Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
IL SANTO PADRE AD AREZZO
L'appello del Papa: «L'Italia reagisca
Non abbandonarsi a scoraggiamento»
http://www.corriere.it/cronache/12_magg ... 0d3f.shtml
***
E come Santità?
Come è possibile non abbandonarsi allo scoraggiamento quando vediamo che la mummia democristiana uscita come Belfagor dal sarcofago del Museo egizio di Torino sta mandando in vacca il Paese per rifare la Dc?
E che dire del "devoto" cavalier Burlesqoni che dopo aver fatto fallire una nazione non molla la presa,...in pratica "Rompe",....Santità.
E del cattolico Scajola cosa ci può dire?
Pensi Lei come possiamo stare allegri alla notizia che la pasionaria Daniela Santadeché, si autocandida a primo ministro!!!
Può fare nulla per i Fiorin Fioroni, i Letta, i Gentiloni, i Franceschini, i Boccia, i Renzi, i Follini che zavorrano il Pd?
Per Gnaaazio e il nipote del cardinal gas parri può fare niente? Un posto nelle guardie svizzere No?
Infine, non può prendersi a tempo pieno il vice conte per dirigere le trame dell'Oltretevere?
L'appello del Papa: «L'Italia reagisca
Non abbandonarsi a scoraggiamento»
http://www.corriere.it/cronache/12_magg ... 0d3f.shtml
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E come Santità?
Come è possibile non abbandonarsi allo scoraggiamento quando vediamo che la mummia democristiana uscita come Belfagor dal sarcofago del Museo egizio di Torino sta mandando in vacca il Paese per rifare la Dc?
E che dire del "devoto" cavalier Burlesqoni che dopo aver fatto fallire una nazione non molla la presa,...in pratica "Rompe",....Santità.
E del cattolico Scajola cosa ci può dire?
Pensi Lei come possiamo stare allegri alla notizia che la pasionaria Daniela Santadeché, si autocandida a primo ministro!!!
Può fare nulla per i Fiorin Fioroni, i Letta, i Gentiloni, i Franceschini, i Boccia, i Renzi, i Follini che zavorrano il Pd?
Per Gnaaazio e il nipote del cardinal gas parri può fare niente? Un posto nelle guardie svizzere No?
Infine, non può prendersi a tempo pieno il vice conte per dirigere le trame dell'Oltretevere?
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Re: Come se ne viene fuori ?
camillobenso ha scritto:IL SANTO PADRE AD AREZZO
L'appello del Papa: «L'Italia reagisca
Non abbandonarsi a scoraggiamento»
http://www.corriere.it/cronache/12_magg ... 0d3f.shtml
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E come Santità?
Come è possibile non abbandonarsi allo scoraggiamento quando vediamo che la mummia democristiana uscita come Belfagor dal sarcofago del Museo egizio di Torino sta mandando in vacca il Paese per rifare la Dc?
E che dire del "devoto" cavalier Burlesqoni che dopo aver fatto fallire una nazione non molla la presa,...in pratica "Rompe",....Santità.
E del cattolico Scajola cosa ci può dire?
Pensi Lei come possiamo stare allegri alla notizia che la pasionaria Daniela Santadeché, si autocandida a primo ministro?
Può fare nulla per i Fiorin Fioroni, i Letta, i Gentiloni, i Franceschini, i Boccia, i Renzi, i Follini che zavorrano il Pd?
Per Gnaaazio e il nipote del cardinal gas parri può fare niente? Un posto nelle guardie svizzere No?
Infine, non può prendersi a tempo pieno il vice conte per dirigere le trame dell'Oltretevere?
non passa giorno che non ci sia un'esternazione del clero sulle vicende del Belpaese.
ed ogni volta mi chiedo come sia possibile che una chiesa che dovrebbe ampliare il suo sguardo a livello planetario ed occuparsi solo di anime,
si riduca sempre più ad occuparsi di politica e nel cortile di casa...ma non potevano rimanere ad Avignone ???
no...non potevano.
i francesi son più furbi di noi...
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Re: Come se ne viene fuori ?
Per fortuna c'è Don Farinella a tentar di riequilibrare la situation....
DON FARINELLA:Berlusconi merita un calcio nelle palle!
http://www.youtube.com/watch?v=or5B9auOgSE
DON FARINELLA:Berlusconi merita un calcio nelle palle!
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Re: Come se ne viene fuori ?
La Cdu di Angela Merkel si avvia a incassare una pesante sconfitta alle regionali di domani in Nordreno-Vestfalia, il Land più popoloso (18 milioni di abitanti) e uno dei più industrializzati della Germania. Stando ai sondaggi i cristiano-democratici arrancano dietro la Spd della governatrice uscente Hannelore Kraft, accreditata al 38%, e rischiano di sprofondare ai minimi storici: il dato del 30% attribuito alla Cdu nelle ultime rilevazioni sarebbe il peggior risultato di sempre nel Land della Ruhr. Un tonfo di simili proporzioni lancerebbe importanti segnali anche a livello nazionale.
Dopo gli elettori greci e francesi domenica scorsa, stavolta sarebbero quelli tedeschi a bocciare la ricetta dell’austerity propagata da Angela Merkel in Europa. In un Land che ha accumulato nei decenni scorsi un passivo di 130 miliardi di euro, gli elettori si affiderebbero infatti a una governatrice, Hannelore Kraft, che segue una linea molto meno rigorista di Berlino: il governo di minoranza Spd-Verdi che guida dal 2009 non ha ridotto il debito, ma ha anzi contratto un deficit di 3 miliardi nel 2011, ha approvato una manovra-bis bloccata dalla Corte costituzionale regionale perché conteneva troppi nuovi debiti ed è poi caduto anzitempo nel marzo di quest’anno a causa di una finanziaria che prevedeva un deficit di 3,6 miliardi, una bocciatura che ha portato al voto anticipato di domenica.
da Il fatto quotidiano
Aspettiamo domani e speriamo che la Merkel si guardi in giro e veda quanto è isolata e inconcludente la sua politica di rigore, che prima o dopo toccherà in modo negativo la stessa Germania.
Dopo gli elettori greci e francesi domenica scorsa, stavolta sarebbero quelli tedeschi a bocciare la ricetta dell’austerity propagata da Angela Merkel in Europa. In un Land che ha accumulato nei decenni scorsi un passivo di 130 miliardi di euro, gli elettori si affiderebbero infatti a una governatrice, Hannelore Kraft, che segue una linea molto meno rigorista di Berlino: il governo di minoranza Spd-Verdi che guida dal 2009 non ha ridotto il debito, ma ha anzi contratto un deficit di 3 miliardi nel 2011, ha approvato una manovra-bis bloccata dalla Corte costituzionale regionale perché conteneva troppi nuovi debiti ed è poi caduto anzitempo nel marzo di quest’anno a causa di una finanziaria che prevedeva un deficit di 3,6 miliardi, una bocciatura che ha portato al voto anticipato di domenica.
da Il fatto quotidiano
Aspettiamo domani e speriamo che la Merkel si guardi in giro e veda quanto è isolata e inconcludente la sua politica di rigore, che prima o dopo toccherà in modo negativo la stessa Germania.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Aspettando il parere dei cattolici del forum, rimane il fatto che politicamente le valutazioni si Politi, mettono in ombra il futuro del partito della Nazione.
Elezioni, l’armata cattolica si è dissolta
di Marco Politi | 13 maggio 2012 - Commenti (54)
Si è persa per strada la riscossa cattolica annunciata con squilli di fanfare a Todi.
Sette mesi dopo non c’è traccia di ripresa bianca nel microcosmo variegato delle elezioni comunali e provinciali.
Anzi, molti esponenti anonimi, volonterosi e “normali” del Movimento 5 Stelle si sono impadroniti di temi antichi del cattolicesimo di popolo: risparmio, partecipazione, taglio delle prebende, etica di una buona amministrazione.
La Chiesa italiana si dovrà interrogare un giorno sulle sue responsabilità nell’aver permesso che fosse logorato quello spazio “medio” del Paese, fatto di onestà e voglia di lavorare per il bene comune.
In questi anni l’area moderata è stata distrutta dall’estremismo berlusconiano e leghista. E un ruolo non secondario nel tollerare la deriva verso lo sfascio è stata la copertura offerta al centrodestra dalla gerarchia ecclesiastica sotto la guida di Ruini. Al di là di qualche sporadica critica.
L’area moderata, quel ceto medio che costituisce il baricentro delle società occidentali, è stata distrutta dallo scardinamento del senso di legalità, dall’impoverimento delle famiglie – nonostante gli elogi all’istituto familiare usati per bloccare la legalizzazione delle coppie di fatto – dall’aver consentito alle imprese di creare precariato di massa, dall’aver lasciato decadere la scuola pubblica, dal non avere salvaguardato rigorosamente l’etica pubblica.
Ora masse di uomini e donne in carne ed ossa, smarriti, arrabbiati, schifati, fuggono nell’astensione o usano il voto come grido di protesta o per indicare la prospettiva di una politica purificata. L’idea che il “soggetto cattolico” potesse ereditare il comando, approfittando del crollo del berlusconismo, svanisce in “quel cumulo di macerie” del moderatismo che Pier Ferdinando Casini ha avuto l’onestà di riconoscere.
Se poi qualcuno fra i partecipanti di Todi – e ce n’erano – accarezzava il progetto di un movimento confessionale nuovo di zecca, può lasciare perdere. L’Italia resta bipolare.
Dunque era motivata la prudenza del presidente della Cei, cardinale Bagnasco, quando l’ottobre scorso in Umbria si attestò realisticamente sull’unica posizione possibile. Interloquire con la società così com’è. “La comunità cristiana – disse – deve animare i settori pre-politici nei quali maturano mentalità e si affinano competenze, dove si fa cultura sociale e politica”. Un approccio differente da certe frettolose indicazioni provenienti dal Vaticano, che pretendevano di decretare la fine della dispersione dei credenti nelle varie aree politiche per spingerli a una forzosa convergenza.
Il voto di maggio, invece, riconferma che i cattolici dividono il loro voto su tutto l’arco delle proposte elettorali. Da Pdl e Lega all’Udc, al Pd, ai partiti di Grillo, Vendola e Di Pietro. È un trend annunciato dalle inchieste sociologiche ripetutesi negli ultimi 15 anni. Soltanto che molti nella gerarchia ecclesiastica e fra gli aspiranti rifondatori di un cattolicesimo politico non ne hanno voluto testardamente tenere conto.
Ancora nel dicembre scorso un’inchiesta Ipsos per conto delle Acli certificava che per il 61 per cento dei cattolici la propria coscienza prevale sulle indicazioni dei vescovi, mentre il 62 per cento ritiene che un’“organizzazione dei cattolici è sbagliata, non bisogna confondere religione e politica”.
È tramontata perciò la prospettiva di un impegno dei movimenti cattolici nell’ambito socio-politico? Forse no. Piuttosto è mutato radicalmente lo scenario. Sepolta appare la stagione di un cattolicesimo politico guidato dai vescovi.
Fuori dalla storia è la tendenza, tuttora perdurante in gran parte dell’associazionismo, di attendere l’imbeccata dalle gerarchie.
L’unica strada percorribile appare quella del rischio e della responsabilità in prima persona. Come fanno i fedeli, che si danno alla politica negli Stati Uniti o in Francia, senza aspettarsi benedizioni dall’alto. Si apre lo spazio per movimenti che sanno mobilitarsi e mobilitare su tema precisi, unendo credenti e diversamente credenti. Come è stato il referendum sull’acqua, che ha visto lottare insieme l’associazionismo cattolico e laico. Lo stesso potrà o potrebbe accadere su questioni riguardanti il lavoro giovanile, il sostegno alla famiglia come nucleo sociale (nelle sue forme vecchie e nuove, senza fumisterie ideologiche), l’ambiente, la riforma dello Stato. Esistono sottotraccia nella galassia cattolica molte energie e idee. Il loro ruolo non è finito, a patto di rendersi conto che è finita l’epoca della delega. O delle timidezze. Come le Acli che hanno rinunciato a premere per il contratto d’ingresso prevalente per il lavoro giovanile.
Nelle urne gli italiani non si dividono più tra cattolici e non cattolici, ma in base alle richieste e alle proposte. Il “soggetto unico cattolico” è tramontato. Definitivamente. Resta la scena per tanti protagonisti cattolici. Se hanno qualcosa da dire. E magari evitano di ammantare di cristianesimo – come Formigoni e Cl – lobbismo e manovre di potere.
Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2012
Elezioni, l’armata cattolica si è dissolta
di Marco Politi | 13 maggio 2012 - Commenti (54)
Si è persa per strada la riscossa cattolica annunciata con squilli di fanfare a Todi.
Sette mesi dopo non c’è traccia di ripresa bianca nel microcosmo variegato delle elezioni comunali e provinciali.
Anzi, molti esponenti anonimi, volonterosi e “normali” del Movimento 5 Stelle si sono impadroniti di temi antichi del cattolicesimo di popolo: risparmio, partecipazione, taglio delle prebende, etica di una buona amministrazione.
La Chiesa italiana si dovrà interrogare un giorno sulle sue responsabilità nell’aver permesso che fosse logorato quello spazio “medio” del Paese, fatto di onestà e voglia di lavorare per il bene comune.
In questi anni l’area moderata è stata distrutta dall’estremismo berlusconiano e leghista. E un ruolo non secondario nel tollerare la deriva verso lo sfascio è stata la copertura offerta al centrodestra dalla gerarchia ecclesiastica sotto la guida di Ruini. Al di là di qualche sporadica critica.
L’area moderata, quel ceto medio che costituisce il baricentro delle società occidentali, è stata distrutta dallo scardinamento del senso di legalità, dall’impoverimento delle famiglie – nonostante gli elogi all’istituto familiare usati per bloccare la legalizzazione delle coppie di fatto – dall’aver consentito alle imprese di creare precariato di massa, dall’aver lasciato decadere la scuola pubblica, dal non avere salvaguardato rigorosamente l’etica pubblica.
Ora masse di uomini e donne in carne ed ossa, smarriti, arrabbiati, schifati, fuggono nell’astensione o usano il voto come grido di protesta o per indicare la prospettiva di una politica purificata. L’idea che il “soggetto cattolico” potesse ereditare il comando, approfittando del crollo del berlusconismo, svanisce in “quel cumulo di macerie” del moderatismo che Pier Ferdinando Casini ha avuto l’onestà di riconoscere.
Se poi qualcuno fra i partecipanti di Todi – e ce n’erano – accarezzava il progetto di un movimento confessionale nuovo di zecca, può lasciare perdere. L’Italia resta bipolare.
Dunque era motivata la prudenza del presidente della Cei, cardinale Bagnasco, quando l’ottobre scorso in Umbria si attestò realisticamente sull’unica posizione possibile. Interloquire con la società così com’è. “La comunità cristiana – disse – deve animare i settori pre-politici nei quali maturano mentalità e si affinano competenze, dove si fa cultura sociale e politica”. Un approccio differente da certe frettolose indicazioni provenienti dal Vaticano, che pretendevano di decretare la fine della dispersione dei credenti nelle varie aree politiche per spingerli a una forzosa convergenza.
Il voto di maggio, invece, riconferma che i cattolici dividono il loro voto su tutto l’arco delle proposte elettorali. Da Pdl e Lega all’Udc, al Pd, ai partiti di Grillo, Vendola e Di Pietro. È un trend annunciato dalle inchieste sociologiche ripetutesi negli ultimi 15 anni. Soltanto che molti nella gerarchia ecclesiastica e fra gli aspiranti rifondatori di un cattolicesimo politico non ne hanno voluto testardamente tenere conto.
Ancora nel dicembre scorso un’inchiesta Ipsos per conto delle Acli certificava che per il 61 per cento dei cattolici la propria coscienza prevale sulle indicazioni dei vescovi, mentre il 62 per cento ritiene che un’“organizzazione dei cattolici è sbagliata, non bisogna confondere religione e politica”.
È tramontata perciò la prospettiva di un impegno dei movimenti cattolici nell’ambito socio-politico? Forse no. Piuttosto è mutato radicalmente lo scenario. Sepolta appare la stagione di un cattolicesimo politico guidato dai vescovi.
Fuori dalla storia è la tendenza, tuttora perdurante in gran parte dell’associazionismo, di attendere l’imbeccata dalle gerarchie.
L’unica strada percorribile appare quella del rischio e della responsabilità in prima persona. Come fanno i fedeli, che si danno alla politica negli Stati Uniti o in Francia, senza aspettarsi benedizioni dall’alto. Si apre lo spazio per movimenti che sanno mobilitarsi e mobilitare su tema precisi, unendo credenti e diversamente credenti. Come è stato il referendum sull’acqua, che ha visto lottare insieme l’associazionismo cattolico e laico. Lo stesso potrà o potrebbe accadere su questioni riguardanti il lavoro giovanile, il sostegno alla famiglia come nucleo sociale (nelle sue forme vecchie e nuove, senza fumisterie ideologiche), l’ambiente, la riforma dello Stato. Esistono sottotraccia nella galassia cattolica molte energie e idee. Il loro ruolo non è finito, a patto di rendersi conto che è finita l’epoca della delega. O delle timidezze. Come le Acli che hanno rinunciato a premere per il contratto d’ingresso prevalente per il lavoro giovanile.
Nelle urne gli italiani non si dividono più tra cattolici e non cattolici, ma in base alle richieste e alle proposte. Il “soggetto unico cattolico” è tramontato. Definitivamente. Resta la scena per tanti protagonisti cattolici. Se hanno qualcosa da dire. E magari evitano di ammantare di cristianesimo – come Formigoni e Cl – lobbismo e manovre di potere.
Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Questo è pane per pancho.......
Fine del Centro
di Giulietto Chiesa | 11 maggio 2012Commenti (83)
Bisogna capire cosa sono i terremoti elettorali in Francia, Grecia, Germania, Italia. Anche perché è solo un inizio, e sbagliare giudizio sarà pericoloso.
Io credo che abbiano un epicentro comune: si chiama rottura del patto sociale europeo.
Chi l’ha prodotta? Una rivoluzione, quella dei banchieri, cioè il passaggio finale, formale, della politica nelle mani della finanza internazionale, di quelli che Luciano Gallino chiama i “proprietari universali”.
I popoli europei, raggirati prima e adesso bastonati senza pietà, cominciano a reagire. Per ora confusamente. Ma cominciano a capire. E cosa vedono? Vedono che i partiti tradizionali, tutti, destra e sinistra, cui avevano fatto riferimento negli ultimi cinquant’anni, mancano all’appello.
Perché hanno tenuto bordone, hanno taciuto, sono complici. Per questo gli elettori li abbandonano (cominciano ad abbandonarli).
Cosa cercano? Risposte semplici, salvifiche. Quelli di destra scivolano verso il nazionalismo, il razzismo, la xenofobia. Emozioni forti, plebee. Quelli di sinistra anelano a, per ora vaghe, piattaforme di buon governo, più partecipazione, più democrazia. Tutti capiscono che le decisioni passano sopra le loro teste. Vanno alle estreme. Più si accentua la crisi, più queste tendenze diventeranno acute, e di massa. E’ la fine del centro.
In Italia è Beppe Grillo. In Germania sono i Pirati, i Verdi, la Linke. In Grecia è Syriza e Alba “tragica”. In Francia è Marie Le Pen, e Mélenchon (vincono ancora Merkel e Hollande, perché in Germania e Francia la crisi è ancora poco visibile e là i partiti tradizionali ancora non sono franati).
Siamo solo all’inizio. Poi cosa verrà?
Se l’offensiva dei banchieri continua, che succederà? Loro, i banchieri, e i loro servi politici e giornalisti, dicono che poi verrà la crescita. Ma la crescita è impossibile senza investimenti. E investimenti non possiamo farne perché abbiamo permesso il pareggio di bilancio in Costituzione.
[b]Dunque ci restano due “speranze”: la prima è attingere al mercato internazionale della finanza, indebitandoci ancora di più.
La seconda è privatizzare: cioè svendere tutte le proprietà dello Stato. A chi? A coloro che verranno con il denaro inventato al computer. Cioè ai “nove banchieri” che dominano il pianeta Occidente.[/b]
Il fatto è che, se siamo in questa situazione è perché siamo entrati in una crisi strutturale che non ha uscita. Siamo al capolinea.
I banchieri sono diventati rivoluzionari non per caso. La catena di Sant’Antonio si è rotta e loro continuano a strattonarla. Adesso – dopo averci ipnotizzati tutti con il consumismo – si apprestano a costringerci al razionamento (che saranno loro a decidere come farlo).
Come se ne esce? Non so, francamente.
Ma so che la prima cosa da fare è non pagare il debito usuraio che c’impongono (a tutti gli europei ormai). Secondo mettere fuori legge i derivati e mettere in galera quelli che interagiscono con gli offshore (vere organizzazioni criminali, come coloro che ci portano i soldi). Terzo, nazionalizzare subito le più importanti banche.
Keynes si può usare, per qualche tempo, ma non basterà a lungo, perché una crescita infinita in un sistema finito di risorse è impossibile. Questo è appunto il capolinea. Si scende.
Comincia una transizione. Ma questa politica, questi partiti, questi maggiordomi, non sono in grado nemmeno di concepirla. Sono pagati per non farla.
Allora bisogna mettere mano a un comitato di salvezza nazionale che unisca tutte le forze popolari e che imponga (in base alla Costituzione, fino a che non la aboliranno del tutto) una svolta radicale. Arriva il “nazismo bianco”(ce lo annuncia Tremonti, uno che i nazisti bianchi li conosce bene). Se siamo capaci, bene, se non siamo capaci, peggio per noi.
IFQ
Fine del Centro
di Giulietto Chiesa | 11 maggio 2012Commenti (83)
Bisogna capire cosa sono i terremoti elettorali in Francia, Grecia, Germania, Italia. Anche perché è solo un inizio, e sbagliare giudizio sarà pericoloso.
Io credo che abbiano un epicentro comune: si chiama rottura del patto sociale europeo.
Chi l’ha prodotta? Una rivoluzione, quella dei banchieri, cioè il passaggio finale, formale, della politica nelle mani della finanza internazionale, di quelli che Luciano Gallino chiama i “proprietari universali”.
I popoli europei, raggirati prima e adesso bastonati senza pietà, cominciano a reagire. Per ora confusamente. Ma cominciano a capire. E cosa vedono? Vedono che i partiti tradizionali, tutti, destra e sinistra, cui avevano fatto riferimento negli ultimi cinquant’anni, mancano all’appello.
Perché hanno tenuto bordone, hanno taciuto, sono complici. Per questo gli elettori li abbandonano (cominciano ad abbandonarli).
Cosa cercano? Risposte semplici, salvifiche. Quelli di destra scivolano verso il nazionalismo, il razzismo, la xenofobia. Emozioni forti, plebee. Quelli di sinistra anelano a, per ora vaghe, piattaforme di buon governo, più partecipazione, più democrazia. Tutti capiscono che le decisioni passano sopra le loro teste. Vanno alle estreme. Più si accentua la crisi, più queste tendenze diventeranno acute, e di massa. E’ la fine del centro.
In Italia è Beppe Grillo. In Germania sono i Pirati, i Verdi, la Linke. In Grecia è Syriza e Alba “tragica”. In Francia è Marie Le Pen, e Mélenchon (vincono ancora Merkel e Hollande, perché in Germania e Francia la crisi è ancora poco visibile e là i partiti tradizionali ancora non sono franati).
Siamo solo all’inizio. Poi cosa verrà?
Se l’offensiva dei banchieri continua, che succederà? Loro, i banchieri, e i loro servi politici e giornalisti, dicono che poi verrà la crescita. Ma la crescita è impossibile senza investimenti. E investimenti non possiamo farne perché abbiamo permesso il pareggio di bilancio in Costituzione.
[b]Dunque ci restano due “speranze”: la prima è attingere al mercato internazionale della finanza, indebitandoci ancora di più.
La seconda è privatizzare: cioè svendere tutte le proprietà dello Stato. A chi? A coloro che verranno con il denaro inventato al computer. Cioè ai “nove banchieri” che dominano il pianeta Occidente.[/b]
Il fatto è che, se siamo in questa situazione è perché siamo entrati in una crisi strutturale che non ha uscita. Siamo al capolinea.
I banchieri sono diventati rivoluzionari non per caso. La catena di Sant’Antonio si è rotta e loro continuano a strattonarla. Adesso – dopo averci ipnotizzati tutti con il consumismo – si apprestano a costringerci al razionamento (che saranno loro a decidere come farlo).
Come se ne esce? Non so, francamente.
Ma so che la prima cosa da fare è non pagare il debito usuraio che c’impongono (a tutti gli europei ormai). Secondo mettere fuori legge i derivati e mettere in galera quelli che interagiscono con gli offshore (vere organizzazioni criminali, come coloro che ci portano i soldi). Terzo, nazionalizzare subito le più importanti banche.
Keynes si può usare, per qualche tempo, ma non basterà a lungo, perché una crescita infinita in un sistema finito di risorse è impossibile. Questo è appunto il capolinea. Si scende.
Comincia una transizione. Ma questa politica, questi partiti, questi maggiordomi, non sono in grado nemmeno di concepirla. Sono pagati per non farla.
Allora bisogna mettere mano a un comitato di salvezza nazionale che unisca tutte le forze popolari e che imponga (in base alla Costituzione, fino a che non la aboliranno del tutto) una svolta radicale. Arriva il “nazismo bianco”(ce lo annuncia Tremonti, uno che i nazisti bianchi li conosce bene). Se siamo capaci, bene, se non siamo capaci, peggio per noi.
IFQ
Re: Come se ne viene fuori ?
Credo che il punto 3 sarebbe inutile. Dopo i passi uno e due, le banche non ci sarebbero più: problema risolto!Come se ne esce? Non so, francamente.
Ma so che la prima cosa da fare è non pagare il debito usuraio che c’impongono (a tutti gli europei ormai). Secondo mettere fuori legge i derivati e mettere in galera quelli che interagiscono con gli offshore (vere organizzazioni criminali, come coloro che ci portano i soldi). Terzo, nazionalizzare subito le più importanti banche.
Quello che il nostro non dice è che intanto il valore dei nostri salari e pensioni sarebbero al livello di quelli cinesi.
Altro che riforme della Fornero!
Così avremmo risolto anche il problema della competitività.
E noi dovremmo affidarci ad avventurieri del genere?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
Le ultime News
Monti: grave tensione sociale"
"Per salvarci metto a tavola forze politiche contrapposte"
http://www.repubblica.it/politica/?ref=HRHM1-2
****
Veramente, caro Professore, Lei sta mettendo a tavola il meglio, il fior fiore del forchettonismo italiano da combattimento degli ultimi 18 anni che si è pappato un’intera nazione, ……altrimenti Lei ora non starebbe a Palazzo Chigi.
E’ brutto e dubbio quel “salvarci”,…. visto che dopo sei mesi siamo a capo e dodici, perché è inclusivo, ….non certamente per noi……che viviamo fuori dalla Corte di Versailles.
Le ultime News
Monti: grave tensione sociale"
"Per salvarci metto a tavola forze politiche contrapposte"
http://www.repubblica.it/politica/?ref=HRHM1-2
****
Veramente, caro Professore, Lei sta mettendo a tavola il meglio, il fior fiore del forchettonismo italiano da combattimento degli ultimi 18 anni che si è pappato un’intera nazione, ……altrimenti Lei ora non starebbe a Palazzo Chigi.
E’ brutto e dubbio quel “salvarci”,…. visto che dopo sei mesi siamo a capo e dodici, perché è inclusivo, ….non certamente per noi……che viviamo fuori dalla Corte di Versailles.
Re: Come se ne viene fuori ?
Infatti, non a caso dice che vuole metterli a tavola, mica ha detto al tavolo.camillobenso ha scritto:Day after day
Le ultime News
Monti: grave tensione sociale"
"Per salvarci metto a tavola forze politiche contrapposte"
http://www.repubblica.it/politica/?ref=HRHM1-2
****
Veramente, caro Professore, Lei sta mettendo a tavola il meglio, il fior fiore del forchettonismo italiano da combattimento degli ultimi 18 anni che si è pappato un’intera nazione, ……altrimenti Lei ora non starebbe a Palazzo Chigi.
E’ brutto e dubbio quel “salvarci”,…. visto che dopo sei mesi siamo a capo e dodici, perché è inclusivo, ….non certamente per noi……che viviamo fuori dalla Corte di Versailles.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
Venti di guerra
Cosa dobbiamo fare,…chiedere che le forze Alleate sbarchino nuovamente ad Anzio per risalire la china fino a Berlino?
Achtung
di Stefano Feltri | 13 maggio 2012 Commenti (12)
Un’inchiesta del settimanale tedesco Der Spiegel, pubblicata oggi sul Fatto, rivela che la Germania non pensava che l’Italia fosse pronta per entrare nell’euro, tra il 1997 e il 1998, e che aveva presentato conti un po’ creativi per dimostrare di aver raggiunto gli obiettivi. Eppure l’ha voluta comunque nella moneta unica, nonostante il suo debito esorbitante, perché non si poteva escludere uno dei fondatori dell’Europa. E perché la Germania temeva concorrenti fuori dall’euro e con una valuta debole.
Lodevole atto di trasparenza, quello del governo di Berlino che ha reso disponibili le carte ai giornalisti.
A essere maliziosi, però, si nota un sospetto tempismo.
Lo Spiegel ci ricorda che siamo nell’euro per gentile concessione di Kohl, oltre che per la determinazione di Ciampi e Prodi. Che non siamo poi così diversi dalla Grecia che truccava il deficit per farsi ammettere. E che dunque non abbiamo le credenziali per poter dettare la linea alla zona euro.
Oggi come allora, sembra il sottotesto, le decisioni ultime spettano soltanto alla Germania.
Il messaggio a Mario Monti pare chiaro: grazie per il tuo contributo a risanare l’Italia e arginare il panico da spread, ma non pensare di avere l’ultima parola nell’ormai cronica tensione tra rigore contabile e spinte alla crescita.
Il 23 maggio si tiene un vertice informale a Bruxelles in cui a rappresentare la Francia ci sarà François Hollande e il suo desiderio di rinegoziare l’ossessione fiscale della Germania esplicitata nel trattato “fiscal compact”. Entro giugno si capirà se è possibile arginare Angela Merkel e trattenere la Grecia nel perimetro dell’euro. Nel frattempo, Monti sta restituendo un po’ di legittimità alle istituzioni europee asfaltate nei tre anni di crisi dai tedeschi. In cambio, la Commissione gli ha perdonato di non riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013.
Da Berlino continuano ad arrivare segnali di nervosismo che hanno spinto il presidente del Consiglio a una dichiarazione di insolita violenza, quando venerdì ha ricordato che “ci sono molti modi nel mondo contemporaneo per diventare colonie” e che l’Italia è disposta ai sacrifici, ma vuole “lo stesso grado di autonomia e di decisione responsabile” degli altri partner europei. Proprio la vicenda rievocata dallo Spiegel dimostra che non c’è Europa senza Italia e non c’è Germania senza Europa. Prima o poi se ne accorgerà anche la Merkel, speriamo non troppo tardi.
Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2012
Venti di guerra
Cosa dobbiamo fare,…chiedere che le forze Alleate sbarchino nuovamente ad Anzio per risalire la china fino a Berlino?
Achtung
di Stefano Feltri | 13 maggio 2012 Commenti (12)
Un’inchiesta del settimanale tedesco Der Spiegel, pubblicata oggi sul Fatto, rivela che la Germania non pensava che l’Italia fosse pronta per entrare nell’euro, tra il 1997 e il 1998, e che aveva presentato conti un po’ creativi per dimostrare di aver raggiunto gli obiettivi. Eppure l’ha voluta comunque nella moneta unica, nonostante il suo debito esorbitante, perché non si poteva escludere uno dei fondatori dell’Europa. E perché la Germania temeva concorrenti fuori dall’euro e con una valuta debole.
Lodevole atto di trasparenza, quello del governo di Berlino che ha reso disponibili le carte ai giornalisti.
A essere maliziosi, però, si nota un sospetto tempismo.
Lo Spiegel ci ricorda che siamo nell’euro per gentile concessione di Kohl, oltre che per la determinazione di Ciampi e Prodi. Che non siamo poi così diversi dalla Grecia che truccava il deficit per farsi ammettere. E che dunque non abbiamo le credenziali per poter dettare la linea alla zona euro.
Oggi come allora, sembra il sottotesto, le decisioni ultime spettano soltanto alla Germania.
Il messaggio a Mario Monti pare chiaro: grazie per il tuo contributo a risanare l’Italia e arginare il panico da spread, ma non pensare di avere l’ultima parola nell’ormai cronica tensione tra rigore contabile e spinte alla crescita.
Il 23 maggio si tiene un vertice informale a Bruxelles in cui a rappresentare la Francia ci sarà François Hollande e il suo desiderio di rinegoziare l’ossessione fiscale della Germania esplicitata nel trattato “fiscal compact”. Entro giugno si capirà se è possibile arginare Angela Merkel e trattenere la Grecia nel perimetro dell’euro. Nel frattempo, Monti sta restituendo un po’ di legittimità alle istituzioni europee asfaltate nei tre anni di crisi dai tedeschi. In cambio, la Commissione gli ha perdonato di non riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013.
Da Berlino continuano ad arrivare segnali di nervosismo che hanno spinto il presidente del Consiglio a una dichiarazione di insolita violenza, quando venerdì ha ricordato che “ci sono molti modi nel mondo contemporaneo per diventare colonie” e che l’Italia è disposta ai sacrifici, ma vuole “lo stesso grado di autonomia e di decisione responsabile” degli altri partner europei. Proprio la vicenda rievocata dallo Spiegel dimostra che non c’è Europa senza Italia e non c’è Germania senza Europa. Prima o poi se ne accorgerà anche la Merkel, speriamo non troppo tardi.
Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2012
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