Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
La scala Mercalli secondo Wikipedia:
Grado Scossa Descrizione
I impercettibile Avvertita solo dagli strumenti sismici.
II molto leggera Avvertita solo da qualche persona in opportune condizioni.
III leggera Avvertita da poche persone. Oscillano oggetti appesi con vibrazioni simili a quelle del passaggio di un'automobile.
IV moderata Avvertita da molte persone; tremito di infissi e cristalli, e leggere oscillazioni di oggetti appesi.
V piuttosto forte Avvertita anche da persone addormentate; caduta di oggetti.
VI forte Qualche leggera lesione negli edifici e finestre in frantumi.
VII molto forte Caduta di fumaioli, lesioni negli edifici.
VIII rovinosa Rovina parziale di qualche edificio; qualche vittima isolata.
IX distruttiva Rovina totale di alcuni edifici e gravi lesioni in molti altri; vittime umane sparse ma non numerose.
X completamente distruttiva Rovina di molti edifici; molte vittime umane; crepacci nel suolo.
XI catastrofica Distruzione di agglomerati urbani; moltissime vittime; crepacci e frane nel suolo; maremoto.
XII apocalittica Distruzione di ogni manufatto; pochi superstiti; sconvolgimento del suolo; maremoto distruttivo; fuoriuscita di lava dal terreno.
Grado Scossa Descrizione
I impercettibile Avvertita solo dagli strumenti sismici.
II molto leggera Avvertita solo da qualche persona in opportune condizioni.
III leggera Avvertita da poche persone. Oscillano oggetti appesi con vibrazioni simili a quelle del passaggio di un'automobile.
IV moderata Avvertita da molte persone; tremito di infissi e cristalli, e leggere oscillazioni di oggetti appesi.
V piuttosto forte Avvertita anche da persone addormentate; caduta di oggetti.
VI forte Qualche leggera lesione negli edifici e finestre in frantumi.
VII molto forte Caduta di fumaioli, lesioni negli edifici.
VIII rovinosa Rovina parziale di qualche edificio; qualche vittima isolata.
IX distruttiva Rovina totale di alcuni edifici e gravi lesioni in molti altri; vittime umane sparse ma non numerose.
X completamente distruttiva Rovina di molti edifici; molte vittime umane; crepacci nel suolo.
XI catastrofica Distruzione di agglomerati urbani; moltissime vittime; crepacci e frane nel suolo; maremoto.
XII apocalittica Distruzione di ogni manufatto; pochi superstiti; sconvolgimento del suolo; maremoto distruttivo; fuoriuscita di lava dal terreno.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Da noi la confusione è sempre massima.
Due giorni il TG DI Sky ha trasmesso la notizia che mentre negli osservatori italiani si registrava la scossa maggiore pari al Grado 6.0 della scala Mercalli, gli osservatori europei avevano registrato il grado 6.2.
Subito ne è nata una polemica, in quanto è stato fatto notare che una legge del governo Monti non impegnava lo Stato nel risarcire i danni.
Di seguito è emerso che tutto questo fosse una bufala.
Ma con Mussoloni, Quindicipalle, non c’è da stare sicuri.
E’ facilmente ipotizzabile che i dati degli osservatori italiani siano stati truccati per non pagare dazio.
Oppure no.
Come si fa a saperlo, quando siamo sempre in mezzo alle balle?????
Adesso viene fatta passare questa notizia che i geologi si aspettano terremoti con energia 30 volte più forte di quello di Amatrice.
Ma se questo era del 6.0 grado Mercalli, 30 volte maggiore dovrebbe equivale a 180 volte quello registrato.
Basterebbe il XII apocalittica Distruzione di ogni manufatto; pochi superstiti; sconvolgimento del suolo; maremoto distruttivo; fuoriuscita di lava dal terreno.
Allarmismo, bufale o cos’altro???????????????????????????????
Due giorni il TG DI Sky ha trasmesso la notizia che mentre negli osservatori italiani si registrava la scossa maggiore pari al Grado 6.0 della scala Mercalli, gli osservatori europei avevano registrato il grado 6.2.
Subito ne è nata una polemica, in quanto è stato fatto notare che una legge del governo Monti non impegnava lo Stato nel risarcire i danni.
Di seguito è emerso che tutto questo fosse una bufala.
Ma con Mussoloni, Quindicipalle, non c’è da stare sicuri.
E’ facilmente ipotizzabile che i dati degli osservatori italiani siano stati truccati per non pagare dazio.
Oppure no.
Come si fa a saperlo, quando siamo sempre in mezzo alle balle?????
Adesso viene fatta passare questa notizia che i geologi si aspettano terremoti con energia 30 volte più forte di quello di Amatrice.
Ma se questo era del 6.0 grado Mercalli, 30 volte maggiore dovrebbe equivale a 180 volte quello registrato.
Basterebbe il XII apocalittica Distruzione di ogni manufatto; pochi superstiti; sconvolgimento del suolo; maremoto distruttivo; fuoriuscita di lava dal terreno.
Allarmismo, bufale o cos’altro???????????????????????????????
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ha scritto lucfig, in altro 3D:
Questo Presidente del Consiglio ha una fortuna sfacciata!
Con il terremoto aumenteranno i consensi se non fa delle boiate eclatanti. Infatti come si vede sta in un insolita sordina.
Vedremo che fra un mese usciranno che se vince il No si bloccherà la ricostruzione di Amatrice ... qualche foto giusta e riprenderà quel consenso che aveva ormai perso facendo dal volano per la propaganda per il Si ...
A parte il fatto che veramente ha una fortuna SFACCIATA, adesso siamo alla seconda parte dell’emergenza terremoto.
Mattarella si è speso dicendo:
“NON VI LASCIEREMO SOLI”
Terremoto, Mattarella ai funerali: "Non vi lasceremo soli". Vescovo ...
www.ansa.it › Cronaca
5 giorni fa - Terremoto, Mattarella ai funerali: "Non vi lasceremo soli". ... Video Notte in palestre e tende ad Amatrice · FOTORACCONTO Terremoto: dalla casa alla tendopoli, la prima ... decidere tutto da Roma" ha detto ai congiunti delle vittime il premier. ... "Ci siamo e ci saremo sempre" ha assicurato Renzi ai sindaci ...
29 agosto 2016
LA SCOSSA
Terremoto: la mafia è già pronta a guadagnare Fermate subito quelle mani
Dobbiamo imparare dalle ferite ancora aperte dell'Aquila e dell'Emilia, e dalla storia del Belice e dell'Irpinia. Per impedire alle organizzazioni criminali e a imprenditori-sciacalli di brindare sul dolore del 24 agosto. Perché la ricostruzione non sia un business. Ma un valore
DI LIRIO ABBATE
29 agosto 2016
La ricostruzione post terremoto è il punto da cui adesso si deve ripartire.
Potranno speculazioni e criminalità restare fuori da questa tragedia?
Si riuscirà a non fare business sulla morte e il dolore?
Dovrà pur servire a qualcosa l’esperienza amministrativa e giudiziaria fatta su un territorio altamente sismico.
E queste nuove vittime non dovranno servire a sostenere vecchi business e nuovi appetiti per le mafie e i mafiosi.
Questa tragedia che ha colpito l’Italia centrale dovrà necessariamente attingere all’esperienza fatta dopo il sisma dell’Aquila e dell’Emilia.
Ferite ancora aperte, anche per il dolore inflitto da imprenditori-sciacalli e organizzazioni criminali che su queste tragedie non hanno visto la morte come sofferenza, ma un motivo, spesso illegale per arricchirsi.
La storia italiana di ogni ricostruzione ci ha consegnato non solo sofferenza e dolore, ma soprattutto malaffare. A cominciare dal Belice, passando per l’Irpinia, fino ad arrivare in Abruzzo e in Emilia Romagna.
Le mafie si sono lanciate sui ruderi dei paesi distrutti come se i cocci caduti dalle abitazioni in cui sono morti donne e bambini, studenti e pensionati, fossero pepite d’oro da raccoglie.
A tutti i costi e con tutti i mezzi irregolari. I protocolli di legalità pensati e firmati in questi decenni si sprecano.
Qualcuno ha funzionato, altri sono stati raggirati.
Ad ogni modo, sul dopo terremoto si è sempre trovato un prestanome di mafiosi, un’impresa irregolare che ha messo le mani sugli appalti.
È stata ancora una volta fotografata un’Italia illegale che si contrappone alla grande solidarietà che questo Paese è capace di offrire a chi ne ha bisogno.
Negli ultimi vent’anni è stata combattuta la mafia, ma meno efficacemente la corruzione. E mafia e corruzione sono sempre più intrecciate.
Lo ha dimostrato l’inchiesta “mafia Capitale” che ha messo in luce un modello tipicamente mafioso; un modello, come ripete il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, «che già aveva funzionato per gli appalti post terremoto in Campania» e che vede un intreccio tra mafia, politica e imprenditoria.
La caratteristica della criminalità mafiosa è la mimeticità nell’area grigia: ovvero esponenti delle istituzioni, dell’imprenditoria, delle professioni.
Non basta intervenire con la repressione ma bisogna prevenire: l’educazione ai valori della Costituzione è fondamentale per recuperare il rispetto della legge. Soprattutto dopo una nuova tragedia come questa del terremoto.
SU TUTTO QUESTO MUSSOLONI, TACE.
LE VERE RIFORME PARTONO DA QUI.
GLI ITALIANI CHE HANNO GIA' GENEROSAMENTE CONTRIBUITO IN VARI MODI, OSSERVANO COME SI MUOVE IL GOVERNO, E CHIEDE ASSOLUTA TRASPARENZA.
QUESTA PER MUSSOLONI E L'ORA DELLE SCELTE.
CON CHI INTENDE STARE??????????????????????????
CON GLI ITALIANI O CON LE MAFIE DI QUALSIASI TIPO E SPECIE??????????????
Questo Presidente del Consiglio ha una fortuna sfacciata!
Con il terremoto aumenteranno i consensi se non fa delle boiate eclatanti. Infatti come si vede sta in un insolita sordina.
Vedremo che fra un mese usciranno che se vince il No si bloccherà la ricostruzione di Amatrice ... qualche foto giusta e riprenderà quel consenso che aveva ormai perso facendo dal volano per la propaganda per il Si ...
A parte il fatto che veramente ha una fortuna SFACCIATA, adesso siamo alla seconda parte dell’emergenza terremoto.
Mattarella si è speso dicendo:
“NON VI LASCIEREMO SOLI”
Terremoto, Mattarella ai funerali: "Non vi lasceremo soli". Vescovo ...
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5 giorni fa - Terremoto, Mattarella ai funerali: "Non vi lasceremo soli". ... Video Notte in palestre e tende ad Amatrice · FOTORACCONTO Terremoto: dalla casa alla tendopoli, la prima ... decidere tutto da Roma" ha detto ai congiunti delle vittime il premier. ... "Ci siamo e ci saremo sempre" ha assicurato Renzi ai sindaci ...
29 agosto 2016
LA SCOSSA
Terremoto: la mafia è già pronta a guadagnare Fermate subito quelle mani
Dobbiamo imparare dalle ferite ancora aperte dell'Aquila e dell'Emilia, e dalla storia del Belice e dell'Irpinia. Per impedire alle organizzazioni criminali e a imprenditori-sciacalli di brindare sul dolore del 24 agosto. Perché la ricostruzione non sia un business. Ma un valore
DI LIRIO ABBATE
29 agosto 2016
La ricostruzione post terremoto è il punto da cui adesso si deve ripartire.
Potranno speculazioni e criminalità restare fuori da questa tragedia?
Si riuscirà a non fare business sulla morte e il dolore?
Dovrà pur servire a qualcosa l’esperienza amministrativa e giudiziaria fatta su un territorio altamente sismico.
E queste nuove vittime non dovranno servire a sostenere vecchi business e nuovi appetiti per le mafie e i mafiosi.
Questa tragedia che ha colpito l’Italia centrale dovrà necessariamente attingere all’esperienza fatta dopo il sisma dell’Aquila e dell’Emilia.
Ferite ancora aperte, anche per il dolore inflitto da imprenditori-sciacalli e organizzazioni criminali che su queste tragedie non hanno visto la morte come sofferenza, ma un motivo, spesso illegale per arricchirsi.
La storia italiana di ogni ricostruzione ci ha consegnato non solo sofferenza e dolore, ma soprattutto malaffare. A cominciare dal Belice, passando per l’Irpinia, fino ad arrivare in Abruzzo e in Emilia Romagna.
Le mafie si sono lanciate sui ruderi dei paesi distrutti come se i cocci caduti dalle abitazioni in cui sono morti donne e bambini, studenti e pensionati, fossero pepite d’oro da raccoglie.
A tutti i costi e con tutti i mezzi irregolari. I protocolli di legalità pensati e firmati in questi decenni si sprecano.
Qualcuno ha funzionato, altri sono stati raggirati.
Ad ogni modo, sul dopo terremoto si è sempre trovato un prestanome di mafiosi, un’impresa irregolare che ha messo le mani sugli appalti.
È stata ancora una volta fotografata un’Italia illegale che si contrappone alla grande solidarietà che questo Paese è capace di offrire a chi ne ha bisogno.
Negli ultimi vent’anni è stata combattuta la mafia, ma meno efficacemente la corruzione. E mafia e corruzione sono sempre più intrecciate.
Lo ha dimostrato l’inchiesta “mafia Capitale” che ha messo in luce un modello tipicamente mafioso; un modello, come ripete il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, «che già aveva funzionato per gli appalti post terremoto in Campania» e che vede un intreccio tra mafia, politica e imprenditoria.
La caratteristica della criminalità mafiosa è la mimeticità nell’area grigia: ovvero esponenti delle istituzioni, dell’imprenditoria, delle professioni.
Non basta intervenire con la repressione ma bisogna prevenire: l’educazione ai valori della Costituzione è fondamentale per recuperare il rispetto della legge. Soprattutto dopo una nuova tragedia come questa del terremoto.
SU TUTTO QUESTO MUSSOLONI, TACE.
LE VERE RIFORME PARTONO DA QUI.
GLI ITALIANI CHE HANNO GIA' GENEROSAMENTE CONTRIBUITO IN VARI MODI, OSSERVANO COME SI MUOVE IL GOVERNO, E CHIEDE ASSOLUTA TRASPARENZA.
QUESTA PER MUSSOLONI E L'ORA DELLE SCELTE.
CON CHI INTENDE STARE??????????????????????????
CON GLI ITALIANI O CON LE MAFIE DI QUALSIASI TIPO E SPECIE??????????????
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Re: Come se ne viene fuori ?
DOPO DUE ANNI E MEZZO DI BALLE CONTINUE, PINOCCHIO PROMETTE TRASPARENZA.
CE LA FARA' ALMENO QUESTA VOLTA A COMPORTARSI DA UOMO E NON DA BURATTINO???????
AVRA' LE PALLE DI ANDARE CONTRO LE MAFIE, TUTTE, E RISCHIARE LA FINE DI FALCONE E BORSELLINO??????????
Renzi: “Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile
Trasparenza online, l’Anticorruzione ci aiuterà”
Il premier promette “velocità e rendicontazione”. Ricostruzione? “Pagine di inefficienza da cancellare”
sindaco renzi pp
Politica
“La ricostruzione dovrà avvenire nel modo più trasparente con l’aiuto di strutture che abbiamo voluto con forza come l’Autorità Anti Corruzione, ma anche con la massima trasparenza online. Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile“. Lo scrive, nella e-news, il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “L’idea iper razionalistica di chi in queste ore dice ‘rischio zero’ è inattuabile. Ma perché non cambiare mentalità e lavorare in modo diverso?”
^^^^^^
Terremoto, Renzi: “Ricostruire in fretta, massima trasparenza, anche con Anac. Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile”
Politica
Il presidente del Consiglio con la sua enews annuncia il progetto Casa Italia: "Il rischio zero non esiste, ma serve un programma lungo almeno un paio di generazioni. E' difficile, ma non è un buon motivo per non iniziare". Chiede alle opposizioni di collaborare: "Dividiamoci su altre cose, non su questa"
di F. Q. | 29 agosto 2016
COMMENTI (109)
“C’è una ricostruzione da coordinare nel modo più saggio e più rapido. Giusto fare in fretta, ma ancora più giusto fare bene e soprattutto con il coinvolgimento delle popolazioni interessate. La ricostruzione dovrà avvenire nel modo più trasparente con l’aiuto di strutture che abbiamo voluto con forza come l’Autorità Anti Corruzione ma anche con la massima trasparenza online. Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile“. Lo scrive, nella e-news, il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “L’idea iper razionalistica di chi in queste ore dice ‘rischio zero’ è inattuabile – aggiunge il capo del governo – Nessuno di noi potrà bloccare la natura, ma perché non cambiare mentalità e lavorare – tutti insieme – a un progetto che tenga più al riparo la nostra famiglia, la nostra casa? Questo è il senso del progetto Casa Italia“. Il presidente del consiglio sottolinea che sarà “un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni. Ma il fatto che sia un progetto a lungo termine, non è un buon motivo per non iniziare subito“.
Renzi dice che proporrà “a tutte le forze politiche di collaborare su questi temi. Con Casa Italia in ballo c’è il futuro dei nostri figli, non di qualche ministero. E proporrò a tutti i partiti, anche a quelli di opposizione, di dare una mano perché la politica italiana offra una dimostrazione di strategia e non solo una rissa dopo l’altra. Abbiamo decine di argomenti su cui possiamo dividerci e litigare; su questo lavoriamo insieme“.
Il capo del governo ammette che “sulla ricostruzione ci sono pagine di assoluta efficienza e pagine che invece andrebbero cancellate, lo sappiamo. Ma quello che in passato è spesso mancato è la costruzione di un progetto paese basato sulla prevenzione: non solo reagire, non solo ricostruire, ma prevenire. E dunque serve un deciso cambio di mentalità”. “In Casa Italia – aggiunge – immagino di inserire non solo i provvedimenti per l’adeguamento antisismico ma anche gli investimenti che stiamo facendo e che continueremo a fare sulle scuole, sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sui depuratori, sulle strade e sulle ferrovie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti sportivi e la banda larga, sull’efficientamento energetico, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui simboli della nostra comunità”.
Casa Italia “sarà presentato nei prossimi giorni a tutti i soggetti interessati, ai professionisti, ai rappresentanti di comuni e regioni, ai sindacati e alle associazioni di categoria, agli ambientalisti e ai costruttori. Il fatto che per 70 anni non siamo riusciti a far partire un progetto coordinato e strategico di prevenzione significa che questa sfida non è facile, fa tremare i polsi. Ma il fatto che sia una sfida difficile, non è un buon motivo per non provarci. È un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni, come ieri mi diceva con lucidità e visione un grande italiano quale Renzo Piano“.
Poi nella newsletter di Renzi, la parte più emotiva. “In queste ore l’Italia è una famiglia colpita”. “L’Italia sa come fare a reagire. Siamo bravi e generosi, specie nei momenti di difficoltà. La gestione dell’emergenza da parte della Protezione Civile è stata efficace e tempestiva. Ci sono 238 persone che sono state strappate dalle macerie dalla professionalità dei Vigili del Fuoco e dei soccorritori: un numero impressionante. Siamo orgogliosi di questa reazione. Siamo fieri di questo meraviglioso popolo italiano”.
CE LA FARA' ALMENO QUESTA VOLTA A COMPORTARSI DA UOMO E NON DA BURATTINO???????
AVRA' LE PALLE DI ANDARE CONTRO LE MAFIE, TUTTE, E RISCHIARE LA FINE DI FALCONE E BORSELLINO??????????
Renzi: “Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile
Trasparenza online, l’Anticorruzione ci aiuterà”
Il premier promette “velocità e rendicontazione”. Ricostruzione? “Pagine di inefficienza da cancellare”
sindaco renzi pp
Politica
“La ricostruzione dovrà avvenire nel modo più trasparente con l’aiuto di strutture che abbiamo voluto con forza come l’Autorità Anti Corruzione, ma anche con la massima trasparenza online. Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile“. Lo scrive, nella e-news, il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “L’idea iper razionalistica di chi in queste ore dice ‘rischio zero’ è inattuabile. Ma perché non cambiare mentalità e lavorare in modo diverso?”
^^^^^^
Terremoto, Renzi: “Ricostruire in fretta, massima trasparenza, anche con Anac. Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile”
Politica
Il presidente del Consiglio con la sua enews annuncia il progetto Casa Italia: "Il rischio zero non esiste, ma serve un programma lungo almeno un paio di generazioni. E' difficile, ma non è un buon motivo per non iniziare". Chiede alle opposizioni di collaborare: "Dividiamoci su altre cose, non su questa"
di F. Q. | 29 agosto 2016
COMMENTI (109)
“C’è una ricostruzione da coordinare nel modo più saggio e più rapido. Giusto fare in fretta, ma ancora più giusto fare bene e soprattutto con il coinvolgimento delle popolazioni interessate. La ricostruzione dovrà avvenire nel modo più trasparente con l’aiuto di strutture che abbiamo voluto con forza come l’Autorità Anti Corruzione ma anche con la massima trasparenza online. Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile“. Lo scrive, nella e-news, il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “L’idea iper razionalistica di chi in queste ore dice ‘rischio zero’ è inattuabile – aggiunge il capo del governo – Nessuno di noi potrà bloccare la natura, ma perché non cambiare mentalità e lavorare – tutti insieme – a un progetto che tenga più al riparo la nostra famiglia, la nostra casa? Questo è il senso del progetto Casa Italia“. Il presidente del consiglio sottolinea che sarà “un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni. Ma il fatto che sia un progetto a lungo termine, non è un buon motivo per non iniziare subito“.
Renzi dice che proporrà “a tutte le forze politiche di collaborare su questi temi. Con Casa Italia in ballo c’è il futuro dei nostri figli, non di qualche ministero. E proporrò a tutti i partiti, anche a quelli di opposizione, di dare una mano perché la politica italiana offra una dimostrazione di strategia e non solo una rissa dopo l’altra. Abbiamo decine di argomenti su cui possiamo dividerci e litigare; su questo lavoriamo insieme“.
Il capo del governo ammette che “sulla ricostruzione ci sono pagine di assoluta efficienza e pagine che invece andrebbero cancellate, lo sappiamo. Ma quello che in passato è spesso mancato è la costruzione di un progetto paese basato sulla prevenzione: non solo reagire, non solo ricostruire, ma prevenire. E dunque serve un deciso cambio di mentalità”. “In Casa Italia – aggiunge – immagino di inserire non solo i provvedimenti per l’adeguamento antisismico ma anche gli investimenti che stiamo facendo e che continueremo a fare sulle scuole, sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sui depuratori, sulle strade e sulle ferrovie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti sportivi e la banda larga, sull’efficientamento energetico, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui simboli della nostra comunità”.
Casa Italia “sarà presentato nei prossimi giorni a tutti i soggetti interessati, ai professionisti, ai rappresentanti di comuni e regioni, ai sindacati e alle associazioni di categoria, agli ambientalisti e ai costruttori. Il fatto che per 70 anni non siamo riusciti a far partire un progetto coordinato e strategico di prevenzione significa che questa sfida non è facile, fa tremare i polsi. Ma il fatto che sia una sfida difficile, non è un buon motivo per non provarci. È un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni, come ieri mi diceva con lucidità e visione un grande italiano quale Renzo Piano“.
Poi nella newsletter di Renzi, la parte più emotiva. “In queste ore l’Italia è una famiglia colpita”. “L’Italia sa come fare a reagire. Siamo bravi e generosi, specie nei momenti di difficoltà. La gestione dell’emergenza da parte della Protezione Civile è stata efficace e tempestiva. Ci sono 238 persone che sono state strappate dalle macerie dalla professionalità dei Vigili del Fuoco e dei soccorritori: un numero impressionante. Siamo orgogliosi di questa reazione. Siamo fieri di questo meraviglioso popolo italiano”.
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Re: Come se ne viene fuori ?
La Stampa 28.8.16
L’uomo davanti alla rabbia della natura
di Enzo Bianchi
Davanti alla tragicità di eventi come questo terremoto dovremmo vigilare affinché l’angoscia del restare «senza parole» non sia anestetizzata dal ripetere parole senza senso.
Sentire che ai sopravvissuti Dio avrebbe fatto la grazia di non essere travolti dal terremoto, fa intendere che Dio l’avrebbe al contempo rifiutata a chi invece è morto.
Chi si è salvato potrebbe allora gridare al miracolo, ma quanti sono rimasti schiacciati dalle macerie, a cominciare da tanti bambini, avrebbero conosciuto solo il volto di un Dio irato.
Non è questa la fede cristiana, così come non lo è l’affibbiare implicitamente al Dio di Gesù Cristo il nome di «destino»: retaggio di una mentalità «pagana» che secoli di cristianesimo non hanno mai superato definitivamente.
La nostra vita è stata affidata alle nostre mani, mani fragili, mani capaci anche di commettere il male, mani più sovente responsabili di omissioni nei confronti del bene.
La tradizione ebraica - che per secoli ha dovuto tragicamente confrontarsi con l’abisso del male, sovente compiuto dagli esseri umani, pur creati a immagine e somiglianza di Dio - ha elaborato la nozione dello tzim-tzum, del «ritrarsi» di Dio di fronte alla creazione per fare spazio a questa realtà autonoma.
Secondo i rabbini, Dio nella sua onnipotenza è riuscito a creare una montagna che neppure lui è in grado di scalare: questa montagna che ormai si erge di fronte a Dio è l’essere umano nella sua libertà, ma è anche la creazione nella sua autonomia.
Dio non ha abbandonato la creazione, non si è isolato impassibile altrove, ma per garantire all’essere umano pienezza di libertà e per non esercitare alcun tipo di costrizione, non si nasconde cinicamente dietro forze caotiche e cieche, come un regista che mette in scena la storia a suo piacimento.
Allora, di fronte a una tragedia naturale come quella del terremoto, i cristiani, in nome della loro sequela di un Signore crocifisso che ha preso su di sé la violenza e il dolore, fino alla morte ignominiosa patita da innocente, devono impegnarsi nell’acquisire e nel condividere una sapienza necessaria all’intera umanità.
Essi sanno che l’essere umano possiede la tecnica - di per sé «neutra» - e la capacità di orientarla e anche pervertirla con la sua volontà egoistica, con l’accaparramento dei beni della terra, eludendo l’esigenza di una distribuzione universale delle risorse del pianeta.
Così come, credenti e non credenti, sappiamo tutti che la natura possiede sì forze intrinseche che sfuggono al controllo umano, ma sappiamo anche che prevenzione, salvaguardia del territorio, atteggiamento di rispetto del creato e di ricerca di armonia con esso possono contenerne la forza bruta che si scatena.
Ora sta a tutti, in una solidarietà umana che varca ogni confine di religione e fede, impegnarsi in modo serio e perseverante nell’aiuto alle popolazioni colpite: non basta l’emotività passeggera, non basta la commozione di un momento, tanto più intensa quanto più da vicino la tragedia ci riguarda: occorre un impegno serio e continuo, non solo per ricostruire, ma per farlo in modo previdente e lungimirante, perché ai nostri giorni le cause di una tragedia «naturale» e soprattutto le sue dimensioni, non sono mai interamente ineluttabili, ma sono determinate anche da comportamenti e scelte politiche ed economiche, dalle priorità assegnate ai diversi campi di ricerca e di investimento, dal modo di sfruttare la terra e le sue risorse.
Anche da questa consapevolezza dipenderà la capacità dei cristiani di trovare il modo di agire per il bene comune e le parole per narrare, anche di fronte all’atrocità di tante morti assurde, la propria fede in un Dio di amore.
L’uomo davanti alla rabbia della natura
di Enzo Bianchi
Davanti alla tragicità di eventi come questo terremoto dovremmo vigilare affinché l’angoscia del restare «senza parole» non sia anestetizzata dal ripetere parole senza senso.
Sentire che ai sopravvissuti Dio avrebbe fatto la grazia di non essere travolti dal terremoto, fa intendere che Dio l’avrebbe al contempo rifiutata a chi invece è morto.
Chi si è salvato potrebbe allora gridare al miracolo, ma quanti sono rimasti schiacciati dalle macerie, a cominciare da tanti bambini, avrebbero conosciuto solo il volto di un Dio irato.
Non è questa la fede cristiana, così come non lo è l’affibbiare implicitamente al Dio di Gesù Cristo il nome di «destino»: retaggio di una mentalità «pagana» che secoli di cristianesimo non hanno mai superato definitivamente.
La nostra vita è stata affidata alle nostre mani, mani fragili, mani capaci anche di commettere il male, mani più sovente responsabili di omissioni nei confronti del bene.
La tradizione ebraica - che per secoli ha dovuto tragicamente confrontarsi con l’abisso del male, sovente compiuto dagli esseri umani, pur creati a immagine e somiglianza di Dio - ha elaborato la nozione dello tzim-tzum, del «ritrarsi» di Dio di fronte alla creazione per fare spazio a questa realtà autonoma.
Secondo i rabbini, Dio nella sua onnipotenza è riuscito a creare una montagna che neppure lui è in grado di scalare: questa montagna che ormai si erge di fronte a Dio è l’essere umano nella sua libertà, ma è anche la creazione nella sua autonomia.
Dio non ha abbandonato la creazione, non si è isolato impassibile altrove, ma per garantire all’essere umano pienezza di libertà e per non esercitare alcun tipo di costrizione, non si nasconde cinicamente dietro forze caotiche e cieche, come un regista che mette in scena la storia a suo piacimento.
Allora, di fronte a una tragedia naturale come quella del terremoto, i cristiani, in nome della loro sequela di un Signore crocifisso che ha preso su di sé la violenza e il dolore, fino alla morte ignominiosa patita da innocente, devono impegnarsi nell’acquisire e nel condividere una sapienza necessaria all’intera umanità.
Essi sanno che l’essere umano possiede la tecnica - di per sé «neutra» - e la capacità di orientarla e anche pervertirla con la sua volontà egoistica, con l’accaparramento dei beni della terra, eludendo l’esigenza di una distribuzione universale delle risorse del pianeta.
Così come, credenti e non credenti, sappiamo tutti che la natura possiede sì forze intrinseche che sfuggono al controllo umano, ma sappiamo anche che prevenzione, salvaguardia del territorio, atteggiamento di rispetto del creato e di ricerca di armonia con esso possono contenerne la forza bruta che si scatena.
Ora sta a tutti, in una solidarietà umana che varca ogni confine di religione e fede, impegnarsi in modo serio e perseverante nell’aiuto alle popolazioni colpite: non basta l’emotività passeggera, non basta la commozione di un momento, tanto più intensa quanto più da vicino la tragedia ci riguarda: occorre un impegno serio e continuo, non solo per ricostruire, ma per farlo in modo previdente e lungimirante, perché ai nostri giorni le cause di una tragedia «naturale» e soprattutto le sue dimensioni, non sono mai interamente ineluttabili, ma sono determinate anche da comportamenti e scelte politiche ed economiche, dalle priorità assegnate ai diversi campi di ricerca e di investimento, dal modo di sfruttare la terra e le sue risorse.
Anche da questa consapevolezza dipenderà la capacità dei cristiani di trovare il modo di agire per il bene comune e le parole per narrare, anche di fronte all’atrocità di tante morti assurde, la propria fede in un Dio di amore.
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Re: Come se ne viene fuori ?
BANDITI A ROMA!!!!!!!!!!!!!!!
COME SI FA A FIDARSI DI PINOCCHIO MUSSOLONI, QUANDO AFFERMA, CHE LA GESTIONE DEI SOLDI PER I TERREMOTATI SARA’ TRASPARENTE, SE DOBBIAMO PAGARE ANCORA QUESTO, E LUI SI STA BATTENDO PER LE OLIMPIADI DEL 2024?????????
FESTADEL FATTO La sindaca M5s Virginia Raggi chiude all’evento
“Olimpiadi? C’è un miliardo
di debito per Roma 1960”
COME SI FA A FIDARSI DI PINOCCHIO MUSSOLONI, QUANDO AFFERMA, CHE LA GESTIONE DEI SOLDI PER I TERREMOTATI SARA’ TRASPARENTE, SE DOBBIAMO PAGARE ANCORA QUESTO, E LUI SI STA BATTENDO PER LE OLIMPIADI DEL 2024?????????
FESTADEL FATTO La sindaca M5s Virginia Raggi chiude all’evento
“Olimpiadi? C’è un miliardo
di debito per Roma 1960”
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Re: Come se ne viene fuori ?
il manifesto 28.8.16
Il futuro si vede ai margini
Sviluppo sostenibile. L’unica grande opera che serve è la cura e del territorio e del patrimonio edilizio, con l’aiuto alle produzioni agricole e industriali
di Paolo Berdini
Sono passati quaranta anni dal terremoto del Friuli e di nuovo passano sugli schermi sequestrati dai talk-show i volti dell’Italia vera, di coloro che faticano ogni giorno per costruirsi una prospettiva di vita. Anche stavolta siamo in un’area interna popolata da quei mestieri che la retorica imperante ci dice che non esistono più o sono marginali.
E marginali lo sono sicuramente le persone che manifestano con dignità il loro dolore, come marginali geograficamente sono i luoghi meravigliosi colpiti dal sisma.
Ma le analogie finiscono qui. Se guardiamo alla storia breve dei quaranta anni cogliamo il vuoto di prospettive che sta minando il paese intero.
Il racconto vincente del 1976 ci diceva che quei volti antichi dei friulani erano le ultime cartoline di un’Italia che cresceva a vista d’occhio: dopo i decenni della grande crescita delle città, sarebbe toccato alle aree interne. E il Friuli – terra di passaggio – sembrò confermare il racconto. Dopo una ricostruzione tanto esemplare quanto partecipata, fu creata una struttura produttiva che ha funzionato per qualche decennio e ha oggi l’affanno di ogni altro distretto produttivo. Ed eccolo il paesaggio dell’abbandono: capannoni sbarrati aiutati solo dalla vorace presenza di ipermercati che ancora luccicano anche se hanno fatto spegnere la luce del piccolo commercio urbano.
Negli anni ’70 anche nell’Appennino attraversato dalla via Salaria iniziarono i lavori di un nuovo tracciato che favorisse lo «sviluppo». Quello antico passava nei circa cento chilometri che separano Rieti da Ascoli attraverso molti centri urbani meravigliosi come Cittaducale e Cittareale di fondazione angioina. Si passava dentro Arquata con i suoi tesori nascosti nella parrocchiale. Si lambiva Amatrice, con lo straordinario impianto disegnato da Cola e le sue meravigliose pietre arenarie.
Sono luoghi per me familiari, per i continui viaggi per raggiungere i luoghi d’origine a nord del Monte Vettore, ma in tanti anni la variante Salaria è lontana dall’essere completata e questo colpevole ritardo ha avuto grande responsabilità nell’inarrestabile declino demografico.
L’industrializzazione in crisi del Friuli e la mancanza dei requisiti minimi infrastrutturali per sostenere il progresso sono le due facce speculari del vicolo cieco in cui oggi siamo.
Si è ascoltata in questi giorni di dolore echeggiare una vuota retorica del «non vi lasceremo soli». Le popolazioni di quella parte di Appennino conoscono la solitudine per una strada che ancora non c’è. Conoscono la solitudine perché le imprese agricole che a fatica si sono affermate non hanno alle spalle alcuna politica di settore in grado di aiutarle e sostenerle. Addirittura con il governo del professor Monti si impose il pagamento dell’Imu sulle stalle, così da provocare la chiusura di molte di esse. Ancora, mancano reti locali di commercializzazione dei prodotti e altre indispensabili politiche.
Sul piano ambientale l’abbandono è ancora più forte.
Il tratto della Valle del Tronto colpito dal sisma sta in mezzo a due parchi nazionali, quello dei Sibillini e del Gran Sasso. Decine di anni di commissariamenti, tagli di risorse e prerogative, di limitazione di prospettive. Altre nazioni e regioni a statuto speciale continuano invece ad alimentarli ottenendo preziosi flussi turistici.
E arriviamo ai borghi, unica rete vitale che può salvare quelle montagne dall’abbandono. I sindaci di quei luoghi conoscono la solitudine quotidiana perché non hanno risorse da destinare ai servizi, quando devono chiudere scuole per ubbidire a leggi scellerate, quando vedono sparire i presidi dello stato come il Corpo Forestale.
Diamo atto al ministro Del Rio della volontà espressa di abbandonare il modello aquilano e di ricostruire «com’era, dov’era». Ma è solo il primo indispensabile tassello di un disegno che ancora non si vede.
Il tragico terremoto di Accumoli ci ha svelato un paese squilibrato e privo di durature prospettive per il futuro. Il terremoto del Friuli servì a costruire una profonda cultura della protezione, degli interventi di emergenza e delle tecniche di ricostruzione.
Quello della Valle del Tronto deve servire per avviare l’unica grande opera di cui abbiamo bisogno: la cura del territorio, la messa in sicurezza del patrimonio edilizio a iniziare dagli immobili scolastici e pubblici, il sostegno alle produzioni agricole e alla filiera industriale a esse collegata.
Insomma, questo piccolo lembo di terra marginale così crudelmente colpito potrà avere la possibilità, se la politica saprà fare il suo dovere, di indicare una nuova prospettiva di sviluppo sostenibile.
* L’autore è assessore del comune di Roma
Il futuro si vede ai margini
Sviluppo sostenibile. L’unica grande opera che serve è la cura e del territorio e del patrimonio edilizio, con l’aiuto alle produzioni agricole e industriali
di Paolo Berdini
Sono passati quaranta anni dal terremoto del Friuli e di nuovo passano sugli schermi sequestrati dai talk-show i volti dell’Italia vera, di coloro che faticano ogni giorno per costruirsi una prospettiva di vita. Anche stavolta siamo in un’area interna popolata da quei mestieri che la retorica imperante ci dice che non esistono più o sono marginali.
E marginali lo sono sicuramente le persone che manifestano con dignità il loro dolore, come marginali geograficamente sono i luoghi meravigliosi colpiti dal sisma.
Ma le analogie finiscono qui. Se guardiamo alla storia breve dei quaranta anni cogliamo il vuoto di prospettive che sta minando il paese intero.
Il racconto vincente del 1976 ci diceva che quei volti antichi dei friulani erano le ultime cartoline di un’Italia che cresceva a vista d’occhio: dopo i decenni della grande crescita delle città, sarebbe toccato alle aree interne. E il Friuli – terra di passaggio – sembrò confermare il racconto. Dopo una ricostruzione tanto esemplare quanto partecipata, fu creata una struttura produttiva che ha funzionato per qualche decennio e ha oggi l’affanno di ogni altro distretto produttivo. Ed eccolo il paesaggio dell’abbandono: capannoni sbarrati aiutati solo dalla vorace presenza di ipermercati che ancora luccicano anche se hanno fatto spegnere la luce del piccolo commercio urbano.
Negli anni ’70 anche nell’Appennino attraversato dalla via Salaria iniziarono i lavori di un nuovo tracciato che favorisse lo «sviluppo». Quello antico passava nei circa cento chilometri che separano Rieti da Ascoli attraverso molti centri urbani meravigliosi come Cittaducale e Cittareale di fondazione angioina. Si passava dentro Arquata con i suoi tesori nascosti nella parrocchiale. Si lambiva Amatrice, con lo straordinario impianto disegnato da Cola e le sue meravigliose pietre arenarie.
Sono luoghi per me familiari, per i continui viaggi per raggiungere i luoghi d’origine a nord del Monte Vettore, ma in tanti anni la variante Salaria è lontana dall’essere completata e questo colpevole ritardo ha avuto grande responsabilità nell’inarrestabile declino demografico.
L’industrializzazione in crisi del Friuli e la mancanza dei requisiti minimi infrastrutturali per sostenere il progresso sono le due facce speculari del vicolo cieco in cui oggi siamo.
Si è ascoltata in questi giorni di dolore echeggiare una vuota retorica del «non vi lasceremo soli». Le popolazioni di quella parte di Appennino conoscono la solitudine per una strada che ancora non c’è. Conoscono la solitudine perché le imprese agricole che a fatica si sono affermate non hanno alle spalle alcuna politica di settore in grado di aiutarle e sostenerle. Addirittura con il governo del professor Monti si impose il pagamento dell’Imu sulle stalle, così da provocare la chiusura di molte di esse. Ancora, mancano reti locali di commercializzazione dei prodotti e altre indispensabili politiche.
Sul piano ambientale l’abbandono è ancora più forte.
Il tratto della Valle del Tronto colpito dal sisma sta in mezzo a due parchi nazionali, quello dei Sibillini e del Gran Sasso. Decine di anni di commissariamenti, tagli di risorse e prerogative, di limitazione di prospettive. Altre nazioni e regioni a statuto speciale continuano invece ad alimentarli ottenendo preziosi flussi turistici.
E arriviamo ai borghi, unica rete vitale che può salvare quelle montagne dall’abbandono. I sindaci di quei luoghi conoscono la solitudine quotidiana perché non hanno risorse da destinare ai servizi, quando devono chiudere scuole per ubbidire a leggi scellerate, quando vedono sparire i presidi dello stato come il Corpo Forestale.
Diamo atto al ministro Del Rio della volontà espressa di abbandonare il modello aquilano e di ricostruire «com’era, dov’era». Ma è solo il primo indispensabile tassello di un disegno che ancora non si vede.
Il tragico terremoto di Accumoli ci ha svelato un paese squilibrato e privo di durature prospettive per il futuro. Il terremoto del Friuli servì a costruire una profonda cultura della protezione, degli interventi di emergenza e delle tecniche di ricostruzione.
Quello della Valle del Tronto deve servire per avviare l’unica grande opera di cui abbiamo bisogno: la cura del territorio, la messa in sicurezza del patrimonio edilizio a iniziare dagli immobili scolastici e pubblici, il sostegno alle produzioni agricole e alla filiera industriale a esse collegata.
Insomma, questo piccolo lembo di terra marginale così crudelmente colpito potrà avere la possibilità, se la politica saprà fare il suo dovere, di indicare una nuova prospettiva di sviluppo sostenibile.
* L’autore è assessore del comune di Roma
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Re: Come se ne viene fuori ?
C.V.D.
LE BUFALE RENZIANE CONTINUANO ANCHE NELLA SECONDA FASE.
Terremoto, l’esperto: “Tante raccolte fondi, ma nessun coordinamento”. Sms solidale destinato solo a edifici pubblici
Economia
Dalla Croce Rossa alle banche, dall'associazione dei dentisti agli armatori: la macchina della solidarietà va a pieno ritmo. "Ma in Italia non esiste l'accountability, cioè l'abitudine di dar conto dei risultati che si ottengono con i soldi spesi", dice l'economista Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono. "Serve una supervisione. Peccato che l'agenzia che poteva occuparsene sia stata abolita". La Protezione civile raccoglie 10 milioni con il 45500. Ma sul sito non specifica che non serviranno per ricostruire case e aziende
di Chiara Brusini | 29 agosto 2016
COMMENTI (493)
2,2 mila
Più informazioni su: Beneficenza, Ong, Onlus, Protezione Civile, Raccolta Fondi, Terremoto
Il numero solidale della Protezione civile, che in quattro giorni ha già raccolto oltre 9,7 milioni di euro. Le collette lanciate da Croce Rossa, Caritas e decine di onlus e ong. E i conti correnti ad hoc attivati da banche, compagnie di assicurazione e mezzi di informazione (anche Il Fatto Quotidiano) ma pure da alcuni partiti, dalla Coldiretti, dal Club alpino italiano, dall’Associazione dei dentisti, dall’ordine dei medici, dai giudici amministrativi, dall’Alitalia, dalla confederazione degli armatori, dalla Lega B e dalle coop. Aggiungiamoci l’amatriciana solidale e i fondi promessi alle popolazioni colpite da festival, concerti e musei. In più ovviamente si sono mosse le Regioni e l’Anci. Il terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto ha fatto scattare la consueta – meritoria – “gara di solidarietà“. Ma il grande assente, ancora una volta, è il coordinamento tra le iniziative. Se per rispondere alle emergenze internazionali le maggiori ong hanno messo in piedi nel 2007 un’agenzia ad hoc, a livello nazionale ci si muove in ordine sparso. Con il rischio evidente che non tutti i mille rivoli in cui si dividono i soldi donati dai cittadini giungano a destinazione. O che non arrivino dove chi ha donato si aspettava.
Zamagni: “In Italia non si dà conto di come vengono spese le donazioni” – “Anche al netto delle truffe, resta il nodo della reale efficacia delle iniziative. In Italia molte organizzazioni badano più ad aumentare il proprio capitale reputazionale che al bene dei destinatari”, mette il dito nella piaga l’economista Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono ed ex numero uno della defunta Agenzia per il terzo settore. “La trasparenza, cioè dire come si usano i soldi raccolti, è il minimo. Il vero problema riguarda la accountability: dare conto dei risultati che si ottengono con quel denaro. La cultura del dare conto in Italia non esiste, invece è cruciale: se spendi per comprare palloncini puoi allietare per un po’ i bambini nelle tende ma non hai risolto nessuno dei problemi di lungo periodo dei terremotati”.
Nel resto d’Europa e in Giappone enti super partes garantiscono efficienza e accountability – Come rimediare? “Serve un ente super partes che supervisioni la raccolta dei fondi e monitori i risultati concreti garantendo efficienza, trasparenza e rendicontabilità, come la Uk Charity Commission inglese e i suoi omologhi tedeschi e francesi”. O come la Japan Platform, che è stata cruciale nel gestire l’assistenza e la ricostruzione dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la costa orientale del Giappone nel 2011. “Non può trattarsi”, continua Zamagni, “della Protezione civile, che ha il compito di gestire le emergenze e non deve occuparsi di ricostruzione. La candidata naturale per svolgere questo ruolo sarebbe stata l’Agenzia per il terzo settore. Peccato che il governo Monti nel 2012 l’abbia abolita e che l’esecutivo Renzi, che ha appena varato la riforma del comparto, non l’abbia ripristinata“. La Fondazione per il dono da due anni a questa parte cerca di supplire facendo “intermediazione filantropica” tra donatori e beneficiari: in pratica crea un fondo ad hoc e lo gestisce per raggiungere gli obiettivi di chi mette a disposizione i soldi. A livello governativo, però, resta il vuoto.
Le ong da nove anni hanno un meccanismo di coordinamento - Che il coordinamento sia indispensabile lo conferma invece la scelta di nove tra le principali organizzazioni non governative che operano in Italia, ActionAid, Amref, Cesvi, Coopi, Gvc, Oxfam, Sos Villaggi dei bambini Italia, Terre des Hommes e Volontariato internazionale per lo sviluppo: nel 2007, a due anni di distanza dal devastante tsunami dell’Oceano Indiano, hanno creato l’Agenzia italiana risposta emergenze (Agire), un meccanismo congiunto di raccolta fondi che si attiva in caso di gravi emergenze umanitarie. “L’obiettivo è evitare la moltiplicazione delle richieste, che confonde i cittadini, e massimizzare sia le risorse raccolte sia i benefici per la popolazione colpita”, spiega a ilfattoquotidiano.it la coordinatrice Alessandra Fantuzi. “I soldi vengono divisi tra le ong aderenti in base alla loro presenza nel Paese e esperienza in quella tipologia di emergenza. Poi ne monitoriamo l’uso e ci occupiamo della rendicontazione, in modo che ogni donatore possa verificare come sono stati spesi i suoi soldi”.
Protezione civile: “Con i soldi del 45500 saranno ricostruiti edifici pubblici” - La Protezione civile, in questa fase, dribbla le polemiche sulla dispersività delle iniziative di solidarietà. Ma consiglia a chi ha già lanciato raccolte spontanee di confrontarsi con le istituzioni, “a partire dalle Regioni Lazio, Marche e Umbria che hanno aperto tre conti correnti ad hoc e attivato caselle di posta elettronica a cui segnalare la disponibilità di beni per i terremotati”. Dal Dipartimento, dopo aver ribadito la richiesta di non inviare di propria iniziativa cibo, vestiti o coperte, tengono a sottolineare che i fondi raccolti dagli operatori telefonici attraverso il numero solidale 45500 saranno utilizzati con una procedura trasparente: “Le somme saranno versate, senza alcun ricarico, su un conto infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato. Alla fine della raccolta, che durerà 45 giorni, sarà nominato d’accordo con le regioni coinvolte un comitato di garanti con il compito di dare il nulla osta ai progetti di ricostruzione di edifici pubblici presentati dagli enti locali”. Quindi attenzione: i soldi non verranno usati per le case dei terremotati ma per “scuole, palestre, centri per i bambini, municipi“. Un aspetto forse non chiarissimo ai cittadini, visto che la Protezione civile si era limitata a far sapere che avrebbe provveduto a “destinare i fondi alle regioni colpite dal sisma”.
Truffe e sciacallaggio a distanza – In queste ore sempre più persone, via Facebook e Twitter, chiedono controlli sulla gestione dei fondi raccolti nella fase di emergenza. Il timore che qualcuno se ne approfitti a scapito dei terremotati è del resto giustificato visto che anche stavolta non mancano le segnalazioni sugli sciacalli che cercano di lucrare sul dramma. In Sicilia è partita due giorni fa la prima denuncia alla polizia postale contro alcune false raccolte di fondi, cibo e vestiti a nome dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas). Da L’Aquila e Santa Maria Capua Vetere è arrivata poi notizia di richieste di denaro porta a porta da parte di sedicenti rappresentanti di una onlus. Se si tratti di vere e proprie truffe va ancora chiarito, ma i precedenti negativi certo non mancano: dopo il sisma del 2002 in Molise, per esempio, la Polposta trasmise un’informativa alla procura di Larino per segnalare che circa 30mila siti avevano attivato sottoscrizioni per contribuire alla ricostruzione del comune di San Giuliano di Puglia, quello dove il crollo della scuola elementare aveva ucciso 27 bambini e una maestra. Una solidarietà ”terribile, retorica, rumorosa ed eccessiva”, commentò il procuratore Nicola Magrone.
Fiorello: “Occhio a spettacoli e concerti. Se non devolvi tutto ma trattieni le spese il gioco non vale la candela” - Tornando a oggi, domenica Fiorello ha messo in guardia chi vuol donare partecipando a concerti e spettacoli che devolvono parte del ricavato alle popolazioni colpite. In un post su Facebook lo showman ha avvertito: “Occhio: sono stato invitato ad almeno quattro manifestazioni per raccogliere fondi. Attenti a questi eventi che facciamo noi dello spettacolo. Se alla fine non devolvi tutto, ma ”tutto” meno le spese, allora non lo fare”, perché “il gioco deve valere la candela. I soldi vanno dati tutti in beneficenza. Mi fiderei di più se venisse organizzato da una onlus o una associazione affidabile. La storia insegna che poi uno raccoglie i soldi, fa, dice, poi quando vai a vedere dove sono finiti i soldi, non li trovi. Vorrei vedere nomi e cognomi, per chiedere alle persone che ricevono questi soldi ”che stai facendo? Quanto hai speso? Quando partono i lavori?”. Accountability, appunto. Fino a quando non sarà garantita, “io preferisco fare la mia beneficenza privata (…) non c’è bisogno di cantare: dai i soldi direttamente e il gioco è fatto”
LE BUFALE RENZIANE CONTINUANO ANCHE NELLA SECONDA FASE.
Terremoto, l’esperto: “Tante raccolte fondi, ma nessun coordinamento”. Sms solidale destinato solo a edifici pubblici
Economia
Dalla Croce Rossa alle banche, dall'associazione dei dentisti agli armatori: la macchina della solidarietà va a pieno ritmo. "Ma in Italia non esiste l'accountability, cioè l'abitudine di dar conto dei risultati che si ottengono con i soldi spesi", dice l'economista Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono. "Serve una supervisione. Peccato che l'agenzia che poteva occuparsene sia stata abolita". La Protezione civile raccoglie 10 milioni con il 45500. Ma sul sito non specifica che non serviranno per ricostruire case e aziende
di Chiara Brusini | 29 agosto 2016
COMMENTI (493)
2,2 mila
Più informazioni su: Beneficenza, Ong, Onlus, Protezione Civile, Raccolta Fondi, Terremoto
Il numero solidale della Protezione civile, che in quattro giorni ha già raccolto oltre 9,7 milioni di euro. Le collette lanciate da Croce Rossa, Caritas e decine di onlus e ong. E i conti correnti ad hoc attivati da banche, compagnie di assicurazione e mezzi di informazione (anche Il Fatto Quotidiano) ma pure da alcuni partiti, dalla Coldiretti, dal Club alpino italiano, dall’Associazione dei dentisti, dall’ordine dei medici, dai giudici amministrativi, dall’Alitalia, dalla confederazione degli armatori, dalla Lega B e dalle coop. Aggiungiamoci l’amatriciana solidale e i fondi promessi alle popolazioni colpite da festival, concerti e musei. In più ovviamente si sono mosse le Regioni e l’Anci. Il terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto ha fatto scattare la consueta – meritoria – “gara di solidarietà“. Ma il grande assente, ancora una volta, è il coordinamento tra le iniziative. Se per rispondere alle emergenze internazionali le maggiori ong hanno messo in piedi nel 2007 un’agenzia ad hoc, a livello nazionale ci si muove in ordine sparso. Con il rischio evidente che non tutti i mille rivoli in cui si dividono i soldi donati dai cittadini giungano a destinazione. O che non arrivino dove chi ha donato si aspettava.
Zamagni: “In Italia non si dà conto di come vengono spese le donazioni” – “Anche al netto delle truffe, resta il nodo della reale efficacia delle iniziative. In Italia molte organizzazioni badano più ad aumentare il proprio capitale reputazionale che al bene dei destinatari”, mette il dito nella piaga l’economista Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono ed ex numero uno della defunta Agenzia per il terzo settore. “La trasparenza, cioè dire come si usano i soldi raccolti, è il minimo. Il vero problema riguarda la accountability: dare conto dei risultati che si ottengono con quel denaro. La cultura del dare conto in Italia non esiste, invece è cruciale: se spendi per comprare palloncini puoi allietare per un po’ i bambini nelle tende ma non hai risolto nessuno dei problemi di lungo periodo dei terremotati”.
Nel resto d’Europa e in Giappone enti super partes garantiscono efficienza e accountability – Come rimediare? “Serve un ente super partes che supervisioni la raccolta dei fondi e monitori i risultati concreti garantendo efficienza, trasparenza e rendicontabilità, come la Uk Charity Commission inglese e i suoi omologhi tedeschi e francesi”. O come la Japan Platform, che è stata cruciale nel gestire l’assistenza e la ricostruzione dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la costa orientale del Giappone nel 2011. “Non può trattarsi”, continua Zamagni, “della Protezione civile, che ha il compito di gestire le emergenze e non deve occuparsi di ricostruzione. La candidata naturale per svolgere questo ruolo sarebbe stata l’Agenzia per il terzo settore. Peccato che il governo Monti nel 2012 l’abbia abolita e che l’esecutivo Renzi, che ha appena varato la riforma del comparto, non l’abbia ripristinata“. La Fondazione per il dono da due anni a questa parte cerca di supplire facendo “intermediazione filantropica” tra donatori e beneficiari: in pratica crea un fondo ad hoc e lo gestisce per raggiungere gli obiettivi di chi mette a disposizione i soldi. A livello governativo, però, resta il vuoto.
Le ong da nove anni hanno un meccanismo di coordinamento - Che il coordinamento sia indispensabile lo conferma invece la scelta di nove tra le principali organizzazioni non governative che operano in Italia, ActionAid, Amref, Cesvi, Coopi, Gvc, Oxfam, Sos Villaggi dei bambini Italia, Terre des Hommes e Volontariato internazionale per lo sviluppo: nel 2007, a due anni di distanza dal devastante tsunami dell’Oceano Indiano, hanno creato l’Agenzia italiana risposta emergenze (Agire), un meccanismo congiunto di raccolta fondi che si attiva in caso di gravi emergenze umanitarie. “L’obiettivo è evitare la moltiplicazione delle richieste, che confonde i cittadini, e massimizzare sia le risorse raccolte sia i benefici per la popolazione colpita”, spiega a ilfattoquotidiano.it la coordinatrice Alessandra Fantuzi. “I soldi vengono divisi tra le ong aderenti in base alla loro presenza nel Paese e esperienza in quella tipologia di emergenza. Poi ne monitoriamo l’uso e ci occupiamo della rendicontazione, in modo che ogni donatore possa verificare come sono stati spesi i suoi soldi”.
Protezione civile: “Con i soldi del 45500 saranno ricostruiti edifici pubblici” - La Protezione civile, in questa fase, dribbla le polemiche sulla dispersività delle iniziative di solidarietà. Ma consiglia a chi ha già lanciato raccolte spontanee di confrontarsi con le istituzioni, “a partire dalle Regioni Lazio, Marche e Umbria che hanno aperto tre conti correnti ad hoc e attivato caselle di posta elettronica a cui segnalare la disponibilità di beni per i terremotati”. Dal Dipartimento, dopo aver ribadito la richiesta di non inviare di propria iniziativa cibo, vestiti o coperte, tengono a sottolineare che i fondi raccolti dagli operatori telefonici attraverso il numero solidale 45500 saranno utilizzati con una procedura trasparente: “Le somme saranno versate, senza alcun ricarico, su un conto infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato. Alla fine della raccolta, che durerà 45 giorni, sarà nominato d’accordo con le regioni coinvolte un comitato di garanti con il compito di dare il nulla osta ai progetti di ricostruzione di edifici pubblici presentati dagli enti locali”. Quindi attenzione: i soldi non verranno usati per le case dei terremotati ma per “scuole, palestre, centri per i bambini, municipi“. Un aspetto forse non chiarissimo ai cittadini, visto che la Protezione civile si era limitata a far sapere che avrebbe provveduto a “destinare i fondi alle regioni colpite dal sisma”.
Truffe e sciacallaggio a distanza – In queste ore sempre più persone, via Facebook e Twitter, chiedono controlli sulla gestione dei fondi raccolti nella fase di emergenza. Il timore che qualcuno se ne approfitti a scapito dei terremotati è del resto giustificato visto che anche stavolta non mancano le segnalazioni sugli sciacalli che cercano di lucrare sul dramma. In Sicilia è partita due giorni fa la prima denuncia alla polizia postale contro alcune false raccolte di fondi, cibo e vestiti a nome dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas). Da L’Aquila e Santa Maria Capua Vetere è arrivata poi notizia di richieste di denaro porta a porta da parte di sedicenti rappresentanti di una onlus. Se si tratti di vere e proprie truffe va ancora chiarito, ma i precedenti negativi certo non mancano: dopo il sisma del 2002 in Molise, per esempio, la Polposta trasmise un’informativa alla procura di Larino per segnalare che circa 30mila siti avevano attivato sottoscrizioni per contribuire alla ricostruzione del comune di San Giuliano di Puglia, quello dove il crollo della scuola elementare aveva ucciso 27 bambini e una maestra. Una solidarietà ”terribile, retorica, rumorosa ed eccessiva”, commentò il procuratore Nicola Magrone.
Fiorello: “Occhio a spettacoli e concerti. Se non devolvi tutto ma trattieni le spese il gioco non vale la candela” - Tornando a oggi, domenica Fiorello ha messo in guardia chi vuol donare partecipando a concerti e spettacoli che devolvono parte del ricavato alle popolazioni colpite. In un post su Facebook lo showman ha avvertito: “Occhio: sono stato invitato ad almeno quattro manifestazioni per raccogliere fondi. Attenti a questi eventi che facciamo noi dello spettacolo. Se alla fine non devolvi tutto, ma ”tutto” meno le spese, allora non lo fare”, perché “il gioco deve valere la candela. I soldi vanno dati tutti in beneficenza. Mi fiderei di più se venisse organizzato da una onlus o una associazione affidabile. La storia insegna che poi uno raccoglie i soldi, fa, dice, poi quando vai a vedere dove sono finiti i soldi, non li trovi. Vorrei vedere nomi e cognomi, per chiedere alle persone che ricevono questi soldi ”che stai facendo? Quanto hai speso? Quando partono i lavori?”. Accountability, appunto. Fino a quando non sarà garantita, “io preferisco fare la mia beneficenza privata (…) non c’è bisogno di cantare: dai i soldi direttamente e il gioco è fatto”
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Re: Come se ne viene fuori ?
PER QUALCHE VOTO IN PIU'.
Funerali spostati a Rieti
Scoppia l'ira ad Amatrice
Dopo la protesta delle vittime del sisma e del sindaco, interviene Renzi: "Si faranno ad Amatrice"
Funerali spostati a Rieti
Scoppia l'ira ad Amatrice
Dopo la protesta delle vittime del sisma e del sindaco, interviene Renzi: "Si faranno ad Amatrice"
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Re: Come se ne viene fuori ?
Terremoto, quei soldi per rifare il campanile utilizzati per la chiesa
Il commissario dei lavori ammette: "Fatte solo migliorie, quando servivano interventi strutturali". I problemi dopo il terremoto del 1997
Ivan Francese - Lun, 29/08/2016 - 10:17
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È uno dei simboli del terremoto, la chiesa crollata di San Francesco ad Accumoli.
La facciata austera rovinata a metà, il rosone sbriciolato per le scosse di una terra che in troppi si ostinano a chiamare traditrice e matrigna. Il campanile ridotto in polvere.
Ma i veri traditori, forse, andrebbero cercati fra chi ha male utilizzato - per usare un eufemismo - i fondi destinati alla prevenzione del rischio sismico. La magistratura è già al lavoro per stabilire eventuali responsabilità, ma gli episodi controversi si moltiplicano giorno dopo giorno.
È il caso, ad esempio, del campanile della chiesa di San Francesco, venuto giù come un castello di carte schiacciando la famiglia Tuccio, padre, madre e due bimbi. Un campanile che, racconta il Corriere della Sera, era già stato lesionato dal terremoto delle Marche e dell'Umbria del 1997: i primi interventi di "miglioria" risalgono al 2004, con lavori affidati a commissari della Regione Lazio e subcommissari provinciali, poi commissionati ai costruttori Cricchi, intervenuti anche nel rifacimento della scuola Romolo Capranica di Amatrice, anch'essa crollata nel sisma di mercoledì scorso.
Ed è proprio uno dei subcommissari provinciali, Fabio Melilli, ad ammettere che il finanziamento venne fatto convergere sulla chiesa e non sul campanile: peraltro dei (già pochi) 125mila euro iniziali, dopo la fase di progettazione rimasero appena 75mila euro. Nei prossimi giorni è probabile che la procura reatina vorrà sentire i componenti delle commissioni giudicanti a tutti i livelli: da chi decise quali lavori effettuare; da chi stabilì di trascurare il campanile; da chi concesse il placet finale.
L'obiettivo è capire chi e perché ha sbagliato, stabilire l'eventuale malafede e, nel caso, punire i responsabili. Ma soprattutto impedire che episodi simili si ripetano in futuro.
Il commissario dei lavori ammette: "Fatte solo migliorie, quando servivano interventi strutturali". I problemi dopo il terremoto del 1997
Ivan Francese - Lun, 29/08/2016 - 10:17
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È uno dei simboli del terremoto, la chiesa crollata di San Francesco ad Accumoli.
La facciata austera rovinata a metà, il rosone sbriciolato per le scosse di una terra che in troppi si ostinano a chiamare traditrice e matrigna. Il campanile ridotto in polvere.
Ma i veri traditori, forse, andrebbero cercati fra chi ha male utilizzato - per usare un eufemismo - i fondi destinati alla prevenzione del rischio sismico. La magistratura è già al lavoro per stabilire eventuali responsabilità, ma gli episodi controversi si moltiplicano giorno dopo giorno.
È il caso, ad esempio, del campanile della chiesa di San Francesco, venuto giù come un castello di carte schiacciando la famiglia Tuccio, padre, madre e due bimbi. Un campanile che, racconta il Corriere della Sera, era già stato lesionato dal terremoto delle Marche e dell'Umbria del 1997: i primi interventi di "miglioria" risalgono al 2004, con lavori affidati a commissari della Regione Lazio e subcommissari provinciali, poi commissionati ai costruttori Cricchi, intervenuti anche nel rifacimento della scuola Romolo Capranica di Amatrice, anch'essa crollata nel sisma di mercoledì scorso.
Ed è proprio uno dei subcommissari provinciali, Fabio Melilli, ad ammettere che il finanziamento venne fatto convergere sulla chiesa e non sul campanile: peraltro dei (già pochi) 125mila euro iniziali, dopo la fase di progettazione rimasero appena 75mila euro. Nei prossimi giorni è probabile che la procura reatina vorrà sentire i componenti delle commissioni giudicanti a tutti i livelli: da chi decise quali lavori effettuare; da chi stabilì di trascurare il campanile; da chi concesse il placet finale.
L'obiettivo è capire chi e perché ha sbagliato, stabilire l'eventuale malafede e, nel caso, punire i responsabili. Ma soprattutto impedire che episodi simili si ripetano in futuro.
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