduto accanto a me”

Giustizia & Impunità
Si riparte dal testo licenziato dalla Camera, adottato come testo base anche dalla commissione Giustizia del Senato. Firmato dai relatori Giuseppe Cucca e Felice Casson. Fino al 25 maggio ci sarà tempo per presentare emendamenti. Preludio di quella che si prevede una vera e propria battaglia campale, visto che il primo a parlare contro i contenuti della bozza è il ministro dell’Interno Angelino Alfano. La legge rischia di avere tempi biblici secondo l’alfaniano Nico D’Ascola: “Almeno un anno, un anno e mezzo di lavoro“. Un caso, poi, la partecipazione dei verdiniani al vertice di maggioranza. Falanga nega: “Sono rimasto fuori dalla porta”. Ma il senatore Casson lo sconfessa: “Ma come? Eri seduto accanto a me”
di Antonio Pitoni
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NELLA GUERRA PER BANDE, IN CASA PIDDINA, E' LECITO CHE IL CSM POSSA FARE LA GUERRA ALLA MAGISTRATURA, MA E' INACCETTABILE ATTACCARE MEMBRI DEL GOVERNO.



Il ministro Orlando chiede chiarimenti al Csm
Il Foglio attribuisce le parole contro il premier all’esponente di Magistratura democratica e membro
del Consiglio superiore. Il vicepresidente Legnini: “Inaccettabile attaccare esponenti del governo”

Giustizia & Impunità
“La vicenda mi ferisce perché mi sono state attribuite frasi incomplete, parole che non ho detto e che travisano un colloquio informale”. Così durante il plenum il consigliere del Csm Piergiorgio Morosini ha commentato l’intervista, da lui smentita, pubblicata dal Foglio questa mattina. Ma il caso politico è già partito. Il ministro della Giustizia Orlando ha chiesto un incontro formale al vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... a/2699263/
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DAL IL GIORNO DELLA CIVETTA AL GIORNO DELLO SCIACALLO




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ANTICIPAZIONE
Saviano: "Ora su Gomorra chiudono gli occhi"
Le mafie e la corruzione si stanno diffondendo in tutto il Paese. Ma i politici non le vogliono vedere. E raccontano un'Italia senza zone oscure. Parla lo scrittore a dieci anni dal suo libro simbolo

DI MARCO DAMILANO
05 maggio 2016
12

Saviano: Ora su Gomorra chiudono gli occhi
"Non lasciamo solo Roberto Saviano!". Il primo a gridarlo fu Umberto Eco dopo che l’“Espresso” aveva rivelato le minacce dei casalesi contro il giovane scrittore. Era il 14 ottobre 2006, “Gomorra” era uscito tra aprile e maggio. "Era stato stampato in 4500 copie, a settembre era già a centomila. Ricordo la mail della Mondadori: Roberto, da oggi sei uno scrittore di professione”. Ricordo l’emozione. Ricordo la telefonata maledetta che faccio a mio fratello: “Possiamo comprarci la moto”. Non l’abbiamo mai ritirata e abbiamo dovuto restituire l’anticipo. Il giorno del mio compleanno, il 22 settembre, vado a Casal di Principe, accuso Antonio Iovine e Michele Zagaria: “Questa non è la vostra terra, andatevene!”. Per loro è una bomba nucleare, non era mai successo. Avevo fottutamente 26 anni», ricorda Roberto Saviano.

ESPRESSO+ LEGGI L'INTERVISTA INTEGRALE

Sono passati dieci anni dalla pubblicazione di quel libro che ha cambiato il racconto delle mafie e l’interpretazione del rapporto tra letteratura e realtà. E la vita del suo autore.


Dieci anni dopo l’uscita del suo libro-simbolo, in questa intervista lo scrittore denuncia: “Chi racconta la realtà viene considerato disfattista. Ieri una comunità mi proteggeva, oggi mi sento totalmente solo. Ma non mi arrendo alla politica-spot”

In coincidenza, il 10 maggio parte su Sky la seconda serie della fiction nata da Saviano, un successo internazionale. Dieci anni in cui, dice lo scrittore in una lunga conversazione con l'“Espresso” in edicola da venerdì 6 maggio, «il Sistema si è allargato, ringiovanito». E oggi si confrontano due modi di narrare l’Italia: quello dello storytelling del potere che nasconde le zone oscure e quello che ti costringe a guardare in faccia il male. «Renzi mi ha generato dolore quando in Campania ha detto: “Non lasciamo che il racconto di questa terra sia solo il set di Gomorra”.

Ma quando io faccio questo racconto sto cercando di salvare quella terra. Renzi ripete che si può parlare male di lui ma non dell’Italia: è una frase pericolosa, con echi inevitabilmente autoritari. Se io racconto una cosa che non va, sto facendo male all’Italia o bene? Il Paese coincide con il suo governo? Renzi mi ha trattato come faceva Berlusconi. Far passare i critici per disfattisti è gravissimo. Contrapporre l’Italia del sì a quella del no è un atteggiamento continuo di sfida, perdente. De Magistris è nemico di Renzi, ma in questo è identico. Per De Magistris era tutto negativo quando c’era Bassolino, ora che è al potere c’è lui dice l’opposto, che bisogna parlare bene di Napoli. È una bugia, una mistificazione».


Dieci anni fa, quando 'Gomorra' arrivò in libreria, solo il 22 per cento degli italiani riteneva la criminalità organizzata un problema non solo del Sud, ma dell'intera Italia. Oggi la maggioranza ritiene invece che siano potenti in tutta Italia

«Ho parlato di resa della politica», prosegue Saviano, «perché vedo che Renzi sta perdendo questa sfida. Non ha saputo trasformare la classe dirigente meridionale. Ci sono figure nel Pd che potevano costruire un partito diverso, ma non sono state messe in campo perché avrebbero perso. Se vuoi i voti subito devi fare lo scambio, non c’è alternativa. Ecco perché l’alleanza con Vincenzo De Luca che non c’entra nulla con il dna di Renzi, come in Calabria e in Sicilia. Renzi si è affidato a persone che possono portargli pacchetti di voti, in sostanza voti di scambio.

E nei voti di scambio, prima o poi, può capitare di inciampare nei voti di mafia. Per questo mi pare che Renzi del Sud non abbia capito nulla. Dopo il quaranta per cento alle europee ha smesso di crescere, ha perso il rapporto con la società civile che aveva, non ha più ascoltato nessuno, si è chiuso nel cerchio magico, errore madornale. Per questo vuole Marco Carrai consulente ai servizi. Se lo avesse fatto Berlusconi ci sarebbero stati i cortei, l’intellighenzia si sarebbe schierata. Invece non c’è indignazione. C’è una grande forza che sostiene Renzi. Puoi criticare per ore il governo e poi sentirti dire: giusto, ma vuoi dare il Paese a Salvini? O a Grillo? Questo è cambiato in noi».

Dalla Lombardia al Veneto, dall’Emilia al Piemonte, le cosche conquistano nuovi territori. E le inchieste rivelano collusioni con politici e colletti bianchi. Ecco come agiscono e quali interessi hanno

Per questo, denuncia Saviano, «oggi mi sento totalmente più solo. Prima sapevi che c’era una comunità, un meccanismo di protezione. Oggi la mia solitudine è immensa. Oggi se prendi una posizione fortemente critica con il governo imbarazzi molte persone... Non guardo più alla politica con speranza, ma con analisi. Weber diceva che la politica è potere, il punto è come lo usi. Uno dei grandi errori dei 5 Stelle è pensare di sfuggire a questa regola. E invece gli intellettuali, i giornali devono tornare alle idee. Pensiamo a un nuovo percorso. Non arrendiamoci a una politica spot. Il mio scopo resta non avere paura della complessità. Continuerò a scrivere libri e fiction con questo obiettivo».

L'intervista integrale su l'Espresso in edicola da venerdì 6 maggio e online su Espresso+
© Riproduzione riservata 05 maggio 2016
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Re: Diario della caduta di un regime.

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IL SONDAGGIO
Mafie, come cambia la percezione degli italiani
Dieci anni fa, quando 'Gomorra' arrivò in libreria, solo il 22 per cento degli italiani riteneva la criminalità organizzata un problema non solo del Sud, ma dell'intera Italia. Oggi la maggioranza ritiene invece che siano potenti in tutta Italia



http://espresso.repubblica.it/attualita ... i-1.263934
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Re: Diario della caduta di un regime.

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IL PROSSIMO CONGRESSO DEL PD SI TERRA' A MILANO (SAN VITTORE) O A ROMA (REGINA COELI)???????

DI RIGORE L'ABITO DA SERA. A STRISCE.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LEGGERE SAVIANO SUL CARTACEO DELL’ESPRESSO EQUIVALE AD UN PUGNO NELLE STOMACO.

VA QUINDI LETTO, SECONDO ME, A PEZZI E COMMENTATO.


Della prima parte, in parte anticipata dall’Espresso.it qualche post sopra, va evidenziato questo punto:

Dieci anni dopo(la pubblicazione del libro GOMORRA ndt) <<il Sistema si è allargato, ringiovanito e di nuovo due si confrontano due modi per narrare l’Italia: quella dello storytelling del potere che nasconde le zone oscure e quello che ti costringe a guardare in faccia il male. A occhi aperti.


In questo passaggio si ravvisa quanto anticipato ieri da Gustavo Zagrebelsky, quando afferma di temere il potere reale, formato da MASSONERIA AFFARISTICA, LOBBY – FINANZA, E MALAFFARE.

A mio avviso questa chiave di lettura ci permette di chiarire il perché del colpo di mano attuato dal “potere” quando ha sostituito Enrico Letta con Mussoloni.

Letta è stato preferito a Bersani, dall’agente della CIA Napolitano, su preciso ordine del “potere costituito”.

Occorre tenere presente che Letta è un membro di Bildelberg, della Trilaterale, di Aspen, come lo era e lo è ancora il suo predecessore Mario Monti.

Letta rappresentava la sicurezza della continuità della politica montiana.

Ma se è stato sostituito dal quel chiacchierone di Mussoloni, specialista in storytelling, che in quel di Milano chiamano regolarmente “un casciabal”, è perché Letta non si è sentito di premere l’acceleratore per trombare gli italioti.

Malato di potere, Mussoloni non ha nessun problema a mettere in atto qualsiasi tipo di trombatura pur di gestire il potere.

Vedi la Riforma della Costituzione, messa in atto non da lui, ma dalla sua stretta collaboratrice Maria Elena Boschi.

Così la colpa se la prende lei.

Ma il responsabile è di Mussoloni che ha preso l’impegno con i gestori del potere per attuarla.

La stessa modalità era stata messa in atto dalla Fornero con Monti.

Tutti gli italioti, soprattutto Salvini, sparano ancora oggi a zero sulla Fornero per quanto attuato.

Ma Monti non ha fatto altro che prendere una docente qualsiasi ed addossargli tutta la colpa.

Ricordatevi il pianto della Fornero alla presentazione del ddl.

Sapeva che stava trombando gli italiani, ma gli era stato ordinato così.

Per niente nota nel mondo politico prima del governo Monti, è sparita subito dopo la caduta.

Ma la sua funzione era quella. Addossarsi tutte le colpe per un disegno voluto dall’alto.

Anche nel caso del prossimo referendum, l’ordine è partito tre anni fa dagli gnomi della J.P. Morgan, che avevano ordinato di sostituire nell’Eurozona tutte le Costituzioni nate nel dopoguerra perché troppo antifasciste.

E chi poteva adeguarsi a questo ordine se non Mussoloni, avventuriero disposto a tutto pur di soddisfare il suo narcisismo???

Non per niente gli amici degli anni verdi lo chiamavano il Bomba.

Già allora era uno specialista di storytelling affetto da Pseudologia Fantastica.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Politica
Che cosa è lo storytelling


http://www.panorama.it/news/marco-ventu ... rytelling/
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“Siamo al collasso e il governo adotta espedienti”
Il procuratore di Bari scrive al ministro Orlando
Mancanza di personale nei tribunali, nuove norme a “efficacia nulla”, pagamenti in ritardo. Intanto i clan uccidono. Nella lettera del pm Volpe le inadempienze dell’esecutivo. E Renzi pretende “processi rapidi”

Giustizia & Impunità
Lo scontro di queste settimane tra magistratura e politica non è citato, ma certo la lettera del procuratore di Bari Giuseppe Volpe al ministro della Giustizia Andrea Orlando (che pubblichiamo integralmente) ne tocca i temi, e con toni quanto mai decisi. A partire dall’oggetto: “Collasso della Procura distrettuale di Bari per carenza di personale amministrativo”. Matteo Renzi esorta i giudici a fare i processi senza sollevare polemiche, il procuratore mette nero su bianco le inadempienze del governo che rendono impossibile il funzionamento efficace di procure e tribunali. “Gravi e irresolubili problemi, almeno fino a quando la giustizia sarà considerata la cenerentola del Paese”

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Giustizia, “siamo al collasso e il governo adotta espedienti”. La lettera del procuratore di Bari al ministro Orlando
Giustizia & Impunità
Mentre Renzi esorta i giudici a non fare polemiche ma "sentenze rapide", Giuseppe Volpe mette nero su bianco le inadempienze del governo. A partire dagli organici sempre più ridotti - per dieci dipendenti che andranno in pensione arriverà un solo rimpiazzo - fino ai ritardi nei pagamenti e alle leggi che invece di disingolfare la macchina la appesantiscono. In una una terra di mafia dove ci sono "240 omicidi compiuti o tentati" ancora irrisolti e molti imprenditori sottostanno a estorsioni e intimidazioni. "Venga qui di persona"
di F. Q. | 6 maggio 2016
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Lo scontro di queste settimane tra magistratura e politica non è citato, ma certo la lettera del procuratore di Bari Giuseppe Volpe al ministro della Giustizia Andrea Orlando (che pubblichiamo integralmente qui sotto) ne tocca i temi, e con toni quanto mai decisi. A partire dall’oggetto: “Collasso della Procura distrettuale di Bari per carenza di personale amministrativo”. Matteo Renzi esorta i giudici a fare i processi senza sollevare polemiche, il procuratore mette nero su bianco le inadempienze del governo che rendono impossibile il funzionamento efficace di procure e tribunali. “Gravi e irresolubili problemi, almeno fino a quando la giustizia sarà considerata la cenerentola del Paese”, scrive Volpe nella missiva datata 4 maggio. La carenza di personale innanzitutto: per dieci dipendenti che si avviano alla pensione, il bando del governo prevede un solo nuovo ingresso.



Poi l’arretrato che si accumula, a fronte di emergenze come “il numero incredibilmente alto dei clan mafiosi che operano a Bari e provincia“, dove nei decenni si sono registrati “240 omicidi consumati o tentati” tuttora “irrisolti”. E ancora “gli inadempimenti e i ritardi nella liquidazione dei compensi o delle spese“. Fronti sul quale il governo è intervenuto con “espedienti“, accusa il procuratore. E anche i provvedimenti dei mesi scorsi sbandierati da Orlando per disingolfare la giustizia hanno avuto “efficacia pressoché nulla”, se non un “aggravio di incombenze”. Il presidente del Consiglio afferma che se c’è corruzione basta che i magistrati “facciano i processi” in modo che “le sentenze arrivino subito”. Certo, osserva Volpe, le indagini sui reati contro la pubblica amministrazione sono “imprescindibili”, come quella sulla mafia (comprese le estorsioni che vessano soprattutto imprenditori) e sui reati comuni: “Si deve, allora, necessariamente prendere atto che ogni servizio diverso da quelli strettamente necessari alle indagini non potrà che subire accumulo, sempre crescente, di arretrato”. Ogni scelta alternativa sarebbe “inopportuna”, in particolare “ogni selezione di priorità che si traduca, nei fatti, in accantonamento di pratiche, come pure altre procure hanno scelto di fare”.

Il testo integrale della lettera del procuratore di Bari al ministro Orlando

Oggetto: collasso della Procura Distrettuale di Bari per carenza di personale amministrativo


Onorevole Ministro,
la presente non per invocare incremento delle dotazioni di personale amministrativo della Procura della Repubblica di Bari, né per chiederLe di rimpinguare i cospicui vuoti in organico che connotano questo, come del resto tanti altri uffici giudiziari. Piuttosto, per documentare lo stato delle cose “ a futura memoria “ ed invitarLa a visitarci perché personalmente possa constatare in quali gravi ed irresolubili problemi ( tali almeno fino a quando la Giustizia sarà considerata la cenerentola del Paese ) ci dibattiamo.

Non devo a Lei ricordare le indicazioni dell’ Ufficio statistiche del Ministero, che classificano la Procura di Bari come ufficio di dimensioni “ molto grandi “ in ragione del numero di abitanti nel territorio di competenza (e del carico di lavoro conseguente ). Neppure devo elencare il numero incredibilmente alto dei clan mafiosi che operano a Bari e provincia e degli omicidi consumati e tentati di mafia, irrisolti, commessi a Foggia e provincia negli ultimi
decenni ( circa duecentoquaranta!). Mi è sufficiente allegare le note di alcuni dei direttori amministrativi che segnalano l’ urgente necessità di nuove assegnazioni di personale per i servizi da essi diretti, stante l’ arretrato che in
modo via via sempre crescente si va accumulando. E si tratta di servizi che devono essere assolti anche per le responsabilità che si connettono agli inadempimenti ed ai ritardi, per esempio nella liquidazione dei compensi o delle spese.

Gli espedienti adottati (non altro termine pare appropriato) per garantire un minimo di servizi, come l’utilizzazione di lavoratori in regime assistenziale, con contributo regionale, oppure di “volontari” che prestano la propria opera senza retribuzione, o ancora il ricorso al prelievo di personale dalle sezioni di polizia giudiziaria, non consentono di raggiungere comunque quegli standard minimi di specializzazione che solo il personale dipendente da codesto Ministero è in grado di garantire. Non è in tal stato possibile assicurare ai cittadini il servizio che una procura dovrebbe garantire. Si accumulano ritardi su ritardi, anche per le numerose e prolungate assenze del personale che, avanti negli anni, accusa sovente malattie serie. Oppure beneficia di riduzioni dell’ orario di lavoro per l’assolvimento di obblighi assistenziali nei confronti di congiunti anziani.

La necessità di operare tagli dei servizi impone a chi scrive l’ assunzione di una precisa responsabilità, alla quale non intende sottrarsi. Verificata l’ incidenza pressoché nulla delle riforme tendenzialmente e dichiaratamente “deflattive”
(la improcedibilità per la particolare tenuità del fatto, così come congegnata dal legislatore, si è tradotta in un aggravio delle incombenze; la depenalizzazione ha effetti limitatissimi sui reati del codice penale) e dovendosi selezionare le urgenze, certamente ogni energia dovrà essere concentrata nelle indagini. E’ infatti imprescindibile, in terra di mafie, assicurare alla giustizia feroci e sanguinari criminali, che vessano anche i cittadini comuni, soprattutto imprenditori, con pressanti richieste estorsive e conseguente intimidazione della popolazione. Del pari, imprescindibili sono le indagini in materia di reati contro la pubblica amministrazione, segnatamente per corruzione, pur non tralasciandosi quelle per altri reati comuni. Si ritiene inopportuna ogni selezione di priorità che si traduca, nei fatti, in accantonamento di pratiche, come pure altre procure hanno scelto di fare.

Si deve, allora, necessariamente prendere atto che ogni servizio diverso da quelli strettamente necessari alle indagini non potrà che subire accumulo, sempre crescente, di arretrato. Né intende chi scrive assumersi la responsabilità di bloccare del tutto interi settori, quale per esempio quello delle competenze in materia civile, non ritenendosi tale scelta conforme a legge.

Nel corrente anno ben dieci impiegati raggiungono l’ età di sessantacinque anni e, dunque, si approssimano alla pensione. So bene che Lei non è in condizione di sostituirli. Con il bando sulla mobilità ci era stata assegnata una sola unità di personale. Non è evidentemente questo il modo di risolvere il problema, come Ella certo ben sa.

Le rinnovo pertanto l’invito a visitarci, perché così potrà prendere contatto diretto col personale ed ascoltarne le rimostranze, solo in parte riassunte nelle mail allegate alla presente. Vi sarà così occasione anche di verificare l’ assurda attuale sistemazione logistica della Procura e del Tribunale penale di Bari.
Con perfetta osservanza
Giuseppe Volpe, Procuratore
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