Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
24 NOV 2016 18:27
SPUTTANAMENTO CONTINUO - DOPO LA SCOPERTA DELL’IDENTITA’ DI BEATRICE DI MAIO (MOGLIE DI BRUNETTA), GRILLO PRETENDE LE SCUSE DA “LA STAMPA”: AVEVA ACCUSATO M5S DI ESSERE DIETRO L’ACCOUNT TWITTER
- LE MARCHETTE DEI GIORNALONI A MATTEUCCIO HANNO LE GAMBE CORTE: CHE S’HA DA FA’ PER UN RETROSCENA (E UN TWEET DI SENSI)
- RENZI DENUNCIA I 900 EURO A CASALINO, MA DIMENTICA I 400 MILA EURO A MESSINA
1. Smontata la bufala de La Stampa di #beatricedimaio, ora chiedete scusa!
www.beppegrillo.it
Beatrice Di Maio, che secondo la teoria complottista de La Stampa - ripresa da tutti i tg, anche RAI, e i giornali e sposata dal pd - è l'account chiave della cyber propaganda pro M5S, non è nè un ghost, né un fake, né un troll, né un algoritmo, né antani con lo scappellamento a destra. E' lo pseudonimo dietro cui si cela Tommasa Giovannoni Ottaviani detta Titti, moglie di Renato Brunetta (lo ha scoperto Franco Bechis). Una figura del menga di queste proporzioni era difficile da immaginare.
Hanno parlato di cyberfango, il Pd ha sprecato soldi pubblici con un'interrogazione parlando di "una macchina del fango automatizzata per colpire il PD" per chiedere se Di Battista o Di Maio ne fossero a conoscenza. Altri hanno parlato persino di "hacker russi filo M5S". Le comiche!
Oggi nessuno di loro twitta più. Tutti a parlare di fake news e di come la gente sui social sia stupida e creda a tutto. Ma vi siete visti? Vi siete bevuti la fake news della Stampa come i bambini che credono alla storia di Babbo Natale. Ci aspettiamo le scuse di tutti. Tutti. Questa campagna diffamatoria contro il MoVimento 5 Stelle deve finire una volta per tutte. L’articolo de La Stampa con scritto "La procura indaga" e foto di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, è l’emblema di una campagna che va avanti da mesi.
Un appello a La Stampa che all'autore ha pure dato un premio per quell'articolo delirante e falso: basta far scrivere giornalisti mossi solo da risentimento e astio, che non fanno verifiche, che scrivono vere e proprie bufale spacciate per inchieste solo per screditare una forza politica. Il posto per queste persone è la cronaca delle partite dei pulcini, se proprio volete pagargli uno stipendio. Un altro appello va alla FNSI e all’Ordine nazionale dei Giornalisti: non è più sostenibile che un personaggio del genere utilizzi La Stampa (giornale autorevole fino a qualche anno fa) per denigrare quotidianamente la prima forza politica del Paese.
2. La grande bufala di Palazzo Chigi che grida al complotto per qualche tweet
Luca Telese per Tiscali
La notizia del giorno ha un nome Beatrice, un cognome, Di Maio, e finalmente un volto, quello della moglie di Renato Brunetta. Tommasa Giovannoni. Dopo dieci giorni di spettacolare caccia al ladro, di grida al complotto, di complicate analisi per spiegare che Beatrice Di Maio non esisteva, ed era in realtà un pericoloso snodo di cyber-propaganda gestito dalla pericolosa spectre grillina della Casaleggio e associati, dopo la denuncia alle autorità giudiziarie di Luca Lotti, braccio destro di Renzi alla polizia, si scopre che Beatrice Di Maio è una persona fisica, è una arredatrice di interni, la moglie del capogruppo azzurro che gioca a fare la satira sul web.
Questa vicenda oggi vale la pena di essere raccontata nel dettaglio perché è davvero ridicola, ma illuminante, per diversi motivi. Primo: la cantonata colossale. Ma come si fa a prendere sul serio un governo che denuncia come un pericoloso complotto un account di twitter? Come si fa accedere a giornali nazionali e internazionali che ci spiegavano perché sicuramente c'erano le prove che questa denuncia fosse fondata e seria, "altrimenti ti pare che Lotti e Renzi si espongano così?". Quando il potere è forte e il dubbio scompare, le tesi - come nel caso di questo account - diventano autoconfermative.
Vengono i brividi sulla schiena a pensare cosa sarebbe accaduto se a capo dei servizi di sicurezza di Palazzo Chigi fosse stato nominato - come voleva il premier - l'amico di Renzi Marco Carrai. Secondo: su questa vicenda la vera propaganda la faceva il governo inventando un pericolo occulto, misterioso, addirittura cyborg. In realtà il dibattito su Beatrice Di Maio 5 stelle, sul retroscena misterico, sulla presunta cospirazione, fino a ieri serviva a sviare la discussione da temi vitali è ben più determinanti: ieri alla Camera è passato l'emendamento De Luca, che consente al governatore della Campania di tornare commissario alla sanità. Questo dopo che De Luca in un discorso pubblico minimizzato dagli esponenti della maggioranza Renziana come "folclore" invita i sindaci e gli amministratori a convocare gli amministratori delle aziende di sanità privata chiedendogli di riunire i propri dipendenti invitandoli a votare si.
La registrazione di questo folle comizio non è ancora stata trasmessa da nessun tg governativo. Per fortuna che esiste la rete: quel discorso che dieci anni fa non sarebbe stato visibile adesso si può trovare e riascoltare con due semplici click su google. Non ho mai avuto particolari simpatie per il Movimento 5 stelle: ma l'idea che Matteo Renzi continui a ripetere - ieri da Vespa - la battuta sui 900 euro dell'appartamento di Casalino ("Dalla casa del Grande Fratello alla grande casa") quando paga il suo consulente di immagine Jim Messina 400mila euro è quasi grottesca.
I grillini hanno un comunicatore che era nella casa del grande fratello: Renzi ha come comunicatore Fabrizio Rondolino, che di quel programma era autore. È la disinformazione tocca vette astrali. Ministri della Repubblica, come la Boschi, ripetono senza nessun costrutto che il destino dei farmaci anti-cancro sarebbe legato a questa riforma (ovviamente non è vero). Governatori di regime tessono l'elogio della clientela. Manager e vip pagano 30mila euro di finanziamento al Sì, pur di sedersi al tavolo di una cena con Matteo Renzi. Se Tronchetti Provera regala a Renzi il reddito medio di un italiano benestante in un anno, per due ore di chiacchiere, forse una domanda sulla sproporzione (anche economica) delle forze in campo bisogna farsela.
Invece - secondo Renzi - il problema sarebbero i 900 euro che, come un qualsiasi studente fuori sede a Roma Rocco Casalino paga per il suo appartamento, guadagnando - da capo della comunicazione di un movimento nazionale! - 2700 euro al mese? Ecco perché la vicenda di Beatrice di Maio è un simbolo: quello della propaganda fantastica che in queste ore cerca di piegare la realtà e di cancellare il buonsenso. Spero che gli italiani questa volta non la bevano. Il voto sul referendum sara anche una scelta tra lo storytelling dei comunicatori e la realtà.
SPUTTANAMENTO CONTINUO - DOPO LA SCOPERTA DELL’IDENTITA’ DI BEATRICE DI MAIO (MOGLIE DI BRUNETTA), GRILLO PRETENDE LE SCUSE DA “LA STAMPA”: AVEVA ACCUSATO M5S DI ESSERE DIETRO L’ACCOUNT TWITTER
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- RENZI DENUNCIA I 900 EURO A CASALINO, MA DIMENTICA I 400 MILA EURO A MESSINA
1. Smontata la bufala de La Stampa di #beatricedimaio, ora chiedete scusa!
www.beppegrillo.it
Beatrice Di Maio, che secondo la teoria complottista de La Stampa - ripresa da tutti i tg, anche RAI, e i giornali e sposata dal pd - è l'account chiave della cyber propaganda pro M5S, non è nè un ghost, né un fake, né un troll, né un algoritmo, né antani con lo scappellamento a destra. E' lo pseudonimo dietro cui si cela Tommasa Giovannoni Ottaviani detta Titti, moglie di Renato Brunetta (lo ha scoperto Franco Bechis). Una figura del menga di queste proporzioni era difficile da immaginare.
Hanno parlato di cyberfango, il Pd ha sprecato soldi pubblici con un'interrogazione parlando di "una macchina del fango automatizzata per colpire il PD" per chiedere se Di Battista o Di Maio ne fossero a conoscenza. Altri hanno parlato persino di "hacker russi filo M5S". Le comiche!
Oggi nessuno di loro twitta più. Tutti a parlare di fake news e di come la gente sui social sia stupida e creda a tutto. Ma vi siete visti? Vi siete bevuti la fake news della Stampa come i bambini che credono alla storia di Babbo Natale. Ci aspettiamo le scuse di tutti. Tutti. Questa campagna diffamatoria contro il MoVimento 5 Stelle deve finire una volta per tutte. L’articolo de La Stampa con scritto "La procura indaga" e foto di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, è l’emblema di una campagna che va avanti da mesi.
Un appello a La Stampa che all'autore ha pure dato un premio per quell'articolo delirante e falso: basta far scrivere giornalisti mossi solo da risentimento e astio, che non fanno verifiche, che scrivono vere e proprie bufale spacciate per inchieste solo per screditare una forza politica. Il posto per queste persone è la cronaca delle partite dei pulcini, se proprio volete pagargli uno stipendio. Un altro appello va alla FNSI e all’Ordine nazionale dei Giornalisti: non è più sostenibile che un personaggio del genere utilizzi La Stampa (giornale autorevole fino a qualche anno fa) per denigrare quotidianamente la prima forza politica del Paese.
2. La grande bufala di Palazzo Chigi che grida al complotto per qualche tweet
Luca Telese per Tiscali
La notizia del giorno ha un nome Beatrice, un cognome, Di Maio, e finalmente un volto, quello della moglie di Renato Brunetta. Tommasa Giovannoni. Dopo dieci giorni di spettacolare caccia al ladro, di grida al complotto, di complicate analisi per spiegare che Beatrice Di Maio non esisteva, ed era in realtà un pericoloso snodo di cyber-propaganda gestito dalla pericolosa spectre grillina della Casaleggio e associati, dopo la denuncia alle autorità giudiziarie di Luca Lotti, braccio destro di Renzi alla polizia, si scopre che Beatrice Di Maio è una persona fisica, è una arredatrice di interni, la moglie del capogruppo azzurro che gioca a fare la satira sul web.
Questa vicenda oggi vale la pena di essere raccontata nel dettaglio perché è davvero ridicola, ma illuminante, per diversi motivi. Primo: la cantonata colossale. Ma come si fa a prendere sul serio un governo che denuncia come un pericoloso complotto un account di twitter? Come si fa accedere a giornali nazionali e internazionali che ci spiegavano perché sicuramente c'erano le prove che questa denuncia fosse fondata e seria, "altrimenti ti pare che Lotti e Renzi si espongano così?". Quando il potere è forte e il dubbio scompare, le tesi - come nel caso di questo account - diventano autoconfermative.
Vengono i brividi sulla schiena a pensare cosa sarebbe accaduto se a capo dei servizi di sicurezza di Palazzo Chigi fosse stato nominato - come voleva il premier - l'amico di Renzi Marco Carrai. Secondo: su questa vicenda la vera propaganda la faceva il governo inventando un pericolo occulto, misterioso, addirittura cyborg. In realtà il dibattito su Beatrice Di Maio 5 stelle, sul retroscena misterico, sulla presunta cospirazione, fino a ieri serviva a sviare la discussione da temi vitali è ben più determinanti: ieri alla Camera è passato l'emendamento De Luca, che consente al governatore della Campania di tornare commissario alla sanità. Questo dopo che De Luca in un discorso pubblico minimizzato dagli esponenti della maggioranza Renziana come "folclore" invita i sindaci e gli amministratori a convocare gli amministratori delle aziende di sanità privata chiedendogli di riunire i propri dipendenti invitandoli a votare si.
La registrazione di questo folle comizio non è ancora stata trasmessa da nessun tg governativo. Per fortuna che esiste la rete: quel discorso che dieci anni fa non sarebbe stato visibile adesso si può trovare e riascoltare con due semplici click su google. Non ho mai avuto particolari simpatie per il Movimento 5 stelle: ma l'idea che Matteo Renzi continui a ripetere - ieri da Vespa - la battuta sui 900 euro dell'appartamento di Casalino ("Dalla casa del Grande Fratello alla grande casa") quando paga il suo consulente di immagine Jim Messina 400mila euro è quasi grottesca.
I grillini hanno un comunicatore che era nella casa del grande fratello: Renzi ha come comunicatore Fabrizio Rondolino, che di quel programma era autore. È la disinformazione tocca vette astrali. Ministri della Repubblica, come la Boschi, ripetono senza nessun costrutto che il destino dei farmaci anti-cancro sarebbe legato a questa riforma (ovviamente non è vero). Governatori di regime tessono l'elogio della clientela. Manager e vip pagano 30mila euro di finanziamento al Sì, pur di sedersi al tavolo di una cena con Matteo Renzi. Se Tronchetti Provera regala a Renzi il reddito medio di un italiano benestante in un anno, per due ore di chiacchiere, forse una domanda sulla sproporzione (anche economica) delle forze in campo bisogna farsela.
Invece - secondo Renzi - il problema sarebbero i 900 euro che, come un qualsiasi studente fuori sede a Roma Rocco Casalino paga per il suo appartamento, guadagnando - da capo della comunicazione di un movimento nazionale! - 2700 euro al mese? Ecco perché la vicenda di Beatrice di Maio è un simbolo: quello della propaganda fantastica che in queste ore cerca di piegare la realtà e di cancellare il buonsenso. Spero che gli italiani questa volta non la bevano. Il voto sul referendum sara anche una scelta tra lo storytelling dei comunicatori e la realtà.
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Re: Diario della caduta di un regime.
SIAMO PRIGIONIERI DEGLI ACCHIAPPACITRULLI
LIBRE news
Carotenuto: parla Renzi, ma a decidere è Michael Ledeen
Scritto il 25/11/16 • nella Categoria: idee Condividi
Siccome si sono resi conto del fatto che la gente sempre meno sopporta la centralizzazione europeista, i renziani hanno deciso di fare finta di essere antieuropeisti e minacciano addirittura la “disgregazione” della Ue.
Hanno posto un veto al bilancio comunitario, in quanto non tiene conto delle esigenze italiane.
Che non tenga conto delle vere esigenze degli italiani ce ne eravamo accorti da sempre, ma i vari Ciampi, Prodi, Napolitano, Letta, Monti, Mattarella e Renzi hanno sempre detto il contrario: «Ci vuole più Europa», hanno proclamato fino a ieri in ogni occasione, anche a sproposito.
Come soluzione panacea di qualsiasi problema.
Ci prendevano in giro prima come Renzi ci prende in giro adesso.
Ora per loro il problema è vincere il referendum, con la gente che non vuole questa riforma costituzionale.
Con la gente che non si fida del “sistema” e di quello che propone.
Il problema è che a non volerla non è solamente quel 30% più maturo del paese, ma anche le parti più immature.
E non è solo la gente a non volerla: i partiti contrari vanno dai comunisti a Casapound, passando per 5 Stelle e Lega, oltre ad un grupetto di livorosi oppositori interni nel Pd.
Questa singolare “ammucchiata” di oppositori politici rende facile per i renziani sbandierare che tutti i peggiori sono contrari a questa “luminosa” riforma che farà risorgere il paese.
E’ fin troppo semplice dire: “Casapound vota No, e tu non vuoi essere come Casapound, vero?”
Ora il suo obiettivo è la maggioranza dormiente, quella che nelle democrazie occidentali c’è sempre.
E che non si fa tante domande… Di quelli che stanno lì nel sonno profondo e sognano di poter vivere tranquilli senza informarsi bene, senza occuparsi di politica in modo consapevole.
Quella maggioranza fatta di gente che vota Pd e che si fida comunque del leader, di altri che si bevono la panzana del rinnovamento del paese e della diminuzione dei costi della politica, di quelli che sono contenti dei loro 80 euro mensili in più, degli altri che vogliono andare in pensione prima e che pensano di dover ringraziare Renzi… e di quelli sonnecchianti, ai quali basta raccontare di giorno in giorno un po’ di balle: come l’aumento improvviso del Pil (un ridicolo 0,9%, per altro assai sospetto persino per “Repubblica”), la finta eliminazione del bicameralismo, la riforma elettorale da fare “dopo” il referendum, la falsa chiusura di Equitalia.
Da un paio di giorni hanno persino riesumato il fantasma dello spread, poverino: riposava tanto bene da anni… Renzi le sta provando tutte.
Ha veramente paura di dover andare a casa.
E gira insistentemente la Sicilia alla ricerca dei voti della mafia e dei comitati d’affari.
La parola d’ordine è “Ponte sullo Stretto”.
Un ponte pericoloso e che non serve, ma che darebbe tantissimi soldi nostri a tutti i comitati d’affari siciliani e oltre.
E manda lettere agli italiani all’estero promuovendo il Sì ed impedendo al comitato del No di fare altrettanto, rifiutandogli l’accesso alle liste di indirizzi.
Del resto Renzi non avrebbe alcun problema – pur di sopravvivere politicamente – a trasformarsi da ”Clinton” in “Trump”.
Tanto sarebbe tutto finto… solo questione di darla a bere agli italiani.
E poi lui non gode solamente dell’appoggio della sinistra americana, quella clintoniana e obamiana, ma anche della destra di sostegno a Trump, attraverso personaggi inquietanti come Michael Ledeen, vera e propria ombra sul gabinetto Renzi.
Potenza trasversale degli ambienti massonici…Sì, proprio Michael Ledeen, quello delle mene americane sul caso Moro, quello espulso perfino dai nostri servizi segreti perché troppo intrigante, quello legato alla P2, quello coinvolto nel Nigergate e nello scandalo Iran-Contra, quello che per conto del reazionario Reagan si scontrò con Craxi nella notte di Sigonella (Craxi pagò amaramente quel gesto di indipendenza dagli Usa).
Quello di cui non si sanno la maggior parte delle cose che ha combinato in Italia, e sarebbe bene saperle…
Quello che vuole che gli Stati Uniti aumentino radicalmente il livello dei loro interventi militari nel mondo.
Quel Ledeen che è da anni intimo del pupillo di Renzi, Carrai, il cui ruolo è quello di coordinare i servizi segreti italiani…
Quello che lavora per la Cia e per il Mossad contemporaneamente…
E’ chiaro, solo un segnale forte da parte degli italiani potrà porre almeno un freno a questa deriva anti-democratica: un bel No al referendum.
Non vogliamo perdere ancora più rappresentatività, non vogliamo ancora più centralizzazione.
Non vogliamo più multinazionali a rovinare il nostro territorio…
Senato, regioni e province funzionano male?
E allora facciamoli funzionare bene invece di abolirli… invece di togliere loro potere e abolirle, lasciando tutto in mano a pochi oscuri funzionari centrali influenzati da lobbisti predatori di tutte le razze.
Lontanissimi dal controllo e dalla vigilanza delle popolazioni locali.
Quanto aveva già ragione Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”.
Ora il nocchiere c’è, ma è quello sbagliato, e la sua intenzione è proprio quella di aumentare il “bordello” a favore di poteri diversi da noi.
Ed è singolare il profetico riferimento di Dante alle province. Forza, non dormiamo: diamoci da fare per il No.
(Fausto Carotenuto, “Pur di vincere il referendum Renzi ora fa anche finta di essere antieuropeista”, da “Coscienze in Rete” del 16 novembre 2016).
LIBRE news
Carotenuto: parla Renzi, ma a decidere è Michael Ledeen
Scritto il 25/11/16 • nella Categoria: idee Condividi
Siccome si sono resi conto del fatto che la gente sempre meno sopporta la centralizzazione europeista, i renziani hanno deciso di fare finta di essere antieuropeisti e minacciano addirittura la “disgregazione” della Ue.
Hanno posto un veto al bilancio comunitario, in quanto non tiene conto delle esigenze italiane.
Che non tenga conto delle vere esigenze degli italiani ce ne eravamo accorti da sempre, ma i vari Ciampi, Prodi, Napolitano, Letta, Monti, Mattarella e Renzi hanno sempre detto il contrario: «Ci vuole più Europa», hanno proclamato fino a ieri in ogni occasione, anche a sproposito.
Come soluzione panacea di qualsiasi problema.
Ci prendevano in giro prima come Renzi ci prende in giro adesso.
Ora per loro il problema è vincere il referendum, con la gente che non vuole questa riforma costituzionale.
Con la gente che non si fida del “sistema” e di quello che propone.
Il problema è che a non volerla non è solamente quel 30% più maturo del paese, ma anche le parti più immature.
E non è solo la gente a non volerla: i partiti contrari vanno dai comunisti a Casapound, passando per 5 Stelle e Lega, oltre ad un grupetto di livorosi oppositori interni nel Pd.
Questa singolare “ammucchiata” di oppositori politici rende facile per i renziani sbandierare che tutti i peggiori sono contrari a questa “luminosa” riforma che farà risorgere il paese.
E’ fin troppo semplice dire: “Casapound vota No, e tu non vuoi essere come Casapound, vero?”
Ora il suo obiettivo è la maggioranza dormiente, quella che nelle democrazie occidentali c’è sempre.
E che non si fa tante domande… Di quelli che stanno lì nel sonno profondo e sognano di poter vivere tranquilli senza informarsi bene, senza occuparsi di politica in modo consapevole.
Quella maggioranza fatta di gente che vota Pd e che si fida comunque del leader, di altri che si bevono la panzana del rinnovamento del paese e della diminuzione dei costi della politica, di quelli che sono contenti dei loro 80 euro mensili in più, degli altri che vogliono andare in pensione prima e che pensano di dover ringraziare Renzi… e di quelli sonnecchianti, ai quali basta raccontare di giorno in giorno un po’ di balle: come l’aumento improvviso del Pil (un ridicolo 0,9%, per altro assai sospetto persino per “Repubblica”), la finta eliminazione del bicameralismo, la riforma elettorale da fare “dopo” il referendum, la falsa chiusura di Equitalia.
Da un paio di giorni hanno persino riesumato il fantasma dello spread, poverino: riposava tanto bene da anni… Renzi le sta provando tutte.
Ha veramente paura di dover andare a casa.
E gira insistentemente la Sicilia alla ricerca dei voti della mafia e dei comitati d’affari.
La parola d’ordine è “Ponte sullo Stretto”.
Un ponte pericoloso e che non serve, ma che darebbe tantissimi soldi nostri a tutti i comitati d’affari siciliani e oltre.
E manda lettere agli italiani all’estero promuovendo il Sì ed impedendo al comitato del No di fare altrettanto, rifiutandogli l’accesso alle liste di indirizzi.
Del resto Renzi non avrebbe alcun problema – pur di sopravvivere politicamente – a trasformarsi da ”Clinton” in “Trump”.
Tanto sarebbe tutto finto… solo questione di darla a bere agli italiani.
E poi lui non gode solamente dell’appoggio della sinistra americana, quella clintoniana e obamiana, ma anche della destra di sostegno a Trump, attraverso personaggi inquietanti come Michael Ledeen, vera e propria ombra sul gabinetto Renzi.
Potenza trasversale degli ambienti massonici…Sì, proprio Michael Ledeen, quello delle mene americane sul caso Moro, quello espulso perfino dai nostri servizi segreti perché troppo intrigante, quello legato alla P2, quello coinvolto nel Nigergate e nello scandalo Iran-Contra, quello che per conto del reazionario Reagan si scontrò con Craxi nella notte di Sigonella (Craxi pagò amaramente quel gesto di indipendenza dagli Usa).
Quello di cui non si sanno la maggior parte delle cose che ha combinato in Italia, e sarebbe bene saperle…
Quello che vuole che gli Stati Uniti aumentino radicalmente il livello dei loro interventi militari nel mondo.
Quel Ledeen che è da anni intimo del pupillo di Renzi, Carrai, il cui ruolo è quello di coordinare i servizi segreti italiani…
Quello che lavora per la Cia e per il Mossad contemporaneamente…
E’ chiaro, solo un segnale forte da parte degli italiani potrà porre almeno un freno a questa deriva anti-democratica: un bel No al referendum.
Non vogliamo perdere ancora più rappresentatività, non vogliamo ancora più centralizzazione.
Non vogliamo più multinazionali a rovinare il nostro territorio…
Senato, regioni e province funzionano male?
E allora facciamoli funzionare bene invece di abolirli… invece di togliere loro potere e abolirle, lasciando tutto in mano a pochi oscuri funzionari centrali influenzati da lobbisti predatori di tutte le razze.
Lontanissimi dal controllo e dalla vigilanza delle popolazioni locali.
Quanto aveva già ragione Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”.
Ora il nocchiere c’è, ma è quello sbagliato, e la sua intenzione è proprio quella di aumentare il “bordello” a favore di poteri diversi da noi.
Ed è singolare il profetico riferimento di Dante alle province. Forza, non dormiamo: diamoci da fare per il No.
(Fausto Carotenuto, “Pur di vincere il referendum Renzi ora fa anche finta di essere antieuropeista”, da “Coscienze in Rete” del 16 novembre 2016).
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Re: Diario della caduta di un regime.
SE COME SOSTIENE FAUSTO CAROTENUTO,
Carotenuto: parla Renzi, ma a decidere è Michael Ledeen
VUOL DIRE CHE GLI USA (MASSONERIA DEVIATA-FINANZA-GOVERNO) HANNO DECISO DI DEMOLIRE QUESTO PAESE
RIFORMA MADIA BOCCIATA DALLA CONSULTA
“Governo non può decidere senza ok da Regioni”
Dopo il ricorso del Veneto stop alle norme su dirigenza, partecipate, servizi pubblici locali e pubblico
impiego. Renzi: “È la prova che il Paese è bloccato”. I sindacati esultano: “Domani la delega scade”
Economia & Lobby
Ennesimo incidente, questa volta sostanziale, sulla strada della riforma della pubblica amministrazione targata Marianna Madia. Secondo la Corte Costituzionale è illegittima nelle parti in cui prevede che l’attuazione attraverso i decreti legislativi possa avvenire dopo aver acquisito il solo parere della Conferenza Stato-Regioni, sede dove serve invece un’intesa per poter procedere. I sindacati dei dirigenti cantano vittoria: “Esiste un giudice a Berlino. E domani la delega scade”
Carotenuto: parla Renzi, ma a decidere è Michael Ledeen
VUOL DIRE CHE GLI USA (MASSONERIA DEVIATA-FINANZA-GOVERNO) HANNO DECISO DI DEMOLIRE QUESTO PAESE
RIFORMA MADIA BOCCIATA DALLA CONSULTA
“Governo non può decidere senza ok da Regioni”
Dopo il ricorso del Veneto stop alle norme su dirigenza, partecipate, servizi pubblici locali e pubblico
impiego. Renzi: “È la prova che il Paese è bloccato”. I sindacati esultano: “Domani la delega scade”
Economia & Lobby
Ennesimo incidente, questa volta sostanziale, sulla strada della riforma della pubblica amministrazione targata Marianna Madia. Secondo la Corte Costituzionale è illegittima nelle parti in cui prevede che l’attuazione attraverso i decreti legislativi possa avvenire dopo aver acquisito il solo parere della Conferenza Stato-Regioni, sede dove serve invece un’intesa per poter procedere. I sindacati dei dirigenti cantano vittoria: “Esiste un giudice a Berlino. E domani la delega scade”
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Re: Diario della caduta di un regime.
Repubblica 25.11.16
Ritratto delle due Italie ai tempi delle crisi
Un gruppo di studiosi riuniti dall’Istat traccia analogie e differenze tra la Grande Depressione del 1929 e la Grande Recessione del 2008
di Ferdinando Giugliano
IL CONVEGNO
La società italiana e le grandi crisi economiche 1929-2016 è il titolo del convegno che l’Istat organizza nell’ambito delle celebrazioni per i 90 anni della sua fondazione all’Università la Sapienza Oggi nell’Aula Magna del Rettorato e domani nella facoltà di Economi
La Grande Recessione che ha colpito l’Italia otto anni fa e da cui il nostro Paese stenta ancora a riemergere rappresenta una cesura epocale per il nostro sistema produttivo. Il confronto con l’altra crisi della storia unitaria, la Grande Depressione degli anni ’30, è pertanto non solo inevitabile ma anche opportuno: gli eventi di quegli anni sono infatti un’ottima pietra di paragone per comprendere i punti di resilienza e vulnerabilità della nostra economia e per giudicare le risposte che la nostra classe politica ha saputo o non è stata in grado di offrire.
Il convegno organizzato dall’Istat per i suoi 90 anni in programma oggi, e intitolato “La società italiana e le grandi crisi economiche, 1929-2016”, si inquadra perfettamente in questo disegno. Partendo dalla ricostruzione delle serie storiche del prodotto interno lordo dal 1861, completata 5 anni fa con la Banca d’Italia e l’Università di Roma Tor Vergata, l’istituto ha chiamato a raccolta i migliori storici economici e sociologi italiani per setacciare somiglianze e differenze tra i periodi di più forte difficoltà per aziende e cittadini.
La scoperta centrale è che sebbene la grande recessione sia stata ben più lunga e profonda della crisi del ’29, il nostro tessuto sociale ha tenuto meglio, grazie al sistema di welfare e alla ricchezza delle famiglie. Questo riconoscimento, apparentemente positivo, nasconde però un’ombra: i costi della crisi attuale sono stati scaricati sul futuro attraverso minori investimenti. Si è trattata di una scelta miope da parte delle nostre classi dirigenti, che penalizzerà a lungo le nuove generazioni.
La peculiare drammaticità per l’Italia di questi ultimi anni è ben descritta nel lavoro di Gianni Toniolo, economista alla Luiss e alla Duke. Per l’economia mondiale nel suo complesso, la Grande Recessione è stata poco più di un breve incidente di percorso, grazie alla ripresa rapida e robusta dei paesi emergenti. In Italia, invece, il Pil continua a languire a un livello di quasi un decimo inferiore rispetto a otto anni fa. «La crisi attuale è stata per l’Italia la più grave dalla storia unitaria», spiega Toniolo.
Davanti a questa sfida ancora più impegnativa della Grande Depressione, le conseguenze per gli italiani sono state però meno drammatiche rispetto agli anni ’30. La diminuzione degli occupati è stata infatti meno marcata, poiché le aziende hanno spesso preferito perdere produttività piuttosto che licenziare. Gli indicatori di benessere, dalla speranza di vita al consumo di calorie, hanno avuto andamenti più positivi che negli anni tra le due guerre. Il nostro Paese è stato infatti protetto dalla sua ricchezza e dal suo stato sociale. Rispetto all’Italia del 1929, quella del 2008 era infatti incomparabilmente più ricca e aveva un rapporto tra spesa pubblica e Pil molto più alto — 48% rispetto a circa il 30%. Questi soldi sono stati usati per aiutare chi era in difficoltà. Il lavoro di Emilio Reyneri, dell’università di Milano Bicocca, mostra come il migliore andamento del mercato del lavoro di questi anni sia spiegato quasi integralmente dalla cassa integrazione. «In assenza di questa misura, a crescente carico della fiscalità generale, l’attuale caduta dell’occupazione sarebbe stata altrettanto grave di quella degli anni ’30», dice Reyneri. Una mano è arrivata anche dai “tesoretti” delle famiglie: come nota Giovanni Vecchi di Tor Vergata la ricchezza privata sta infatti progressivamente calando.
Questo non significa, ovviamente, che la Grande Recessione non abbia colpito alcuni più di altri. Come nel 1929, i divari tra Sud e Nord sono aumentati, anche se con effetti diversi. Emanuele Felice dell’università di Pescara mostra come negli anni ’30, la popolazione al Sud abbia continuato ad aumentare, a fronte di poche possibilità di emigrazione. L’effetto è stato un impoverimento diffuso, soprattutto nelle aree agricole. Oggi, invece, il rischio è lo spopolamento del Mezzogiorno, colpito da una bassa natalità e da un’emigrazione sempre più massiccia.
Ma il problema principale della crisi di questi anni è che abbiamo messo a repentaglio il futuro per limitare i danni nel presente. Toniolo mostra come a fronte di una maggiore tenuta dei consumi, il crollo degli investimenti avvenuto negli ultimi otto anni sia stato ben più marcato rispetto agli anni ’30. La colpa è da imputare ai governi che si sono succeduti negli anni, e che hanno lasciato crollare la spesa pubblica in conto capitale per preservare quella corrente. Da questo punto di vista, le scelte del premier Matteo Renzi e del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan restano troppo timide: la legge di bilancio in discussione in Parlamento contiene dei provvedimenti utili per le aziende che vogliano ammodernarsi, ma non dà abbastanza priorità al rinnovamento di infrastrutture fisiche e digitali da parte dello Stato.
L’obiezione più diffusa è che questo sia colpa dell’austerità imposta da Bruxelles. Di primo acchito, il confronto con il 1929 sembra dare ragione a questa tesi: Toniolo mostra come la politica di bilancio durante la Grande Depressione diventi maggiormente espansiva a partire dal 1932, aiutando a sostenere l’economia. Tuttavia, queste spese furono progressivamente destinate a sostenere lo sforzo bellico, di certo non una grande lezione per il presente. Inoltre, la crescita lenta dell’Italia prima del 2008 indica che anche abbandonare la modesta “austerità” in cui siamo non basterebbe a intaccare i problemi fondamentali della nostra economia, che hanno a che fare con la bassa produttività e l’errata distribuzione delle risorse.
Da questo punto di vista, la migliore lezione per le nostre aziende viene dal presente. A differenza degli anni ’30, le esportazioni italiane sono cresciute durante la crisi. Cercare di ammodernarsi per sfidare il mondo sul piano commerciale è una ricetta più lungimirante di qualsiasi rivendicazione nazionalista.
Ritratto delle due Italie ai tempi delle crisi
Un gruppo di studiosi riuniti dall’Istat traccia analogie e differenze tra la Grande Depressione del 1929 e la Grande Recessione del 2008
di Ferdinando Giugliano
IL CONVEGNO
La società italiana e le grandi crisi economiche 1929-2016 è il titolo del convegno che l’Istat organizza nell’ambito delle celebrazioni per i 90 anni della sua fondazione all’Università la Sapienza Oggi nell’Aula Magna del Rettorato e domani nella facoltà di Economi
La Grande Recessione che ha colpito l’Italia otto anni fa e da cui il nostro Paese stenta ancora a riemergere rappresenta una cesura epocale per il nostro sistema produttivo. Il confronto con l’altra crisi della storia unitaria, la Grande Depressione degli anni ’30, è pertanto non solo inevitabile ma anche opportuno: gli eventi di quegli anni sono infatti un’ottima pietra di paragone per comprendere i punti di resilienza e vulnerabilità della nostra economia e per giudicare le risposte che la nostra classe politica ha saputo o non è stata in grado di offrire.
Il convegno organizzato dall’Istat per i suoi 90 anni in programma oggi, e intitolato “La società italiana e le grandi crisi economiche, 1929-2016”, si inquadra perfettamente in questo disegno. Partendo dalla ricostruzione delle serie storiche del prodotto interno lordo dal 1861, completata 5 anni fa con la Banca d’Italia e l’Università di Roma Tor Vergata, l’istituto ha chiamato a raccolta i migliori storici economici e sociologi italiani per setacciare somiglianze e differenze tra i periodi di più forte difficoltà per aziende e cittadini.
La scoperta centrale è che sebbene la grande recessione sia stata ben più lunga e profonda della crisi del ’29, il nostro tessuto sociale ha tenuto meglio, grazie al sistema di welfare e alla ricchezza delle famiglie. Questo riconoscimento, apparentemente positivo, nasconde però un’ombra: i costi della crisi attuale sono stati scaricati sul futuro attraverso minori investimenti. Si è trattata di una scelta miope da parte delle nostre classi dirigenti, che penalizzerà a lungo le nuove generazioni.
La peculiare drammaticità per l’Italia di questi ultimi anni è ben descritta nel lavoro di Gianni Toniolo, economista alla Luiss e alla Duke. Per l’economia mondiale nel suo complesso, la Grande Recessione è stata poco più di un breve incidente di percorso, grazie alla ripresa rapida e robusta dei paesi emergenti. In Italia, invece, il Pil continua a languire a un livello di quasi un decimo inferiore rispetto a otto anni fa. «La crisi attuale è stata per l’Italia la più grave dalla storia unitaria», spiega Toniolo.
Davanti a questa sfida ancora più impegnativa della Grande Depressione, le conseguenze per gli italiani sono state però meno drammatiche rispetto agli anni ’30. La diminuzione degli occupati è stata infatti meno marcata, poiché le aziende hanno spesso preferito perdere produttività piuttosto che licenziare. Gli indicatori di benessere, dalla speranza di vita al consumo di calorie, hanno avuto andamenti più positivi che negli anni tra le due guerre. Il nostro Paese è stato infatti protetto dalla sua ricchezza e dal suo stato sociale. Rispetto all’Italia del 1929, quella del 2008 era infatti incomparabilmente più ricca e aveva un rapporto tra spesa pubblica e Pil molto più alto — 48% rispetto a circa il 30%. Questi soldi sono stati usati per aiutare chi era in difficoltà. Il lavoro di Emilio Reyneri, dell’università di Milano Bicocca, mostra come il migliore andamento del mercato del lavoro di questi anni sia spiegato quasi integralmente dalla cassa integrazione. «In assenza di questa misura, a crescente carico della fiscalità generale, l’attuale caduta dell’occupazione sarebbe stata altrettanto grave di quella degli anni ’30», dice Reyneri. Una mano è arrivata anche dai “tesoretti” delle famiglie: come nota Giovanni Vecchi di Tor Vergata la ricchezza privata sta infatti progressivamente calando.
Questo non significa, ovviamente, che la Grande Recessione non abbia colpito alcuni più di altri. Come nel 1929, i divari tra Sud e Nord sono aumentati, anche se con effetti diversi. Emanuele Felice dell’università di Pescara mostra come negli anni ’30, la popolazione al Sud abbia continuato ad aumentare, a fronte di poche possibilità di emigrazione. L’effetto è stato un impoverimento diffuso, soprattutto nelle aree agricole. Oggi, invece, il rischio è lo spopolamento del Mezzogiorno, colpito da una bassa natalità e da un’emigrazione sempre più massiccia.
Ma il problema principale della crisi di questi anni è che abbiamo messo a repentaglio il futuro per limitare i danni nel presente. Toniolo mostra come a fronte di una maggiore tenuta dei consumi, il crollo degli investimenti avvenuto negli ultimi otto anni sia stato ben più marcato rispetto agli anni ’30. La colpa è da imputare ai governi che si sono succeduti negli anni, e che hanno lasciato crollare la spesa pubblica in conto capitale per preservare quella corrente. Da questo punto di vista, le scelte del premier Matteo Renzi e del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan restano troppo timide: la legge di bilancio in discussione in Parlamento contiene dei provvedimenti utili per le aziende che vogliano ammodernarsi, ma non dà abbastanza priorità al rinnovamento di infrastrutture fisiche e digitali da parte dello Stato.
L’obiezione più diffusa è che questo sia colpa dell’austerità imposta da Bruxelles. Di primo acchito, il confronto con il 1929 sembra dare ragione a questa tesi: Toniolo mostra come la politica di bilancio durante la Grande Depressione diventi maggiormente espansiva a partire dal 1932, aiutando a sostenere l’economia. Tuttavia, queste spese furono progressivamente destinate a sostenere lo sforzo bellico, di certo non una grande lezione per il presente. Inoltre, la crescita lenta dell’Italia prima del 2008 indica che anche abbandonare la modesta “austerità” in cui siamo non basterebbe a intaccare i problemi fondamentali della nostra economia, che hanno a che fare con la bassa produttività e l’errata distribuzione delle risorse.
Da questo punto di vista, la migliore lezione per le nostre aziende viene dal presente. A differenza degli anni ’30, le esportazioni italiane sono cresciute durante la crisi. Cercare di ammodernarsi per sfidare il mondo sul piano commerciale è una ricetta più lungimirante di qualsiasi rivendicazione nazionalista.
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Re: Diario della caduta di un regime.
MEDIA & REGIME
Caso Beatrice Di Maio, e se la cyber-propaganda fosse a Palazzo Chigi?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... i/3216743/
Caso Beatrice Di Maio, e se la cyber-propaganda fosse a Palazzo Chigi?
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Re: Diario della caduta di un regime.
Dalla prima pagina del Fatto Quotidiano di oggi:
SCHIFORME La Consulta demolisce la Madia
Il governo scrive
le leggi con i piedi
e poi se la prende
con la Costituzione
I decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione sono illegittimi, il governo non può procedere senza u n’intesa con le Regioni: lo stabilisce una sentenza della Corte costituzionale Ma subito il premier trasforma la bocciatura in un argomento di propaganda per il referendum: “Siamo circondati da una burocrazia opprimente”
Gli americani con quell’impiastro di Michael Ledeen, ma non solo, si sono tagliati le palle scegliendo un bamboccione arrogante, presuntuoso, ignorante, con un “io”, mirante a diventare duce.
Non sa lavorare in gruppo, se non con sciaccquini, scendiletto, ambigui lecca c, che mirano ad avere la poltrona, e di questi tempi di magra, anche un posto sicuro con uno stipendio sproporzionato alle loro capacità.
Disposti a tutto pur di assecondare il DUCE, e godere dei privilegi del momento.
Basta sentire le paperelle starnazzanti, e i carciofoni senza midollo spinale che affollano la tv in difesa del DUCE.
Se il Paese và a sbattere se ne fregano altamente.
L'importante è che stiano bene loro.
Siamo costretti a sopportare questo bamboccione arrogante, e malato marcio di potere, che vigliaccamente non si prende le sue responsabilità come farebbe un uomo con la schiena diritta, ma che ribalta immediatamente su altri la bocciatura della sua pochezza e inconsistenza.
Non gli manca a corredo la furbizia delle persone iper disoneste , che tentano di tramutare una cocente sconfitta dovuta ai propri limiti intrinseci, in un argomento di propaganda per rimanere incollato al potere.
Ha compiuto diligentemente l’atto finale di portare allo sfascio il Paese.
Spesso mi sento dire dal citrullame incantato dalle sue eterne balle: Ma se lo mandiamo a casa chi mettiamo?
Purtroppo abbiamo a che fare con molti che non capiscono una beata mazza.
Noi non mettiamo nessuno sulla poltrona di Palazzo Chigi.
E’ la massoneria deviata e finanziaria che decide secondo i propri interessi.
Stefano Sylos Labini. Sostiene che:
E così è stato creato Renzi il gran Rottamatore, una delle figure più reazionarie del periodo repubblicano.
Invece è la peggiore figura in assoluto della storia repubblicana, ed ha portato l’Italia sul punto di non ritorno del baratro.
Se ci fosse stato Pertini, non saremmo conciati come siamo.
SCHIFORME La Consulta demolisce la Madia
Il governo scrive
le leggi con i piedi
e poi se la prende
con la Costituzione
I decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione sono illegittimi, il governo non può procedere senza u n’intesa con le Regioni: lo stabilisce una sentenza della Corte costituzionale Ma subito il premier trasforma la bocciatura in un argomento di propaganda per il referendum: “Siamo circondati da una burocrazia opprimente”
Gli americani con quell’impiastro di Michael Ledeen, ma non solo, si sono tagliati le palle scegliendo un bamboccione arrogante, presuntuoso, ignorante, con un “io”, mirante a diventare duce.
Non sa lavorare in gruppo, se non con sciaccquini, scendiletto, ambigui lecca c, che mirano ad avere la poltrona, e di questi tempi di magra, anche un posto sicuro con uno stipendio sproporzionato alle loro capacità.
Disposti a tutto pur di assecondare il DUCE, e godere dei privilegi del momento.
Basta sentire le paperelle starnazzanti, e i carciofoni senza midollo spinale che affollano la tv in difesa del DUCE.
Se il Paese và a sbattere se ne fregano altamente.
L'importante è che stiano bene loro.
Siamo costretti a sopportare questo bamboccione arrogante, e malato marcio di potere, che vigliaccamente non si prende le sue responsabilità come farebbe un uomo con la schiena diritta, ma che ribalta immediatamente su altri la bocciatura della sua pochezza e inconsistenza.
Non gli manca a corredo la furbizia delle persone iper disoneste , che tentano di tramutare una cocente sconfitta dovuta ai propri limiti intrinseci, in un argomento di propaganda per rimanere incollato al potere.
Ha compiuto diligentemente l’atto finale di portare allo sfascio il Paese.
Spesso mi sento dire dal citrullame incantato dalle sue eterne balle: Ma se lo mandiamo a casa chi mettiamo?
Purtroppo abbiamo a che fare con molti che non capiscono una beata mazza.
Noi non mettiamo nessuno sulla poltrona di Palazzo Chigi.
E’ la massoneria deviata e finanziaria che decide secondo i propri interessi.
Stefano Sylos Labini. Sostiene che:
E così è stato creato Renzi il gran Rottamatore, una delle figure più reazionarie del periodo repubblicano.
Invece è la peggiore figura in assoluto della storia repubblicana, ed ha portato l’Italia sul punto di non ritorno del baratro.
Se ci fosse stato Pertini, non saremmo conciati come siamo.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Renzi: “La prova che il paese è bloccato”
(DI F. Q.)
UNA PROVA DI COSA SARA' L'ITALIA DOPO IL 4 DICEMBRE, SE PASSA IL SI
IL DUCE NON AMMETTE LACCI E LACCIULOLI, DA CICCHESSIA.
NON AMMETTE CHE QUALCUNO GIUDICHI IL SUO OPERATO.
E QUINDI DA BUON TRUFFATORE SPERIMENTATO AI CITRULLI E AI MERLI BOCCALONI GLI VIENE FACILE RACCONTARE CHE:
“ E' La prova che il paese è bloccato”
FORZA MERLI. FORZA CITRULLI.
(DI F. Q.)
UNA PROVA DI COSA SARA' L'ITALIA DOPO IL 4 DICEMBRE, SE PASSA IL SI
IL DUCE NON AMMETTE LACCI E LACCIULOLI, DA CICCHESSIA.
NON AMMETTE CHE QUALCUNO GIUDICHI IL SUO OPERATO.
E QUINDI DA BUON TRUFFATORE SPERIMENTATO AI CITRULLI E AI MERLI BOCCALONI GLI VIENE FACILE RACCONTARE CHE:
“ E' La prova che il paese è bloccato”
FORZA MERLI. FORZA CITRULLI.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Io penso che non sia così cioè che non si vogliano ostacoli,perche la costituzione appresta tutte le garanzie cioè una camera delle regioni che può richiamare una legge scritta male,anche se la camera può accettarla o rigettarla il controllo preventivo di costituzionalità del presidente della repubblica la possibilità della corte costituzionale di dichiarare la legge illegittima il referendum propositivo che può abrogare una legge e farne entrare in vigore un'altra legge costituzionale.Il primo ministro per insediarsi ha bisogno del voto di fiducia del parlamento e può essere sfiduciato non c'è la sfiducia costruttiva con la quale potrebbe ricattare il parlamento.Più che altro penso che esiste una classe dirigente che rivendica per sè un potere di interdizione attraverso bicameralismo perfetto e proporzionale e che ha portato a questa situazione disastrosa bloccando il paese.Il proporzionale relegherebbe il csx ad un ruolo marginale ed è quello che i poteri forti vogliono
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Re: Diario della caduta di un regime.
lilly ha scritto:Io penso che non sia così cioè che non si vogliano ostacoli,perche la costituzione appresta tutte le garanzie cioè una camera delle regioni che può richiamare una legge scritta male,anche se la camera può accettarla o rigettarla il controllo preventivo di costituzionalità del presidente della repubblica la possibilità della corte costituzionale di dichiarare la legge illegittima il referendum propositivo che può abrogare una legge e farne entrare in vigore un'altra legge costituzionale.Il primo ministro per insediarsi ha bisogno del voto di fiducia del parlamento e può essere sfiduciato non c'è la sfiducia costruttiva con la quale potrebbe ricattare il parlamento.Più che altro penso che esiste una classe dirigente che rivendica per sè un potere di interdizione attraverso bicameralismo perfetto e proporzionale e che ha portato a questa situazione disastrosa bloccando il paese.Il proporzionale relegherebbe il csx ad un ruolo marginale ed è quello che i poteri forti vogliono
Parto dal fondo.
Il proporzionale relegherebbe il csx ad un ruolo marginale ed è quello che i poteri forti vogliono
lilly
OK. Ma dobbiamo intenderci sul significato delle parole.
Cos’è oggi, 26 novembre 2016, il “csx” in Italia????????
Ma a maggior ragione dove è, e cosa è, la sinistra italiana?????????
I media usano questi termini in modo convenzionale. Come Berlusconi usava, strumentalmente, il termine “comunisti” quando è sceso in campo 22 anni e mezzo fa.
Oggi, nell’anno domini 2016, non usa più il termine “comunisti”, ma solo “sinistra”, per indicare la parte avversaria che non aderisce alle favole di Forza Italia.
Perché anche l’ex Cav-Caimano, sostiene che il pericolo comunista non esiste più, in quanto i comunisti non esistono più.
Quando accenna alla “sinistra”, anche questo è un falso storico, perché la sinistra non esiste più.
Ma come succede oggi negli Usa, la moda berlusconiana di raccontare palle a gogò ha preso fortemente piede.
Fuori da una ristretta cerchia di amici che ho condizionato, ohibò lo ammetto, a riflettere negli ultimi due anni e mezzo sulla vera natura politica di Benito, Pinocchio Mussoloni-La Truffa, ho riscontrato solo martedì scorso, in un incontro per il NO, che solo Moni Ovadia dichiara apertamente che il suddetto Pinocchio è stramaledettamente di destra.
Un destro che ha visto la possibilità di diventare il nuovo Mussolini, in una versione aggiornata del fascio al Terzo millennio.
Ragion per cui, come il lupo nella favola di Cappuccetto Rosso, si è travestito.
Si è travestito da “sinistro” per fottere il citrullame sinistro.
E’ di stamani un’affermazione azzardata di un epigono di Pinocchio, che insisteva nel voler far credere che Mussoloni è un “comunista”.
Se quello è un comunista io sono un cammello a otto gobbe con il collo da giraffa e la coda da zanzara.
PS.
Sarebbe interessante che anche l’amico gibo-pancho, qui o altrove, che ha sollevato il problema della mancanza di confronto nel forum, fornisse il suo parere su cosa è la sinistra oggi o cosa si intende per “sinistra” oggi, 26 novembre 2016.
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- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Diario della caduta di un regime.
Renzi non è stato legittimato dalle elezioni politiche.E' stato messo li per non andare a votare.Monti Letta Renzi.Come si permette di cambiare lui la costituzione.Si poteva cambiare se al governo legittimato era Bersani, chiamando tutti i partiti a cambiare la costituzione insieme.
Lui non ha a mio avviso nessun potere per averlo proposto.
Ciao
Paolo11
Lui non ha a mio avviso nessun potere per averlo proposto.
Ciao
Paolo11
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