Renzi

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UncleTom
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Re: Renzi

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Renzi costretto a cambiare i saldi alla manovra
Giù le spese fuori patto. E mancano 1,6 miliardi

Dopo le indiscrezioni sui dubbi di Bruxelles, il governo modifica fuori tempo massimo il testo inviato
alla Ue martedì. Corretti gli importi su sisma e migranti: 0,4% del Pil, contro lo 0,5% della prima versione
renzi ue pp
Economia & Lobby
Dopo le indiscrezioni sulle perplessità della Commissione Ue in merito alla mancata riduzione del disavanzo, il governo ha modificato fuori tempo massimo il Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles martedì mattina. Oggetto della correzione è l’ammontare delle spese “di natura eccezionale” legate a sisma e migranti: il risultato della revisione è quindi che al governo vengono a mancare 1,6 miliardi di coperture in deficit sui 12 che servono per far quadrare i conti della manovra per il 2017. Manovra che però resta fantasma: del testo ancora non c’è traccia, nonostante fosse atteso dal Parlamento
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UncleTom ha scritto:Renzi costretto a cambiare i saldi alla manovra
Giù le spese fuori patto. E mancano 1,6 miliardi

Dopo le indiscrezioni sui dubbi di Bruxelles, il governo modifica fuori tempo massimo il testo inviato
alla Ue martedì. Corretti gli importi su sisma e migranti: 0,4% del Pil, contro lo 0,5% della prima versione
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Dopo le indiscrezioni sulle perplessità della Commissione Ue in merito alla mancata riduzione del disavanzo, il governo ha modificato fuori tempo massimo il Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles martedì mattina. Oggetto della correzione è l’ammontare delle spese “di natura eccezionale” legate a sisma e migranti: il risultato della revisione è quindi che al governo vengono a mancare 1,6 miliardi di coperture in deficit sui 12 che servono per far quadrare i conti della manovra per il 2017. Manovra che però resta fantasma: del testo ancora non c’è traccia, nonostante fosse atteso dal Parlamento

Manovra, governo corregge il documento inviato alla Ue: giù le spese per sisma e migranti. Ora mancano 1,6 miliardi
Manovra, governo corregge il documento inviato alla Ue: giù le spese per sisma e migranti. Ora mancano 1,6 miliardi

Economia
Dopo le indiscrezioni su una lettera di rilievi pronta a partire da Bruxelles, le uscite di natura "eccezionale" da non calcolare ai fini del saldo strutturale di bilancio sono state tagliate allo 0,4% del pil, circa 6,4 miliardi di euro, contro lo 0,5% della prima versione, pari a 8 miliardi. Intanto della legge di Bilancio non c'è traccia: slitta l'invio alle Camere

di F. Q. | 20 ottobre 2016

VEDI:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... i/3112022/
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Re: Renzi

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REFERENDUM COSTITUZIONALE
Matteo Renzi doveva rottamare il debito pubblico, sta rottamando il suo partito


E bravo Renzi! Pochi mesi fa si illudeva ancora che sarebbe stato ricordato nella storia d’Italia come il grande riformatore italiano che ha risolto tutti i problemi e rilanciato il suo Paese tra i grandi del mondo. Invece finirà tra non molto per essere ricordato come il segretario del Partito democratico italiano che, nell’ansia di rottamare ogni cosa da lui ritenuta inutile, ha rottamato invece (spaccandolo) proprio il suo storico partito, e proprio quando, anche grazie a lui, era arrivato finalmente a conquistare una stabile posizione di maggioranza nel nostro parlamento.
“Chi troppo vuole, nulla stringe” dice un vecchio e saggio proverbio (ridicolo, forse voleva rottamare anche quello). Già, perché, vinca il Sì o vinca il No al prossimo referendum, solo una cosa è certa: che la divisione nel suo partito sarà così profonda e indelebile da spaccarlo. E che pertanto nelle prossime elezioni (2017 o 2018 cambierà poco sotto questo profilo) il Partito democratico non solo non riuscirà più ad arrivare primo, ma difficilmente potrà arrivare anche solo secondo, perché lui, mettendo se stesso nella posizione di “gran gufo dem”, in precedenza detenuto a pari merito da D’Alema e Veltroni, da solo sta riuscendo a ricompattare non solo le “destre” finalmente orfane di Berlusconi, ma anche i 5 Stelle, attualmente sofferenti nel tentativo di superare le “sabbie mobili” di Roma.

Anche se riuscisse a portare alla vittoria il Sì nel referendum, lui non potrà contare solo sul suo Italicum (ammesso e non concesso che superi il vaglio della Corte Costituzionale) per sperare di vincere le prossime elezioni. La gente che gli ha voltato le spalle nelle recenti elezioni amministrative non potrà certo essere riconquistata con le frescacce contenute nella riforma costituzionale che, lo vedono anche i bambini, serve solo a demolire un “bicameralismo perfetto”per sostituirlo con una “partitocrazia perfetta”.
Grazie alla sua riforma infatti gli elettori verranno sempre più raramente chiamati a esprimere il loro volere. Non solo, ma persino nelle poche occasioni che verranno chiamati a farlo, loro avranno solo il diritto di scegliere quella parte di candidati di serie B che i capi partito hanno messo in fondo alla lista, quindi con minori probabilità di venire eletti. Così potranno tornare a casa convinti di essere liberi, contare ancora qualcosa e vivere in una democrazia (di cui rimarrà però soltanto la facciata).
La smania di vincere a tutti i costi tuttavia rende Renzi sordo a ogni insegnamento e avvertimento. Ora si comporta come quei giocatori che davvero credono di vincere sempre semplicemente alzando la posta.
Ha perso di brutto le elezioni amministrative, ma ha dovuto intervenire il suo emerito “nume tutelare” a fargli capire che, dicendo che in caso di sconfitta nel referendum avrebbe persinoabbandonato la politica attiva, aveva esagerato. Niente da fare. Molto più tardi ha fatto sì retromarcia su quello sciocco azzardo tipico degli sbruffoni (purtroppo per lui ri-mettendoci la faccia) ma nel tentativo di recuperare terreno ha dato via libera all’occupazione mediatica di tutti i canali Rai d’informazione e ai molti giornali “amici” per fare bombardamento a tappeto con i suoi slogan pro sostegno al Sì. E non si è nemmeno limitato alla sola propaganda.
Ora sta usando persino i suoi poteri istituzionali per spendere soldi a quello scopo. Nella recentissima manovra finanziaria ha infatti inserito una quantità enorme di spese grandi e piccole che hanno chiaramente lo scopo di dare semplicemente un “contentino” ai molti elettori che presto si recheranno alle urne. Sono così saltate fuori le quattordicesime per i pensionati poveri, un bonus per i migranti, la riduzione del canone Rai, soldi per mandare i nostri soldati ovunque (mandando Obama in visibilio) e persinol’abolizione di Equitalia.
Non tutte queste “provvidenze” comportano un aggravio di spesa per le nostre già povere tasche di italiani contribuenti, ma comunque bastano ad alzare il nostro deficit del 2,3%. E con il deficit si sa che aumenta anche il nostro già altissimo debito pubblico. E’ opportuno allora ricordare che, facendo questo, fa il contrario di quello che aveva promesso. Aveva promesso di rottamare i malvezzi della vecchia classe politica. E invece eccolo già qui, alla sua prima occasione in cui si presenta al giudizio pubblico della nazione intera, a fare persino di più e forse anche peggio.
Questo è populismo puro. Invece che ridurre il debito, lui spende i nostri soldi per spianarsi la strada a vincere le prossime elezioni, quindi lascerà in eredità ai nostri figli più debito. E se pensiamo che vuole persino cambiare la Costituzione per rendere permanenti le sue genialate, meglio fermarlo subito. Si è già preso più di due anni per mostrarci di cosa è capace. Il debito aumenta, la disoccupazione,finiti gli incentivi del jobs act, anche. La sua smania di protagonismo pure. Meglio rottamare lui stavolta e mandarlo a casa a meditare finché ne abbiamo la possibilità.
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Apre cos'ì il Fatto di oggi:

“Con la sonda Schiaparelli l’Italia guida l’Europa su Marte”, aveva tuonato Renzi. Ieri il lander s’è schiantato. Forse che il pianeta rosso vota No

Abbiamo scoperto che il Giga Gufo porta anche sfiga.
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L’AUTOGUFO
»MARCO TRAVAGLIO

Malgrado la nostra congenita gufaggine, accentuatasi notevolmente da quando il presidente del Consiglio ha preso di mira quei simpatici animali notturni, ci auguravamo con tutto il cuore il massimo successo della spedizione a guida italiana della sonda Schiaparelli su Marte. Ma le speranze si sono ridotte al lumicino tre giorni fa, quando abbiamo letto la seguente dichiarazione del noto portafortuna che siede ogni tanto a Palazzo Chigi: “La visita di Stato negli Usa si conclude con la visita al cimitero di Arlington. Oggi ripartiamo per l’Italia, dopo le emozioni della giornata di ieri. Ma intanto il nostro Paese vive un’altra pagina di orgoglio. L’Europa infatti arriva su Marte, con una missione a leadership italiana e la sonda Schiaparelli. Un grande sogno europeo, reso possibile dalla straordinaria qualità dei ricercatori italiani che ho incontrato qualche giorno fa a Torino. Viva chi ci prova, viva chi si mette in gioco, viva chi innova”. In quel preciso istante abbiamo avuto come l’impressione che le chanced e lla missione si fossero ridotte a zero, come quelle di Federica Pellegrini e Vincenzo Nibali alle Olimpiadi di Rio dopo il saluto beneaugurante di Renzi. Infatti ieri, puntuale come un funerale, è giunta dal Pianeta Rosso la ferale notizia: la capsula spaziale s’è schiantata. Non che tra il post renziano e la fine ingloriosa della sonda ci sia un nesso causale, questo mai: possiamo forse credere a queste superstizioni? Ma da chi stanagufi inogni dove per additarli al pubblico ludibrio, un po’di sana prudenza sarebbe lecito attenderla. La stessa prudenza che il nostro capo del governo aveva appena usato quando Obama ha auspicato la vittoria del Sì al referendum in Italia (anche se non è parso proprio pronto a scommetterci, infatti ha aggiunto che Renzi deve restare anche se vince il No). Mentre la stampa e le tv di regime esultavano a edicole e reti unificate per il decisivo endorsement, Palazzo Chigi si mostrava più cauto. Forse memore di quel che accadde qualche mese fa quando Obama, in visita a Londra, intimò ai britannici di votare contro la Brexit al referendum del 23 giugno. Risultato: trionfo della Brexit. La stessa cosa, mutatis mutandis, era accaduta l’anno scorso in Grecia, quando Renzi si schierò con la Germania per il Sì al referendum indetto da Tsipras sul piano di austerità della Troika europea e naturalmente vinse il No. Pare infatti che i popoli chiamati al voto tendano bizzarramente a decidere da sé, secondo i propri interessi, che il più delle volte collidono con quelli delle cancellerie estere.
Il che spiega come mai il ddl Boschi&Verdini piace un sacco a Obama, al suo ambasciatore a Roma, a Jp Morgan, a Marchionne e ad altri extracomunitari, ma molto meno agli italiani. Almeno a quelli che hanno capito su che diavolo si vota: l’abolizione delle elezioni per il Senato. Roba che in America, se qualcuno osasse proporla,verrebbe lapidato sulla pubblica piazza. Infatti anche la Costituzione Usa del 1789 prevede un bicameralismo pressoché perfetto, con navetta obbligatoria delle leggi tra Camera e Senato. In origine i senatori erano nominati dai parlamenti dei vari Stati (un po’come nel ddl Boschi&Verdini dai Consigli regionali),mentre i deputati erano eletti dal popolo. Poi, nel 1913, fu approvato il XVII emendamento che introduceva l’elezione diretta dei senatori. Gli emendamenti alla Carta americana sono stati appena 27 in 227 anni: l’ultimo è del 1992, per vietare ai parlamentari del Congresso di aumentarsi lo stipendio. I Paesi seri aggiornano le proprie Costituzioni per allargare la partecipazione dei cittadini, non per restringerla. L’Italia invece va a passo di gambero: aveva senatori eletti e ora, se vince il Sì, non li avrà più. Eppure Obama ha deciso che ciò che in America sarebbe una bestemmia, in Italia sarebbe una benedizione. Per lui e per chi verrà dopo, si capisce. Da 70 anni l’Italia èuna piccola colonia americana, governata da marionette che ogni tanto vanno a prendere ordini a Washington. Ma provate voi a dare ordini a un premier che poi deve tornare in patria e convincere la Camera e il Senato ad approvare le direttive della Casa Bianca, il presidente della Repubblica a firmarle, la magistratura a non eccepire la loro incostituzionalità, la Consulta a ritenerle legittime,la libera stampa(ove mai esistesse) ad avallarle e i cittadini a digerirle. Non si finisce più. Molto meglio avere a Roma un uomo solo al comando che si nomina la maggioranza dei deputati (con l’Italicum) e dei senatori (tramite le Regioni amministrate dal suo partito), il capo dello Stato e qualche membro della Consulta e del Csm a sua immagine e somiglianza. Basta telefonare a lui e tutti gli altri scattano sull’attenti. Si fa prima e si risparmia pure sulla bolletta del telefono. Il guaio è che, a furia di endorsementi nternazionali, si rischia di insospettire i cittadini: che gliene frega a Obama, a Jp Morgan e alle cancellerie europee se cambiamo la Costituzioneoce la teniamo stretta? Se continuiamo a eleggere inostri parlamentari o se li facciamo nominare da un pugno di capipartito? Una domanda oggi, una domanda domani e alla fine qualcuno potrebbe trovare la risposta esatta.Restiamo dunquein fiduciosa attesa dei Sì di Merkel, Rajoy, Hollande, Juncker, ma anche –non poniamo limiti alla provvidenza –di Putin, Erdogan, al-Sisi e magari pure del presidente cipriota Anastasiades. Intanto, per non farci mancare nulla, Repubblica mostra la foto di quattro masai del Kenya accanto al manifesto “Basta Un Sì”, reclutati da tal Pasquale Tiritò, proprietario di un resort di lusso a Malindi, dunque “coordinatore di ‘Kenya per il Sì’” . Sono soddisfazioni.
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ExoMars, Esa in cerca di SchiapaRENZI: il racconto dello schianto e gli esperimenti perduti. La scienziata: “Ci riproveremo”

Scienza
“Siamo stati quelli che ci hanno rimesso di più. Sapevamo di essere vivi, ma non siamo riusciti a dimostrare quel che eravamo in grado di fare. Quando si sono spenti i retrorazzi, infatti, il lander, convinto di essere ammartato, ha acceso il nostro strumento, che ha funzionato perfettamente. Anche se per pochi secondi” spiega Francesca Esposito, dell’Osservatorio astronomico di Capodimonte dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf)
di Davide Patitucci | 21 ottobre 2016
COMMENTI (1)
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Più informazioni su: Comete, Marte
Il giorno dopo la conferma che la sonda europea Schiaparelli è precipitata su Marte, continua l’analisi dei dati di scienziati e tecnici dell’Agenzia spaziale europea (Esa) per capire perché il computer di bordo ha spento i retrorazzi a soli tre secondi dall’accensione, invece dei trenta previsti, lasciando il lander in balìa di Marte. Ma quante sono le speranze che Schiaparelli torni a dare segnali? “Poche”, secondo quanto si legge sul sito dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). “Però, non verrà omesso nessun tentativo di riprendere i contatti e, ad esempio, scaricare, se ve ne sono, dati mancanti. Come quelli che, con lo spegnimento del lander, non è stato possibile recuperare. Sempre ammesso – precisa l’Asi – che lo spegnimento sia avvenuto prima dello schianto e non contestualmente”.

Gli scienziati, intanto, non perdono la speranza di riuscire quantomeno a riavvistare Schiaparelli. Come è avvenuto per il lander Philae, disperso dopo lo storico sbarco sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, che è stato ritrovato dalla sonda madre Rosetta, anche se quasi due anni dopo. Difficile, invece, che possa mobilitarsi il robottino americano Opportunity, che si trova nella stessa regione marziana, la Meridiani Planum. È, infatti, lontano chilometri, e ha un’andatura troppo lenta, di pochi metri al giorno, per andare incontro a Schiaparelli.


“Siamo stati quelli che ci hanno rimesso di più. Sapevamo di essere vivi, ma non siamo riusciti a dimostrare quel che eravamo in grado di fare. Quando si sono spenti i retrorazzi, infatti, il lander, convinto di essere ammartato, ha acceso il nostro strumento, che ha funzionato perfettamente. Anche se per pochi secondi”. Nelle parole di Francesca Esposito, dell’Osservatorio astronomico di Capodimonte dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), c’è tutta la passione per il suo lavoro di scienziata. La studiosa campana è “Principal investigator”, cioè responsabile, della speciale stazione meteo “Dreams” (Dust characterization, risk assessment and environment analyser on the martian surface), precipitata a bordo di Schiaparelli. Si tratta di gruppo internazionale di una cinquantina di ricercatori, guidati dall’Inaf di Napoli e dal CISAS dell’Università di Padova, provenienti dall’Italia e da altri istituti di ricerca in Francia, Spagna, Finlandia e Gran Bretagna, con il coordinamento dell’Asi. Nel racconto dei momenti drammatici della discesa marziana del lander, definiti non a caso sei minuti di terrore, la scienziata non sembra riferirsi a un oggetto inanimato. Nelle sue parole c’è sì l’amarezza per l’esito finale, dopo tanti anni di lavoro, ma anche la consapevolezza di essere parte di un’esperienza importante.

“È stato difficile costruire da zero uno strumento nuovo come Dreams in soli quattro anni – spiega Francesca Esposito -. Il team ha dovuto fare i salti mortali, con molte rinunce e complesse campagne di test nel deserto del Sahara, al confine tra Algeria e Marocco. Un lavoro come questo non lo fai se non hai passione – aggiunge la studiosa -. Lo spazio è sempre una sfida e non collabora. Lo sappiamo bene. Nessuno si era mai azzardato ad andare su Marte in un periodo così particolare, come quello delle tempeste di polveri. E, anche se gli ultimi secondi non sono andati come speravamo – sottolinea – è stata un’avventura meravigliosa. Abbiamo acquisito esperienza e imparato molte cose, che non andranno perse. Vorrà dire che ci riproveremo tra quattro anni, nel 2020, con la seconda parte della missione ExoMars, in cui porteremo sul pianeta una versione avanzata della nostra stazione meteo. La prossima campagna di test nel deserto è già in programma nell’estate 2017. Del resto – aggiunge Esposito -, già il nome Dreams scelto per la stazione meteo di Schiaparelli tradisce il sogno della conquista di Marte”.

Gli studi sulle tempeste di polveri, ad esempio i cosiddetti diavoli di polvere, condotti dal gruppo di Dreams, e della correlazione dei grani di particelle, illustrata su Science, con l’attività elettrica del pianeta, è importante per conoscere le condizioni meteo di Marte. Condizioni con cui dovranno fare i conti in un futuro, si spera non troppo lontano, i primi astronauti marziani. Basti pensare alla pellicola “The Martian”, in cui il protagonista, interpretato da Matt Damon, rimane bloccato sul Pianeta rosso proprio in seguito a una tempesta di polveri.

A bordo di Schiaparelli, oltre alla stazione meteo Dreams c’erano anche altre apparecchiature. Come i sensori dai cui dati l’esperimento Amelia (Atmospheric mars entry and landing investigation and analysis) analizzerà le caratteristiche dell’atmosfera marziana che, si legge sul sito dell’Asi, “ha fatto il suo dovere durante la discesa”. Anche un altro strumento italiano, il microriflettore laser Inrri (Instrument for landing-roving laser retroreflector investigations) dell’Asi e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), potrebbe non essere andato perso. Essendo un bersaglio laser passivo, simile a quelli lasciati sulla Luna dalle missioni Apollo, potrebbe, infatti, continuare a operare. Dipende, però, dallo stato di salute di Schiaparelli e, soprattutto, dalla sua posizione e inclinazione. Non si sa, infatti, se il lander sia sopravvissuto all’impatto, e se adesso si trova ad esempio capovolto, o inclinato. Potrebbe anche essere piegato su un fianco e, quindi, riuscire in teoria a trasmettere, ma in orizzontale senza che nessuno possa ascoltarlo.
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Re: Renzi

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L'ITALIETTA E' AL PUNTO PIU' BASSO DELLA STORIA REPUBBLICANA


Uno schianto più disastroso di quello della povera sonda Schiaparelli su Marte. Nelle stesse ore in cui l'Esa taceva imbarazzata per il silenzio preoccupante dallo spazio profondo e anche Matteo Renzi evitava di strombazzare l'impresa italiana (annusando la possibile fregatura), c'è una ministra italiana che ha incautamente sventolato la bandiera dell'orgoglio nazionale: "Dobbiamo essere orgogliosi per la missione", sorrideva la titolare dell'Istruzione Stefania Giannini, un "successo" reso "possibile grazie alle persone che vi lavorano, ricercatrici e ricercatori italiani". Una beffa vera, perché sarebbe bastata un po' più di prudenza per evitare la gaffe.
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.............FORZA MERLI.............



22 OTT 2016 10:18
1. IL PREMIER HA VOLUTO UN NUOVO AEREO MA LO NASCONDE FINO AL VOTO: “LO FARÒ VOLARE DOPO IL REFERENDUM”. MA IL SUO CAPRICCIO E’ COSTATO AGLI ITALIANI IN UN ANNO GIA’ 6 MLN €


2. FINORA L’ UNICO VIAGGIO DELL'AIRBUS PRESO IN LEASING DA ALITALIA È STATO QUELLO A CUBA NEL 2015 MA TENERLO FERMO IN UN HANGAR CI COSTA 76MILA € AL GIORNO. I NOSTRI PILOTI NON LO SAPEVANO USARE: SI E’ RESO NECESSARIO UN ADDESTRAMENTO SPECIALE


3. IL PD HA SEMPRE CRITICATO LE SCELTE DI BERLUSCONI, QUANDO ERA PREMIER, PER I 116 DECOLLI IN UN ANNO, MA RENZI NON SI DÀ MENO DA FARE, VISTO CHE LA SPESA PER I SUOI VOLI E' SCHIZZATA A 50 MILIONI. ALLA FACCIA DELLA SPENDING REVIEW, DEI TAGLI E DEI RISPARMI
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Re: Renzi

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L’invasione del Sì in tivù inizia a dare i suoi frutti
I contrari alla riforma avanti nei sondaggi, ma il trend sta cambiando Gli esperti: informazione e quesito-truffa convincono gli over 54



»GIOVANNA GIANNONE

Il No è in vantaggio, ma il Sì convince sempre di più gli over 54. Gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto per il referendum del 4 dicembre disegnano uno scenario in cui conterà non solo in quanti andranno a votare, ma anche quale sarà la loro età. Si comincia da Ixé, che, perla prima volta, dà il No in vantaggio.
S ECO N D O ilsondaggio, illustrato ieri durante la puntata di Agorà(Rai3) il No è avanti di un punto (38% a 37%). Il 23 settembre Ixè dava il Sì avanti di tre punti, due settimane fa una sostanziale parità al 38%. Scomponendo il dato: il 70% degli elettori del Pd voterà Sì, mentre i contrari prevalgono, invece, fra i votanti di Movimento 5 Stelle e Lega Nord,
»LUCA DE CAROLIS Appena proponiamo come ospite un nostro giovane rappresentante, sui 30-40 anni, alla Rai cancellano l’in vito. È capitato anche a me, più volte. Vogliono rappresentareil frontedel Nocome quellodeglianziani odeipoliticidella primaRepubblica: e invece noi siamo un comitato civico, con tanti giovani, e tante donne”. L’avvocato Anna Falcone, 44 anni, esperta in dirittocostituzionale, èlavicepresidente del Comitato per il No. Risponde al Fatto mentre sta andando a un dibattito a Tivoli, vicino Roma. Matteo Renzi insiste sul No dei “p ro fe ss o ro n i ”, ed effettivamente tra di voi ce ne sono tanti. Non è che la vostra è la solita battaglia dei baroni per lo status quo? Nonè così.Tradinoi cisono tanti giovani costituzionalisti, e gli oltre 500 comitati per il No sparsi per l’Italia sono pieni di ragazzi. Certo, persone come il presidente del Comitato, Alessandro Pace, o Stefano Rodotàsono unriferimento fondamentale. Dai sondaggi trapela come il No sia in vantaggio proprio tra i giovani, mentre tra gli anziani il Sì vince largo. Le to r n a? Effettivamente tantissimi giovani sono per il No, anche perché spesso sono più informati sulla riforma. Mentre nelle fasce di età più alta molti sono orientati per il Sì.
Bel problema, in un Paese “a n z i a n o”. Come potete rim e d i a re? Continuando a girare l’Italia per tenere dibattiti, ovunque. Invitiamo i rappresentanti del Sì per discutere in contraddittori pubblici, e spesso rifiutano. Ma quando si svolgono i confronti, la gente si convince dell’esigenza di dire no a questa riforma fatta di slogan edi fintiobiettivi, come il taglio dei costi, risibile nei fatti. E poi invitiamo i cittadini a informarsi anche da soli, a leggere la riforma. Non è un compito agevole. Appunto. Leggendola ci si rende conto di quanto sia complicata. Si può votare un testo che non si capisce? Neanche gli esperti hanno compreso con esattezza quanti siano i procedimenti legislativi previsti dalla legge. Sonotra 7e12,ma ilnumero precisonon puòdirlonessuno. Il tema deglianziani pro-riforma rimane. Noi non abbiamo certo i mezzi economici del comitato del Sì: l’Italia la stiamo girando auto-finanziandoci. Per dire, a Tivoli sto andando con la mia auto (sorride, ndr). So
prattutto non possiamo imitare il presidente del Consiglio, che promette bonus alle fasce sociali più in difficoltà e più disilluse. Che intende per bonus? Parlo della quatt ordicesima per le pensioni più basse, ad esempio. O della Finanziaria, che si profila come unalegge costruita per raccogliere votiin vista del referendum. Mi pare grave. Avete spesso lamentato poco spazio in tv. Ma ora i dibattiti si stanno tenendo su tutte le emitte n t i . Sì, ma il servizio pubblico non sta facendo a pieno il suo dovere.Io stessaero statainvitata ad alcune trasmissioni della Rai, ma poi gli inviti sono stati cancellati. Pe rc h é ? Ogni volta che proponiamo rappresentanti giovani salta tutto. Ci rispondono che è cambiato il palinsesto e che si
farà un’altra volta. Il nostro sospetto è che vogliano alimentare l’immagine di un comitato fatto solo di persone in età avanzata, e la trita storia dei vecchi del No contro i giovani del Sì. A quali tras m i ssi o n i doveva parte c i p a re? Prefe risco non dirlo. Spero ancora di parteciparvi. Ha avuto questi problemi anche su emittenti p r i va te? A ss o l ut a me nte no. La Rai è tutta per il Sì? Molta dell’i nform azio ne, compresa la stragrande maggioranza dei giornali, è a favore della riforma. Volevate fermarla anche con il ricorso sul quesito referendario, ma il Tar del Lazio l’ha respinto. E Renzi esulta: “I grandi professori del No hanno perso anche lì”. Il premier è laureato in Giurisprudenza, eppure non sa interpretare le sentenze. Il Tar non è entrato nel merito,
bensì ha detto di non essere competente a decidere. Vi ha attaccato anche la ministra Maria Elena Boschi: “Nel fronte del No non ci sono donne in prima linea. Basta guardare le foto dell’i n iziativa di D’Alema e Quag l i a r i e l l o”. Un’altra falsità. A parte me, nel comitato ci sono donne come Lorenza Carlassare e Nadia Urbinati. E i nostri comitati ne sonopieni. Piuttosto, la Boschi discuta con me della riforma. Facciamo un dibattito, dove e quando vuole. Tanti politici di vecchio conio sono per il No... È solo un campione statistico. Il nostro è un comitato civico, composto da personedel più diverso orientamento, e anche da tanti studenti. Solo che trovano tanti problemi, perché le università non concedono loro le auleper i dibattiti, come accaduto a La Sapienza di Roma. Insomma, per il vostro comitato tanti ostacoli? Assolutamente sì.Ma lapercezione, dovunque andiamo, è positiva. Riusciamo a convincere i cittadini. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(rispettivamente 64 e 68%). Secondo Ixè, se l’Italia andasse al voto oggi, l’affluenza sarebbe del 55%, 4 punti in più rispetto alla settimana scorsa. Anche l’istituto Index Research, nel corso della puntata di giovedì di Piazza Pulita, ha reso note le sue percentuali. Qui le sorprese sono poche: il No rimane in vantaggio di 3 punti (51,5 contro 48,5%), proprio come tre settimane fa. Da febbraio i contrari alla riforma sono aumentati di circa 13 punti e non accennano a calare. La battaglia, quindi, si giocherà sugli indecisi.
IL NO ÈIN VANTAGGIOanche perIpr Marketing che registra unoscollamento di due punti, 51% contro 49%. Nella rilevazione precedente il No staccava però il Sì di ben 8 punti (54% contro 46%). “In pratica, in que
sto mesedue indecisisu tre hanno scelto il Sì”spiega il presidente di Ipr, Antonio Noto. Cos’è successo nell’ul timo mese? “Il Sì ha avuto più spazio in tv e sui giornali. Inoltre è stato pubblicato il quesito referendario”. Fin qui i dati generali.
SE SI DIVIDONOi votanti per fasce di età, si notache ilNo prevalefrai giovani,mentre gli ultracinquantenni scelgono in larga parte il Sì. Un dato che emerge chiaramente dalle rilevazioni dell’Istituto Piepoli. Il No supera il Sì in tutte le fasce d’età, a eccezione di quellaover54. QuiilSìhala meglio,conil 60,5%, contro il 39,5%. Le stesse percentuali sono invertite nella fascia fra 18 e 34 anni. Tutti i sondaggisti sono concordi nel ritenere che un ruolo importante sarà giocato dall’affluenza. “Storicamente - precisa Ro
berto Baldassarri, presidente dell’I stit uto Piepoli - la popolazione più anziana vota di più equesto vaa vantaggiodel Sì.Chi parteggia per il Sì dovrà cercare di fare cambiare idea ai giovani che oggi votano in maggioranza per il No. Chi parteggia per il No dovrà impegnarsia portarela popolazione giovane alle urne”. Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Weber, presidente di Ixé: “La sensazione è che più gente va a votare e più il No è potenzialmente favorito”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Renzi

Messaggio da UncleTom »

22 OTT 2016 12:14
SOGNO O SONDAGGIO? AVVISATE RENZI: SUL REFERENDUM LA GHIGLIOTTINNA CALATA SU EQUITALIA CONTA PIU’ DI UN SELFIE CON OBAMA

- IL SÌ E’ IN RIMONTA MA IL NO È ANCORA IN TESTA ANCORA ALTA LA QUOTA DI INDECISI, LA VITTORIA SI DECIDERÀ SUL FILO DI LANA -




Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”


Conta di più un selfie con Obama o la ghigliottina calata su Equitalia? Vale tutto, nella battaglia referendaria di Matteo Renzi. E tutto sposta voti, anche se non può bastare una cena alla Casa Bianca per issare la bandiera del governo sulla montagna del No.

Certo, il trend indica un’inversione di tendenza a favore della riforma, ma un solo istituto registra per adesso il controsorpasso del Sì. «La verità – spiega Alessandra Ghisleri (Euromedia Research) – è che non vale solo “quello” che fai per ottenere consenso, ma “quando” lo fai e “cosa” accade nel frattempo. Un vertice con il presidente degli Stati Uniti non deve pesare oggi, ma il 4 dicembre...».


Tutto nasce da un sondaggio di Demopolis. Per la prima volta da mesi, segnala il Sì oltre la soglia del 50%. Un 51% frutto dell’impatto mediatico di alcune misure annunciate dal governo, assicura il direttore Pietro Vento. Il reset di Equitalia, ad esempio, oltre agli interventi sulle pensioni e alle le missioni internazionali del premier. «Il trend è certamente quello di un recupero del Sì - premette Antonio Noto a nome di Ipr - ma è per lo più precedente rispetto a questi eventi.

E il No, comunque, è ancora al 51,5%». Ma se qualcosa si è mosso, è davvero merito del brindisi con Barack? «Gli endorsement dei leader internazionali spostano nulla – chiarisce Noto – semmai possono incidere quelli negativi, generando una reazione “difensiva” nell’elettorato. Altro discorso è Equitalia: muove qualcosa, soprattutto se il messaggio si sedimenta a ridosso del voto».

Ecco il punto, il “quando”: «Lo sa che il 15% decide l’ultima settimana, il 4% addirittura nella cabina elettorale? Insomma, annunci del genere hanno presa sulla fetta di elettorato “emotivo”. Un po’ come fece Berlusconi l’ultimo giorno di campagna elettorale con l’Ici sulle prime case, ricorda? ».


Il portafogli più che la diplomazia internazionale, sembra di capire. Lo sostiene anche il sondaggista Alessandro Amadori, che stima il No ancora in vantaggio al 52%. «Obama non c’entra proprio nulla – distingue – mentre Equitalia può incidere indirettamente a favore di Renzi. Il voto è come un investimento».

Metafora suggestiva, che dimostra come in gioco ci sia l’esistenza stessa dell’esecutivo: «Noi lo paragoniamo al Rot, cioè alla capacità del capitale investito di trasformarsi in ricavi di vendita: ecco, misure fiscali di questo tipo posso creare nell’elettore un atteggiamento favorevole alla permanenza di questo governo».


Neanche Nicola Piepoli pensa che la rimonta del Sì sia completata, né considera certo che mai si concretizzerà. «Eppure penso che il 54% che attribuisco oggi al No non sia l’unico dato da tenere in considerazione. Conta pure la psicologia di massa. Cosa ci dice? Che la partita è aperta per la forte volontà di Renzi di vincere: il Sì ha un significato naturalmente positivo, creativo. E questo ha presa nella gente». Portafoglio e psiche, insomma. «E poi anche l’incontro con Obama, perché no? Spostasse anche l’1%, servirebbe comunque: i referendum si vincono con un voto in più. E, come è noto, per un voto Martin perse la cappa...».

Su tutto, naturalmente, pesa l’immensa incognita degli indecisi. «Il No è tra il 52 e il 53%, al momento - informa Ghisleri - La soglia di “non ritorno” statistico è al 54%, ma comunque oggi non varrebbe a causa dell’alto numero di elettori che non sa cosa votare ». Molto, insomma, può cambiare.


«Negli Stati Uniti si vota l’otto novembre - ricorda ancora la sondaggista - dunque prima del nostro referendum. Ci si può chiedere quanto valga l’appoggio di Obama, visto che il 4 dicembre ci sarà già un nuovo Presidente. O quanto invece peserebbe una vittoria di Trump: farebbe percepire come più apprezzabile il sostegno dell’ex presidente Usa?». È tutto molto più complicato di un selfie.
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