Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA




CON GOVERNANTI COSI', L'ISIS VA' A NOZZE




11 AGO 2016 11:55
MATTEO VA ALLA GUERRA, MA NON LO DICE

- PROVA A SEGRETARE IL DECRETO SULL’INVIO DI FORZE SPECIALI IN LIBIA, MA FINISCE SUI GIORNALI

- QUANTI SONO E COSA FANNO I RAMBO ANTI-ISIS: SMINANO LE BOMBE, ADDESTRANO I MILIZIANI O PARTECIPANO ALLE OPERAZIONI?



Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”


Venerdì scorso il governo ha trasmesso una nota di poche righe al Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Per la prima volta da quando è autorizzata a farlo, ovvero da febbraio scorso, la presidenza del Consiglio ha messo nero su bianco la presenza, più volte ufficiosamente trapelata negli ultimi mesi, di piccoli nuclei di reparti militari speciali su territorio libico.

Si tratterebbe del primo dispiegamento di soldati italiani rispetto al contingente di 600-900 unità previsto dal piano messo a punto dal nostro governo e anticipato dal Corriere lo scorso aprile.


Secondo un decreto del presidente del Consiglio approvato a febbraio, e secretato, il governo può inviare corpi speciali all' estero, con le garanzie funzionali della nostra intelligence, secondo la linea di comando dei servizi, a supporto degli stessi, e dunque con la completa regia di Palazzo Chigi. Questo per ragioni di sicurezza nazionale.

In questo caso i militari non dipendono dalla Difesa né dalla coalizione internazionale che sostiene il governo libico, ma rispondono direttamente alla catena di comando degli 007 e godono, per tutta la durata dell' operazione, delle stesse garanzie.


Secondo la legge il governo stesso è obbligato a comunicare al Copasir alcuni dettagli di queste missioni «entro 30 giorni» dalla conclusione delle operazioni. A questo proposito la nota inviata viene definita «ambigua» da alcuni dei membri del Copasir, non chiarirebbe se i nostri reparti speciali abbiano concluso o meno un' operazione, né da quanto tempo si trovino in Libia.


La nota, anticipata ieri dall' Huffington Post , sottolinea un dettaglio: le nostre forze speciali (si tratterebbe di alcune decine di militari) svolgono o hanno svolto azioni di carattere logistico, di addestramento, di supporto delle operazioni di nostri alleati o delle milizie anti-Isis. Insomma si specificherebbe il carattere no-combat della presenza. Che potrebbe anche andare indietro nel tempo di alcuni mesi.

Il governo libico ha chiesto nelle ultime ore al nostro governo l' allestimento di un ospedale militare a ridosso di Sirte. Lo Stato maggiore della nostra Difesa ci sta già lavorando, nel breve periodo i primi moduli della struttura dovrebbero essere pronti a operare.

In questo momento forniamo all' esercito libico materiale di protezione, come giubbotti anti-proiettili e visori notturni, grandi quantità di kit medici di emergenza, mentre è ancora in fase di discussione un' operazione di ampio respiro di addestramento delle forze libiche: il modello sarebbe quello iracheno, potrebbe riguardare anche la Guardia presidenziale di Tripoli e la polizia locale, i primi addestratori verrebbero formati in Italia.

Ieri i Cinque Stelle hanno duramente criticato il governo. «Oggi gli italiani scoprono che il proprio Paese è militarmente impegnato in Libia con forze speciali. È gravissimo».

Di segno opposto il pensiero dell' ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini: «I libici combattono il Daesh anche in nome e per conto nostro. Bisogna evitare polemiche inutili».
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......e un partigiano come Presidente........
https://www.youtube.com/watch?v=gySBOlkwgVc

.....oggi invece, abbiamo un presidente(del Consiglio), trombone e inconcludente......o come dice l'antropologa Amalia Signorelli, UN ASSATANATO DI POTERE.



Deflazione, Renzi smentito sui dati. "Inceppato motore dell'Italia"

Esportazioni in calo e deflazione. Il Paese soffre. Coldiretti: "In campagna i ricavi non coprono i costi"


Luca Romano - Gio, 11/08/2016 - 11:33
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L'intensità della deflazione si fa più debole e i prezzi a luglio calano ancora. L'inflazione rilevata registra dunque un aumento dello 0,2% su bse mensile e un calo dello 0,1% nel confronto annuo.


Un ridimensionamento della flessione su base annua che è dovuto all'accelerazione della crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,5%, da +0,7% di giugno), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8% da +0,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (+0,7%, da +0,2%); inoltre, si riduce il calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-5,9% da -6,8%).

Dati che vengono accolti da un allarme da parte della Coldiretti che fa presente come nelle campagne la quotazione del grano duro si sia dimezzate, al -42%. "E' deflazione profonda - sottolinea la Coldiretti - con i prezzi crollati per raccolti e per gli allevamenti che non coprono più neanche i costi di produzione o dell'alimentazione del bestiame. Oggi gli agricoltori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane".

Sono 11 su 19 a luglio i capoluoghi delle regioni e delle province autonome in deflazione (erano 12 a giugno), con Perugia che registra un aumento dei prezzi dello 0,3% su base annua (da -0,2% di giugno) e Milano che registra la flessione più ampia (-0,6%, da -1,0%). Lo rileva l'Istat.

"Per quanto riguarda i capoluoghi delle regioni e delle province autonome - commenta poi Unione Consumatori -, prosegue anche a luglio il record della deflazione per Milano (-0,6%), in passato tra le città più care d'Italia. Un fatto molto grave, il motore economico dell'Italia si è inceppato. Segno che la crisi ed il calo della domanda non ha risparmiato nessuno".

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono a luglio dello 0,7% su base mensile e aumentano dello 0,4% su base annua (dal +0,2% di giugno). Lo rileva l'Istat. L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, aumenta invece dello 0,1% su base mensile e diminuisce dello 0,1% nei confronti di luglio 2015.
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L'inizio a settembre sarà molto difficile per tutti, in tutti i campi della vita sociale dello Stivale.



Ventimiglia, allarme continuo: i traferimenti dei migranti sono insufficienti
Le operazioni di "alleggerimento" volute da Gabrielli non bastano. Cresce l'emergenza a Ventimiglia: il numero di migranti continua ad aumentare


Fabrizio Tenerelli - Gio, 11/08/2016 - 19:26
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Ventimiglia - Le operazioni di "alleggerimento" volute dal capo della polizia, Franco Gabrielli, sono in corso ormai da due giorni alla frontiera di Ventimiglia, finalizzate a contenere il crescente il flusso migratorio verso la Francia eppure l'emergenza continua.


Anzi, cresce.

L'ago della bilancia è dato dal numero di colazioni e di pasti serviti quotidianamente dalla Croce Rossa che gestisce il centro di accoglienza del Parco Roja per conto della Prefettura di Imperia. Oggi le colazioni sono state 630, contro le seicento di ieri e le 580 di sabato scorso; mentre i pranzi, il cui dato odierno non è ancora disponibile, ieri erano 817. D'altro canto, la Francia ha respinto cento migranti (cinquanta ieri e altrettanti oggi) che in ossequio alle nuove disposizioni ministeriali, sono stati accompagnati all'aeroporto di Genova per essere trasferiti nei centri di identificazione ed espulsione del Sud Italia.

Senza dimenticare che molti degli stranieri inviati nei Cie, tempo pochi giorni e tornano a Ventimiglia, per valicare nuovamente il confine, nella speranza di non essere intercettati dalla police. Questo perché lo straniero non è in stato di arresto e in qualsiasi momento può allontanarsi dal centro di accoglienza, girando liberamente in Italia, pur essendo in possesso di un decreto di espulsione. Dunque, l'espulsione coatta dal nostro territorio nazionale che ora avviene tutti i giorni, contro le due volte a settimana di prima, può servire sì a dare una "boccata d'ossigeno", ma non certo a risolvere il problema. Specie in presenza di nuovi sbarchi.
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TOMO, TOMO, CACCHIO, CACCHIO, NEL SILENZIO GENERALE DEL FERRAGOSTO, STANNO FACENDO PASSARE UNA LEGGE FASCISTA IN CASO DI VITTORIA DEL SI AL REFERENZUM.

STI CAZZI DI DEM.




LIBRE news

Bavaglio al web, anche 6 anni di carcere per i blog scomodi
Scritto il 12/8/16 • nella Categoria: segnalazioni



Sei anni di carcere per i cittadini, i blogger e le testate che pubblichino anche una sola informazione in grado di violare i dati personali o di ledere l’onore e la reputazione di qualsiasi soggetto, con confisca del telefono, del computer e rimozione del contenuto obbligatoria. È questa la novità di agosto (in realtà del 27 luglio) della proposta di legge C 3139 (prima firmataria la senatrice Dem Elena Ferrara) che, con l’accordo di tutte le forze politiche, eccetto alcuni parlamentari di opposizione che ne hanno contestato l’applicazione, verrà votato dalla Camera a partire dal 12 settembre prossimo. La norma che dovrebbe occuparsi di cyberbullismo, quindi teoricamente di tutela del minore, transitando alla Camera, con i relatori Dem Micaela Campana e Paolo Beni è divenuta, con i profondi ritocchi dei relatori e della Commissione riunite Giustizia e Affari sociali, una vera e propria norma ammazza-web, che riguarda anche e soprattutto ogni maggiorenne che si affaccia alla rete Internet.E sì, perché diversamente dalla disposizione originaria approvata anche dal Senato, che era incentrata principalmente sulla tutela del minore, il testo uscito il 27 luglio, è stato completamente stravolto, divenendo una norma repressiva sul web a tutti gli effetti. Le Commissioni hanno approvato diversi emendamenti tra i quali questo testo: “2-bis. Ai fini della presente legge, con il termine ‘cyberbullismo’ si intende qualunque comportamento o atto, anche non reiterato, rientrante fra quelli indicati al comma 2 e perpetrato attraverso l’utilizzo della rete telefonica, della rete internet, della messaggistica istantanea, di social network o altre piattaforme telematiche. Per cyberbullismo si intendono, inoltre, la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione on line attraverso la rete internet, chat-room, blog o forum, di immagini, registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali effettuate allo scopo di offendere l’onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona operate mediante mezzi informatici e rete telematica al fine di acquisire e manipolare dati personali, nonché pubblicare informazioni lesive dell’onore, del decoro e della reputazione della vittima”.Nel testo e nelle altre disposizioni scompaiono i riferimenti ai minori al fine di delimitare l’ambito di applicazione della norma. In base a questa questa, qualsiasi attività, anche isolata (e quindi effettuata anche una sola volta), compiuta dai cittadini anche maggiorenni sul web conferisce la possibilità a chiunque (altra innovazione portata dalla Camera) di ordinare la cancellazione di contenuti, salva la possibilità che questa attività venga ordinata dal garante privacy. E chi non si adegua? Rimozione e oscuramento dei contenuti e sanzione sino a 6 anni di carcere. In pratica le attività di critica sui social network, attraverso blog o testate telematiche, farà scattare la possibilità di richiedere la rimozione del contenuto, dell’articolo, del messaggio, di qualsiasi cosa insomma sia presente sul web, con la possibilità di far bloccare il contenuto anche rivolgendosi al garante privacy.Un blog scomodo, una commento troppo colorito sul forum, una conversazione un po’ ardita tra maggiorenni su Whatsapp, qualsiasi pubblicazione di dati a opera di maggiorenni, qualsiasi notizia data su un blog o su una testata, e che riguardano maggiorenni, ricadranno in quella definizione e saranno oggetto di possibile rimozione. Da Facebook a Whatsapp ai blog tutto viene inserito nella furia iconoclasta del legislatore pronto a punire le attività peccaminose dei maggiorenni sul web. Con buona pace del cyberbullismo sui minori che è divenuto un elemento del tutto residuale della norma. Un bavaglio in piena regola. Per essere sicuri che chiunque potesse essere assoggettato a sanzione i relatori personalmente hanno pensato bene di far approvare una nuova norma (l’articolo 6 bis della proposta) che prevede per tutti i cittadini la possibilità di essere sanzionati con un reato che prevede il carcere fino a 6 anni, e – si badi bene – la confisca di tutto quanto sarebbe servito per commettere il reato.A opporsi a questa deriva sono stati solo un drappello di parlamentari del Movimento 5 Stelle, Baroni, Lorefice e Agostinelli, che si sono battuti duramente per il ritorno allo spirito originario della norma, ovvero alla tutela attraverso azioni di sostegno e di reazione rapida a beneficio dei minori. Senza però ottenere risultati a quanto pare, dal momento che a partire dal 12 settembre la Camera potrebbe varare definitivamente il testo uscito dalle Commissioni. C’è tempo fino all’8 settembre per emendamenti. Con la speranza che settembre non porti con sé, insieme al fresco, anche la prima norma liberticida per il web del 2016.


(Fulvio Sarzana, “Internet: si scrive cyberbullismo, ma si legge norma ammazza-web”, da “Il Fatto Quotidiano” del 4 agosto 2016).
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TUTTI SI LAMENTANO, MA NON SUCCEDE NIENTE CONTRO QUESTA CLASSE POLITICA COMPLETAMENTE INADEGUATA PER QUESTA FASE STORICA.

SI ARRIVA ADDIRITTURA A RIMPIANGERE LA VECCHIA DEMOCRAZIA CRISTIANA.

ED E' TUTTO UN DIRE.

QUESTI SONO IL PEGGIO DEL PEGGIO DEL PEGGIO, MA VA BENE COSI'.

COSA DEVE SUCCEDERE PERCHE' AI TRICOLORI TORNI LA SCHIENA DIRITTA??????????????



12 AGO 2016 15:59
ISTAT: MO’ SO CAZZI

- SIAMO TORNATI A CRESCITA ZERO, NONOSTANTE GLI ARZIGOGOLI LESSICALI DELL’ISTAT E GLI UKAZE DI RENZI

- PADOAN VUOL FARE LE VALIGIE: CON QUESTI NUMERI NON FA LA FINANZIARIA E NON VUOLE ASSISTERE ALL’AUMENTO DI CAPITALE DI MONTEPASCHI

- NON CONDIVIDE LE SOLUZIONI IMPOSTE DA MATTEO ED ELABORATE DA JP MORGAN E MEDIOBANCA




Dagonota


Mo so’ cazzi. L’Istat ricorre a tutte le possibilità del vocabolario italiano pur di non scrivere che siamo a crescita zero nel 2016. Eppure è così.

Nel secondo trimestre di quest’anno il pil è aumentato dello zero (e si vede dalle tabelle). Nel primo trimestre siamo cresciuti dello 0,3%. Traduzione: la proiezione tendenziale della crescita (per capirci: la strada che ha preso per quest’anno, salvo miracoli) è dello 0,15%. Con buona pace di Renzi e di Padoan che immaginavano di far sviluppare il Paese almeno dell’1 per cento.


La capacità lessicale dell’Istat (imbeccata da Palazzo Chigi) porta a valorizzare il confronto del secondo trimestre di quest’anno con lo stesso periodo del 2015. Vale a dire, esaltare quello 0,7 per cento. Ma è un dato che non serve per misurare l’andamento di quest’anno.

A peggiorare le cose, poi, il dato diffuso ieri (sempre dall’Istat) sull’inflazione. I prezzi stanno scendendo dello 0,1%. Ne consegue che il pil nominale - valido per fare i calcoli della Legge di Stabilità - scende proprio a zero. Il calcolo è semplice: si somma l’andamento del pil reale (+0,15) all’inflazione (-0,1). Risultato: 0,05. Tenuto poi conto che la Germania sta crescendo meno del previsto: ma lo 0,4% è sempre meglio dello 0,05...


Al ministero dell’Economia, però, hanno gonfiato il dato dell’inflazione di quest’anno. Nei documenti scrivono che sarà dello 0,8: ma serve solo a provare ad evitare una debacle più profonda. In realtà, Piercarlo Padoan non vede l’ora di fare le valigie; e non solo per le vacanze.

I conti pubblici che non potranno tornare con questi dati del pil e le soluzioni imposte da Renzi sul Monte Paschi lo stanno spingendo sempre più distante da Via Venti Settembre. Tant’è che vorrebbe non trovarsi al ministero quando partirà l’aumento di capitale di Mps.


Lui voleva fare un decreto ed intervenire con denaro pubblico per salvare Siena. Il Ducetto di Rignano gli ha imposto la soluzione immaginata da Jp Morgan e da Mediobanca. E non vuole più mettere le pezze alle ugge di Matteuccio.
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CRONACA DI GIORNI DI GUERRA


IO VOTO NO.


Da pagina 5 del Fatto Quotidiano di stamani:


L'INTERVISTA Dario Fo “La regia è chiara: creare un tormentone facile e orecchiabile
I tentativi di censurare gli artisti sono un segnale pericoloso per la libertà ”

“Vignetta bellissima, ma la satira
è fatta per le persone intelligenti”



Che la vignetta di Mannelli di ieri, sulla Boschi, fosse bellissima, a me non sembra affatto.

Ma che "I tentativi di censurare gli artisti sono un segnale pericoloso per la libertà ”, su questo Dario Fo ha perfettamente ragione.

Questo è solo un assaggio se Mussoloni dovesse vincere con i SI.

Il piacione incantatore di merli, e purtroppo, ce ne sono ancora tanti, direi troppi, farebbe una rapida trasformazione in un feroce dittatore.

CHI VUOLE L'AVVENTO DEL FASCISMO DEL TERZO MILLENNIO, ALLORA VOTI SI'.
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IL FASCISMO DEL TERZO MILLENNIO





LIBRE news

Ce l’hai con Matteo? Ti spezzano le gambe, su Internet
Scritto il 12/8/16 • nella Categoria: segnalazioni


Bene, ora lo sappiamo: Matteo Renzi e Filippo Sensi possono contare su un esercito invisibile.

Che c’è per loro ma non c’è per il pubblico.

Un esercito composto da un numero imprecisato di blogger incaricato di battere il web per sostenere le posizioni del premier e denigrare quelle degli oppositori.

Il tutto sotto mentite spoglie.

Già perché i guerrieri del web , ma sarebbe meglio chiamarli i “picchiatori del web”, mica dichiarano la propria appartenenza politica.

Si presentano come normali internauti, appassionati di politica che passano ore su Facebook, su Twitter, sui blog a duellare con foga, per creare l’onda pro Renzi o spezzare quella anti Renzi.

Roba da professionisti.

La notizia del “Fatto Quotidiano” di qualche giorno fa, in cui si narra che Filippo Sensi ha invitato a “menare Di Battista sulla Libia” non è un fatto di colore, non è un colpo di sole estivo come è stato trattato dai giornali, che hanno evidenziato come il portavoce si sia sbagliato di chat, scrivendo il messaggio su quella usata per mandare comunicati ufficiali ai giornalisti.

E’ ben più grave.

Benché Sensi si sia premurato di fornire una spiegazione, che peraltro non ha convinto nessuno, è evidente che pensava di scrivere su un’altra chat, molto riservata, molto verosimilmente quella in cui i finti blogger aspettano il messaggio del giorno per poi colpire sul web.

Costruire ma soprattutto distruggere.

Senza pietà.

Idee, ma anche persone.

In questo caso Di Battista.

Fino a pochi mesi fa Casaleggio.

Da sempre Salvini.

E occasionalmente Berlusconi.

In ogni caso chi si oppone alla volontà del Narciso di Rignano.

Dirige il Maestro Sensi.

Ma come, penserete voi, il portavoce di un primo ministro fa queste cose?

Non dovrebbe rappresentare tutti gli italiani, nel rispetto di un mandato che è comunque istituzionale?

Certo che dovrebbe.

Ma quando ci sono di mezzo gli spin doctor tutto diventa relativo e opinabile.

Quel che conta è l’obiettivo, che va raggiunto ad ogni costo.

Sia chiaro: lo fanno anche altrove, in Francia, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, paesi imbevuti di spin, ma dove si cerca di salvaguardare le apparenze, anche solo per tutelare il presidente o il premier.

A occuparsi di queste utilissime ma poco presentabili attività non è mai direttamente il portavoce del presidente o del premier, bensì qualcuno che fa da filtro e che, nell’improbabile ipotesi che la stampa se ne accorga, possa essere sacrificato.

Quel che colpisce di Renzi e del suo spin doctor Sensi è l’arroganza, è la sfacciataggine, è la certezza di non essere denunciati dai giornalisti.

Altrove nessun premier si permetterebbe di minacciare direttori di giornali con frasi del tipo “ti spezzo le gambe”, di inviare sms intimidatori, di occupare la Rai per spegnere qualunque voce di dissenso e, a quanto pare, persino la libertà di satira.

Nessun portavoce riuscirebbe a rimediare alla gaffe della chat con una battuta, peraltro poco riuscita e per nulla credibile.

In Italia, nell’Italia di Renzi, invece è pratica corrente.

Sanno, Matteuccio e il suo abile propagandista, che la maggior parte dei giornalisti, con poche lodevoli eccezioni, preferirà tacere, per convenienza, anziché battere i pugni sul tavolo.

Solo dopo, solo quando Renzi, nonostante l’overdose di spin, sarà finito, tuoneranno.

Dopo, quando non c’è nulla da rischiare.

(Marcello Foa, “Renzi e i picchiatori del web, una verità imbarazzante”, dal blog “Il cuore del mondo” su “Il Giornale” dell’11 agosto 2016).
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EDITORIALE
(Non) andiamo a comandare
Cosa c'entra il rap dell’estate di Fabio Rovazzi con Aldo Moro e Matteo Renzi? Ce lo spiega Marco Damilano, che a ritmo della sua musica racconta la democrazia di oggi. Alle prese con un potere sempre più inefficace e inutile
DI MARCO DAMILANO
12 agosto 2016
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(Non) andiamo a comandare
È il tormentone dell’agosto 2016, la canzone più cliccata, postata, ballata e ignorata da giornali, intellettuali e superstiti maîtres à penser. Si intitola: «Andiamo a comandare». Il testo, come si addice al genere, è surreal-demenziale: «Col trattore in tangenziale / Andiamo a comandare / Scatto foto col mio cane / Andiamo a comandare / In ciabatte nel locale / Andiamo a comandare/ Sboccio acqua minerale...». Eccetera.

Piaccia o no (a me piace), come tutte le canzoni d’estate intercetta e porta in superficie qualcosa di profondo. L’autore, Fabio Rovazzi, 22 anni, rappresenta bene i millennials, uno che nelle interviste racconta di aver studiato fino alla quarta superiore perché non ne trovava più il motivo. È nato a Lambrate il 18 gennaio 1994: una settimana dopo, a pochi chilometri, da un set di Arcore, sarà diffuso il video più famoso della nostra storia politica , «L’Italia è il paese che amo...», by Silvio Berlusconi. Oggi l’ex Cavaliere cede malinconicamente il Milan ai comunisti cinesi. E la clip di Rovazzi lo ha stracciato: su youtube ha superato 47 milioni di visualizzazioni.




Tra la discesa in campo e l’andiamo a comandare è passata un’epoca. Perché nel 1994 c’era ancora un quartier generale da espugnare. Mentre oggi in Europa e in Italia i governanti, quelli che da sempre sono al vertice e gli ultimi arrivati, appaiono fragili, che si parli di Isis o di trasporti urbani. Assomigliano ai personaggi di Rovazzi. Sono col trattore in tangenziale. In ciabatte nel locale. L’andiamo a comandare è il ballo beffardo di una generazione abituata a una politica che non controlla, non decide, non comanda più nulla.

In Spagna il «bloqueo politico», l’impossibilità di fare una maggioranza, va avanti da otto mesi e da due elezioni, i giornali parlano del Parlamento deserto e il peggio è che non se ne accorge nessuno. «È un gioco senza regole chiare, l’unica cosa evidente è che l’Homo Ludens della politica non ha portato finora nulla di creativo, innovativo o almeno produttivo», ha scritto “La Vanguardia” (9 agosto). In Austria in ottobre ripeteranno le elezioni presidenziali. Negli Stati Uniti della sfida Hillary Clinton-Trump, ha scritto Michael Moore sull’ “Huffington Post” , in molti voteranno the Donald «per stravolgere un po’ le cose, sedersi in tribuna e godersi il reality show». Un pezzo di elettorato pensa: non passa più dai politici di Washington la mia vita, tanto vale votare per mandare avanti lo spettacolo.

In Italia ti eleggono sindaco di Roma a furor di popolo, sei Virginia Raggi, la prima donna in fascia tricolore al Campidoglio, e dopo un mese balbetti tra i rifiuti. Sei il capo del governo, il tuo uomo in Rai nomina i direttori dei tg, ora finalmente sono tutti contigui allo stesso leader, ma non sai che fartene perché a vedere quella carrellata di facce all’ora di cena gli elettori cambiano canale e si buttano su facebook. Scrivi una riforma elettorale e una nuova Costituzione con l’idea che all’Italia serva una stagione di velocità di decisione. E ti ritrovi, come sta capitando a Matteo Renzi, tra i distinguo di chi ti consiglia di cambiare l’Italicum per evitare che a beneficiarne siano i 5 Stelle.

Per i sostenitori della riforma con la vittoria del Sì l’Italia avrà finalmente un governo forte, per il fronte del No bisogna evitare la deriva autoritaria del premier. Ma sbagliano entrambi: da un lato non c’è più nessun potere da limitare, dall’altro chi pensa di concentrare le decisioni nelle sue mani si ritrova come nell’apologo dei due topini che si contendevano il pezzetto di formaggio e non si accorgevano di essere finiti nella trappola. Forse con i big-data si possono manipolare i consumatori ma non gli elettori in rivolta, che invece vanno ascoltati, interpretati, capiti. Guidati, ma senza smanie personalistiche, perché altrimenti finisce come con la schermitrice Rossella Fiammingo che alle Olimpiadi di Rio ha smesso di leggere gli sms di incoraggiamento di Renzi: «Mi stava mettendo ansia...». Alla crisi della politica democratica o si risponde con la democratura, stile Putin-Erdogan, o con il modello Ranieri al Leicester, il paziente gioco di squadra. L’opposto, nell’uno e nell’altro caso, delle nostre leadership narcisistiche.

«Il potere diventerà sempre più scostante e irritante, e varrà solo un’idea comunicata per un tramite discreto e umanamente rispettoso», aveva previsto Aldo Moro tantissimi anni fa, era il 29 giugno 1969. Aveva ragione, ma solo in parte. La crisi del potere non ha lasciato il posto al rispetto e alla discrezione ma all’assalto dei followers contro i diversamente pensanti, gli opposti estremisti in rete che si confermano e si gratificano tra loro, senza mai inserire un dubbio, l’ombra di un pensiero critico.

Mentre le élite si contendono un potere sempre più impotente.

L’Imperatore del Giappone era il dio in terra, oggi è un pover’uomo che non ha neppure la facoltà di abdicare. E così l’unico legittimato ad andare a comandare nell’estate 2016 resta Fabio Rovazzi. Col trattore in tangenziale, s’intende. E in ciabatte nel locale.


PER VIDEO, VEDI:
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
camillobenso
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Scritte dell'Isis sui muri di Sirte: "Punto di partenza verso Roma"
Da gennaio sbarcati quasi 100mila migranti. Il boom nel mese di luglio: +12% rispetto all'anno scorso. Siamo in pieno allarme


Sergio Rame - Ven, 12/08/2016 - 16:35
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L'Italia è in piena emergenza immigrazione.


Le scritte dell'Isis sui muri di Sirte: "È il punto di partenza verso Roma"
Secondo i dati trasmessi dall'Agenzia europea per le frontiere (Frontex), solo nel mese luglio sono sbarcati sulle nostre coste oltre 25mila migranti. Un numero impressionante che sovrasta gli arrivi dello scorso anno. Rispetto allo stesso periodo del 2015, questa estate c'è stato un aumento del 12% degli arrivi. E dai quartieri appena liberati di Sirte arriva una minaccia drammatica. "Questo è il porto marittimo dello Stato islamico - hanno scritto i jihadisti dell'Isis su un muro della città - è il punto di partenza verso Roma, con il permesso di Allah".

Siamo in pieno allarme ma il governo Renzi non muove un dito. Le situazione di emergenza di Ventimiglia, Milano e Como, finite alla ribalta delle cronache negli ultimi giorni, sono soltanto i casi più sensazionalistici. In realtà è tutto il Paese a essere al collaso. E, mentre il ministro dell'Interno Angelino Alfano cecrca la soluzione migliore per trovare un posto dove sistemare i 145mila richiedenti asilo che già si trovano in Italia, gli sbarchi si intensificano.


La maggior parte dei migranti, che dal Nord Africa hanno viaggiato attraverso il Mar Mediterreneo, sono nigeriani ed eritrei. Secondo i dati di Frontex, il numero di arrivi da gennaio a luglio è invece rimasto stabile rispetto all'anno scorso, con 95mila migranti. l'agenzia europea ha, poi, spiegato che la qualità delle imbarcazioni che i trafficanti stanno utilizzando per il trasporto di migranti si sta deteriorando sempre di più. "Negli ultimi mesi - si legge nel report pubblicato oggi - la scarsa qualità dei gommoni è stata segnalata per quattro su cinque barconi".

La maggiora parte delle partenze per l'Italia vengono effettuate dai porti della Libia che, una volta deposto Muhammar Gheddafi, sono finiti in mano ai tagliagole dello Stato islamico e a capi tribù senza scrupoli che gestiscono il traffico di uomini. Nei quartieri di Sirte, che sono stati appena liberati dalle truppe di Misurata, sono state scoperte allarmanti scritte sui muri. Questo è il porto marittimo dello Stato islamico - hanno scritto i miliziani dell'Isis - è il punto di partenza verso Roma, con il permesso di Allah". Un invito che rilancia l'allarme sulla presenza dei terroristi islamici sui barconi dei migranti.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA




Libia Caccia a Abu Nasim, viveva in Lombardia: «Vicino ai rapitori dei 4 tecnici della Bonatti»

«Uomini Isis nel Milanese»
Gli 007 libici: nomi e piani trovati a Sirte. «Militanti nelle barche dei profughi»
di Lorenzo Cremonesi

Jihadisti affiliati all’Isis si troverebbero
nel Milanese. È
quanto emerge dai documenti
trovati dagli uomini dei servizi
libici nel covo dell’Isis a Sirte.
«Ci sono riferimenti a elementi
che agiscono nel Milanese».
Nomi che i libici sono pronti a
dare alle nostre forze dell’ordine.
Come quello di Abu Nasim,
che era vicino ai rapitori
dei tecnici della Bonatti.
ei progetti del Califfato
l’invasione dell’Italia,
e quindi dell’Europa
«cristiana
decadente», avrebbe
dovuto cominciare proprio dalla
sua capitale libica. Sirte sarebbe
stato il centro di smistamento
e lancio delle azioni. In
parte l’operazione è già cominciata
con l’invio di decine, se
non centinaia, di militanti partiti
in modo legale, ma soprattutto
infiltrati tra le masse di disperati
a bordo dei barconi del
traffico illegale di migranti.
«Stiamo trovando nuove prove
dei piani di Isis. Sono documenti
che stiamo cominciando
a decifrare. Molti arrivano in pile
di quaderni scritti a mano, fogli
volanti, taccuini in parte rovinati
dagli incendi, scompigliati
dalle esplosioni e dalla furia
della battaglia di Sirte. Pure,
si tratta di testimonianze fondamentali.
Raccontano della catena
di comando di Isis da Raqqa,
le province siriane e quelle irachene,
sino alla Libia. Ci spiegano
il ruolo del saudita Abu
Amer al Jazrawi, il responsabile
militare dei jihadisti di Sirte e
quello di Hassan al Karami, il
leader religioso originario di
Bengasi. Dobbiamo anche capire
se si trovano documenti relativi
alle colonne in Europa, ai loro
contatti e referenti. Già ne
abbiamo alcuni. Dovrebbero interessare
alla polizia italiana.
Abbiamo infatti individuato numerosi
riferimenti al vostro Paese,
soprattutto su elementi libici,
tunisini e sudanesi che agiscono
nel Milanese», sostengono
nel quartier generale del
Mukhabbarat, come nel mondo
arabo chiamano i servizi segreti,
libico a Tripoli.
Qui, circa un mese fa, lo stesso
capo dei servizi, Mustafa
Nuah, ci aveva parlato a lungo
della necessità di una molto più
stretta cooperazione con i corrispettivi
italiani. E per provarlo
ci aveva fatto incontrare in carcere
il trentenne Mahmud
Ibrahim, che avrebbe dovuto
farsi esplodere negli uffici del
premier libico Fayez Serraj, assieme
all’inviato dell’Onu Martin
Kobler e il suo consigliere
militare, il generale italiano Paolo
Serra. «Presto prenderemo
Roma», ci aveva detto in diretta
lo stesso aspirante «martire» di
Isis. Ora è uno dei vice di Nuah
(chiede che il suo nome non
venga pubblicato) a ribadirlo,
aggiungendo nuovi dettagli
fondamentali raccolti dal materiale
che arriva da Sirte. Elemento
questo che il Corriere
della Sera è in grado di confermare
direttamente sul campo.
Ben due milizie, una di Tripoli e
una di Misurata, con cui siamo
stati negli ultimi giorni a Sirte,
annoverano infatti tra i loro ranghi
alcuni uomini appositamente
incaricati di cercare ogni
tipo di documentazione sui
campi di battaglia che possa essere
utile all’intelligence centrale.
Li abbiamo visti rovistare tra
le ville appena conquistate nel
quartiere di «Al dollar», nei saloni
dello Ouagadougou e negli
uffici dell’ospedale Ibn Sina.
Qui, in particolare, la stanza del
direttore pare fosse utilizzata
dai capi locali di Isis. Lo testimoniano
le bandiere nere e
motti islamici inneggianti alla
guerra santa ancora appesi alle
pareti e alla porta, oltre alle pile
di materiale propagandistico.
«A Tripoli stiamo mandando
anche i computer trovati negli
uffici di Isis, potrebbero essere
importanti», ci dicono gli uomini
di Misurata.
Sono tutte notizie che trasformano
lo slogan scritto sui
muri presso il porto di Sirte,
«Da qui, con l’aiuto di Allah, approderemo
a Roma», da motto
propagandistico a minaccia
molto reale e immanente. Gran
parte del materiale raccolto dalle
brigate in avanzata testimonia
delle lezioni di catechismo
della jihad del Califfato locale,
raccoglie motti inneggianti al
«martirio», è mirato a creare
proseliti tra i giovani abitanti
della regione che una volta era
più tenacemente legata a
Muammar Gheddafi. Alcuni
quaderni contengono istruzioni
sulla costruzione di rudimentali
esplosivi con le semplici materie
prime ancora disponibili sui
mercati di Sirte sempre più devastata
e assediata. Oltre a consigli
sulla lavorazione in bombe
letali dei prodotti chimici per
l’agricoltura, l’utilizzo delle batterie
delle auto per i detonatori.
Ma a Tripoli cercano soprattutto
nomi e contatti degli agenti
più pericolosi di Isis sparsi in
piccole cellule sul territorio nazionale
— specie Sabrata, l’oasi
di Sabah in pieno deserto, Kufrah,
Bengasi e alcuni quartieri
della capitale. «A voi italiani interesserebbe
parecchio avere
notizie su Al Muaz Ben Adelkader
al Fizani, meglio noto come
Abu Nasim. Un soggetto pericolosissimo,
che ha vissuto a Milano,
da qui viaggiava nel resto
dell’Europa, e pochi mesi fa stava
a Sirte», aggiungono al
Mukabarrat. Qui ci hanno fatto
parlare a lungo con il 34enne
Atef al Duwadi, tunisino di Biserta,
sospettato di essere tra gli
architetti dell’attentato al museo
del Bardo a Tunisi l’anno
scorso. Oggi al Duwadi — a detta
degli 007 di Tripoli — ammette
apertamente di essere
uno dei capi della colonna tunisina
di Isis. «La sconfitta di Isis a
Sirte li spinge a riaprire l’ipotesi
di spostare il loro centro operativo
del nord Africa e Mediterraneo
meridionale a Ben Gardane,
in Tunisia, presso il confine
con la Libia. I loro dirigenti sono
divisi, hanno anche litigato.
Al Duwadi è un grande sostenitore
di questa opzione tunisina,
contro quella libica. Lo abbiamo
catturato a Sabah, dopo che
era uscito da Sirte sulla via di
Ben Gardane. Il suo amico Abu
Nasim, che ha un passaporto inglese
falso, invece è riuscito a
fuggire in Sudan e forse in Nigeria,
dove è aiutato da Boko Haram
», ci dicono. Con un dettaglio
ancora più prezioso per gli
inquirenti romani. Abu Nasim
sarebbe stato in contatto con il
gruppo a metà strada tra terrorismo
e criminalità che ha rapito
i quattro tecnici italiani della
Bonatti un anno fa. Due di loro
sono poi stati uccisi durante la
liberazione questa primavera.
«Noi siamo sulle sue tracce»,
aggiungono a Tripoli. «Abbiamo
catturato sua moglie a Sabratha,
aveva in tasca oltre
500.000 euro in contanti. Ma se
non c’è cooperazione tra noi e le
polizie europee, i nostri sforzi
saranno

Dal Corriere della Sera di stamani
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