Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?

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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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UncleTom ha scritto:L'assalto alle coste italiane:
quattromila sbarcati in Sicilia

Oltre 6.500 immigrati recuperati negli ultimi sette giorni. Decine di navi in rotta verso i porti dell'isola, ormai al collasso

di Sergio Rame
34 minuti fa


L'assalto alle coste italiane: 4mila immigrati sbarcati in Sicilia
È allarme immigrazione. Oltre 6.500 immigrati recuperati negli ultimi sette giorni. Solo oggi ne sbarcheranno 4mila nei porti della Sicilia


Sergio Rame - Lun, 24/10/2016 - 11:14
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La Francia sgombera la "giungla" di Calais, l'Italia accoglie una nuova ondata di immigrati.


E l'Unione europea guarda l'invasione senza muovere nemmeno un dito.

Nell'ultima settimana sono stati recuperati altri ventisei cadaveri nel Canale di Sicilia.

È il risultato di un'immigrazione incontrollata che negli ultimi giorni ha riversato altri 6.500 immigrati sulle nostre coste.

E ben quattromila si riverseranno oggi nei porti della Sicilia dopo i salvataggi tra le coste del Nord Africa e l'Isola.

"Stiamo seguendo molto da vicino la situazione in Libia".

L'allarme non arriva dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, ma dal ministro degli Esteri uscente, Josè Manuel Garcia-Margallo, che nel corso di una visita di due giorni al Cairo è tornato a sottolineare i rischi dell'invasione degli immigrati.

"La perdita di terreno dello Stato islamico (Isis) in Siria e in Iraq potrebbe causare uno spostamento di jihadisti in Libia - spiega Margallo - con la perdita di terreno in Libia, la minaccia jihadista si avvicina alle nostre coste e alle coste europee".

D'altra parte i numeri degli ultimi giorni sono a dir poco allarmanti.

Le operazioni di soccorso dei giorni scorsi porteranno nella sola giornata di oggi a quattromila sbarchi nei porti dell'isola.


Il mercantile Tanker Okyroe porterà ad Augusta 758 persone; la nave Siem Pilot, con 1.117 migranti e 17 salme è arrivata a Palermo; la nave Dignity I, con 552 persone e una salma giungerà a Trapani; la nave Werra approderà con 857 migranti a Messina; la nave Beckett con 650 migranti raggiungerà Pozzallo, e la nave Corsi con 358 migranti è diretta invece verso Crotone.



A Taranto è attesa invece la nave Aquarius con 520 persone a bordo. Nave Gregoretti della Guardia Costiera invece è arrivata ieri a Napoli con altre 463 persone.



Ancora in alto mare sono invece nave Dattilo con 434 migranti a bordo e nave Iuventa con 278 persone, mentre la nave Rio Segura porta "appena" 117 uomini.


Il traffico via mare non conosce soste.
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Migranti, la Grecia esplode:
assalto al centro Ue di Lesbo

Scoppia la rivolta sull'isola greca dove sono ospitati 6mila immigrati. La struttura Ue data alle fiamme. Torna il caos

di Sergio Rame
poco fa
UncleTom
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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UncleTom ha scritto:Migranti, la Grecia esplode:
assalto al centro Ue di Lesbo

Scoppia la rivolta sull'isola greca dove sono ospitati 6mila immigrati. La struttura Ue data alle fiamme. Torna il caos

di Sergio Rame
poco fa


Immigrati, la Grecia esplode (ancora): assalto al centro Ue di Lesbo
Scoppia la rivolta sull'isola greca dove sono ospitati 6mila immigrati. La struttura Ue data alle fiamme. È il caos


Sergio Rame - Lun, 24/10/2016 - 13:44
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Lesbo torna a bruciare. Centinaia di immigrati, la maggior parte pachistani, hanno attaccato il centro di accoglienza dell'Unione europea a Moria dove sono stati accesi dei fuochi per protestare contro le condizioni di detenzione.



video
L'incendio al campo profughi

video
I vigili del fuoco in azione

video
Lesbo, il campo profughi di Moira...
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/imm ... 22918.html


Gli agenti della polizia ellenica sono intervenuti per riportare la situazione alla calma.

Nei giorni scorsi il governo greco ha adottato un documento nel quale si sottolinea la necessità di far calare il numero dei rifugiati presenti a Lesbo. Lo scorso 8 ottobre i funzionari ellenici, riunitisi ad Atene per discutere della crisi migratoria e di come gestire le migliaia di immigrati giunti sull'isola di Lesbo, hanno concordato che le strutture in loco vanno ristrutturate, diminuendo il numero degli stranieri ospitati e velocizzando le procedure di asilo.

La municipalità di Moria, sull'isola di Lesbo, riceverà finanziamenti come ricompensa per i danni subiti dalla presenza di rifugiati nell'area. Verrà inoltre costantemente monitorato il flusso di migranti in arrivo dalle coste turche. Attualmente, le strutture di Lesbo ospitano quasi 6mila immigrati, sebbene il limite massimo stabilito dovrebbe essere di 3.500 persone, in base alle disposizioni del governo ellenico.
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UN PROBLEMA EUROPEO.
LA ZIA MERKELLONA DOV'E'??????




Calais, al via lo sgombero della “giungla”: partito il primo autobus, situazione sotto controllo
(FOTO e VIDEO)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... i/3117369/


Calais, scontri tra migranti e polizia
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Mondo
Lo smantellamento del campo, già annunciato da tempo, è iniziato intorno alle 8. I migranti - soprattutto afghani, eritrei e sudanesi - si sono messi in coda con alla mano le valigie e i loro pochi beni, per essere trasferiti nei 450 centri che il governo francese ha aperto su tutto il territorio. Da ricollocare oltre 6mila migranti
di F. Q. | 24 ottobre 2016
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Più informazioni su: Calais, Francia, Migranti
Lo sgombero della più grande bidonville d’Europa è iniziato, come annunciato, alle 8 di mattina, dopo gli scontri e le tensioni di ieri sera. I migranti – per lo più afghani, eritrei e sudanesi – ospitati nella giungla di Calais, tra le 6mila e le 8mila persone, si sono messi in coda con alla mano le valigie e i loro pochi beni, per essere trasferiti nei 450 centri che il governo francese ha aperto su tutto il territorio. Uno smantellamento che dovrebbe concludersi in sette giorni.

Il prefetto del Nord-Pas-de-Calais, Fabienne Buccio ha dichiarato: “Tutto si sta svolgendo normalmente, in modo organizzato e metodico. Per ora sono partiti 17 pullman con 711 migranti a bordo. Altri tre bus stanno per partire”. Sullo sgombero di Calais poi sono arrivate anche le parole del ministro dell’Interno Francese, Bernard Cazeneuve: “Lo smantellamento è un dovere umanitario per il nostro Paese. È il risultato di un impegno costante dello Stato per due anni a Calais, assieme ai funzionari locali e alle associazioni. Risponde a una situazione d’emergenza, ma anche alle attese di una città e dei suoi abitanti, che affrontano da più di cinque anni una crisi migratoria di grande entità. Avverrà in una sola volta, impiegheremo tutti i giorni necessari perché abbia successo”.


I disordini potrebbero verificarsi nei prossimi giorni. Per Pierre-Henry Brandet, portavoce del ministero dell’Interno di Parigi, “la cosa più difficile sarà convincere i migranti recalcitranti, nei prossimi giorni”. “Le operazioni di smantellamento vero e proprio comincerà domani con la distruzione delle tende e delle capanne” ha poi aggiunto. Intanto il centro di accoglienza e orientamento (Cao) di Loubeyrat, nel dipartimento francese del Puy-de-Dome, è stato colpito questa notte da un tentativo di incendio doloso. L’edificio era destinato ad accogliere una parte dei migranti evacuati oggi dalla tendopoli di Calais.

In totale, le autorità francesi prevedono che circa 60 autobus partiranno oggi con a bordo 50 persone ciascuno, domani sono attesi 45 autobus e mercoledì altri 40. Tutti i bambini e le famiglie – minoritari nel campo – saranno oggetto di particolare attenzione e cura al momento della selezione della destinazione. Secondo il sito francese Le Figaro uno dei primi autobus sarebbe diretto nel Morbihan, distante circa 8 ore di strada. I migranti verranno distribuiti nei centri di accoglienza di undici regioni (escluse Corsica e Ile-de-France). La scelta della destinazione, riportano i media locali, si effettua nell’hangar di 3mila metri quadrati situato a circa 300 metri dalla giungla in cui è stato allestito un punto di accoglienza. In questo edificio i migranti incontreranno i funzionari dell’Ufficio francese dell’immigrazione e integrazione che proporranno a ciascuno di loro la scelta tra due regioni di destinazione illustrandole sulla mappa della Francia.

Dopo aver scelto una destinazione, ai migranti verrà consegnato un braccialetto corrispondente al colore della regione scelta. La scelta del braccialetto, riferiscono i giornali locali, è stata fatta perché molti migranti non parlano né leggono il francese. Successivamente verranno divisi in gruppi e collocati in delle tende in attesa di partire. Quando una tenda da 50 posti sarà piena, i migranti verranno fatti salire su un autobus che partirà per quella destinazione. Secondo la stampa francese sono state date istruzioni perché le persone che si presentano assieme non vengano divise anche se non fanno parte dello stesso nucleo famigliare.



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Nelle ultime settimane, il personale dello Stato e le associazioni umanitarie hanno lanciato una campagna di informazione per i migranti, con lo scopo di convincerli a beneficiare di questo dispositivo di aiuto anziché ostinarsi a rimanere a Calais, il punto di raccolta più vicino al Regno Unito, destinazione desiderata dalla maggior parte di loro. La campagna informativa sembra aver dato i suoi frutti e questa mattina molti uomini e donne sono arrivati nel centro di smistamento da dove gli autobus li porteranno nelle loro nuove destinazioni.

Qualora qualcuno abbia famiglia nel Regno Unito, sarà trasferito oltre Manica. La questione più spinosa è costituita da coloro che non vorranno abbandonare il campo con il desiderio di attraversare il Canale della Manica. Il governo francese ha programmato un importante dispiegamento di polizia, con il rinforzo di duemila agenti, per evitare che chi rimane di installi in altri campi di fortuna. Alcuni migranti più radicali si sono opposti agli spostamenti anche con la forza: gli agenti hanno utilizzato in questi scontri – l’ultimo si è verificato questa mattina – i gas lacrimogeni. In Belgio intanto sono stati rafforzati i controlli tra la costa fiamminga e la Francia. La polizia belga ha mobilitato da sabato 120 agenti supplementari. Bruxelles teme che i rifugiati attualmente a Calais si spostino in direzione dei porti belgi.

Lo sgombero era già stato annunciato sul posto dal presidente francese François Hollande il 26 settembre e successivamente confermato – giovedì scorso – dal ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, che aveva parlato di un’operazione ‘imminente’: “A partire dal momento in cui tutte le condizioni sono riunite perché ciascuno venga messo al riparo, non c’è motivo di attendere e lasciare ulteriormente nel fango e nel freddo coloro che si trovano a Calais“, aveva detto.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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La Stampa 24.10.16
Così dopo secoli di sfruttamento l’Europa sbarra le porte all’Africa
Le potenze coloniali hanno depredato l’intero continente. Ora si è aggiunta la Cina
Ma anche corruzione e libertà negate nel Continente spingono milioni di persone a fuggire
di Antonio Maria Costa


Da tempo l’Italia sollecita solidarietà in Europa per condividere l’onere dell’immigrazione. La richiesta, senza successo, è motivata da comunanza d’interessi di fronte a violenza e povertà in Africa.
In effetti, l’esodo attraverso il Mediterraneo non è solo il risultato di miserie attuali. È conseguenza del più grande crimine nella storia dell’umanità: un delitto perpetrato a Londra, Parigi e Bruxelles - e che ora continua con il concorso di Pechino. Un crimine che ha causato, dice l’ex capo Onu Kofi Annan, oltre 250 milioni di morti (neri): per farsi un’idea, il doppio dei morti (bianchi) nelle due guerre mondiali. Storia e giustizia motivano la richiesta italiana, non solo solidarietà.
Una parola sintetizza la tragedia africana: sfruttamento. La razzia incessante delle risorse - umane, minerarie, agricole - inizia nel XV secolo, quando i portoghesi mappano coste e sviluppano affari. Poi Spagna, Inghilterra e Francia trafficano spezie e, in maniera crescente, esseri umani. Per tre secoli gli europei non penetrano all’interno del continente: contano sugli arabi che assalgono i villaggi e organizzano interminabili carovane di prigionieri fino al mare – trasportati a Oriente verso il Golfo e l’Asia, e a Occidente verso le Americhe.

Schiavi tre su quattro
Nel ’600 tre africani su quattro sono intrappolati in una qualche forma di servitù. Inglesi e francesi si distinguono per un lucroso commercio triangolare: trasportano cargo umano nelle Americhe, dove usano le acque fredde del Nord per disinfettare navi purulente di sangue e infestazioni. Poi caricano zucchero, cotone e caffè che trasportano in Europa (a Liverpool e Nantes). Quindi riempiono le stive di manufatti, alcol, armi e polvere da sparo che barattano in Africa con altre vittime. La razzia accelera quando, come risultato della guerra di successione spagnola (i trattati di Utrecht del 1713), Londra ottiene il quasi monopolio del traffico di schiavi attraverso l’Atlantico. Il picco è raggiunto alla fine del ’700 per un totale di 100 milioni di vittime (stima incerta, ma realistica).
All’inizio dell’800 due mutamenti storici convergono. Dopo decenni di lotta, il movimento anti-schiavista prevale: nel 1807 il Regno Unito decreta la fine del traffico internazionale di esseri umani; l’anno successivo aderiscono gli Usa. (Non è la fine della schiavitù, ma la fine del trasporto nell’Atlantico). Al contempo, e per recuperare reddito, inizia l’esplorazione del cuore dell’Africa: David Livingstone, H. M. Stanley e più avanti Richard Burton, mappano i fiumi del Congo, scoprono i grandi laghi e trovano le sorgenti del Nilo. Lo spirito d’avventura anima gli esploratori. La ricchezza delle risorse africane motiva i loro governi, afflitti da problemi economici: una lunga depressione in Francia e Germania (1873-96), un continuo disavanzo commerciale in Inghilterra. L’Africa è ritenuta la soluzione della crisi, grazie alle sue grandiose risorse: rame, diamanti, oro, stagno nel sottosuolo; cotone, gomma, tè e cocco in superficie.

L’occupazione
Entrano anche in gioco interessi individuali - anzi, personali. L’inglese Cecil Rhodes chiama Rhodesia (oggi Zimbabwe) il Paese del quale s’impossessa. Il re del Belgio Leopoldo II dichiara il Congo proprietà personale e passa dal furto delle risorse umane all’esproprio di quelle naturali. «Quando, dopo 200 anni, traffici umani, mutilazioni e mattanze terminano, inizia la razzia di avorio e caucciù», scrive Stephen Hoschchild, biografo di Leopoldo. In una storia di avidità e terrore, l’African Company (di proprietà del re) causa 10 milioni di morti ed espropria risorse per decine di miliardi attuali. Venti-trentamila elefanti sono abbattuti annualmente. E il Belgio emerge come il Paese più ricco in Europa.
Inevitabilmente la corsa a derubare l’Africa diventa ragione di scontro tra le potenze coloniali. Intimorito, il Kaiser Guglielmo II convoca la conferenza di Berlino (1884), durante la quale le potenze europee si spartiscono il continente: un accordo che dura fino al 1914. La demarcazione dei confini coloniali decisa a Berlino violenta le realtà africane: racchiude etnie, religioni e lingue in confini artificiali, al solo fine di perpetuare il saccheggio delle risorse. In breve, i confini tracciati dagli europei allora pongono le basi per la violenza e la povertà di ora.

La II guerra mondiale
Dopo la seconda guerra mondiale l’Africa diventa indipendente, con risultati non meno devastanti. In vari Paesi il potere passa nelle mani della maggiore etnia, che raramente coincide con la maggioranza della gente: chi è fuori dal clan è oppresso, spesso fisicamente. Imitando gli oppressori coloniali, i nuovi despoti gestiscono le risorse come proprietà personale. Rubano quanto possibile. Il resto finisce nelle tasche di amministratori corrotti, finanzia milizie a sostegno del potere e, soprattutto, compra la correità degli investitori esteri - inglesi, francesi e belgi. Nel primo mezzo secolo d’indipendenza africana gli interessi economico-finanziari europei (a volte americani) mantengono al potere dittatori sanguinari in nazioni artificiali. Rivolte e fame hanno un costo umano drammatico.
Una seconda liberazione si delinea dopo il 1990. Grandi despoti scompaiono, e con essi gli immensi patrimoni da loro saccheggiati. Il comunista Mengistu fugge dall’Etiopia, Mobutu muore in Congo, il nigeriano Abacha spira nelle braccia di una prostituta: questi due ultimi accusati di aver rubato almeno 5 miliardi di dollari a testa. Soldi impossibili da recuperare: all’Onu ho identificato parte dei fondi di Abacha in banche anglo-svizzere, che gli avvocati dei figli del dittatore hanno subito congelato. Inevitabilmente le risorse rubate ai cittadini africani finiscono con l’arricchire le banche di New York, Londra e Lussemburgo.

La situazione oggi
Oggigiorno, a distanza di un quarto di secolo, furti e violenza continuano, dal Sudan di Al-Bashir (2 milioni tra morti e rifugiati), al Congo di Kabila (6 milioni di morti); dallo Zimbabwe di Mugabe, al Sud Africa di Zuma. In Guinea equatoriale il presidente Obiang, al potere da 35 anni, nomina vicepresidente il figlio Mangue - un vizioso che colleziona auto di lusso, tra esse una Bugatti da 350 mila dollari che raggiunge i 300km/h in 12 sec. Il settimanale inglese «The Economist» elenca 7 Paesi africani su 48 come liberi e democratici: tra essi Botswana, Namibia, Senegal, Gambia e Benin. Altrove gli autocrati perpetuano il potere modificando la costituzione (in 18 Paesi), oppure ignorandola (Congo). Il vincitore «piglia tutto», dice Paul Collier di Oxford: ruba per ripartire le spoglie con quanti l’aiutano a preservare il potere. Nulla sfugge al suo controllo: parlamento, banca centrale, commissione elettorale e media.
A tutt’oggi, i Paesi europei che erigono muri e fili spinati contro gli immigrati africani continuano a depredare le materie prime dell’Africa. Non solo oro e petrolio, disponibili altrove. Sono soprattutto i minerali rari che interessano: uranio, coltan, niobio, tantalio e casserite, necessari nell’elettronica dei cellulari e in missilistica. Allo sfruttamento ora partecipa attivamente anche la Cina, prediletta dai despoti africani perché non condiziona prestiti e investimenti a clausole per proteggere democrazia e ambiente. Insomma, una catena d’interessi stranieri mantiene il continente nella disperazione: parlamenti e amministrazioni sono corrotti; strade, energia elettrica e ferrovie inesistenti.


Fuga verso l’Occidente
A questo punto la gente africana ha una misera scelta: morire di violenza e povertà in patria, oppure rischiare la vita nel Mediterraneo, in un esodo dalle dimensioni bibliche - decine di migliaia di persone negli ultimi mesi, decine di milioni negli anni a venire. Papa Francesco parla di carità. Il governo italiano di solidarietà. Certamente. Soprattutto il mondo riconosca che Londra, Parigi e Bruxelles hanno causato il dramma africano, derubando dignità e risorse a gente già povera. È tempo di risarcimento - com’è avvenuto dopo la prima guerra mondiale, dopo l’Olocausto, e a seguito di disastri naturali. Risarcimento in termini di assistenza allo sviluppo (per fermare la migrazione) e in termini d’integrazione (per assistere gli immigrati). L’Italia, con le sue minime colpe coloniali, ha poco da risarcire e tanto da insegnare ai Paesi che ora erigono barriere contro le vittime della violenza europea.<
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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CI MANCA SOLO CHE IN QUESTO CAOS MEGALATTICO DI UN MONDO ORIENTATO SULLA VIA DEL DISFACIMENTO, SI INNESCASSE IN PARALLELO UNA GUERRA DI RELIGIONE SENZA SENSO.




La Stampa 24.10.16
Sigilli alle moschee abusive
L’Egitto attacca l’Italia: “Fomentate l’estremismo”
Dopo la preghiera di protesta dei musulmani al Colosseo, in campo una delle maggiori autorità religiose: un errore
di Rolla Scolari


Dall’Egitto è arrivata una dura condanna alla chiusura di cinque moschee non autorizzate a Roma. Dopo la preghiera di centinaia di musulmani venerdì davanti al Colosseo, in protesta contro la misura riguardante i luoghi di culto irregolari, a prendere posizione è una delle più importanti istituzioni religiose egiziane, legata direttamente al governo del Cairo: Dar al-Ifta. Il suo Osservatorio contro l’Islamofobia ha denunciato la mossa delle autorità italiane e parlato della possibilità che la chiusura di moschee possa fomentare i radicalismi e fornire agli estremisti giustificazioni per atti criminali.
La dichiarazione stupisce per diversi motivi. In primo luogo, perché Dar al-Ifta, istituzione religiosa incaricata di questioni legali e dell’emissione di pareri di diritto islamico - fatwe - è un organo governativo.
Rapporti tesi
La denuncia nei confronti di una decisione presa dalle autorità italiane arriva quindi direttamente da un’istituzione legata al governo del Cairo, in un momento in cui rapporti con l’Italia sono caratterizzati da importanti tensioni. «Una collaborazione assolutamente inadeguata», ha detto ad aprile il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, descrivendo l’impegno egiziano sul caso Regeni, il giovane ricercatore italiano trovato morto con segni di evidente tortura sul corpo nel febbraio 2015, al Cairo. A luglio, in seguito alla decisione del Parlamento di fermare la fornitura all’Egitto di pezzi di ricambio per i caccia F16, il Cairo ha parlato di «impatti negativi in tutti i campi della cooperazione tra i due Paesi: sul piano bilaterale, regionale e internazionale».
Stupisce anche il fatto che a condannare la chiusura di moschee abusive secondo la legge italiana sia un’istituzione che, in Egitto, negli ultimi tre anni è stata parte di una campagna governativa mirata ad arginare gli estremismi aumentando la stretta contro luoghi di culto e predicatori non ufficiali. Il testo pubblicato sull’account Facebook dell’Osservatorio non specifica che obiettivo del provvedimento italiano sono moschee irregolari.
12 mila imam sospesi
Nel 2013, poco dopo l’ascesa del presidente Abdel Fattah al-Sisi, in Egitto il ministero dei Beni religiosi ha imposto la chiusura di tutte le moschee di superficie inferiore agli 80 metri quadrati: ricadevano nella categoria oltre 27mila sale di preghiera, spesso luoghi di culto improvvisati e difficili da controllare per le autorità locali. Nel giugno 2014, oltre 12 mila imam considerati non ufficiali sono stati sospesi. Durante l’intero 2016, è andata avanti in Egitto la polemica sull’imposizione da parte del governo di sermoni pre-scritti da un comitato scelto di esperti, cui però si è opposta al-Azhar, una delle maggiori istituzioni religiose dell’islam sunnita, il cui grande imam è comunque nominato dal presidente egiziano. «La dichiarazione dell’Osservatorio suona strana - spiega Wael Farouq, studioso egiziano e docente all’università Cattolica di Milano e all’American University del Cairo - perché sia Dar al-Ifta sia al-Azhar hanno sempre chiesto a tutti i musulmani di avere uno status legale riconosciuto all’estero, ufficiale, e le moschee chiuse in Italia erano considerate irregolari: chiuderle significa essere in armonia con quello che hanno sempre detto dal Cairo e anche con la linea tenuta in questi mesi in Egitto».
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1 ora fa 1235
È boom di immigrati sbarcati:
4.300 oggi, altri 1.100 domani

Invasione senza fine: +9,83% rispetto al 2015

Sergio Rame
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SEDUTI SU DI UNA POLVERIERA CHE STA PER ESPLODERE


Gorino, paese in piazza contro migranti
“Una è incinta? Non mi frega un caXXo”
“Razzismo? Aiutiamoli a casa loro”
La Curia: “È stata una notte ripugnante”
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UncleTom ha scritto:SEDUTI SU DI UNA POLVERIERA CHE STA PER ESPLODERE


Gorino, paese in piazza contro migranti
“Una è incinta? Non mi frega un caXXo”
“Razzismo? Aiutiamoli a casa loro”
La Curia: “È stata una notte ripugnante”

25 ottobre 2016 | di David Marceddu
Migranti a Gorino, le ragioni delle barricate anti-profughi: “Ma quale razzismo, aiutiamoli a casa loro”

Dopo un giorno e una notte di barricate gli abitanti di Gorino, frazione di Goro in provincia di Ferrara, hanno ottenuto che le 12 donne migranti che dovevano arrivare in un ostello della cittadina siano portate da un’altra parte. “Non siamo razzisti”, dicono i presenti al presidio. Poi una ragazza aggiunge: “Ce l’abbiamo con il governo non con i migranti, aiutiamoli a casa loro”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/10/ ... ro/570199/
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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SEDUTI SU DI UNA POLVERIERA CHE STA PER ESPLODERE




DA UNA PARTE C’E’ UNA CLASSE POLITICA CORROTTA CHE DA L’IMPRESSIONE DI VOLER ACCUMULARE, NELL’ULTIMA FASE, QUANTO PIU’ DENARO POSSIBILE, E POI, QUANDO SCOPPIA IL BUBBONE FUGGIRE ALL’ESTERO DOVE HANNO TROVATO RIFUGIO I LORO SOLDI PERCEPITI CON IL TRAFFICO DEI MIGRANTI E NON SOLO.
E’ UN CLASSICO. E’ GIA’ STATO FATTO, AD ESEMPIO AI TEMPI DELLA CADUTA DELLA REPUBBLICA DI SALO’, NEL 1945, ALLA FINE DELLA GUERRA.
DALL’ALTRA, C’E’ UNA POPOLAZIONE SMARRITA, SENZA PUNTI DI RIFERIMENTO, COMPLETAMENTE ALLO SBANDO.
LO SI SENTE TUTTI I GIORNI NEI DISCORSI INTERPERSOLALI.
MA DI QUESTI TEMPI SI PUO’ SONDARE IL TERRENO FACENDO L’ANALISI NEI LUOGHI DI INTERNET DOVE E’ POSSIBILE ESPRIMERSI A RUOTA LIBERA.

NE VIENE FUORI UN QUADRO PREOCCUPANTE E RACCAPRICCIANTE.


VEDI: http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/10/ ... ro/570199/
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