Diario della caduta di un regime.

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Re: Diario della caduta di un regime.

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MISTERO - COME POSSONO ACCETTARE GLI ITALIANI UN PREMIER CHE SA RACCONTARE SOLO BALLE?????????????






INTROMISSIONI Il premier a “Politics”nega l’intervento
Mps, le balle di Renzi
sulla telefonata
per piazzare Morelli

» GIORGIO MELETTI
Icasi sono due. O mente Matteo
Renzi o mente Pier Carlo
Padoan. Sulla sostituzione di
Fabrizio Viola con Marco
Morelli alla guida del Monte dei
Paschi di Siena lo spettacolo che
sta dando il governo italiano è penoso.
Non si tratta delle solite pietose
e opinabili bugie su quanto va
bene l’economia. Qui c’è un fatto
circostanziato e di grande delicatezza
che pesa sull’atteggiamen -
to degli investitori internazionali
chiamati a partecipare a un aumento
di capitale da 5 miliardi per
salvare una banca che ormai in
Borsa vale solo 500 milioni. A
questa domanda non si sfugge:
sulla voglia di investire in Italia
peserà di più l’eventuale vittoria
del No al referendum del 4 dicembre
o la disinvoltura con cui il presidente
del Consiglio (o il ministro
dell’Economia, vedremo)
negano l’evidenza?
MARTEDÌ SERA, intervistato a Po -
litics su Rai3, Renzi ha negato per
quattro volte di aver messo bocca
nell ’operazione su una banca di
cui il governo italiano, con il 4 per
cento del capitale, è il primo azionista.
Ecco le parole con cui il premier
ha risposto al vicedirettore
del Fatto Stefano Feltri.
La domanda è stata: “Lei ha imposto
l’uscita di Viola e ha voluto
nominare Morelli, una scelta molto
radicale che ha creato un certo
sconcerto perché è il governo che
cambia il management nel mezzo
di una richiesta di 5 miliardi al
mercato. Che cosa si aspetta? Pensa
ancora come ha detto a gennaio
scorso che Mps sia un buon investimento
anche se da allora ha
perso in Borsa il 77 per cento?”.
Sulla risposta di Renzi si accende
un battibecco in cui tenta di inserirsi
anche il conduttore Gianluca
Semprini, con scarso successo.
Renzi: “Io non ho scelto l'amministratore
delegato di Mps”.
Feltri: “Questo l’ha detto Padoan
a Viola in una telefonata”.
R.: “Io non ho scelto l’ammini -
stratore delegato di Mps”.
F.: “Sta smentendo Padoan”.
R.: “No, sto smentendo lei che
pensa interrompendomi di farmi
saltare il nervo. Ma non è così,
glielo dico con affetto”.
Semprini: “Quindi non l’ha sostituito
né lei né Padoan”.
Renzi: “Oh ragazzi, però datemi
almeno venti secondi tra un’in -
terruzione e l’altra”.
S.: “Per chiarezza”.
R.: “No, il fuoco incrociato deve
partire dalla realtà. Perché se
qualcuno leggesse i giornali oltreché
scriverli, si accorgerebbe che
c'è stato un politico che ha detto
non metterò mai il naso nelle nomine
del Monte dei Paschi. È inelegante
autocitarsi, ma l’ho detto
pubblicamente in un'intervista
con Enrico Mentana alla festa democratica
di Genova nel 2013,
quando il sindaco di Siena mi
chiedeva che cosa pensassi del cda.
Io non ho messo bocca e non
metto bocca sulle nomine”. (Per
Renzi la realtà è che aver detto tre
anni fa che non avrebbe fatto una
cosa dimostra che non l’ha fatta
tre anni dopo, ndr).
F.: “Quindi lei non ha avuto nessun
ruolo nella scelta dell’ammi -
nistratore delegato”.
R.: “E aggiungo che tutte le bugie
che avete scritto in questi anni
vanno contro la realtà”. Qui Renzi
si sofferma sui suoi meriti nelle
crisi di Banca Etruria e di altri istituti.
Si torna al punto.
F.: “C’è stata una telefonata a
Viola di Padoan che ha detto di
parlare a nome del presidente del
Consiglio”.
R.: “Le confermo per la quarta
volta da quando siamo qui...”.
F.: “Allora mente Padoan”.
R.: “Ho l’impressione che di solito
menta lei”.
VEDIAMO DUNQUE chi mente.
Viola si è dimesso giovedì 8 settembre.
Sabato 10 Il Fattoha scritto
della telefonata di Padoan al
presidente di Mps Massimo Tononi
in cui il ministro, spiegando il
proprio imbarazzo con la frase
“parlo a nome del presidente del
Consiglio”, chiedeva di far fuori
Viola perché la JP Morgan aveva
segnalato che i mercati gradivano
una discontinuità. E indicava il
nome di Morelli. La stessa telefonata,
poco dopo, Padoan l’ha fatta
a Viola. I mercati tra l’altro non
hanno gradito: da quel giorno il titolo
Mps ha perso in Borsa, in un
mese, pari pari il 30 per cento.
Padoan non ha mai smentito
niente. Neppure il 3 ottobre,
quando la storia è stata ripresa sul
Corriere della Sera da Ferruccio
de Bortoli. Stessa telefonata (“su
incarico di Renzi”) e una postilla:
“Tononi non gradisce la procedura
irrituale e qualche giorno dopo
si dimetterà”. Il giorno dopo Padoan
ha scritto al Corrierenon per
smentire ma per rivendicare di aver
scelto su Mps il ruolo di “fa -
cilitatore attivo”. Ci sono tre possibilità:
o Renzi martedì sera ha
mentito quattro volte negando di
aver messo bocca nella cacciata di
Viola e nella scelta di Morelli; o
Padoan ha fatto tutto da solo e ha
mentito dicendo a Tononi e Viola
che parlava a nome di Renzi; oppure
c'è una terza spiegazione che
viene tenuta nascosta agli elettori
e ai mercati. In ogni caso, come ha
sintetizzato il titolo dell'editoriale
di De Bortoli, questa è “un’opa -
ca vicenda bancaria”che il Monte
dei Paschi e l’Italia rischiano di
pagare cara.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Addio a Dario Fo. Il premio Nobel aveva 90 anni
Artista e uomo libero, reinventò il teatro civile

Renzi: “Grande protagonista della vita civile”. Dal 2013 sostenne i 5 Stelle. Grillo: “Sarà sempre con noi”
L’irripetibile storia d’amore con Franca (leggi). Videoblob. Arte, commedia, politica: il maestro in 6 minuti
FQ Magazine
Addio a Dario Fo, uomo libero del ‘900, artista e innovatore. Il premio Nobel per la letteratura si è spento all’ospedale Sacco di Milano dove era ricoverato da un paio di settimane. Aveva compiuto 90 anni il 24 marzo scorso e solo il 20 settembre aveva presentato la sua ultima fatica letteraria. E’ stato regista, attore e scrittore e dal 2013 ha deciso di sostenere il Movimento 5 stelle e il progetto dell’amico Beppe Grillo. In occasione dell’ultimo raduno a Palermo aveva inviato un videomessaggio (guarda) proiettato dal palco in cui interpretava un articolo della giornalista del Fatto Silvia Truzzi “Italicum, un governo da operetta“
di Davide Turrini

^^^^^^^^


Dario Fo morto, addio al premio Nobel. Grillo: “Sarai sempre con noi”. Renzi: “L’Italia perde uno dei suoi protagonisti”


M5S, Beppe Grillo alla chiusura della campagna elettorale
< 1/22 >

<>

Cronaca
L'artista e intellettuale si è spento all'ospedale Sacco di Milano dove era ricoverato da circa due settimane. Nelle ultime ore i familiari erano stati avvisati dell'aggravarsi delle condizioni di salute. Grillo: "Sarai sempre con noi". Renzi: "L'Italia perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura, della vita civile del nostro Paese". I parlamentari M5s: "Compagno di viaggio e punto di riferimento del Movimento"
di F. Q. | 13 ottobre 2016


VEDI :

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... a/3095037/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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SOLITAMENTE, I DUE BIBI' & BIBO'(IL PREMIER & IL SUO MINISTRO DELL'INTERNO), VOMITANO TONNELLATE DI PAROLE PER STORDIRE I MERLI TRICOLORI.

VOGLIONO ANCHE FARE IL PONTE SULLO STRETTO.

MA SU QUESTO TEMA NON SPENDONO MEZZA PAROLA.






‘Ndrangheta, boss minaccia il pm Marisa Manzini. Gratteri: “Toccati nervi scoperti”

'ndrangheta
Alcuni giorni fa nel tribunale di Vibo Valentia il boss Pantaleone Mancuso, capo della cosca di Limbadi, collegato in videoconferenza ha inveito contro il procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini, applicata alla Dda di Catanzaro per seguire il processo come pm, ed i carabinieri, arrivando ad intimare al pm di "stare zitta"
di F. Q. | 13 ottobre 2016
COMMENTI (1)

“Ciò che è accaduto in aula è una caduta di stile di alcuni ‘ndranghetisti che solitamente non fanno sceneggiate plateali. Però se si è arrivati a esternare così insofferenza davanti alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia vuol dire che sono stati toccati nervi scoperti e che si è toccato i vertici di alcune famiglie ‘ndranghetiste”. A dirlo è stato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri in relazione a quanto accaduto alcuni giorni fa nel tribunale di Vibo Valentia dove il boss Pantaleone Mancuso, capo della cosca di Limbadi, collegato in videoconferenza ha inveito contro il procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini, applicata alla Dda di Catanzaro per seguire il processo come pm, ed i carabinieri, arrivando ad intimare al pm di “stare zitta”. “Dal punto di vista investigativo e giudiziario – ha aggiunto Gratteri – è positivo perché consente alla Procura, rappresentata in aula dalla dottoressa Manzini, di spiegare meglio la portata criminale e la pericolosità dei soggetti. Certo dispiace ed esprimo massima solidarietà alla collega Manzini e al tribunale e voglio ribadire che né lei né i giudici sono soli. La dottoressa Manzini è procuratore aggiunto a Cosenza ma per noi fa parte della magistratura inquirente di Catanzaro che sta diventando sempre più unita e compatta”.


Gratteri ha anche riferito di avere ricevuto una telefonata di Giovanni Melillo, capo Gabrinetto del ministro della Giustizia, “per esprimere la solidarietà del Ministro e di considerare il Guardasigilli pronto ed attentato per qualsiasi cosa sia necessaria per la sicurezza dei magistrati e la funzionalità dell’ufficio. Mi ha anche riferito che che c’è il massimo interesse per il distretto di Catanzaro”.

“Esprimiamo solidale vicinanza alla collega Marisa Manzini, pubblico ministro di processo in corso per associazione mafiosa e altro presso il Tribunale di Vibo Valentia, raggiunta da invettive e minacce nel corso di dichiarazioni spontanee rese in videoconferenza da imputato capoclan detenuto” scrivono in una nota i componenti la giunta esecutiva sezionale di Catanzaro dell’Anm. “Episodi del genere, oltre a dimostrare quanto sia difficile, in certi contesti rappresentare l’accusa e nel contempo condurre serenamente il dibattimento – prosegue la nota – concretizzano il disagio della magistratura associata di fronte a situazioni ricorrenti di sovra-esposizione individuale che generano attacchi personalistici non adeguatamente controbilanciati da misure di protezione articolate e di sistema”.

di F. Q. | 13 ottobre 2016
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LIBRE new


Formica: Renzi asfaltato dai No, poi deciderà il Vaticano
Scritto il 14/10/16 • nella Categoria: idee Condividi


«Il referendum sarà una bomba, sarà come quello sulla Repubblica. Scaverà nel tempo e porrà il problema della post-democrazia dei partiti: senza democrazia o con più democrazia?». Domanda lancinante, e Rino Formica non ha dubbi: vincerà il No. Il socialista più volte ministro, uomo dalle celeberrime definizioni fulminanti («la politica è sangue e merda») è presidente onorario del comitato dei “socialisti per il No”. «La contro-riforma Renzi-Boschi rende irreversibile l’effetto disastroso dell’erosione del principio di rigidità costituzionale», dichiara a Daniela Preziosi che l’ha intervistato per il “Manifesto”. Il rischio: si torna allo Statuto Albertino, «una costituzione flessibile, che poteva essere modificata con legge ordinaria e che consentì di cambiare la forma di Stato, tant’è che con lo Statuto Albertino morì lo Stato liberale e s’impose il fascismo».

La contro-riforma renziana punta a demolire le «norme valoriali» della Carta, che «vincola i governi all’equità nella distribuzione, a una politica fiscale progressiva». Formica non ha dubbi: vincerà il No, data «la somma delle difficoltà del paese».

Ma non ci sarà il caos, come paventa Confindustria: dopo Renzi «ci sarà un governatore papalino».La “grandezza” della Chiesa starebbe nell’intercambiabilità dei personaggi: «Quello che viene dopo non è mai in continuità con quello di prima perché è la scelta ad hoc per il tempo», dice Formica, nell’intervista ripresa da “Dagospia”.

E Renzi? «Viene da un mondo minore, di periferia. I toscani sono, senza offesa, i napoletani del centro-nord. Sono imbroglioni, mercanti e banchieri, massoni e cattolici, guelfi e ghibellini». Quanto ai laici, «devono avere l’intelligenza di usare la risorsa di recupero di fiato che offre la Chiesa». Per recuperare consenso in vista del referendum, domanda Daniela Preziosi, Renzi farà una finanziaria elettorale?

«Alla storia degli elettori che si vendono per una mancia credo poco», risponde l’ex ministro.

Sicché il Pd cambierà gestione, in caso di sconfitta renziana? «Bersani oggi rappresenta l’area degli ingiustamente umiliati. E come diceva Che Guevara, gli umiliati sono una forza indomabile», sostiene Formica. «Ma la vittoria del No aprirà la riorganizzazione di tutto il sistema politico. Tutta la realtà umiliata nel Pd e soprattutto quella, grande, stomacata. Che è la realtà vera dei 5 Stelle. Gli stomacati di tutto il sistema, e anche della sinistra larga».Per ora però questa sinistra larga è una galassia dispersa, divisa e rissosa, osserva il “Manifesto”. Ma per Formica non è un problema: «Il No sarà una sveglia. Non un fulmine ma un suono di campane. Gli ufficiali si vedranno sul campo». E il Renzi che ora parla di Ponte sullo Stretto non fa venire in mente Berlusconi o Craxi? «Ma no, Craxi era inorganico ai poteri costituiti. Renzi invece sceglie disinvoltamente tutti i giorni un potere da accattivarsi. Non ha il senso dello Stato, è un premier che va a dire “caro Pietro” al presidente di un’azienda che è in causa con lo Stato. Ormai crede di essere un Re Sole. Perché chi non è intelligente va a Palazzo Chigi ed è preso dalle vertigini dell’altezza. Perché tutti fanno capo lì, tutti vogliono qualcosa. E siccome lui non è in condizione di selezionare, sceglie secondo le convenienze. Oggi con i sindacati è finita, poi ha bisogno del consenso, allora riapre la Sala Verde. Poi la richiuderà». Renzi passerà come è passato Berlusconi, che oggi ha ottant’anni? «Berlusconi è stato un traghettatore dalla politica dogmatica alla politica fru-fru dello spettacolo. Ma era uno spettacolo simpatico. Quello di oggi, invece – chiosa Formica – è uno spettacolo triste perché è sfacciatamente sprezzante nei confronti degli imbrogliati. Ma certo Berlusconi è il padre di Renzi, un figlio venuto male, un monello di strada».
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LIBRE news


Dario Fo: io, ladro per amore. Innamorato della meraviglia
Scritto il 13/10/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Creare meraviglia vuol dire suscitare l’incanto in chi ti guarda. E attraverso il coinvolgimento passano al pubblico molte cose, per questo fare teatro è il mestiere più straordinario del mondo. Sono sempre stato un ladro: di conoscenze, di sapere, di esperienza. Ho guardato i miei amici lavorare, li ho ascoltati e ho rubato, da tutti un po’. Quando ero ragazzino andavo in campagna a dipingere con i pittori adulti: li osservavo attentamente, copiavo. E pure all’Accademia. Io raccontavo storie, favole. Mi esibivo. Come giullare ero già famoso. E poi io chiedevo a mia volta di farmi vedere come si facevano le cose: ho sempre imparato rubando. Gaber, Jannacci mi chiamavano maestro: sono stati i primi. Ho insegnato loro alcune cose… Cadenzare senza esagerare, stare in scena naturalmente. Gli consigliavo di parlare con il pubblico, di creare un rapporto con chi li ascoltava. Ho avuto una fortuna esagerata nella mia vita. Tutto quello che andava male, le crisi, i momenti distruttivi si sono sempre capovolti. Mi sono trovato spostato dal vento verso orizzonti diversi, cambiamenti, novità. Nessun rimpianto, davvero.I libri più importanti della mia vita? Tantissimi. “Memorie di un ottuagenario”, di Ippolito Nievo, che ho letto da ragazzo e amato moltissimo. Fino a un certo punto sono stato un vorace lettore di romanzi. Adoravo Dos Passos e Hemingway. Poi a un certo punto avevo delle curiosità che volevo togliermi, sulla storia per esempio. Ho cominciato a leggere saggi e pubblicazioni scientifiche. Se il giorno in cui mi hanno assegnato il Premio Nobel è stato il più bello della mia vita? No! Il giorno più bello è stato quando è finita la guerra: ricordo come se fosse ieri la festa dei paesi, mentre si allontanava l’incubo della morte, delle bombe, di quella distruzione orrenda. Quando ho vinto il Nobel con Franca ci siamo detti: ‘Adesso non montiamoci la testa’. E abbiamo ricominciato a lavorare.Cos’è la vecchiaia? Perché lo chiedete a me? Io non mi sono accorto di nulla. Ogni tanto qualcuno mi diceva: ‘Guarda che tra un po’ compi novant’anni’, e io non ci davo peso. La vecchiaia ti viene addosso, all’improvviso. Io però mi sento anziano, non vecchio. E spiego perché: i vecchi sono conservatori, sono nostalgici. Non fanno che ripetere ‘ai miei tempi’, hanno una mentalità chiusa, a volte ottusa. Non accettano le cose nuove, ridono poco. Sono ostili alla diversità. Io non mi trovo bene con quelli della mia età: peraltro i vecchi di solito votano a destra. E io a destra mai!

(Dario Fo, dichiarazioni rilasciate a Silvia Truzzi per l’intervista che il grande attore, morto il 13 ottobre 2016, aveva concesso al “Fatto Quotidiano” in occasione dei suoi 90 anni, il 24 marzo).
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Re: Diario della caduta di un regime.

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"Forza Italia si intesti il No per mandare a casa Renzi"
Del Debbio sprona il centrodestra: "Ripersonalizzare il referendum e radicalizzare la campagna elettorale"


Sabrina Cottone - Ven, 14/10/2016 - 08:35
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Milano - Eccolo, per una volta non sotto le telecamere. È la serata di Paolo Del Debbio, intervistato dal direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, al suo terzo appuntamento faccia a faccia con i lettori per il «Controcorrente» al Four Seasons.


Del Debbio, lo presenta Sallusti, è un signore che ha attraversato la politica milanese, italiana, uno dei fondatori di Forza Italia, uno degli ispiratori del programma del 1994, osservatore attento e acuto. In sintesi: «Personaggio bizzarro, non è uno tranquillo». Sarà per questo che, nonostante lui sia impegnato in Tv e all'università, molti lo tirano in ballo quando c'è bisogno di un candidato di spicco? È successo per il sindaco di Milano, non è escluso che accada ancora se si apriranno scenari per così dire nuovi. A proposito, che ne dice del referendum? «Chi vince non lo so, però penso che il centrodestra debba ripersonalizzare il referendum e radicalizzare la campagna contro Renzi». Il motivo? «Renzi ha detto che ha fatto un errore a personalizzare il referendum su di lui. Sarebbe da sciocchi non approfittare del suo errore». Per farlo cadere? «Eh...».

Ma questo centrodestra che effetto ti fa? chiede Sallusti. «Bisogna che si decidano a parlare di cose che interessano alla gente. Per ora parlano di loro e alla gente non gliene frega niente». Ma soprattutto l'attenzione è rivolta a Grillo e compagni, nei quali Del Debbio vede quel che era Fi ai suoi esordi: «Segnalo che a Roma, dopo le palesi incapacità della Raggi e della sua giunta, il Movimento è tornato al 30%. E quali temi hanno i 5 stelle? Se togli l'ambiente e le follie di Grillo, sono i temi di cui parlavamo noi nel 1994. In politica se c'è un buco, viene riempito in fretta». La soluzione: «Essere presenti con proposte concrete alternative a Renzi e M5S».

I toni della voce arrivano all'indignazione quando si parla di povertà, tema caldo in molte delle sue trasmissioni tv. Del Debbio si accende: «In Italia ci sono cinque milioni di poveri, un decimo di tutti gli abitanti! La soglia di povertà è che puoi fare solo un pasto al giorno come si dovrebbe. È un'emergenza o no 5 milioni di poveri? E non si può dire: date lavoro. E agli anziani? E nell'attesa del lavoro?». Per non dire dei pensionati: «In fondo il Cavaliere aveva portato le pensioni a un milione. Ora sono a 500 euro...». Applausi.

Il carico fiscale è per Del Debbio una delle questioni principali. Lui, che anche qui si vanta di essere un «populista», cita la giustizia sociale dell'economista Ezio Vanoni e, ispirandosi a lui, illustra come bisognerebbe fare a uscire dalla stagnazione. «È un problema enorme che riguarda la capacità contributiva. E la capacità contributiva parte dal fatto che dai redditi che ho devo assicurare a me e alla famiglia tutto il necessario. Da lì, dopo aver sottratto tutto questo, comincia la capacità contributiva. Non prima, dopo. Basta questo per rivoltare il Paese».

Putin? «Ha lasciato un buco lasciato da Obama e dall'Europa». Inevitabile parlare dell'Ue in crisi: «Povertà, immigrazione, crisi bancaria. L'Europa è ferma su questi temi, sull'immigrazione non vuole far niente. Però un po' più di ragionevolezza nella distribuzione in Italia dei migranti ci potrebbe essere... Il ministero può decidere quanti e dove mandarne e controllare. In certi casi viene il dubbio che tu sia un sadico, in malafede o un cretino. E in questo caso le tre cariche sono cumulabili». Si ride molto, anche se amaro.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Dal libro da ieri in edicola di Aldo Giannuli:
Da Gelli a Renzi
A Renzi

(passando per Berlusconi)

Edizione PONTE ALLE GRAZIE


Il piano massonico sulla
<<rinascita democratica>>
a la vera storia della sua realizzazione.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Nella copertina posteriore

I piani occulti della P2 hanno
Anticipato con impressionante
Esattezza la linea dei governi italiani,
da Craxi a Berlusconi a Renzi.
Questo libro racconta per la prima
Volta come è stato possibile.


Dal piano di rinascita democratica,
sequestrato a Licio Gelli nel 1985
:

>> abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. (FATTO – ndt)

>> limitazione del peso politico dei sindacati. (FATTO – ndt)


CONTINUA
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:Nella copertina posteriore

I piani occulti della P2 hanno
Anticipato con impressionante
Esattezza la linea dei governi italiani,
da Craxi a Berlusconi a Renzi.
Questo libro racconta per la prima
Volta come è stato possibile.


Dal piano di rinascita democratica,
sequestrato a Licio Gelli nel 1985
:

>> abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. (FATTO – ndt)

>> limitazione del peso politico dei sindacati. (FATTO – ndt)

CONTINUA
CONTINUA

>> riduzione dei partiti di massa reti di club
orbitanti attorno a un’oligarchia autolettimata
…….e a un leader carismatico (FATTO – ncd);

>> liberalizzazione e controllo politico della televisione (FATTO –ncd);

>> , abolizione del bicameralismo con l’istituzione di
un un’unica Camera, con un settore politico e un
settore tecnico (IN VIA DI ALLESTIMENTO CON LE RIFORME DI MUSSOLONI - ndt)

>> riduzione del numero dei parlamentari (IN VIA DI ALLESTIMENTO CON LE RIFORME DI MUSSOLONI - ndt)

>> passaggio dalla repubblica parlamentare
alla repubblica presidenziale (SORPRESINA PER I MERLI ITALIANI IN CASO DI VITTORIA DEL SI’- ndt);

>> soppressione delle province( IN TEORIA FATTO. MA SERVONO VOTI PER IL SI E PER IL MOMENTO ……MUSSOLONI HA CAMBIATO SOLO IL NOME – CITTA’ METROPOLITANE- ndt);

>>..limitazione dei poteri della Corte Costituzionale (SORPRESINA DOPO L’EVENTUALE VITTORIA DEL SI’-ndt;
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Chi è Aldo Giannuli

Aldo Giannuli è un ricercatore in Storia
Contemporanea all’Università degli
Studi di Milano. Già consulente
delle Procure di Bari, Milano
(stage di piazza Fontana), Pavia,
Brescia (strage di piazza della
Loggia), Roma e Palermo, dal
1994 al 2001. Ha collaborato con la
Commissione Stragi, contribuendo
alla scoperta dei documenti non
catalogati dall’Ufficio Affari
Riservati del Ministero dell’Interno,
nascosti in quello che poi è stato
definito come l’<<archivio di via
Appia>>. Per Ponte alle Grazie
Ha pubblicato: Come funzionano
i servizi segreti (2009). 2012. La
grande crisi (2010). Come i servizi
segreti usano i media (2012).
Uscire dalla crisi è possibile (2012)
Papa Francesco fra religione e
Politica (2013). Guerra all’ISIS
(2016)
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