Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
-
- Messaggi: 1990
- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
IL DIBATTITO
L’allarme di Hawking e l’appello di 400 scienziati: i robot elimineranno gli umani?
Nicola Stella
Agosto 2020.
Spaparanzato con gli occhi socchiusi sulla mia google car, me ne vado in montagna e, mentre il mio autista elettronico affronta con perizia curve e tornanti, il mio iPad Paradise sfoglia le pagine del giornale, guidato dai miei google glass. Una gradevole voce mi legge gli articoli. Ma che accade? Sento l’auto frenare, sono costretto ad alzare lo sguardo verso la strada… ossignore! Sto percorrendo una curva a destra, la sede stradale è completamente occupata da un’allegra scolaresca, sulla destra c’è un burrone e la sinistra, scavata nella montagna, a questo punto è fuori dal raggio di sterzata. La domanda non è che diavolo ci facciano quegli scolaretti davanti alla mia vettura nuova di pacca, ma quale decisione prenderà il software che regola le scelte dell’autista. Restare in strada e uccidere degli esseri umani o precipitare nel fosso uccidendo me e autodistruggendosi? E poi: che cosa succede quando un’intelligenza artificiale impara ad autoconservarsi?È possibile che possa acquisire coscienza di sé? È possibile che impari a pensare? E che cosa vuol dire pensare? E quando le macchine avessero coscienza e pensiero, potrebbero sopraffare il genere umano?
Dicembre 2014.
In un’intervista alla Bbc, l’astrofisico Stephen Hawking risponde a queste domande e lancia l’allarme che ha fatto la fortuna di centinaia di romanzieri, sceneggiatori e registi: «Lo sviluppo di una piena intelligenza artificiale può innescare la fine del genere umano», dichiara. «Gli umani - spiega - sono limitati da una lenta evoluzione biologica, non potrebbero più competere e sarebbero soppiantati». Secondo la cosiddetta legge di Moore, i processori raddoppiano le loro prestazioni ogni 18 mesi. I computer progrediscono a una velocità che potrebbe rivelarsi insostenibile per gli uomini. Banalizzando, è un po’ quello che succede nel film Her (premio Oscar 2014 per la migliore sceneggiatura) quando “Lei”, la fidanzata del protagonista (una sensuale applicazione del computer), lo lascia perché, dal momento in cui si sono conosciuti, si è talmente evoluta da non riuscire più a conformarsi alle esigenze del genere umano. Solo altre intelligenze artificiali sono in grado di soddisfarla. Una simile minaccia (non quella di perdere le fidanzate, ma le capacità di software sempre più evoluti) viene però ammorbidita dallo stesso Hawking: «Credo che rimarremo in controllo della tecnologia per un tempo decentemente lungo», ha detto alla Bbc, aggiungendo: «Intanto verrà realizzato il potenziale che l’intelligenza artificiale presenta nella soluzione di molti problemi». Hawking, come è noto, vive e comunica grazie a macchine assai sofisticate, essendo affetto da una grave forma di atrofia muscolare.
Gennaio 2015.
Ovviamente quello della google car è un esempio un po’ stupido che può solo aiutarci a capire quali siano i termini di un dibattito enorme, in cui i neopositivisti come Larry Page di Google si oppongono ai catastrofisti come Elon Musk di Tesla Motors (che proprio con Google sta progettando l’auto con il pilota automatico) che dell’intelligenza artificiale sostiene che sia «potenzialmente più pericolosa delle armi nucleari». Il Future Life Institute è riuscito nell’impresa di mettere insieme 400 tra scienziati, addetti ai lavori, professori e capitani d’impresa, nell’elaborazione del manifesto di cui parla Francesca Rossi, una delle firmatarie, nell’articolo qui sotto. Hanno aderito esponenti di tutte e due le “fazioni”, uniti nell’indicazione che, comunque si pensi, Anche Hawking ha firmato.
Giugno 1945.
Sette scienziati nucleari firmano il cosiddetto Franck Report, un appello al presidente Usa Harry Truman, affinché la bomba atomica fosse sganciata su un’isola deserta e non sulla popolazione civile del Giappone. Auguriamoci che l’appello del Future Life Institute non faccia la stessa fine.
Nicola Stella
FRANCESCA ROSSI
DOVREMO CREARE MACCHINE AUTONOME MA ANCHE SICURE
Francesca Rossi è docente di informatica all’Università di Padova, attualmente ad Harvard, presiede la conferenza internazionale IJCAI
LO SCOPO principale della ricerca nell’ambito dell’intelligenza artificiale (IA) è quello di costruire macchine (hardware o software) che sappiano comportarsi in modo “intelligente”. Per “intelligente” si intende che sappiano prendere delle buone decisioni in modo autonomo a partire dalle informazioni che ottengono dall’ambiente in cui si trovano a funzionare. L’ambiente può essere complesso e variare nel tempo, e la macchina deve essere in grado di far fronte a nuove situazioni.
Gli ultimi anni hanno visto notevoli successi in IA. Le auto sono pronte a guidare da sole e saranno più sicure, contribuendo in modo significativo a ridurre gli incidenti. La traduzione automatica è a un livello avanzato: sistemi di messaggi online come Skype forniscono la traduzione automatica simultanea e Google Translate permette di tradurre quasi perfettamente da una lingua ad un’altra, per quasi 70 idiomi. Anche la visione automatica ha fatto passi da gigante, con programmi in grado di riconoscere visi e oggetti facendo pochi errori. Giochi che si pensava richiedessero una grande intelligenza, come gli scacchi, possono essere giocati dalle macchine anche meglio degli umani (IBM Deep Blue ha vinto contro Kasparov nel 1997). Siri (Apple) può capire le nostre domande e il programma Watson di Ibm ha vinto al gioco TV americano Jeopardy contro i migliori concorrenti umani, dimostrando di saper capire le domande, formulare le risposte e giudicare la propria competenza. Watson viene anche usato in campi quali la diagnosi medica: capisce il contenuto di libri e articoli medici, e di usare queste informazioni per suggerire la diagnosi più probabile.
Tutti questi ed altri risultati sono stati possibili grazie a tre fattori: la velocità sempre crescente dei computer nell’elaborare le informazioni (confermando per quasi 50 anni la legge di Moore, che dice che tale velocità raddoppia ogni 2 anni circa), la grande quantità di dati disponibili su cui testare il comportamento dei programmi e la presenza di nuovi algoritmi sviluppati dai ricercatori di IA.L’IA ha un fenomenale impatto positivo sulla società e questa tendenza continuerà nel futuro. È proprio a causa di questo enorme potenziale che è necessario capire come creare macchine intelligenti e allo stesso tempo sicure.
Dobbiamo poter predire che certi comportamenti non desiderati non possano verificarsi, che le decisioni autonome che le macchine prenderanno siano allineate con i valori che noi diamo loro, pur mantenendo la capacità di adattare il loro comportamento a nuove situazioni. Questo è particolarmente importante in campi in cui le macchine potranno trovarsi a prendere decisioni in situazioni critiche, quali l’uso di armi con un certo grado di autonomia o le auto che guidano da sole. Inoltre, le macchine intelligenti sono già in grado di effettuare lavori tipicamente fatti da umani, a partire da quelli più ripetitivi. Ma anche lavori i più complessi e “creativi” saranno automatizzati almeno in parte.
È quindi importante capire come affrontare i problemi di una società in cui le macchine prenderanno spesso il posto degli umani. È per questo che la lettera, e il documento molto più dettagliato a lei associato, è stata scritta: per favorire la ricerca che vuole rendere le macchine, sì più intelligenti, ma anche più sicure, in modo da massimizzare i benefici dell’IA sulla società. Questa ricerca dovrà necessariamente coinvolgere esperti di vari campi: non solo ricercatori in IA, ma anche psicologi, filosofi, economisti, e molti altri. Ho personalmente contribuito alla scrittura del documento e ho firmato la lettera senza avere nessun dubbio sulla sua utilità. Recentemente il dibattito sul potenziale positivo o negativo dell’IA è stato molto accesso, con opinioni nette e anche predizioni catastrofiste. La lettera vuole riportare la discussione su un piano concreto di collaborazione ed effettiva ricerca scientifica.
Persone con opinioni molto diverse, tra cui ricercatori come me ma anche imprenditori come Elon Musk, insieme ad economisti, avvocati ed esponenti delle più grandi aziende del settore (come Google con la recente acquisizione di Deep Mind) si sono riunite in un convegno in cui il desiderio di contribuire positivamente al futuro della società ha prevalso sulle differenze di opinioni. Hanno firmato questa lettera, insieme a molti altri. Inoltre, Musk ha deciso di contribuire con 10 milioni di dollari alla ricerca secondo le linee indicate. Questa atmosfera di collaborazione fattiva porterà l’IA ad avere sempre più successi e risvolti positivi per la nostra vita.
Francesca Rossi
GIORGIO METTA
I ROBOT NON HANNO SENTIMENTI: SAPPIAMO DOMINARLI
Giorgio Metta dirige iCub Facility all’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, progetto che coinvolge 200 ricercatori
IL TERMINE “robot” deriva dalla parola “robota”, che vuol dire lavoro pesante, che si ritiene possa a sua volta derivare da un archeologismo slavo, rabota, che significa servitù. Fu lo scrittore e drammaturgo ceco Karel Capek che nel 1921 mise in scena per la prima volta il robot, nell’opera “R.U.R.”, proprio come macchina sostitutiva dell’uomo in lavori particolarmente faticosi. Non sembrerebbe esserci dubbio quindi che i robot siano delle macchine concepite per svolgere lavori pesanti in aiuto all’uomo. Pur in un contesto di fantascienza, il mondo cinematografico ha saputo delineare le sfide che la tecnologia sta affrontando e che possono essere rappresentate come:
1) Lo sviluppo di una società dove i robot saranno sempre più numerosi: domotica, robot aspirapolvere e giardinieri, macchine da automazione industriale, automobili senza conducente, esoscheletri, robot per il lavoro negli ambienti, insomma un vero e proprio ecosistema robotico che dovrà coesistere con gli essere umani.
2) Lo sviluppo di robot compagni del cittadino. Umanoidi in grado di aiutarci in casa, negli ospedali, di fare baby sitting e assistenza gli anziani. In grado di parlare e comprendere ordini vocali e gestuali, in grado di interagire con noi nell’ambiente domestico e di lavoro.
3) L’interconnessione di protesi ed esoscheletri al corpo umano, soprattutto per aiutare coloro i quali hanno perso la mobilità in seguito ad incidenti o malattie.
4) Le leggi che governeranno queste macchine in futuro. Nulla che ha a che fare con la presa di coscienza, la ribellione o i sentimenti, ma delle norme e delle regole di utilizzo chiare che consentiranno a centinaia di milioni di macchine di convivere con gli umani.
Oggi esiste un codice della strada per disciplinare il traffico delle centinaia di milioni di automobili che circolano sul pianeta. Domani sarà necessario avere un codice per disciplinare le attività di tanti robot che saranno molto più complessi delle automobili. L’aspettativa di vita nei Paesi avanzati aumenta costantemente. Si prevede che nel 2060 in Europa l’età media dei cittadini supererà i 47 anni rispetto ai 41 del 2010. Un terzo degli europei sarà più che sessantacinquenne, contro l’attuale 18%. Il rapporto fra cittadini lavoratori (fra i 19 e i 65 anni) e i cittadini non attivi e pensionati (oltre i 65 anni) salirà dall’attuale 26% ad oltre il 50% nel 2060. Questo vuol dire che ci saranno due persone non attive per ogni persona attiva. Con questo rapporto fra cittadini attivi e inattivi, bisognerà ripensare il nostro welfare perché possa continuare ad essere sostenibile.
I Robot dotati di capacità cognitive avanzate e di interagire con gli esseri umani, potrebbero diventare veri e propri aiutanti tuttofare. Si tratta di una sfida tecnologica senza precedenti. Lo scenario che si prefigura è quello di una straordinaria opportunità sociale (welfare) ed economicoindustriale, ma anche di un eccezionale sforzo scientifico interdisciplinare che dovrà convergere sulla sintesi di un Umanoide.
Se questo è il futuro, il presente ha ben altri limiti: oggi il robot è innanzitutto un concentrato meccatronico di ingranaggi, motori, elettronica e sensori che nel tentativo di avvicinare le capacità di un umano diventa tremendamente complesso. Per muoversi come noi richiede potenze elettriche molto elevate e complessità meccaniche enormi. Per avere capacità cognitive come le nostre richiede supercomputer grandi come una casa e potenze elettriche paragonabili a quelle di una città. Troppo in confronto all’uomo che con qualche centinaio di calorie di un pezzo di cioccolata alimenta il suo sofisticatissimo organismo capace di corre i 100 metri in meno di 10 secondi, di saltare oltre la quota di 2.40 metri, di parare un pallone che arriva in porta a 120 km/h da 15 metri di distanza. O anche di parlare più lingue, di pensare, decidere e fare con un cervello che dopo 3 miliardi di anni di evoluzione è arrivato a fare tutto con meno di 40 Watt: circa la metà di un PC portatile.
Giorgio Metta
http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/20 ... king.shtml
L’allarme di Hawking e l’appello di 400 scienziati: i robot elimineranno gli umani?
Nicola Stella
Agosto 2020.
Spaparanzato con gli occhi socchiusi sulla mia google car, me ne vado in montagna e, mentre il mio autista elettronico affronta con perizia curve e tornanti, il mio iPad Paradise sfoglia le pagine del giornale, guidato dai miei google glass. Una gradevole voce mi legge gli articoli. Ma che accade? Sento l’auto frenare, sono costretto ad alzare lo sguardo verso la strada… ossignore! Sto percorrendo una curva a destra, la sede stradale è completamente occupata da un’allegra scolaresca, sulla destra c’è un burrone e la sinistra, scavata nella montagna, a questo punto è fuori dal raggio di sterzata. La domanda non è che diavolo ci facciano quegli scolaretti davanti alla mia vettura nuova di pacca, ma quale decisione prenderà il software che regola le scelte dell’autista. Restare in strada e uccidere degli esseri umani o precipitare nel fosso uccidendo me e autodistruggendosi? E poi: che cosa succede quando un’intelligenza artificiale impara ad autoconservarsi?È possibile che possa acquisire coscienza di sé? È possibile che impari a pensare? E che cosa vuol dire pensare? E quando le macchine avessero coscienza e pensiero, potrebbero sopraffare il genere umano?
Dicembre 2014.
In un’intervista alla Bbc, l’astrofisico Stephen Hawking risponde a queste domande e lancia l’allarme che ha fatto la fortuna di centinaia di romanzieri, sceneggiatori e registi: «Lo sviluppo di una piena intelligenza artificiale può innescare la fine del genere umano», dichiara. «Gli umani - spiega - sono limitati da una lenta evoluzione biologica, non potrebbero più competere e sarebbero soppiantati». Secondo la cosiddetta legge di Moore, i processori raddoppiano le loro prestazioni ogni 18 mesi. I computer progrediscono a una velocità che potrebbe rivelarsi insostenibile per gli uomini. Banalizzando, è un po’ quello che succede nel film Her (premio Oscar 2014 per la migliore sceneggiatura) quando “Lei”, la fidanzata del protagonista (una sensuale applicazione del computer), lo lascia perché, dal momento in cui si sono conosciuti, si è talmente evoluta da non riuscire più a conformarsi alle esigenze del genere umano. Solo altre intelligenze artificiali sono in grado di soddisfarla. Una simile minaccia (non quella di perdere le fidanzate, ma le capacità di software sempre più evoluti) viene però ammorbidita dallo stesso Hawking: «Credo che rimarremo in controllo della tecnologia per un tempo decentemente lungo», ha detto alla Bbc, aggiungendo: «Intanto verrà realizzato il potenziale che l’intelligenza artificiale presenta nella soluzione di molti problemi». Hawking, come è noto, vive e comunica grazie a macchine assai sofisticate, essendo affetto da una grave forma di atrofia muscolare.
Gennaio 2015.
Ovviamente quello della google car è un esempio un po’ stupido che può solo aiutarci a capire quali siano i termini di un dibattito enorme, in cui i neopositivisti come Larry Page di Google si oppongono ai catastrofisti come Elon Musk di Tesla Motors (che proprio con Google sta progettando l’auto con il pilota automatico) che dell’intelligenza artificiale sostiene che sia «potenzialmente più pericolosa delle armi nucleari». Il Future Life Institute è riuscito nell’impresa di mettere insieme 400 tra scienziati, addetti ai lavori, professori e capitani d’impresa, nell’elaborazione del manifesto di cui parla Francesca Rossi, una delle firmatarie, nell’articolo qui sotto. Hanno aderito esponenti di tutte e due le “fazioni”, uniti nell’indicazione che, comunque si pensi, Anche Hawking ha firmato.
Giugno 1945.
Sette scienziati nucleari firmano il cosiddetto Franck Report, un appello al presidente Usa Harry Truman, affinché la bomba atomica fosse sganciata su un’isola deserta e non sulla popolazione civile del Giappone. Auguriamoci che l’appello del Future Life Institute non faccia la stessa fine.
Nicola Stella
FRANCESCA ROSSI
DOVREMO CREARE MACCHINE AUTONOME MA ANCHE SICURE
Francesca Rossi è docente di informatica all’Università di Padova, attualmente ad Harvard, presiede la conferenza internazionale IJCAI
LO SCOPO principale della ricerca nell’ambito dell’intelligenza artificiale (IA) è quello di costruire macchine (hardware o software) che sappiano comportarsi in modo “intelligente”. Per “intelligente” si intende che sappiano prendere delle buone decisioni in modo autonomo a partire dalle informazioni che ottengono dall’ambiente in cui si trovano a funzionare. L’ambiente può essere complesso e variare nel tempo, e la macchina deve essere in grado di far fronte a nuove situazioni.
Gli ultimi anni hanno visto notevoli successi in IA. Le auto sono pronte a guidare da sole e saranno più sicure, contribuendo in modo significativo a ridurre gli incidenti. La traduzione automatica è a un livello avanzato: sistemi di messaggi online come Skype forniscono la traduzione automatica simultanea e Google Translate permette di tradurre quasi perfettamente da una lingua ad un’altra, per quasi 70 idiomi. Anche la visione automatica ha fatto passi da gigante, con programmi in grado di riconoscere visi e oggetti facendo pochi errori. Giochi che si pensava richiedessero una grande intelligenza, come gli scacchi, possono essere giocati dalle macchine anche meglio degli umani (IBM Deep Blue ha vinto contro Kasparov nel 1997). Siri (Apple) può capire le nostre domande e il programma Watson di Ibm ha vinto al gioco TV americano Jeopardy contro i migliori concorrenti umani, dimostrando di saper capire le domande, formulare le risposte e giudicare la propria competenza. Watson viene anche usato in campi quali la diagnosi medica: capisce il contenuto di libri e articoli medici, e di usare queste informazioni per suggerire la diagnosi più probabile.
Tutti questi ed altri risultati sono stati possibili grazie a tre fattori: la velocità sempre crescente dei computer nell’elaborare le informazioni (confermando per quasi 50 anni la legge di Moore, che dice che tale velocità raddoppia ogni 2 anni circa), la grande quantità di dati disponibili su cui testare il comportamento dei programmi e la presenza di nuovi algoritmi sviluppati dai ricercatori di IA.L’IA ha un fenomenale impatto positivo sulla società e questa tendenza continuerà nel futuro. È proprio a causa di questo enorme potenziale che è necessario capire come creare macchine intelligenti e allo stesso tempo sicure.
Dobbiamo poter predire che certi comportamenti non desiderati non possano verificarsi, che le decisioni autonome che le macchine prenderanno siano allineate con i valori che noi diamo loro, pur mantenendo la capacità di adattare il loro comportamento a nuove situazioni. Questo è particolarmente importante in campi in cui le macchine potranno trovarsi a prendere decisioni in situazioni critiche, quali l’uso di armi con un certo grado di autonomia o le auto che guidano da sole. Inoltre, le macchine intelligenti sono già in grado di effettuare lavori tipicamente fatti da umani, a partire da quelli più ripetitivi. Ma anche lavori i più complessi e “creativi” saranno automatizzati almeno in parte.
È quindi importante capire come affrontare i problemi di una società in cui le macchine prenderanno spesso il posto degli umani. È per questo che la lettera, e il documento molto più dettagliato a lei associato, è stata scritta: per favorire la ricerca che vuole rendere le macchine, sì più intelligenti, ma anche più sicure, in modo da massimizzare i benefici dell’IA sulla società. Questa ricerca dovrà necessariamente coinvolgere esperti di vari campi: non solo ricercatori in IA, ma anche psicologi, filosofi, economisti, e molti altri. Ho personalmente contribuito alla scrittura del documento e ho firmato la lettera senza avere nessun dubbio sulla sua utilità. Recentemente il dibattito sul potenziale positivo o negativo dell’IA è stato molto accesso, con opinioni nette e anche predizioni catastrofiste. La lettera vuole riportare la discussione su un piano concreto di collaborazione ed effettiva ricerca scientifica.
Persone con opinioni molto diverse, tra cui ricercatori come me ma anche imprenditori come Elon Musk, insieme ad economisti, avvocati ed esponenti delle più grandi aziende del settore (come Google con la recente acquisizione di Deep Mind) si sono riunite in un convegno in cui il desiderio di contribuire positivamente al futuro della società ha prevalso sulle differenze di opinioni. Hanno firmato questa lettera, insieme a molti altri. Inoltre, Musk ha deciso di contribuire con 10 milioni di dollari alla ricerca secondo le linee indicate. Questa atmosfera di collaborazione fattiva porterà l’IA ad avere sempre più successi e risvolti positivi per la nostra vita.
Francesca Rossi
GIORGIO METTA
I ROBOT NON HANNO SENTIMENTI: SAPPIAMO DOMINARLI
Giorgio Metta dirige iCub Facility all’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, progetto che coinvolge 200 ricercatori
IL TERMINE “robot” deriva dalla parola “robota”, che vuol dire lavoro pesante, che si ritiene possa a sua volta derivare da un archeologismo slavo, rabota, che significa servitù. Fu lo scrittore e drammaturgo ceco Karel Capek che nel 1921 mise in scena per la prima volta il robot, nell’opera “R.U.R.”, proprio come macchina sostitutiva dell’uomo in lavori particolarmente faticosi. Non sembrerebbe esserci dubbio quindi che i robot siano delle macchine concepite per svolgere lavori pesanti in aiuto all’uomo. Pur in un contesto di fantascienza, il mondo cinematografico ha saputo delineare le sfide che la tecnologia sta affrontando e che possono essere rappresentate come:
1) Lo sviluppo di una società dove i robot saranno sempre più numerosi: domotica, robot aspirapolvere e giardinieri, macchine da automazione industriale, automobili senza conducente, esoscheletri, robot per il lavoro negli ambienti, insomma un vero e proprio ecosistema robotico che dovrà coesistere con gli essere umani.
2) Lo sviluppo di robot compagni del cittadino. Umanoidi in grado di aiutarci in casa, negli ospedali, di fare baby sitting e assistenza gli anziani. In grado di parlare e comprendere ordini vocali e gestuali, in grado di interagire con noi nell’ambiente domestico e di lavoro.
3) L’interconnessione di protesi ed esoscheletri al corpo umano, soprattutto per aiutare coloro i quali hanno perso la mobilità in seguito ad incidenti o malattie.
4) Le leggi che governeranno queste macchine in futuro. Nulla che ha a che fare con la presa di coscienza, la ribellione o i sentimenti, ma delle norme e delle regole di utilizzo chiare che consentiranno a centinaia di milioni di macchine di convivere con gli umani.
Oggi esiste un codice della strada per disciplinare il traffico delle centinaia di milioni di automobili che circolano sul pianeta. Domani sarà necessario avere un codice per disciplinare le attività di tanti robot che saranno molto più complessi delle automobili. L’aspettativa di vita nei Paesi avanzati aumenta costantemente. Si prevede che nel 2060 in Europa l’età media dei cittadini supererà i 47 anni rispetto ai 41 del 2010. Un terzo degli europei sarà più che sessantacinquenne, contro l’attuale 18%. Il rapporto fra cittadini lavoratori (fra i 19 e i 65 anni) e i cittadini non attivi e pensionati (oltre i 65 anni) salirà dall’attuale 26% ad oltre il 50% nel 2060. Questo vuol dire che ci saranno due persone non attive per ogni persona attiva. Con questo rapporto fra cittadini attivi e inattivi, bisognerà ripensare il nostro welfare perché possa continuare ad essere sostenibile.
I Robot dotati di capacità cognitive avanzate e di interagire con gli esseri umani, potrebbero diventare veri e propri aiutanti tuttofare. Si tratta di una sfida tecnologica senza precedenti. Lo scenario che si prefigura è quello di una straordinaria opportunità sociale (welfare) ed economicoindustriale, ma anche di un eccezionale sforzo scientifico interdisciplinare che dovrà convergere sulla sintesi di un Umanoide.
Se questo è il futuro, il presente ha ben altri limiti: oggi il robot è innanzitutto un concentrato meccatronico di ingranaggi, motori, elettronica e sensori che nel tentativo di avvicinare le capacità di un umano diventa tremendamente complesso. Per muoversi come noi richiede potenze elettriche molto elevate e complessità meccaniche enormi. Per avere capacità cognitive come le nostre richiede supercomputer grandi come una casa e potenze elettriche paragonabili a quelle di una città. Troppo in confronto all’uomo che con qualche centinaio di calorie di un pezzo di cioccolata alimenta il suo sofisticatissimo organismo capace di corre i 100 metri in meno di 10 secondi, di saltare oltre la quota di 2.40 metri, di parare un pallone che arriva in porta a 120 km/h da 15 metri di distanza. O anche di parlare più lingue, di pensare, decidere e fare con un cervello che dopo 3 miliardi di anni di evoluzione è arrivato a fare tutto con meno di 40 Watt: circa la metà di un PC portatile.
Giorgio Metta
http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/20 ... king.shtml
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
-
- Messaggi: 1990
- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
Ecco i lavori che saranno presto sostituiti dai robot
Il team di National Public Planet, in collaborazione con l'Università di Oxford, ha sviluppato un database dei posti di lavoro che potrebbero essere presto sostituiti dai robot.
Da Redazione Robotica - 11/07/2015
Secondo i ricercatori dell’Università di Oxford, i risultati sono impressionanti. Quattordici dei 20 maggiori posti di lavoro – in termini di numero di lavoratori – hanno una probabilità del 50 per cento o più di essere svolti dai robot in un prossimo futuro. Dieci di questi hanno una probabilità superiore all’85 per cento; e in particolare i responsabili del servizio clienti, che hanno un 99 per cento di probabilità di essere sostituiti dagli androidi.
I ricercatori hanno dichiarato apertamente che “queste stime sono grezze e suscettibili di errore”, ma definiscono i risultati come “un’istantanea di ciò che le persone più attente pensano potrebbe essere il futuro.”
Lavori e robot
Delle prime 20 professioni, gli insegnanti di scuola elementare hanno meno probabilità di essere licenziati a favore dei robot. Altri posti di lavoro, ritenuti relativamente al sicuro dai robot, sono quelli in campo medico, come infermieri e medici assistenti, che hanno solo il 14,5 per cento probabilità di essere rilevati da un C-3POS.
Di seguito sono riportati i primi 20 posti di lavoro e per ciascuno la probabilità di essere sostituiti da robot in futuro.
-Venditore al dettaglio – 92,3 per cento
-Addetto alle casse – 97,1 per cento
-Infermiere professionale – 14,5 per cento
-Impiegati d’ufficio – 86,5 per cento
-Camerieri di ristoranti – 93,7 per cento
-Manager delle operations – 6,9 per cento
-Segretari / assistenti amministrativi – 86,5 per cento
-Preparatori di cibo (ad esempio dipendenti di fast food) – 93,7 per cento
-Addetti alle pulizie – 66.3 per cento
-Assistenti infermieri – 14.5 per cento
-Addetti alla cura personale – 38,5 per cento
-Autisti di mezzi pesanti e movimento terra – 78,6 per cento
-Responsabili del servizio clienti – 99 per cento
-Addetti al magazzino – 98 per cento
-Addetti alla contabilità e revisione contabile – 97.6 per cento
-Insegnanti di scuola elementare – 0,4 per cento
-Responsabili del controllo qualità al dettaglio – 27,9 per cento
-Assistenti insegnanti – 55,7 per cento
-Operai dell’industria alimentare – 96.3 per cento
-Lavoratori presso spedizionieri – 72,4 per cento
http://robotica.news/i-lavori-presto-so ... i-robot-21
Il team di National Public Planet, in collaborazione con l'Università di Oxford, ha sviluppato un database dei posti di lavoro che potrebbero essere presto sostituiti dai robot.
Da Redazione Robotica - 11/07/2015
Secondo i ricercatori dell’Università di Oxford, i risultati sono impressionanti. Quattordici dei 20 maggiori posti di lavoro – in termini di numero di lavoratori – hanno una probabilità del 50 per cento o più di essere svolti dai robot in un prossimo futuro. Dieci di questi hanno una probabilità superiore all’85 per cento; e in particolare i responsabili del servizio clienti, che hanno un 99 per cento di probabilità di essere sostituiti dagli androidi.
I ricercatori hanno dichiarato apertamente che “queste stime sono grezze e suscettibili di errore”, ma definiscono i risultati come “un’istantanea di ciò che le persone più attente pensano potrebbe essere il futuro.”
Lavori e robot
Delle prime 20 professioni, gli insegnanti di scuola elementare hanno meno probabilità di essere licenziati a favore dei robot. Altri posti di lavoro, ritenuti relativamente al sicuro dai robot, sono quelli in campo medico, come infermieri e medici assistenti, che hanno solo il 14,5 per cento probabilità di essere rilevati da un C-3POS.
Di seguito sono riportati i primi 20 posti di lavoro e per ciascuno la probabilità di essere sostituiti da robot in futuro.
-Venditore al dettaglio – 92,3 per cento
-Addetto alle casse – 97,1 per cento
-Infermiere professionale – 14,5 per cento
-Impiegati d’ufficio – 86,5 per cento
-Camerieri di ristoranti – 93,7 per cento
-Manager delle operations – 6,9 per cento
-Segretari / assistenti amministrativi – 86,5 per cento
-Preparatori di cibo (ad esempio dipendenti di fast food) – 93,7 per cento
-Addetti alle pulizie – 66.3 per cento
-Assistenti infermieri – 14.5 per cento
-Addetti alla cura personale – 38,5 per cento
-Autisti di mezzi pesanti e movimento terra – 78,6 per cento
-Responsabili del servizio clienti – 99 per cento
-Addetti al magazzino – 98 per cento
-Addetti alla contabilità e revisione contabile – 97.6 per cento
-Insegnanti di scuola elementare – 0,4 per cento
-Responsabili del controllo qualità al dettaglio – 27,9 per cento
-Assistenti insegnanti – 55,7 per cento
-Operai dell’industria alimentare – 96.3 per cento
-Lavoratori presso spedizionieri – 72,4 per cento
http://robotica.news/i-lavori-presto-so ... i-robot-21
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
Per adesso restiamo con i piedi in terra e guardiamoci attorno senza guadare troppo lontano.
Incominciamo ad affiancare al PIL anche il FIL ( Felicità Interna Lorda) e dopo giudichiamo come vanno i diversi paesi.
Potremmo vivere tutti godendoci la vita , eliminando i lavori pesanti e fastidiosi e avendo cura del bene nostro e di quello degli altri, non trascurando la salute di nostra madre Terra.
E' possibile ?
Certo tutto è possibile, incominciamo a volerlo e diamo il nostro appoggio a chi ci dà fiducia , ci dà l'esempio, ci dà la possibilità di intraprendere un cammino in cui tutti possiamo contare , possiamo confrontarci e possiamo decidere a maggioranza.
Incominciamo ad affiancare al PIL anche il FIL ( Felicità Interna Lorda) e dopo giudichiamo come vanno i diversi paesi.
Potremmo vivere tutti godendoci la vita , eliminando i lavori pesanti e fastidiosi e avendo cura del bene nostro e di quello degli altri, non trascurando la salute di nostra madre Terra.
E' possibile ?
Certo tutto è possibile, incominciamo a volerlo e diamo il nostro appoggio a chi ci dà fiducia , ci dà l'esempio, ci dà la possibilità di intraprendere un cammino in cui tutti possiamo contare , possiamo confrontarci e possiamo decidere a maggioranza.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
iospero ha scritto:Per adesso restiamo con i piedi in terra e guardiamoci attorno senza guadare troppo lontano.
Incominciamo ad affiancare al PIL anche il FIL ( Felicità Interna Lorda) e dopo giudichiamo come vanno i diversi paesi.
Potremmo vivere tutti godendoci la vita , eliminando i lavori pesanti e fastidiosi e avendo cura del bene nostro e di quello degli altri, non trascurando la salute di nostra madre Terra.
E' possibile ?
Certo tutto è possibile, incominciamo a volerlo e diamo il nostro appoggio a chi ci dà fiducia , ci dà l'esempio, ci dà la possibilità di intraprendere un cammino in cui tutti possiamo contare , possiamo confrontarci e possiamo decidere a maggioranza.
Per adesso restiamo con i piedi in terra e guardiamoci attorno senza guadare troppo lontano.
Questo lasciamolo dire a la Qualunque, che ci sta tutta. Noi siamo la sinistra che spera di tornare tale.
Riprendo quanto ha scritto sul Corriere il sociologo GIOVANNI SARTORI nel febbraio del 2013:
“Questo è un governo di irresponsabili guidato da un irresponsabile”
Non dobbiamo dimenticare che Moro era in grado di leggere la politica 15 anni avanti.
Non averlo ascoltato, la Dc e l’Italia hanno fatto la fine che sappiamo.
Più di 50 anni fa, nei miei testi scolastici di automazione ci stava scritto:
L’automazione serve a liberare l’uomo dalle fatiche umane.
Dopo più 50 anni posso assicurare che quanto scritto allora in quei testi era una grandissima balla.
In questi anni ho attraversato la seconda e la terza rivoluzione industriale. Adesso siamo nel pieno della quarta, e siamo in un gravissimo ritardo nel non sapere come riordinare la società davanti a questa prepotente avanzata.
Un assaggino a latere ce lo ha fornito Poletti che non ritiene più idonea la valutazione della paga oraria.
Compito della sinistra storica è stato di occuparsi degli ultimi e dei salariati.
Perché non dovrebbe essere ora in un passaggio drammatico dalla classe media in giù.
Io i piedi li ho molto per terra in quanto tengo ad affrontare tutti i temi reali.
Non ti sembra che la tua risposta possa indurre a pensare che Civati e Possibile non siano in grado di risolvere i problemi della società italiana, lato disperati????
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
L'ultimo post è di prima di Natale dello scorso anno.
-
- Messaggi: 317
- Iscritto il: 02/03/2015, 18:13
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
Io non credo alla fantascienza dei robot.L'innovazione tecnologica può far perdere posti lavoro ma crearne di nuovi.L'innovazione può rendere più umano il lavoro
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
lilly ha scritto:Io non credo alla fantascienza dei robot.L'innovazione tecnologica può far perdere posti lavoro ma crearne di nuovi.L'innovazione può rendere più umano il lavoro
Caro lilly,
in ossequio all’unica regola del forum, ti chiedo di saperne di più, senza il minimo intento polemico.
Non si discute per aver ragione, ma per capire
Più sopra pancho ha pubblicato questo articolo, che vale la pena tenere in considerazione:
Ecco i lavori che saranno presto sostituiti dai robot
Il team di National Public Planet, in collaborazione con l'Università di Oxford, ha sviluppato un database dei posti di lavoro che potrebbero essere presto sostituiti dai robot.
Da Redazione Robotica - 11/07/2015
Messaggio Inviato: 15/12/2015, 2:22
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
http://www.oilproject.org/lezione/stori ... -9471.html
Riassunto della Seconda Rivoluzione industriale
http://doc.studenti.it/riassunto/storia ... riale.html
Anticipare la terza rivoluzione industriale Una nuova agenda energetica per l’Unione Europea nel 21° secolo - La prossima fase dell’integrazione europea - Di Jeremy Rifkin*
http://download.repubblica.it/pdf/2007/ ... triale.pdf
“Fabbrica 4.0”: la quarta rivoluzione industriale
http://www.inforav.it/emagazine/IeD-1-2 ... 15def1.pdf
Riassunto della Seconda Rivoluzione industriale
http://doc.studenti.it/riassunto/storia ... riale.html
Anticipare la terza rivoluzione industriale Una nuova agenda energetica per l’Unione Europea nel 21° secolo - La prossima fase dell’integrazione europea - Di Jeremy Rifkin*
http://download.repubblica.it/pdf/2007/ ... triale.pdf
“Fabbrica 4.0”: la quarta rivoluzione industriale
http://www.inforav.it/emagazine/IeD-1-2 ... 15def1.pdf
-
- Messaggi: 317
- Iscritto il: 02/03/2015, 18:13
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
Caro Camillo quello che dici può essere anche vero possono esserci certi rischi da non sottovalutare.A mio parere un modo per evitarlo sarebbe quello della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende almeno nel particolare aspetto di diverse forme di organizzazione del lavoro e dell'innovazione tecnologica evitando sempre l'invasività e l'interferenza
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Robotizzazione, industrializzazione e....disoccupazione.
lilly ha scritto:Caro Camillo quello che dici può essere anche vero possono esserci certi rischi da non sottovalutare.A mio parere un modo per evitarlo sarebbe quello della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende almeno nel particolare aspetto di diverse forme di organizzazione del lavoro e dell'innovazione tecnologica evitando sempre l'invasività e l'interferenza
Questa è una conquista del mondo del lavoro tedesco. Da tempo i sindacati siedono nel consiglio di amministrazione delle aziende.
In linea generale, da sempre, l’umanità si divide in due categorie.
Quelli che vogliono prevaricare sempre e comunque su tutti, e gli altri che hanno una visione egualitaliaria dei diritti e dei doveri.
Sostenere che:
A mio parere un modo per evitarlo sarebbe quello della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende almeno nel particolare aspetto di diverse forme di organizzazione del lavoro e dell'innovazione tecnologica evitando sempre l'invasività e l'interferenza
Significa appartenere alla categoria che ha una visione egualitaria della vita.
Il problema è culturale.
Da più di vent’anni si è rimesso in moto il movimento di coloro che appartengono alla prima categoria, e sembra che stia sfondando in tutto il pianeta.
L’obiettivo è quello di dominare il pianeta.
Una concezione ben presente in tutte le vicende storiche del 900 a partire da Adolf Hitler, che intendeva far durare il Terzo Reich mille anni.
In questi anni il mondialismo dei neocon ha un disegno simile.
Dispongono di quantità enormi di denaro per costringere chi non ha mezzi di sostentamento a diventare schiavi.
In questo modo hanno sostenuto lo sviluppo dei robot, per rendere schiavi gli uomini.
Il lavoro che ti rifiuti di fare tu lo faccio fare ai robot.
Vediamo cosa è successo da noi nell’ultimo quarto di secolo.
Oggi un uomo, pur di lavorare accetta condizioni che non erano pensabili dopo le lotte del secondo novecento.
Se vuoi lavorare le condizioni sono queste. Altrimenti quella è la porta. Fuori c’è la coda di chi chiede un posto di lavoro.
Il mercato umano con la presenza dei robot diventa sempre più marginale.
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Google [Bot], Majestic-12 [Bot] e 12 ospiti