Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
QUANDO LA NAVE AFFONDA I TOPI SCAPPANO
Giuliano Ferrara scarica Renzi: "È nell'angolo, inutile reiterare questo teatrino"
Durissimo editoriale di Ferrara contro il premier. "La reiterazione di tutto questo teatro ha un solo effetto: la noia"
Sergio Rame - Mer, 06/07/2016 - 09:13
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Giuliano Ferrara scarica Matteo Renzi. Con un editoriale sul Foglio l'ex direttore fa notare al premier che, dopo il flop delle comunali, "è nell'angolo".
"Il ricordo del 40 per cento alle europee sembra lontano".
Nell'editoriale intitolato Caro Renzi, fuggi il vortice della noia, Ferrara mette in luce il fallimento di Renzi. Un fallimento che sta facendo male all'Italia. "L’ombra della diffidenza d’opinione si allunga sul Royal baby e sui suoi, assediati per mille rivoli dall’incalzante (un già visto ma efficace) iniziativa della magistratura militante, con il conforto di fatti e fatterelli di ordinaria corruzione che sono manipolati per bollare l’esecutivo come espressione di una continuità di nomenclatura bisognosa di un’alternativa radicale pre o antipolitica - scrive l'Elefantino - contano certi errori del capo, certe debolezze della corte, la ripresa economica debole, le cose non fatte o non inventate, ma contano anche le cose fatte, i successi, le realizzazioni, i capitoli chiusi e completati, che impauriscono e come sempre incidono sulla fretta di sbarazzarsi di chi fa, e di fotterlo con nuove promesse e nuove mirabilie o fuochi d’artificio". All'indomani della direzione piddì, Ferrara ammette che lo storytelling renziano, secondo cui tutto va a gonfie vele, non funziona più. Qualcosa, col tempo, s'è rotto. "Il discorso pubblico di Renzi è decisamente appannato, molto meno efficace, a due anni dalla sua irresistibile ascesa alla guida del partito e del governo".
"Anche per chi ritenga il boy-scout un capo ragionevolmente impegnato in una battaglia non di retroguardia, a confronto con la vanità disperata di tipacci alla D’Alema, con le ricercatezze di tipini alla Cuperlo, e con le mucche vernacolari di tiponi alla Bersani, anche per ceffi come me, dunque - incalza Ferrara - i video, le escogitazioni verbose, certe pose, l’eccesso di appelli, ma soprattutto la reiterazione di tutto questo teatro, ha ormai un solo effetto: la noia". L'ex direttore del Foglio chiede, infine, a Renzi di darsi una mossa, di uscire appunto da questa "noia" che sta uccidendo l'Italia. "Il discorso in politica quasi sempre riflette un’impasse che al discorso è estranea - scrive nell'editoriale - non si capisce bene che cosa, ma certo qualcosa di forte, traumatico, dimostrativo e utile al paese, non nell’ordine difensivo del correntismo di partito, delle mene di legislatura, dei ricatti melodrammatici, tutte cose che ripropongono il passato e mettono nell’angolo il presente, la contemporaneità promettente che Renzi aveva impersonato, qualcosa il capo del Pd e del governo ha da inventarselo, secco, asciutto, e poi da dirlo senza eccessivo accumulo o enfiagione di parole - conclude - economia, crisi europea, società, cultura, giustizia, scontro di civiltà: non è che manchino i temi anche incandescenti per nuove decisioni e nuove parole".
Giuliano Ferrara scarica Renzi: "È nell'angolo, inutile reiterare questo teatrino"
Durissimo editoriale di Ferrara contro il premier. "La reiterazione di tutto questo teatro ha un solo effetto: la noia"
Sergio Rame - Mer, 06/07/2016 - 09:13
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Giuliano Ferrara scarica Matteo Renzi. Con un editoriale sul Foglio l'ex direttore fa notare al premier che, dopo il flop delle comunali, "è nell'angolo".
"Il ricordo del 40 per cento alle europee sembra lontano".
Nell'editoriale intitolato Caro Renzi, fuggi il vortice della noia, Ferrara mette in luce il fallimento di Renzi. Un fallimento che sta facendo male all'Italia. "L’ombra della diffidenza d’opinione si allunga sul Royal baby e sui suoi, assediati per mille rivoli dall’incalzante (un già visto ma efficace) iniziativa della magistratura militante, con il conforto di fatti e fatterelli di ordinaria corruzione che sono manipolati per bollare l’esecutivo come espressione di una continuità di nomenclatura bisognosa di un’alternativa radicale pre o antipolitica - scrive l'Elefantino - contano certi errori del capo, certe debolezze della corte, la ripresa economica debole, le cose non fatte o non inventate, ma contano anche le cose fatte, i successi, le realizzazioni, i capitoli chiusi e completati, che impauriscono e come sempre incidono sulla fretta di sbarazzarsi di chi fa, e di fotterlo con nuove promesse e nuove mirabilie o fuochi d’artificio". All'indomani della direzione piddì, Ferrara ammette che lo storytelling renziano, secondo cui tutto va a gonfie vele, non funziona più. Qualcosa, col tempo, s'è rotto. "Il discorso pubblico di Renzi è decisamente appannato, molto meno efficace, a due anni dalla sua irresistibile ascesa alla guida del partito e del governo".
"Anche per chi ritenga il boy-scout un capo ragionevolmente impegnato in una battaglia non di retroguardia, a confronto con la vanità disperata di tipacci alla D’Alema, con le ricercatezze di tipini alla Cuperlo, e con le mucche vernacolari di tiponi alla Bersani, anche per ceffi come me, dunque - incalza Ferrara - i video, le escogitazioni verbose, certe pose, l’eccesso di appelli, ma soprattutto la reiterazione di tutto questo teatro, ha ormai un solo effetto: la noia". L'ex direttore del Foglio chiede, infine, a Renzi di darsi una mossa, di uscire appunto da questa "noia" che sta uccidendo l'Italia. "Il discorso in politica quasi sempre riflette un’impasse che al discorso è estranea - scrive nell'editoriale - non si capisce bene che cosa, ma certo qualcosa di forte, traumatico, dimostrativo e utile al paese, non nell’ordine difensivo del correntismo di partito, delle mene di legislatura, dei ricatti melodrammatici, tutte cose che ripropongono il passato e mettono nell’angolo il presente, la contemporaneità promettente che Renzi aveva impersonato, qualcosa il capo del Pd e del governo ha da inventarselo, secco, asciutto, e poi da dirlo senza eccessivo accumulo o enfiagione di parole - conclude - economia, crisi europea, società, cultura, giustizia, scontro di civiltà: non è che manchino i temi anche incandescenti per nuove decisioni e nuove parole".
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Re: Diario della caduta di un regime.
CONTO ALLA ROVESCIA
PREVISIONI DEL TEMPO. Fino ad agosto ci saranno fastidiose piogge monsoniche. Dare ragione a Giuliano Ferrara, è un fatto che sconvolgerà il clima di questo Paese.
L’Elefantino ha ragione quando afferma:
Nell'editoriale intitolato Caro Renzi, fuggi il vortice della noia, Ferrara mette in luce il fallimento di Renzi. Un fallimento che sta facendo male all'Italia.
Si è vero prolungare questo fallimento fa male al Paese.
Comunque, questa fase politica è finita. Lo chiariscono inequivocabilmente Ferrara sul Foglio renziano e Politi nell’articolo:
La chiesa apre alle istanze sociali del M5S (e isola il neoliberismo renziano)
Se il Papa, il cardinale di Milano e l’Avvenire mostrano apertamente grande attenzione al Movimento 5 Stelle, le cose non si mettono bene per Matteo Renzi.
Chiuso nel suo ombelico, il premer non si accorge del lento smottamento che avviene nel mondo cattolico.
Dubito che un personaggio come quello, strapieno di sé stesso, possa avere la sensibilità di capire la situazione e mettersi da parte.
Vedremo nelle prossime ore, nei prossimi giorni cosa succederà.
Anche perché i casi Alfano e la Mafia all’EXPO', sono campane a morto.
PREVISIONI DEL TEMPO. Fino ad agosto ci saranno fastidiose piogge monsoniche. Dare ragione a Giuliano Ferrara, è un fatto che sconvolgerà il clima di questo Paese.
L’Elefantino ha ragione quando afferma:
Nell'editoriale intitolato Caro Renzi, fuggi il vortice della noia, Ferrara mette in luce il fallimento di Renzi. Un fallimento che sta facendo male all'Italia.
Si è vero prolungare questo fallimento fa male al Paese.
Comunque, questa fase politica è finita. Lo chiariscono inequivocabilmente Ferrara sul Foglio renziano e Politi nell’articolo:
La chiesa apre alle istanze sociali del M5S (e isola il neoliberismo renziano)
Se il Papa, il cardinale di Milano e l’Avvenire mostrano apertamente grande attenzione al Movimento 5 Stelle, le cose non si mettono bene per Matteo Renzi.
Chiuso nel suo ombelico, il premer non si accorge del lento smottamento che avviene nel mondo cattolico.
Dubito che un personaggio come quello, strapieno di sé stesso, possa avere la sensibilità di capire la situazione e mettersi da parte.
Vedremo nelle prossime ore, nei prossimi giorni cosa succederà.
Anche perché i casi Alfano e la Mafia all’EXPO', sono campane a morto.
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Re: Diario della caduta di un regime.
NON SOLO NCD, MA ANCHE QUELLI DEL PD HANNO LA FACCIA DA CURRICULUM
VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/07/ ... ro/541633/
7 luglio 2016 | di Gisella Ruccia
Alfano, Travaglio: ‘Ministro provi che quanto c’è nelle intercettazioni non sia vero’
“Certamente il governo Renzi non cade per la vicenda Alfano. Ma potrebbe cadere il ministro dell’Interno, se venissero fuori cose più compromettenti di quelle già piuttosto imbarazzanti che sono emerse fino ad ora“. Sono le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, durante In Onda Estate, su La7, a proposito della vicenda che vede protagonisti i parenti del leader di Ncd. “Alfano ha dichiarato che quello che dicono nelle intercettazioni non è vero” – continua Travaglio – “Alfano può prendersi la responsabilità di dire che il padre non ha mandato 80 curricula per sistemare amici al call center delle Poste? Può dire che non è vero che suo fratello è stato mandato a lavorare come funzionario alle Poste? Può sostenere che non è vero che il fratello di Pizza lavora con lui al suo Ministero? Se per Alfano fossero tutte millanterie, il caso non esisterebbe. Il ministro può assumersi la responsabilità di dire che tutte queste cose non sono vere e non sono mai accadute?“. E aggiunge: “Se questi fatti sono veri, Alfano le deve spiegare, all’interno di un governo che ha fatto dimettere Maurizio Lupi, che era un ministro meno importante di quello dell’Interno, per un microscopico caso di familismo rispetto al macroscopico e multiplo caso che coinvolge la famiglia di Alfano, tanto che, in una intercettazione, la segretaria di Pizza, parlando con un’amica, dice: ‘Ad Angelino abbiamo sistemato tutta la famiglia’“. Il deputato Pd Emanuele Fiano, ospite della trasmissione, asserisce di aver fiducia nel lavoro della magistratura e precisa: “La situazione di Alfano Angelino non è di rilievo penale, infatti la magistratura non lo ritiene indagabile. Dal punto di vista politico, per esprimere un giudizio bisogna guardare i fatti realmente accaduti. Per il momento su Alfano fatti non ci sono, quindi c’è piena fiducia nel suo lavoro“. Travaglio osserva: “Renzi sul caso Alfano pubblicamente non dice nulla, perché la situazione è delicata. Ma un presidente del Consiglio normale, di fronte a questa ondata di intercettazioni, dovrebbe convocare il suo ministro e chiedergli spiegazioni. Peraltro, Renzi, quando ancora non era il contrario di se stesso ed era nell’opposizione interna al Pd, disse di Alfano delle cose terrificanti, a proposito del caso Shalabayeva, quando Alfano preferì passare per fesso anziché per complice. Renzi” – prosegue – “lo beccò e disse: ‘Se Alfano sapeva, è molto grave. Se non sapeva, è ancora più grave. In tutte le due ipotesi, si dovrebbe dimettere’. Quella frase di Renzi vale esattamente per il caso ‘cricca’ di oggi”
VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/07/ ... ro/541633/
7 luglio 2016 | di Gisella Ruccia
Alfano, Travaglio: ‘Ministro provi che quanto c’è nelle intercettazioni non sia vero’
“Certamente il governo Renzi non cade per la vicenda Alfano. Ma potrebbe cadere il ministro dell’Interno, se venissero fuori cose più compromettenti di quelle già piuttosto imbarazzanti che sono emerse fino ad ora“. Sono le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, durante In Onda Estate, su La7, a proposito della vicenda che vede protagonisti i parenti del leader di Ncd. “Alfano ha dichiarato che quello che dicono nelle intercettazioni non è vero” – continua Travaglio – “Alfano può prendersi la responsabilità di dire che il padre non ha mandato 80 curricula per sistemare amici al call center delle Poste? Può dire che non è vero che suo fratello è stato mandato a lavorare come funzionario alle Poste? Può sostenere che non è vero che il fratello di Pizza lavora con lui al suo Ministero? Se per Alfano fossero tutte millanterie, il caso non esisterebbe. Il ministro può assumersi la responsabilità di dire che tutte queste cose non sono vere e non sono mai accadute?“. E aggiunge: “Se questi fatti sono veri, Alfano le deve spiegare, all’interno di un governo che ha fatto dimettere Maurizio Lupi, che era un ministro meno importante di quello dell’Interno, per un microscopico caso di familismo rispetto al macroscopico e multiplo caso che coinvolge la famiglia di Alfano, tanto che, in una intercettazione, la segretaria di Pizza, parlando con un’amica, dice: ‘Ad Angelino abbiamo sistemato tutta la famiglia’“. Il deputato Pd Emanuele Fiano, ospite della trasmissione, asserisce di aver fiducia nel lavoro della magistratura e precisa: “La situazione di Alfano Angelino non è di rilievo penale, infatti la magistratura non lo ritiene indagabile. Dal punto di vista politico, per esprimere un giudizio bisogna guardare i fatti realmente accaduti. Per il momento su Alfano fatti non ci sono, quindi c’è piena fiducia nel suo lavoro“. Travaglio osserva: “Renzi sul caso Alfano pubblicamente non dice nulla, perché la situazione è delicata. Ma un presidente del Consiglio normale, di fronte a questa ondata di intercettazioni, dovrebbe convocare il suo ministro e chiedergli spiegazioni. Peraltro, Renzi, quando ancora non era il contrario di se stesso ed era nell’opposizione interna al Pd, disse di Alfano delle cose terrificanti, a proposito del caso Shalabayeva, quando Alfano preferì passare per fesso anziché per complice. Renzi” – prosegue – “lo beccò e disse: ‘Se Alfano sapeva, è molto grave. Se non sapeva, è ancora più grave. In tutte le due ipotesi, si dovrebbe dimettere’. Quella frase di Renzi vale esattamente per il caso ‘cricca’ di oggi”
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Re: Diario della caduta di un regime.
Spesso mi sento dare del “pessimista” quando mi capita con i miei concittadini di commentare i fatti della cronaca sociale, politica, economica, valoriale, della società italiana, europea, mondiale contemporanea.
I miei interlocutori sono sempre intrisi di un ottimismo tutto tricolore.
Lo “stellone”, prima o poi risolverà i problemi del Bel Paese.
Di questo sono convinti.
Evidentemente hanno forti ricordi delle fiabe delle fate che con la bacchetta magica risolvono i problemi.
Come, non sono mai in grado di dare, sui vari temi, una spiegazione minima decente su cui dargli ragione.
Bisogna essere ottimisti. Punto.
Io non sono mai stato né ottimista né pessimista a causa della professione svolta nel campo lavorativo. Ma solo sempre “realista”.
Quando con i miei interlocutori cerco di approfondire i vari temi presi in esame, prima o poi si bloccano.
Si accorgono che i problemi sono più grandi di quello che ci presentano.
E’ facile dire: “Se io fossi al governo, farei qui, farei là”.
Con la bocca si dicono tante cose, ma poi bisogna realizzarle.
E’ qui che si impantanano regolarmente.
La corruzione affligge interamente i tessuti della società.
E allora tagliamo le teste. Facile a dirsi, ma non a farsi.
La Mafia è un altro tema che con la bocca risolvono in quattro e quattr’otto.
Ma la realtà è un’altra.
Abbiamo visto chi ha cercato di contrastarla. Falcone e Borsellino & Co.
Wikipedia riporta il testo del telegramma che Mussolini inviò al Prefetto Mori, il Prefetto di Ferro:
Questo il testo del telegramma inviato da Mussolini: «vostra Eccellenza ha carta bianca, l'autorità dello Stato deve essere assolutamente, ripeto assolutamente, ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi».
Quattro anni dopo con la coda tra le gambe Cesare Mori, doveva rinunciare all’incarico e rientrare sconfitto a Roma, perché lui e il Duce, si erano resi conto che la Mafia non stava solo in Sicilia ma era presente anche a Roma.
Ergo, se non ce l’ha fatta Mussolini con una dittatura a disposizione a sconfiggere la Mafia come potrebbero fare le istituzioni repubblicane intrise un tempo di democrazia???
Un altro tema scottante, da queste parti è l’immigrazione.
Destra,sinistra, centro, cattolici o non cattolici quando si và a toccare il proprio orticello, reagiscono tutti.
Chi ha progettato questa emigrazione di massa la sapeva lunga nel mettere gli uni contro gli altri.
Non sono necessari né carri armati, né munizioni, né fanterie per questo tipo di guerra.
Se nei commenti dell’articolo si legge:
Il Paese che non ama
Mauro Munafò
07 lug
Per Matteo Salvini se sei nero e ti ammazzano è un po' colpa tua
apparso sull’Espresso.it e pubblicato nel thread:
Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?
si vede questo livello di una parte di “italiani”:
Dionigi
7 luglio 2016 alle 19:01
Ha ragione da vendere Salvini se fosse rimasto a casa sua sarebbe ancora vivo.
E comunque caro mafo portateli tutti a casa tua visto che sei tanto buono e magnanimo...
Tariel
7 luglio 2016 alle 19:03
Autore di questo articolo ed editori che hanno pubblicato saranno querelati e costtetti di pagare i danni.
Paolo
7 luglio 2016 alle 19:04
Ormai non mi scandalizzo nemmeno davanti alle porcate perpetrate dalle risorse delle sinistre come lo scribacchino a busta paga di De Benedetti.Per simile marmaglia provo solo disprezzo.
Matteo
7 luglio 2016 alle 19:09
qualcuno fino a oggi conosceva questa testa di caXXo di un giornalista? Cerca solo di farsi pubblicità.
Fabrizio Filippi
7 luglio 2016 alle 19:13
si sono d'accordo per la querela......forza Salvini... giorno verra'...
Gianpiero
7 luglio 2016 alle 19:15
Si vuole cavalcare l onda.. Hahahah..e farsi pubblicità..
Bruno
7 luglio 2016 alle 17:36
Ecco uno splendido modo della stampa di fuorviare e veicolare una notizia. Io non so da chi sia pagato questo povero pusillanime e non mi interessa ma forse sarebbe meglio scrivesse solo per il giornalino della parrocchia. Vergogna anche a chi pubblica simili cose.
Edgardo
7 luglio 2016 alle 17:36
Che voi Max (r) sisti non rispettate chi la pensa diversamente lo sappiamo da sempre. Basta notare quante volte i "fasci rossi" si arrogano il diritto di provare a bloccare comizi altrui !!! La vostra è demokrazia spocchiosamente di parte ed è per questo che sono pronto a qualsiasi forma di ribellione verso il fascismo rosso del terzo millennio !
Agostina
7 luglio 2016 alle 17:36
Fa bene a querelarti Matteo
Mario
7 luglio 2016 alle 17:37
Caro Munafò, è da pennaioli leggere e interpretare a proprio piacimento quanto detto da altri. Salvini non si è mai riferito a Namdi come ad un immigrato clandestino, ma al fatto che " l'immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l'invasione organizzata, non porterà nulla di buono. Controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe ". Cerca di capire prima di insultare, e quando l'hai capito spiegalo anche a chi non condivide quanto virgolettato.
Dino Farnesi
7 luglio 2016 alle 17:38
Ma vai affanculo.....non meriti neppure una risposta!!!
Marco
7 luglio 2016 alle 17:39
L'autore è una testa di caXXo, L'Italia stà diventando come il Brasile. La gente dorme in mezzo alla strada
Tutto questo non promette niente di buono. Anche perché “i politici” hanno le mani legate con il malaffare per fare soldi sui migranti, e non vedono altro.
Ripeto, chi ha progettato questo scontro tra poveri, sapeva molto bene cosa stava facendo e dove andava a parare.
L’Europa delle chiacchere non ha saputo provvedere alla redistribuzione.
L’Italia rimane l’unica nazione predisposta dall’Ue a ricevere gli immigrati.
Ma tutto funziona come quando si soffia dentro ad un pallone.
Ad un certo punto, arrivato al limite, scoppia.
E con i tipetti che ci sono in giro, questo Paese andrà allo scontro tra le classi inferiori.
E questo vuol dire essere pessimisti???
Enrico Letta nell’intervista di Damilano ha anticipato:
“Non aspettiamo che la casa bruci”
Già, ma l’incendio è già partito.
I miei interlocutori sono sempre intrisi di un ottimismo tutto tricolore.
Lo “stellone”, prima o poi risolverà i problemi del Bel Paese.
Di questo sono convinti.
Evidentemente hanno forti ricordi delle fiabe delle fate che con la bacchetta magica risolvono i problemi.
Come, non sono mai in grado di dare, sui vari temi, una spiegazione minima decente su cui dargli ragione.
Bisogna essere ottimisti. Punto.
Io non sono mai stato né ottimista né pessimista a causa della professione svolta nel campo lavorativo. Ma solo sempre “realista”.
Quando con i miei interlocutori cerco di approfondire i vari temi presi in esame, prima o poi si bloccano.
Si accorgono che i problemi sono più grandi di quello che ci presentano.
E’ facile dire: “Se io fossi al governo, farei qui, farei là”.
Con la bocca si dicono tante cose, ma poi bisogna realizzarle.
E’ qui che si impantanano regolarmente.
La corruzione affligge interamente i tessuti della società.
E allora tagliamo le teste. Facile a dirsi, ma non a farsi.
La Mafia è un altro tema che con la bocca risolvono in quattro e quattr’otto.
Ma la realtà è un’altra.
Abbiamo visto chi ha cercato di contrastarla. Falcone e Borsellino & Co.
Wikipedia riporta il testo del telegramma che Mussolini inviò al Prefetto Mori, il Prefetto di Ferro:
Questo il testo del telegramma inviato da Mussolini: «vostra Eccellenza ha carta bianca, l'autorità dello Stato deve essere assolutamente, ripeto assolutamente, ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi».
Quattro anni dopo con la coda tra le gambe Cesare Mori, doveva rinunciare all’incarico e rientrare sconfitto a Roma, perché lui e il Duce, si erano resi conto che la Mafia non stava solo in Sicilia ma era presente anche a Roma.
Ergo, se non ce l’ha fatta Mussolini con una dittatura a disposizione a sconfiggere la Mafia come potrebbero fare le istituzioni repubblicane intrise un tempo di democrazia???
Un altro tema scottante, da queste parti è l’immigrazione.
Destra,sinistra, centro, cattolici o non cattolici quando si và a toccare il proprio orticello, reagiscono tutti.
Chi ha progettato questa emigrazione di massa la sapeva lunga nel mettere gli uni contro gli altri.
Non sono necessari né carri armati, né munizioni, né fanterie per questo tipo di guerra.
Se nei commenti dell’articolo si legge:
Il Paese che non ama
Mauro Munafò
07 lug
Per Matteo Salvini se sei nero e ti ammazzano è un po' colpa tua
apparso sull’Espresso.it e pubblicato nel thread:
Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?
si vede questo livello di una parte di “italiani”:
Dionigi
7 luglio 2016 alle 19:01
Ha ragione da vendere Salvini se fosse rimasto a casa sua sarebbe ancora vivo.
E comunque caro mafo portateli tutti a casa tua visto che sei tanto buono e magnanimo...
Tariel
7 luglio 2016 alle 19:03
Autore di questo articolo ed editori che hanno pubblicato saranno querelati e costtetti di pagare i danni.
Paolo
7 luglio 2016 alle 19:04
Ormai non mi scandalizzo nemmeno davanti alle porcate perpetrate dalle risorse delle sinistre come lo scribacchino a busta paga di De Benedetti.Per simile marmaglia provo solo disprezzo.
Matteo
7 luglio 2016 alle 19:09
qualcuno fino a oggi conosceva questa testa di caXXo di un giornalista? Cerca solo di farsi pubblicità.
Fabrizio Filippi
7 luglio 2016 alle 19:13
si sono d'accordo per la querela......forza Salvini... giorno verra'...
Gianpiero
7 luglio 2016 alle 19:15
Si vuole cavalcare l onda.. Hahahah..e farsi pubblicità..
Bruno
7 luglio 2016 alle 17:36
Ecco uno splendido modo della stampa di fuorviare e veicolare una notizia. Io non so da chi sia pagato questo povero pusillanime e non mi interessa ma forse sarebbe meglio scrivesse solo per il giornalino della parrocchia. Vergogna anche a chi pubblica simili cose.
Edgardo
7 luglio 2016 alle 17:36
Che voi Max (r) sisti non rispettate chi la pensa diversamente lo sappiamo da sempre. Basta notare quante volte i "fasci rossi" si arrogano il diritto di provare a bloccare comizi altrui !!! La vostra è demokrazia spocchiosamente di parte ed è per questo che sono pronto a qualsiasi forma di ribellione verso il fascismo rosso del terzo millennio !
Agostina
7 luglio 2016 alle 17:36
Fa bene a querelarti Matteo
Mario
7 luglio 2016 alle 17:37
Caro Munafò, è da pennaioli leggere e interpretare a proprio piacimento quanto detto da altri. Salvini non si è mai riferito a Namdi come ad un immigrato clandestino, ma al fatto che " l'immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l'invasione organizzata, non porterà nulla di buono. Controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe ". Cerca di capire prima di insultare, e quando l'hai capito spiegalo anche a chi non condivide quanto virgolettato.
Dino Farnesi
7 luglio 2016 alle 17:38
Ma vai affanculo.....non meriti neppure una risposta!!!
Marco
7 luglio 2016 alle 17:39
L'autore è una testa di caXXo, L'Italia stà diventando come il Brasile. La gente dorme in mezzo alla strada
Tutto questo non promette niente di buono. Anche perché “i politici” hanno le mani legate con il malaffare per fare soldi sui migranti, e non vedono altro.
Ripeto, chi ha progettato questo scontro tra poveri, sapeva molto bene cosa stava facendo e dove andava a parare.
L’Europa delle chiacchere non ha saputo provvedere alla redistribuzione.
L’Italia rimane l’unica nazione predisposta dall’Ue a ricevere gli immigrati.
Ma tutto funziona come quando si soffia dentro ad un pallone.
Ad un certo punto, arrivato al limite, scoppia.
E con i tipetti che ci sono in giro, questo Paese andrà allo scontro tra le classi inferiori.
E questo vuol dire essere pessimisti???
Enrico Letta nell’intervista di Damilano ha anticipato:
“Non aspettiamo che la casa bruci”
Già, ma l’incendio è già partito.
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Re: Diario della caduta di un regime.
UOMINI CONTRO
C.V.D.
IL FATTO DI FERMO DIVENTA OGGETTO DI SCONTRO TRA CHI RIPRISTINA LE VECCHIE FAZIONI, SPINGENDO ALLO SCONTRO.
LA DESTRA RACCONTA COSI' AI SUOI MERLI CREDULONI, PER SPUNTARE QUALCHE VOTO IN PIU', IN UNA FASE IN CUI SI SONO SCIOLTI COME NEVE AL SOLE.
Nigeriano ucciso, Salvini condanna il killer. Ma per la sinistra non è abbastanza
Salvini è netto: "Emmanuel non doveva morire. Dall'immigrazione non viene nulla di buono". Ma la sinistra insorge: "È lui ad alimentare l'odio"
Sergio Rame - Gio, 07/07/2016 - 19:22
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Uno scontro politico violentissimo. È bastato che Matteo Salvini commentasse l'omicidio di Fermo, dove un 36enne nigeriano è stato ucciso da un ultrà della Fermana, per dare il via all'assalto della sinistra.
Il primo a scattare è stato Roberto Saviano, poi a stretto giro scende in campo l'Espressocon un commento durissimo dal titolo Per Salvini se sei nero e ti ammazzato è un po' colpa tua. "Saviano e Lerner li compatisco - si è limitato a commentare il leader della Lega Nord -L'Espresso lo querelo".
"Chi uccide, stupra o aggredisce un altro essere umano va punito. Punto. A prescindere dal colore della pelle. Sei bianco, sei nero, sei rosa e ammazzi qualcuno senza motivo? In galera, la violenza non ha giustificazione". Su Facebook Matteo Salvini spiega che "il ragazzo nigeriano a Fermo non doveva morire", chiede a tutti "una preghiera per lui" ed aggiunge che "è sempre più evidente che l'immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l'invasione organizzata, non porterà nulla di buono". Quindi, invoca "controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe: chiediamo troppo?". Il post ha subito scatenato la sinistra che è partita all'assalto.
Nicola Fratoianni, dell'esecutivo nazionale di Sinistra Italiana, è il primo a commentare: "Le dichiarazioni fuori controllo e l'invasione delle grida contro i migranti e chi non ha la pelle bianca non porteranno nulla di buono all'Italia". Della stessa idea è anche Roberto Saviano che su Facebook si fionda a puntare il dito contro Salvini. "La vita è più complessa di come ve la raccontano politici imbonitori, cialtroni e ignoranti come Salvini e i suoi compari leghisti - tuona l'autore di Gomorra - vi trattano come bestie, vi riempiono di rancore e odio, scrivono post indegni contro gli immigrati, danno interviste abominevoli riportando falsità al solo scopo di seminare odio. Hanno bisogno, per sopravvivere, tanto sono nullità, di dirvi con chi prendervela, così che non vi venga in mente di prendervela con loro, per la loro incapacità". Per la scrittrice Michela Murgia, poi, "i maestri dell'assassino di Emmanuel sono in parlamento e salvarono Calderoli dalle accuse di Kyenge". E Gad Lerner propone di ridare proprio a Cecile Kyenge il ministero all'Integrazione per "combattere la xenofobia". La stessa Kyenge, intervistata dalla Stampa, accusa "certi leader politici" di "alimentare un clima di odio".
Davanti agli attacchi, Salvini non arretra. Anzi, conferma che "l'assassino deve marcire in galera" e ricorda che "l'aggredito era uno dei pochissimi rifugiati veri. Stando ai dati sono 4 su 100 e lui era uno dei quattro - conclude - il problema sono gli altri 96". Nel frattempo, però, sulsito dell'Espresso viene pubblicato un commento in cui si accusa il leader della Lega Nord di aver rilasciato "una dichiarazione semplicemente oscena, costruita con una struttura retorica ben nota. Che punta a colpevolizzare in maniera indiretta e subdola la vittima". Un'accusa che per Salvini va ben al di là del dibattito politico. E a cui farà presto seguire una querela
C.V.D.
IL FATTO DI FERMO DIVENTA OGGETTO DI SCONTRO TRA CHI RIPRISTINA LE VECCHIE FAZIONI, SPINGENDO ALLO SCONTRO.
LA DESTRA RACCONTA COSI' AI SUOI MERLI CREDULONI, PER SPUNTARE QUALCHE VOTO IN PIU', IN UNA FASE IN CUI SI SONO SCIOLTI COME NEVE AL SOLE.
Nigeriano ucciso, Salvini condanna il killer. Ma per la sinistra non è abbastanza
Salvini è netto: "Emmanuel non doveva morire. Dall'immigrazione non viene nulla di buono". Ma la sinistra insorge: "È lui ad alimentare l'odio"
Sergio Rame - Gio, 07/07/2016 - 19:22
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Uno scontro politico violentissimo. È bastato che Matteo Salvini commentasse l'omicidio di Fermo, dove un 36enne nigeriano è stato ucciso da un ultrà della Fermana, per dare il via all'assalto della sinistra.
Il primo a scattare è stato Roberto Saviano, poi a stretto giro scende in campo l'Espressocon un commento durissimo dal titolo Per Salvini se sei nero e ti ammazzato è un po' colpa tua. "Saviano e Lerner li compatisco - si è limitato a commentare il leader della Lega Nord -L'Espresso lo querelo".
"Chi uccide, stupra o aggredisce un altro essere umano va punito. Punto. A prescindere dal colore della pelle. Sei bianco, sei nero, sei rosa e ammazzi qualcuno senza motivo? In galera, la violenza non ha giustificazione". Su Facebook Matteo Salvini spiega che "il ragazzo nigeriano a Fermo non doveva morire", chiede a tutti "una preghiera per lui" ed aggiunge che "è sempre più evidente che l'immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l'invasione organizzata, non porterà nulla di buono". Quindi, invoca "controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe: chiediamo troppo?". Il post ha subito scatenato la sinistra che è partita all'assalto.
Nicola Fratoianni, dell'esecutivo nazionale di Sinistra Italiana, è il primo a commentare: "Le dichiarazioni fuori controllo e l'invasione delle grida contro i migranti e chi non ha la pelle bianca non porteranno nulla di buono all'Italia". Della stessa idea è anche Roberto Saviano che su Facebook si fionda a puntare il dito contro Salvini. "La vita è più complessa di come ve la raccontano politici imbonitori, cialtroni e ignoranti come Salvini e i suoi compari leghisti - tuona l'autore di Gomorra - vi trattano come bestie, vi riempiono di rancore e odio, scrivono post indegni contro gli immigrati, danno interviste abominevoli riportando falsità al solo scopo di seminare odio. Hanno bisogno, per sopravvivere, tanto sono nullità, di dirvi con chi prendervela, così che non vi venga in mente di prendervela con loro, per la loro incapacità". Per la scrittrice Michela Murgia, poi, "i maestri dell'assassino di Emmanuel sono in parlamento e salvarono Calderoli dalle accuse di Kyenge". E Gad Lerner propone di ridare proprio a Cecile Kyenge il ministero all'Integrazione per "combattere la xenofobia". La stessa Kyenge, intervistata dalla Stampa, accusa "certi leader politici" di "alimentare un clima di odio".
Davanti agli attacchi, Salvini non arretra. Anzi, conferma che "l'assassino deve marcire in galera" e ricorda che "l'aggredito era uno dei pochissimi rifugiati veri. Stando ai dati sono 4 su 100 e lui era uno dei quattro - conclude - il problema sono gli altri 96". Nel frattempo, però, sulsito dell'Espresso viene pubblicato un commento in cui si accusa il leader della Lega Nord di aver rilasciato "una dichiarazione semplicemente oscena, costruita con una struttura retorica ben nota. Che punta a colpevolizzare in maniera indiretta e subdola la vittima". Un'accusa che per Salvini va ben al di là del dibattito politico. E a cui farà presto seguire una querela
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Re: Diario della caduta di un regime.
CONTO ALLA ROVESCIA
» PRIMO PIANO
giovedì 07/07/2016
Corruzione Roma, nelle intercettazioni rapporti anche con il Giglio Magico
Il trio dei super-renziani e il messaggio su Whatsapp per una nomina
Lo strappo della richiesta della ProcuraMarco CarraiLo strappo della richiesta della ProcuraMarco CarraiLo strappo della richiesta della Procura
di Antonio Massari e Valeria Pacelli | 7 luglio 2016
| Commenti (17)
Il Giglio Magico aveva una passione in comune con l’indagato Raffaele Pizza: l’ex amministratore di Poste Italiane, oggi alla guida della Milano Serravalle, Massimo Sarmi. Lo racconta l’imprenditore abruzzese Gugliemo Boschetti in un’intercettazione ambientale agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma. È il 21 gennaio 2015. Boschetti e l’imprenditore Danilo Lucangeli sono nell’ufficio di Pizza. I tre parlano dell’affare Tiap, ovvero il (mai realizzato) progetto di aggiudicarsi appalti per la digitalizzazione dei fascicoli giudiziari. Bando mai indetto dal ministero guidato da Andrea Orlando.
Pizza: Stiamo mettendo su questa cosa importante con Agostino (…) qualsiasi ministero, nella fattispecie quello della giustizia, competente… deve solamente scrivere che quel prodotto… già lo usano le 7 procure (…) Basta un appuntamento pure con il direttore generale (…) Ci deve andare Nastri, il proprietario di questa società… di cui le procure usano il suo software.
Boschetti gli riferisce di essere stato “contattato da Ferri” (potrebbe trattarsi di Cosimo, sottosegretario alla Giustizia, estraneo alle indagini) e poi mostra il messaggio da parte di uno del Giglio Magico. Lucangeli commenta “che se parlano con il Ministro è inutile parlare con Ferri”. Interviene Pizza: “Ferri è bruciato con tutte le cazzate che ha fatto…”. A questo punto Boschetti mostra un messaggio ricevuto sul telefono.
Boschetti: La sapete una cosa importante (…) Ti faccio legge Whatsapp… questo qui è uno dei più stretti, è legatissimo al trio… Lotti (sottosegretario del governo Renzi, ndr)
Pizza: il famoso trio….
B: Leggi… ‘Ciao Guglielmo tutto bene?’… Lui lunedì stava a Firenze, mi ha Whatsappato dicendomi… secondo te il tuo amico Sarmi può essere interessato in qualche cosa…
P: A te ti dico tutto (…) l’economia ha già sondato Sarmi perchè c’è il problema di cambiare Ciucci (Pietro, ex presidente di Anas) e … stanno sponsorizzando Sarmi
B: non solo l’economia… lo stanno sponsorizzando
P: attraverso chi?
B: Lotti e company
P: E attraverso chi?
B: Attraverso quello della Serravalli (…) attraverso questo qui che è un amico carissimo…
P:comunque gli sto dando una mano anche io (…) Se è interessante possiamo gestirla questa operazione se tu ritieni (…) fallo venire da me che me lo gestisco io con Sarmi (…) Già ci sono delle ottime possibilità, se questo può darmi un valore aggiunto io gli garantisco un ritorno pazzesco se dovesse andare (…) Io sono l’unico che può fare le cose con Sarmi (…) Se tu ritieni che questo possa dare un minimo di valore aggiunto a quello che lui mi fa 100, ce penso io a farlo diventà un valore aggiunto de 1000… Non c’è nessun problema, mi chiami.
Insomma, Pizza rivendica di essere l’unico a poter “fare le cose con Sarmi” e se, come sostiene Boschetti, qualcuno vicino al Giglio Magico vuol dare un apporto dovrà comunque trattare con lui che, aggiunge, è in grado di arrivare alle “alte cariche istituzionali”.
E il nome di un esponente del Giglio Magico, sebbene estraneo all’inchiesta, viene espressamente menzionato negli atti. In una richiesta di proroga di intercettazioni, il nucleo Valutario della Guardia di Finanza riferisce di “contatti e/o contatti diretti intercorsi” anche con Marco Carrai, socio della società di cyber sicurezza Cys 4. È l’uomo che Renzi vuole nominare suo consigliere per la sicurezza informatica. E proprio di cyber sicurezza viene scoperto a parlare Pizza con un uomo che gli investigatori devono ancora identificare.
Uomo:Eh … parliamo di sicurezza … Cyber … qui parliamo della sicurezza informatica … su questi temi … sto facendo una società che commercializza … prodotti non solo software … per la difesa anche attiva … laddove autorizzata dal magistrato …
Pizza: … dimmi quando sei pronto… mi dici che devo fare
Uomo 1: io sono pronto
P: Allora andiamoci un momentino e … vediamo con chi devi parlare … me lo devi di te … io che caXXo ne so … dimmi che devi parlare e vediamo come gestire le cose…
Uomo 2: … bè … bisogna fa … mostrargli sta roba …
P: Eh certo …
Uomo 2: … (inc) … C4 … cioè già capito? … già ci sta .. Carabinieri …
P: … ti posso mandare dal responsabile degli Interni… l’importante è il qualitativo …”.
L’assonanza tra C4 e Cys 4 è particolarmente singolare e pare che proprio alla C4 vogliano proporre il progetto. Poco dopo Pizza vanta entrature persino negli ambienti del Quirinale: “Io poi c’ho un grande amico … Sezione del Quirinale… Gli ho fatto assumere il figlio alle Poste”.
La Gdf sta cercando di capire di chi si tratti.
di Antonio Massari e Valeria Pacelli | 7 luglio 2016
» PRIMO PIANO
giovedì 07/07/2016
Corruzione Roma, nelle intercettazioni rapporti anche con il Giglio Magico
Il trio dei super-renziani e il messaggio su Whatsapp per una nomina
Lo strappo della richiesta della ProcuraMarco CarraiLo strappo della richiesta della ProcuraMarco CarraiLo strappo della richiesta della Procura
di Antonio Massari e Valeria Pacelli | 7 luglio 2016
| Commenti (17)
Il Giglio Magico aveva una passione in comune con l’indagato Raffaele Pizza: l’ex amministratore di Poste Italiane, oggi alla guida della Milano Serravalle, Massimo Sarmi. Lo racconta l’imprenditore abruzzese Gugliemo Boschetti in un’intercettazione ambientale agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma. È il 21 gennaio 2015. Boschetti e l’imprenditore Danilo Lucangeli sono nell’ufficio di Pizza. I tre parlano dell’affare Tiap, ovvero il (mai realizzato) progetto di aggiudicarsi appalti per la digitalizzazione dei fascicoli giudiziari. Bando mai indetto dal ministero guidato da Andrea Orlando.
Pizza: Stiamo mettendo su questa cosa importante con Agostino (…) qualsiasi ministero, nella fattispecie quello della giustizia, competente… deve solamente scrivere che quel prodotto… già lo usano le 7 procure (…) Basta un appuntamento pure con il direttore generale (…) Ci deve andare Nastri, il proprietario di questa società… di cui le procure usano il suo software.
Boschetti gli riferisce di essere stato “contattato da Ferri” (potrebbe trattarsi di Cosimo, sottosegretario alla Giustizia, estraneo alle indagini) e poi mostra il messaggio da parte di uno del Giglio Magico. Lucangeli commenta “che se parlano con il Ministro è inutile parlare con Ferri”. Interviene Pizza: “Ferri è bruciato con tutte le cazzate che ha fatto…”. A questo punto Boschetti mostra un messaggio ricevuto sul telefono.
Boschetti: La sapete una cosa importante (…) Ti faccio legge Whatsapp… questo qui è uno dei più stretti, è legatissimo al trio… Lotti (sottosegretario del governo Renzi, ndr)
Pizza: il famoso trio….
B: Leggi… ‘Ciao Guglielmo tutto bene?’… Lui lunedì stava a Firenze, mi ha Whatsappato dicendomi… secondo te il tuo amico Sarmi può essere interessato in qualche cosa…
P: A te ti dico tutto (…) l’economia ha già sondato Sarmi perchè c’è il problema di cambiare Ciucci (Pietro, ex presidente di Anas) e … stanno sponsorizzando Sarmi
B: non solo l’economia… lo stanno sponsorizzando
P: attraverso chi?
B: Lotti e company
P: E attraverso chi?
B: Attraverso quello della Serravalli (…) attraverso questo qui che è un amico carissimo…
P:comunque gli sto dando una mano anche io (…) Se è interessante possiamo gestirla questa operazione se tu ritieni (…) fallo venire da me che me lo gestisco io con Sarmi (…) Già ci sono delle ottime possibilità, se questo può darmi un valore aggiunto io gli garantisco un ritorno pazzesco se dovesse andare (…) Io sono l’unico che può fare le cose con Sarmi (…) Se tu ritieni che questo possa dare un minimo di valore aggiunto a quello che lui mi fa 100, ce penso io a farlo diventà un valore aggiunto de 1000… Non c’è nessun problema, mi chiami.
Insomma, Pizza rivendica di essere l’unico a poter “fare le cose con Sarmi” e se, come sostiene Boschetti, qualcuno vicino al Giglio Magico vuol dare un apporto dovrà comunque trattare con lui che, aggiunge, è in grado di arrivare alle “alte cariche istituzionali”.
E il nome di un esponente del Giglio Magico, sebbene estraneo all’inchiesta, viene espressamente menzionato negli atti. In una richiesta di proroga di intercettazioni, il nucleo Valutario della Guardia di Finanza riferisce di “contatti e/o contatti diretti intercorsi” anche con Marco Carrai, socio della società di cyber sicurezza Cys 4. È l’uomo che Renzi vuole nominare suo consigliere per la sicurezza informatica. E proprio di cyber sicurezza viene scoperto a parlare Pizza con un uomo che gli investigatori devono ancora identificare.
Uomo:Eh … parliamo di sicurezza … Cyber … qui parliamo della sicurezza informatica … su questi temi … sto facendo una società che commercializza … prodotti non solo software … per la difesa anche attiva … laddove autorizzata dal magistrato …
Pizza: … dimmi quando sei pronto… mi dici che devo fare
Uomo 1: io sono pronto
P: Allora andiamoci un momentino e … vediamo con chi devi parlare … me lo devi di te … io che caXXo ne so … dimmi che devi parlare e vediamo come gestire le cose…
Uomo 2: … bè … bisogna fa … mostrargli sta roba …
P: Eh certo …
Uomo 2: … (inc) … C4 … cioè già capito? … già ci sta .. Carabinieri …
P: … ti posso mandare dal responsabile degli Interni… l’importante è il qualitativo …”.
L’assonanza tra C4 e Cys 4 è particolarmente singolare e pare che proprio alla C4 vogliano proporre il progetto. Poco dopo Pizza vanta entrature persino negli ambienti del Quirinale: “Io poi c’ho un grande amico … Sezione del Quirinale… Gli ho fatto assumere il figlio alle Poste”.
La Gdf sta cercando di capire di chi si tratti.
di Antonio Massari e Valeria Pacelli | 7 luglio 2016
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Diario della caduta di un regime.
E si costruiscono improbabili “testimonianze” volte a mistificare i fatti:IL FATTO DI FERMO DIVENTA OGGETTO DI SCONTRO TRA CHI RIPRISTINA LE VECCHIE FAZIONI,
SPINGENDO ALLO SCONTRO.
Il giornale:
Fermo, la versione dei testimoni:
"I nigeriani hanno aggredito"
IL RESTO DEL CARLINO:
Fermo Cronaca
Nigeriano ucciso a Fermo, la super testimone ribalta tutto
ImolaOggi.it:
Migrante ucciso, la supertestimone ribalta tutto: erano loro gli aggressori
UN COMMENTO su fb DI MASSIMO ROSSI:
Massimo Rossi
14 h ·
Ed ora, a placare il disagio di “quelli che.. io non sono razzista ma…”, che con la loro ipocrisia,
personalmente considero i mandanti dell’omicidio di Emmanuel, esce provvidenziale una supertestimone
la quale fornisce una versione opposta a quella di Chimiary.
Secondo lei sarebbero stati loro ad aggredire “per quattro o cinque minuti” il povero ultras neofascista
alto 1,90 con la passione del pugilato, il quale chiaramente inerme, nel disperato tentativo di difendersi,
dopo averle prese di santa ragione senza reagire, avrebbe dato un solo pugno "ben assestato" in seguito
al quale, "purtroppo per la vittima", un uomo è morto.
Ma la perla, regalataci dalla stampa locale, e da quanti, sprezzanti del ridicolo, la stanno condividendo a
manetta sulla rete, sono le conclusioni a dir poco surreali di questa testimonianza: “
…Poi diventa facile parlare di razzismo, ma dovevate esserci per capire la furia dell'aggressione ai danni di quel fermano”.
…Talmente violenta che l'aggressore è morto e la vittima è incolume.
Personalmente non ce l’ho tanto con questa improbabile testimone, che dovrà assumersi le responsabilità
di quanto afferma (facendo peraltro i conti con i referti medici che documentano ben altro), ma con quanti,
con sprezzo del ridicolo, stanno ammantando la loro coscienza sporca con questa versione piuttosto surreale,
ma confortante per i propri pregiudizi.
Ciò, nonostante questa signora non sia nuova per gli onori della cronaca: un paio d'anni fa raccontò di quando i
cinesi prendevano i gatti coi retini per mangiarli.
http://www.corriereadriatico.it/…/cines ... vano_gatti_…
Purtroppo stavolta in ballo non c’è la sorte di amabili micetti ma la vita di un essere umano, la cui unica colpa
è stata quella di cercare protezione in un Paese in cui spargere impunemente, dai media e dai banchi parlamentari,
razzismo e xenofobia sulle teste vuote di milioni di italiani, è pane quotidiano.
-
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Re: Diario della caduta di un regime.
ALLORA,.....TUTTI A CASA.....
“Politici perbene non siedano vicino ai corrotti”
Il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo: “La devianza della classe dirigente italiana, sia nella pubblica amministrazione che in economia, non ha eguali in altri paesi, specie per la mancata reazione dei partiti”
davigo 990 pp
Giustizia & Impunità
“I politici perbene non dovrebbero stare seduti vicino ai corrotti”. Parola di Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, nel suo intervento al convegno dei Cattolici democratici a Orvieto. Il numero uno dell’Anm: “A qualche politico ho chiesto se si rendeva conto che se continuava a sedersi vicino a un corrotto, i cittadini fossero autorizzati a pensare che siete uguali. Sarebbe meglio dire ‘finché c’è lui, io qui non mi siedo’. E forse allora anche chi commette reati tornerebbe a vergognarsene”
^^^^^^
Giustizia, Davigo: “I politici perbene non siedano vicino ai corrotti. In Italia devianza classi dirigenti senza eguali”
Giustizia & Impunità
Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati a Orvieto al convegno dei Cattolici democratici è tornato a parlare del mondo politico: "Inasprire le pene? Non serve se non sai a chi darle". E sulla corruzione: "E' sistema seriale e diffusivo, identico a quello della riscossione del pizzo da parte di Cosa Nostra"
di F. Q. | 9 luglio 2016
COMMENTI (26)
“I politici perbene non dovrebbero stare seduti vicino ai corrotti”. Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, intervenendo al convegno dei Cattolici democratici a Orvieto, è tornato a rivolgersi al mondo politico. Ma anche a quello economico e della pubblica amministrazione. “In Italia”, ha detto, “siamo di fronte a una devianza della classi dirigenti senza eguali. La corruzione è un fenomeno seriale e diffusivo del tutto identico a quello della riscossione del pizzo da parte di Cosa Nostra“. L’ex pm del pool di Mani Pulite nei mesi scorsi è stato al centro di una polemica con il presidente del Consiglio che lo ha criticato per aver detto che il “politico che delinque fa più danni del delinquente di strada“. Matteo Renzi aveva replicato dicendo che l’Italia ha vissuto 25 anni di barbarie giustizialista e intervistato da Repubblica aveva detto: “Dire che tutti sono colpevoli significa dire che nessuno è colpevole. Voglio nomi e cognomi”.
Oggi Davigo è tornato a spiegare la sua tesi: “Nel 1992 erano molti che si vergognavano di essere stati sorpresi a rubare. Ho detto, ricevendo molte critiche, che oggi in molti continuano a rubare ma non si vergognano più. Ribadisco che molti lo fanno, che non vuol dire tutti: per distinguere le pecore bianche da quelle nere, bisogna fare i processi”. E ha poi continuato: “A qualche politico ho chiesto se si rendeva conto che se continuava a sedersi vicino a un corrotto, i cittadini fossero autorizzati a pensare che siete uguali. Sarebbe meglio dire ‘finché c’è lui, io qui non mi siedo’. E forse allora anche chi commette reati tornerebbe a vergognarsene. Se si accetta il compromesso i risultati politici non si ottengono mai più, perché l’erba cattiva scaccia quella buona”.
Secondo Davigo in Italia siamo in presenza di “una devianza delle classi dirigenti” senza eguali: “Non solo della pubblica amministrazione o della politica ma anche del mondo economico, che non ha equivalenti in altri Paesi, quanto meno sotto il profilo della mancata reazione della politica”. Il presidente dell’Anm ha anche criticato la frase che molto spesso i politici pronunciano quando vengono coinvolti direttamente o meno in un’inchiesta: “Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso”. Per Davigo, questo tipo di atteggiamento “è una sorta di delega della politica alla magistratura a compiere una selezione della classe dirigente. Ma la politica dovrebbe invece dimostrare una propria, autonoma capacità di valutazione rispetto ai procedimenti giudiziari. Se la politica si avvalesse su questo tema di una sua autonomia di giudizio questo basterebbe a far allentare la tensione, spesso al calor bianco, tra la politica stessa e la magistratura”, ha ribadito Davigo. “Vorrei vivere in un paese dove ci vuole coraggio a fare il delinquente, non a essere onesto”.
Secondo il magistrato però la soluzione non può essere solo quella di inasprire le pene “se non si sa a chi darle”: “Prima”, ha detto, “bisogna trovare i colpevoli e far emergere la corruzione sommersa, in un paese come l’Italia dove non se ne denuncia praticamente mai”. Per il magistrato, “a questo scopo servono incentivi per chi parla, operazioni sotto copertura e ruolo proattivo delle forze di polizia”. Davigo è poi tornato a esprimere perplessità sul Codice degli appalti: “Se si usano strumenti come questo vuol dire voler ignorare la realtà, è un Codice che dà fastidio alle imprese per bene e non fa né caldo né freddo a quelle che delinquono”.
Parlando del fenomeno della corruzione Davigo ha spiegato che non si tratta di “devianza individuale”, ma di ben altro. “La corruzione ha due caratteristiche principali: è seriale, perché chi commette il reato tendenzialmente lo ripete, ed è diffusiva, perché chi è comune a certe pratiche tende a coinvolgere altre persone per creare un ambiente favorevole alla corruzione”. Il “sistema criminale” della corruzione, ha concluso, è “del tutto identico a quello della riscossione del pizzo da parte di Cosa Nostra“.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07 ... o/2892974/
“Politici perbene non siedano vicino ai corrotti”
Il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo: “La devianza della classe dirigente italiana, sia nella pubblica amministrazione che in economia, non ha eguali in altri paesi, specie per la mancata reazione dei partiti”
davigo 990 pp
Giustizia & Impunità
“I politici perbene non dovrebbero stare seduti vicino ai corrotti”. Parola di Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, nel suo intervento al convegno dei Cattolici democratici a Orvieto. Il numero uno dell’Anm: “A qualche politico ho chiesto se si rendeva conto che se continuava a sedersi vicino a un corrotto, i cittadini fossero autorizzati a pensare che siete uguali. Sarebbe meglio dire ‘finché c’è lui, io qui non mi siedo’. E forse allora anche chi commette reati tornerebbe a vergognarsene”
^^^^^^
Giustizia, Davigo: “I politici perbene non siedano vicino ai corrotti. In Italia devianza classi dirigenti senza eguali”
Giustizia & Impunità
Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati a Orvieto al convegno dei Cattolici democratici è tornato a parlare del mondo politico: "Inasprire le pene? Non serve se non sai a chi darle". E sulla corruzione: "E' sistema seriale e diffusivo, identico a quello della riscossione del pizzo da parte di Cosa Nostra"
di F. Q. | 9 luglio 2016
COMMENTI (26)
“I politici perbene non dovrebbero stare seduti vicino ai corrotti”. Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, intervenendo al convegno dei Cattolici democratici a Orvieto, è tornato a rivolgersi al mondo politico. Ma anche a quello economico e della pubblica amministrazione. “In Italia”, ha detto, “siamo di fronte a una devianza della classi dirigenti senza eguali. La corruzione è un fenomeno seriale e diffusivo del tutto identico a quello della riscossione del pizzo da parte di Cosa Nostra“. L’ex pm del pool di Mani Pulite nei mesi scorsi è stato al centro di una polemica con il presidente del Consiglio che lo ha criticato per aver detto che il “politico che delinque fa più danni del delinquente di strada“. Matteo Renzi aveva replicato dicendo che l’Italia ha vissuto 25 anni di barbarie giustizialista e intervistato da Repubblica aveva detto: “Dire che tutti sono colpevoli significa dire che nessuno è colpevole. Voglio nomi e cognomi”.
Oggi Davigo è tornato a spiegare la sua tesi: “Nel 1992 erano molti che si vergognavano di essere stati sorpresi a rubare. Ho detto, ricevendo molte critiche, che oggi in molti continuano a rubare ma non si vergognano più. Ribadisco che molti lo fanno, che non vuol dire tutti: per distinguere le pecore bianche da quelle nere, bisogna fare i processi”. E ha poi continuato: “A qualche politico ho chiesto se si rendeva conto che se continuava a sedersi vicino a un corrotto, i cittadini fossero autorizzati a pensare che siete uguali. Sarebbe meglio dire ‘finché c’è lui, io qui non mi siedo’. E forse allora anche chi commette reati tornerebbe a vergognarsene. Se si accetta il compromesso i risultati politici non si ottengono mai più, perché l’erba cattiva scaccia quella buona”.
Secondo Davigo in Italia siamo in presenza di “una devianza delle classi dirigenti” senza eguali: “Non solo della pubblica amministrazione o della politica ma anche del mondo economico, che non ha equivalenti in altri Paesi, quanto meno sotto il profilo della mancata reazione della politica”. Il presidente dell’Anm ha anche criticato la frase che molto spesso i politici pronunciano quando vengono coinvolti direttamente o meno in un’inchiesta: “Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso”. Per Davigo, questo tipo di atteggiamento “è una sorta di delega della politica alla magistratura a compiere una selezione della classe dirigente. Ma la politica dovrebbe invece dimostrare una propria, autonoma capacità di valutazione rispetto ai procedimenti giudiziari. Se la politica si avvalesse su questo tema di una sua autonomia di giudizio questo basterebbe a far allentare la tensione, spesso al calor bianco, tra la politica stessa e la magistratura”, ha ribadito Davigo. “Vorrei vivere in un paese dove ci vuole coraggio a fare il delinquente, non a essere onesto”.
Secondo il magistrato però la soluzione non può essere solo quella di inasprire le pene “se non si sa a chi darle”: “Prima”, ha detto, “bisogna trovare i colpevoli e far emergere la corruzione sommersa, in un paese come l’Italia dove non se ne denuncia praticamente mai”. Per il magistrato, “a questo scopo servono incentivi per chi parla, operazioni sotto copertura e ruolo proattivo delle forze di polizia”. Davigo è poi tornato a esprimere perplessità sul Codice degli appalti: “Se si usano strumenti come questo vuol dire voler ignorare la realtà, è un Codice che dà fastidio alle imprese per bene e non fa né caldo né freddo a quelle che delinquono”.
Parlando del fenomeno della corruzione Davigo ha spiegato che non si tratta di “devianza individuale”, ma di ben altro. “La corruzione ha due caratteristiche principali: è seriale, perché chi commette il reato tendenzialmente lo ripete, ed è diffusiva, perché chi è comune a certe pratiche tende a coinvolgere altre persone per creare un ambiente favorevole alla corruzione”. Il “sistema criminale” della corruzione, ha concluso, è “del tutto identico a quello della riscossione del pizzo da parte di Cosa Nostra“.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07 ... o/2892974/
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Re: Diario della caduta di un regime.
L'ORDINE ARRIVATO DA BERLINO DEVE ESSERE STATO:
RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE.
PERCHE' GIA' I QUOTIDIANI DI IERI RIPORTAVANO UN MATTARELLA CON LA VOGLIA DI OMBRELLONE.
IL PAESE SPROFONDA MA LA CLASSE DIRIGENTE SI VOLTA DALL'ALTRA PARTE
Per due italiani su tre Alfano deve dimettersi. Ma il Pd ora lo difende
L'addio del ministro farebbe cadere Renzi. Una crisi di governo non conviene a nessuno
Massimiliano Scafi - Sab, 09/07/2016 - 08:40
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Via, se ne deve andare, lasci libera la poltrona. Per due italiani su tre Angelino Alfano, lambito dagli schizzi dell'inchiesta Labirinto, farebbe bene ad abbandonare il Viminale.
Il sondaggio Agorà-Ixe non lascia dubbi: dopo le intercettazioni che coinvolgono il padre e il fratello del leader centrista in storie di raccomandazioni, il 63 per cento degli intervistati è favorevole alle dimissioni del ministro dell'Interno. Solo il trentuno pensa invece che dovrebbe restare al suo posto.
Cosa che avverrà. Confortato dagli avvocati, forte dall'inesistenza di profili penali delle rivelazioni, che lui definisce «scarti d'inchiesta», Alfano ha deciso di resistere. Certo, dal punto di vista politico la situazione è più pesante, ma anche qui nelle ultimi giorni qualcosa è cambiato. Innanzitutto il sostegno del Pd. Timido, quasi assente all'inizio, con il passare delle ore è diventato sempre più deciso. E dopo l'appoggio del capogruppo alla Camera Enzo Rosato, ecco le attese parole del vicesegretario del Nazareno Lorenzo Guerini: «Dimissioni? Le insistenze per la verità mi paiono molto flebili. Non c'è un'azione convinta da questo punto di vista, anche perché il ministro sta lavorando bene, non è assolutamente indagato nell'inchiesta romana, e se deciderà di intervenire in Parlamento sono certo che chiarirà ancora meglio la sua posizione».
Del resto la caduta del ministro dell'Interno avrebbe comportato l'automatica caduta di tutto il governo: Alfano, leader del secondo partito della coalizione e responsabile di un dicastero chiave come il Viminale, non può essere sostituto senza un passaggio formale al Quirinale e in Parlamento, come è accaduto con Lupi e la Giannini. E una crisi immediata non conviene né alle opposizioni né alla minoranza del Pd, che hanno puntato le fiches sulla roulette referendaria di ottobre, e che infatti sembrano aver rallentato.
A Palazzo Chigi sono quindi convinti che «la bolla si sta sgonfiando». E dopo giorni di apnea, Alfano ricomincia a respirare. Pure sul fronte interno le cose sembra si stiano mettendo meglio: la fronda sta rientrando. L'altra sera il ministro ha incontrato Renato Schifani, presidente del senatori Ncd e punto di riferimento di quanti lavorano per riallacciare i rapporti con Forza Italia, pronto, si raccontava, a creare un incidente parlamentare per mandare sotto Renzi. Il confronto è stato «aperto e franco», come si dice in gergo diplomatico. «Se vuoi fare il capogruppo - ha detto Angelino - non puoi sostenere una linea opposta rispetto alla mia, che sono il segretario». Alla fine della chiacchierata Schifani ha vergato il comunicato di sostegno incondizionato al governo. Per ora.
Non è ancora chiaro se tutti i frondisti faranno davvero marcia indietro. Secondo i calcoli di Palazzo Chigi, non saranno più di due o tre ad uscire, ai quali se ne possono aggiungere altrettanti di Ala, delusi perché rimasti senza poltrone. Al Nazareno considerano il caso «quasi» chiuso. «Dalle parole di Schifani - commenta Guerini - emerge che non c'è nessuna volontà di Ncd di cercare strade alternative. C'è la volontà di lavorare insieme per dare risposte agli italiani». Anzi, servirà un'altra «spinta riformatrice per la prossima legge di stabilità». Molti senatori centristi sosterranno le ragioni del No al referendum, «Ncd - replica Guerini - ha lavorato in Parlamento per approvare queste riforme ed è presente nei comitati referendari. Dopodiché, se ci sono singole posizioni di dissenso non è un dramma, ma la linea del partito mi pare molto chiara».
RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE.
PERCHE' GIA' I QUOTIDIANI DI IERI RIPORTAVANO UN MATTARELLA CON LA VOGLIA DI OMBRELLONE.
IL PAESE SPROFONDA MA LA CLASSE DIRIGENTE SI VOLTA DALL'ALTRA PARTE
Per due italiani su tre Alfano deve dimettersi. Ma il Pd ora lo difende
L'addio del ministro farebbe cadere Renzi. Una crisi di governo non conviene a nessuno
Massimiliano Scafi - Sab, 09/07/2016 - 08:40
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Via, se ne deve andare, lasci libera la poltrona. Per due italiani su tre Angelino Alfano, lambito dagli schizzi dell'inchiesta Labirinto, farebbe bene ad abbandonare il Viminale.
Il sondaggio Agorà-Ixe non lascia dubbi: dopo le intercettazioni che coinvolgono il padre e il fratello del leader centrista in storie di raccomandazioni, il 63 per cento degli intervistati è favorevole alle dimissioni del ministro dell'Interno. Solo il trentuno pensa invece che dovrebbe restare al suo posto.
Cosa che avverrà. Confortato dagli avvocati, forte dall'inesistenza di profili penali delle rivelazioni, che lui definisce «scarti d'inchiesta», Alfano ha deciso di resistere. Certo, dal punto di vista politico la situazione è più pesante, ma anche qui nelle ultimi giorni qualcosa è cambiato. Innanzitutto il sostegno del Pd. Timido, quasi assente all'inizio, con il passare delle ore è diventato sempre più deciso. E dopo l'appoggio del capogruppo alla Camera Enzo Rosato, ecco le attese parole del vicesegretario del Nazareno Lorenzo Guerini: «Dimissioni? Le insistenze per la verità mi paiono molto flebili. Non c'è un'azione convinta da questo punto di vista, anche perché il ministro sta lavorando bene, non è assolutamente indagato nell'inchiesta romana, e se deciderà di intervenire in Parlamento sono certo che chiarirà ancora meglio la sua posizione».
Del resto la caduta del ministro dell'Interno avrebbe comportato l'automatica caduta di tutto il governo: Alfano, leader del secondo partito della coalizione e responsabile di un dicastero chiave come il Viminale, non può essere sostituto senza un passaggio formale al Quirinale e in Parlamento, come è accaduto con Lupi e la Giannini. E una crisi immediata non conviene né alle opposizioni né alla minoranza del Pd, che hanno puntato le fiches sulla roulette referendaria di ottobre, e che infatti sembrano aver rallentato.
A Palazzo Chigi sono quindi convinti che «la bolla si sta sgonfiando». E dopo giorni di apnea, Alfano ricomincia a respirare. Pure sul fronte interno le cose sembra si stiano mettendo meglio: la fronda sta rientrando. L'altra sera il ministro ha incontrato Renato Schifani, presidente del senatori Ncd e punto di riferimento di quanti lavorano per riallacciare i rapporti con Forza Italia, pronto, si raccontava, a creare un incidente parlamentare per mandare sotto Renzi. Il confronto è stato «aperto e franco», come si dice in gergo diplomatico. «Se vuoi fare il capogruppo - ha detto Angelino - non puoi sostenere una linea opposta rispetto alla mia, che sono il segretario». Alla fine della chiacchierata Schifani ha vergato il comunicato di sostegno incondizionato al governo. Per ora.
Non è ancora chiaro se tutti i frondisti faranno davvero marcia indietro. Secondo i calcoli di Palazzo Chigi, non saranno più di due o tre ad uscire, ai quali se ne possono aggiungere altrettanti di Ala, delusi perché rimasti senza poltrone. Al Nazareno considerano il caso «quasi» chiuso. «Dalle parole di Schifani - commenta Guerini - emerge che non c'è nessuna volontà di Ncd di cercare strade alternative. C'è la volontà di lavorare insieme per dare risposte agli italiani». Anzi, servirà un'altra «spinta riformatrice per la prossima legge di stabilità». Molti senatori centristi sosterranno le ragioni del No al referendum, «Ncd - replica Guerini - ha lavorato in Parlamento per approvare queste riforme ed è presente nei comitati referendari. Dopodiché, se ci sono singole posizioni di dissenso non è un dramma, ma la linea del partito mi pare molto chiara».
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Re: Diario della caduta di un regime.
E' TORNATO IL DOTTOR GOEBBELS
A Palazzo Chigi sono quindi convinti che «la bolla si sta sgonfiando».
Massimiliano Scafi
(post precedente)
IL TG DELLE 19,00 DI IERI DI SKY 24, HA DEDICATO 47 MINUTI AI FATTI DI DALLA E MANCO 2 MINUTI AD ALGERINO ALFANO.
IL CONDIZIONAMENTO DELLE MENTI DA PARTE DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE E' AL TOP.
A Palazzo Chigi sono quindi convinti che «la bolla si sta sgonfiando».
Massimiliano Scafi
(post precedente)
IL TG DELLE 19,00 DI IERI DI SKY 24, HA DEDICATO 47 MINUTI AI FATTI DI DALLA E MANCO 2 MINUTI AD ALGERINO ALFANO.
IL CONDIZIONAMENTO DELLE MENTI DA PARTE DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE E' AL TOP.
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