La domanda la giriamo a Lucfig che è presente in quanto è intervenuto 2 giorni fa.erding ha scritto:"CARO ERDING GRAZIE,...E RINGRAZIA ANCHE BRIGANTI."
Si certo...
l'ho già fatto.
p.s. una cosa non capisco, il perché Briganti (e magari anche altri)
non sia riuscito ...ad iscriversi.
un saluto
Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
“Senza cultura del rischio
non ci sarà mai sicurezza”
La sismologa: la cura del territorio va insegnata
«Imitare il Giappone?
Macché. Abbiamo
una storia sismica e
una cultura diversa, oltre agli
elementi per renderci protagonisti
di un percorso di consapevolezza
da sviluppare tra
i confini del nostro Paese». A
parlare è la sismologa storica
Emanuela Guidoboni, ex dirigente
di ricerca dell’istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
e autrice di numerosi
libri. «Anche ieri ci siamo
trovati di fronte a un fenomeno
naturale inarrestabile. Dovremmo
e potremmo evitare
che ogni terremoto si trasformi
in un disastro».
Come hanno fatto i giapponesi,
per l’appunto.
«Loro hanno iniziato a costruire
in modo antisismico dal
1923, a seguito del terremoto
che costò la vita a oltre 140 mila
persone. In Italia, invece, abbiamo
atteso il 2004 per avere
una classificazione della pericolosità
sismica del Paese. Non è
sufficiente, perché occorre conoscere
e valutare il rischio a cui
siamo esposti in ogni area. I borghi
dell’Italia centrale rappresentano
un valore aggiunto sul
piano paesaggistico e non possono
essere oggetto delle medesime
azioni necessarie per le grandi
città. Conservare e prevenire
richiede progetti seri e una informazione
diffusa per creare una
consapevolezza del problema»
«Alle Regioni e ai Comuni, in
primo luogo, che dovrebbero
pure farsi carico di definire
percorsi educativi che partano
dalla conoscenza del territorio.
Benché quella dei disastri
sismici sia una storia che
ha segnato economie, società
e culture, nei libri di storia
non troviamo mai traccia di
questi eventi. È un segno di
come si sia perso il contatto
con il passato, che ci direbbe
molto dell’attualità di un territorio
e dei suoi rischi».
È per questo che percepiamo
disastri naturali come eventi eccezionali?
«Sarà così fino a quando l’informazione
su questi temi non entrerà
a far parte dei circuiti formativi:
dalle scuole al mondo
delle professioni. Ai ricercatori
la volontà non manca, ma il
mondo accademico italiano non
incentiva la divulgazione scientifica.
Un sistema così sarà
sempre un freno per la conoscenza
del problema e un ostacolo
alla prevenzione».
Quale ruolo vede per la sismologia
storica in chiave preventiva?
«Conosciamo da tempo le aree
più a rischio grazie ai dati storici.
Partiamo da quelle per ridurre
gli impatti dei terremoti. In
Umbria accade un terremoto in
media ogni vent’anni, eppure
ogni volta cadiamo dalle nuvole.
La Calabria è una regione ad altissimo
rischio sismico, ma si
stenta a dialogare con la Regione
su progetti informativi. Non
abbiamo una cultura del rischio
sismico condivisa e la prevenzione
non è considerata un
obiettivo stabile da raggiungere.
Fino a quando rimarremo così,
stenteremo a costruire una cultura
dell’abitare tesa a disegnare
un futuro migliore». [F. D. T.]
Da pagina 16 de La Stampa, di oggi.
non ci sarà mai sicurezza”
La sismologa: la cura del territorio va insegnata
«Imitare il Giappone?
Macché. Abbiamo
una storia sismica e
una cultura diversa, oltre agli
elementi per renderci protagonisti
di un percorso di consapevolezza
da sviluppare tra
i confini del nostro Paese». A
parlare è la sismologa storica
Emanuela Guidoboni, ex dirigente
di ricerca dell’istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
e autrice di numerosi
libri. «Anche ieri ci siamo
trovati di fronte a un fenomeno
naturale inarrestabile. Dovremmo
e potremmo evitare
che ogni terremoto si trasformi
in un disastro».
Come hanno fatto i giapponesi,
per l’appunto.
«Loro hanno iniziato a costruire
in modo antisismico dal
1923, a seguito del terremoto
che costò la vita a oltre 140 mila
persone. In Italia, invece, abbiamo
atteso il 2004 per avere
una classificazione della pericolosità
sismica del Paese. Non è
sufficiente, perché occorre conoscere
e valutare il rischio a cui
siamo esposti in ogni area. I borghi
dell’Italia centrale rappresentano
un valore aggiunto sul
piano paesaggistico e non possono
essere oggetto delle medesime
azioni necessarie per le grandi
città. Conservare e prevenire
richiede progetti seri e una informazione
diffusa per creare una
consapevolezza del problema»
«Alle Regioni e ai Comuni, in
primo luogo, che dovrebbero
pure farsi carico di definire
percorsi educativi che partano
dalla conoscenza del territorio.
Benché quella dei disastri
sismici sia una storia che
ha segnato economie, società
e culture, nei libri di storia
non troviamo mai traccia di
questi eventi. È un segno di
come si sia perso il contatto
con il passato, che ci direbbe
molto dell’attualità di un territorio
e dei suoi rischi».
È per questo che percepiamo
disastri naturali come eventi eccezionali?
«Sarà così fino a quando l’informazione
su questi temi non entrerà
a far parte dei circuiti formativi:
dalle scuole al mondo
delle professioni. Ai ricercatori
la volontà non manca, ma il
mondo accademico italiano non
incentiva la divulgazione scientifica.
Un sistema così sarà
sempre un freno per la conoscenza
del problema e un ostacolo
alla prevenzione».
Quale ruolo vede per la sismologia
storica in chiave preventiva?
«Conosciamo da tempo le aree
più a rischio grazie ai dati storici.
Partiamo da quelle per ridurre
gli impatti dei terremoti. In
Umbria accade un terremoto in
media ogni vent’anni, eppure
ogni volta cadiamo dalle nuvole.
La Calabria è una regione ad altissimo
rischio sismico, ma si
stenta a dialogare con la Regione
su progetti informativi. Non
abbiamo una cultura del rischio
sismico condivisa e la prevenzione
non è considerata un
obiettivo stabile da raggiungere.
Fino a quando rimarremo così,
stenteremo a costruire una cultura
dell’abitare tesa a disegnare
un futuro migliore». [F. D. T.]
Da pagina 16 de La Stampa, di oggi.
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Re: Diario della caduta di un regime.
25 agosto 2016 | di F. Q.
Terremoto, Giorgia è viva dopo 16 ore. La bimba di 10 anni riemerge dalle macerie
E’ uno dei video più visti, quello del salvataggio della piccola Giorgia, e sta facendo il giro del mondo. 10 anni e 16 ore sotto le macerie di Pescara del Tronto, tra i paesi colpiti dal sisma che ha devastato il Centro Italia nella notte tra il 23 e 24 agosto 2016. E’ stata operata nella notte nell’ospedale di Ascoli Piceno, e sta bene. I vigili del fuoco sono riusciti ad arrivare alla piccola intorno alle otto di sera, dopo aver individuato la zona della sua cameretta. La sorella della bambina, però, che era stesa accanto a lei, non ce l’ ha fatta. Così tanti altri bambini, vittime del sisma. Il più piccolo aveva solo otto mesi (Immagini Sky – Sky TG24 è disponibile sui canali 100 e 500 di Sky e sul canale 50 del digitale terrestre)
VIDEO:
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/08/ ... ie/554661/
Terremoto, Giorgia è viva dopo 16 ore. La bimba di 10 anni riemerge dalle macerie
E’ uno dei video più visti, quello del salvataggio della piccola Giorgia, e sta facendo il giro del mondo. 10 anni e 16 ore sotto le macerie di Pescara del Tronto, tra i paesi colpiti dal sisma che ha devastato il Centro Italia nella notte tra il 23 e 24 agosto 2016. E’ stata operata nella notte nell’ospedale di Ascoli Piceno, e sta bene. I vigili del fuoco sono riusciti ad arrivare alla piccola intorno alle otto di sera, dopo aver individuato la zona della sua cameretta. La sorella della bambina, però, che era stesa accanto a lei, non ce l’ ha fatta. Così tanti altri bambini, vittime del sisma. Il più piccolo aveva solo otto mesi (Immagini Sky – Sky TG24 è disponibile sui canali 100 e 500 di Sky e sul canale 50 del digitale terrestre)
VIDEO:
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/08/ ... ie/554661/
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Re: Diario della caduta di un regime.
Terremoto: norme permissive, poche risorse e niente mappatura. “In zone a rischio l’80% dei fabbricati crollerebbe”
Ambiente & Veleni
Alessandro Martelli, ingegnere sismico, e presidente del Glis: "L'enorme patrimonio edilizio del Paese, che è vecchio, non è in grado di sostenere questi sismi. La normativa però non impone né l’adeguamento né il miglioramento sismico e i finanziamenti che il governo dovrebbe stanziare arrivano con il contagocce". In più non esiste una vera mappa dei fabbricati (almeno quelli pubblici) più vulnerabili
di Melania Carnevali | 25 agosto 2016
COMMENTI (42)
“L’80% dei fabbricati nelle zone ad alto rischio non reggerebbe un terremoto come quello della scorsa notte (leggi).
Crollerebbero tutti”.
Incluso scuole, ospedali, caserme, prefetture, ossia i luoghi considerati strategici in caso di emergenza, come un terremoto.
A dirlo è Alessandro Martelli, ingegnere sismico, presidente del Glis (istituito dall’associazione nazionale italiana di ingegneria sismica), docente a cui nei primi anni Duemila venne tolta la cattedra ad architettura all’università di Ferrara in Costruzioni in zona sismica: “Dissero che era inutile nella regione”, racconta a ilfattoquotidiano.it.
Poco dopo ci fu il terremoto in Emilia. L’80% è la percentuale di costruzioni storiche in Italia, realizzate prima del 1981, anno in cui – dopo il sisma che devastò Irpinia – venne introdotto l’obbligo del rispetto di specifiche norme antisismiche per le costruzioni.
Da allora la normativa viene aggiornata sisma dopo sisma, strage dopo strage, alzando di volta di volta l’asticella di sicurezza.
E – salvo lavori non eseguiti come da progetto – le nuove costruzioni risultano sicure.
“Il problema grave di questo territorio – spiega a ilfattoquotidiano.it Martelli – è l’enorme patrimonio edilizio del Paese, che è vecchio e non è in grado di sostenere questi terremoti”.
Secondo il sismologo Massimo Cocco, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ben il 50% delle scuole è stato costruito prima del 1981. La normativa però non impone né l’adeguamento sismico, né il miglioramento sismico, se non nel caso di lavori che interessino le parti strutturali. E questo riguarda sia i privati sia il pubblico.
I Comuni e le Regioni sono obbligati solo – da una legge introdotta nel 2002 dopo il terremoto in Molise, dove crollò una scuola, e operativa solo dal 2012 – a uno studio di vulnerabilità dei palazzi di loro proprietà.
Ossia a verificare se sono sicuri o meno.
Punto. Poi, di fatto, possono rimanere come sono: sicuri o no.
Perché? I finanziamenti: nel Paese più insicuro d’Europa dal punto di vista sismico (insieme a Grecia e Turchia), si contano con il contagocce.
“Il governo dovrebbe stanziare ogni anno una somma nella sua Finanziaria per arrivare alla sicurezza nel giro di un decennio – commenta Martelli, ingegnere sismico – E invece ogni anno dicono che non ci sono soldi, aggravando la situazione.
Poi, quando ci sono terremoti di questo tipo, si spende tre volte tanto di quello che si saprebbe dovuto spendere.
In Giappone, un sisma del genere, non avrebbe fatto notizia perché hanno investito molto nell’edilizia”.
Ma il punto poi è anche un altro e, se possibile, peggiore: una vera mappa dei fabbricati (almeno quelli pubblici) a rischio non esiste.
Quanti ospedali o quante scuole rischiano di crollare in Italia?
Quante prefetture rischiano di non poter svolgere la loro funzione in caso di emergenza? Non si sa.
Da anni il Consiglio nazionale dei Geologi si sgola per chiedere un “fascicolo del fabbricato”, ma la politica ha sempre risposto picche.
“Noi lo definiamo ‘libretto pediatrico’ – spiega Domenico Angelone, consigliere nazionale dei geologi – perché conterrebbe tutte le informazioni del fabbricato: dalla nascita agli ultimi interventi, incluso la collocazione. Un fabbricato spesso può essere infatti considerato a norma dal punto di vista sismico, ma magari è situato su una frana.
A noi mancano tutte queste informazioni.
Ci sono costruzioni di cui non sappiamo proprio nulla”.
L’unico dato certo, fornito dai geologi, è che in Italia circa 24 milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico: è la cosiddetta zona 1 (le zone sono 4), quella che prende tutto l’Appennino, dalla Toscana fino a sud, e una parte di Sicilia.
Ma la prevenzione, secondo i geologi, è pari a zero.
“Da anni diciamo che in Italia siamo ben lontani da una cultura di prevenzione – spiega il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, Francesco Peduto –
Innanzitutto sarebbe necessaria una normativa più confacente alla situazione del territorio italiano: oltre al fascicolo del fabbricato chiediamo un piano del governo per mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici.
Inoltre, affinché cresca la coscienza civica dei cittadini nell’ambito della prevenzione sismica, bisognerebbe cominciare a fare anche una seria opera di educazione scolastica che renda la popolazione più cosciente dei rischi che pervadono il territorio che abitano. Non dimentichiamo – continua il presidente dei geologi – che, secondo alcuni studi, una percentuale tra il 20 e il 50% dei decessi, in questi casi, è causata da comportamenti sbagliati dei cittadini durante l’evento sismico”.
Prevedere un terremoto, secondo i geologi, è impossibile.
“Sappiamo che l’Italia è un territorio a rischio – spiega Peduto – ma non è possibile sapere in anticipo dove verrà e di che intensità”.
Quello che rimane quindi è la prevenzione.
“Che, in Italia – chiosa il geologo -, è proprio ciò che manca”.
Ambiente & Veleni
Alessandro Martelli, ingegnere sismico, e presidente del Glis: "L'enorme patrimonio edilizio del Paese, che è vecchio, non è in grado di sostenere questi sismi. La normativa però non impone né l’adeguamento né il miglioramento sismico e i finanziamenti che il governo dovrebbe stanziare arrivano con il contagocce". In più non esiste una vera mappa dei fabbricati (almeno quelli pubblici) più vulnerabili
di Melania Carnevali | 25 agosto 2016
COMMENTI (42)
“L’80% dei fabbricati nelle zone ad alto rischio non reggerebbe un terremoto come quello della scorsa notte (leggi).
Crollerebbero tutti”.
Incluso scuole, ospedali, caserme, prefetture, ossia i luoghi considerati strategici in caso di emergenza, come un terremoto.
A dirlo è Alessandro Martelli, ingegnere sismico, presidente del Glis (istituito dall’associazione nazionale italiana di ingegneria sismica), docente a cui nei primi anni Duemila venne tolta la cattedra ad architettura all’università di Ferrara in Costruzioni in zona sismica: “Dissero che era inutile nella regione”, racconta a ilfattoquotidiano.it.
Poco dopo ci fu il terremoto in Emilia. L’80% è la percentuale di costruzioni storiche in Italia, realizzate prima del 1981, anno in cui – dopo il sisma che devastò Irpinia – venne introdotto l’obbligo del rispetto di specifiche norme antisismiche per le costruzioni.
Da allora la normativa viene aggiornata sisma dopo sisma, strage dopo strage, alzando di volta di volta l’asticella di sicurezza.
E – salvo lavori non eseguiti come da progetto – le nuove costruzioni risultano sicure.
“Il problema grave di questo territorio – spiega a ilfattoquotidiano.it Martelli – è l’enorme patrimonio edilizio del Paese, che è vecchio e non è in grado di sostenere questi terremoti”.
Secondo il sismologo Massimo Cocco, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ben il 50% delle scuole è stato costruito prima del 1981. La normativa però non impone né l’adeguamento sismico, né il miglioramento sismico, se non nel caso di lavori che interessino le parti strutturali. E questo riguarda sia i privati sia il pubblico.
I Comuni e le Regioni sono obbligati solo – da una legge introdotta nel 2002 dopo il terremoto in Molise, dove crollò una scuola, e operativa solo dal 2012 – a uno studio di vulnerabilità dei palazzi di loro proprietà.
Ossia a verificare se sono sicuri o meno.
Punto. Poi, di fatto, possono rimanere come sono: sicuri o no.
Perché? I finanziamenti: nel Paese più insicuro d’Europa dal punto di vista sismico (insieme a Grecia e Turchia), si contano con il contagocce.
“Il governo dovrebbe stanziare ogni anno una somma nella sua Finanziaria per arrivare alla sicurezza nel giro di un decennio – commenta Martelli, ingegnere sismico – E invece ogni anno dicono che non ci sono soldi, aggravando la situazione.
Poi, quando ci sono terremoti di questo tipo, si spende tre volte tanto di quello che si saprebbe dovuto spendere.
In Giappone, un sisma del genere, non avrebbe fatto notizia perché hanno investito molto nell’edilizia”.
Ma il punto poi è anche un altro e, se possibile, peggiore: una vera mappa dei fabbricati (almeno quelli pubblici) a rischio non esiste.
Quanti ospedali o quante scuole rischiano di crollare in Italia?
Quante prefetture rischiano di non poter svolgere la loro funzione in caso di emergenza? Non si sa.
Da anni il Consiglio nazionale dei Geologi si sgola per chiedere un “fascicolo del fabbricato”, ma la politica ha sempre risposto picche.
“Noi lo definiamo ‘libretto pediatrico’ – spiega Domenico Angelone, consigliere nazionale dei geologi – perché conterrebbe tutte le informazioni del fabbricato: dalla nascita agli ultimi interventi, incluso la collocazione. Un fabbricato spesso può essere infatti considerato a norma dal punto di vista sismico, ma magari è situato su una frana.
A noi mancano tutte queste informazioni.
Ci sono costruzioni di cui non sappiamo proprio nulla”.
L’unico dato certo, fornito dai geologi, è che in Italia circa 24 milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico: è la cosiddetta zona 1 (le zone sono 4), quella che prende tutto l’Appennino, dalla Toscana fino a sud, e una parte di Sicilia.
Ma la prevenzione, secondo i geologi, è pari a zero.
“Da anni diciamo che in Italia siamo ben lontani da una cultura di prevenzione – spiega il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, Francesco Peduto –
Innanzitutto sarebbe necessaria una normativa più confacente alla situazione del territorio italiano: oltre al fascicolo del fabbricato chiediamo un piano del governo per mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici.
Inoltre, affinché cresca la coscienza civica dei cittadini nell’ambito della prevenzione sismica, bisognerebbe cominciare a fare anche una seria opera di educazione scolastica che renda la popolazione più cosciente dei rischi che pervadono il territorio che abitano. Non dimentichiamo – continua il presidente dei geologi – che, secondo alcuni studi, una percentuale tra il 20 e il 50% dei decessi, in questi casi, è causata da comportamenti sbagliati dei cittadini durante l’evento sismico”.
Prevedere un terremoto, secondo i geologi, è impossibile.
“Sappiamo che l’Italia è un territorio a rischio – spiega Peduto – ma non è possibile sapere in anticipo dove verrà e di che intensità”.
Quello che rimane quindi è la prevenzione.
“Che, in Italia – chiosa il geologo -, è proprio ciò che manca”.
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Re: Diario della caduta di un regime.
241 morti nel Centro Italia
E la terra torna a tremare
Nuova forte scossa ad Amatrice di magnitudo 4.3. Molte vittime sono bambini. 2500 gli sfollati e 264 i feriti
di Luca Romano
20 minuti fa
E la terra torna a tremare
Nuova forte scossa ad Amatrice di magnitudo 4.3. Molte vittime sono bambini. 2500 gli sfollati e 264 i feriti
di Luca Romano
20 minuti fa
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Re: Diario della caduta di un regime.
Terremoto, lo scandalo-fondi: i soldi c'erano ma non furono spesi
Ad Amatrice ed Accumuli i 4 milioni di euro messi a disposizione negli ultimi due anni per la messa a norma degli edifici privati non sono mai stati spesi
Ivan Francese - Gio, 25/08/2016 - 11:26
commenta
Un terremoto giudiziario originato dal terremoto vero: è questa la prospettiva che si apre nell'ambito dell'inchiesta per disastro colposo che sarà aperta dal procuratore di Rieti dopo il sisma che nella notte fra martedì e mercoledì ha devastato Amatrice, Accumuli e Pescara del Tronto, al confine fra Lazio, Umbria e Marche.
Un'inchiesta che con ogni probabilità parlerà di fondi pubblici stanziati per la messa a norma degli edifici, pubblici e privati, e mai spesi. Come è successo ad Amatrice, la città-simbolo che piange oltre duecento morti e che presto chiederà verità e giustizia.
Non c'è solo la scuola "Romolo Capranica", restaurata nel 2012 e crollata come un castello di sabbia. C'è anche l'ospedale, per il cui restauro erano pronti due milioni di euro che non sono stati mai sopesi. C'è il municipio, crollato anch'esso, per cui erano stati messi a disposizione fondi provinciali poi dirottati altrove. Tanti casi che lasciano sgomenti, altrettante domande a cui bisognerà trovare una risposta.
E purtroppo il conto dei danni, in termini umani e materiali, non si ferma solamente agli edifici pubblici. Dopo il terremoto dell'Aquila del 2009, racconta Repubblica, la Protezione Civile ha messo a disposizione 965 milioni di euro per la messa a norma degli edifici privati secondo le direttive antisismiche.
Fondi che prevedevano contributi statali dai cento ai duecento euro al metro quadro per la ristrutturazione degli immobili dei centri storici, generalmente quelli più a rischio. Eppure moltissimi di quei fondi non sono stati nemmeno richiesti, a causa dei bizantinismi della burocrazia, che imponevano ad esempio la gestione regionale dei fondi, ma tramite sportelli organizzati dai Comuni.
Fra Amatrice ed Accumuli, dove il rischio sismico era pure altissimo (e tutti lo sapevano), non è stato speso nemmeno un euro dei quattro milioni stanziati fra 2014 e 2015. Una circostanza che grida vendetta.
Ad Amatrice ed Accumuli i 4 milioni di euro messi a disposizione negli ultimi due anni per la messa a norma degli edifici privati non sono mai stati spesi
Ivan Francese - Gio, 25/08/2016 - 11:26
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Un terremoto giudiziario originato dal terremoto vero: è questa la prospettiva che si apre nell'ambito dell'inchiesta per disastro colposo che sarà aperta dal procuratore di Rieti dopo il sisma che nella notte fra martedì e mercoledì ha devastato Amatrice, Accumuli e Pescara del Tronto, al confine fra Lazio, Umbria e Marche.
Un'inchiesta che con ogni probabilità parlerà di fondi pubblici stanziati per la messa a norma degli edifici, pubblici e privati, e mai spesi. Come è successo ad Amatrice, la città-simbolo che piange oltre duecento morti e che presto chiederà verità e giustizia.
Non c'è solo la scuola "Romolo Capranica", restaurata nel 2012 e crollata come un castello di sabbia. C'è anche l'ospedale, per il cui restauro erano pronti due milioni di euro che non sono stati mai sopesi. C'è il municipio, crollato anch'esso, per cui erano stati messi a disposizione fondi provinciali poi dirottati altrove. Tanti casi che lasciano sgomenti, altrettante domande a cui bisognerà trovare una risposta.
E purtroppo il conto dei danni, in termini umani e materiali, non si ferma solamente agli edifici pubblici. Dopo il terremoto dell'Aquila del 2009, racconta Repubblica, la Protezione Civile ha messo a disposizione 965 milioni di euro per la messa a norma degli edifici privati secondo le direttive antisismiche.
Fondi che prevedevano contributi statali dai cento ai duecento euro al metro quadro per la ristrutturazione degli immobili dei centri storici, generalmente quelli più a rischio. Eppure moltissimi di quei fondi non sono stati nemmeno richiesti, a causa dei bizantinismi della burocrazia, che imponevano ad esempio la gestione regionale dei fondi, ma tramite sportelli organizzati dai Comuni.
Fra Amatrice ed Accumuli, dove il rischio sismico era pure altissimo (e tutti lo sapevano), non è stato speso nemmeno un euro dei quattro milioni stanziati fra 2014 e 2015. Una circostanza che grida vendetta.
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Re: Diario della caduta di un regime.
UNA SCELTA DI VITA
Il buon esempio di Norcia: case a norma, zero vittime
Il Comune di Norcia, in Umbria, ha fatto registrare zero feriti e zero vittime dopo una ricostruzione attenta e rispettosa delle norme antisismiche
Ivan Francese - Gio, 25/08/2016 - 11:54
commenta
In mezzo alle macerie, Norcia ha resistito. E c'è da giurare che diventerà un caso di studio, quello della città umbra a pochi chilometri dall'epicentro del terremoto che ha devastato Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto ma sopravvissuta quasi integra al sisma.
Come rivendicano con orgoglio Regione e Comune, "la messa in sicurezza del territorio ha pagato". Perché da queste parti i terremoti li conoscono bene. 1979, 1997, 2009. Date che restano impresse nella memoria, con il loro tributo atroce di vite umane e di danni materiali.
Episodi che però - e l'auspicio è che accada più spesso - hanno lasciato una lezione profonda: gli edifici vanno costruiti e ristrutturati secondo le norme antisismiche. Senza perdere tempo.
"La ricostruzione degli ultimi decenni ha salvato molte vite", conferma il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno. "La forte scossa che ha colpito anche l'Umbria, superiore a quella del 1997, ha causato danni contenuti", gli fa eco la presidente della Regione, Catiuscia Marini, parlando a TgCom24.
"Ci ponemmo subito l'obiettivo di non limitarci alla semplice riparazione del danno - prosegue la Marini - ma di metter in sicurezza l'intero territorio. Abbiamo scelto di ricostruire negli stessi luoghi nel rispetto della normativa". Così, continua, "quella buona ricostruzione ora ha saputo garantire sicurezza alla popolazione e qualità e velocità degli interventi".
Qualche danno, intendiamoci, c'è stato anche nel norcino. Ma il conto delle vittime fa sorridere: zero morti, zero feriti. Almeno qui.
Il buon esempio di Norcia: case a norma, zero vittime
Il Comune di Norcia, in Umbria, ha fatto registrare zero feriti e zero vittime dopo una ricostruzione attenta e rispettosa delle norme antisismiche
Ivan Francese - Gio, 25/08/2016 - 11:54
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In mezzo alle macerie, Norcia ha resistito. E c'è da giurare che diventerà un caso di studio, quello della città umbra a pochi chilometri dall'epicentro del terremoto che ha devastato Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto ma sopravvissuta quasi integra al sisma.
Come rivendicano con orgoglio Regione e Comune, "la messa in sicurezza del territorio ha pagato". Perché da queste parti i terremoti li conoscono bene. 1979, 1997, 2009. Date che restano impresse nella memoria, con il loro tributo atroce di vite umane e di danni materiali.
Episodi che però - e l'auspicio è che accada più spesso - hanno lasciato una lezione profonda: gli edifici vanno costruiti e ristrutturati secondo le norme antisismiche. Senza perdere tempo.
"La ricostruzione degli ultimi decenni ha salvato molte vite", conferma il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno. "La forte scossa che ha colpito anche l'Umbria, superiore a quella del 1997, ha causato danni contenuti", gli fa eco la presidente della Regione, Catiuscia Marini, parlando a TgCom24.
"Ci ponemmo subito l'obiettivo di non limitarci alla semplice riparazione del danno - prosegue la Marini - ma di metter in sicurezza l'intero territorio. Abbiamo scelto di ricostruire negli stessi luoghi nel rispetto della normativa". Così, continua, "quella buona ricostruzione ora ha saputo garantire sicurezza alla popolazione e qualità e velocità degli interventi".
Qualche danno, intendiamoci, c'è stato anche nel norcino. Ma il conto delle vittime fa sorridere: zero morti, zero feriti. Almeno qui.
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Re: Diario della caduta di un regime.
E alla fine Bernabei lo ammise: “Italiani, 20 milioni di teste di c...” - Il ...
http://www.ilfattoquotidiano.it/.../e-a ... i-di-teste...
4 giorni fa - Diciamolo, una famiglia di gente potente e famosa. Il capostipite, Ettore Bernabei, direttore generale della Rai, il figlio, Roberto, famoso geriatra ..
MOLTO PROBABILMENTE SONO DI PIU', VISTI I COMMENTI DEL GIORNO DOPO SUL TERREMOTO.
DELLA PREVENZIONE GLI ITALIANS SI PREOCCUPANO SOLO DELLA LORO PERSONALE.
INFATTI, AL MINIMO DOLORINO ALLARMANTE SI PRECIPITANO DAL MEDICO PER CURARSI.
GLI ITALIANS CI TENGONO MOLTO ALLA PROPRIA SALUTE PERSONALE E VOGLIONO CAMPARE IL PIU' A LUNGO POSSIBILE.
MA QUANDO SI TRATTA DI IMPEGNARE DENARO COMUNE PER LA PREVENZIONE DI TUTTI,...............ALLORA NON CI SENTONO PIU'.
http://www.ilfattoquotidiano.it/.../e-a ... i-di-teste...
4 giorni fa - Diciamolo, una famiglia di gente potente e famosa. Il capostipite, Ettore Bernabei, direttore generale della Rai, il figlio, Roberto, famoso geriatra ..
MOLTO PROBABILMENTE SONO DI PIU', VISTI I COMMENTI DEL GIORNO DOPO SUL TERREMOTO.
DELLA PREVENZIONE GLI ITALIANS SI PREOCCUPANO SOLO DELLA LORO PERSONALE.
INFATTI, AL MINIMO DOLORINO ALLARMANTE SI PRECIPITANO DAL MEDICO PER CURARSI.
GLI ITALIANS CI TENGONO MOLTO ALLA PROPRIA SALUTE PERSONALE E VOGLIONO CAMPARE IL PIU' A LUNGO POSSIBILE.
MA QUANDO SI TRATTA DI IMPEGNARE DENARO COMUNE PER LA PREVENZIONE DI TUTTI,...............ALLORA NON CI SENTONO PIU'.
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Re: Diario della caduta di un regime.
FINO AL PROSSIMO TERREMOTO
TERREMOTO IN CENTRO ITALIA
Sisma, Protezione civile: "Non escluse più vittime dell'Aquila"
Destinato a crescere ancora il numero dei morti accertati, 241. Mentre si organizzano le raccolte di abiti e scatolame e le collette dei deputati, Renzi annuncia: "Niente polemiche e ricostruzione in tempi certi". E il governo potrebbe mettere sulla messa in sicurezza tutta la flessibilità chiesta a Merkel, l’equivalente degli 80 euro
DI LUCA SAPPINO
25 agosto 2016
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Sisma, Protezione civile: Non escluse più vittime dell'Aquila
Il bilancio provvisorio delle vittime del terremoto di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, nelle prime ore del mattino del 25 agosto, dopo una notte di ricerca dei dispersi ancora intrappolati tra le macerie dei paesi distrutti, è di 241 morti, tra i quali molti bambini. Ma la cifra è destinata a salire ancora. «Siamo vicino alla cifra delle vittime dell'Aquila, la magnitudo più o meno è lì, anche questo è un terremoto superficiale», ha spiegato Fabrizio Curcio, capo del dipartimento della Protezione civile, rispondendo al giornalista di Sky Tg24 che gli chiedeva se il numero delle vittime potrebbe superare quello dell'Aquila. «Noi ci auguriamo di no ma dobbiamo ovviamente essere pronti».
I soccorritori, le squadre dei vigili del fuoco, della guardia alpina e dei finanzieri, continuano a scavare e a seguire lamenti sempre più flebili. Due i principali luoghi, ad Amatrice, in cui hanno lavorato nella notte i vigili del fuoco: le squadre si sono date il cambio in via Grifoni dove si trova - o si trovava - l'istituto religioso, che conta ancora due dispersi; che sono invece decine, si stima, per l’Hotel Roma, con la facciata ocra e le stanze affacciate sui monti della Laga e sui Sibillini.
«Di fronte a un grave terremoto la prima cosa da fare è creare le condizioni per ricostruire il clima di sicurezza e affrontare le priorità», dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi, «aprire una discussione polemica quando si ha un sisma 6.0 non ha alcun significato, ora è il momento delle lacrime, domani parte il percorso di ricostruzione». Ed ha certamente ragione.
Dal consiglio dei Ministri convocato d’urgenza, però, arriveranno importanti provvedimenti per l’immediato, soprattutto sull’accoglienza dei circa 3000 sfollati, ma per il momento niente di più. Renzi - che sui disastri ha cambiato evidentemente strategia comunicativa, almeno ricordando quando per l'alluvione ligure disse: «A Genova andrò a problema risolto, non per passerelle» segue personalmente gli sviluppi ed è volato sul posto.
È effettivamente presto, siamo ancora all’emergenza, ma la macchina degli aiuti e della solidarietà si è messa in moto. Ed è diffusa, dalla base alla politica. Sono molti i parlamentari che stanno donando in queste ore. I 42 onorevoli di Sinistra Italiana hanno raccolto 42mila euro in poco tempo. I deputati e i senatori del Partito democratico, che sono molto più numerosi, ben 414, hanno ricevuto un messaggio firmato dai capogruppo Luigi Zanda e Ettore Rosato, un invito più che caldo a donare mille euro a testa.
TERREMOTO IN CENTRO ITALIA
Sisma, Protezione civile: "Non escluse più vittime dell'Aquila"
Destinato a crescere ancora il numero dei morti accertati, 241. Mentre si organizzano le raccolte di abiti e scatolame e le collette dei deputati, Renzi annuncia: "Niente polemiche e ricostruzione in tempi certi". E il governo potrebbe mettere sulla messa in sicurezza tutta la flessibilità chiesta a Merkel, l’equivalente degli 80 euro
DI LUCA SAPPINO
25 agosto 2016
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Sisma, Protezione civile: Non escluse più vittime dell'Aquila
Il bilancio provvisorio delle vittime del terremoto di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, nelle prime ore del mattino del 25 agosto, dopo una notte di ricerca dei dispersi ancora intrappolati tra le macerie dei paesi distrutti, è di 241 morti, tra i quali molti bambini. Ma la cifra è destinata a salire ancora. «Siamo vicino alla cifra delle vittime dell'Aquila, la magnitudo più o meno è lì, anche questo è un terremoto superficiale», ha spiegato Fabrizio Curcio, capo del dipartimento della Protezione civile, rispondendo al giornalista di Sky Tg24 che gli chiedeva se il numero delle vittime potrebbe superare quello dell'Aquila. «Noi ci auguriamo di no ma dobbiamo ovviamente essere pronti».
I soccorritori, le squadre dei vigili del fuoco, della guardia alpina e dei finanzieri, continuano a scavare e a seguire lamenti sempre più flebili. Due i principali luoghi, ad Amatrice, in cui hanno lavorato nella notte i vigili del fuoco: le squadre si sono date il cambio in via Grifoni dove si trova - o si trovava - l'istituto religioso, che conta ancora due dispersi; che sono invece decine, si stima, per l’Hotel Roma, con la facciata ocra e le stanze affacciate sui monti della Laga e sui Sibillini.
«Di fronte a un grave terremoto la prima cosa da fare è creare le condizioni per ricostruire il clima di sicurezza e affrontare le priorità», dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi, «aprire una discussione polemica quando si ha un sisma 6.0 non ha alcun significato, ora è il momento delle lacrime, domani parte il percorso di ricostruzione». Ed ha certamente ragione.
Dal consiglio dei Ministri convocato d’urgenza, però, arriveranno importanti provvedimenti per l’immediato, soprattutto sull’accoglienza dei circa 3000 sfollati, ma per il momento niente di più. Renzi - che sui disastri ha cambiato evidentemente strategia comunicativa, almeno ricordando quando per l'alluvione ligure disse: «A Genova andrò a problema risolto, non per passerelle» segue personalmente gli sviluppi ed è volato sul posto.
È effettivamente presto, siamo ancora all’emergenza, ma la macchina degli aiuti e della solidarietà si è messa in moto. Ed è diffusa, dalla base alla politica. Sono molti i parlamentari che stanno donando in queste ore. I 42 onorevoli di Sinistra Italiana hanno raccolto 42mila euro in poco tempo. I deputati e i senatori del Partito democratico, che sono molto più numerosi, ben 414, hanno ricevuto un messaggio firmato dai capogruppo Luigi Zanda e Ettore Rosato, un invito più che caldo a donare mille euro a testa.
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Re: Diario della caduta di un regime.
FINO AL PROSSIMO TERREMOTO
Sisma in Centro Italia, numero morti sale a 250
Nuova scossa ad Amatrice, evacuato palasport
Sgombrata per precauzione la struttura che ospita 300 sfollati. Assistite 365 persone rimaste ferite
VIDEO – PRIMA NOTTE DA SFOLLATI: ‘RICOSTRUIRE? CHISSA’ SE SARA’ POSSIBILE’ (di Marceddu e Zaccariello)
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