Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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SCENE DA UN CROLLO DI REGIME



24 GIU 2016 09:55
VAFFA A VAFFA! - A “PORTA A PORTA” LITE FURIBONDA TRA VESPA E BRUNETTA - L’EX MINISTRO RIMPROVERA IL CONDUTTORE: “PERCHÉ NON DICE CHE SERRA E’ AMICO DI RENZI?” - BRU-NEO PERDE LE STAFFE: “QUANDO LA PROPAGANDA POLITICA ARRIVA A QUESTO PUNTO...” - BRUNETTA: “O QUANDO LA SOTTOMISSIONE POLITICA ARRIVA A QUESTO PUNTO...” (VIDEO)
Brunetta interrompe l'intervista chiedendosi ad alta voce, in modo che tutti possano sentire: "È un finanziere qualsiasi questo?". "Stia al suo posto", replica il conduttore. "È il finanziere amico di Renzi" risponde a sua volta Brunetta. I due si affrontano e urlano in studio raggiungendo toni che raramente si erano visti a Porta a Porta... -


VEDI VIDEO
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media ... 127424.htm
camillobenso
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NELL'ITALIA CHE SI STA SFASCIANDO, SONO SALTATI I NERVI NEI CANONICI SANTUARI




RISSA DA MENTANA! MONTI FURIOSO CON TREMONTI SI ALZA E SE NE VA! GUARDATE COSA È SUCCESSO IN DIRETTA


BUFERA DA VESPA! LA LEZZI SI SCONTRA CON IL MINISTRO LORENZIN MENTE SAPENDO DI MENTIRE! GUARDATE E..

https://www.youtube.com/watch?v=w8D7NV0SVTE





25 GIU 2016 18:03
VAFFA A VAFFA!

– 'PORTA A PORTA' È ORMAI UNA BETTOLA: DOPO LO SCAZZO VESPA-BRUNETTA, LA GRILLINA LEZZI MANDA A CAGARE MARIO ORFEO: “STIA ZITTO LEI CHE DIRIGE IL PD1”

- ORFEO RIMPROVERA VESPA: "È VERGOGNOSO. NON POSSO ESSERE OFFESO". E VESPA: ''CHE DEVO FARE, LA PRENDO A SCHIAFFI?” (VIDEO)


E Orfeo attacca a muso duro: "Lei è pregata di stare al posto suo ed essere educata con me". E poi rimprovera Vespa: "Bruno però non possono accadere queste cose in trasmissione. È vergognoso. Non posso essere offeso"..


http://www.dagospia.com/rubrica-2/media ... 127532.htm
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I SIGNORI, PADRONI DEL VAPORE, CONTRO IL BEL PAESE.


Oggi, sul Fatto Quotidiano, si racconta che Mussoloni-Bomba è il preferito del trio Merkel, Draghi, Juncker.

E che lo stesso Mussoloni-Bomba, nelle prossime ore cercherà di strappare danè(soldi in italiano) nel prossimo incontro.

Il trio del Quarto REICH, non si può permettere in questo momento l’instabilità dell’Italia sullo scacchiere europeo e quindi, potrebbe fare il gioco del Ducetto di Rignano, per non complicare le cose sul teatro europeo.

Ovviamente, Mussoloni-Bomba, utilizzerebbe quel denaro per comprare a mani basse i tricolori più deboli, e scongiurare il RENXIT, che è ormai nell’ordine delle cose.

Ingigantendo a dismisura la politica dell’ex comandate Lauro, ben nota a tutti coloro che appartengono alla II e III generazione del novecento, per scongiurare di essere messo alla porta.

I tricolori dopo avergli spedito il chiaro messaggio di domenica scorsa, dove prevale il Vaffa-Vaffa, venderanno la loro libertà per un piatto di lenticchie????

Qualche euro in più è sufficiente per sottostare al Quarto REICH??????????
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"Il referendum va rinviato": ora il Pd teme l'effetto-Brexit
Il dem Francesco Boccia propone di rimandare il voto sulla riforma costituzionale alla prossima primavera, dopo il congresso del partito, "per rendere edotto il Paese"


Ivan Francese - Lun, 27/06/2016 - 15:21
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Il voto sulla Brexit è andato come è andato e ora il Pd trema. Terrorizzati dalla prospettiva che gli italiani possano bocciare il governo Renzi nel referendum sulla riforma costituzionale, i piddì ora tentano di guadagnare tempo col più classico degli espedienti da bassa politica: tirare a campare.


Da tempo si rincorrono le indiscrezioni su una presunta volontà di Matteo Renzi di posticipare il voto di ottobre di qualche mese, dopo la batosta delle amministrative e l'ondata di entusiasmo populista provocata in tutta Europa dalla Brexit. Secondo affariitaliani.it, che cita fonti di Palazzo Chigi, il voto dovrebbe slittare a domenica 4 dicembre. E l'operazione, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe addirittura l'avallo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Bisogna fare attenzione, però, a liquidare queste ricostruzioni come mere fantasie: appena ieri, ad esempio, il presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia ha proposto apertamente di rimandare il referendum alla primavera del 2017.

Evitiamo di replicare l'effetto Brexit sulla politica italiana - ha spiegato Boccia a margine della prima edizione di DigithON, la quattro giorni di maratona delle idee digitali tenutasi in Puglia- Il Partito Democratico deve sostenere compatto le riforme e spiegare con chiarezza che il cambiamento è necessario. Personalizzare il referendum è assolutamente sbagliato, come sbagliato è impiccarsi a una data." "Sarebbe più opportuno - conclude l'esponente dem - anticipare il congresso del PD, approfondire con schiettezza e anche duramente nel merito il confronto e, solo dopo, affrontare il referendum costituzionale avendo davanti il tempo necessario per rendere seriamente edotto il Paese. Non ci vedo nulla di male se facessimo in autunno il congresso ,e invece, si svolgesse il referendum nella primavera del 2017 dando più tempo agli italiani per capirne le ragioni più profonde, sarebbe un gesto di buon senso. Apprendiamo dagli errori degli altri; pentirsi dopo non serve a nulla".

Incalzato sul tema dalla stampa, il presidente del Consiglio Renzi ha provato oggi a smarcarsi, ricordando che le tempistiche del referendum sono dettate solamente dalla legge.
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......FACCIAMO LA OLA CON UN CIAONE A MUSSOLONI-BOMBA



MENTANA, PASSATE LE ELEZIONI RIPRENDE AL LUNEDI' I SONDAGGI DI MASIA.


E ARRIVA DOPO LA BRETIX L'IPOTESI DELLA RENZIX.


SE SI VOTASSE DOMANI, I 5S SAREBBERO IL PRIMO PARTITO D'ITALIA CON IL 31,7 %

IL PD SEGUE AL 31,2 %


SI CAPISCE QUINDI IL NERVOSISMO RACCONTATO DA QUELLA PETTEGOLA DI DAGOSPIA, ATTRIBUITO ALLA ZIA MERKELLONA E A HOLLANDE.


IL REFERENDUM SPACCHEREBBE ULTERIORMENTE QUESTA FRAGILISSIMA EUROPA.

CHIARE LE MANOVRE PER DILAZIONARE NEL TEMPO.

MA ANCHE COSI' MUSSOLONI-BOMBA PEGGIORERA' LA SUA POSIZIONE.

ARRETRARE ORA E' UN SEGNO DI DEBOLEZZA, CHE DIMOSTRA L'INCAPACITA' POLITICA DEL FIORENTINO DA STRAPAZZO.

NON E' PER NIENTE UN POLITICO, MA SOLO UN GRAN RACCONTATORE DI BALLE.

SOLO CHE ANDANDO IN LA' CON IL TEMPO SOLO LO ZOCCOLO DURO DEI DEVOTI E DEGLI INTERESSATI AD UN POSTO POTRANNO CONTINUARE A SOSTENERLO.

VEDIAMO COSA S'INVENTA GIORNO DOPO GIORNO, VISTO CHE I BOCCALONI NON GLI CREDONO PIU'.


ANCHE IL SONDAGGIO DI MASIA SUL REFERENDUM LO VEDE IN AVANTI DI QUALCHE ZERO VIRGOLA.

MENTRE ALTRI SONDAGGI LA SCORSA SETTIMANA DAVANO IL NO IN VANTAGGIO AL 54%.

PER UNO COME LUI QUESTA E' UNA CLAMOROSA DISFATTA. ANCHE SE NON LO AMMETTERA' MAI.

CIAONE MATTE',....LA PORTI UN SALUTO A FIRENZE......
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LA CALDA ESTATE DEL 2016



E la finanza sfiducia Renzi: "Cade presto per tre motivi"

Gli analisti del colosso Usa Citigroup: "Referendum su temi incomprensibili, rischia di fare la fine di Mario Segni"


Camilla Conti - Mer, 29/06/2016 - 08:26
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«Matteo Renzi farà la fine di Mariotto Segni che ha cercato per due volte di cambiare la legge elettorale in Italia con un referendum per poi scomparire gradualmente dalla scena politica».


E' questo il pronostico degli analisti americani di Citigroup che, in un report dedicato all'Italia e inviato ai clienti investitori, prevedono la caduta del premier parlano americano.

Tre i motivi principali segnalati nel report di Citi: le turbolenze finanziarie che hanno colpito duramente le banche italiane; un picco stagionale in materia di immigrazione e - ultimo ma non meno importante - «la personalizzazione del referendum» intorno alla figura dello stesso presidente del Consiglio.

Ecco perchè, si legge sempre nello studio, la situazione attuale può ricordare quella di Segni.

Facendo temere agli analisti americani una «RenziExit» che «non può essere completamente esclusa in questa fase».

Per i broker ci sarebbero «implicazioni negative per l'Italia, per l'Europa e per i mercati finanziari». Gli investitori si chiedono perché Renzi sta facendo una tale scommessa e la risposta potrebbe essere squisitamente politica: «Con l'eccezione delle elezioni europee del 2014, il Pd non ha mai ottenuto più del 40% dei voti e gli ultimi sondaggi disponibili (nonché le elezioni locali) suggeriscono che la quota di voto potrebbe oscillare in circa il 30 per cento», scrive ancora Citi.

In questo contesto, la mossa del premier che ha annunciato di dimettersi se il referendum non passa, «può rivelarsi una tentazione irresistibile per il 70% degli elettori non-Pd, così come per le correnti interne al partito», per rottamare il «rottamatore».





Renzi avrebbe inoltre «perso la sua innocenza» agli occhi degli elettori con il salvataggio delle quattro banche locali verso la fine del 2015», sottolineano i broker riferendosi all'Etruria&c.

Già nel marzo scorso il colosso Usa aveva acceso i riflettori sull'Italia con un altro studio dal titolo «Eppur si muove (lentamente)» in cui gli analisti si dichiaravano «moderatamente costruttivi» sul mercato azionario del nostro Paese grazie a una relativa stabilitá politica, alle politiche fiscali e alle possibili mosse della Bce.

Ad ogni modo, per Citigroup «a fronte di «venti favorevoli» che hanno fatto «emergere» il nostro Paese «da due decenni perduti, ora le vele si sono allentate, rendendo il percorso per le riforme piú complesso.

L'Italia ha visto una tiepida crescita di cui hanno beneficiato veramente solo poche regioni e dopo due anni il presidente del Consiglio Renzi sta affrontando le resistenze degli interessi costituiti e sta fronteggiando crescenti critiche verso l'Europa tra gli elettori», faceva notare lo studio di marzo.

Nel delineare rischi e opportunità, però, gli esperti avevano anche avvertito gli investitori che Renzi sarebbe potuto finire «sul filo del rasoio» fino al referendum d'autunno sottolineando i rischi di «chiedere agli italiani di votare in favore di riforme che a malapena capiscono».

Ma da allora la situazione per Renzi sembra essersi ulteriormente deteriorata. E questa volta non sono i soliti gufi italiani a dirlo.
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LA CALDA ESTATE DEL 2016

DOPO AVER LETTO, NAPOLEONI, POLITI, SPINELLI, SE JUNCKER, SOSTIENE CHE EVITERA' LA CORSA AGLI SPORTELLI, COME MINIMO UNO SI TOCCA.

SE POI SOSTIENE DI AVERNE PARLATO ANCHE CON RENZI, .....ALLORA, UNO SI RITOCCA.



‘Banche italiane, eviteremo la corsa agli sportelli’

Poi Juncker aggiunge: ‘Non c’è pericolo, per ora’
Sul piatto la richiesta di sospensione del bail in e quindi il via libera agli aiuti di Stato per gli istituti
L’ANALISI – Matteo Renzi sonda il terreno per capire cosa Bruxelles gli concede di fare (di Paolo Fior)

Economia & Lobby
“Non c’è pericolo per l’Italia per il momento” e “la Commissione farà di tutto per evitare qualsiasi tipo di corsa agli sportelli”. Dopo le conferme sul fatto che il Palazzo Chigi e il Tesoro stanno negoziando con Bruxelles un piano di sostegno per il sistema creditizio, il presidente dell’esecutivo Ue Jean-Claude Juncker martedì notte ha commentato così la situazione delle banche italiane. La cui zavorra di crediti deteriorati le ha rese il primo bersaglio delle vendite in borsa seguite alla vittoria dei favorevoli alla Brexit nel Regno Unito. Venerdì 24 e lunedì 27 i titoli di tutti gli istituti hanno subito pesantissime perdite a Piazza Affari

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Banche, Juncker: “Ne ho parlato con Renzi. Escludo pericoli, Commissione farà di tutto per evitare la corsa agli sportelli”
Economia
Il presidente della Commissione Ue ha confermato le discussioni su un piano di sostegno per gli istituti della Penisola, che dopo il referendum sulla Brexit hanno subito pesanti perdite. Sul tavolo la sospensione della direttiva sul bail in. Il sottosegretario Baretta: "Il nodo delle sofferenze era emerso già prima, ma ora servono regola per evitare il rischio di crisi sistemica. Come governo dobbiamo pensare alla tutela del risparmio"
di F. Q. | 29 giugno 2016
COMMENTI



“Non c’è pericolo per l’Italia per il momento” e “la Commissione farà di tutto per evitare qualsiasi tipo di corsa agli sportelli“. Dopo le conferme sul fatto che il Palazzo Chigi e il Tesoro stanno negoziando con Bruxelles un piano di sostegno per il sistema creditizio, il presidente dell’esecutivo Ue Jean-Claude Juncker martedì notte ha commentato così la situazione delle banche italiane. La cui zavorra di 200 miliardi di crediti deteriorati le ha rese il primo bersaglio delle vendite in borsa seguite alla vittoria dei favorevoli alla Brexit nel Regno Unito. Venerdì 24 e lunedì 27 i titoli di tutti gli istituti hanno subito pesantissime perdite a Piazza Affari. Unicredit ha chiuso in calo in calo anche martedì, giornata di rimbalzi per tutte le piazze europee.

“Abbiamo discusso della questione banche con Matteo Renzi“, ha detto Juncker al termine della prima giornata di vertice tra i leader Ue. Il presidente ha spiegato di non essere preoccupato per la situazione e di ritenere che in questo momento, appunto, non ci sia pericolo per gli istituti della Penisola, specificando però subito dopo che “la Commissione europea farà tutto il possibile” per evitare qualsiasi forma di panico bancario. “Dobbiamo garantire in Italia e altrove che il sistema bancario, data la situazione di disagio, sia protetto nel miglior modo possibile”, ha aggiunto.

Ma da Berlino arriva subito un altolà. La Germania, riferiscono fonti del governo tedesco a Bloomberg, è contraria a qualsiasi tentativo volto a proteggere gli investitori se il governo italiano va avanti col piano per ricapitalizzare le banche. Berlino, riporta l’agenzia finanziaria, punta ad applicare le regole dell’Ue nel salvataggio degli istituti di credito, imponendo dunque perdite su azionisti e alcuni creditori prima che vengano utilizzati soldi pubblici.

L’uscita di Juncker arriva il giorno dopo il solenne “siamo pronti a fare tutto il necessario per garantire la sicurezza dei risparmiatori e dei cittadini” di Renzi e l’auspicio del numero uno della Banca centrale europea Mario Draghi che si “faccia qualcosa” per “la vulnerabilità delle banche”. Anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, dal forum della Bce a Sintra, ha ripetuto: “Useremo tutti gli strumenti a disposizione per sostenere il sistema bancario”, perché “la Brexit è uno choc molto forte e bisogna fare attenzione che non si trasformi in una crisi sistemica attraverso le oscillazioni dei mercati finanziari. La volatilità è molto aumentata ed esistono rischi di contagio“.

Nel frattempo la vulnerabilità delle banche italiane è al centro di discussioni a Bruxelles. Stando a quanto emerso nelle ultime ore, un piano definito non c’è e sul tavolo ci sono diverse ipotesi. Tutte prevedono deroghe alle leggi europee ora in vigore, con la giustificazione che la Brexit ha determinato una situazione di stress eccezionale per il sistema. Una delle richieste di Roma riguarda la sospensione della normativa sul bail in, quella in base alla quale il salvataggio degli istituti, in caso di crisi, deve essere pagato da azionisti e obbligazionisti e non ricadere sulle casse pubbliche. Si chiede dunque, sostanzialmente, il via libera a aiuti pubblici per gli istituti in difficoltà, nella forma di un ingresso “a tempo” dello Stato nell’azionariato. Altre strade potrebbero essere il ricorso a strumenti simili ai Tremonti bond messi in campo nel 2009 per il Monte dei Paschi di Siena: obbligazioni convertibili emesse dalle banche e sottoscritte dal Tesoro – che riceve in cambio un interesse – per essere poi rimborsate.

“La Brexit e le sue conseguenze sono un tema europeo. Non pensiamo che il resto d’Europa sia a posto e l’Italia abbia un problema specifico”, ha detto mercoledì in un’intervista al Corriere della Sera il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. “Il nodo delle sofferenze delle banche italiane era emerso prima della Brexit”. Ma ora “l’obiettivo è definire un contesto comune che faccia da quadro ad interventi specifici consentendo, attraverso un’interpretazione della normativa, stando il più possibile dentro le regole, di evitare crisi o fallimenti di alcuni pezzi del settore bancario europeo, e dunque il rischio di una crisi sistemica“, ha continuato. “I trattati e le direttive sulle banche contemplano misure straordinarie in situazioni di difficoltà. Come per la flessibilità sui bilanci pubblici, ci sono margini di interpretazione”. “Se vediamo il problema dal lato delle banche prevale la logica di Atlante (il fondo finanziato dalle banche che è diventato proprietario di Veneto Banca e Popolare di Vicenza e dovrebbe intervenire anche nello smaltimento delle sofferenze, ndr), di mercato. Ma noi come governo dobbiamo considerare anche la tutela del risparmio e dei risparmiatori. E gestire in una struttura di garanzie anche delle risorse pubbliche è un tema vero”.

Proprio mercoledì la Camera ha dato il via libera definitivo con 287 sì e 173 no al decreto che regola i rimborsi forfettari all’80% per più della metà degli obbligazionisti subordinati di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti che hanno visto i propri risparmi azzerati in seguito al decreto salva banche del novembre scorso. Gli altri dovranno far ricorso agli arbitrati. Il testo tenta anche di accelerare i tempi per la dismissione dei crediti deteriorati delle banche modificando le norme in materia fallimentare e introducendo nuovi istituti come il patto marciano e il pegno non possessorio. In più prevede il ritorno al Tesoro delle quote della Sga, la società di Intesa SanPaolo creata nel 1997 per il salvataggio del Banco di Napoli e che ora potrebbe essere usata nell’ambito del Fondo Atlante o per creare un secondo fondo Atlante. E poi l’ampliamento dell’operatività del Fondo bancario di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale del personale del credito e misure per la conversione delle imposte differite attive in crediti d’imposta.



di F. Q. | 29 giugno 2016
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA CALDA ESTATE DEL 2016


PICCOLO ITALIANEN, TU PRENDERE SOLO ORDINI DA QUARTO REICH.




“Non possiamo ridiscutere ogni 2 anni le regole”
Merkel gela Renzi sulle deroghe per le banche

La cancelliera: “All’Italia è già stata concessa flessibilità”. E anche la Bce chiude alla richiesta di superare
il bail in consentendo aiuti di Stato. Juncker invece aveva detto: “Faremo il possibile per evitare il panico”
Economia & Lobby
“Credo che sia stata concessa una certa flessibilità a certi Paesi. Guardando soprattutto all’Italia, posso dire che abbiamo adottato diverse soluzioni, ma non possiamo ridiscutere ogni due anni le regole del settore bancario”. Così la cancelliera tedesca ha risposto ad una domanda sull’ipotesi di sospendere le regole sui salvataggi, che impediscono l’intervento pubblico. Una netta chiusura alle speranze di Renzi. Il membro del board della Bce Benoit Coeurè ha dato manforte a Merkel: “Sarebbe la fine dell’unione bancaria”. Il capo dell’esecutivo Ue Juncker, al contrario, aveva assicurato che “la Commissione farà di tutto per evitare qualsiasi tipo di corsa agli sportelli”


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Banche, Merkel gela Renzi: “Abbiamo già concesso flessibilità all’Italia. Non possiamo discutere ancora le regole”
Economia
La Cancelliera ha escluso la possibilità di sospendere la direttiva sul bail in. D'accordo Coeurè (Bce): "Sarebbe la fine dell’unione bancaria". Al contrario martedì sera Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, aveva garantito: "Per il momento non c'è pericolo, ma faremo di tutto per evitare la corsa agli sportelli". Il premier italiano: "Mai chiesto di cambiare le regole"
di F. Q. | 29 giugno 2016
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Angela Merkel chiude le porte in faccia a Matteo Renzi e alla sua richiesta di deroghe alle norme europee sulle banche, smentendo quanto affermato poche ore prima dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker. “Non possiamo ridiscutere ogni due anni le regole del settore bancario“, ha spiegato la cancelliera tedesca. Il governo italiano negli ultimi giorni ha provato a sondare il terreno sulla possibilità di una sospensione del bail in, la normativa entrata in vigore l’1 gennaio di quest’anno secondo la quale a farsi carico del salvataggio degli istituti in difficoltà devono essere azionisti, obbligazionisti subordinati e correntisti con più di 100mila euro sul conto. La ratio della direttiva è evitare ricadute sulle casse pubbliche e di conseguenza sulle tasche di tutti i contribuenti. Dopo la vittoria della Brexit, però, la vulnerabilità degli istituti italiani zavorrati da 200 miliardi di crediti deteriorati netti si è fatta sentire: venerdì 24 e lunedì 27 hanno subito pesantissime perdite a Piazza Affari. E secondo Palazzo Chigi il bail in contribuisce a ridurre la fiducia dei risparmiatori nel sistema. Così, stando a quanto è emerso, ha tentato di ottenere un via libera all’iniezione di aiuti pubblici o all’utilizzo, in caso di necessità, di altri strumenti per rafforzare il capitale delle banche e aiutarle a sgravarsi delle sofferenze. Una deroga motivata dalla situazione di stress straordinario causata dall’uscita del Regno Unito dalla Ue.

Dalla cancelliera è arrivato ora un no secco. “Credo che sia stata concessa una certa flessibilità a certi Paesi per favorire la crescita. Guardando soprattutto all’Italia, posso dire che abbiamo adottato diverse soluzioni, ma non possiamo ridiscutere ogni due anni le regole del settore bancario“, perché a livello Ue “abbiamo appena lavorato per avere regole sulla ricapitalizzazione”. L’attuale quadro dell’unione bancaria, ha sottolineato Merkel, “offre la possibilità di affrontare le richieste di ogni stato membro”. Dal forum Bce di Sintra le ha dato manforte Benoit Coeurè, membro del comitato esecutivo dell’Eurotower: “Se le regole sul bail-in vengono tenute in sospeso, allora è veramente la fine dell’unione bancaria (ora in vigore ma senza il pilastro della garanzia unica sui depositi, ndr) come la conosciamo”. E ancora: “Il bail-in e la direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie fanno parte di un pacchetto più ampio di misure volto a migliorare la vigilanza, ad identificare i giusti incentivi e rendere il sistema bancario più sicuro”.

Renzi all’angolo fa un passo indietro: “Mai chiesto di cambiare le regole” – Di fronte a queste chiusure il premier italiano ha fatto quello che sembra un passo indietro: “Non abbiamo mai chiesto di cambiare le regole”, ha sostenuto al termine di un incontro tra i 27 leader Ue (per la prima volta senza David Cameron) a Bruxelles, ricordando che invece “le regole sono state cambiate l’ultima volta nel 2003 per consentire alla Francia e soprattutto alla Germania di superare il tetto del 3%”. Sul fronte bancario, “com’è noto noi abbiamo perduto l’occasione di intervenire in modo strutturale, come ha fatto la Germania, che ha messo 247 miliardi di euro per salvare le proprie banche. L’Italia non lo ha fatto, perché chi stava al governo, i presidenti Berlusconi, Monti e Letta che rispetto, quando si poteva fare non l’hanno fatto”. Quando al governo Renzi, “ha fatto pulizia“, ha detto il premier. “Abbiamo messo il sistema in sicurezza con la riforma delle banche popolari, che se fosse stata fatta 25 anni fa non ci sarebbe stato quel che c’è stato nel nord est (il riferimento è al dissesto di Pop Vicenza e Veneto Banca, i cui azionisti hanno perso quasi tutti i soldi investiti, ndr)”. All’angolo, insieme a Renzi, c’è però anche Juncker, che martedì sera al termine della prima giornata di vertice tra i leader Ue aveva riferito di aver “discusso della questione banche con Matteo Renzi” e promesso: “La Commissione farà di tutto per evitare qualsiasi tipo di corsa agli sportelli“, pur chiarendo che “per il momento non c’è pericolo”. “Dobbiamo garantire in Italia e altrove che il sistema bancario, data la situazione di disagio, sia protetto nel miglior modo possibile”, aveva aggiunto.

Visco: “Useremo tutti gli strumenti” – Il botta e risposta arriva il giorno dopo il solenne “siamo pronti a fare tutto il necessario per garantire la sicurezza dei risparmiatori e dei cittadini” di Renzi e l’auspicio del numero uno della Banca centrale europea Mario Draghi che si “faccia qualcosa” per “la vulnerabilità delle banche”. Anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, dal forum della Bce a Sintra, ha ripetuto: “Useremo tutti gli strumenti a disposizione per sostenere il sistema bancario”, perché “la Brexit è uno choc molto forte e bisogna fare attenzione che non si trasformi in una crisi sistemica attraverso le oscillazioni dei mercati finanziari. La volatilità è molto aumentata ed esistono rischi di contagio“.

Le ipotesi sul tavolo: dalla sospensione del bail in ai Padoan bond - Stando a quanto emerso nelle ultime ore, un piano definito non c’è e sul tavolo ci sono diverse ipotesi. Tutte prevedono deroghe alle leggi europee ora in vigore, con la giustificazione che la Brexit ha determinato una situazione di stress eccezionale per il sistema. Una delle richieste di Roma riguarda la sospensione della normativa sul bail in, quella in base alla quale il salvataggio degli istituti, in caso di crisi, deve essere pagato da azionisti e obbligazionisti e non ricadere sulle casse pubbliche. Si chiede dunque, sostanzialmente, il via libera a aiuti pubblici per gli istituti in difficoltà, nella forma di un ingresso “a tempo” dello Stato nell’azionariato. Un’altra strada potrebbe essere il ricorso a strumenti simili ai Tremonti bond messi in campo nel 2009 per il Monte dei Paschi di Siena: obbligazioni convertibili emesse dalle banche e sottoscritte dal Tesoro – che riceve in cambio un interesse – per essere poi rimborsate. Qualcuno li ha già battezzati “Padoan bond”. Si parla poi di consorzi di garanzia per gli aumenti di capitale capeggiati da Cassa depositi prestiti con il ruolo di garante di ultima istanza.

Baretta: “In una struttura di garanzie servono anche risorse pubbliche” - “La Brexit e le sue conseguenze sono un tema europeo. Non pensiamo che il resto d’Europa sia a posto e l’Italia abbia un problema specifico”, ha detto mercoledì in un’intervista al Corriere della Sera il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. “Il nodo delle sofferenze delle banche italiane era emerso prima della Brexit”. Ma ora “l’obiettivo è definire un contesto comune che faccia da quadro ad interventi specifici consentendo, attraverso un’interpretazione della normativa, stando il più possibile dentro le regole, di evitare crisi o fallimenti di alcuni pezzi del settore bancario europeo, e dunque il rischio di una crisi sistemica“, ha continuato. “I trattati e le direttive sulle banche contemplano misure straordinarie in situazioni di difficoltà. Come per la flessibilità sui bilanci pubblici, ci sono margini di interpretazione”. “Se vediamo il problema dal lato delle banche prevale la logica di Atlante (il fondo finanziato dalle banche che è diventato proprietario di Veneto Banca e Popolare di Vicenza e dovrebbe intervenire anche nello smaltimento delle sofferenze, ndr), di mercato. Ma noi come governo dobbiamo considerare anche la tutela del risparmio e dei risparmiatori. E gestire in una struttura di garanzie anche delle risorse pubbliche è un tema vero”.

Il via libera al decreto banche con i rimborsi automatici per parte degli obbligazionisti truffati – Proprio mercoledì la Camera ha dato il via libera definitivo con 287 sì e 173 no al decreto che regola i rimborsi forfettari all’80% per più della metà degli obbligazionisti subordinati di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti che hanno visto i propri risparmi azzerati in seguito al decreto salva banche del novembre scorso. Gli altri dovranno far ricorso agli arbitrati. Renzi, da Bruxelles, ha sostenuto che la risoluzione dei quattro istitutu “ha permesso di salvare i correntisti e soltanto una propaganda politica abbastanza vergognosa può dire il contrario: noi siamo il governo che ha mandato a casa i cda. Se poi c’è da intervenire su qualche manager, spero venga fatto con il massimo della chiarezza e del rigore”. Nessun commento sulle polemiche che hanno investito il presidente della Consob Giuseppe Vegas per l’eliminazione degli scenari probabilistici dai prospetti delle obbligazioni subordinate: “La Consob c’è e io la rispetto. Il governo rispetta l’autorità indipendente”, si è limitato a dire Renzi.

Il decreto banche tenta anche di accelerare i tempi per la dismissione dei crediti deteriorati delle banche modificando le norme in materia fallimentare e introducendo nuovi istituti come il patto marciano e il pegno non possessorio. In più prevede il ritorno al Tesoro delle quote della Sga, la società di Intesa SanPaolo creata nel 1997 per il salvataggio del Banco di Napoli e che ora potrebbe essere usata nell’ambito del Fondo Atlante o per creare un secondo fondo Atlante. E poi l’ampliamento dell’operatività del Fondo bancario di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale del personale del credito e misure per la conversione delle imposte differite attive in crediti d’imposta.
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LA CALDA ESTATE DEL 2016

Ovvio che Il Giornale non faccia sconti a Mussoloni.


Banche, Merkel, schiaffo a Renzi: "Le regole non si cambiano"

La Cancelliera tiene il punto: "Non si cambiano ogni due anni le norme sulle banche". Un altro flop per Renzi


Claudio Torre - Mer, 29/06/2016 - 16:49
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La Merkel torna a sbattere la porta in faccia all'Italia. "Non si possono cambiare le regole ogni due anni".


Così la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha ruisposto alla domanda di un giornalista sulla eventualità di concedere una maggiore flessibilità ad alcuni Paesi e cambiare le regole sul settore bancario in Italia come conseguenza della Brexit. "L’aspetto stabilità è prioritario, assieme a quello della flessibilità - ha premesso Merkel - abbiamo svolto un lavoro biennale per intervenire in modo pratico". "Abbiamo lavorato per darci regole comini sulla ricapitalizzazione delle banche, non possiamo cambiare le regole ogni due anni. Le basi attuali offrono lo spazio per rispondere alle necessità dei diversi stati membri", ha aggiunto.

Insomma a quanto pare la Cancelliera non è pronta per fare concessioni sul fronte bancario all'Italia e soprattutto su una revisione del bail-in. Di fatto Renzi si accosa subito alla Cancelliera e accetta il diktat di Berlino: "Nessuno vuole cambiare le regole. Una questione del genere non è all'ordine del giorno. Anche con le regole attuali siamo in grado di proteggere i risparmiatori. Ma l'ue non può far finta di nulla", ha affermato riferendosi anche al dopo-Brexit. E ancora: L'Italia ha perso l’occasione per intervenire in modo strutturale sulla questione bancaria come ha fatto la Germania che ha salvato le banche mettendo 247 miliardi. In Europa - ha ricordato il premier - l’ultimo Paese che non le ha rispettate è stata la Germania nel 2003, e allora il governo Berlusconi glielo ha consentito per fare un favore a Germania e Francia". Insomma a quanto pare la fuoriuscita di londra dall'Unione per il momento non ha cambiato i rapporti di potere. Di fatto Berlino continua a dettare le sue regole e il governo renziano ad accettarle passivamente...
cielo 70
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Iscritto il: 18/03/2012, 10:43

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da cielo 70 »

camillobenso ha scritto:LA CALDA ESTATE DEL 2016

DOPO AVER LETTO, NAPOLEONI, POLITI, SPINELLI, SE JUNCKER, SOSTIENE CHE EVITERA' LA CORSA AGLI SPORTELLI, COME MINIMO UNO SI TOCCA.
Quale corsa agli sportelli? Non c'è più nulla da prelevare.
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