LA SFIDA del REFERENDUM

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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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I TRUFFADORES SONO ALL'OPERA


Così i comitati della Farnesina tifano per il Sì (coi soldi nostri)

Le mail degli italiani in Spagna invase dalla propaganda per il Sì al referendum costituzionale. Silenzio sulle ragioni dei comitati del No


Giuseppe De Lorenzo - Gio, 03/11/2016 - 20:29
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Non bastava il testo-truffa del referendum costituzionale, scritto appositamente per spingere gli italiani a votare Sì senza pensarci.


Non bastavano nemmeno i 300mila euro dei contribuenti spesi da Maria Elena Boschi per andare in Sud America a convincere gli italiani all'estero a votare in massa per la riforma di Renzi. Ora il governo schiera pure i Comitati per i cittadini all'estero (Comites). Ovviamente a spese nostre.

In Spagna ad esempio accade che il Comites locale invii una mail agli italiani residenti nella penisola iberica promuovendo con tutti i crismi le "ragioni per il Sì". Snobbando il No.

Cosa sono i Comites
Facciamo un passo indietro. Molti degli italiani forse nemmeno sanno che dal 1985 i cittadini emigrati nelle varie parti del mondo eleggono dei "Comitati degli Italiani all’Estero", organismi rappresentativi con funzione consultiva presso i consolati. Insomma: dovrebbero raccogliere e promuovere le esigenze della comunità italiana nel Paese estero dove è istituito. Non solo. Tra le altre cose possono anche promuove alcune iniziative pubbliche come dibattiti sul referendum costituzionale che si terrà (salvo rinvii dell'ultimo momento) il prossimo 4 dicembre. Ovviamente per pagare queste iniziative il Ministero degli Affari Esteri drena risorse ai contribuenti italiani. Ogni Comites, infatti, può chiedere annualmente un finanziamento allla Farnesina per sostenere le spese più varie. Soldi che dalle tasche degli italiani finiscono (anche) a promuovere le riforme di Renzi&co.

Il Comites spagnolo e la propaganda per il Sì
In Spagna infatti il Comites ha organizzato il 20 ottobre scorso un dibattito presso l'ambasciata di Madrid per mettere a confronto i due schieramenti. Un rappresentante a spiegare perché votare No e un'altro a dire per quale motivo mettere una crocetta sul Sì. Bene. Il problema è che il 29 ottobre i residenti in Spagna hanno ricevuto una mail in cui veniva messo in bella vista un articolo pescato direttamente dal "Comitato per il Si della Spagna a sostegno della riforma costituzionale". Nessuna informazione, invece, dal fronte del No. Evidentemente penalizzato. Certo: il Comites ha invitato "i comitati per il No a farci pervenire il loro contributo". Ma invece di aspettare di avere entrambe le posizioni hanno preferito far subito pubblicità al Sì. Meglio propaganda oggi che la par condicio domani. Forse sarebbe stato più corretto chiedere preventivamente un contributo pure alla controparte, attendere di riceverla e poi redigere la mail con le due posizioni a confronto.

Anche solo perché il Comites vive di contributi pubblici versati da tutti i contribuenti. Anche quelli che voteranno No.
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1 ora fa 17
Sondaggio gela Alfano:
"No al rinvio del voto"

Lo schiaffo al ministro
Luca Romano




Sondaggio Ixè: gli italiani vogliono votare il 4 dicembre
L'ipotesi del rinvio del referendum del 4 dicembre non convince affatto gli italiani. Bocciata la proposta avanzata dal titolare del Viminale


Luca Romano - Ven, 04/11/2016 - 10:36
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L'ipotesi del rinvio del referendum del 4 dicembre non convince affatto gli italiani.


La proposta avanzata qualche giorno fa dal ministro degli Interni, Angelino Alfano, di fattio è stata rispedita al mittente. E così a certificare la volontà degli italiani di voler andare al voto il prima possibile c'è un sondaggio Ixè per Agorà. Il 64% degli italiani non vorrebbe spostare la data del referendum costituzionale a causa del terremoto. Il 34%, invece, sarebbe favorevole allo slittamento del voto. Intanto sale al 58% (+2%) l'ipotesi di affluenza alle urne, in vista del referendum costituzionale, mentre si riduce a un punto la forbice tra Sì e No, a vantaggio di chi è contro la riforma voluta dal governo 39% a 38%.

Una settimana fa la situazione era 40% a 37% per il No). Gli elettori del Pd rimangono fortemente propensi a votare sì (73%), quelli M5S e Lega Nord a votare no (69% e 60%). Dati interessanti anche sul fronte dell'emrgenza terremoto. Il 51% degli italiani non crede all'impegno preso da Matteo Renzi dopo il sisma quando ha affermato: "Ricostruiremo tutto, anche le chiese, le realtà turistiche e commerciali".
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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3 ore fa 300
Referendum, il volantino-esca
con cui il Pd "compra" i 18enn
i
Chiara Sarra


Referendum, il volantino-esca con cui il Pd "compra" i 18enni
Con la scusa di parlare del bonus cultura, il comitato Basta un Sì di Molteno, Sirone e Garbagnate Monastero (Lecco) organizza un incontro per convinvere i 18enni a votare Sì


Chiara Sarra - Sab, 05/11/2016 - 17:53
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"Sei invitato all'incontro che si terrà lunedì 7 novembre. Si parlerà del referendum e del bonus di 500 euro previsto dal governo Renzi".


È il volantino inviato dal comitato Basta un Sì di Molteno, Sirone e Garbagnate Monastero (Lecco) ai nati nel 1998 che, compiendo 18 anni quest'anno, hanno ricevuto la "mancetta" elettorale dal governo e hanno la possibilità di votare per la prima volta proprio al referendum costituzionale del 4 dicembre.

Un volantino - denunciato sui social dall'attore Giulio Cavalli - che sembra più che altro "un'esca" per indottrinare i ragazzi e convincerli a votare Sì con la scusa del bonus cultura. E che infatti ha scatenato le polemiche delle opposizioni. "Una tipica operazione a metà tra il voto di scambio e il laurismo", accusa il capogruppo di Sinistra italiana alla Camera, Arturo Scotto, "Mi auguro che i vertici nazionali del Pd e del Comitato per il Sì prendano le distanze. Non vorrei che fosse o che diventasse una pratica diffusa di qui al prossimo 4 dicembre...".

Sulla stessa linea i 5 Stelle che invece fanno riferimento a Pinocchio e al voto di scambio. "Venghino, signori venghino e si accomodiscano al Comitato del Sì di Molteno, Sirone e Garbagnate Monastero in provincia di Lecco: spiegheremo ai neo diciottenni ma solo a loro come votare Sì e al tempo stesso prendere il bonus cultura di 500 euro", attaccano Nicola Morra e Vito Crimi, "Non ci sono altre parole per commentare la disperata e truffaldina propaganda renziana che è al limite tra il voto di scambio e l'inganno del Gatto e la Volpe di Pinocchio. Quanto accaduto è di una gravità inaudita ed altamente diseducativo per le giovani generazioni".

"Questo è un modo indegno per comprarsi il Si dei 570mila 18enni che intascheranno questo bonus, un modo indecente pagato quasi 300 milioni dai cittadini", aggiunge poi Paolo Grimoldi (Lega Nord) Renzi in quanto segretario nazionale del Pd non ha nulla da commentare? Permetterà che una simile indecenza avvenga in tutte le Regioni italiane? E il segretario lombardo Alfieri non ha nulla da dire a riguardo, per cui la pratica verrò esattezza a tutte le province lombarde?".


Per foto volantino vedi:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 27591.html
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Da "Un partigiano come presidente", a un bandito come presidente del consiglio che si compera i voti per la poltrona.

da
L'Italiano vero Toto Cotugno
https://www.youtube.com/watch?v=Y4rR4I56hdk

Siamo caduti nel punto più basso della storia Repubblicana.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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REFERENDUM COSTITUZIONALE
Referendum costituzionale, Renzi è anche peggio di Berlusconi

di Sergio Caserta | 10 novembre 2016
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“Sentinella quanto resta della notte?” la sentinella risponde “viene il mattino e poi anche la notte” Isaia 21. Con queste parole ricavate dal Vangelo, Don Giuseppe Dossetti ormai avanti negli anni e malato, gettò il suo grido d’allarme all’indomani della vittoria elettorale di Silvio Berlusconi nel 1994. Il timore fondato del frate ex partigiano, era l’attacco alla Costituzione repubblicana, da parte di un potente agglomerato “economico finanziario che si trasforma in dominio politico”.

Invitò pertanto tutti i democratici a fondare comitati per la difesa della Costituzione che dopo la sua morte si denominarono appunto “Comitati Dossetti”. Se si rileggono le vicende del 1994 alla luce di quel che è accaduto dopo e oggi, si comprende come quell’avvertimento avesse un valore altamente politico e profetico e che oggi conserva tutta la sua stringente attualità.


Dossetti paventava e denunciava che l’ascesa al potere di Berlusconi, avrebbe potuto condurre a un premierato politico assoluto, creato dalla manipolazione dei media, cosa che puntualmente accadde attraverso l’acquisizione del pieno controllo della Rai da parte di Berlusconi (editto bulgaro e cacciata dei giornalisti scomodi), già proprietario di tre reti televisive. In cosa è cambiata la natura del potere di Renzi sui media?

Sostanzialmente egli applica il medesimo schema del suo predecessore e ispiratore ma lo estende e lo esaspera: impone la nomina di un amministratore delegato che risponde al governo e di un direttore fedelmente allineato per realizzare un pieno controllo del mezzo d’informazione pubblico, perfino di quello radiofonico, basta pensare a cosa sta diventando Radio Tre, un tempo campione di autonomia culturale.

Renzi più che Berlusconi ha costruito un sistema di potere che si basa su una fitta rete di alleanze con i poteri più forti, e in più, ciò che al Signore di Arcore è sempre mancato, il controllo pieno e la gestione di un partito politico vero, per quanto declinante, qual è indiscutibilmente il Pd. Egli ha posto le condizioni per un regime personalistico di tipo carismatico che si prepara a ottenere un controllo totale del Paese attraverso le modifiche della Costituzione e della legge elettorale.

Il merito della riforma è noto ai lettori e non vale la pena di ripeterlo qui, ma sostanzialmente con una sola camera elettiva che dà la fiducia al governo, una seconda camera di senatori nominati e a tempo molto parziale, con competenze limitate e confuse, una legge elettorale che concede un abnorme premio di maggioranza, tempi contingentati per approvare le leggi d’interesse del governo, un forte accentramento di competenze a danno delle regioni che vengono radicalmente espropriate delle funzioni legislative principali, il controllo pressoché totale dell’elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici della corte costituzionale, non c’è paragone con il temuto “principato” vagheggiato da Dossetti riferito a Berlusconi che era a confronto ben poca cosa. Qui si crea una repubblica presidenziale mascherata.

I sostenitori del Sì hanno avuto più volte l’arroganza di imputare la paternità della loro pessima proposta ai padri fondatori della Costituzione, alcuni dei quali avendo espresso una preferenze per un sistema monocamerale, sarebbero in sintonia con il progetto boschiano-renziano. Niente di più falso in particolare proprio per Dossetti che fu nella Costituente un protagonista di alcuni dei risultati più importanti per la definizione dell’assetto istituzionale complessivo.

E’ proprio per denunciare questa falsità e ristabilire la verità del coerente collegamento tra la battaglia di Dossetti e le ragioni del No alla proposta di riforma costituzionale che sabato 12 novembre si svolge a Monteveglio in provincia di Bologna, un importante incontro dal titolo Una Costituzione venuta dal futuro sulla figura dell’insigne costituente, con la partecipazione di studiosi, ricercatori e amici autorevoli di Dossetti che ne ricorderanno la figura e l’opera, insieme alla rivendicazione dei valori costituzionali in nome dei quali ci si oppone al progetto di Renzi in difesa della repubblica parlamentare.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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LA SUPER TRUFFA DI BENITO, PINOCCHIO, MUSSOLONI-LA TRUFFA

MOLTO PROBABILMENTE SI SENTE ALL'ANGOLO E CON LE VALIGIE PRONTE PER TORNARE A RIGNANO.

ERGO TENTA IL TUTTO PER TUTTO, CONFIDANDO SULL'ATTEGGIAMENTO "RANA BOLLITA" DEL POPOLO ITALIANO.

LA NOTIZIA PER ORA NON C'E' SUI PRINCIPALI QUOTIDIANI IN RETE, MA E' PASSATA AL TG7 DELLE 20,00 DI MENTANA.

IL NOSTRO TRUFFATORE ABITUALE STAREBBE PER INVIARE UNA LETTERA INDICANDO LE RAGIONI DEL SI, E INVITANDO A VOTARE SI A 4 MILIONI DI ITALIANI RESIDENTI ALL'ESTERO.

MENTANA HA FATTO RILEVARE CHE, PER CORRETTEZZA, NELLA BUSTA CI DOVREBBERO ESSERE LE RAGIONI DEL SI E LE RAGIONI DEL NO.

MA QUESTO NON E' NELL'ORDINE DI IDEE DEL PIU' GRANDE TRUFFATORE DELLA STORIA REPUBBLICANA.

PER LUI LA TRUFFA E' COME BERE UN BICCHIERE D'ACQUA FRESCA.

ENRICO LETTA HA DICHIARATO CHE NEL MONDO GLI ELETTORI SONO IN RIVOLTA CONTRO L'ESTABLISHMENT.

MI AUGURO CHE L'EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ABBIA COMPLETAMENTE RAGIONE.

E FUSSE CHE FUSSE LA VOLTA BUONA, TRA 25 GIORNI GLI ELETTORI ITALIANI LO MANDINO DEFINITIVAMENTE A CASA.

UN TRUFFATORE DI QUESTO LIVELLO NON SI ERA MAI VISTO.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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DOPO IL REPORT DEL CREDIT SUISSE, ATTENDIAMO LA SMENTITA DEL PRESIDENTE EGIZIANO CIRCA L'INVIO DI CAVALLETTE E LOCUSTE (con il cappotto per via del periodo invernale), IN CASO DI VITTORIA DEL NO.

SAREBBE COSA GRADITA SE ANCHE MARTE SMENTISSE L'INVASIONE DI MARZIANI DAL 5 DICEMBRE 2016 IN POI.






Referendum, report di Credit Suisse: “Se vince il No, non ci saranno conseguenze di sistema per l’economia”

Referendum Costituzionale
Il report dedicato all'Europa del dopo-Trump smentisce chi sostiene che un possibile esito negativo della consultazione porterebbe il nostro Paese a una crisi politico-finanziaria, con elezioni anticipate e possibile uscita dall'Ue
di F. Q. | 11 novembre 2016
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“Non vediamo conseguenze di rilevanza sistemica, anche nel caso di una vittoria del No“. Lo sostiene Credit Suisse, in un report dedicato all’Europa del dopo-Trump e ai rischi politici in arrivo con le scadenze elettorali. L’analisi smentisce chi sostiene che un possibile esito negativo del referendum costituzionale porterebbe il nostro Paese a una crisi politico-finanziaria, con elezioni anticipate e eventuale uscita dall’Unione Europa. “La vittoria del No è del tutto possibile, ma non porterà ad uno scenario di ‘Exitaly‘”, scrivono gli analisti. Che poi spiegano le loro ragioni: “Crediamo che la possibilità di immediate elezioni sia relativamente bassa – si legge nel report – mentre secondo noi c’è una bassissima probabilità (meno dell’1%) che in Italia si vada al voto sull’adesione all’Ue nel prossimo futuro”. Per quanto riguarda i mercati, Credit Suisse ammette che una vittoria del No il 4 dicembre potrebbe aumentare l’incertezza degli operatori finanziari, ma pensa che “queste conseguenze non saranno sistemiche“.
Il report considera il referendum italiano come “il prossimo test politico chiave in Europa”, che verrà seguito poi nei prossimi 12 mesi dalle elezioni del Presidente della Repubblica in Francia e dalle elezioni federali in Germania. “I mercati sono in notevole apprensione e risultano essere estremamente sensibili a eventuali nuovi picchi di sostegno a partiti populisti”, scrive Credit Suisse. Che però smentisce queste preoccupazioni per quanto riguarda l’Italia. Secondo gli analisti, le principali conseguenze di una vittoria del No sarebbero “le probabili dimissioni di Renzi, maggiori difficoltà nella ricapitalizzazione del settore bancario, un leggero aumento dello spread, un ritardo nelle riforme economiche”. Questi esiti però vengono valutati come “non profondamente dirompenti”. Se la riforma costituzionale venisse bocciate, Credit Suisse dà come probabile al 70% un governo tecnico dopo le dimissioni di Renzi, mentre al 30% si ipotizzano elezioni anticipate, con una vittoria del M5S che viene data per certa al 70%. L’ipotesi di un nuovo governo Renzi è invece considerata come poco probabile.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... a/3185736/


UN COMMENTO PER TUTTI

ChaosManor • 26 minuti fa
Chi vota sì, vota verdini e mafia capitale, che rimpingua gli stipendi del pd e aumenta il debito pubblico.
Se sei verdini, vota sì, altrimenti, vota NO!
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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L'ORA DEGLI SCHIAFFONI AI GUFI CACCIABALLE



SISTEMA BANCARIO
Standard&Poor ’s:
“Riforme bocciate?
Niente disastri”


SE IL REFERENDUM venisse bocciato, ciò non avrebbe impatti sul merito di credito,a meno che non porti ad un cambio di rotta sulle riformestrutturali”. A dirlo è Standard&Poor’s, una delle maggiori agenzie di rating mondiali. S&P è la prima delle tre principali agenzie di valutazione (le altre due sono Moody’s e Fitch) a mettere nero su bianco che la vittoria
delNo alreferendum nonsarebbe unacatastrofe peril sistema bancarioitaliano. Il Sì non è l’unica via di salvezza, nonostante l’agenzia di valutazione sottolinei che ne “potrebbe beneficiare la stabilità e l’efficacia del governo”. Gli elettori, comunque, almeno nei sondaggi, continuano a preferire il No. La rilevazione dell’Istituto Ixé, presentata ad Agorà su Rai3, assegna al
No un vantaggio di tre punti. Gli elettori contrari alla riforma rappresentano il 40%, mentre i sostenitori del Sì si fermano al 37%. Una settimana fa lo stacco era di appena un punto (39% a 38% per il No). Cresce anche l’affluenza: il 61% degli intervistati affermache andrà a votareal referendum del 4 dicembre (+3% rispetto alla scorsa settimana
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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12 NOV 2016 19:56
RENZI IN GALERA!

– “COMPRARSI GLI INDIRIZZI DI 4 MILIONI DI ITALIANI ALL'ESTERO, PER MANDARGLI UNA LETTERINA E INVITARLI A VOTARE SI' È UN REATO PENALE"

- ''UN REATO CHE HA UN COSTO RILEVANTE: CI SONO STATE ENTRATE IMPREVISTE? O È INTERVENUTO L'AIUTO DISINVOLTO DI UNA QUALCHE STRUTTURA PUBBLICA?"


http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 135701.htm



Ansa.it


"Man mano che emergono i particolari e i contorni, la lettera inviata da Renzi agli elettori italiani all'estero pone problemi seri e preoccupanti. Il ricorso alla magistratura in tutte le sedi possibili è a questo punto inevitabile per cercare di ottenere giustizia e il ripristino della parità di condizioni in campagna elettorale".

Così il vice presidente del Comitato per il No, Alfiero Grandi, sulla lettera inviata dal presidente del consiglio agli italiani all'estero, annuncia che saranno compiuti passi legali. Secondo Grandi, inoltre, "stampare e inviare 4 milioni di lettere all'estero ha un costo rilevante: ci sono state entrate impreviste? O è intervenuto l'aiuto disinvolto di una qualche struttura pubblica?".

"Il ricorso alla magistratura in tutte le sedi possibili - conclude Grandi - è a questo punto inevitabile per cercare di ottenere giustizia e il ripristino della parità di condizioni per il sì e per il no in campagna elettorale".


"Domani presenteremo denuncia nei confronti di Renzi perché comprarsi gli indirizzi di 4 milioni di italiani all'estero per mandargli una letterina è un reato penale di cui dovrà rispondere davanti a qualche giudice. Vediamo se in un qualche tribunale c'è un giudice che ne ha voglia". Lo ha confermato il segretario della Lega nord Matteo Salvini sul palco della manifestazione del Carroccio a Firenze per il no al referendum.


"E' un'iniziativa assolutamente normale che ha tutta l'istituzionalità che giustifica l'intervento di un presidente del Consiglio che promuove il voto. Suscita uno scandalo giusto perché, a volte, la patina di ipocrisia è troppo spessa. C'è troppa ipocrisia". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a Pescara, a margine di un incontro per il sì, a proposito della lettera di Renzi degli italiani all'estero per informarli sul referendum.

"Il Ministro degli Interni dovrà spiegare perché ha usato due pesi e due misure". Lo dice Alfiero Grandi, vice presidente del Comitato per il No commentando la vicenda della lettera agli italiani all'estero. Grandi ricorda infatti che il Comitato popolari per il No presieduto dall'on. Gargani aveva chiesto gli elenchi degli elettori italiani all'estero ricevendo solo i nomi senza indirizzi e/o mail:


"Per questo il nostro Comitato per il No aveva deciso di non procedere con analoga richiesta. Ora scopriamo che il Presidente del Consiglio attraverso il Comitato per il sì ha ottenuto quello che al fronte del no è stato negato avendo così la possibilità di inviare la sua lettera-spot che fa esplicita propaganda per il sì".


"Qui c'è un problema serio" commenta Grandi secondo il quale "andrà accertato se questo non configura più reati concorrenti tanto più gravi perché avvenuti in campagna elettorale".
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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Beati gli americani

»MARCO TRAVAGLIO

Chi prende sottogamba il referendum costituzionale (“tanto cambia poco ”), o ne fa una questione di partito (“io sono del Pd e la riforma è del Pd”), o di persone (“nel fronte del No ci sono anche un sacco di impresentabili”), trascura due o tre cosette. La prima è che questo voto, imponendo un Sì o un No secco alla modifica di 47 articoli della Costituzione (un terzo), spacca in due il Paese e dunque è assolutamente normale che in entrambi i fronti s’incontrino per un giorno compagni di strada che mai andrebbero a cena insieme e neppure si stringerebbero la mano. La seconda è che non si vota su una legge ordinaria, che si può sempre cambiare in pochi giorni a maggioranza semplice, ma su una nuova Costituzione destinata a durare decenni, difficilissima da modificare se non funziona; dunque, se non si ha la certezza che sia perfetta, meglio tenersi l’a t t u ale che, bene o male, ci ha garantito 70 anni di democrazia. La terza è che i pericoli autoritari denunciati da molti giuristi e irrisi da altri non vanno misurati sull’oggi, che tutti conosciamo, ma sul domani,che ci è ignoto: malgrado le sue pulsioni caudillesche, sappiamo tutti che Renzi non ha in mente di instaurare una dittatura. Ciò che non sappiamo è cosa ci riserva l’a v v enire in un paese, il nostro, che un secolo fa esportò il fascismo in tutta Europa e non è detto che non ci ricaschi. La domanda da porsi è: siccome siamo dei produttori industriali di mostri, siamo certi che la nuova Carta, incrociata con l’Italicum (che resta la legge elettorale per la Camera e che nessun foglietto firmato da un viceRenzi e da un Cuperlo può garantirci che verrà cestinato), impedirà a uno qualunque di essi di andare al governo e prendere il potere? Basta immaginare che avrebbe combinato un Berlusconi 22 anni fa se, anziché col Mattarellum, avessimo votato con l’Italicum e al posto della Costituzione del 1948 avessimo già avuto quella di Boschi&Verdini: avrebbe fatto i suoi porci comodi con poteri molto più ampi di quelli che già gli erano consentiti. Invece proprio i contrappesi previsti dalla Carta dei nostri padrie dallalegge elettoralelo costrinsero a limitarsi, rendendo conto al Quirinale (almeno sotto Scalfaro e Ciampi), al Parlamento, ai partiti alleati, alla magistratura, alla Consulta, ai referendum, alle autorità indipendenti. Contrappesi che l’i ncrocio Italicum-nuova Carta assottiglierebbe spaventosamente. Ora milioni di americani spaventati da Trump guardano alla loro Costituzione come a un formidabile scudo contro le mattane del neopresidente.
Una Carta molto più antica (è del 1789) e molto meno modificata della nostra (appena 29 emendamenti in 227 anni, contro i 43 articoli cambiati in Italia in 68 anni).Fino all’altro ieri la davano per scontata, proprio come noi fino all’avvento di B. Ora tornano ad amarla e a ringraziare gli antenati di averla scritta così democratica. Lo fa notare il giurista Fabio Ferrari sul sito Costituzione.info. Il presidente Usa è inamovibile per 4 anni (salvo dimissioni o i m p e achment) e non deve chiedere la fiducia al Congresso. Ma “non ha nemmeno il potere di proporre unalegge alParlamento: deve sperare che la sua maggioranza adottileggi alui gradite, eventualità tutt’altro che certa, ancheperchénon puòfruire,a differenza del suo collega italiano, della questione di fiducia”. Inoltre può ritrovarsi contro l’intero Congresso che lo paralizza, com’è stato per Obama ne ll ’ultimo biennio: ogni due annila Cameraviene tuttarinnovata e il Senato per un terzo. Il che lo costringe a continui compromessi conmaggioranze politiche spesso ostili a lui su tutti i poteri costituzionali: è il presidente che nomina i giudici federali e i principali funzionari e direttori di agenzie amministrative, ma solo se il Senato (eletto direttamente dal popolo, come la Camera) è d’accordo; il presidente può mettere il veto alle leggi del Congresso, che però puòvendicarsi bocciandole leggi che lui pretende. Il tutto sotto il controllo della Corte Suprema, occhiuta custode della costituzionalità delle leggi. L’idea che Trump, quando il 20 gennaio entrerà alla Casa Bianca dopo aver giurato sulla Costituzione, potràcalpestarla e fare quel che gli pare, è pura follia. Se provasse a fare un decimo di quel che ha annunciato in campagna elettorale, verrebbe respinto con perdite dal Congresso (le commissioni d’inchiesta sono davvero indipendenti e spesso costano caro al presidente, qualunque sia la maggioranza), dalla magistratura, dalla CorteSuprema, dai governi degli Stati. In una parola, dalla Costituzione che tiene ben separati i poteri perché si controllino gli uni con gli altri. Avete presente le star del cinema, della canzone, della tv, del giornalismo, della cultura e dell’arte che si sono schierate con Hillary e con lei hanno perso rovinosamente le elezioni? In Italia, dove il governo ha le mani in pasta dappertutto, starebbero tremando per le loro carriere stroncate dalle rappresaglie del vincitore. In America se ne infischiano, perché il presidente non può comportarsi da uomo di parte, e comunque non ha alcuna voce in capitolo nel cinema, nella canzone, nella tv, nel giornalismo, nella cultura e nell’arte. Ora provate a immaginare che accadrebbe se il 4 dicembre fossero gli americani, non noi, a votare una nuova Costituzione che li espropria del diritto di eleggersi i senatori, mentre il governo impone una legge elettorale che regala al presidente il controllo su Parlamento, tv pubblica, authority e altri organi di garanzia. Finirebbe con un gigantesco No, seguito da un’oceanica pernacchia. Da noi,proprio perché il governo ha le grinfie dappertutto, la partita è aperta. Perché è truccata.
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