Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
15 mag 2016 13:08
IL REFE-RENZI E LA PAURA DI ANDARE A CASA
- IL PREMIER SI GIOCA LA CARTA BOSCHI PER LA CAMPAGNA REFERENDARIA. MA ''MARIAELE'' PARTE MALE: ''LA RIFORMA? L'AVREI FATTA DIVERSA''
- PANSA: ''PARE CHE L'IDEA DI ASSOCIARE IL 'NO' A CASAPOUND L'ABBIA SUGGERITA IL SUPER-STRATEGA AMERICANO JIM MESSINA. AL PAROLAIO RENZI DICO: CHIEDI INDIETRO I SOLDI''
Pansa: ''Il caso-Casapound dimostra ancora di più che Renzi non è Togliatti, né tanto meno De Gasperi. La Boschi non è la Jotti. Facebook, Twitter e la baraonda dei social network non valgono l' impegno di un esercito di militanti. Il mio è un discorso vecchio stile? Ne riparleremo dopo il 16 ottobre''...
15 mag 2016 13:08
IL REFE-RENZI E LA PAURA DI ANDARE A CASA - IL PREMIER SI GIOCA LA CARTA BOSCHI PER LA CAMPAGNA REFERENDARIA. MA ''MARIAELE'' PARTE MALE: ''LA RIFORMA? L'AVREI FATTA DIVERSA'' - PANSA: ''PARE CHE L'IDEA DI ASSOCIARE IL 'NO' A CASAPOUND L'ABBIA SUGGERITA IL SUPER-STRATEGA AMERICANO JIM MESSINA. AL PAROLAIO RENZI DICO: CHIEDI INDIETRO I SOLDI''
Pansa: ''Il caso-Casapound dimostra ancora di più che Renzi non è Togliatti, né tanto meno De Gasperi. La Boschi non è la Jotti. Facebook, Twitter e la baraonda dei social network non valgono l' impegno di un esercito di militanti. Il mio è un discorso vecchio stile? Ne riparleremo dopo il 16 ottobre''...
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1. REFERENDUM, IL PREMIER TREMA E GIOCA SUBITO LA CARTA BOSCHI
Laura Cesaretti per ''il Giornale''
2. LA SIGNORA PREMIER E JIM L' AMERIKANO
Giampaolo Pansa per ''Libero Quotidiano''
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 124739.htm
IL REFE-RENZI E LA PAURA DI ANDARE A CASA
- IL PREMIER SI GIOCA LA CARTA BOSCHI PER LA CAMPAGNA REFERENDARIA. MA ''MARIAELE'' PARTE MALE: ''LA RIFORMA? L'AVREI FATTA DIVERSA''
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Re: Diario della caduta di un regime.
Saviano: “Emergenza morale anche nel Pd
imbarca di tutto per vincere, come Berlusconi”
Lo scrittore: “Classe dirigente va scelta meglio. Davigo? Politici si infuriano perché la gente pensa come lui
Sul Sud il governo dice bugie, le cose non stanno cambiando. De Magistris? Amato in quanto capopopolo”
Politica
C’è un’emergenza morale a sinistra? “Eccome. Per fronteggiarla, bisogna selezionare la classe dirigente in maniera diversa”. Al Salone del Libro Roberto Saviano affronta il caso di Stefano Graziano, presidente regionale Pd indagato per concorso esterno in associazione mafiosa: “La politica non riesce a ritrovare autorevolezza. L’analisi di Davigo fa male ai politici perché sanno che la percezione delle persone è quella”. A Napoli i verdiniani appoggiano la candidata del Pd, Valeria Valente: “Muovono voti di cui il Pd ha bisogno. Il Pd ha una prassi identica ai partiti berlusconiani. I Cinque stelle anche hanno diverse energie, ma non hanno sapienza sul territorio” di Silvia Truzzi
imbarca di tutto per vincere, come Berlusconi”
Lo scrittore: “Classe dirigente va scelta meglio. Davigo? Politici si infuriano perché la gente pensa come lui
Sul Sud il governo dice bugie, le cose non stanno cambiando. De Magistris? Amato in quanto capopopolo”
Politica
C’è un’emergenza morale a sinistra? “Eccome. Per fronteggiarla, bisogna selezionare la classe dirigente in maniera diversa”. Al Salone del Libro Roberto Saviano affronta il caso di Stefano Graziano, presidente regionale Pd indagato per concorso esterno in associazione mafiosa: “La politica non riesce a ritrovare autorevolezza. L’analisi di Davigo fa male ai politici perché sanno che la percezione delle persone è quella”. A Napoli i verdiniani appoggiano la candidata del Pd, Valeria Valente: “Muovono voti di cui il Pd ha bisogno. Il Pd ha una prassi identica ai partiti berlusconiani. I Cinque stelle anche hanno diverse energie, ma non hanno sapienza sul territorio” di Silvia Truzzi
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Re: Diario della caduta di un regime.
Con un pizzico di propaganda
L'Istat sconfessa il Def L'Italia crescerà meno
Nel 2016 il Pil crescerà dell’1,1%, in misura quindi maggiore rispetto al 2015 (+0,8%). Lo certifica l’Istat nelle "prospettive per l’economia italiana nel 2016"
Claudio Torre - Mar, 17/05/2016 - 12:01
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Nel 2016 il Pil crescerà dell’1,1%, in misura quindi maggiore rispetto al 2015 (+0,8%).
Lo certifica l’Istat nelle "prospettive per l’economia italiana nel 2016". In particolare, si legge nel rapporto, la stima preliminare del Pil per il primo trimestre 2016 (+0,3%) "ha confermato, seppure con intensità moderata, il proseguimento della fase espansiva dell’economia italiana avviatasi agli inizi dell’anno precedente. Alcuni dei fattori a supporto della crescita quali il basso livello dei prezzi dell’energia, la riduzione dei tassi di interesse e il graduale miglioramento della fiducia tra gli operatori sono attesi produrre i loro effetti anche nell’anno corrente". Anche i consumi sono previsti in crescita: la spesa delle famiglie, sostiene l’Istat, è stimata in aumento dell’1,4% alimentata dall’incremento del reddito disponibile e dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.
La nuova stima del Pil 2016 fornita oggi dall'Istat per l'Italia, +1,1% quest'anno, si allinea alle stime rese note dalla Commissione europea lo scorso 3 maggio. Il dato è invece inferiore al +1,2% previsto nel Def del Governo reso noto ad aprile, che taglia anch'esso le stime di settembre 2015 dello 0,4%. Il nuovo dato dell'Istat cala dello 0,3% rispetto alla stima di novembre, un calo identico a quello effettuato dalla Commissione Ue. L'attuale scenario di previsione dell'Istat incorpora un'ipotesi di lieve apprezzamento dell'euro e una stabilizzazione del prezzo del petrolio nella seconda metà dell'anno in corso. Si prevede inoltre che l'andamento del commercio mondiale risulti più vivace di quello dell'anno precedente, in lieve peggioramento invece le aspettative sugli ordini delle imprese industriali. "Nel complesso - conclude l'Istat - il quadro previsivo corrente incorpora una riduzione della dinamica delle esportazioni più marcata di quella delle importazioni. Il deflatore del Pil è rimasto invariato, mentre quello dei consumi delle famiglie è stato rivisto al ribasso a seguito dell'acuirsi dell'attuale fase deflativa".
L'Istat sconfessa il Def L'Italia crescerà meno
Nel 2016 il Pil crescerà dell’1,1%, in misura quindi maggiore rispetto al 2015 (+0,8%). Lo certifica l’Istat nelle "prospettive per l’economia italiana nel 2016"
Claudio Torre - Mar, 17/05/2016 - 12:01
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Nel 2016 il Pil crescerà dell’1,1%, in misura quindi maggiore rispetto al 2015 (+0,8%).
Lo certifica l’Istat nelle "prospettive per l’economia italiana nel 2016". In particolare, si legge nel rapporto, la stima preliminare del Pil per il primo trimestre 2016 (+0,3%) "ha confermato, seppure con intensità moderata, il proseguimento della fase espansiva dell’economia italiana avviatasi agli inizi dell’anno precedente. Alcuni dei fattori a supporto della crescita quali il basso livello dei prezzi dell’energia, la riduzione dei tassi di interesse e il graduale miglioramento della fiducia tra gli operatori sono attesi produrre i loro effetti anche nell’anno corrente". Anche i consumi sono previsti in crescita: la spesa delle famiglie, sostiene l’Istat, è stimata in aumento dell’1,4% alimentata dall’incremento del reddito disponibile e dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.
La nuova stima del Pil 2016 fornita oggi dall'Istat per l'Italia, +1,1% quest'anno, si allinea alle stime rese note dalla Commissione europea lo scorso 3 maggio. Il dato è invece inferiore al +1,2% previsto nel Def del Governo reso noto ad aprile, che taglia anch'esso le stime di settembre 2015 dello 0,4%. Il nuovo dato dell'Istat cala dello 0,3% rispetto alla stima di novembre, un calo identico a quello effettuato dalla Commissione Ue. L'attuale scenario di previsione dell'Istat incorpora un'ipotesi di lieve apprezzamento dell'euro e una stabilizzazione del prezzo del petrolio nella seconda metà dell'anno in corso. Si prevede inoltre che l'andamento del commercio mondiale risulti più vivace di quello dell'anno precedente, in lieve peggioramento invece le aspettative sugli ordini delle imprese industriali. "Nel complesso - conclude l'Istat - il quadro previsivo corrente incorpora una riduzione della dinamica delle esportazioni più marcata di quella delle importazioni. Il deflatore del Pil è rimasto invariato, mentre quello dei consumi delle famiglie è stato rivisto al ribasso a seguito dell'acuirsi dell'attuale fase deflativa".
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Re: Diario della caduta di un regime.
Con un pizzico di propaganda
Renzi adesso batte in ritirata. In Libia neppure un soldato
Il premier teme di perdere consensi e rinuncia al contingente. Gentiloni a Vienna: "Nessun intervento straniero, proteggeremo soltanto la nostra ambasciata"
Patricia Tagliaferri - Mar, 17/05/2016 - 08:00
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Il premier Renzi non vuole aprire l'ennesimo fronte. Sono già tanti quelli interni che preferisce non andarsene a cercare un altro dall'altra parte del Mediterraneo.
Nessun soldato dove serve
E si sfila dall'intervento in Libia per timore che la presenza dei nostri soldati a Tripoli possa contribuire alla perdita di consensi che lo preoccupa sempre di più ogni giorno che passa.
L'Italia, dunque, non fornirà militari per la protezione della sedi dell'Onu in Libia come era stato chiesto dalle Nazioni Unite, ma si limiterà a predisporre dei piani di protezione per la propria sede diplomatica a Tripoli che dovrebbe riaprire nei prossimi mesi. Lo ha confermato ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al termine della conferenza di Vienna sulla Libia per coordinare gli sforzi internazionali a sostegno del governo riconosciuto di Fayez Serraj. Un intervento diverso, del resto, sarebbe stato troppo pericoloso per le nostre truppe, ma soprattutto per la stabilità del governo che non intende bruciare consensi su un tema tanto delicato, con le elezioni alle porte - dove il Pd quasi certamente non sarà al ballottaggio a Napoli e rischia di non andarci neppure a Roma - e il partito spaccato per la questione morale dopo le ultime inchieste della magistratura. Il premier, già alle prese con gli ultimi sondaggi sfavorevoli e con un crollo della fiducia nei suoi confronti, non ha proprio bisogno in questo momento di un intervento militare in uno scenario «difficile» come quello libico. Gli servono voti, non soldati all'estero, con tutti i «rischi» del caso. Soprattutto ora che, dopo aver scommesso tutto sul referendum costituzionale, l'ultimo sondaggio Ixè dava per la prima volta i «no» in vantaggio. Così, in nome del consenso, Renzi sacrifica una scelta che avrebbe dovuto essere dettata da altro.
A Gentiloni il compito di lavorare sulla diplomazia. Per il ministro l'intesa raggiunta ieri a Vienna «ha un grande valore politico», fondata sul riconoscimento della responsabilità del governo presieduto da Sarraj da parte della comunità internazionale che si è detta disponibile ad addestrare le truppe libiche perché il nuovo premier vuole che siano le forze nazionali unificate e rafforzate a garantire la sicurezza e a difendere il Paese dal terrorismo, non le truppe di terra occidentali. I paesi che hanno preso parte alla riunione di Vienna, presieduta da Gentiloni e dal segretario di Stato americano John Kerry, sono disponibili ad alleggerire l'embargo alla vendita di armi, in vigore dall'inizio della rivolta contro Gheddafi, per rifornire le forze militari impiegate a contrastare l'Isis, così come chiesto dal governo di concordia nazionale. Il capo della Farnesina ha ribadito il sostegno dell'Italia al governo di unità nazionale. «Stiamo lavorando - sostiene Gentiloni - in modo da essere in grado di addestrare ed equipaggiare le forze militari libiche così come ci chiede il governo Sarraj. La stabilizzazione della Libia è la chiave per combattere il terrorismo. Senza si rischia un conflitto interno, anche armato. Cercheremo di rafforzare l'accordo politico per combattere l'Isis, incluso il generale Haftar, ma serve il riconoscimento pieno». Anche per Kerry «è un imperativo che la comunità internazionale sostenga il governo Sarraj, l'unico legittimo della Libia». «Chi minaccia la pace e la sicurezza in Libia - dice il segretario di Stato Usa - dovrà affrontare la prospettiva delle sanzioni». E Renzi ha riconosciuto che «l'attenzione specifica sulla Libia è utile per pacificare l'area del Mediterraneo e non solo per ridurre il numero di profughi e di arrivi in Europa».
Renzi adesso batte in ritirata. In Libia neppure un soldato
Il premier teme di perdere consensi e rinuncia al contingente. Gentiloni a Vienna: "Nessun intervento straniero, proteggeremo soltanto la nostra ambasciata"
Patricia Tagliaferri - Mar, 17/05/2016 - 08:00
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Il premier Renzi non vuole aprire l'ennesimo fronte. Sono già tanti quelli interni che preferisce non andarsene a cercare un altro dall'altra parte del Mediterraneo.
Nessun soldato dove serve
E si sfila dall'intervento in Libia per timore che la presenza dei nostri soldati a Tripoli possa contribuire alla perdita di consensi che lo preoccupa sempre di più ogni giorno che passa.
L'Italia, dunque, non fornirà militari per la protezione della sedi dell'Onu in Libia come era stato chiesto dalle Nazioni Unite, ma si limiterà a predisporre dei piani di protezione per la propria sede diplomatica a Tripoli che dovrebbe riaprire nei prossimi mesi. Lo ha confermato ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al termine della conferenza di Vienna sulla Libia per coordinare gli sforzi internazionali a sostegno del governo riconosciuto di Fayez Serraj. Un intervento diverso, del resto, sarebbe stato troppo pericoloso per le nostre truppe, ma soprattutto per la stabilità del governo che non intende bruciare consensi su un tema tanto delicato, con le elezioni alle porte - dove il Pd quasi certamente non sarà al ballottaggio a Napoli e rischia di non andarci neppure a Roma - e il partito spaccato per la questione morale dopo le ultime inchieste della magistratura. Il premier, già alle prese con gli ultimi sondaggi sfavorevoli e con un crollo della fiducia nei suoi confronti, non ha proprio bisogno in questo momento di un intervento militare in uno scenario «difficile» come quello libico. Gli servono voti, non soldati all'estero, con tutti i «rischi» del caso. Soprattutto ora che, dopo aver scommesso tutto sul referendum costituzionale, l'ultimo sondaggio Ixè dava per la prima volta i «no» in vantaggio. Così, in nome del consenso, Renzi sacrifica una scelta che avrebbe dovuto essere dettata da altro.
A Gentiloni il compito di lavorare sulla diplomazia. Per il ministro l'intesa raggiunta ieri a Vienna «ha un grande valore politico», fondata sul riconoscimento della responsabilità del governo presieduto da Sarraj da parte della comunità internazionale che si è detta disponibile ad addestrare le truppe libiche perché il nuovo premier vuole che siano le forze nazionali unificate e rafforzate a garantire la sicurezza e a difendere il Paese dal terrorismo, non le truppe di terra occidentali. I paesi che hanno preso parte alla riunione di Vienna, presieduta da Gentiloni e dal segretario di Stato americano John Kerry, sono disponibili ad alleggerire l'embargo alla vendita di armi, in vigore dall'inizio della rivolta contro Gheddafi, per rifornire le forze militari impiegate a contrastare l'Isis, così come chiesto dal governo di concordia nazionale. Il capo della Farnesina ha ribadito il sostegno dell'Italia al governo di unità nazionale. «Stiamo lavorando - sostiene Gentiloni - in modo da essere in grado di addestrare ed equipaggiare le forze militari libiche così come ci chiede il governo Sarraj. La stabilizzazione della Libia è la chiave per combattere il terrorismo. Senza si rischia un conflitto interno, anche armato. Cercheremo di rafforzare l'accordo politico per combattere l'Isis, incluso il generale Haftar, ma serve il riconoscimento pieno». Anche per Kerry «è un imperativo che la comunità internazionale sostenga il governo Sarraj, l'unico legittimo della Libia». «Chi minaccia la pace e la sicurezza in Libia - dice il segretario di Stato Usa - dovrà affrontare la prospettiva delle sanzioni». E Renzi ha riconosciuto che «l'attenzione specifica sulla Libia è utile per pacificare l'area del Mediterraneo e non solo per ridurre il numero di profughi e di arrivi in Europa».
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Re: Diario della caduta di un regime.
Con un pizzico di propaganda
Renzi: "L'Ue ci riconosce la flessibilità"
Nelle prossime ore, dice il premier, ci sarà "lo scambio di missive tra la Commissione e il ministro Padoan, e potremo vedere riconosciuto questo elemento di flessibilità che vale diversi soldi"
Raffaello Binelli - Mar, 17/05/2016 - 12:32
commenta
In visita all'Aquila per la firma del Masterplan per l’Abruzzo, Matteo Renzi si sofferma su vari temi politici.
E fa un annuncio importante: "Nelle prossime ore uscirà lo scambio di missive tra la commissione Ue e il ministro Padoan, che ha fatto un lavoro straordinario, e potremo vedere riconosciuto l’elemento della flessibilità". Renzi esulta: obiettivo centrato. Ma dimentica che il debito pubblico italiano è alle stelle. Quello registrato a maggio è un nuovo record: 2.228,7 miliardi di euro.
Vediamo cosa dice la Commissione Ue: via libera per l’Italia ad una flessibilità pari a 0,85% per il 2016 (pari a 14 miliardi) ma ricorda che il Paese, come prevedono le regole, dovrebbe fare uno sforzo superiore allo 0,5% nel 2017 e 2018. Secondo quanti si è appreso da fonti Ue, nella lettera inviata da Bruxelles a Roma, inoltre, si chiede all’Italia di impegnarsi ad evitare una deviazione significativa da questo obiettivo, da verificare in autunno.
A stretto giro di posta arriva la replica di Renato Brunetta: "Il nulla osta atteso da parte della Commissione europea al piano dei conti presentato dal governo sarà solo una vittoria di Pirro per Renzi. Il nostro vanitoso premier crederà che l’Europa è disposta ad accettare il suo deficit spending, mentre la verità è che si prepara ad attaccarlo in modo decisivo a ottobre, quando i nodi verranno al pettine e gli italiani dovranno subire una maxi manovra da 40-50 miliardi di euro per corregge il mancato rispetto delle regole fissate nei trattati europei. Ci sono già le prime sirene che evocano un possibile arrivo della Troika il prossimo anno, per commissariare l’Italia".
Ma torniamo al presidente del Consiglio, che all'Aquila si è soffermato anche su altri temi, a partire dagli Stati Uniti. "Sullo scenario internazionale stiamo vivendo un tempo particolarissimo: se il 25 agosto scorso nella mia visita all’Aquila mi avessero detto che alle elezioni americane si sarebbe manifestato un fenomeno come Trump non avrei scommesso un euro". E prosegue: "Si sta affermando il tempo della paura e non del coraggio. Anche in Europa - osserva - sta succedendo qualcosa di non prevedibile, infatti se mi avessero detto che alle elezioni austriache Popolari e Socialisti fossero arrivati quarto e quinti non avrei scommesso un euro".
Ma di quali "paure" parla il premier? Europa dei muri, delle barriere, dei confini controllati dalla polizia e dall'esercito. "E' un dato di fatto che sta entrando sempre di più in Europa, è il tempo della paura dell'altro. Il tempo in cui è più facile essere creduti se suscitiamo un sentimento di preoccupazione, anzichè di speranza". "La migliore alleata della paura - continua il presidente del Consiglio - è la sfiducia nei confronti della classe dirigente e chi costantemente spara contro la classe dirigente del Paese non si rende conto che sta minando se stesso".
Il presidente del Consiglio torna poi su un tema a lui molto caro, il referendum che dovrà confermare la riforma costituzionale. "E' una cosa bellissima, la gente dirà sì o no e rispetteremo il volere del popolo italiano". Il premier sottolinea poi che l'alternativa è fra due modelli diversi: o un Paese più semplice o chi si accontenta del modello di adesso con due Camere: "Se la gente vuole la politica degli inciuci se la tenga".
Renzi: "L'Ue ci riconosce la flessibilità"
Nelle prossime ore, dice il premier, ci sarà "lo scambio di missive tra la Commissione e il ministro Padoan, e potremo vedere riconosciuto questo elemento di flessibilità che vale diversi soldi"
Raffaello Binelli - Mar, 17/05/2016 - 12:32
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In visita all'Aquila per la firma del Masterplan per l’Abruzzo, Matteo Renzi si sofferma su vari temi politici.
E fa un annuncio importante: "Nelle prossime ore uscirà lo scambio di missive tra la commissione Ue e il ministro Padoan, che ha fatto un lavoro straordinario, e potremo vedere riconosciuto l’elemento della flessibilità". Renzi esulta: obiettivo centrato. Ma dimentica che il debito pubblico italiano è alle stelle. Quello registrato a maggio è un nuovo record: 2.228,7 miliardi di euro.
Vediamo cosa dice la Commissione Ue: via libera per l’Italia ad una flessibilità pari a 0,85% per il 2016 (pari a 14 miliardi) ma ricorda che il Paese, come prevedono le regole, dovrebbe fare uno sforzo superiore allo 0,5% nel 2017 e 2018. Secondo quanti si è appreso da fonti Ue, nella lettera inviata da Bruxelles a Roma, inoltre, si chiede all’Italia di impegnarsi ad evitare una deviazione significativa da questo obiettivo, da verificare in autunno.
A stretto giro di posta arriva la replica di Renato Brunetta: "Il nulla osta atteso da parte della Commissione europea al piano dei conti presentato dal governo sarà solo una vittoria di Pirro per Renzi. Il nostro vanitoso premier crederà che l’Europa è disposta ad accettare il suo deficit spending, mentre la verità è che si prepara ad attaccarlo in modo decisivo a ottobre, quando i nodi verranno al pettine e gli italiani dovranno subire una maxi manovra da 40-50 miliardi di euro per corregge il mancato rispetto delle regole fissate nei trattati europei. Ci sono già le prime sirene che evocano un possibile arrivo della Troika il prossimo anno, per commissariare l’Italia".
Ma torniamo al presidente del Consiglio, che all'Aquila si è soffermato anche su altri temi, a partire dagli Stati Uniti. "Sullo scenario internazionale stiamo vivendo un tempo particolarissimo: se il 25 agosto scorso nella mia visita all’Aquila mi avessero detto che alle elezioni americane si sarebbe manifestato un fenomeno come Trump non avrei scommesso un euro". E prosegue: "Si sta affermando il tempo della paura e non del coraggio. Anche in Europa - osserva - sta succedendo qualcosa di non prevedibile, infatti se mi avessero detto che alle elezioni austriache Popolari e Socialisti fossero arrivati quarto e quinti non avrei scommesso un euro".
Ma di quali "paure" parla il premier? Europa dei muri, delle barriere, dei confini controllati dalla polizia e dall'esercito. "E' un dato di fatto che sta entrando sempre di più in Europa, è il tempo della paura dell'altro. Il tempo in cui è più facile essere creduti se suscitiamo un sentimento di preoccupazione, anzichè di speranza". "La migliore alleata della paura - continua il presidente del Consiglio - è la sfiducia nei confronti della classe dirigente e chi costantemente spara contro la classe dirigente del Paese non si rende conto che sta minando se stesso".
Il presidente del Consiglio torna poi su un tema a lui molto caro, il referendum che dovrà confermare la riforma costituzionale. "E' una cosa bellissima, la gente dirà sì o no e rispetteremo il volere del popolo italiano". Il premier sottolinea poi che l'alternativa è fra due modelli diversi: o un Paese più semplice o chi si accontenta del modello di adesso con due Camere: "Se la gente vuole la politica degli inciuci se la tenga".
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Re: Diario della caduta di un regime.
"L'Italia non è certo un modello". La Bundesbank deride Renzi & C.
Weidmann torna ad attaccare Padoan: "Non è col debito che si fa più crescita". Poi deride le politiche di Renzi: "L'Italia non è certo un modello sui conti pubblici"
Sergio Rame - Mar, 17/05/2016 - 08:56
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"A mio parere non c'è contrasto tra crescita e solidità dei bilanci. E sui conti pubblici, l'Italia non è certo un modello".
Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, torna a picchiare duro. E, in una intervista a Repubblica, fa a pezzi la politica economica del premier Matteo Renzi. Un attacco frontale che non arriva a caso la vigilia di una settimana importante, in cui è atteso il parere di Bruxelles sul Programma di stabilità italiano. "Sono scettico verso chi pensa che il problema del debito si possa superare contraendo altri debiti, o che l'indebitamento sia la via giusta per favorire la crescita - spiega - a mio parere non c'è contrasto tra crescita e solidità dei bilanci".
Secondo il numero uno della Bundesbank, il Consiglio direttivo non deve "politicizzare la politica monetaria, sacrificando la propria indipendenza". Anzi, nell'Unione europea "sarebbe opportuno creare una commissione indipendente incaricata di valutare oggettivamente il rispetto delle regole - continua - si solleverebbe così la Commissione da questo compito, separando l'analisi economica dalle decisioni politiche". "Al momento le procedure sono talmente complesse e poco trasparenti che nessuno riesce a dire se ci si attenga alle regole o meno", spiega Weidmann evidenziando ancora che su eventuali ulteriori decisioni sui tassi da parte della Bce è chiaro. "Dovremmo attendere gli effetti di quanto già deciso e non metterci subito a escogitare altre misure - argomenta - ciò vale anche per i tassi di interesse. In questo modo non si favorisce certo la fiducia".
Ma il vero obiettivo di Weidmann non è Bruxelles, ma l'Italia. E, tornando sul recente discorso che ha suscitato molte irritazioni a Palazzo Chigi, non fatica a puntare nuovamente il dito contro certe scelte del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Perché l'Italia, pur avendo fatto molti progressi sulle riforme, "non è un modello".
Weidmann torna ad attaccare Padoan: "Non è col debito che si fa più crescita". Poi deride le politiche di Renzi: "L'Italia non è certo un modello sui conti pubblici"
Sergio Rame - Mar, 17/05/2016 - 08:56
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"A mio parere non c'è contrasto tra crescita e solidità dei bilanci. E sui conti pubblici, l'Italia non è certo un modello".
Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, torna a picchiare duro. E, in una intervista a Repubblica, fa a pezzi la politica economica del premier Matteo Renzi. Un attacco frontale che non arriva a caso la vigilia di una settimana importante, in cui è atteso il parere di Bruxelles sul Programma di stabilità italiano. "Sono scettico verso chi pensa che il problema del debito si possa superare contraendo altri debiti, o che l'indebitamento sia la via giusta per favorire la crescita - spiega - a mio parere non c'è contrasto tra crescita e solidità dei bilanci".
Secondo il numero uno della Bundesbank, il Consiglio direttivo non deve "politicizzare la politica monetaria, sacrificando la propria indipendenza". Anzi, nell'Unione europea "sarebbe opportuno creare una commissione indipendente incaricata di valutare oggettivamente il rispetto delle regole - continua - si solleverebbe così la Commissione da questo compito, separando l'analisi economica dalle decisioni politiche". "Al momento le procedure sono talmente complesse e poco trasparenti che nessuno riesce a dire se ci si attenga alle regole o meno", spiega Weidmann evidenziando ancora che su eventuali ulteriori decisioni sui tassi da parte della Bce è chiaro. "Dovremmo attendere gli effetti di quanto già deciso e non metterci subito a escogitare altre misure - argomenta - ciò vale anche per i tassi di interesse. In questo modo non si favorisce certo la fiducia".
Ma il vero obiettivo di Weidmann non è Bruxelles, ma l'Italia. E, tornando sul recente discorso che ha suscitato molte irritazioni a Palazzo Chigi, non fatica a puntare nuovamente il dito contro certe scelte del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Perché l'Italia, pur avendo fatto molti progressi sulle riforme, "non è un modello".
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Re: Diario della caduta di un regime.
RENZI E QUELLI
CHE “NON C’È
ALTERNATIVA”
» LUISELLA COSTAMAGNA
Cari elettori del Pd, vi rendete conto che Renzi è arrivato a Palazzo Chigi senza
passare dalle elezioni?
Già, ma non c’era alternativa.
Ha fatto il Patto del Nazareno con Berlusconi.
Già, ma non c’era alternativa.
Ed è al governo con Alfano.
Già, ma non c’è alternativa.
Adesso Berlusconi è all’opposizione ma c’è Verdini, che ha votato le riforme ed è praticamente
in maggioranza.
Già, ma non c’è alternativa.
RICORDATE i governi Berlusconi? I conflitti d’interesse, le leggi ad personam, i condoni e gli scudi
fiscali, le inchieste, gli attacchi ai magistrati e all’informazione. Ora abbiamo Boschi e Guidi, i decreti
e gli emendamenti ad hoc, l’aumento delle soglie di non punibilità penale per gli evasori e la voluntary disclosure, quasi 100 amministratori locali del Pd indagati, arrestati o condannati nell ’ultimo anno, la riforma Rai
senza spazi per l’opposizione, ce la si prende con talk e magistrati e si vuole mettere il bavaglio alle
intercettazioni e riformare il Csm.
Già, ma non c’è alternativa.
All’epoca non facevate i girotondi?
Già, ma oggi non c’è alternativa
Ed eravate al Circo Massimo con Cofferati, contro l’abolizione dell’art. 18, giusto? Ora l’ha cancellato
Renzi.
Già, ma non c’era alternativa.
Il Pd era il partito di riferimento dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, degli insegnanti e
della Cgil, ora Renzi sta con Marchionne, gli imprenditori, lescuole private e contro i sindacati.
Già, ma non c’è alternativa.
Non si era presentato come il paladino della lotta ai poteri forti?
Cosa c’entrano i banchieri, le lobby petrolifere, i finanzieri alla Davide Serra?
Niente, ma non c’è alternativa.
Diceva di essere anche contro il nepotismo: e i favori a padri, amici, fidanzati?
Già, ma non c’è alternativa.
RICORDATE le Feste dell’Unità con G u c c i n i e g l i gnocchi fritti? Ora c’è la Leopolda con Jovanotti e i
menu di Eataly.
Già, ma non c’è alternativa.
E l’Unità di Gramsci? Oggi vi tocca Rondolino. E Berlinguer, la questione morale, la superiorità etica della sinistra, che fine hanno fatto?
Già, ma non c’è alternativa.
Renzi aveva promesso la rottamazione, ma poi ha candidato De Luca.
Già, ma non c’era alternativa.
Ora candida anche chi pagava gli elettori per votare alle primarie.
Già, ma non c’è alternativa.
Per qualcuno erano farlocche anche le primarie che l’hanno eletto segretario. Cuperlo disse “Probabile”.
Già, ma non c’era alternativa.
La minoranza Pd fa sempre così: protesta ma poi accetta tutto. A ‘sto punto potrebbe fare anche a
meno di protestare, no?
Già, tanto non c’è alternativa.
NEL PROGRAMMA per le primarie 2012 Renzi scriveva “Aboliamo tutti i vitalizi”, e sosteneva le preferenze perché: “I deputati devono essere scelti tutti direttamente, nessuno escluso, dai cittadini”.
I vitalizi sono ancora lì e nell’Italicum ci sono i capilista bloccati.
Già, ma non c’è alternativa.
Cinquantasei costituzionalisti e l’Associazione Nazionale Partigiani bocciano la riforma del Senato.
Già, ma è meglio di niente.
Come meglio di niente? Se è brutta, meglio niente.
Già, ma non c’è alternativa.
Avete paura che Renzi vada a casa?
Già, non c’è alternativa.
Ok, getto la spugna. Con voi non c’è alternativa.
Un cordiale saluto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CHE “NON C’È
ALTERNATIVA”
» LUISELLA COSTAMAGNA
Cari elettori del Pd, vi rendete conto che Renzi è arrivato a Palazzo Chigi senza
passare dalle elezioni?
Già, ma non c’era alternativa.
Ha fatto il Patto del Nazareno con Berlusconi.
Già, ma non c’era alternativa.
Ed è al governo con Alfano.
Già, ma non c’è alternativa.
Adesso Berlusconi è all’opposizione ma c’è Verdini, che ha votato le riforme ed è praticamente
in maggioranza.
Già, ma non c’è alternativa.
RICORDATE i governi Berlusconi? I conflitti d’interesse, le leggi ad personam, i condoni e gli scudi
fiscali, le inchieste, gli attacchi ai magistrati e all’informazione. Ora abbiamo Boschi e Guidi, i decreti
e gli emendamenti ad hoc, l’aumento delle soglie di non punibilità penale per gli evasori e la voluntary disclosure, quasi 100 amministratori locali del Pd indagati, arrestati o condannati nell ’ultimo anno, la riforma Rai
senza spazi per l’opposizione, ce la si prende con talk e magistrati e si vuole mettere il bavaglio alle
intercettazioni e riformare il Csm.
Già, ma non c’è alternativa.
All’epoca non facevate i girotondi?
Già, ma oggi non c’è alternativa
Ed eravate al Circo Massimo con Cofferati, contro l’abolizione dell’art. 18, giusto? Ora l’ha cancellato
Renzi.
Già, ma non c’era alternativa.
Il Pd era il partito di riferimento dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, degli insegnanti e
della Cgil, ora Renzi sta con Marchionne, gli imprenditori, lescuole private e contro i sindacati.
Già, ma non c’è alternativa.
Non si era presentato come il paladino della lotta ai poteri forti?
Cosa c’entrano i banchieri, le lobby petrolifere, i finanzieri alla Davide Serra?
Niente, ma non c’è alternativa.
Diceva di essere anche contro il nepotismo: e i favori a padri, amici, fidanzati?
Già, ma non c’è alternativa.
RICORDATE le Feste dell’Unità con G u c c i n i e g l i gnocchi fritti? Ora c’è la Leopolda con Jovanotti e i
menu di Eataly.
Già, ma non c’è alternativa.
E l’Unità di Gramsci? Oggi vi tocca Rondolino. E Berlinguer, la questione morale, la superiorità etica della sinistra, che fine hanno fatto?
Già, ma non c’è alternativa.
Renzi aveva promesso la rottamazione, ma poi ha candidato De Luca.
Già, ma non c’era alternativa.
Ora candida anche chi pagava gli elettori per votare alle primarie.
Già, ma non c’è alternativa.
Per qualcuno erano farlocche anche le primarie che l’hanno eletto segretario. Cuperlo disse “Probabile”.
Già, ma non c’era alternativa.
La minoranza Pd fa sempre così: protesta ma poi accetta tutto. A ‘sto punto potrebbe fare anche a
meno di protestare, no?
Già, tanto non c’è alternativa.
NEL PROGRAMMA per le primarie 2012 Renzi scriveva “Aboliamo tutti i vitalizi”, e sosteneva le preferenze perché: “I deputati devono essere scelti tutti direttamente, nessuno escluso, dai cittadini”.
I vitalizi sono ancora lì e nell’Italicum ci sono i capilista bloccati.
Già, ma non c’è alternativa.
Cinquantasei costituzionalisti e l’Associazione Nazionale Partigiani bocciano la riforma del Senato.
Già, ma è meglio di niente.
Come meglio di niente? Se è brutta, meglio niente.
Già, ma non c’è alternativa.
Avete paura che Renzi vada a casa?
Già, non c’è alternativa.
Ok, getto la spugna. Con voi non c’è alternativa.
Un cordiale saluto.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Diario della caduta di un regime.
17 MAG 2016 20:08
1. AL BARETTO DI MILANO, TRA ANGELUCCI E FELTRI, MANCAVA IL TERZO CONVITATO, DI VERA PIETRA, OVVERO DENIS VERDINI, CHE CON LORO AVEVA CONCORDATO COL PIGLIO DEL LEADER CHE ‘’LIBERO’’ S'HA DA FARE NUOVO, E RENZIANO, PERCHÉ IL REFERENDUM NON FA DORMIRE IL PREMIER CAZZONE, E GIORNALI OSSEQUIENTI NON CE NE SONO ABBASTANZA PER PITTIBULLO, SOPRATTUTTO A DESTRA, ESSENDO ‘’IL FOGLIO’’ UN FIANCHEGGIATORE MA POCO VENDUTO
2. VERDINI ERA LATITANTE DAL "BARETTO" PERCHÉ IL SUO COMPITO LO AVEVA GIÀ PORTATO A TERMINE: ALCUNI GIORNI FA IL “MACELLAIO” AVEVA ATTOVAGLIATO ANGELUCCI E RENZI. CON IL DUCETTO DI RIGNANO CHE AVEVA TUONATO LA QUALSIASI CONTRO IL QUOTIDIANO DIRETTO DA BELPIETRO, A PARTIRE DAGLI ATTACCHI SULLO SCANDALO DI BANCA ETRURIA (COSA CHE IN VISTA DEL VOTO AMMINISTRATIVO E POI DEL REFERENDUM, LO ANGOSCIA GIORNO E NOTTE)
3. DALL’ALTRA PARTE, C’ERA ANCHE UN BERLUSCONI CHE NON APPREZZAVA PER NULLA LA LINEA DEL QUOTIDIANO DI BELPIETRO TUTTO MIRATA A PORTARE IN TRIONFO OGNI GIORNO IN PRIMA PAGINA LE GESTA DEL DUPLEX SALVINI & MELONI, RIBELLI AL MARCHINI VOLUTO DAL BANANA
Maria Giulia Monella per Dagospia
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 124935.htm
1. AL BARETTO DI MILANO, TRA ANGELUCCI E FELTRI, MANCAVA IL TERZO CONVITATO, DI VERA PIETRA, OVVERO DENIS VERDINI, CHE CON LORO AVEVA CONCORDATO COL PIGLIO DEL LEADER CHE ‘’LIBERO’’ S'HA DA FARE NUOVO, E RENZIANO, PERCHÉ IL REFERENDUM NON FA DORMIRE IL PREMIER CAZZONE, E GIORNALI OSSEQUIENTI NON CE NE SONO ABBASTANZA PER PITTIBULLO, SOPRATTUTTO A DESTRA, ESSENDO ‘’IL FOGLIO’’ UN FIANCHEGGIATORE MA POCO VENDUTO
2. VERDINI ERA LATITANTE DAL "BARETTO" PERCHÉ IL SUO COMPITO LO AVEVA GIÀ PORTATO A TERMINE: ALCUNI GIORNI FA IL “MACELLAIO” AVEVA ATTOVAGLIATO ANGELUCCI E RENZI. CON IL DUCETTO DI RIGNANO CHE AVEVA TUONATO LA QUALSIASI CONTRO IL QUOTIDIANO DIRETTO DA BELPIETRO, A PARTIRE DAGLI ATTACCHI SULLO SCANDALO DI BANCA ETRURIA (COSA CHE IN VISTA DEL VOTO AMMINISTRATIVO E POI DEL REFERENDUM, LO ANGOSCIA GIORNO E NOTTE)
3. DALL’ALTRA PARTE, C’ERA ANCHE UN BERLUSCONI CHE NON APPREZZAVA PER NULLA LA LINEA DEL QUOTIDIANO DI BELPIETRO TUTTO MIRATA A PORTARE IN TRIONFO OGNI GIORNO IN PRIMA PAGINA LE GESTA DEL DUPLEX SALVINI & MELONI, RIBELLI AL MARCHINI VOLUTO DAL BANANA
Maria Giulia Monella per Dagospia
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 124935.htm
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Re: Diario della caduta di un regime.
Non si sa chi è peggio. Al di fuori del fatto che Renzi i soldi della flessibilità non li usa per investire e far riprendere l'economia, c'è da ricordare che solo la Bce in tutto il mondo non può stampare moneta quando serve per diminuire il debito pubblico. E questa Europa è stata fatta in questo modo anche per gli interessi della Bundesbank.camillobenso ha scritto:"L'Italia non è certo un modello". La Bundesbank deride Renzi & C.
Weidmann torna ad attaccare Padoan: "Non è col debito che si fa più crescita". Poi deride le politiche di Renzi: "L'Italia non è certo un modello sui conti pubblici"
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Re: Diario della caduta di un regime.
L'economia secondo Weidmann riparte con i 7 trilioni di € di derivati di Deutsche Bank...
Ma si stessero zitti lui e "Strangelove" Schauble...
Ma si stessero zitti lui e "Strangelove" Schauble...
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