Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA




28 LUG 2016 18:15
SIENA DIVORZIA DAL MONTE DEI PASCHI - LA FONDAZIONE MPS NON ADERIRA' ALL'AUMENTO DI CAPITALE

- FINO AL 2012 AVEVA IL 51%. ORA HA IN PORTAFOGLIO UN MISERO 1,49%, E NON SI PUO' PERMETTERE DI PARTECIPARE CON 75 MILIONI

- LA BANCA È IL SECONDO DATORE DI LAVORO DELLA TOSCANA, DOPO LA REGIONE -




(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)


Addio al Monte dei Paschi. La Fondazione Mps si avvia a recidere definitivamente il legame con la banca conferitaria anche se manterrà una quota di partecipazione simbolica.

L'ente senese, apprende Radiocor, ha deciso un cambio di strategia: non seguirà il prossimo maxi-aumento di capitale della banca (se fosse effettivamente da 5 miliardi comporterebbe un esborso di 75 milioni circa, improponibile per le casse di palazzo Sansedoni) e valuterà, invece, le modalità di dismissione di buona parte del pacchetto residuo in suo possesso, l'1,49% del capitale, prima dell'avvio della ricapitalizzazione.


Si concluderà così il processo di dismissione, avviato con la storica decisione del febbraio 2012 quando la Fondazione Mps decise la rinuncia al controllo sulla banca, detenuto con il 51% del capitale, per far fronte ai debiti contratti con le banche e cedette un primo pacchetto del 15% del capitale.

L'ultimo atto e' stato scritto lo scorso 21 luglio: gli organi della Fondazione guidata da Marcello Clarich hanno deciso di modificare i documenti strategici di programmazione, uno pluriennale e l'altro annuale, che danno le linee guida per agire sulla banca conferitaria.


'Alla luce dei recenti eventi inerenti Banca Mps - si legge nel resoconto pubblicato nella sezione 'fondazione-trasparente' di palazzo Sansedoni - sono stati modificati i documenti di programmazione al fine di consentire una maggiore flessibilità di azione alla Deputazione amministratrice, in relazione a eventuali operazioni strategiche riguardanti la conferitaria ed escludendo comunque la dismissione totale della partecipazione'


L'ente di palazzo Sansedoni dovrà valutare ora le opzioni migliori con la nomina di un advisor finanziario che non potrà essere quello utilizzato in occasione dell'aumento di capitale dello scorso anno, Fonspa, in quanto la banca che fa capo al banchiere Panfilo Tarantelli è impegnata nell'operazione di dismissione delle sofferenze della banca con il fondo Atlante.

Il processo di dismissione avviato nel 2012 da parte dell'ente ebbe il suo clou nel 2014, con la cessione del 31% del capitale di banca Mps che permise alla Fondazione di estinguere il residuo debito finanziario da 340 milioni e di dotarsi di un cuscinetto di liquidità da oltre 400 milioni.
cielo 70
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Re: Diario della caduta di un regime.

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camillobenso ha scritto:LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA

24 LUG 2016 10:40
BISI E RISI

- PADOAN PARALIZZATO ANCHE PERCHÉ MATTARELLA PENSA A LUI PER UN GOVERNO TECNICO CHE TRANQUILLIZZI L'EUROPA

Chi lo vuole Padoan? E' meglio Draghi o uno come Vaciago.
cielo 70
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da cielo 70 »

camillobenso ha scritto:LIBRE news

C’è qualcosa peggio di Renzi? Ma certo: è la sinistra Pd



Dunque referendum il 6 novembre o giù di lì e, a quanto pare, referendum singolo: Renzi è il più intelligente dei renziani e capisce che l’ipotesi spacchettamento è una fesseria che non sta in pieni né sul piano pratico né su quello logico e tantomeno su quello costituzionale.

D’altra parte è stata una idea dei radicali (che quando si tratta di far danno alla democrazia sono sempre in prima fila) e di Bersani che ha perso un’altra magnifica occasione per tacere.


Che poi il referendum si faccia davvero il 6 novembre non sarei così sicuro, soprattutto per il rischio che si sovrapponga la crisi delle banche e magari l’ipotesi spacchettamento torna utile non per essere attuata, ma per fare manfrina fra Cassazione e Corte Costituzionale e guadagnare due o tre mesi di tempo, poi chi vivrà vedrà.


In questo quadro fosco di drammi internazionali e di scenari interni assai preoccupanti, la sinistra Pd trova il modo di farci ridere, nostro malgrado, con una proposta elettorale semplicemente indecente.


La riforma, presentata da quel raro talento di Speranza, prevede l’elezione dei deputati in 475 collegi uninominali a turno unico e 12 eletti all’estero con sistema proporzionale.

Gli altri 143 seggi vengono così assegnati: 90 alla prima lista o coalizione, fino a un totale massimo di 350 deputati; 30 alla seconda lista o coalizione; 23 divisi tra chi supera il 2% e ha meno di 20 eletti.
Non so di che area è Giannulli, ma se si dividevano i referendum potevo votare sì su alcune cose che andavano cambiate, come la fiducia solo della Camera e un accentramento su alcune materie devolute alle regioni, e no su altre. Ora devo votare no su tutte, e poi è una forzatura della Costituzione. Così le riforme possono aspettare non si sa quanto altro tempo. Sulla legge elettorale condivido il sistema uninominale (sarebbe meglio a doppio turno), rispetto a questo proporzionale anomalo dove non si indicano i parlamentari e c'è un premio che consente a un partito del 30% di fare quello che vuole.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA


29 LUG 2016 17:40
FISCHI PER I TUOI FIASCHI

- RENZI CONTESTATO A TARANTO PER IL CASO ILVA (VIDEO)

- LUI SI LANCIA ("IL GOVERNO C'E'") MA IL GOVERNATORE EMILIANO LO SPERNACCHIA ("NON C'E' UNA LIRA")

- LA CORTE DEI CONTI DA' IL COLPO DI GRAZIA SULL'ILVA E SUL RUOLO DELLA CASSA DEPOSITI DENTRO IL FONDO ATLANTE

- A COSA SERVONO ENI, TERNA E FINCANTIERI? A DARE I SOLDI AL GOVERNO!




TARANTO - CONTESTAZIONE A RENZI- video
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 129690.htm


1 - EMILIANO PATTO PER TARANTO? NON C'È UNA LIRA IN PIÙ

(ANSA) - "Da quanto mi sembra di capire per Taranto non c'è una lira in più, non so se è chiaro, sono tutti soldi che erano stati già stanziati dall'amministrazione precedente regionale e solo in piccola parte dai governi passati. Qui, oggi, abbiamo fatto solo un riepilogo, una ri-firma. La ri-firma è un istituto giuridico che ho appreso essere nell'ordinamento italiano". Lo afferma il governatore della Puglia, Michele Emiliano, a margine della conferenza stampa in prefettura a Taranto con il premier Matteo Renzi commentando la firma del contratto istituzionale di sviluppo per la città.

Serve "descrivere una situazione della città e della provincia che possa consentire al governo di prendere buone decisioni e di evitare una sindrome, che è comprensibile ma pericolosa, quella di valutare solo gli aspetti positivo di ciò che accade e non ad esempio la constatazione che ancora oggi, a causa e grazie ai decreti perché altrimenti Ilva sarebbe sequestrata dalla magistratura, i tarantini sono soggetti ad una fonte di inquinamento attiva, che non è quella di una volta ma è esistente", spiega Emiliano in merito all'impianto tarantino raccontando di aver fatto presente al capo del governo della proposta tecnica della Regione che consentirebbe di "azzerare l'inquinamento di Taranto" e di "dimezzare le emissioni di C02. Su questo punto ancora una volta non ho avuto ancora risposta così come su un principio fondamentale di ogni bonifica: questa può iniziare se la fonte di inquinamento è sotto controllo".


2 - RENZI,A TARANTO PROBLEMI NON MANCANO MA GOVERNO C'È E FA TERRIBILMENTE SUL SERIO
(ANSA) - "Museo archeologico, risanamento Ilva, le scuole del quartiere Tamburi,Arsenale, il porto, le bonifiche. Impegni concreti e scadenze rispettate. A Taranto i problemi non mancano ma il Governo c'è. E fa terribilmente sul serio #lavoltabuona". Lo scrive su Facebook il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la sua visita a Taranto.

Il premier dopo l'incontro in Prefettura per il Patto sullo sviluppo della città si è recato al porto con il ministro delle Infrastrutture Delrio per fare un punto sullo stato dei lavori ed è atteso al Mercure Delfino Hotel per un intervento a 'Futuredem'.

3 - "BASTA, CI STANNO AMMAZZANDO". RENZI ACCOLTO DA FISCHI A TARANTO
Emanuela Carucci per http://www.ilgiornale.it


Una cortina fumogena accoglie il premier Matteo Renzi a Taranto. Sembra roba da stadio nella piazza centrale della città. Sono invece le proteste delle associazioni ambientaliste e dei grillini.

Il presidente del Consiglio è in visita questa mattina per l'inaugurazione del secondo piano del museo archeologico nazionale insieme al ministro della cultura, Dario Franceschini e al ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.

Un'occasione per la firma del contratto istituzionale per Taranto. Ma il premier, arrivato in ritardo secondo la tabella di marcia, potrebbe saltare il secondo appuntamento previsto in Prefettura dove ad aspettarlo, invitato all'ultimo (alla faccia del cerimoniale) c'è il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

"È finita la stagione degli assegni a vuoto - ha dichiarato Renzi che ha sottolineato - il presidente del Consiglio (parlando in terza persona) è qui per una speranza concreta".

Ma alla "speranza" si risponde con la protesta. Un gruppo di donne del mondo ambientalista ha contestato il premier chiamandolo "Assassino" ed un gruppo di manifestanti ha cercato di sfondare il cordone della polizia in assetto antisommossa che sta proteggendo l'ingresso della prefettura di Taranto dove è in corso ora la riunione economica.


CORTE CONTI: ATLANTE E ILVA,PERPLESSITÀ PER RUOLO CDP

(ANSA) - La Corte dei Conti esprime "perplessità", per "compatibilità statutaria e sulla pertinenza degli impieghi delle risorse", sul ruolo della Cassa Depositi e Prestiti nel sostegno a banche o imprese. Un riferimento alla "duplice operazione che prima nel 2015 (Fondo nazionale di risoluzione - Banca Etruria) e poi nel 2016 (Fondo Atlante -Banco Popolare di Vicenza/Veneto Banca) l'ha vista coinvolta in cordate di garanzia e salvataggio di Istituti bancari, così come gli interventi a sostegno delle imprese (Ilva)".

La Cassa Depositi e Presti - rileva la Corte dei Conti nella relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria per gli esercizi 2014 e 2015- con la crisi economica ha visto accelerare la sua "trasformazione da cassa semi-pubblica, custode del risparmio postale ed erogatrice dei mutui per gli enti locali, a vero e proprio strumento di politica industriale".

Nel periodo preso in esame sono aumentate "le richieste di aiuto nei confronti della Cdp chiamata ad intervenire, proprio in virtù delle sue disponibilità, in situazioni molto critiche", come "sblocco dei crediti verso la P.a, finanziamento di infrastrutture, salvataggi di imprese in crisi (oggi l'Ilva, in passato Parmalat, Montepaschi e Alitalia) o alla ricerca di capitali (Saipem, Fincantieri), interventi in favore degli Enti locali (di rilievo il contratto di finanziamento in favore del Comune di Roma per 4,8 miliardi di euro, allo stato non utilizzato dall'Ente locale), partecipazione al Fondo nazionale di risoluzione ed al Fondo Atlante. Interventi, questi, che - sottolinea la Corte dei Conti - hanno portato CdP, in alcuni casi, ad operare ai margini della propria compatibilità statuaria".


La Cassa, rileva la Corte dei Conti, si pone "sempre più al centro dei rapporti economico-finanziari nazionali, ma con una centralità che non può non suscitare qualche interrogativo". Per la Corte, "risulta chiaro come l'utilizzo di capitali della Cdp sia un tema particolarmente delicato, soprattutto politicamente, poiché il suo intervento in un settore o in un altro, ha sicuri riscontri sull'andamento dell'economia nel suo complesso. Ma ciò - avverte la relazione - richiama anche un altro fondamentale problema e cioè se in effetti non si stia portando Cassa ad operare su di un terreno ai margini del perimetro statutario".


La relazione indica anche che "ad una prima analisi non può certamente negarsi che anche Cdp abbia risentito a livello congiunturale della crisi economica e che quindi la flessione di alcuni parametri economico-finanziari non rappresentino elementi strutturali di difficoltà", e avverte che "non può essere sottovalutato che Cdp fa affidamento proprio sui dividendi delle partecipate per i propri equilibri anche futuri".

Così, "se nel 2016 le quotazioni del greggio non dovessero migliorare, nelle casse della Cdp potrebbero mancare proprio gli apporti derivanti dalla partecipazione azionaria in Eni. Risorse che, nel piano industriale è previsto che contribuiranno a creare un utile 2016 da 933 milioni grazie a 1,4 miliardi di dividendi provenienti da Eni, Terna, Snam e Fincantieri".

La Corte "rammenta" quindi anche i risultati di Fincantieri che "ha recentemente approvato il bilancio dell'esercizio 2015, chiuso con una perdita netta di 112,73 milioni" ed ha registrato "nel primo trimestre del 2016 una perdita netta (esclusa la quota di terzi) di 2 milioni di euro, rispetto al dato negativo di 6 milioni contabilizzato nei primi tre mesi del 2015".
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Gli stress test bocciano il Monte dei Paschi: in caso di shock senza capitale per coprire i prestiti
Quattro italiane su cinque meglio della media Ue. Bankitalia: “Buona tenuta”
ANSA

29/07/2016
GIUSEPPE BOTTERO


Gli stress test sulle banche, almeno per quanto riguardano le italiane, non regalano sorprese. Dei cinque istituti tricolori soltanto il Monte dei Paschi di Siena non supera gli esami coordinati dall’Autorità Bancaria Europea (Eba), in collaborazione con la Bce e le autorità di vigilanza nazionali. Un risultato per cui Bankitalia parla di «buona tenuta» nonostante la «severità dell’esercizio», che serve a valutare la resistenza e la tenuta di un istituto di credito in caso di eventi economici tali da provocare un pesante shock sui mercati e sull’economia.

Il coefficiente patrimoniale CET1 transitional delle banche italiane al 2018, in base ai dati aggregati, è dello 7,7%. Questa la situazione di altri Paesi: Austria (7,3%,), Irlanda (7,5%), Gran Bretagna (8,5%), Spagna (8,6%), Germania (9,46%) e Francia (9,7%).

Per le quattro banche «promosse» (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare e Ubi Banca) l’impatto ponderato sul capitale (CET1) derivante dallo scenario avverso è pari a 3,2 punti percentuali a fronte del 3,8 per cento della media del campione Eba. Comprendendo anche il Monte dei Paschi, l’impatto sarebbe, in termini ponderati, di 4,1 punti percentuali.

I test segnano una stangata sul patrimonio di Deutsche Bank: peggiora il CET1 fully loaded al 7,8%, in forte calo rispetto agli esercizi precedenti.


IL NODO MPS
Se si realizzasse lo scenario economico avverso definito dall’Eba per gli stress test 2016, il Cet1 (il rapporto tra il livello di capitalizzazione e l’insieme dei prestiti, comprese le sofferenze) del Monte dei Paschi di Siena passerebbe da un Cet1 nel 2015 del 12,01% a un Cet1 a -2,23% nel 2018. Ovvero non ci sarebbe capitale sufficiente a coprire i prestiti.

Proprio oggi il cda dell’istituto senese ha deciso di cedere 27,7 miliardi di euro di sofferenze e ha ricevuto il via libera della Bce al piano di salvataggio che include un aumento di capitale da circa 5 miliardi di euro.

Se si tiene conto delle nuove misure regolamentari che entreranno definitivamente in vigore entro il 2019 arriverebbe a -2,44%. Tra i 51 istituti sottoposti dall’Eba allo stress test, Mps è la banca che evidenzia la situazione peggiore con un Cet1 in caduta del 14,23% (di 14,51% se si tiene conto delle misure regolamentari al 2019).


LE ALTRE ITALIANE
In caso di scenario avverso il Cet1 Fully loaded di Unicredit scenderebbe nel 2018 al 7,1% dal 10,38% del 2015. Nello scenario base salirebbe all’11,47%. Nella nota con cui Unicredit rende noti i risultati dello stress test l’istituto guidato da Jean Pierre Mustier sottolinea che la banca lavorerà con la vigilanza della Bce per valutare eventuali operazioni sul capitale.

Intesa Sanpaolo ha concluso gli stress test con un Cet1 al 12,8% nello scenario base ed al 10,2% nello scenario avverso. Rispetto al 13% di partenza del 31 dicembre 2015 il coefficiente include una riduzione di 50 centesimi di punto in entrambi gli scenari per il passaggio dai criteri di calcolo in vigore per il 2015 a quelli per il 2018.

Ubi Banca scenderebbe all’8,85% nel 2018, dall’11,62% del 2015. È quanto rivelano gli stress test dell’Eba. Nello scenario base il Cet1 salirebbe al 13,01%.

Banco Popolare scenderebbe al 9% nel 2018, dal 12,39% del 2015. Nello scenario base l’indicatore salirebbe al 14,61%. Ma l’istituto nota: le proiezioni dell’Eba non includono l’aumento del giugno 2016.


IL COMMENTO DI BANKITALIA
Nonostante la severità dell’esercizio e le forti tensioni degli ultimi anni, quattro delle cinque principali banche italiane comprese nel campione Eba mostrano una buona tenuta, sottolinea un commento pubblicato dalla Banca d’Italia dopo la diffusione degli stress test.


(Notizia in aggiornamento)



http://www.lastampa.it/2016/07/29/econo ... agina.html
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CRONACA DI GIORNI DI GUERRA


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Il potere irride l’esoterismo? Ovvio: teme che ci sveli verità

Scritto il 31/7/16 • nella Categoria: idee Condividi


Umberto Eco, per potersi interessare di simbologia in ambito universitario, ha dovuto cambiarle nome: l’ha dovuta chiamare semiotica, perché sennò il suo corso universitario non si sarebbe mai potuto tenere. L’unica università al mondo che aveva una facoltà di esoterismo era l’Università di Princeton, dove si è sviluppato un tema straordinario, la cosiddetta Gnosi di Princeton, con scienziati che hanno messo in discussione la rigidità della scienza moderna. Però è stata chiusa, ovviamente, per mancanza di fondi. Perché oggi c’è un circuito perverso – tra università e aziende, farmaceutiche e di vario tipo – per cui la ricerca dev’essere assolutamente finalizzata. Quindi, la scienza non ammette che esista la conoscenza. Da che mondo è mondo, le ricerche sull’esoterismo sono state sempre svolte dalle accademie platoniche, non dalle università aristoteliche. Purtroppo, fare ironia su iniziative di studio inerenti l’esoterismo significa ridurre il tutto al livello del Mago Otelma, e questo a chi conviene? A chi conviene che certe cose non si ricerchino e non si approfondiscano? Qualcuno se la faccia, questa domanda.L’esoterismo in realtà è una cosa seria. Studiare questa meta-storia, questo pensiero, la ricerca del retropensiero, è qualcosa di fondamentale: non viene svolto perché al potere non conviene che si svolga. Il potere – religioso, politico, di qualunque tipo – appena sente questi temi tende al dileggio, perché sono temi che hanno messo in discussione dogmi, posizioni e interessi nei secoli. Nei secoli si è spacciato Cartesio per un materialista, quando invece lui apre il discorso sul metodo dicendo che cerca Dio. Per secoli si è imbottita la testa della gente di un sacco di menzogne. Si è nascosto il fatto che Newton, prima di essere uno scienziato, era un alchimista. Per secoli sono state raccontate delle balle, alle persone. Fare dello spirito a buon mercato, su questi temi, significa diventare funzionali a un determinato schema di potere.La parola esoterismo viene da “esotèio”, che significa “cercare dietro”. Le viene data una connotazione magica? Neanche quella è negativa. Io mi sono sempre scagliato contro il pensiero magico. Che cos’è? E’ un meccanismo di potere, per il quale la gente viene convinta di poter alterare determinate cose. Ma i grandi che si sono occupati di magia intesa come conoscenza – perché la parola magia viene da “Mg”, sanscrito, che significa “conoscere” – hanno chiarito che si occupavano di “magia naturalis”, non di qualunque magia. “Magia naturalis”: che cos’era? Era la conoscenza delle leggi naturali che ti portava a poter spiegare (e a poter utilizzare) le cose della natura – le leggi della natura, i meccanismi naturali, le cose che non conosciamo. Ho detto spesso che il paranormale è il normale che noi non conosciamo. Esistono cose che non conosciamo, o no? E al potere conviene che le scopriamo? Nella storia è convenuto, al potere, che la gente capisse, sapesse?Di recente ho tenuto una conferenza sul cosiddetto “nazismo magico”, dove ho dato un po’ di spiegazioni; perché, in realtà, se tutti conoscono, fregature come il nazismo non se ne prendono più. Ma il potere, al contrario, le fregature vuole continuare a darle, non vuole che non se ne diano più. E quindi, tutto ciò che attiene all’esoterismo viene bandito e considerato in un certo modo. Vengono finanziati i Maghi Otelma del momento, in maniera che la gente associ queste cose al Mago Otelma, ai cartomanti. Ecco il problema. E di fronte a questo, secondo me, la reazione giusta, opportuna, non è quella che vedo che si dà.

(Gianfranco Carpeoro, intervento a “Border Nights”, trasmissione web-radio del 28 giugno 2016 condotta da Fabio Frabetti con Paolo Franceschetti, con la partecipazione di Barbara Marchand, Stefania Nicoletti, Ambra Guerrucci e Fabiuccio Maggiore).


Umberto Eco, per potersi interessare di simbologia in ambito universitario, ha dovuto cambiarle nome: l’ha dovuta chiamare semiotica, perché sennò il suo corso universitario non si sarebbe mai potuto tenere. L’unica università al mondo che aveva una facoltà di esoterismo era l’Università di Princeton, dove si è sviluppato un tema straordinario, la cosiddetta Gnosi di Princeton, con scienziati che hanno messo in discussione la rigidità della scienza moderna. Però è stata chiusa, ovviamente, per mancanza di fondi. Perché oggi c’è un circuito perverso – tra università e aziende, farmaceutiche e di vario tipo – per cui la ricerca dev’essere assolutamente finalizzata. Quindi, la scienza non ammette che esista la conoscenza. Da che mondo è mondo, le ricerche sull’esoterismo sono state sempre svolte dalle accademie platoniche, non dalle università aristoteliche. Purtroppo, fare ironia su iniziative di studio inerenti l’esoterismo significa ridurre il tutto al livello del Mago Otelma, e questo a chi conviene? A chi conviene che certe cose non si ricerchino e non si approfondiscano? Qualcuno se la faccia, questa domanda.

L’esoterismo in realtà è una cosa seria. Studiare questa meta-storia, questo pensiero, la ricerca del retropensiero, è qualcosa di fondamentale: non viene svolto perché al potere non conviene che si svolga. Il potere – religioso, politico, di qualunque tipo – Umberto Ecoappena sente questi temi tende al dileggio, perché sono temi che hanno messo in discussione dogmi, posizioni e interessi nei secoli. Nei secoli si è spacciato Cartesio per un materialista, quando invece lui apre il discorso sul metodo dicendo che cerca Dio. Per secoli si è imbottita la testa della gente di un sacco di menzogne. Si è nascosto il fatto che Newton, prima di essere uno scienziato, era un alchimista. Per secoli sono state raccontate delle balle, alle persone. Fare dello spirito a buon mercato, su questi temi, significa diventare funzionali a un determinato schema di potere.

La parola esoterismo viene da “esotèio”, che significa “cercare dietro”. Le viene data una connotazione magica? Neanche quella è negativa. Io mi sono sempre scagliato contro il pensiero magico. Che cos’è? E’ un meccanismo di potere, per il quale la gente viene convinta di poter alterare determinate cose. Ma i grandi che si sono occupati di magia intesa come conoscenza – perché la parola magia viene da “Mg”, sanscrito, che significa “conoscere” – hanno chiarito che si occupavano di “magia naturalis”, non di qualunque magia. “Magia naturalis”: che cos’era? Era la conoscenza delle leggi naturali che ti portava a poter spiegare (e a poter utilizzare) le cose della natura – le leggi della natura, i meccanismi naturali, le cose che non conosciamo. Ho detto spesso che il paranormale è il normale che noi non conosciamo. Esistono cose che non conosciamo, o no? E al potere conviene che le Carpeoroscopriamo? Nella storia è convenuto, al potere, che la gente capisse, sapesse?

Di recente ho tenuto una conferenza sul cosiddetto “nazismo magico”, dove ho dato un po’ di spiegazioni; perché, in realtà, se tutti conoscono, fregature come il nazismo non se ne prendono più. Ma il potere, al contrario, le fregature vuole continuare a darle, non vuole che non se ne diano più. E quindi, tutto ciò che attiene all’esoterismo viene bandito e considerato in un certo modo. Vengono finanziati i Maghi Otelma del momento, in maniera che la gente associ queste cose al Mago Otelma, ai cartomanti. Ecco il problema. E di fronte a questo, secondo me, la reazione giusta, opportuna, non è quella che vedo che si dà.

(Gianfranco Carpeoro, intervento a “Border Nights”, trasmissione web-radio del 28 giugno 2016 condotta da Fabio Frabetti con Paolo Franceschetti, con la partecipazione di Barbara Marchand, Stefania Nicoletti, Ambra Guerrucci e Fabiuccio Maggiore).
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LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA







Sul sito di L43 Guide, (http://www.lettera43.it/cultura/guide/c ... e_6120.htm) possiamo leggere:


CULTURA

Che cosa sono le affinità elettive

Sono almeno tre le risposte a questa domanda. Le “affinità elettive” sono:
 Il quarto romanzo dello scrittore tedesco Johan Wolfgang Goethe, Le affinità elettive (Die Wahlverwandtschaften), pubblicato nel 1809 che trae spunto dalla seconda definizione
 Affinità chimica, proprietà di due elementi chimici di comporsi a scapito del terzo; da qui per estensione la terza definizione
 Affinità amorosa, la sintonia totale e folgorante tra due persone.
La differenza tra affinità di coppia e affinità elettiva è nell’eccezionalità della seconda e nel suo non essere “limitata” al rapporto amoroso, ma estendibile a diversi gradi di affinità.
La spiegazione scientifica dell’espressione “affinità elettiva” deriva dalla caratteristica di alcuni composti chimici che seppur legati ad un altro elemento, in presenza di un terzo tendono ad abbandonare il primo legame per comporne uno nuovo. Questo accade quando il composto di partenza ha un’affinità maggiore con l’elemento chimico subentrante rispetto all’altro componente chimico.
Per estensione, nell’ambito dei rapporti di coppia, l’affinità elettiva caratterizza l’incontro di due soggetti tra i quali si instaura una repentina sintonia che investe corpo e anima e si sottrae a ogni tentativo di analisi psicologica. La sintonia che subentra non è dettata né dall’identità né dalla complementarietà dei soggetti coinvolti. L’affinità elettiva non coincide nemmeno con l’incontro con l’anima gemella che, invece, il più delle volte è un’idealizzazione del partner durante la prima fase dell’innamoramento.
L’affinità elettiva è, dunque, l’incontro elevato tra due soggetti “eletti” che nel loro modo di sentire, pensare, agire realizzano una intimità viscerale e radicale che risiede nell’inconscio e indipendentemente dalla durata dell’incontro o del rapporto.

CONTINUA
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CONTINUA

Io non credo che le affinità elettive debbano essere prese in considerazione solo nei tre casi sopra riportati(post precedente).

Ma che debbano essere estese ad altre attività umane conosciute.

Ad esempio la politica.

L’affinità elettiva è, dunque, l’incontro elevato tra due soggetti “eletti” che nel loro modo di sentire, pensare, agire realizzano una intimità viscerale e radicale che risiede nell’inconscio e indipendentemente dalla durata dell’incontro o del rapporto.

In politica non sempre si ha un incontro elevato. Ma spesso “ Modo di sentire, pensare ed agire”.

Matteo Salvini ha la funzione di catalizzatore per molti soggetti.

Per fortuna non tutti, gli appartenenti alla società italiana.

31 LUG 2016 17:36
“LAURA BOLDRINI VA ELIMINATA FISICAMENTE”

- L’ATTACCO AL PRESIDENTE DELLA CAMERA ARRIVA DA MONICA BARS, CAPOGRUPPO LEGHISTA IN CONSIGLIO COMUNALE A MUSILE DI PIAVE, IN PROVINCIA DI VENEZIA

- POCHI GIORNI FA MATTEO SALVINI AVEVA PARAGONATO LA BOLDRINI A UNA BAMBOLA GONFIABILE
-

Da http://www.repubblica.it


"Laura Boldrini va eliminata fisicamente". L'attacco frontale al presidente della Camera parte dalla base di Facebook della capogruppo leghista in consiglio comunale a Musile di Piave (Venezia) Monica Bars e provoca un subito terremoto politico dall'onda lunga che dal Veneto finisce sui banchi parlamentari.


Mentre l'avvocato difensore di Bars si affretta a spiegare che "l'affermazione intendeva riferirsi alla rimozione dell'onorevole Boldrini dal suo ruolo politico e niente altro", cinque parlamentari del Pd, Zoggia, Mognato, Murer, Martella e Moretto hanno presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno Alfano. Per gli esponenti Dem "le espressioni usate risultano essere andate ben al di là della libertà critica di espressione".

A provocare l'invio della frase incriminata, come indicano i quotidiani locali, la posizione della Boldrini sull'emergenza umanitaria in Turchia. Sulla questione è intervenuto anche il vicepresidente della Regione Veneto il leghista Gianluca Forcolin, già sindaco per nove anni a Musile. "Prendo le distanze da affermazioni forti - ha osservato Forcolin - tuttavia l'onorevole Boldrini dovrebbe essere più equilibrata nelle proprie prese di posizione sull'immigrazione".

Le parole della Bars arrivano a pochi giorno da quelle del segretario leghista Matteo Salvini che in un comizio aveva paragonato la presidente della Camera a una bambola gonfiabile.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA




Caro Gianni Cuperlo, mò te ne sei accorto???????

Altro che FRECCIA ROSSA, VOI DELLA SINISTRA DEM!!!!!!




Gianni Cuperlo, “Il Pd non c’è più, è quasi estinto: un comitato elettorale per potenti”
Il leader della minoranza dem: “Serve subito un tagliando e un cambio di politiche e dirigenti”. Altrimenti, “siamo un corpo senz’anima”
I dirigenti del Pd dopo la vittoria “del 40%” alle Europee del 2014 – LaPresse
di Tommaso Rodano | 1 agosto 2016
| Commenti (541)


Se non cambia, il Pd è l’anticamera di un partito estinto”. Gianni Cuperlo lo ripete senza esitazioni. Di quel partito, o meglio della sua minoranza, è uno dei dirigenti più importanti. Misura la forma delle parole ma non rinuncia al peso dei contenuti: “In questo momento – dice – è utile anche essere impietosi. Non si tratta di remare contro, ma neppure si può nascondere la polvere sotto il tappeto”.

È più semplice essere impietosi con Renzi quando perde, non è vero?

Per la verità quello che avevo da dire gliel’ho detto anche quando aveva il 40%. Semmai questo rilievo va rivolto ad altri. Io avevo invitato a una riflessione già dopo le Regionali dell’anno passato. In Veneto avevamo perso il 68% dei voti delle europee, in Toscana avevamo lasciato 450 mila voti, in Campania 430 mila.

Poi sono arrivate le Comunali.

Colpisce la rapidità con cui è stata archiviata la qualità della sconfitta: nel voto c’è stata una reazione persino di rabbia di un pezzo del nostro elettorato. Hanno scelto di votare “contro” di noi. Contro il governo, il premier, il Pd.

Sul Fatto, Fabrizio Barca ha denunciato la deriva del Pd (criticando anche la minoranza). Viene premiata “la fedeltà” invece del merito e si dimentica la parola “lavoro”.

Non lo considero un attentato al gruppo dirigente, ma un grido d’allarme. Non possiamo nasconderci quello che il Pd è diventato oggi, a volte persino in modo patologico. Un partito che non c’è più: si è trasformato in un comitato elettorale permanente al servizio di potentati locali.

Un “partito estinto”, ha scritto sull’Unità.

Ezio Mauro ha usato una definizione ancora più severa: “Un corpo senz’anima”. Peraltro con luoghi dove anche il corpo è consunto. Nonostante un popolo generoso che resiste, è come se abdicassimo alla nostra funzione.

Quale?

Dire chi sei e con chi stai. Io non chiedo al Pd di contrastare l’azione del governo – nessuno è così sciocco – ma di sollecitarlo nelle scelte che compie. Non voglio alimentare la polemica sul fatto che il segretario sia anche premier, ma faccio un esempio pratico: il veto di Ncd sul reato di tortura. Se avessimo avuto un partito con una guida autonoma, avremmo potuto incalzare il governo e aiutare il premier a superare quel veto, che è inaccettabile. Guardi che non lo dico con l’atteggiamento di chi vuole colpire il Pd. Non abbiamo sbagliato una campagna elettorale, ma il racconto del Paese.

Qual è stato il racconto del Paese di Renzi?

Non puoi dire che la crisi è alle spalle o che il Jobs Act è la cosa più di sinistra fatta negli ultimi anni. La Cgil ha raccolto 3 milioni di firme su tre referendum: è la prima volta nella sua storia. Quando spieghi che per i lavoratori Marchionne ha fatto più di tutti i sindacati, ti metti in urto con la parte del Paese che dovresti rappresentare.

La politica economica renziana ha fallito?

È stata troppo in continuità con quelle di Monti e Letta. Certe idee potevano valere 10 o 15 anni fa. Non si può pensare di “rieditare” le opere di Blair o Bill Clinton. Persino Hillary ha proposto politiche espansive, il salario orario minimo a 15 dollari, un piano di infrastrutture per creare lavoro che non ha eguali dai tempi di Eisenhower. Non pretendo una rivoluzione, ma la sinistra le sue ricette deve ripensarle con un coraggio che finora è mancato. Al netto di cose buone che riconosco, come sui migranti o nel contrasto alla povertà.

Lei e la minoranza sembrate come quei calciatori che giocano contro il proprio allenatore per farlo esonerare. Certe scelte i tifosi non le perdonano.

Non ho mai fatto il tifo contro la mia squadra. Mai. Ho sempre discusso e portato le mie proposte per migliorare. In campagna elettorale sono andato a chiedere il voto per il Pd sempre e ovunque: per Fassino, Sala, Cosolini, Giachetti. Persino a Sesto Fiorentino, dove è caduta la nostra giunta e il Pd ha espulso 8 consiglieri, tutti della minoranza. Solo a Napoli non sono andato: una coalizione con Verdini non c’entra nulla con la sinistra.

Ribalto la metafora: fino a quando resterete in una squadra con un allenatore che fa giocare così male? Che ci fate dentro al Pd?

Si resta nel proprio campo perché si crede che possa cambiare. Per vincere, il Pd deve essere il perno del centrosinistra, come a Milano, Bologna e Cagliari. Restando sulla metafora del pallone: dovremmo praticare più calcio totale, come l’Olanda del ‘74. Senza ruoli fissi: tutti devono correre come pazzi e coprire la porzione di campo lasciata scoperta dal compagno. Se abbiamo un vuoto sull’ala sinistra, dobbiamo colmarlo, prima che lo occupi qualcun altro.

Se Renzi vince il referendum però va avanti da solo.

Non ignoro le ragioni del Sì. Sarebbe un problema se fallisse l’ennesimo tentativo di superare il bicameralismo perfetto. E sarebbe una ferita squassare il primo partito d’Italia. Ma vedo anche tutte le ragioni di merito che spingono a votare No. Non c’è stato alcuno spirito costituente e tanti aspetti della riforma non funzionano: il Senato ibrido, i nuovi procedimenti legislativi, la caricatura sul “governo che deve essere messo nelle condizioni di governare”.

Quindi cosa farà?

Bisogna dire ora come si eleggeranno i senatori. Impegnarsi per togliere l’immunità. Spiegare come si possono accorpare le Regioni. E soprattutto cambiare l’Italicum perché la combinazione con la riforma costituzionale non funziona. Assuma il premier un’iniziativa e non usi il Parlamento come alibi. Tocca al Pd riaprire il confronto anche con le opposizioni. E poi a me interessa una svolta, un tagliando: un cambio di politiche e classi dirigenti. Ma serve ora, non a novembre.

Il 26 luglio 1981 Berlinguer rilasciava l’intervista sulla “questione morale”. Oggi Eugenio Scalfari – l’intervistatore – scrive che “non esiste più la diversità della sinistra”. Concorda?

Penso che sia un dato di fatto. Ho riletto l’intervista: la denuncia di Berlinguer aveva un tratto di lucidità veramente impressionante. Oggi nessuno può permettersi di parlare di una diversità “antropologica” della sinistra sul piano dell’etica pubblica. Quante volte abbiamo sentito evocare, anche tra noi, le formule “La magistratura faccia il suo corso”, “non ci sono questioni penalmente rilevanti”? L’etica pubblica non si esaurisce con il codice penale.

Cosa ha sbagliato nel 2013, quando perse con Renzi?

Penso che avremmo dovuto essere più esigenti e radicali. E che la sinistra tutta avrebbe dovuto coltivare l’unità.

La sua candidatura fu “prestata” a un appartato politico ritenuto fallimentare, o così è stata percepita.

In parte fu così e si trattava di un giudizio che nasceva da limiti e errori veri, ma che aveva anche qualcosa di ingeneroso.

Avrebbe dovuto “rottamare” anche lei?

Non è il mio linguaggio, né per le persone né per la storia. Ma in quel momento quell’idea penetrava anche in un pezzo ampio del nostro mondo.

Anche oggi molti antirenziani sono ritenuti “vecchi”.

Non mi addormento la sera pensando a Renzi, ma a come ricostruire una nuova sinistra, dentro e fuori il Pd.

Lei su Facebook è come Gianni Morandi… risponde con gentilezza a tutti, anche a chi la insulta. Nella stagione dei Trump e dei Salvini, crede che la mitezza paghi?

Costa fatica, ma è efficace. Rispondo pure ai commenti più aggressivi, ma se lo fai in modo civile anche il tuo interlocutore cambia registro. Abbiamo una responsabilità: ricostruire il linguaggio di un dibattito pubblico che possa aiutare in un tempo complicato.

di Tommaso Rodano | 1 agosto 2016
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA




Caro Gianni Cuperlo, mò te ne sei accorto???????

Altro che FRECCIA ROSSA, VOI DELLA SINISTRA DEM!!!!!!




Gianni Cuperlo, “Il Pd non c’è più, è quasi estinto: un comitato elettorale per potenti”
Il leader della minoranza dem: “Serve subito un tagliando e un cambio di politiche e dirigenti”. Altrimenti, “siamo un corpo senz’anima”
I dirigenti del Pd dopo la vittoria “del 40%” alle Europee del 2014 – LaPresse
di Tommaso Rodano | 1 agosto 2016
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Se non cambia, il Pd è l’anticamera di un partito estinto”. Gianni Cuperlo lo ripete senza esitazioni. Di quel partito, o meglio della sua minoranza, è uno dei dirigenti più importanti. Misura la forma delle parole ma non rinuncia al peso dei contenuti: “In questo momento – dice – è utile anche essere impietosi. Non si tratta di remare contro, ma neppure si può nascondere la polvere sotto il tappeto”.

È più semplice essere impietosi con Renzi quando perde, non è vero?

Per la verità quello che avevo da dire gliel’ho detto anche quando aveva il 40%. Semmai questo rilievo va rivolto ad altri. Io avevo invitato a una riflessione già dopo le Regionali dell’anno passato. In Veneto avevamo perso il 68% dei voti delle europee, in Toscana avevamo lasciato 450 mila voti, in Campania 430 mila.

Poi sono arrivate le Comunali.

Colpisce la rapidità con cui è stata archiviata la qualità della sconfitta: nel voto c’è stata una reazione persino di rabbia di un pezzo del nostro elettorato. Hanno scelto di votare “contro” di noi. Contro il governo, il premier, il Pd.

Sul Fatto, Fabrizio Barca ha denunciato la deriva del Pd (criticando anche la minoranza). Viene premiata “la fedeltà” invece del merito e si dimentica la parola “lavoro”.

Non lo considero un attentato al gruppo dirigente, ma un grido d’allarme. Non possiamo nasconderci quello che il Pd è diventato oggi, a volte persino in modo patologico. Un partito che non c’è più: si è trasformato in un comitato elettorale permanente al servizio di potentati locali.

Un “partito estinto”, ha scritto sull’Unità.

Ezio Mauro ha usato una definizione ancora più severa: “Un corpo senz’anima”. Peraltro con luoghi dove anche il corpo è consunto. Nonostante un popolo generoso che resiste, è come se abdicassimo alla nostra funzione.

Quale?

Dire chi sei e con chi stai. Io non chiedo al Pd di contrastare l’azione del governo – nessuno è così sciocco – ma di sollecitarlo nelle scelte che compie. Non voglio alimentare la polemica sul fatto che il segretario sia anche premier, ma faccio un esempio pratico: il veto di Ncd sul reato di tortura. Se avessimo avuto un partito con una guida autonoma, avremmo potuto incalzare il governo e aiutare il premier a superare quel veto, che è inaccettabile. Guardi che non lo dico con l’atteggiamento di chi vuole colpire il Pd. Non abbiamo sbagliato una campagna elettorale, ma il racconto del Paese.

Qual è stato il racconto del Paese di Renzi?

Non puoi dire che la crisi è alle spalle o che il Jobs Act è la cosa più di sinistra fatta negli ultimi anni. La Cgil ha raccolto 3 milioni di firme su tre referendum: è la prima volta nella sua storia. Quando spieghi che per i lavoratori Marchionne ha fatto più di tutti i sindacati, ti metti in urto con la parte del Paese che dovresti rappresentare.

La politica economica renziana ha fallito?

È stata troppo in continuità con quelle di Monti e Letta. Certe idee potevano valere 10 o 15 anni fa. Non si può pensare di “rieditare” le opere di Blair o Bill Clinton. Persino Hillary ha proposto politiche espansive, il salario orario minimo a 15 dollari, un piano di infrastrutture per creare lavoro che non ha eguali dai tempi di Eisenhower. Non pretendo una rivoluzione, ma la sinistra le sue ricette deve ripensarle con un coraggio che finora è mancato. Al netto di cose buone che riconosco, come sui migranti o nel contrasto alla povertà.

Lei e la minoranza sembrate come quei calciatori che giocano contro il proprio allenatore per farlo esonerare. Certe scelte i tifosi non le perdonano.

Non ho mai fatto il tifo contro la mia squadra. Mai. Ho sempre discusso e portato le mie proposte per migliorare. In campagna elettorale sono andato a chiedere il voto per il Pd sempre e ovunque: per Fassino, Sala, Cosolini, Giachetti. Persino a Sesto Fiorentino, dove è caduta la nostra giunta e il Pd ha espulso 8 consiglieri, tutti della minoranza. Solo a Napoli non sono andato: una coalizione con Verdini non c’entra nulla con la sinistra.

Ribalto la metafora: fino a quando resterete in una squadra con un allenatore che fa giocare così male? Che ci fate dentro al Pd?

Si resta nel proprio campo perché si crede che possa cambiare. Per vincere, il Pd deve essere il perno del centrosinistra, come a Milano, Bologna e Cagliari. Restando sulla metafora del pallone: dovremmo praticare più calcio totale, come l’Olanda del ‘74. Senza ruoli fissi: tutti devono correre come pazzi e coprire la porzione di campo lasciata scoperta dal compagno. Se abbiamo un vuoto sull’ala sinistra, dobbiamo colmarlo, prima che lo occupi qualcun altro.

Se Renzi vince il referendum però va avanti da solo.

Non ignoro le ragioni del Sì. Sarebbe un problema se fallisse l’ennesimo tentativo di superare il bicameralismo perfetto. E sarebbe una ferita squassare il primo partito d’Italia. Ma vedo anche tutte le ragioni di merito che spingono a votare No. Non c’è stato alcuno spirito costituente e tanti aspetti della riforma non funzionano: il Senato ibrido, i nuovi procedimenti legislativi, la caricatura sul “governo che deve essere messo nelle condizioni di governare”.

Quindi cosa farà?

Bisogna dire ora come si eleggeranno i senatori. Impegnarsi per togliere l’immunità. Spiegare come si possono accorpare le Regioni. E soprattutto cambiare l’Italicum perché la combinazione con la riforma costituzionale non funziona. Assuma il premier un’iniziativa e non usi il Parlamento come alibi. Tocca al Pd riaprire il confronto anche con le opposizioni. E poi a me interessa una svolta, un tagliando: un cambio di politiche e classi dirigenti. Ma serve ora, non a novembre.

Il 26 luglio 1981 Berlinguer rilasciava l’intervista sulla “questione morale”. Oggi Eugenio Scalfari – l’intervistatore – scrive che “non esiste più la diversità della sinistra”. Concorda?

Penso che sia un dato di fatto. Ho riletto l’intervista: la denuncia di Berlinguer aveva un tratto di lucidità veramente impressionante. Oggi nessuno può permettersi di parlare di una diversità “antropologica” della sinistra sul piano dell’etica pubblica. Quante volte abbiamo sentito evocare, anche tra noi, le formule “La magistratura faccia il suo corso”, “non ci sono questioni penalmente rilevanti”? L’etica pubblica non si esaurisce con il codice penale.

Cosa ha sbagliato nel 2013, quando perse con Renzi?

Penso che avremmo dovuto essere più esigenti e radicali. E che la sinistra tutta avrebbe dovuto coltivare l’unità.

La sua candidatura fu “prestata” a un appartato politico ritenuto fallimentare, o così è stata percepita.

In parte fu così e si trattava di un giudizio che nasceva da limiti e errori veri, ma che aveva anche qualcosa di ingeneroso.

Avrebbe dovuto “rottamare” anche lei?

Non è il mio linguaggio, né per le persone né per la storia. Ma in quel momento quell’idea penetrava anche in un pezzo ampio del nostro mondo.

Anche oggi molti antirenziani sono ritenuti “vecchi”.

Non mi addormento la sera pensando a Renzi, ma a come ricostruire una nuova sinistra, dentro e fuori il Pd.

Lei su Facebook è come Gianni Morandi… risponde con gentilezza a tutti, anche a chi la insulta. Nella stagione dei Trump e dei Salvini, crede che la mitezza paghi?

Costa fatica, ma è efficace. Rispondo pure ai commenti più aggressivi, ma se lo fai in modo civile anche il tuo interlocutore cambia registro. Abbiamo una responsabilità: ricostruire il linguaggio di un dibattito pubblico che possa aiutare in un tempo complicato.

di Tommaso Rodano | 1 agosto 2016
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