Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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IlFattoQuotidiano.it / Diritti


Migranti, dalle minacce agli incendi fino alla proteste violente: ecco l’Italia xenofoba contro chi accoglie i profughi

Diritti
Dalla Calabria alla Valtellina, da Roma a Treviso, c'è una parte del Paese che si oppone ad ogni tipo di accoglienza, accusa chi ospita di farlo solo per il proprio interesse, manda biglietti intimidatori e in certi casi arriva a scatenare raid incendiari
di Giulia Zaccariello | 10 luglio 2016
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C’è un’Italia che apre le porte, mette a disposizione alberghi, chiese, intere abitazioni o stanze sfitte, e che ogni giorno si siede a tavola con migranti dalle storie sconosciute, insegna loro la lingua e li aiuta a ricostruire una vita. E poi ce n’è un’altra, quella che strepita, si oppone, riempie le bacheche facebook di lamentele che sfociano spesso nell’insulto. Parla di “sicurezza” e “invasione”, accusa chi ospita di farlo solo per il proprio interesse, e forma comitati di protesta. Talvolta minaccia, manda biglietti intimidatori anonimi, o scatena raid incendiari.

Non è una vita facile quella di chi, nell’ultimo anno, ha deciso di lavorare per l’accoglienza dei richiedenti asilo e di chi arriva sulle nostre coste. Da nord a sud, sono tanti coloro che raccontano episodi di diffidenza, intolleranza e fastidio, con cui devono convivere quotidianamente: si va dall’albergatore che si è visto recapitare lettere anonime con minacce di morte, a quello che ha perso i clienti abituali che poco gradivano la presenza di africani nella stanza accanto, fino alle diverse manifestazioni organizzate contro l’apertura di centri per immigrati. Quasi tutti piccoli casi, che non sono espressione della maggioranza e che spesso non superano i confini delle cronache locali. Ma, messi insieme, dipingono comunque l’immagine di un Paese in cui, a fatica, convivono anime opposte.

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Le minacce- Spesso i primi a essere presi di mira, perché tra quelli più esposti, sono gli albergatori che fanno accordi con le prefetture per dare alloggio a gruppi di richiedenti asilo. Giulio Salvi, direttore dell’hotel Bellevue in Valtellina, ha ricevuto minacce prima in una lettera lettera anonima: “Via i migranti dall’hotel o li uccido uno a uno”. Poi via facebook, dove sono apparsi diversi commenti in cui si invitava a dare fuoco all’albergo. Tra le accuse a Salvi c’era anche quella di sciacallaggio: “Incassi milioni con finti profughi”. Di certo Salvi non è l’unico ad aver ricevuto intimidazioni di questo tipo e con questi toni. Ad aprile Walter Scerbo, sindaco di Palizzi, in provincia di Reggio Calabria, si è visto recapitare un bigliettino non firmato, ma con un messaggio molto chiaro: “Se succede qualcosa con questi bastardi negri ti ammazziamo”. A scatenare le minacce xenofobe era stato il progetto di accoglienza di un gruppetto di stranieri, voluto proprio dall’amministrazione comunale.

L’incendio al Mark Hotel - L’albergo, chiuso da 10 anni, si trova a Ussita, minuscolo comune in mezzo al verde, in provincia di Macerata. A maggio, dopo che il proprietario aveva messo a disposizione le proprie stanze per accogliere i profughi, facendo fare anche dei sopralluoghi, qualcuno è entrato nella struttura forzando la porta. Ha portato con sé del gasolio e poi ha dato fuoco ai materassi, proprio quelli destinati ai migranti. “Anche qui nelle Marche c’è un clima preoccupante, fino adesso sottovalutato da tutti”, ha detto don Vinicio Albanesi, pochi minuti dopo la morte di Emmanuel, il 36enne nigeriano a Fermo. Nei mesi scorsi sono stati piazzati degli ordigni rudimentali davanti a quattro chiese della diocesi di Fermo, tutte parrocchie impegnate in progetti di solidarietà. Le indagini sono in corso, ma il religioso è convinto che le bombe siano opera della stessa mano, e che abbiano come obiettivo quello di scoraggiare le attività di aiuto agli extracomunitari.

La fuga dei turisti - Giancarlo Pari gestisce un piccolo hotel di fronte alla spiaggia di Igea Marina, a pochi chilometri da Rimini. L’anno scorso, su proposta della prefettura, aveva deciso di concedere ospitalità a tre gruppi di migranti, circa 40 persone in tutto. L’aveva fatto volentieri e la convivenza non aveva dato alcun problema. Eppure, passato l’inverno, all’inizio della stagione estiva, ha chiesto di interrompere il progetto di accoglienza. “Ci sono troppe difficoltà da parte delle persone bianche ad accettare quelle di colore – ha raccontato alle telecamere del fattoquotidiano.it – Sono stato obbligato, altrimenti avrei perso i miei clienti abituali”.

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Le proteste dei comitati - A volte basta solo ipotizzare l’apertura di un centro d’accoglienza per far scattare le manifestazioni dei cittadini, raccolti in comitati. A maggio sempre nelle Marche, in provincia di Ancona, gli abitanti di Castelferretti hanno bloccato la strada con striscioni e fumogeni per opporsi al progetto, ancora tutto sulla carta, di allestire in zona un campo profughi. Anche in provincia di Parma, qualche mese prima, i cittadini avevano organizzato sit-in e fiaccolate per dire no alla sistemazione di una quindicina di profughi in una ex scuola. Nel vicentino, don Lucio Mozzo, voleva sfruttare gli spazi di una canonica chiusa da tempo per dare aiuto a una decina di profughi. Il suo progetto è stato bloccato da centinaia di fedeli che, dimenticando la carità cristiana, sono andati su tutte le furie e si sono riuniti in massa nella chiesa di Don Mozzo. Alla fine il prete è stato costretto a fare un passo indietro.

A contattare don Mozzo era stata l’associazione Papa Giovanni XXIII, impegnata ogni giorno sul fronte dell’aiuto ai migranti: “Abbiamo avuto un paio di casi di proteste in Veneto – racconta Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della comunità – una parte della cittadinanza si è risentita e ha fatto resistenza. Ma non generalizzerei. Abbiamo ricevuto anche tanta solidarietà. Di sicuro noi continuiamo a portare avanti il nostro lavoro, perché crediamo nel valore dell’accoglienza. Pensiamo però che vada fatta per piccoli gruppi, 10 o 12 persone al massimo, non con grossi agglomerati. Solo così si può favorire la convivenza pacifica e il rispetto verso lo straniero“. Famosi sono poi due casi andati in scena l’estate scorsa: quello di Quinto di Treviso, dove i residenti si sono rivoltati contro la presenza in un residence di 100 profughi ottenendone lo spostamento, e quello di Roma, dove ci sono stati anche scontri tra Casapound e polizia.

L’accoglienza in casa - Nell’estate scorsa Roberto Gabellini, pensionato di Rimini, ha dato le chiavi della propria casa a un’associazione che assiste i migranti. Una villetta a due piani, con vista sulle colline, dove sono entrati 17 profughi. Apriti cielo: Gabellini, con un passato in Alleanza nazionale, è stato obbligato far fronte a una tempesta di critiche e accuse di sciacallaggio. Alcune provenienti da suoi ex-amici di partito. Qualcuno si è spinto anche oltre, arrivando alle minacce: “Vengo a incendiarti casa per sentire la puzza di negro che brucia”. Per questo l’uomo, che ha anche pensato di assumere una ditta di vigilanza privata per la notte, si è rivolto alle forza dell’ordine. “I carabinieri ci hanno aiutato molto – racconta – spesso sono passati per assicurarsi fosse tutto tranquillo”. Oggi però, a un anno di distanza, le cose sono cambiate. “I ragazzi ospitati si sono guadagnati la fiducia con il loro lavoro e il loro comportamento, sempre impeccabile. E sono riusciti a superare la diffidenza dei vicini e di una parte della città. E di minacce non ne sono più arrivate”. Anche la famiglia di Maria Cristina Visioli, che fa parte della rete Refugees Welcome Italia, ha deciso di aprire (gratuitamente) le porte della propria abitazione di Bologna ai profughi. Ma qualcuno tra i vicini ha avuto da ridire. “Finché abbiamo ospitato giapponesi o americani nessuno ha detto un parola. Quando sono arrivati ragazzi africani, c’è chi si è lamentato in assemblea di condominio. Fortunatamente è stato un episodio senza conseguenze, ma è il sintomo di una certa diffidenza nei confronti delle persone di colore, che c’è anche a Bologna”.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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Migranti, Fassino lancia l'allarme: "Rischiamo di essere travolti"
Fassino: "In termini di numeri stiamo arrivando al superamento della soglia che è governabile. Se non lo vediamo per tempo, questo problema rischia di travolgerci"


Luca Romano - Dom, 10/07/2016 - 09:24
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"Finora in Italia l'immigrazione è stata governata tutto sommato bene, ma in termini di numeri stiamo arrivando al superamento della soglia che è governabile.


Se non lo vediamo per tempo, questo problema rischia di travolgerci". A dirlo non è Matteo Salvini, bensì l'ex sindaco di Torino, Piero Fassino, durante il suo intervento alla direzione regionale piemontese.

"Da sindaco e in campagna elettorale - ha spiegato Fassino - non mi sono risparmiato e ho incontrato moltissime persone. L'immigrazione è il tema che sempre e ovunque mi sono trovato davanti. È il più sentito nella aree a maggiore sofferenza sociale, dove gli immigrati sono visti in competizione per la casa, il lavoro, il welfare. Si tratta delle stesse aree nelle quali abbiamo avuto i risultati peggiori".

E ancora: "Per esempio nell'assegnazione delle case popolari, il criterio basato sulla composizione dei nuclei familiari premia sempre più spesso le famiglie immigrate, che fanno più figli. Bisogna domandarsi fino a quando la graduatoria unica è sostenibile. Questo per non alimentare conflitti tra chi quel diritto lo esige".
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MERITO DI FASSINO.
E’ il primo politico della compagine di governo che ha il coraggio di dire la verità.

DEMERITO DI FASSINO
Poteva dirlo molto tempo prima, non solo quando si è tuffato nella realtà della campagna elettorale toccando con mano.

Ma ancora prima quando era sindaco di Torino. Perché come primo cittadino non poteva non conoscere la realtà cittadina.

A Milano la Caritas ambrosiana ha lanciato l’allarme già da qualche mese, ma quella sverza di Salah tace.

I centri di ricovero STANNO LETTERALMENTE SCOPPIANDO.

Tace anche quando il centro della stazione centrale di Via Sammartini è costretto a far dormire 200 migranti lungo il marciapiede.(La settimana scorsa)

Ma non si devono disturbare i manovratori Alfano e Renzi. Sarebbe pubblicità negativa visto che tutti i santi giorni raccontano che tutto và bene madama la marchesa.

DEMERITO DI FASSINO

Dichiarare che:
"Finora in Italia l'immigrazione è stata governata tutto sommato bene, ma in termini di numeri stiamo arrivando al superamento della soglia che non è governabile"


E’ una grandissima balla in perfetto stile renziano.

Per governare un fenomeno come questo in primo luogo ci vuole intelligenza. E questa è una carenza comune in tutta la classe dirigente. O meglio digerente, perché se stanno a magnà tutto quanto.

L’impressione netta è che si stanno comportando come quelli della Repubblica di Salò.

Sapevano di essere perdenti e di lasciare il posto ad altri e quindi hanno arraffato tutto quello che potevano arraffare e poi sono scappati. Rifugiandosi in Sud America.

Ieri Guerini ha dichiarato che Alfano sta facendo bene. E quindi non deve dare le dimissioni.

Si aiutano uno con l’altro per tenersi legati al cadreghino.

L’unico gruppo di rilievo è lo staff della Gabanelli che ha presentato un progetto alla Commissione europea, all’inizio del mese di maggio u.s., che gli ha comunicato: “SE IL SUO GOVERNO CI PRESENTA UN PROGETTO COME QUESTO I SOLDI SONO QUI A DISPOSIZIONE”.

Risultato che due giorni dopo la puntata di Report, il bandito di Rignano ha dichiarato al Corriere della Sera: “SE LA GABANELLI PRESENTA QUEL PROGETTO SPILLIAMO UN PO’ DI SOLDI ALLA MERKEL.

Non aveva capito un emerito C.

Ma lui non poteva applicare quel progetto altrimenti manda all’aria i politicanti e la malavita che si sta arricchendo con i migranti.

Il problema segnalato da Fassino è reale e grave.

L’Italia è in pista per crollare.

E’ da vedere se crollerà prima a causa delle banche o perché scoppia per il problema dei migranti mai governato da Paese civile ma da Paese malavitoso.
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ITALIANI BRAVA GENTE



Email
ANTICIPAZIONE
Congo, italiani ladri di bambini
Minori sottratti ai genitori in Congo per darli a famiglie italiane. Ecco il lato oscuro delle adozioni internazionali
DI FABRIZIO GATTI
07 luglio 2016



Una rete di trafficanti insospettabili ha cercato di far entrare in Italia bambini sottratti ai loro genitori in Congo. I casi dimostrati sono almeno cinque: le loro sentenze di adozione li dichiarano orfani, ma hanno famiglie che li reclamano. L'indagine avviata dalla Commissione per le adozioni internazionali (Cai), cioè l'autorità di controllo della Presidenza del Consiglio su enti e procedure di adozione, ha un seguito ancor più sconvolgente.

ESPRESSO+ LEGGI L'INCHIESTA INTEGRALE

L'organizzazione in Africa ha potuto operare grazie alle presunte coperture e alle omissioni dei vertici dell'associazione “Aibi – Amici dei bambini” di San Giuliano Milanese. Secondo le segnalazioni raccolte, i responsabili di Aibi non hanno denunciato quanto sapevano, hanno fornito informazioni non corrispondenti al vero. E, attraverso i loro assistenti locali, avrebbero addirittura ostacolato la partenza per l'Italia di decine di bimbi, mettendo così a rischio il trasferimento di tutti i centocinquantuno minori già adottati in Congo da famiglie italiane.
L'inchiesta di copertina “Ladri di bambini”, su “l'Espresso” in edicola da venerdì, è stata realizzata grazie a una fonte interna ad Aibi, a contatti diretti con la capitale Kinshasa e a un lavoro di ricerca sui documenti dell'associazione cominciato nel dicembre 2012. Ne esce un racconto agghiacciante come la trama di un film horror. Nel tentativo di fermare l'indagine della Cai, diciotto bambini tra i 3 e i 13 anni, già adottati da genitori italiani e quindi con cognome italiano, vengono tenuti in ostaggio per un anno e mezzo, fino al 29 maggio scorso, in due orfanotrofi a Goma nella regione più pericolosa nell'Est del Paese africano. Una bambina, Amini, 9 anni, figlia adottiva di una coppia di Cosenza, scompare nel nulla.
VEDI ANCHE:
congocoversenza-jpg
Congo, italiani ladri di bambini

Cinque minori sottratti alle loro famiglie in Congo. E adottati da nostri connazionali ignari. Grazie a un’associazione milanese che sapeva ma non ha denunciato i trafficanti. E ora è sotto indagine

Altri piccoli sono vittime dell'attacco di un commando che tenta di rapirli e vengono portati al sicuro soltanto dopo lunghe trattative. Un affidatario congolese che su richiesta della Commissione adozioni della Presidenza del Consiglio e su mandato dell'autorità giudiziaria locale ha messo in salvo quei bambini, come ritorsione viene arrestato su ordine del presidente del Tribunale dei minori di Goma: lo stesso giudice che Aibi, nelle comunicazioni interne, indica come proprio partner. Durante la detenzione l'affidatario subisce torture: lo immergono in una buca con gli escrementi della prigione, lo picchiano e gli ustionano i genitali. Altri due incaricati della Cai nelle delicate trattative, due consulenti giuridici, vengono arrestati e a loro volta minacciati di torture per essersi interessati al rilascio dei bambini. Una suora, anche lei impegnata nei contatti per la liberazione dei piccoli ostaggi, è accusata dallo stesso giudice-partner di Aibi di traffico di minori. Accuse false, ovviamente.
VEDI ANCHE:
kivu-jpg
Congo, non liberate quei piccoli

Arresti e torture contro i mediatori in Congo. Omissioni e depistaggi 
a Roma. Così hanno bloccato 
i minori adottati da genitori italiani. Per fermare i controlli

Il presidente-padrone di Aibi, Marco Griffini, 69 anni, un ex sondaggista di mercato e fervente cattolico, dal mese di giugno 2014 quando probabilmente intuisce di essere sotto indagine, comincia la sua guerra personale contro la presidente della Commissione per le adozioni internazionali, il magistrato di lungo corso Silvia Della Monica. Per due anni Griffini insulta il suo operato e spinge alcuni genitori adottivi a protestare davanti a Palazzo Chigi, inducendo così numerosi parlamentari a presentare interrogazioni al governo per chiedere che la scomoda presidente della Cai sia rimossa. Tra i più attivi, i senatori Carlo Giovanardi e Aldo Di Biagio, sicuramente all'oscuro dei pesanti retroscena.

Il risultato più stupefacente è che Griffini ha (apparentemente) vinto la sua guerra. Giovedì 9 giugno, proprio quando gli ultimi diciotto bambini tenuti in ostaggio stanno finalmente partendo dalla capitale Kinshasa per l'Italia, una manina con una coincidenza fin troppo sospetta fa firmare al premier Matteo Renzi il decreto di revoca delle deleghe di presidente al magistrato Della Monica, confermata solo come vicepresidente della Cai. Un missile che, appena qualche ora prima, avrebbe abbattuto tutta l'operazione di salvataggio: se fossero ancora a terra in Congo, i piccoli dovrebbero aspettare altre settimane perché la nuova presidente, il ministro Maria Elena Boschi, ricominci daccapo la trafila burocratica delle autorizzazioni. Un tempismo spietato contro il magistrato che sta ancora indagando e che, grazie a due anni di lavoro paziente e riservato, è riuscita a far liberare tutti i bambini tenuti in ostaggio.

L'inchiesta integrale su l'Espresso in edicola da venerdì 8 e già online per gli abbonati a Espresso+
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DE JA VUE-SIAMO ALLE SOLITE CON GLI SMANETTONI DELLA DESTRA




Massimo Cacciari: "Fermo? La causa è la gestione dei flussi"
Sul caso di Fermo c'è chi punta il dito contro Amedeo Mancini, accusato di omicidio, e chi invece attacca la debolezza della gestione dei flussi migratori in Italia


Claudio Torre - Mar, 12/07/2016 - 09:41
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Sul caso della morte del nigeriano a Fermo si è creato un ampio dibattito: c'è chi punta il dito contro Amedeo Mancini, accusato di omicidio, e chi invece attacca la debolezza della gestione dei flussi migratori in Italia che avrebbe creato un clima d'odio contro gli immigrati.


E così Massimo Cacciari dice la sua e il suo parere come sempre fa discutere: "Macché fascismo! Non diciamo stupidaggini. Quello che è successo a Fermo è l'atto di un disadattato. Ma la colpa è di chi non sa governare i fenomeni migratori. E così anche gli stupidi si fanno impressionare", spiega in un'intervista al Giorno.

E ancora: "Figurarsi se Fermo è una città pericolosa e fascista! Si tratta di fatti dolorosi, a Venezia mi sarà successo due o tre volte. Le botte a un egiziano per strada o un attacco contro un ristorante magrebino: atti di razzismo sempre per colpa di ignoranti poveracci. E un sindaco cosa vuole che faccia in questi casi? Non può fare altro che portare la sua solidarietà alle vittime e stigmatizzare la violenza senza se e senza ma. Purtroppo sono cose che possono sempre succedere e succederanno". Infine sottolinea: "La gente sta sempre peggio. C'è un clima di caccia all'altro, al diverso. E persone deboli e sprovvedute, disadattate, possono farsi impressionare facilmente. Parlavamo di fascismo? Ma va', anche il tizio di Fermo, l'ultrà che ha ucciso il ragazzo nigeriano, era solo un ignorante all'ultimo stadio. Di sicuro una persona con difficoltà e disagio sociale". Ma "se ci fosse una politica europea forte sull'immigrazione, probabilmente non succederebbero episodi così".
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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POI NON SI DEVONO MERAVIGLIARE SE TI SCAPPA UN “BRUTTI DASTARDI”

c'è chi punta il dito contro Amedeo Mancini, accusato di omicidio, e chi invece attacca la debolezza della gestione dei flussi migratori in Italia che avrebbe creato un clima d'odio contro gli immigrati.

Claudio Torre
(Post precedente)

Si comportano ancora nello stesso modo del Mussolini prima maniera.

Oggi appoggiano il fascio leghista Salvini.

________________________________________

12 LUG 2016 12:10
GOOD MORNING, “MILANISTAN”

- SALVINI, PROFESSIONE REPORTER: ALLA STAZIONE DI MILANO FILMA GLI IMMIGRATI: “E’ MEZZOGIORNO E C’È GENTE CHE PISCIA. È QUESTO IL BENVENUTO DELLA CITTÀ AI TURISTI. LI VEDETE? QUESTA NON È ACCOGLIENZA, QUESTA E’ UNA SCHIFEZZA...» - VIDEO
Il leader della Lega: "Ditemi voi se in Svizzera o in Austria potrebbe essere comprensibile una roba del genere..." - Nel giro di poche ore migliaia di risposte in rete e oltre duecentomila ‘visualizzazioni’. Cittadini che invitano Salvini a continuare il lavoro e andare a filmare situazioni di degrado anche in altre città... -
VIDEO
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 128516.htm

Con Salvini creano l’odio che cercano poi di nascondere coinvolgendo Cacciari, e non solo.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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Il quotidiano del centrodestra non trascura la minima notizia che riguarda gli immigrati.

Inoltre non manca di evidenziare che “la finta accoglienza del sindaco Sala ha già fallito.

Facendo così propaganda politica.

Sta solo in piedi che “Centri al collasso: dalla tangenziale alla stazione Centrale."

Da qualche mese la Caritas aveva lanciato l’allarme sui centri al collasso.

Allarme ignorato sia da Alfano che da Mussoloni.

Se per sbaglio dovesse rinascere il Nazareno 2.0, come desidera Fidel Confalonieri per salvare il Gruppo Mediaset, saranno sempre così attenti alla mancata politica dell'immigrazione???????


Le favelas nel cuore di Milano
Centri al collasso: dalla tangenziale alla stazione Centrale così la finta accoglienza del sindaco Sala ha già fallito

di Giuseppe De Lorenzo Marco Vassallo
2 ore fa

Giuseppe De Lorenzo Marco Vassallo - Mer, 13/07/2016 - 16:59

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 83379.html
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LA SITUAZIONE GIA' EVIDENZIATA DA FASSINO DIVENTA TRAGICA, MA NESSUNO AI PIANI ALTI SE NE OCCUPA.

DOVRA' ACCADERE UN DISASTRO COME PER I TRENI DI BARI, PERCHE' DIVENTI ATTENZIONE NAZIONALE?????





13 LUG 2016 12:55
LE FAVELAS DA BERE

- CENTRI DI ACCOGLIENZA AL COLLASSO, PROFUGHI ACCAMPATI SOTTO LA TANGENZIALE E NEI GIARDINI DELLA STAZIONE: A MILANO CITTADINI ESASPERATI: “UN COLPO AL DECORO”

- LA SITUAZIONE IGIENICA E’ DRAMMATICA


Per mangiare si affidano alla solidarietà dei connazionali che in Italia hanno trovato un lavoro, per andare in bagno si accontentano dei giardini pubblici - Le testimonianze: “In Eritrea il regime ci combatteva e qui il vostro governo ci abbandona” Un ragionamento simile a quello di un signore italiano: «Io pago le tasse: perché devo sopportare questo degrado?” -
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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QUESTO, PIU’ CHE UN ARTICOLO SEMBRA PARTE DI UN TRATTATO DI SOCIOLOGIA MODERNA.

I TEMI TRATTATI DAL FLIC FRANCESE, IN MODO RIDOTTO SONO ANCHE I NOSTRI.

DUE SONO LE SOLUZIONI A NOSTRA DISPOSIZIONE.

O LI RISOLVIAMO USANDO IL CERVELLO, OPPURE, COME PAVENTA IL FLIC DOVREMO USARE LE MANI.

STA A NOI SCEGLIERE PER TEMPO QUALE SARA’ IL NOSTRO FUTURO PROSSIMO.






C'ERA L'EUROPA Pericoli Sono 515 i “radicalizzati ” che vivono vicino al confine con Piemonte e Liguria

Anche la Costa Azzurra ha la sua banlieue:
“Si rischia la guerra civile, ci tengono per le...”


dall’inviato a Nizza

Les colonisateurs colonisés”.
È scritto in un bar a due passi da rue de Turin, dove viveva
Mohamed Lahouaeij Bouhlel, l’assassino di Nizza.

Una frase a pennarello con calligrafia incerta, ma racchiude il destino del Sud della Francia.

Del dipartimento delle Alpi Marittime, che poi sarebbe anche parte della Costa Azzurra.

La grande vendetta: gli arabi che si prendono la Francia.

“La verità è che questa gente ci tiene per qui”, dice Bernard, ufficiale della Gendarmerie, mettendosi una mano sulla patta dei pantaloni.

“Il punto è che noi non possiamo reagire.

Non possiamo mica espellere migliaia di persone che tra l’altro sono francesi.

Qui si rischia la guerra civile”, dice accompagnandoti per i quartieri della banlieue di
Nizza: L’Ariane, Madelaine, Les Moulins, rue de Turin.

Ti indica i passanti,
tanti di origine araba:
“Non hanno
nessuna paura
di una reazione
dei “francesi”
perché sanno
che sono loro ad
avere in mano la
situazione. E fareste
bene anche
voi a preoccuparvi,
perché qui
siamo a pochi
c h i l o m e t r i
dall’Italia. Chiaro?”. Bernard -
un “flic”, uno sbirro tosto, ma
“con il cuore a sinistra” - cita i
dossier del ministro dell’I nterno:
515 persone segnalate
in Francia come
“islamici radicalizzati”
vengono
da qui, dipartimento
delle Alpi
Marittime. Ma si
calcola che gli estremisti
da queste
parti siano almeno
tremila (il
10% dell’int era
Francia). Secondo
Le Figaro da
questo dipartimento
sono partiti
55 foreign fighters. Di questi
18 sarebbero minori.
Martine Roquebrune è
un’impiegata pubblica, 35 anni,
classe media. Abita in boulevard
de la Madeleine. In linea
d’aria siamo a una manciata
di chilometri dall’hotel Negresco,
simbolo della Nizza a
cinque stelle. Del jet set, dei
russi che arrivano con le tasche
cariche di milioni. Ma è
un altro mondo, un’accetta invisibile
li ha separati: “Io sono
di sinistra”, esordisce, “Sono
per l’accoglienza, ma qui il discorso
è un altro. Bisogna capire
se noi accettiamo tutto
dalla comunità araba perché
siamo tolleranti o perché siamo
deboli. Sotto schiaffo”.
Martine racconta della sua
città che le è cambiata sotto gli
occhi: “Quando ero ragazza in
classe avevo tante compagne
musulmane. Si vestivano come
noi, frequentavano gli
stessi posti. Oggi le incontro
per strada e non le riconosco,
sono tutte con il velo. I nostri
figli vivono in mondi separati,
leggono cose diverse. E l’i ncredibile
è che a sentirmi fuori
posto, estranea, sono io”.
Non accade soltanto nelle
banlieue. Prendete i vicoletti
accanto alla cattedrale di Notre
Dame de l’Assomption, a
due passi da place Massena. In
quella Nizza dove i colori e i
profumi della Francia mediterranea
si fondono con le tinte
chiare di “carugi”che sanno
di Liguria. I suoni e le voci che
escono dalle finestre, i profumi
dei cibi sono diversi, rimandano
spesso al Maghreb,
all’Africa. “Niente di male, ma
questa non è integrazione,
non è una società multietnica.
È quasi colonizzazione”, sospira
Didier Cattani, portiere
di un albergo del centro storico.
E qualcuno ricorda le dichiarazioni
di Ahmed Jaballah,
presidente dell’Union des
organisations islamiques de
France (Uoif): “L'Uoif è un
razzo a due piani. Il primo è
democratico. Il secondo metterà
in orbita una società islamica”.
Otmane Aissaoui, pre-
presidente
dell’Unione dei Musulmani
delle Alpi Marittime
(Umam), rettore e imam della
moschea Ar-Rahma, la più
grande di Nizza, parlando con
il Fatto pare molto più moderato:
“Combatteremo le ideologie
estremiste e l’incitamen -
to all’odio per salvaguardare
la Repubblica, la libertà e i diritti.
L’obiettivo dello Stato islamico
è dividere la comunità
musulmana e far scoppiare
l’unità nazionale”.
Bernard rientra nel commissariato.
È convinto che
non ci saranno vendette anti-
arabi: “Meno male, sarebbe
un disastro. La disgregazione
dell ’unità nazionale cui puntano
gli estremisti. Se i “fran -
cesi ” non reagiscono, però,
non è soltanto per maturità.
Sanno che non possono, sono
impotenti”.
F.SA.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Da Il Fatto Quotidiano del 17/07/2016
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MONDO

Ue, lo scandalo degli ‘aiuti militari’ al Sudan in chiave anti-migrazione
Mondo

di Loretta Napoleoni | 31 luglio 2016
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Da mesi si parla principalmente di economia in relazione all’Europa Unita, in particolare per mettere a nudo le contraddizioni della gestione politica di Bruxelles. Tuttavia esistono altre zone d’ombra nel ‘governo dell’Ue’, altrettanto sconcertanti, che non vengono mai menzionate. Tra queste, forse tra le più preoccupanti c’è quella dei cosiddetti ‘aiuti’ allo sviluppo a governi apertamente anti-democratici. Si tratta di un’espressione idiomatica che nasconde traffici di cui bisognerebbe vergognarsi. In realtà la parola ‘aiuto allo sviluppo’ spesso è sinonimo di sovvenzioni militari che hanno lo scopo di fermare i flussi migratori verso l’Europa ma che finiscono per potenziare regimi essenzialmente dittatoriali o nascondono il pagamento dei riscatti per gli ostaggi. Un disgustoso do ut des di cui il cittadino sa poco o nulla, ma che viene praticato con i soldi del contribuente.

L’ultima vergognosa proposta di un accordo di questo tipo risale all’inizio di luglio, quando la Commissione europea ha pubblicato una bozza di proposta per fornire 100 milioni di euro in aiuti alle forze armate di alcuni paesi africani: nella bozza si legge che il denaro verrà usato per bloccare migranti e rifugiati diretti prima in Libia e poi in Europa.

Un tempo questo sporco lavoro lo faceva Gheddafi ma oggigiorno è il presidente del Sudan Omar al – Bashir e la sua milizia governativa (mercenari della sua stessa tribù) conosciuta come la Forza di supporto rapido (Rsf). La Rsf non ha solo il compito di pattugliare i valichi di frontiera, fa parte dei servizi di sicurezza nazionale e di intelligence del Sudan. Alla Rsf appartengono uomini che hanno combattuto in Darfur con i Janjaweed, una milizia di tribù arabe sudanesi. A guidarla è un ex leader delle milizie Janjaweed, il generale Mohamed Hamdan Hametti, che si è impegnato ad inviare circa 1.000 dei suoi uomini lungo il confine con la Libia per bloccare i migranti. Sia al-Bashir che Hametti sono considerati colpevoli di crimini contro l’umanità in quanto artefici della violenza genocida durante la guerra civile del Darfur. Ma nessuno è ancora riuscito a trascinarli di fronte a una giuria.

Si legge nella proposta che gli ‘aiuti militari’ dell’Unione europea potranno essere utilizzati per finanziare qualsiasi cosa, dai mezzi di trasporto per le truppe alle uniformi, alle apparecchiature di sorveglianza. Dal 2001 al 2009, Bruxelles aveva già concesso circa 1 miliardo di euro per la gestione delle frontiere e l’applicazione delle norme relative all’emigrazione. Tuttavia, questa è la prima volta che propone di pompare denaro direttamente in una struttura militare straniera.

I primi frutti di questo accordo già sono visibili: a metà luglio la Rsf ha arrestato oltre 300 migranti diretti in Libia attraverso il deserto nel Nord del Sudan. Che fine avranno fatto? Imprigionati nei gulag sudanesi simili a quelli creati da Gheddafi solo pochi anni fa o scomparsi in fosse comuni? Le loro sono vite che non contano nulla!

Per chi ha bisogno di rinfrescarsi la memoria, in Sudan la violenza politica tra i due gruppi etnici, i “contadini” (gli “africani”) e l’altro gli “allevatori di cammelli” (gli “arabi”) è iniziata nel 1970 ed era accentrata intorno alle dispute sulla proprietà della terra e i diritti di accesso all’acqua. La violenza è aumentata di anno in anno, e nel 1990, il governo del Sudan ha delegato la responsabilità di mantenere l’ordine pubblico a Khartoum, e nella regione circostante, alle milizie arabe Janjaweed, formate da alcuni gruppi di pastori, mettendo praticamente alla porta le forze di polizia.

Gli scontri violenti sono continuati ad aumentare finché nel 2003 il paese è piombato nella guerra civile. A questo punto, ha preso in mano la situazione il nuovo presidente Omar al-Bashir anche grazie all’appoggio di Washington, il cui emissario era niente di meno che Joe Biden, il vicepresidente del primo presidente di colore d’America, Barak Obama. Incitate da al Bashir, le milizie Janjaweed sono diventate estremamente violente attuando un programma di massacri, omicidi di massa, stupri, genocidi e facendo terra bruciata dovunque si nascondessero gli oppositori. Il genocidio del Darfur faceva parte di questo programma sanguinario.

Naturalmente Bashir, al potere dal 1989, nega le accuse mosse a riguardo del genocidio del Darfur dalla Corte penale internazionale (Icc). Interessante notare che proprio quest’anno è stato rieletto con il 94% dei voti in una votazione boicottata dai principali partiti dell’opposizione. Ufficialmente l’affluenza è stata del 46 per cento ma secondo molti osservatori l’affluenza è stata di gran lunga inferiore.

Nonostante diversi paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Norvegia, abbiamo criticato le elezioni, l’Unione europea ha reputato giusto inviare una delegazione per far visita al presidente e contrattare il nuovo accordo di sangue anti-migrazione.

La politica estera che i nostri leader conducono alle nostre spalle è un fertilizzante potente per la propaganda jihadista, una verità sulla quale è bene riflettere.

di Loretta Napoleoni | 31 luglio 2016
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