Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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UNA SOLA VOX POPULI PER TUTTI

sanjust43 • 25 minuti fa
Questi ceffi sono i nuovi padri costituenti.
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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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MA SALAH, ... NON SAPEVA NIENTE?????????????????????????????????????????????????????????????????



Expo, 11 arresti a Milano: “Associazione a delinquere per favorire Cosa Nostra”. Gip: “Imprenditori non hanno voluto vedere”

Expo Milano 2015, padiglione della Francia
< 1/9 >

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Mafie
La Guardia di finanza ha eseguito le misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della Dda con al centro reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere con l’aggravante della finalità mafiosa. Commissariata la Nolostand del gruppo Fiera di Milano: "Indagati in contatto con i vertici". Sequestro preventivo di beni per 5 milioni di euro. In manette anche l'ex presidente della Camera penale di Caltanissetta. Procuratore capo Francesco Greco: "Vicenda inquietante"
di F. Q. | 6 luglio 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07 ... a/2884799/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CONTO ALLA ROVESCIA


dura minga dura no

https://www.youtube.com/watch?v=4d6ivhl6voU

https://www.youtube.com/watch?v=xtsk16IN__M


QUANTO MANCA ALLA CADUTA DELLA SECONDA REPUBBLICA????
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CONTO ALLA ROVESCIA


SEMPRE PIU' ATTUALE



6 LUG 2016 16:01
SLIDING DOORS: NCD VUOLE TORNARE CON BERLUSCONI

- ESCE ALLO SCOPERTO GIUSEPPE ESPOSITO: ''SUBITO FUORI DAL GOVERNO. QUANDO? GIA’ DOMANI. NON DOBBIAMO ASPETTARE REFERENDUM''. E LO DICE PURE SUL SUO BLOG


Il partito è un casino: "Non siamo più ai leader, ma ai sottoleader". A Palazzo Madama i dissidenti sono otto e rischiano di mandare sotto la maggioranza. Tutti vicini a Schifani. “Il referendum non rappresenta un passaggio politico: riguarda i cittadini e non è vincolante per il governo. Possiamo lasciare il governo e poi ciascuno può decidere se stare con il Sì o con il No"....



Tommaso Ciriaco Per “Repubblica”

allora cosa chiede?
"Voglio che Ncd diventi un soggetto pronto ad approdare in un centro moderato. Fino ad oggi, invece, l'esperienza del nostro partito è stata sacrificata alla nostra presenza nel governo".

Avete rotto con Berlusconi per partecipare a questo esecutivo.
"Abbiamo fatto cose buone per l'Italia, altre che non sono state il massimo. Adesso però è finita la fase d'emergenza. Dobbiamo uscire dal governo".

Parole pesanti. Quando pensa che dovreste lasciare l'esecutivo?
"Domani. Dobbiamo lasciare il governo e ricostruire l'area moderata".

Una parte del partito non è d'accordo. E anche Alfano nutre dubbi.
"Senta, ci chiamiamo Nuovo centro destra: io resto ancorato con entrambi i piedi nel centrodestra, gli altri non so, magari hanno cambiato idea...".

Non è il caso di attendere almeno luglio, il dibattito sulle eventuali modifiche all'Italicum, e magari anche il referendum costituzionale di ottobre?
"Non dobbiamo aspettare nulla. Noi abbiamo contribuito ad approvare anche buone leggi, ma il referendum non rappresenta un passaggio politico: riguarda i cittadini e non è vincolante per il governo. Possiamo lasciare il governo e poi ciascuno può decidere se stare con il Sì o con il No".

Ma se uscite dal governo, come si regge l'esecutivo? Sarebbe crisi.
"Possiamo anche uscire dal governo e far sì che l'esecutivo resti comunque fino al referendum".

Non credo Renzi accetterebbe.
"Senta, comunque non è un mio problema. Il mio problema era portare l'Italia fuori dal guado. Diciamo che ci siamo riusciti, o quantomeno possiamo dire che adesso il Paese almeno sta galleggiando".

Sulle sue posizioni ci sono otto senatori. Siete una minoranza nel partito, pensa che sia possibile convincerne altri?
"Sono convinto che nel partito si debba aprire una discussione. Solo allora si vedrà se c'è una maggioranza schiacciante o se magari si verifica uno splittamento consensuale tra due posizioni diverse. Sa qual è il problema? Che ormai non siamo più al partito dei leader, ma dei sottoleader. Ognuno parla per se stesso, e non si da spazio al confronto e alla condivisione".

Lei andrà alla riunione del centrodestra che si terrà oggi al Senato, in nome del No al referendum?
"Sì, anche se penso sia un errore legare questo incontro al No al referendum. Vado per ascoltare e per comprendere le posizioni. Vado per partecipare alla riflessione sul centrodestra".

Tutto questo mentre Alfano è sotto i riflettori dei media, dopo l'inchiesta che ha lambito il padre del ministro e il fratello per l'assunzione alle Poste. Tutto questo influirà sulle scelte del leader, rispetto alla permanenza di Ncd al governo?
"Alfano è inutilmente sotto i riflettori, perché sono convinto che non c'entri nulla in questa storia. E' fango nel ventilatore. Detto questo, non penso che i fatti personali possano influire sulle scelte politiche".
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Dal blog di Giuseppe Esposito


Cosa farà NCD?


Guardo al dibattito che finalmente, come da me auspicato, si è innescato – almeno a mezzo stampa- sul futuro di Ncd dopo l’ormai manifesta irrilevanza elettorale del partito. Certo sono voci contrastanti. Chi parla e scrive di andare organicamente a sinistra, chi vuole andare a destra e chi vuole rilanciare il Nuovo CentroDestra.
Maurizio Lupi ieri, per esempio, ha annunciato tramite Facebook che ad ottobre, dopo il referendum, Ncd uscirà dal governo, Alfano parla di una ipotesi di scuola che ne inizieremo a discutere a ottobre. Cicchitto e Pizzolante sono per chiudere con Renzi un accordo politico. Non vorrei che tutti questi annunci fossero soltanto un pretesto per guadagnare un po’ di tempo.

E poi, riflettevo, ma ad ottobre dopo il referendum si dovrà votare sicuramente la finanziaria.


Cosa farà Ncd? L’approvazione del bilancio dello Stato sarà una scusa ulteriore per ritardare l’uscita dal governo?
Tutte queste decisioni, questi auspici e questi proponimenti devono essere decisi in questo modo? Oppure il partito ha ancora degli organismi in cui decidere collegialmente il proprio futuro che non possono essere autoreferenziale come la riunione fatta dai governativi l’altra sera.

In attesa che qualcuno batta un colpo, io sono qui, attendo.
Per dirla con Nanni Moretti, per far comprendere quanto sia surreale questo dibattito:
“Mi si nota di più se resto al governo o se ne parlo soltanto?”
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SI SALVI CHI PUO'




6 LUG 2016 18:21
RENZI PUNCHIN’ BALL! - PURE ANGELINO “SENZA QUID” ALZA LA VOCE. ED ACCUSA IL PREMIER CAZZONE DI ESSERE FINITO NEL TRITACARNE DELLE INTERCETTAZIONI PER LE SUE RECENTI NOMINE NELLA GUARDIA DI FINANZA CON LA CONSEGUENTE "VENDETTA" DEGLI ESCLUSI


Angelino gli ha anche annunciato che il 70% dell’Ncd vuole lasciare il governo. Lui si colloca nel restante 30%, ma l’inchiesta “Labirinto” gli sta creando più d’una vertigine...



Aspirina per Dagospia

L’incontro di Alfano con Renzi, ieri a Palazzo Chigi, sarebbe stato piuttosto burrascoso. Il ministro dell’Interno avrebbe rinfacciato al premier le scelte e le nomine fatte per gli apparati di sicurezza e per i vertici delle Forze dell’ordine.



In altre parole, ha accusato Matteuccio di aver optato per soluzioni familiste che si sono mostrate vittime di faide interne. Riferimenti manco troppo velate alla Guardia di Finanza.

Secondo il ministro “senza quid”, se è finito nel tritacarne giudiziario per l’assunzione del fratello alle Poste ed i curricula volantinati dal padre è per colpa delle scelte fatte da Renzi sui “canarini”; e le conseguenti “vendette” degli esclusi.

Soprattutto se gli “esclusi” sono ufficiali che hanno recuperato e saldato il ruolo della Gdf con le Procure ed hanno un filo diretto con il presidente dell’Anm, Pierluigi Davigo.


Chiacchiere da bar. Se non fosse per il fatto che le faceva il ministro dell’Interno, che controlla direttamente un apparato di sicurezza (l’Aisi) ed ha espresso, come capo del Dis, l’ex capo della Polizia. Insomma, uno che di queste cose dovrebbe saperne.

Già che c’era, Angelino ha anche ricordato al premier punchin’ ball che il 70% dell’Ncd vuole lasciare il governo.

Lui si colloca nel restante 30%, ma l’inchiesta “Labirinto” gli sta creando più d’una vertigine
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MAYDAY,......MAYDAY,......MAYDAY,......



Angelino, Angelino,.........
https://www.youtube.com/watch?v=KqHSIdAvdvU

https://www.youtube.com/watch?v=38XuDw89_qA

https://www.youtube.com/watch?v=fis1xovL2Po

https://www.youtube.com/watch?v=Ys-QyxrCT00



Fratello di Alfano, parlamentari Pd chiedono commissione d'inchiesta
Il deputato Pd Franco Ribaudo: "Avevamo chiesto una commissione d'inchiesta già nel febbraio 2015. Sapevamo che tra le assunzioni sospette in Poste c'era anche il fratello di Alfano"


Raffaello Binelli - Mer, 06/07/2016 - 18:48
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E se alla fine fosse il fratello di Alfano a far saltare il governo Renzi? Ovviamente per la nota vicenda dell'assunzione alle Poste.


Ora, però, con le inchieste che vanno avanti, il ministro dell'Interno che si difende ("solo scarti di inchieste usati politicamente per colpirmi") e l'Ncd al collasso (sono tanti gli esponenti del partito che vogliono tornare nel centrodestra), potrebbero essere alcuni esponenti del Pd a far saltare il banco. Ma in che modo? Tramite una commissione d'inchiesta parlamentare. Come scrive l'Huffington Post trentasei parlamentari democratici chiedono una commissione d'inchiesta che faccia piena luce sulla vicenda.

A dire il vero la richiesta era già stata fatta nel febbraio 2015, come rivela il deputato piddì Franco Ribaudo, che insieme ad altri 35 colleghi aveva proposto una Commissione d'inchiesta per indagare sulle modalità di assunzione di Alessandro Alfano (fratello del ministro) nell'azienda di Stato.

"La nostra proposta di una commissione di inchiesta - spiega Ribaudo all'Huffington - viene fuori nei giorni della Parentopoli di Poste, quando si era scoperto che si entrava in azienda grazie a parenti di sindacalisti o politici. Si sapeva che il fratello di Alfano era stato assunto, è chiaro che c'era anche quello" tra le assunzioni irregolari. Ma poi ci si arriva per deduzione: con tutti i bravi avvocati che ci sono in Italia, hanno assunto proprio il fratello di Alfano".

L'intercettazione
Assunto in Poste nel settembre 2013, Alessandro Alfano era poi passato a Poste Tributi nel 2015, arrivando poi a Poste Italiane. Ora il suo nome compare nelle carte dell'inchiesta Labirinto con cui la procura di Roma sta indagando su appalti e nomine pubbliche sospette. Una telefonata intercettata tra il "faccendiere" Raffaele Pizza e Davide Tedesco (collaboratore del ministro dell'Interno) sembra chiamarlo in causa: "Pizza - scrive in un rapporto la Gdf - sostiene di aver facilitato, grazie ai suoi rapporti con l'ex amministratore Massimo Sarmi, l'assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo Poste".

L'accusa: il sistema funzionava così
Secondo Ribaudo il sistema funzionava in questo modo: "Gli amici e i parenti di politici e sindacalisti venivano assunti nelle sotto-società di Poste a cui l'azienda pubblica esternalizzava i servizi. E successivamente venivano poi incamerati nel personale. Senza alcun concorso pubblico né tantomeno forma di controllo da parte delle istituzioni. Lo stesso - prosegue il parlamentare piddì - è accaduto per il fratello di Alfano. Ma questo vale anche per le altre società, come Poste Vita, Poste Tim, Poste Pacchi che hanno dato la possibilità di fare mercimonio nelle società". E rincara la dose: "Si è arrivati ad assumere attraverso le società interinali, con un costo del 20% in più, per poi trasformare quelle assunzioni in stabilizzazioni".

Ma ora cosa succederà? La richiesta di una Commissione di inchiesta è stata fatta più di un anno fa "ma al momento è ferma, anche se oggi è tornata nuovamente attuale". Ribaudo però fa sapere che tornerà a chiederne l'istituzione: "Il governo - spiega - deve pretendere da una società come Poste sistemi e modalità più trasparenti e per farlo non c'è bisogno di una norma di legge ma dovrebbe valere come principio basilare".
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Banche, Renzi minimizza e rilancia: “Ue rifletta, i nostri crediti deteriorati meno gravi dei derivati che hanno altri”
Economia
Il premier è tornato ad attaccare gli istituti tedeschi e per quanto riguarda la situazione del Monte dei Paschi di Siena ha sostenuto che "è al centro delle attenzioni" a causa di "algoritmi, stress test e parametri" ma "risparmiatori e correntisti non hanno alcun problema, le difficoltà riguardano gli azionisti"
di F. Q. | 6 luglio 2016
COMMENTI

Mentre continuano i negoziati tra l’Italia e Bruxelles sul piano di intervento che il governo Renzi vuol mettere in campo per “mettere in sicurezza” le banche più a rischio, a partire dal Monte dei Paschi di Siena, il premier torna ad attaccare il sistema creditizio tedesco. E da un lato rassicura i correntisti italiani sul fatto che “non hanno alcun problema”, dall’altro si dice sicuro che “i prossimi giorni consentiranno alle autorità europee di riflettere attentamente sulla situazione del credito nel nostro Continente”, dove “la vera questione non sono i non performing loans (i crediti difficili da recuperare iscritti nei bilanci delle banche, ndr) italiani ma i derivati di altre banche”. Ogni riferimento alla situazione di Deutsche Bank sembra voluto. Nei giorni scorsi, del resto, Renzi ha ricordato più volte come la Germania negli anni della crisi e prima dell’entrata in vigore del bail in abbia “messo 247 miliardi di euro” pubblici per salvare i propri istituti. Parlando da Berlino, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble aveva invece ammorbidito i toni, spiegando che l’Italia ha avviato i colloqui con la Commissione sulla situazione del sistema bancario, ma “non chiede alcuna eccezione rispetto alle regole” europee in vigore.

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Renzi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi con il primo ministro svedese Stefan Lofven, ha sostenuto che i problemi legati delle sofferenze in pancia agli istituti italiani “vanno risolti, si possono risolvere e sono in fase di risoluzione sia attraverso le modifiche normativa appena apportate che attraverso le iniziative private e di mercato messe in campo”, leggi il fondo Atlante e il “gemello” Giasone che sarebbe in via di preparazione con un (ulteriore) supporto finanziario della Cassa depositi e prestiti, i cui vertici mercoledì hanno visto a Palazzo Chigi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. In ogni caso, stando al premier, si tratta di “un problema che vale uno, i derivati di altre banche valgono cento”.

Quanto ai crolli subiti in Borsa dalle banche italiane negli ultimi giorni, con Mps che ha lasciato sul terreno il 14% lunedì e il 19% prima di recuperare il 6% mercoledì anche grazie al divieto di vendite allo scoperto imposto dalla Consob, il presidente del Consiglio ha dato la colpa a “gli algoritmi, gli stress test (il 29 luglio arriveranno i risultati dei nuovi “esami” dell’Autorità bancaria europea, a cui il Monte rischia la bocciatura, ndr), i parametri, per cui alcune banche, una in particolar modo italiana, è al centro delle attenzioni”. Per raffreddare la febbre sul titolo la Consob ha deciso di vietare per tre mesi, fino al 5 ottobre, le posizioni nette corte sulla banca senese, un intervento che secondo l’authority “rafforza ed estende il divieto alle vendite allo scoperto adottato ieri, in quanto vieta sia le vendite allo scoperto di azioni Mps, sia le operazioni ribassiste compiute attraverso strumenti finanziari derivati che hanno come sottostante le azioni”.

Poi il tentativo di rassicurare i risparmiatori: “I risparmiatori italiani e i correntisti non hanno alcun problema e per me questa è la priorità: è del tutto evidente che le questioni problematiche sui mercati e le difficoltà della borsa sono seguite con attenzione dal governo italiano ma riguardano gli azionisti. A me interessa che non ci sia alcun dubbio rispetto alla tranquillità dei correntisti italiani e di coloro che mettono i soldi nelle banche italiane ed europee”.

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Nel frattempo da Strasburgo Valdis Dombrovskis, che assume l’incarico di commissario Ue ai Servizi finanziari dopo le dimissioni dell’inglese Jonathan Hill, ha confermato che “eventuali ricapitalizzazioni preventive delle banche sono possibili solo se vengono soddisfatte tutte le condizioni“. Cioè la banca “deve essere solvente, deve essere in grado di rispettare i requisiti di capitale nello scenario di base e, se ci sono problemi nello scenario sfavorevole, allora la ricapitalizzazione precauzionale può avvenire. Le regole sono lì: se ci sono le condizioni, allora le regole possono essere applicate”. Poi Dombrovskis, che rispondeva a una domanda dell’eurodeputato Renato Soru, ha precisato di non poter “commentare su singole banche, come Mps”. “Naturalmente – ha continuato Dombrovskis – un altro elemento sono gli aiuti di Stato, che sono di competenza del commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager. Certamente dobbiamo lavorare insieme, come Commissione nel suo complesso, per trovare una soluzione che funzioni. Finora siamo stati capaci di farlo e continueremo a lavorare con lo stesso spirito”.
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MAYDAY,......MAYDAY,......MAYDAY,......



Tempesta su Washington
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/Tempesta_su_Washington

E' un film del 1962.


Adesso assistiamo al film: TEMPESTA SU PALAZZO CHIGI



6 LUG 2016 18:00
CAZZIATONE DELLA BOSCHI A RENZI: SE HO DIMEZZATO I CONSENSI E’ PERCHE’ MI HAI FATTO SOVRAESPORRE - LA MADONNA DI LOTTA E DI GOVERNO, INGRASSATA DI 3 CHILI, BOCCIA IL CAZZONE: DALLA NOMINA DI CARRAI AL RINVIO DEL REFERENDUM FINO ALLE MODIFICHE AL SUO ITALICUM: CON LA COALIZIONE CI LEGHIAMO AD ALFANO E VERDINI
Ieri telefonata di fuoco tra la ministra ed il premier. Il confronto sarebbe stato “franco e sincero”; insomma, sono volati gli stracci. Maria Etruria avrebbe anche ammonito il premier a non firmare il decreto ministeriale di nomina a Marco Carrai alla guida della “struttura di missione” della Presidenza del Consiglio sulla cyber security. Con lei anche Luca Lotti... -


Aspirina per Dagospia


Maria Etruria Boschi è una donna. E come tutte le donne teme la prova in costume. Mai come quest’anno. Si vede brutta allo specchio: è ingrassata di 3 chili; ed indovinate dove si sono fermati. Quindi, teme di sfigurare con le foto della palestrata Agnese.

In più, pure sul piano politico le cose non vanno per il meglio. Il sondaggio Ipr-Repubblica sul gradimento dei ministri, rielaborato da questo disgraziato sito, l’ha fatta letteralmente imbufalire. Dal sondaggio emerge che ha dimezzato il consenso dal giuramento al Quirinale ad oggi.


Così ieri ha fatto una telefonata di fuoco a Matteuccio suo. Il confronto sarebbe stato “franco e sincero”; insomma, sono volati gli stracci. Maria Etruria avrebbe rimproverato al premier che se ha perso consenso è stato per la “sovraesposizione” a cui Renzi l’ha costretta sulle riforme.

Il premier ha provato a fare un “ragionamento” politico: la perdita di consenso, dal 41% delle Europee al 29,5% delle amministrative, è maturato negli ultimi mesi. Ne consegue - avrebbe provato a spiegare a Maria Elena - che dobbiamo rinviare la data del referendum, così da avere più tempo per rimontare la china.


Non l’avesse mai detto! La Boschi avrebbe alzato la voce. Se rinviamo il referendum - avrebbe detto - ci sputtaniamo. E non pensare di modificare l’Italicum, come chiede Alfano! Se lo fai, ci leghiamo mani e piedi all’Ncd ed a Verdini.


Già che c’era, Maria Etruria avrebbe anche ammonito il premier a non firmare il decreto ministeriale di nomina a Marco Carrai alla guida della “struttura di missione” della Presidenza del Consiglio sulla cyber security. Sa di avere dalla sua parte anche Luca Lotti.

Ed i cinque ministeri a disposizione non le bastano più: vuole ancora più potere nel governo.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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MAYDAY,......MAYDAY,......MAYDAY,......



A CHI LA POLTRONA???..........A NOI!!!!!


QUESTO E' IL PD.




Il Pd si schiera con Alfano. Ma i nemici sono dentro Ncd

Più che le intercettazioni, il fratello e il padre, il ministro è alle prese con una fronda interna. E' quella a far ballare il governo, che infatti blinda Angelino: "La richiesta di dimissioni è pretestuosa" dice il capogruppo dem Rosato
DI LUCA SAPPINO
06 luglio 2016



Per Angelino Alfano non è una bella giornata. Le intercettazioni, la «barbarie legale» di cui in queste ore si lamenta, hanno riportato al centro del palcoscenico suo fratello minore, che già altre volte l’aveva fatto dispiacere. Alfano jr era finito, con la sua laurea triennale in economia presa in età matura, anche in alcune interrogazioni parlamentari e non solo per la nomina nella società di Poste Italiane, di cui si parla adesso e si è parlato nel 2013, né solo per lo stipendio da 160mila euro che - almeno a prendere per buone le telefonate di Raffaele Pizza - non sarebbero neanche abbastanza. «Gli scarti dei giudici», come li chiama Alfano, hanno poi tirato in ballo suo padre, nelle parole di due donne intercettate. Avrebbe raccomandato decine di curriculum, ma per il ministro è assurdo: il padre è "un uomo di ottant'anni", lo difende, "il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa".

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AlessandroDiBattista ✔ @ale_dibattista
Sulle intercettazioni che riguardano #Alfano neppure una parola @matteorenzi? Molto meglio infangare Casaleggio del resto. Vergognatevi!
00:37 - 6 Lug 2016
618 618 Retweet 812 812 Mi piace

I problemi di Alfano però non finiscono qui. E anzi le intercettazioni sono l’ultima delle sue preoccupazioni, una goccia in un vaso già pieno. Sulle notizie di stampa Alfano ha già incassato il supporto di molti amici, gli appelli al garantismo e alla prudenza, e soprattutto è arrivata, dopo ore di silenzio di Matteo Renzi, una voce ufficiale anche dal partito democratico.


Giuseppe Pizza, ex sottosegretario, è stato collaboratore dell'ufficio comunicazione del ministero di Alfano. Per due anni. Con un compenso annuo di 41.600 euro. È scritto negli elenchi dei collaboratori e consulenti del ministro. Dove spunta anche la società della cricca utilizzata per i suoi affari. Ora è indagato per riciclaggio con il fratello faccendiere Raffaele (agli arresti) e il deputato Ncd Marotta

Le richieste di dimissioni che arrivano dal Movimento 5 stelle, da Sinistra Italiana, dalla Lega e da Fratelli d’Italia, non sono dunque un problema, si può resistere, perché - come ha detto Ettore Rosato, il capogruppo dei dem alla Camera - «Alfano sta facendo bene il suo lavoro e le cose che leggiamo non coinvolgono né il suo operato né la correttezza dei suoi comportamenti». Insomma: per il Pd, «la richiesta di dimissioni è pretestuosa».


Alfano può così dire con sicurezza ai suoi che non ci sarà nessun Lupi bis. Maurizio Lupi nel marzo del 2015 si era dimesso da ministro per le Infrastrutture e i Trasporti per la vicenda Incalza e per le polemiche sui regali al figlio, gli abiti e i Rolex; Alfano invece no. Ma è proprio Lupi uno dei primi ad aver mostrato solidarietà al leader del Nuovo centro destra: «È un indecente sciacallaggio mediatico che usa bocconi di intercettazioni», ha detto Lupi. Non contentissimo, ma l’ha detto.

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Erasmo Palazzotto @EPalazzotto
La vicenda di Alfano è gravissima.C'è responsabilità politica su come viene lottizzata la pubblica amministrazione.Ne parliamo su @SkyTG24
16:17 - 6 Lug 2016
2 2 Retweet 1 1 Mi piace


È però proprio dentro Ncd che Alfano ha i suoi problemi. La vicenda delle intercettazioni, infatti, è benzina nel motore dei frondisti che vorrebbero metter fine all’esperienza del governo Renzi: Roberto Formigoni («Basta, passiamo all’appoggio esterno»), il gruppo di Schifani, e altri. Questi sono convinti, come dice il senatore Giuseppe Esposito, che Ncd debba uscire dal governo: «Quando? Già domani. Renzi non reggerebbe? Non è un mio problema». La teoria è questa: «Abbiamo fatto cose buone per l'Italia, altre che non sono state il massimo. Adesso però è finita la fase d'emergenza».


Bisogna uscire per costruire un centro moderato, e poi un centrodestra che può non essere, si è visto con le amministrative , a trazione leghista. In queste ore si sta cercando di tenere tutti dentro e ricomporre la spaccatura che minerebbe, questa sì, la vita del governo e quindi anche la poltrona di Alfano. Per ora i malpancisti sarebbero otto, troppi. E convincerli tutti è difficile, pare, almeno a sentire Paolo Alli, deputato e tesoriere di Ncd che mette le mani avanti e dice che se ci sarà una scissione, «se ne vanno secondo me al massimo in due o tre». Non vitali, quindi, per il governo né per Alfano.

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