Renzi

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Renzi

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Matteo Renzi e la fine della ‘generazione Erasmus’

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di Andrea Bellelli | 10 giugno 2016
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Andrea Bellelli
Professore Ordinario di Biochimica, Università di Roma La Sapienza

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L’Erasmus è una bella cosa: un programma di scambio culturale che permette ad ogni studente universitario di frequentare alcuni corsi, e sostenere alcuni esami, in università straniere che abbiano sottoscritto un accordo con quella a cui lo studente è iscritto. Ci sono alcuni limiti: la borsa di studio è piccola e i genitori devono supplire, cose che crea una disparità economica; gli accordi Erasmus sono stipulati attraverso i docenti e gli atenei e lo studente ha accesso soltanto agli accordi stipulati dall’ateneo a cui è iscritto, che potrebbero non coprire i programmi di studio di suo interesse; etc. Ma nel complesso l’Erasmus è un bel programma, che sprovincializza i singoli atenei e li rende veramente parte di una comunità se non universale, almeno europea.

La politica non risparmia lodi al programma Erasmus : il nostro attuale premier, Matteo Renzi, ha addirittura affermato che la sua è “la generazione dell’Erasmus”・e che “il mio governo rappresenta la generazione Erasmus” Tutto in pectore: pare che il premier non abbia mai usufruito di questa opportunità di sviluppo culturale. Più o meno lo stesso vale per quasi tutti i ministri del Governo Renzi: studenti Erasmus nell’animo, ma in pratica sempre attaccati all’università di campanile.



Il problema non è certo se Renzi e i suoi ministri siano o non siano andati a sprovincializzarsi all’estero con l’Erasmus: uno potrebbe essere stato sempre in Italia e ciononostante avere una visione universale. L’Erasmus dopo tutto si fa col cervello, non con i piedi. Purtroppo il programma Erasmus in Italia arranca un po': in alcuni corsi di Laurea la possibilità di scambio è modesta e pochi studenti si candidano, in altri corsi di laurea l’interesse è maggiore e molti studenti che si candidano non riescono ad andare perché vengono raggiunti i limiti previsti dagli accordi stipulati dagli atenei. Inoltre pochi studenti stranieri scelgono di svolgere il loro programma Erasmus in Italia

Ogni problema ha le sue cause: per trovarle bisogna analizzarlo. E l’analisi del caso italiano non è difficile: 1) gli studenti universitari in Italia sono pochi, meno della media europea; le università sono ancora di meno, e come risultato sono mediamente sovraffollate: poco attraenti per gli studenti stranieri in entrata, poco efficienti per quelli in uscita; 2) il costante definaziamento dell’università pubblica comporta che i docenti sono sovraccarichi di didattica e per questo motivo meno attivi nella ricerca (che peraltro è anh’essa sottofinanziata); poiché è la ricerca che promuove le occasioni di incontro tra docenti necessarie per la stipula degli accordi Erasmus, le università italiane restano indietro nei programmi di scambio internazionali.

Parallelo al problema dell’Erasmus c’è il problema di Renzi e dei suoi ministri: non avendo fatto l’Erasmus né da studenti né dopo, non hanno capito come funzionano le università europee, che sono finanziate meglio della nostra ; sono più numerose e meno affollate; complessivamente ospitano un numero di studenti per migliaio di abitanti superiore a quello dell’Italia. Renzi e i suoi ministri apparterrano pure alla generazione Erasmus (fatto da altri e non da loro) ma non sono loro ad aver creato questo programma di scambio culturale, che è iniziato nel 1987; saranno loro invece a distruggerlo con una politica di pesanti tagli economici all’università e alla ricerca pubbliche del paese.
camillobenso
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Re: Renzi

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Comunali Roma, Renzi: “Se vince Raggi, problema per romani. Pronto a firmare legge per limite due mandati premier”
Elezioni Amministrative 2016
di F. Q. | 11 giugno 2016
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Botte a tutti gli avversari principali alle elezioni amministrative, soprattutto ai Cinquestelle e alla Lega. Un rilancio sul percorso della rottamazione con la proposta di una legge per mettere un limite di mandati da premier. E toni “inediti” sulla legge elettorale: “Non sono innamorato dell’Italicum”. A RepIdee, intervistato da Eugenio Scalfari, il presidente del Consiglio Matteo Renzi si concentra in particolare sulla politica interna e sugli appuntamenti più vicini, dai ballottaggi alle amministrative al referendum costituzionale. Con una punta di “berlusconite”: “Noi siamo al settantesimo anno di questo nostro Paese” e “in 63 governi nessuno ha fatto meglio di noi. Siamo già il sesto governo per longevità”.

Sulle Comunali di Roma, secondo Renzi, “se vince Virginia Raggi, noi saremo molto leali con chiunque vincerà come governo – assicura – Ma è un problema dei romani. Se il disegno strategico è dire no a tutto o quasi, che ci posso fare? Se volete affidare la città a chi dice no, votate chi volete”. Come sempre, ribadisce che il voto su Roma “riguarda i romani e deciderà i prossimi anni di questa città”. “La lettura nazionale dei dati locali è profondamente sbagliata” insiste, e “in questo momento laddove ci fosse un ballottaggio a livello nazionale sarebbe tra Pd e centrodestra” e non con i Cinquestelle. Se poi con l’Italicum “vince Grillo è perché ha preso un voto più di noi ed è per colpa nostra. E comunque Grillo non vince se siamo bravi, perché siamo più credibili. L’idea di avere una legge elettorale che blocchi secondo me non funziona”. D’altra parte “se consentiamo ai ragazzi di innamorarsi delle idee populiste e antieuropee è colpa nostra. Se non prendiamo i voti dei giovani la colpa è nostra, è mia”.

E’ forse anche per questo che si percepisce un po’ di agonismo in vista delle sfide finali delle Comunali. Così ce n’è anche per l’altro fronte delle opposizioni, quello di centrodestra, in particolare la Lega Nord. “Aiutare i migranti a casa loro significa fare cooperazione e investimenti in Africa, e non portare i diamanti in Tanzania. Salvini si vergogni di quello che ha fatto la Lega in quegli anni”. Qui l’obiezione verrà facile, tuttavia, visto che la stagione leghista dei diamanti era quella del tesoriere Francesco Belsito e quindi della dirigente legata a Umberto Bossi. Salvini è venuto molto dopo – è diventato segretario addirittura dopo la leadership di meno di un anno di Roberto Maroni -, anche se poi per decisione dell’attuale segretario federale del Carroccio, il partito ha deciso di non costituirsi parte civile nel processo all’ex tesoriere.

Scalfari che annuncia il suo “no” al referendum d’ottobre se non verrà cambiata la legge elettorale. E questo dà vita a una risposta abbastanza inedita sull’Italicum, che Renzi ha sempre difeso e per il quale ha sempre negato qualsiasi possibilità di modifica. “Non sono innamorato di questa legge elettorale – dice – avrei preferito Mattarellum con strumenti per garantire la vittoria”. Sul punto dei capilista bloccati – criticato da Eugenio Scalfari – che la “parte di persone che viene indicata dalle segreterie di partito è molto minore non solo del passato, ma dei collegi uninominali”. E per fare un esempio cita “quando D’Alema ci mandò Di Pietro al Mugello“. In questo caso, poi, “il ballottaggio è un passo avanti straordinario”. Sulle riforme “se possiamo riportare la discussione sul merito, l’alternativa al sì provoca ingovernabilità. Una riforma elettorale dura 30 anni, una legge elettorale molto meno”, spiega Renzi sottolineando: “L’unico modo per evitare un governo di larghe intese è vincere le elezioni con un partito che si presenta da solo e senza tanti partitini accanto”. “Con il proporzionale – conclude – un governo dura come un gatto in autostrada, poi rifletteremo su tutto”.

Renzi sembra un po’ aver capito di non poter fare una “guerra” giorno dopo giorno fino al referendum costituzionale di ottobre. Così da una parte usa toni diplomatici: “Sul referendum costituzionale sono stati alzati troppo spesso i toni e forse anche noi abbiamo alzato il tono della discussione referendaria, io per primo – ammette – Ma se sei stato chiamato da Napolitano per fare le riforme e le riforme vanno male come minimo devi andare a casa. Io credo nell’etica della responsabilità”. Da qui riparte la parte rottamatrice, almeno in apparenza. “Io non è che vado a casa e basta, e lo confermo perché non sono adatto a fare un altro giro cercando di mettere storie diverse. Ma se passa il no l’Italia diventa ingovernabile, ci sarà sempre un inciucio, una larga intesa, un accordo. E se si bloccano le riforme in Ue non ci fila più nessuno”. Ed ecco la proposta del limite di mandati anche per il capo del governo: “Se uno mi dice che voglio governare l’Italia per 15 anni lo querelo. Penso che uno al massimo”, con il sistema di riforme, “può fare due mandati. E io sarei pronto a firmare una qualsiasi proposta di legge che va in questa direzione”.
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Re: Renzi

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Chiamate il 118 e fatelo ricoverare alla neuro.



Renzi: “In 70 anni nessuno ha fatto meglio di noi
Limite di due mandati per il capo del governo”

Il premier: “Sul referendum forse ho alzato troppo i toni. Italicum? Mai innamorato, meglio Mattarellum”
Sfida M5s e Lega: “Se vince Raggi, problema per i romani. Salvini? La Lega portava i diamanti in Tanzania”
renzi scalfari pp
Elezioni Amministrative 2016
Botte a tutti gli avversari principali alle elezioni amministrative, soprattutto ai Cinquestelle e alla Lega. Un rilancio sul percorso della rottamazione con la proposta di una legge per mettere un limite di mandati da premier. E toni “inediti” sulla legge elettorale: “Non sono innamorato dell’Italicum”. A RepIdee, intervistato da Eugenio Scalfari, il presidente del Consiglio Matteo Renzi si concentra in particolare sulla politica interna e sugli appuntamenti più vicini, dai ballottaggi alle amministrative al referendum costituzionale. Con una punta di “berlusconite”: “Su 63 governi italiani nessuno ha fatto meglio di noi”




Comunali Roma, Renzi: “Se vince Raggi, problema per romani. Pronto a firmare legge per limite due mandati premier”
Elezioni Amministrative 2016
Il presidente del Consiglio: "In 70 anni nessuno ha fatto meglio di noi. Sul referendum forse ho alzato troppo i toni, ma l'alternativa alle riforme è l'ingovernabilità. Salvini? La Lega portava i diamanti in Tanzania. Grillo? Se vince è solo per colpa nostra"
di F. Q. | 11 giugno 2016
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Botte a tutti gli avversari principali alle elezioni amministrative, soprattutto ai Cinquestelle e alla Lega. Un rilancio sul percorso della rottamazione con la proposta di una legge per mettere un limite di mandati da premier. E toni “inediti” sulla legge elettorale: “Non sono innamorato dell’Italicum”. A RepIdee, intervistato da Eugenio Scalfari, il presidente del Consiglio Matteo Renzi si concentra in particolare sulla politica interna e sugli appuntamenti più vicini, dai ballottaggi alle amministrative al referendum costituzionale. Con una punta di “berlusconite”: “Noi siamo al settantesimo anno di questo nostro Paese” e “in 63 governi nessuno ha fatto meglio di noi. Siamo già il sesto governo per longevità”.

I Cinquestelle a Roma
Sulle Comunali di Roma, secondo Renzi, “se vince Virginia Raggi, noi saremo molto leali con chiunque vincerà come governo – assicura – Ma è un problema dei romani. Se il disegno strategico è dire no a tutto o quasi, che ci posso fare? Se volete affidare la città a chi dice no, votate chi volete”. Come sempre, ribadisce che il voto su Roma “riguarda i romani e deciderà i prossimi anni di questa città”. Il voto di Roma “riguarda solo i romani, non è un giudizio sul Pd”. “E’ un problema dei romani se si dice no alle Olimpiadi, alla Metro C. Se Roma vuole entrare in una fase in cui non si completa la metro secondo me è un errore” ma “l’analisi sui 5 Stelle non può essere basata sulle amministrative”.


“Se vince Grillo è per colpa nostra”
“La lettura nazionale dei dati locali è profondamente sbagliata” insiste, e “in questo momento laddove ci fosse un ballottaggio a livello nazionale sarebbe tra Pd e centrodestra” e non con i Cinquestelle. Se poi con l’Italicum “vince Grillo è perché ha preso un voto più di noi ed è per colpa nostra. E comunque Grillo non vince se siamo bravi, perché siamo più credibili. L’idea di avere una legge elettorale che blocchi secondo me non funziona”. D’altra parte “se consentiamo ai ragazzi di innamorarsi delle idee populiste e antieuropee è colpa nostra. Se non prendiamo i voti dei giovani la colpa è nostra, è mia”.

I diamanti (che non erano di Salvini)
E’ forse anche per questo che si percepisce un po’ di agonismo in vista delle sfide finali delle Comunali. Così ce n’è anche per l’altro fronte delle opposizioni, quello di centrodestra, in particolare la Lega Nord. “Aiutare i migranti a casa loro significa fare cooperazione e investimenti in Africa, e non portare i diamanti in Tanzania. Salvini si vergogni di quello che ha fatto la Lega in quegli anni”. Qui l’obiezione verrà facile, tuttavia, visto che la stagione leghista dei diamanti era quella del tesoriere Francesco Belsito e quindi della dirigente legata a Umberto Bossi. Salvini è venuto molto dopo – è diventato segretario addirittura dopo la leadership di meno di un anno di Roberto Maroni -, anche se poi per decisione dell’attuale segretario federale del Carroccio, il partito ha deciso di non costituirsi parte civile nel processo all’ex tesoriere.

Italicum? “Mai stato innamorato”
Scalfari annuncia il suo “no” al referendum d’ottobre se non verrà cambiata la legge elettorale. E questo dà vita a una risposta abbastanza inedita sull’Italicum, che Renzi ha sempre difeso e per il quale ha sempre negato qualsiasi possibilità di modifica. “Non sono innamorato di questa legge elettorale – dice – avrei preferito il Mattarellum con strumenti per garantire la vittoria”. Giusto un mese fa, peraltro, era stato Pierluigi Bersani a proporre di togliere di mezzo l’Italicum e rinnovare la legge elettorale con un sistema “alla francese” (collegi e doppio turno). L’idea di Bersani però era stata subito respinta al mittente da Serracchiani e Guerini.


Sul punto dei cosiddetti “nominati”, cioè i capilista bloccati, – criticato da Eugenio Scalfari – Renzi risponde che la “parte di persone che viene indicata dalle segreterie di partito è molto minore non solo del passato, ma dei collegi uninominali”. E per fare un esempio cita “quando D’Alema ci mandò Di Pietro al Mugello“. In questo caso, poi, “il ballottaggio è un passo avanti straordinario”. Sulle riforme “se possiamo riportare la discussione sul merito, l’alternativa al sì provoca ingovernabilità. Una riforma elettorale dura 30 anni, una legge elettorale molto meno”, spiega Renzi sottolineando: “L’unico modo per evitare un governo di larghe intese è vincere le elezioni con un partito che si presenta da solo e senza tanti partitini accanto”. “Con il proporzionale – conclude – un governo dura come un gatto in autostrada, poi rifletteremo su tutto”.

Riforme, “toni troppo alti, colpa anche mia”
Renzi sembra un po’ aver capito di non poter fare una “guerra” giorno dopo giorno fino al referendum costituzionale di ottobre. Così da una parte usa toni diplomatici: “Sul referendum costituzionale sono stati alzati troppo spesso i toni e forse anche noi abbiamo alzato il tono della discussione referendaria, io per primo – ammette – Ma se sei stato chiamato da Napolitano per fare le riforme e le riforme vanno male come minimo devi andare a casa. Io credo nell’etica della responsabilità”. Da qui riparte la parte rottamatrice, almeno in apparenza. “Io non è che vado a casa e basta, e lo confermo perché non sono adatto a fare un altro giro cercando di mettere storie diverse. Ma se passa il no l’Italia diventa ingovernabile, ci sarà sempre un inciucio, una larga intesa, un accordo. E se si bloccano le riforme in Ue non ci fila più nessuno”. Ed ecco la proposta del limite di mandati anche per il capo del governo: “Se uno mi dice che voglio governare l’Italia per 15 anni lo querelo. Penso che uno al massimo”, con il sistema di riforme, “può fare due mandati. E io sarei pronto a firmare una qualsiasi proposta di legge che va in questa direzione”.

L’Italia e l’Europa: “Senza riforme Bruxelles non ci fila”
Riforme e questioni europee si toccano: “Io non è che vado a casa e basta, e lo confermo perché non sono adatto a fare un altro giro cercando di mettere storie diverse. Ma se passa il no – avverte – l’Italia diventa ingovernabile, ci sarà sempre un inciucio, una larga intesa, un accordo. E se si bloccano le riforme, in Ue non ci fila più nessuno”. La conversazione con Scalfari era nata proprio da lì, dallo stato di salute dell’Unione europea. A ridosso del referendum in Gran Bretagna, inevitabile parlare dello scenario di una Brexit, un’uscita di Londra dalla comunità europea: “Spero che vada bene – dice Renzi del voto che aspetta il Regno Unito – Se va male nell’immediato sarà un problema di turbolenze finanziarie, un disastro per gli inglesi, e questo mi fa pensare che gli inglesi siano molto più saggi di quelli che dicono i sondaggisti. Ma nel medio e lungo periodo per l’Ue e per l’Italia non sarà un dramma”. Da parte sua l’Italia “dopo tanti anni, con il referendum di ottobre” ha “chiuso con un pacchetto di riforme. In Europa ora possiamo dire che la nostra parte l’abbiamo fatta, adesso è l’Ue che deve cambiare se stessa”. Due anni fa, ad Ypres “ero solo come un cane” nella richiesta di inserire nel documento del Consiglio europeo la parola flessibilità. Nel giugno 2014 la parola flessibilità “era eresia, era un insulto”. Oggi invece la flessibilità c’è, sottolinea il presidente del Consiglio. La nuova sfida parte dall’agosto 2016, quando in 6 mesi “ci giochiamo la capacità italiana di fare il sorpasso su un modello sbagliato come l’austerity. In questi sei mesi ci giochiamo il cambio di paradigma: più investimenti e meno austerity”.

Ma dall’altra parte in Europa i populisti “vogliono scassare l’Ue perché non funziona. Talvolta a Bruxelles danno impressione di occuparsi tanto di finanza, di banche e non di disoccupazione. Ma è possibile che i discorsi più belli sull’Europa li hanno fatti di recente Papa Francesco e Obama, un argentino e uno statunitense?”.
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Re: Renzi

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UNA DELLE CAUSE PER CUI IL SISTEMA POTREBBE SCOPPIARE DA UN MOMENTO ALL'ALTRO.




Caporalato, a Nardò la Rosarno del Salento
Il ghetto è una bomba sociale pronta a esplodere
I container promessi dalla Regione non arriveranno prima di metà luglio quando la raccolta sarà finita
Intanto cresce l’esasperazione nella baraccopoli dei braccianti: alcool, droga e dominio dei caporali


Cronaca
A Nardò (Lecce) va in scena lo stesso copione di quattro anni fa. Braccianti immigrati sfruttati dai caporali nei campi e costretti a vivere in condizioni al di sotto dell’umana dignità. Quest’anno però ci sono pochi pomodori e i neri lavorano solo due giorni a settimana. A loro sono proibiti i campi di angurie, appannaggio esclusivo dei tunisini. “E’ una questione pronta a trasformarsi in un problema di ordine pubblico. Mai visto tanta esasperazione nel campo”, denunciano i volontari

di Tiziana Colluto


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06 ... e/2819034/
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Re: Renzi

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LA GENERAZIONE DELLO SMARTPHONE.




18 GIU 2016 15:29
LEVATEJE ’STO TELEFONO! RENZI A SAN PIETROBURGO PER IL FORUM ECONOMICO PASSA TUTTO IL TEMPO A SMANETTARE CON LO SMARTPHONE SUSCITANDO LA PERPLESSITA’ DI PUTIN E DI ALCUNI OSSERVATORI INTERNAZIONALI. LE FOTO CHE IN ITALIA NON AVETE VISTO
Sia nel corso dell’evento principale che durante la conferenza stampa congiunta con Vladimir Putin, Matteo nostro è stato tutto il tempo a giocherellare con lo smartphone - Alcuni osservatori internazionali hanno segnalato l’accaduto a Dagospia…

VEDI:

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 127026.htm
camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

IL NUMERO UNO DELL'ASILO ETRURIA STAVA GIOCANDO A PING PONG CON ORFINI??????
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

18 GIU 2016 12:31
1. RENZI SI GIOCA LA TESTA CON LE AMMINISTRATIVE: IL VARIEGATO FRONTE ANTI-PREMIER USERA' L'APPUNTAMENTO DI DOMANI COME PROVA GENERALE IN VISTA DI OTTOBRE: OGNI CITTÀ PERSA DAL PD SARÀ UN GOL CHE IL PREMIER DOVRÀ RIMONTARE NELLA PARTITA REFERENDARIA


2. L’IPOTESI DEL TRIONFO GRILLINO PREOCCUPA LE CANCELLERIE EUROPEE: PER MATTEUCCIO IL PERICOLO È CHE IL VOTO DI DOMENICA LO RICONSEGNI ALLA SCENA INTERNAZIONALE INDEBOLITO CON UN'IMMAGINE DIVERSA DA QUELLA DEL GIOVANE E VINCENTE ROTTAMATORE


3. PESA IL RISULTATO DI TORINO. SE CHIARA APPENDINO DOVESSE SPUNTARLA SULL'ULTIMO SEGRETARIO DEI DS PIERO FASSINO L' UNO-DUE SAREBBE PESANTE. E ALL'ESTERO QUELLO DI PARLARE UN INGLESE “POCO FLUENTE” NON SAREBBE PIÙ IL PRINCIPALE PROBLEMA DI RENZI


VEDI:
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 127017.htm
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

ASILO ETRURIA


La notizia che aveva fatto il giro del mondo, è stata ripresa dai giornali di opposizione ma non dai media di regime che hanno nascosto naturalmente tutto.




Il premier gioca col cellulare. Che figuraccia con Putin

A San Pietroburgo Renzi si distrae al telefono e il presidente russo lo fulmina. Attriti con Padoan sui tagli alle imposte


Antonio Signorini - Dom, 19/06/2016 - 08:13
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Tutto si può dire di Matteo Renzi, tranne che non sia caparbio e sicuro di sé.

A ogni vertice internazionale viene pizzicato mentre armeggia con uno o più telefoni cellulari sotto gli sguardi severi dei colleghi capi di governo.


Segue puntuale la gallery di foto nei siti di informazione o il video, subito virale, le parodie e gli scherzi che dilagano nella rete.

Ma lui non fa una piega e al successivo vertice si ripresenta a maneggiare un nuovo smartphone, magari in versione maggiorata, come è successo venerdì durante l'importantissimo Forum di San Pietroburgo.

Banco di prova per la Ostpolitik italiana ed europea.


Si discute delle sanzioni alla Russia, l'Italia prende una posizione forte. Ma a fare notizia è stato un video dilagato in rete.

Durante il dibattito clou, con Renzi e Vladimir Putin, si vede il premier italiano che prende pochi secondi un cellulare e poi lo ripone alla sua sinistra.

Il presidente russo gli dedica un breve sguardo e poi va avanti.

Il capo del governo sembra riprendere concentrazione. Guarda Putin e annuisce serioso.

Ma dura pochi secondi.

Mentre il presidente ha lo sguardo impegnato sui fogli del suo intervento, Renzi fa scivolare la mano nella tasca interna della giacca e tira fuori un telefono (forse un altro). Digita qualcosa e lo rimette giù.(stava giocando a ping pong con Orfini??? ndt)

Scenetta che si ripete più volte e che i social network hanno rilanciato impietosamente.

Facile ricordare i precedenti.

Le immagini rilanciate dalla televisione francese del premier italiano concentrato sul telefono mentre parla il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.

La conferenza stampa con Angela Merkel e François Hollande e Renzi con l'inseparabile telefonino.

Vero che è più giovane degli altri premier e che potrebbe spiegare la sua attrazione per lo smartphone sostenendo che i colleghi guardano le carte e quindi, più o meno, fanno la stessa cosa.

Ma nella politica internazionale la forma conta quanto la sostanza.

Il viaggio di Renzi in Russia è stato presentato anche come il tentativo di fuggire da una competizione elettorale particolarmente difficile per i suoi candidati.

Ma le sfide che aspettano il premier al ritorno non sono facili.

La sessione di bilancio è di fatto iniziata con gli incontri sul piano pensioni.

Entro ottobre il governo dovrà approvare una legge di Stabilità che già incorpora la correzione dei conti richiesta dalla Commissione europea.

Minimo otto miliardi di euro.

A questi vanno aggiunte le coperture per pagare le misure che il premier intende mettere in campo.

C'è il taglio dell'Irpef e la decontribuzione stabilizzata.

Poi le misure sulle pensioni. In tutto il conto dovrebbe essere di altri 10 miliardi.

Sulle pensioni in realtà sembra avere avuto la meglio il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

La riforma che il governo sta per mettere in campo avrà un costo limitato.

Meno di un miliardo rispetto ai 10 che rischiava di costare. Il ministro dell'Economia ha messo le briglie alla cabina di regia di Renzi, come era già successo.

La prossima offensiva di Padoan sarà proprio quella sul taglio delle tasse.

E dovrà convincere il presidente del consiglio a ridurla.

O finanziarla con altri aumenti delle tasse.
camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

ASILO ETRURIA


La notizia che aveva fatto il giro del mondo, è stata ripresa dai giornali di opposizione ma non dai media di regime che hanno nascosto naturalmente tutto.




Il premier gioca col cellulare. Che figuraccia con Putin

A San Pietroburgo Renzi si distrae al telefono e il presidente russo lo fulmina. Attriti con Padoan sui tagli alle imposte


Antonio Signorini - Dom, 19/06/2016 - 08:13
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Tutto si può dire di Matteo Renzi, tranne che non sia caparbio e sicuro di sé.

A ogni vertice internazionale viene pizzicato mentre armeggia con uno o più telefoni cellulari sotto gli sguardi severi dei colleghi capi di governo.


Segue puntuale la gallery di foto nei siti di informazione o il video, subito virale, le parodie e gli scherzi che dilagano nella rete.

Ma lui non fa una piega e al successivo vertice si ripresenta a maneggiare un nuovo smartphone, magari in versione maggiorata, come è successo venerdì durante l'importantissimo Forum di San Pietroburgo.

Banco di prova per la Ostpolitik italiana ed europea.


Si discute delle sanzioni alla Russia, l'Italia prende una posizione forte. Ma a fare notizia è stato un video dilagato in rete.

Durante il dibattito clou, con Renzi e Vladimir Putin, si vede il premier italiano che prende pochi secondi un cellulare e poi lo ripone alla sua sinistra.

Il presidente russo gli dedica un breve sguardo e poi va avanti.

Il capo del governo sembra riprendere concentrazione. Guarda Putin e annuisce serioso.

Ma dura pochi secondi.

Mentre il presidente ha lo sguardo impegnato sui fogli del suo intervento, Renzi fa scivolare la mano nella tasca interna della giacca e tira fuori un telefono (forse un altro). Digita qualcosa e lo rimette giù.(stava giocando a ping pong con Orfini??? ndt)

Scenetta che si ripete più volte e che i social network hanno rilanciato impietosamente.

Facile ricordare i precedenti.

Le immagini rilanciate dalla televisione francese del premier italiano concentrato sul telefono mentre parla il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.

La conferenza stampa con Angela Merkel e François Hollande e Renzi con l'inseparabile telefonino.

Vero che è più giovane degli altri premier e che potrebbe spiegare la sua attrazione per lo smartphone sostenendo che i colleghi guardano le carte e quindi, più o meno, fanno la stessa cosa.

Ma nella politica internazionale la forma conta quanto la sostanza.

Il viaggio di Renzi in Russia è stato presentato anche come il tentativo di fuggire da una competizione elettorale particolarmente difficile per i suoi candidati.

Ma le sfide che aspettano il premier al ritorno non sono facili.

La sessione di bilancio è di fatto iniziata con gli incontri sul piano pensioni.

Entro ottobre il governo dovrà approvare una legge di Stabilità che già incorpora la correzione dei conti richiesta dalla Commissione europea.

Minimo otto miliardi di euro.

A questi vanno aggiunte le coperture per pagare le misure che il premier intende mettere in campo.

C'è il taglio dell'Irpef e la decontribuzione stabilizzata.

Poi le misure sulle pensioni. In tutto il conto dovrebbe essere di altri 10 miliardi.

Sulle pensioni in realtà sembra avere avuto la meglio il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

La riforma che il governo sta per mettere in campo avrà un costo limitato.

Meno di un miliardo rispetto ai 10 che rischiava di costare. Il ministro dell'Economia ha messo le briglie alla cabina di regia di Renzi, come era già successo.

La prossima offensiva di Padoan sarà proprio quella sul taglio delle tasse.

E dovrà convincere il presidente del consiglio a ridurla.

O finanziarla con altri aumenti delle tasse.
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Re: Renzi

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E' una valutazione interessata, ma molto vicina alla realtà.


Effetto boomerang per Renzi inguaiato dalla sua annuncite
La gente non crede più al premier e oggi se ne ricorderà nelle urne. Colpa dei proclami su fisco, welfare e statali
Renato Brunetta - Dom, 19/06/2016 - 18:17

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Il sentimento di ripulsa verso il premier Renzi e i suoi messaggi è lampante, e gli è precipitato in testa con una accelerazione così spaventosa, da essere un caso di scuola. Merita di essere analizzato su base scientifica.

Colui che appariva essere un campione della comunicazione è soffocato dal prodotto della propria strategia. Si chiama effetto boomerang. Ed è l'esito della maledizione della doppia kappa. Okkupazione esagerata di ogni spazio. Fino all'esasperazione della forza nel suo contrario: la makkietta.
Scuserete l'uso smodato della kappa, che non esiste nemmeno nell'alfabeto italiano. Ma è proprio questo senso di estraneità, questa percezione di invasione straniera che ha provocato una sorta di effetto vomitivo.
L'errore tecnico di Matteo Renzi non è un semplice infortunio, ma nasce dal tradimento della morale politica. E questo è consolante: la moralità, la sincerità alla fine vincono; la buona fede nella sua semplicità può essere sconfitta dieci, cento volte, ma alla fine trionfa sulla furbizia disonesta.
Spaventato per l'esito dei ballottaggi di oggi, Renzi le ha provate tutte, nella speranza di riuscire anche questa volta a vincere le elezioni accaparrandosi il consenso con mance e mancette distribuite agli elettori.
Nell'ordine: prima ha provato ad abbindolare gli elettori sbandierando le nuove (dice lui) norme contro i cosiddetti «furbetti del cartellino», ma è stato respinto con perdite di fronte all'evidenza che poco o niente cambia rispetto alle norme già in vigore; poi ci ha riprovato con il «No Imu-day», riproponendo agli italiani il mantra del «governo che ha fatto la più grande riduzione delle tasse della storia», ma i suoi banchetti si sono rivelati un ridicolo boomerang, non solo per la scarsa partecipazione e per la sfortunata coincidenza che nello stesso giorno in cui Renzi «festeggiava» il taglio della Tasi sulla prima casa (erede dell'Imu) i cittadini-contribuenti erano chiamati a pagare altre 24 tipologie di tributi, ma anche perché gli italiani non sono stupidi e sanno bene che con Renzi al governo la pressione fiscale è aumentata; e infine, se ancora non bastasse, si è inventata la boutade della flessibilità in uscita per i pensionati. Anche in questo caso, gli italiani hanno capito subito l'imbroglio e neanche hanno dato seguito alle sue parole.
Quello che sta accadendo al premier è stigmatizzato come ho anticipato - dai manuali e in scienza della comunicazione viene chiamato «effetto boomerang». In farmacologia si chiama effetto paradosso: una pasticca che dovrebbe sollevare dall'ansia trascina invece all'angoscia. Nel caso di Renzi hanno influito sei elementi, quasi tutti dotati di molte kappa:
1 la creazione di aspettative sempre troppo elevate rispetto all'effettiva realizzazione di quanto promesso/annunciato;
2 l'okkupazione delle tv, per cui il suo messaggio è stato ripetuto all'infinito, nella totale assenza di contraddittorio, fino a generare repulsione nell'audience;
3 l'okkupazione parlamentare per cui le Camere si sono trovate a dover approvare d'urgenza 49 decreti legge, e a votare per 58 volte in due anni e mezzo la fiducia al governo;
4 l'okkupazione del potere: si pensi alle banche, i cui problemi il premier ha tentato di risolvere scaricando tutte le responsabilità sul presidente della Consob, con l'idea di sostituirlo quanto prima con l'ennesimo fedelissimo toscano;
5 l'arroganza dei comportamenti dei ministri di volta in volta interessati dalle campagne di comunicazione (si pensi alle sempre più numerose gaffe del ministro Boschi nella campagna per il referendum sulla riforma costituzionale);
6 utilizzando in senso traslato termini della giurisprudenza penale, la «reiterazione del reato», con ciò intendendo dire che gli annunci di Renzi cui non hanno fatto seguito i fatti e le promesse non mantenute non sono stati casi sporadici ma un'abitudine del premier.
Dall'effetto boomerang spiegato dai manuali passiamo così all'effetto «makkietta». Questo è diventato Renzi: una makkietta. Così è visto non soltanto dagli italiani che, come dicevamo, hanno capito il suo «gioco», ma anche a livello internazionale dagli altri leader europei e mondiali. Venerdì Renzi si è presentato con la sua faccia di bronzo a San Pietroburgo a rivendicare il ruolo del suo governo nella costruzione di ponti con la Federazione Russa. Ma con che coraggio va a fare dichiarazioni così infondate? Ed è stato subito sbugiardato dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che pochi minuti dopo si è espresso in senso diametralmente opposto agli annunci del premier italiano.
Allo stesso modo, proprio della scorsa sfortunata settimana, l'okkupazione delle televisioni da parte di Renzi è stata certificata dall'Agcom, l'Autorità garante delle comunicazioni: è pienamente in atto una vera e propria okkupazione mediatica da parte di Renzi un'assoluta prevalenza del «Sì» al referendum costituzionale: ai primissimi posti, manco a dirlo, la premiata ditta Renzi-Boschi-Napolitano porta a casa complessivamente poco meno del 40% del tempo di parola nei telegiornali Rai e circa il 20% nel programmi extra Tg Rai. Con Renzi che totalizza, nei telegiornali del servizio pubblico e solo in 48 giorni, ben 7 ore di monologo a sostegno delle ragioni pro referendum costituzionale.
Ma Renzi ha ormai perso ogni credibilità. Può parlare quanto vuole, in tutte le televisioni che vuole, ma le sue sono solo parole al vento. Ogni giorno se ne inventa una diversa. Ormai nessuno più gli crede. Lo dimostra il crollo che ha avuto il suo consenso personale, ormai a picco insieme a quello del suo governo e del suo partito, che in soli due anni, dalle ultime elezioni europee, ha perso oltre 10 punti: dal 40,8% del 2014 al 28% (circa) delle ultime rilevazioni. Questa notte avremo i dati finali, che confermeranno il trend negativo. E la sconfitta ai ballottaggi si trasformerà in un'onda sempre più gonfia che lo travolgerà al referendum di ottobre. Se oggi il «No» è già in vantaggio 53,2 a 46,8 con trend crescente per il «No». Sempre dai sondaggi emerge che il fronte del «No» ha ancora enormi margini di espansione mentre quello del «Si» è isolato e in regressione. E non è detto che a ottobre Renzi ci arrivi, perché è molto probabile che i suoi lo faranno fuori prima.
In tutto questo vediamo all'opera una divinità greca, si chiama Nemesi. E' la legge morale e politica del contrappasso. Anzi, kontrappasso.
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