Diario della caduta di un regime.

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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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5 DIC 2016 14:01
1. 'LA COSTITUZIONE È SALVA. ORA POSSIAMO TORNARE A IGNORARLA'


- 'RENZI SI DIMETTE. IL VENTENNIO PIÙ BREVE DELLA STORIA'


- 'NON UNA PAROLA DA MARIA ELENA BOSCHI. NE' DA RENZI SU DI LEI. PAGA ANCHE QUELLO'


- 'INTRAVISTA ROSI BINDI NUDA SOTTO LE FINESTRE DI DE LUCA'



2. ''MA ORA CHE SI È DIMESSO, LI POSSONO ARRESTARE I VERTICI DI BANCA ETRURIA?''


- ''ENRICO LETTA IN UN BORDELLO DI PARIGI TRA MIGNOTTE E COCAINA''


- ''VERDINI LAVORA A UN'ALLEANZA CON L'ISIS''


- ''D'ALEMA: NON COMPETERÒ PER INCARICHI NEL PD. VOLEVA SOLO FARLO FALLIRE''



3. ''AL CNEL STANNO SPENDENDO TANTI DI QUEI SOLDI IN CHAMPAGNE CHE DOMANI SALE IL PIL DEL 10%''


- ADINOLFI: 'RENZI PUNITO PER LE NOZZE GAY'


- ''ADINOLFI SFONDA IL CARRO DEI VINCITORI''


- ''LA POLIZIA FERMA ALFANO MENTRE SCAVALCA IL MURO DI UNA VILLA DI ARCORE''
UncleTom
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......APPUNTO.....NON DIRE GATTO SE NON CE L'HAI NEL SACCO



Nodo manovra da sciogliere: l'ipotesi delle dimissioni congelate

Tempi stretti per approvare la legge di Bilancio. Mattarella potrebbe chiedere a Renzi di "congelare" temporaneamente le dimissioni. Sul tavolo anche una soluzione lampo

Sergio Rame - Lun, 05/12/2016 - 14:27

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La vittoria del No al referendum, oltre ad aprire il rebus sul nuovo esecutivo, rende ancora più urgente garantire l'approvazione rapida della legge di Bilancio.

Manovra sulla quale pende il giudizio sospeso da parte della commissione Ue che ha individuato il rischio di sforamento dei requisiti fissati dal patto di Stabilità. Dopo il via libera della Camera, ora tocca al Senato varare la manovra. E, a questo punto, sembra scontato un sì senza modifiche rispetto al testo licenziato in prima lettura, considerando i tempi stretti e la necessità di rassicurare i mercati.

Il rischio dell'esercizio provvisorio è stato già escluso da Matteo Renzi la scorsa settimana. Ieri sera il premier sera ha di nuovo assicurato che il completamento dell'iter della legge di bilancio sarà garantito. Il punto è capire in quale modo e, soprattutto, se Renzi accetterà di rimanere in carica per portare al varo la manovra o se lascerà il testimone a un eventuale successore, tecnico o istituzionale che sia. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, Sergio Mattarella potrebbe chiedere a Renzi di "congelare" temporaneamente le dimissioni restando in carica il tempo necessario per l'approvazione della legge di bilancio e posticipando, quindi, l'atto formale della sua uscita dal governo.

Il capo dello Stato può contare su un precedente. Nel 2012 Mario Monti annunciò le dimissioni irrevocabili l'8 dicembre, ma le formalizzò solo il 21 dello stesso mese per portare a termine la legge finanziaria. Se Renzi percorresse questa strada, accogliendo il richiamo alla stabilità del Quirinale, i tempi per la manovra sarebbero assai rapidi e Mattarella potrebbe svolgere le consultazioni per la formazione del nuovo governo ben prima di Natale. Questa ipotesi, al momento, raccoglie anche il sostegno di gran parte del Pd. Se invece Renzi non intendesse restare un minuto di più a Palazzo Chigi, le consultazioni potrebbero cominciare già nelle ore successive alle dimissioni, anche domani mattina. E si potrebbe così avere un nuovo governo in pochi giorni, con al primo punto del programma il completamento dell'iter della legge di bilancio.

In queste ore la rinuncia del ministro Pier Carlo Padoan a partecipare all'Eurogruppo a Bruxelles ha fatto ipotizzare gli scenari più disparati, dato che il ministro è considerato dagli osservatori come uno dei principali papabili successori di Renzi a Palazzo Chigi. Al momento però nulla è deciso. Tutto è sospeso. E si chiarirà solo dopo il colloquio tra Renzi e Mattarella al Quirinale nel pomeriggio, dopo che nel faccia a faccia informale di stamane si è solo cominciato a fare una prima valutazione dei diversi scenari, con le diverse ricadute possibili, ma non è stata assunta nessuna decisione. Molto probabilmente, tra l'altro, per chiarire definitivamente il percorso da seguire nei prossimi giorni, non è escluso che si debba attendere anche l'esito della riunione della direzione del Pd.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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5 dic 2016 15:53

E SE FOSSE UNA MANFRINA? MATTARELLA VORREBBE CONGELARE LE DIMISSIONI DI RENZI FINO ALL’APPROVAZIONE DELLA MANOVRA


- BRUXELLES LA VUOLE RENDERE PIU’ INCISIVA, IL DUCETTO NON CI VUOLE METTERE LA FACCIA


- MA COSI’ TIRA A CAMPARE FINO A SAN SILVESTRO


- SEMPRE MEGLIO CHE TIRARE LE CUOIA...




Dagonota


C’è aria di manfrina sulle dimissioni del Ducetto. Si respira nei vicoli intorno a Montecitorio. La manfrina sarebbe la seguente. Circola l’idea che Matteuccio possa congelare le proprie dimissioni, in attesa che il Senato approvi la Legge di Bilancio.

A sostenere questa tesi è l'interpretazione di una nota del Quirinale. Dopo il voto di ieri, Mattarella ricorda che "vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento". E la prima scadenza è proprio l’approvazione della manovra.


Ma c’è un problema. Per scongiurare una bocciatura dei conti italiani prima del voto, Piercarlo Padoan nei giorni scorsi avrebbe garantito a Bruxelles di rafforzare in chiave rigorista la Legge di Bilancio durante il passaggio al Senato. Un modo come un altro per prendere tempo con la Commissione.


Ora, però, Juncker e dintorni sarebbero intenzionati a chiedere il rispetto di quei patti. Lo dice apertamente l'Eurogruppo, a cui non s'è presentato Padoan.


Secondo i ministri delle Finanze di Eurolandia, l'Italia deve prendere le misure necessarie per rispettare nel 2017 il patto di Stabilità. "L'alto livello del debito italiano resta motivo di preoccupazione". Per questo deve fare più sforzi per le privatizzazioni e impegnarsi "ad utilizzare guadagni inattesi e risparmi imprevisti nel 2017". E per essere più chiari, nel documento conclusivo dell'Eurogruppo si legge che la manovra italiana è "a rischio di non rispetto del Patto" e sulla base degli scostamenti "sarebbero necessarie misure addizionali significative".


Ma quale governo potrebbe rafforzare la manovra se Renzi si dimette in modo irrevocabile? Per queste ragioni, Mattarella fa appello agli “impegni e scadenze”. Cioè, dev’essere Matteuccio a confermare gli impegni presi. E congelare le dimissioni. Così da portare a termine la legge di Bilancio in Parlamento. E rafforzare la manovra così come chiede Bruxelles (e come s'era impegnato Padoan a fare).

C’è tempo fino al 31 dicembre prima di incorrere nell’esercizio provvisorio. Quindi, Matteuccio potrebbe restare a Chigi fino a San Silvestro. E poi, chissà... Dicevano i latini: primum vivere deinde philosophari.



A pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca. Bisogna solo aspettare il comunicato del Quirinale di questa sera per capire se la manfrina prende piede o se è solo un refolo maligno dei vicoli intorno Montecitorio.
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LA COMMEDIA ALL'ITALIANA

BEAU GESTE

E SE IERI SERA AVESSE INFINOCCHIATO TUTTI, COME SEMPRE, FACENDO CREDERE LE SUE DIMISSIONI.??????

IN QUEL MODO PARAVA LA GRANDE SCONFITTA.


E' LOGICAMENTE PENSABILE CHE IL CAPO DEL GOVERNO PRIMA DI FARE QUESTO PASSO UFFICIALE NON ABBIA TELEFONATO A MATTARELLA??????

TANTO GLI ITALIANI SONO FESSI CONCLAMATI E LI FACCIAMO SU COME VOGLIAMO NOI.

SE MATTARELLA SI PRONUNCIA PER LA SOSPENSIONE SIGNIFICA CHE ANCHE LUI E' NELLA PARTITA DI GIRO DELLA COMMEDIA ALL'ITALIANA.

NON E' UN USCIERE DELL'UFFICIO DELLE IMPOSTE.

E' IL CAPO DELLO STATO.

E' IPOTIZZABILE CHE CON I SUOI COLLABORATORI NON ABBIA APPRONTATO UN PIANO B, IN CASO DI VITTORIA DEL NO???????

QUINDI LA SCENEGGIATA VA AVANTI COME DA COPIONE.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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ROVISTANDO TRA LE MACERIE



Napolitano, il grande sconfitto che ha messo in ginocchio il Paese
Ieri mattina alle urne aveva detto: «Una giornata importante» Il vero ispiratore della riforma adesso ha la coda tra le gambe

Gian Maria De Francesco - Lun, 05/12/2016 - 08:06

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Roma - L'ultima sortita è stata quella di ieri mattina quando il presidente emerito, Giorgio Napolitano, accompagnato dalla consorte Clio, ha votato per il referendum costituzionale al seggio in via Panisperna.

Una giornata «importante», s'è limitato a rispondere ai cronisti assiepati sottolineando vieppiù l'importanza della consultazione alla quale aveva sostanzialmente affidato il proprio testamento politico. È andata come i sondaggi prevedevano: King George, pertanto, è stato il grande sconfitto assieme a Matteo Renzi e a Maria Elena Boschi che alla riforma da lui ispirata avevano dato il proprio nome.

Oggi, a pochi giorni di distanza, risultano quasi profetiche quelle parole del premier dimissionario pronunciate durante un comizio. «Non sono attaccato alla poltrona come altri e sono stato chiamato da Napolitano per fare le riforme». Insomma, alla fine s'è scoperto che, fosse stato per Renzi, la faccia su quella modifica costituzionale non l'avrebbe nemmeno messa se non gliel'avesse chiesto il Quirinale. E altrimenti non si può spiegare quell'attacco frontale a Mario Monti e ai governi tecnici degli ultimi giorni di campagna, uno sgarbo bello e buono a Giorgio Napolitano che s'era abituato a trattare Palazzo Chigi come una propria dépendance, insediandovi l'uomo che ha messo in ginocchio il Paese a suon di tasse condannandolo a una recessione dalla quale ancor oggi fatica a tirarsi fuori nonostante la spesa in deficit di Renzi sotto forma di mance e mancette varie.




Non per niente Silvio Berlusconi tutte queste circostanze non ha mancato di ricordarle durante i suoi interventi a favore del No invitando l'ex capo dello Stato a «evitare esternazioni comunque ineleganti», visto che «per anni avrebbe dovuto essere il garante delle regole della democrazia, e invece ha fatto di tutto per creare, promuovere e sostenere una serie di governi, da Monti a Renzi, non scelti dagli italiani». Non erano parole a casaccio quelle del Cavaliere perché fino all'ultimo minuto Napolitano aveva voluto far sapere urbi et orbi che quella era la sua partita, anche se la stava giocando da «allenatore».

«Sono convinto della necessità di questa riforma da oltre trenta anni», aveva dichiarato a Porta a porta denunciando il clima arroventato che aveva trasformato, a suo dire, la campagna elettorale in «una sfida aberrante». Perché, secondo il metro di giudizio di Napolitano, è da aborrire tutto ciò che incontra la sua personale riprovazione: un tempo Berlusconi, oggi Grillo, domani chissà. Vecchie coazioni a ripetere dei tempi di Botteghe Oscure.

Per denigrare M5S, la scorsa settimana Re Giorgio s'era spinto oltre le colonne d'Ercole. «Non esiste politica senza professionalità come non esiste mondo senza élite», aveva detto. Alla faccia della democrazia e della Costituzione.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Mattarella: “Impegni e scadenze da rispettare”
Dimissioni Renzi dopo l’ok alla manovra venerdì?

Il No trionfa al referendum. E il premier annuncia il passo indietro: “Il mio governo finisce qui” (video)
In mattinata l’incontro con il Capo dello Stato. Boccia: “Lasci la segreteria, serve ricambio”. I risultati
Referendum Costituzionale
Le conseguenze istituzionali e politiche della vittoria schiacciante del No tengono banco all’indomani del voto. Dopo un’ora di colloquio con il premier, Mattarella ha sottolineato che ci sono “impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto”. L’ipotesi sul tavolo è una: il passo indietro di Renzi è congelato fino all’approvazione della Legge di Bilancio che, a questo punto, potrebbe essere votata in tempi record, addirittura entro venerdì prossimo. Uno scenario del genere non sarebbe una novità: è già successo con il governo Berlusconi nel 2011 e con il governo Monti nel 2012
di F. Q.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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UncleTom ha scritto:Mattarella: “Impegni e scadenze da rispettare”
Dimissioni Renzi dopo l’ok alla manovra venerdì?

Il No trionfa al referendum. E il premier annuncia il passo indietro: “Il mio governo finisce qui” (video)
In mattinata l’incontro con il Capo dello Stato. Boccia: “Lasci la segreteria, serve ricambio”. I risultati
Referendum Costituzionale
Le conseguenze istituzionali e politiche della vittoria schiacciante del No tengono banco all’indomani del voto. Dopo un’ora di colloquio con il premier, Mattarella ha sottolineato che ci sono “impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto”. L’ipotesi sul tavolo è una: il passo indietro di Renzi è congelato fino all’approvazione della Legge di Bilancio che, a questo punto, potrebbe essere votata in tempi record, addirittura entro venerdì prossimo. Uno scenario del genere non sarebbe una novità: è già successo con il governo Berlusconi nel 2011 e con il governo Monti nel 2012
di F. Q.


IlFattoQuotidiano.it / Referendum Costituzionale

Renzi al Quirinale. Ipotesi di congelamento di dimissioni fino a venerdì per legge di Bilancio

Referendum Costituzionale

CRONACA ORA PER ORA - Il presidente del Consiglio per un'ora da Mattarella, oggi cdm. Ma secondo le indiscrezioni il capo dello Stato ha chiesto di aspettare a lasciare per approvare prima la Finanziaria. Boccia: "Si dimetta da segretario del Pd e congresso a gennaio". 'Ue: "Nessun rischio, rispetto per il voto degli italiani"

di F. Q. | 5 dicembre 2016

L’unica certezza è che Matteo Renzi lascerà il governo. Quando? Non si sa. I dubbi sui tempi dell’uscita di scena sono nati in mattinata dopo l’ora di colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che ha finito di parlare col presidente del Consiglio dimissionario e ha subito diramato una nota dai contenuti molto chiari. Ci sono “impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento” ha scritto il capo dello Stato. L’ipotesi sul tavolo, quindi, è che il passo indietro di Renzi sia congelato fino all’approvazione della Legge di Bilancio che, a questo punto, potrebbe essere votata in tempi record, addirittura entro venerdì prossimo. Uno scenario del genere, del resto, non sarebbe una novità assoluta: si tratta delle dimissioni dell’ultimo governo Berlusconi nel 2011 e del Governo Monti l’anno successivo nel 2012. In entrambi i casi la crisi si manifestò tra la fine di novembre e dicembre: Berlusconi “congelò” le dimissioni per soli quattro giorni, mentre Monti ci mise un po’ di più a chiudere la legge di Bilancio: 13 giorni. Resta il fatto che un’ampia maggioranza degli italiani ha bocciato la riforma costituzionale che il segretario del Pd si è messo sulle spalle e alla quale ha affidato la propria faccia. Il dato definitivo dice che al No è andato oltre il 59 per cento dei voti, mentre al Sì il 40,4. I favorevoli l’hanno spuntata solo in Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Toscana.

La crisi politica, dopo 1017 giorni di governo, è iniziata già in mattinata quando il capo dello Stato ha ricevuto Renzi. Secondo l’Ansa il presidente ha chiesto al capo del governo la disponibilità a un secondo mandato, ma il leader democratico ha definito una volta di più le dimissioni irrevocabili, confermando peraltro quello che ha detto nel discorso che ha pronunciato da Palazzo Chigi poco dopo la mezzanotte e per tutta la campagna elettorale. “Volevo tagliare poltrone, non ce l’ho fatta. La poltrona che salta è la mia” dice il presidente del Consiglio, commosso anche per la presenza della moglie Agnese. “Non credevo che potessero odiarmi così tanto” ha detto Renzi ai collaboratori secondo un retroscena del Corriere della Sera. “Un odio distillato, purissimo” non degli italiani, ma degli avversari politici. La minoranza del Pd per esempio che ha fatto in modo che “ora Beppe Grillo si senta già al governo. Altro che mucca in corridoio”. “Pur di disfarsi di me erano pronti a consegnare l’Italia nelle mani dei grillini”.

In realtà l’ipotesi, racconta l’agenzia Dire, è che Renzi resti in carica almeno fino alla fine della settimana. In mezzo, infatti, c’è la legge di bilancio, già approvata dalla Camera e un governo dimissionario non potrebbe gestire il provvedimento con l’ordinaria amministrazione. Con quale legittimità il governo darebbe i pareri sugli emendamenti al Senato? Quindi, ecco lo scenario. Domani si incardina la legge di Bilancio a Palazzo Madama, il governo Renzi, ancora in carica, chiude il provvedimento con la fiducia nel giro di 3-4 giorni. Poi Renzi salirà di nuovo al Colle per dimettersi formalmente. Renzi aveva detto nella notte che l’esecutivo “sarà al lavoro per completare l’iter di una buona legge di stabilità”, mentre la Boschi aveva aggiunto che il governo come prima cosa metterà “al sicuro questa legge di bilancio”.

Tra le ipotesi c’è che Mattarella decida di privilegiare la continuità tra passato e presente, incaricando un ministro del governo uscente (i nomi che circolano sono quelli dei ministri dell’Economia Piercarlo Padoan, quello delle Infrastrutture Graziano Delrio o quello della Cultura Dario Franceschini. Ma con quale maggioranza? Quella incardinata sull’asse Pd-Ap o il tentativo proverà anche a allargare l’asse della base politica che dovrebbe sostenere il governo? Se questa sarà la strada alternativa, il compito potrebbe invece essere affidato a una figura istituzionale, come quella del presidente del Senato Pietro Grasso. Per ora, però, tutte queste sono solo ipotesi.

Cinquestelle e Lega chiedono elezioni, ma c’è il problema di una legge elettorale da fare, perché l’Italicum vale solo per la Camera. C’è chi come Beppe Grillo chiede di tenere l’Italicum (nonostante il M5s sia contrario a quel sistema) e di utilizzare al Senato il Consultellum, cioè il sistema uscito dalla Corte costituzionale dopo che è stato “denudato” il Porcellum. Tuttavia il Consultellum è un proporzionale puro (e in un sistema come quello di questi anni ci sarebbe una maggioranza solo con alleanze tra partiti) quindi il leader dei Cinquestelle propone un premio di maggioranza per la governabilità. Diversa la posizione di altre forze politiche, come Forza Italia, che chiede di rimettere totalmente alla legge, così come Sinistra Italiana che dall’Italicum è penalizzata. Peraltro l’ulteriore freno è che la Corte costituzionale non si pronuncerà prima di gennaio e bisognerà pur aspettare la sentenza su una legge alla quale è stata contestata la presunta incostituzionalità.

Le conseguenze sono anche quelle sulla vita del Pd. Per mercoledì pomeriggio è convocata la direzione nazionale. Bersani parla di “mucca trasformata in toro”. Speranza aggiunge che per fortuna “il Pd non si è trasformato in un mega-comitato del Sì”. Ma l’unico a parlare fuori dai denti, ancora una volta, è Francesco Boccia che dice che Renzi si deve presentare da dimissionario a un congresso da tenere già a gennaio 2017, anticipandolo quindi di 8-9 mesi.

CRONACA ORA PER ORA

18.48 – Al via Cdm su dimissioni Renzi
Ha preso il via alle 18,48 il Consiglio dei ministri convocato per comunicazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi.

17.46 – Bersani: “Non lasciato disaffezione a destra”
“Avevamo visto disaffezione e distacco, non abbiamo accettato di lasciare tutto questo alla destra. Adesso impegnati per stabilità e per correggere le politiche”. Così Pier Luigi Bersani su facebook.


17.30 – Manovra: ipotesi ok venerdì con fiducia tecnica
Ok alla legge di bilancio con la fiducia tecnica entro venerdì. E’ questa una delle ipotesi che circola, secondo fonti della maggioranza, sulla legge di bilancio da approvare al Senato. Un’ipotesi che ha come conditio sine qua non il congelamento delle dimissioni di Matteo Renzi fino all’approvazione della legge. L’iter potrebbe, secondo le stesse fonti, anche essere ulteriormente accelerato nel caso in cui al Senato si trovi un accordo per anticipare il termine della scadenza degli emendamenti in commissione e non presentare alcuna proposta di modifica. Sempre le stesse fonti fanno riferimento al fatto che un simile scenario già è stato praticato nel 2011 con il governo Berlusconi e nel 2012 con il governo Monti.


17.27 – Grillo: “Italicum anche al Senato, corretto”
“Ora ci troviamo con due leggi elettorali tra Camera e Senato molto diverse. Alla Camera è l’Italicum. La nostra soluzione è applicare la stessa legge al Senato su base regionale”. Così il blog di Beppe Grillo interviene di nuovo sull’indicazione della legge elettorale con cui il M5s vorrebbe andare al voto. “È sufficiente aggiungere alcune righe di testo alla legge attuale per farlo e portarla in Parlamento per l’approvazione. Stiamo lavorando alla bozza che presenteremo in questi giorni. “La legge recepirà in automatico le indicazioni della Consulta che si pronuncerà a breve. Dopo di che avremo una legge elettorale costituzionale pronta all’uso evitando mesi di discussioni e mercato delle vacche dei partiti” dicono i parlamentari Danilo Toninelli e Vito Crimi


16.44 – Ufficiale: direzione Pd mercoledì alle 15
La Direzione nazionale del Partito democratico si riunirà mercoledì 7 dicembre alle ore 15:00 per l’analisi della situazione politica. I lavori saranno trasmessi in diretta streaming sul sito del Pd e su unita.tv


16.37 – Governo, ipotesi ok rapido a manovra: già mercoledì
Dimmissioni sul tavolo di Mattarella e Governo al lavoro per “completare l’iter di una buona legge di Stabilità”. Matteo Renzi, raccontano fonti parlamentari, non avrebbe intenzione di rimanere un giorno in più del necessario a palazzo Chigi. Ecco, quindi, che tra Governo, palazzo Madama e il Quirinale si lavora per approvare il testo – che deve essere esaminato dall’assemblea del Senato dopo essere stato approvato dalla Camera – nel più breve possibile blindando il provvedimento con la fiducia. Il testo, viene spiegato, potrebbe già essere approvato nella giornata di mercoledì, prima della riunione della direzione del Pd.

16.36 – Brunetta: “Padoan irresponsabile a disertare Eurogruppo”
“Padoan irresponsabile a disertare l’Eurogruppo. Vergogna! Renzi e Padoan prima hanno fatto i guai in Europa e adesso scappano. Irresponsabili! Vergogna!”. Così su Twitter Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, che ha commentato la decisione del ministro dell’Economia di non presenziare l’odierna riunione dell’Eurogruppo.


16.21 – Presidente Napoleone: “Riconosciuto nostro ruolo, Cnel non si tocca”

16.16 – Osservatore Romano: “Diffidenza divide e blocca riforme”
Il risultato del “Referendum e della la campagna che l’ha preceduto” è la conferma “delle peculiarità di un paese ora diviso, nel quale a unire è semmai una comune diffidenza reciproca che si traduce in una stasi poco feconda sia sotto l’aspetto dell’azione di governo sia sotto quello del processo di riforma dello Stato”. Lo segnala l’Osservatore romano che apre la prima pagina con un articolo sulla presentazione delle dimissioni di Renzi.

15.47 – Lotti: “Ripartiamo dal 40% di ieri”
“Tutto è iniziato col 40% nel 2012. Abbiamo vinto col 40% nel 2014. Ripartiamo dal 40% di ieri!”. Lo scrive su Twitter il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, commentando gli esiti del voto per il referendum costituzionale.


15.34 – Fonti: direzione Pd mercoledì alle 15
Secondo quanto riportano fonti parlamentari, la direzione Pd si terrà mercoledì prossimo alle 15.

15.30 – M5s: “No a governicchi, al voto con Italicum”
“La legge elettorale c’è. Noi non vogliamo fare la legge elettorale con nessuno. Andiamo al voto così. Siamo già andati al voto con due leggi elettorali diverse alla Camera e al Senato. La governabilità non dipende dalla legge elettorale ma dagli uomini”. Parola di Alessandro Di Battista. Sulla stessa linea d’onda anche Luigi Di Maio: “Non vogliamo e non ci stiamo ai governicchi, gli italiani hanno dimostrato di volere andare al voto” ha detto il vicepresidente della Camera. “Ora attendiamo di vedere cosa decide Mattarella – ha spiegato spiega – quale saranno i prossimi passi, noi stiamo fermi e attendiamo”.


14.58 – Franceschini: “Renzi bis? Sue parole molto chiare. Determinante ritorno Berlusconi”
“Purtroppo la competizione referendaria è diventata politica e non sulla riforma costituzionale. Si sono ricomposti gli elettorati di appartenenza e Berlusconi ha riportato al campo del centrodestra elettori che erano pronti a votare Sì” ha detto il ministro Franceschini, che poi sull’ipotesi del Renzi bis ha usato concetti chiari: “Ho ascoltato ieri sera le parole del presidente del Consiglio, mi sono sembrate molto chiare”.


14.28 – Eurogruppo: “Italia prenda misure aggiuntive”
La manovra italiana è “a rischio di non rispetto del Patto” e sulla base degli scostamenti “sarebbero necessarie misure addizionali significative”: lo scrive l’Eurogruppo nelle conclusioni. L’Eurogruppo riconosce che l’Italia potrebbe beneficiare di “una più piccola ma sempre significativa deviazione dall’aggiustamento” a causa delle spese per migranti e terremoto, e comunque “invita l’Italia a prendere le misure necessarie per assicurare che il bilancio sia in linea con le regole”. “L’alto livello del debito italiano resta motivo di preoccupazione” scrive l’Eurogruppo nelle conclusioni. I ministri inoltre ricordano “l’impegno ad utilizzare guadagni inattesi e risparmi imprevisti nel 2017, e a rafforzare gli sforzi di privatizzazione per portare il debito su un percorso di discesa”. Inoltre, l’Eurogruppo “prende nota del non rispetto ‘prima faciE’ della regola del debito” e che la Commissione stenderà un nuovo rapporto ad hoc.


14.10 – Renzi: “Mille giorni difficili ma belli”
“Mille giorni difficili ma belli. Grazie a tutti, via l’Italia”. Così su twitter Matteo Renzi parla dell’esperienza di governo, pubblicando le slide dei provvedimenti approvati dall’esecutivo.


13.48 – Consiglio dei ministri si riunirà alle 18.30

13.36 – Mattarella: “Scadenze da rispettare”
“L’Italia è un grande Paese con tante energie positive al suo interno. Anche per questo occorre che il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco”. Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo cui “l’alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva”. A sentire il presidente della Repubblica “vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento”.


13.31 – Direzione Pd di domani verso slittamento
Dovrebbe slittare, a quanto si apprende, la Direzione del Pd annunciata ieri sera alla luce della sconfitta del referendum. La riunione, a quanto si apprende da fonti Dem, non è stata convocata e dunque potrebbe essere rinviata.


13.01 – Consiglio dei ministri alle 15
Dovrebbe essere alle 15, a quanto si apprende, il consiglio dei ministri annunciato stanotte da Matteo Renzi per confermare le dimissioni da presidente del consiglio dopo la sconfitta al referendum.

12.51 – Domani alle 20 assemblea congiunta dei parlamentari M5s
Domani alle 20 assemblea congiunta dei parlamentari M5S. Deputati e senatori grillini si vedranno a Montecitorio per fare il punto, dopo la vittoria del no al referendum costituzionale e le annunciate dimissioni di Matteo Renzi. Grillo, a quanto si apprende, non dovrebbe raggiungere Roma nei prossimi giorni. Lunedì e martedì prossimo il leader M5S porterà in scena il suo spettacolo, ‘Grillo vs Grillò, al Politeama genovese.

12.43 – L’Ue: “Nessuna minaccia dal voto”
“No, non consideriamo” il voto del referendum in Italia una minaccia alla stabilità finanziaria dell’Ue. Così il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas ha risposto a chi glielo chiedeva. “Abbiamo visto volatilità sui mercati negli anni passati, ma” oggi “non è qualcosa che possa obbligare a un’evoluzione in questo senso”, anche perché oggi “le autorità sono preparate ad affrontare una tale situazione”. Il voto degli italiani “è stato sulla costituzione, non sull’Europa” ha concluso.

12.40 – De Luca: “E’ una lezione, ora è tempo per umiltà”
“Gli elettori hanno respinto in modo netto la proposta referendaria. Ogni votazione è una lezione da comprendere, e su cui riflettere. A maggior ragione in questo caso, di fronte ad un risultato perentorio e generalizzato. Oggi, dunque, è il tempo dell’umiltà e della responsabilità, in una fase che si annuncia difficile per l’Italia. Va dato atto a Matteo Renzi di aver compiuto un gesto di grande dignità e coerenza, assumendosi tutte le responsabilità e rimettendo il mandato”. Così il governatore campano, Vincenzo De Luca.

12.36 – A Bologna il 19 dicembre nasce il “nuovo Ulivo”
Sarà il 19 dicembre a Bologna il primo atto del “nuovo Ulivo” con Virginio Merola, Giuliano Pisapia e Gianni Cuperlo. “Dobbiamo tornare a volerci bene, a questo punto è il programma minimo- ha detto oggi Merola commentando la sconfitta del referendum- il 19 promuoviamo questa iniziativa a Bologna, vogliamo farne una dichiarazione di Bologna con tutti quelli che sono interessati a portare avanti una ipotesi di centrosinistra unito, di una proposta alternativa di Governo capace di mettere al centro la lotta alle diseguaglianze e di recuperare la frattura coi giovani”.

12.29 – Renzi al Quirinale per un’ora
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è recato stamane al Quirinale – si è appreso da fonti della maggioranza – per un colloquio di oltre un’ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

12.27 – L’Ue: “Gli italiani hanno parlato, rispetto”
“Sono gli italiani che hanno parlato. Rispettiamo” il voto. Ora sta alle istituzioni italiane e alle forze politiche “dare le risposte politiche”. Così il commissario Ue all’occupazione Marianne Thyssen. La flessibilità concessa all’Italia “non è stato un aiuto a Matteo Renzi” – ha detto rispondendo ad una domanda – ma l’applicazione “intelligente di regole” previste dal Patto di stabilità, fatta “anche per altri Stati membri” .


12.24 – Fonti Dire: Renzi potrebbe congelare dimissioni per 3-4 giorni
Fonti parlamentari spiegano alla Dire che il Capo dello Stato potrebbe chiedere al premier Matteo Renzi di ‘congelarè temporaneamente le dimissioni. Mattarella, è il ragionamento della fonte, accetterebbe le dimissioni di Renzi chiedendogli però di posticipare l’atto formale a dopo l’approvazione del bilancio.

12.06 – D’Anna: “I Casalesi difensori della cara Costituzione?”
“A Casal di Principe i sostenitori del no sbancano con l’81,5%. Le pratiche clientelari e camorristiche, in quei comuni di Terra di Lavoro, sono state debellate oppure gli eredi del boss Sandokan sono strenui difensori della nostra vecchia e cara Costituzione?”. E’ la domanda provocatoria lanciata da Vincenzo D’Anna, senatore di Ala (Alleanza liberalpopolare autonomie).

12.01 – Maroni: “Rendere l’onore delle armi” a Renzi
Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, crede che si debba “rendere l’onore delle armi” a Matteo Renzi. A Radio 24, l’ex ministro ha spiegato che dopo il risultato del referendum “poteva tergiversare, invece ha fatto quanto era giusto: dimettersi”. “Il Presidente del Consiglio – ha aggiunto – ha commesso una serie di errori gravi, ma quello fatale è stato personalizzare il referendum”.

11.49 – Boccia (Confindustria): “Dare risposta a crisi economica”
“Il voto degli italiani al referendum conferma la necessità di dare una risposta decisa alla crisi economica. Ieri come oggi le questioni economiche – debito, deficit e crescita ancora insufficiente – restano aperte e vanno risolte”. Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.


11.46 – Merkel “dispiaciuta, ma rispetto per il voto”
Angela Merkel “ha appreso con dispiacere” delle dimissioni di Matteo Renzi dopo la vittoria del ‘nò al referendum costituzionale. Lo riferisce il portavoce della cancelliera tedesca. Angela Merkel ha sempre sostenuto le riforme promosse dal governo Renzi ma ritiene importante “rispettare la decisione democratica presa dai cittadini italiani” che hanno votato ‘nò al referendum costituzionale. Lo riferisce il portavoce della cancelliera tedesca Steffen Seibert sottolineando che Merkel “ha lavorato bene e con fiducia con Renzi” e che la Germania e pronta a collaborare con il prossimo governo italiano.

11.33 – Alfieri (sindaco di Agropoli): “Non è un voto contro di me”
“Non è un voto contro di me”. Così il sindaco di Agropoli (Salerno) Franco Alfieri, dopo il voto referendario che nella cittadina cilentana ha visto il successo del “no” con quasi il 68 per cento sul si e 7339 preferenze contro 3128. Durante l’incontro del 15 novembre scorso all’hotel “Ramada” con 300 amministratori campani, il governatore campano De Luca aveva invitato Alfieri a raccogliere 4mila preferenze per il “si”, offrendo agli elettori un frittura di pesce o un giro su uno yacht.

11.30 – Marine Le Pen: “Un no di speranza”
“Un no di speranza!”: Marine Le Pen, dopo il tweet di esultanza questa notte, si rallegra in un comunicato per la vittoria del no al referendum e “alla politica di ‘ultra-austerità’ assurda condotta da Matteo Renzi, politica voluta dall’Unione europea e imposta all’Italia”.


11.22 – Salvini: “Non sosteniamo nessun governo di scopo”
“Non sosteniamo nessun Governo per fare la Legge elettorale”. Lo dice il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, in via Bellerio. “Siamo disponibili ad andare al voto con qualsiasi legge elettorale”, aggiunge.

11.16 – Zaia: “Mattarella sciolga le Camere”
“Renzi si è dimesso e Mattarella può solo sciogliere le Camere”. Lo ha detto il Governatore del Veneto Luca Zaia. “La partita della leadership del centro destra – ha aggiunto – si identificherà con le primarie come è giusto che sia perché è giusto che decidano i cittadini”. Zaia ha poi aggiunto che “non ho nessuna intenzione di candidarmi ed è auspicabile che si vada subito a votare perché è dal 2008 che non c’è un premier eletto”.

11.15 – Nardella: “Ripartiamo dai 13,5 milioni di sì”
In questo referendum “non dimentichiamo che 13 milioni e mezzo di italiani hanno detto si: 13,5 milioni di persone si sono rivolte a una formazione politica molto omogenea, il Pd e i suoi alleati. Noi ripartiremo da questi 13,5 milioni e lo faremo con grande responsabilità”. Lo ha detto a Unomattina il sindaco di Firenze Dario Nardella.

10.56 – Dijsselbloem: “I problemi delle banche italiane sono gli stessi di prima”
L’esito del referendum “non cambia davvero la situazione economica in Italia o nelle banche italiane, i problemi che abbiamo oggi sono quelli di ieri e bisogna occuparsene”: lo ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.

10.31 – Washington Post: “Rivolta populista”
“Il premier italiano si dimette in una rivolta populista”. Il sito del “Washington Post” apre con un pezzo dedicato all’esito del referendum in Italia, sottolineando come “l’establishment europeo sotto attacco abbia perso un altro round nel suo tentativo di respingere il movimento anti-elite”. La pesante sconfitta di Matteo Renzi rappresenta “una spinta significativa all’avanzata delle forze populiste nel Paese, poche settimane dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni negli Stati Uniti”, scrive il giornale.

10.28 – Moscovici: “Toccati dal risultato del referendum”
“Siamo stati tutti toccati dall’esito del referendum, Renzi ha scelto di dimettersi, voglio dire che è stato un buon premier che ha fatto importanti riforme sociali ed economiche. Abbiamo fiducia nelle autorità italiane, è un Paese solido su cui possiamo contare”: lo ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici entrando all’Eurogruppo.

10.21 – Il Sì vince a Milano, perde in Lombardia
Il Sì vince a Milano e perde in Lombardia: questo quanto emerge dai dati definitivi del voto sul referendum costituzionale. Milano ha infatti votato in controtendenza rispetto al dato nazionale attribuendo al Sì 343.637 voti pari al 51,1% e 328.440 al No (48,9%). I risultati definitivi in Lombardia hanno invece registrato una prevalenza di No, pari al 55,5%. I Sì sono rimasti fermi al 44,5%.I votanti sono stati 5.552.510, pari al 74,22% degli aventi diritto. Il Sì vince anche a Mantova, Monza, Bergamo ma va sotto negli asltri capoluoghi lombardi.

10.11 – Bernardo: “Lascio Ncd”
“La sconfitta al referendum, che segue di pochi mesi il risultato delle recenti elezioni amministrative, rappresenta il momento più basso della breve storia del Nuovo Centro Destra”. Così Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera, ha annunciato le sue dimissioni dal gruppo di Area Popolare.

9.54 – Steinmeier: “Preoccupazione per il voto in Italia”
Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha auspicato una rapida soluzione della crisi in Italia dicendo di guardare “con preoccupazione” l’esito del referendum. Intervenendo ad Atene dove è in visita ufficiale, Steinmeier ha detto che il risultato “non è certamente un contributo positivo in uno dei momenti più difficili per l’Europa”. Il ministro ha aggiunto di credere che Renzi “abbia fatto quanto giusto e necessario, ma per questo non è stato premiato dagli elettori”.

9.55 – Boccia: “Renzi deve dimettersi, congresso Pd a gennaio”
Renzi “deve seguire l’esempio di Bersani. Non ha più senso mantenere in vita un gruppo dirigente del genere. Bisogna andare al Congresso del Pd già a gennaio 2017 con Renzi dimissionario”: lo dice il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd) ad Agorà. “Ora – sostiene Boccia – si deve aprire il congresso, e Renzi se si vuole ricandidare lo deve fare da semplice iscritto al Pd. Se si chiude un ciclo si lascia il Partito libero di fare un confronto. Auspico martedì da Renzi un discorso in linea con quello da lui tenuto questa notte”.

9.48 – Boschi: “Avevamo immaginato un altro risveglio”
“Peccato. Avevamo immaginato un altro risveglio: istituzioni più semplici in Italia, paese più forte in Europa. Non è andata cosi. Ha vinto il no, punto. Adesso al lavoro per servire le Istituzioni. Mettiamo al sicuro questa legge di bilancio. Poi pubblicheremo il rendiconto delle tante cose fatte da questo Governo. A tutti i comitati, a tutti gli amici e le amiche che ci hanno dato una mano, grazie. Decideremo insieme come ripartire, smaltita la delusione. Un abbraccio”. Così il ministro Maria Elena Boschi su facebook.

9.41 – Salvini: “Italicum? No, andiamo a votare punto e basta”
“Uno splendido lunedì, pieno di gioia. Ora dico che bisogna votare il prima possibile, non stare qui otto mesi a pensare a Italicum corretto, non corretto, eccetera. Andiamo a votare punto e basta. Spero che i giudici della Consulta dicano subito se l’Italicum sta o non sta, perché ogni giorno che passa è un giorno perso”: lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, a Radio Padania.

9.40 – Piazza Affari vira in positivo
Piazza Affari vira in territorio positivo: l’indice All-share al momento infatti sale a 18.693,99 punti a +0,33%, mentre il Mib sale a 17.146,11 punti a +0,35%.

9.22 – Il No vince nel paese della Boschi, il Sì a Pontassieve e Rignano
Le città di cui sono originari i membri toscani del governo di Matteo Renzi hanno sostenuto i propri concittadini con il loro sì, tranne a Laterina (Arezzo) dove vive proprio il ministro delle riforme Maria Elena Boschi e dove, secondo i dati del sito del ministero dell’Interno, ha prevalso il no che ha ottenuto il 50,5%. Pontassieve (Firenze), dove risiede il premier, ha fatto registrare il sì al 62,8% e nella vicina Rignano sull’Arno, paese del quale Renzi è originario, il sì è arrivato al 58,4%. Anche la ‘terzà città di Renzi, Firenze, dove è stato sindaco, il sì ha ottenuto il 56,2%.

9.16 – Emiliano: “La nostra Costituzione è salva”
“Buonanotte a tutti. La nostra Costituzione è salva”. Lo ha scritto poche ore fa su Facebook il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (Pd), corredando la frase con l’immagine di tre bandiere dell’Italia.

9.08 – Nardella: “Abbiamo sbagliato, il voto è diventato politico”
“Ci dispiace molto, questa è una sconfitta che brucia”. Così il sindaco di Firenze Dario Nardella a Radio Capital commenta il voto sul referendum. E aggiunge: “E’ una sconfitta netta, come ha ammesso con grande chiarezza e senza alcun tipo di esitazione il presidente Renzi che, con quel bellissimo discorso di stanotte, ha dimostrato linearità, coerenza e amore per questo Paese”. “Noi probabilmente abbiamo sbagliato perché non siamo riusciti ad attirare davvero l’attenzione sulla sfida della riforma, a lasciare che il referendum diventasse invece un voto politico, un voto sul governo”.

9.06 – I media francesi: “Spettacolare rottamazione per Renzi”
“Spettacolare rottamazione per il presidente del Consiglio italiano sulla riforma costituzionale”. Così il sito di Liberation commenta la sconfitta di Matteo Renzi al referendum costituzionale sottolineando che “l’Italia ripiomba in un periodo di incertezza”. Per Le Monde, “Renzi aveva fatto del referendum sulla riforma costituzionale un fatto personale. E’ stato costretto a riconoscere la propria sconfitta dopo la bocciatura massiccia del suo progetto da parte degli elettori italiani”.
“Matteo Renzi si dimette dopo la bocciatura della sua riforma costituzionale”, scrive Le Figaro sul suo sito.

9.05 – Berlusconi: “Io decisivo, ho spostato il 5% dei voti”
“Sono stato decisivo, con la mia sola presenza in pochi giorni ho spostato almeno il 5% dei voti, anche molti di più. Senza di me non si va da nessuna parte”. Così il leader di Forza Italia sulle pagine del Corriere della Sera.

9.02 – Moscovici: “L’Italia è un Paese solido, ce la farà”
L’Italia è un “paese solido, con autorità solide e ho piena fiducia nel fatto che l’Italia potrà far fronte alla situazione”. A dichiararlo, commentando la notizia dell’annuncio delle dimissioni del premier Matteo Renzi, è stato il Commissario Europeo per gli Affari Economici, Pierre Moscovici, intervenuto su France 2. Dal punto di vista economico “il paese è estremamente stabile, è una grande economia, è un paese molto impegnato in Europa”, ha aggiunto, pur parlando di una ‘instabilità politicà testimoniata dai numerosi cambiamenti di governi dal dopoguerra.

9.01 – Violante: “Un voto politico”
La vittoria del No “è la netta conferma del sistema istituzionale esistente, con i problemi conseguenti di non stabilità e incertezza delle regole. È la conferma della mancanza di peso per l’interesse nazionale a favore di interessi regionali e locali. Un meccanismo che continua a renderci poco competitivi in Europa”. Lo afferma Luciano Violante in una intervista al Corriere della Sera.

9.00 – Borsa di Milano apre in calo: -1,8%
La Borsa di Milano apre in calo. L’indice Ftse Mib reagisce alle dimissioni di Matteo Renzi con un ribasso dell’1,8% a 16.774 punti. Affondano le banche con Unicredit in ribasso del 7,3% e Bpm del 5,4% mentre Mps non fa prezzo.

8.46 – Lombardi (M5s): “Renzi sconfitto insieme ai media”
“Non è che fossimo convinti che vincesse il Sì, ma c’è stato un condizionamento pesante di parte dei media”. E’ quanto afferma a Repubblica Roberta Lombardi (M5s), secondo cui “il premier ha personalizzato questa campagna referendaria come fosse un voto su di lui, non può che prendere atto che gli italiani non solo non l’hanno mai eletto, ma hanno sfiduciato la politica di questi tre anni”.

8.44 – Speranza: “Bene che il Pd non sia stato mega-comitato del Sì”
“Lavorerò per cambiare il Pd. In questa straripante vittoria del No c’è un pezzo irrinunciabile del centrosinistra. Adesso il partito deve farsi carico della governabilità del Paese”. E’ quanto afferma a Repubblica Roberto Speranza, leader della minoranza dem, secondo cui è un bene che il Pd “non sia stato solo un mega-comitato del Sì”, ma si sia riaffermata l’anima pluralista di un partito “che adesso è nostro dovere tenere unito”.

8.36 – Cuperlo: “Ko severo, ma ho difeso una coerenza”
“Un ko severo. Mediare sull’Italicum mi è costato fatica”. Così Gianni Cuperlo, sulle pagine del Corriere della sera, parla della sconfitta al referendum del premier Matteo Renzi. “Io ho cercato di tenere unito il Pd: in questo senso non mi sento sconfitto. Ho difeso una coerenza”. Alla domanda sul perché secondo lui abbia vinto il No, Cuperlo risponde: “E’ una sconfitta severa. Immaginare di guidare la rivolta contro la casta mentre si è seduti sulla poltrona più alta del governo si è rivelata una mossa sbagliata”.

8.36 – I media inglesi: “Ora è tempo di Italexit”
“Ora è tempo di Italexit”. Titola così il tabloid Daily Mail online nell’apertura del suo sito dedicata al risultato “shock” del referendum costituzionale in Italia, che domina tutti i media britannici. I giornali, in particolare quelli popolari, fanno un parallelismo col voto sulla Brexit che ha sancito lo scorso giugno l’uscita del Regno Unito dall’Ue. “Renzi era l’unico premier rimasto in Europa con una visione sul futuro dell’Ue”, scrive la Bbc in una analisi. “E’ un nuovo colpo all’elite Ue”, attacca invece il filo conservatore Daily Telegraph. Preoccupazione per le conseguenze economiche sul sito del Financial Times, che guarda all’euro “sotto pressione”, mentre il Guardian e il Times, dopo la “sconfitta pesante” del Sì al progetto renziano, si aspettano il “caos” sui mercati.

8.19 – Sueddeutsche Zeitung: “E’ il fiasco di Renzi”
“Renzi si è giocato tutto in maniera sciocca e senza alcun bisogno. Bisogna dirlo chiaramente”. È il giudizio netto della Sueddeutsche Zeitung, uno dei pochissimi quotidiani tedeschi a essere riuscito a inserire l’esito del referendum in Italia almeno nell’edizione cittadina di Monaco. Per la Sz, l’azzardo di legare la riforma al proprio destino politico è stato decisivo per la sconfitta. Il titolo del commento, pubblicato a pagina 4 è “Il fiasco di Renzi”. Il quotidiano teme che “la fine di una fase di rinnovamento, che tanta attenzione aveva fruttato all’estero” e conclude: “Ha vinto Beppe Grillo; il fondatore e guru del partito di protesta 5 stelle ha chiesto agli italiani di votare con la pancia invece che con la testa. Con rabbia. Se questo è il futuro dell’Italia, buonanotte”.

8.19 – Bersani: “La mucca ora è un toro”
“La mucca ora è un toro”: queste le parole di Pier Luigi Bersani riportate dal Corriere della Sera. “Aspettiamo di capire se è una mucca o un toro” aveva detto il leader della minoranza Pd, ieri sera alle 23, pregustando una vittoria clamorosa per poi esultare a mezzanotte: “E’ un toro”. Ricorre così alla metafora zootecnica felice di aver sventato il “governo del capo” e di avere fiutato il vento della protesta: la famosa “mucca del corridoio”.

8.12 – Padoan non va alla riunione dell’Eurogruppo
Fonti del Tesoro informano che il ministro Pier Carlo Padoan non parteciperà all’odierna riunione dell’Eurogruppo prevista a Bruxelles.

8.06 – Spread da 162 a 178 punti
Lo spread tra Btp e Bund apre con un balzo a 178 punti dai 162 di venerdì pomeriggio. Il rendimento del titolo decennale italiano torna al 2%.

7.58 – Dato definitivo Estero: il Sì al 64%
Il dato definitivo diffuso dal Viminale sul voto degli italiani all’estero vede prevalere il Sì alla riforma costituzionale con il 64,70% delle preferenze, 722.672 voti, contro il 35,30% del no, 394.253 voti. Le schede bianche sono state 9.297 pari allo 0,74 %, quelle nulle 119.174 pari al 9,56 %. Le schede contestate e non assegnate 533.

7.47 – Hollande: “Rispetto la decisione di Renzi”
François Hollande prende atto “con rispetto” dell’annuncio delle dimissioni di Matteo Renzi, al quale esprime “tutta la sua simpatia”. In un comunicato diffuso dall’Eliseo il presidente della Repubblica francese “auspica che l’Italia trovi in se stessa le risorse per superare questa situazione”. Hollande sottolinea quindi il “dinamismo” di Renzi e “le sue qualità messe al servizio di riforme coraggiose per il suo paese”. Il presidente francese afferma di condividere con Renzi , definito “protagonista impegnato di una relazione franco-italiana forte”, “la sua volontà di orientare l’Europa verso la crescita e l’occupazione”.

7.34 – Dato definitivo: Sì al 40,48%, No al 59,11
Il No alla riforma costituzionale, tra le sezioni Italia e Estero, ha ottenuto 19.419.507 voti al referendum con il 59,11% delle preferenze. Il Sì ha ottenuto, invece, il 40,89% con 13.432.208. E’ il dato definitivo diffuso dal Viminale. Gli elettori erano 50.773.284. I votanti sono stati 33.243.845 (il 65,47%) divisi così: Sì 40,89%, pari a 13.432.208 voti, No 59,11% pari a 19.419.507 voti. Le schede bianche sono state 83.417, pari allo 0,25%. Le nulle 306.952, pari allo 0,92%. Contestate 1.761, pari allo 0,00%.

7.31 – Dati definitivi estero, in totale 1 milione e 100mila voti
Arrivati i dati definitivi del voto degli italiani all’estero che vedono il Sì al 64,70% con 722.672 voti mentre il No si ferma al 35,30% con 394.253 voti. Nelle quattro ripartizioni (Europa, America settentrionale e centrale, America meridionale e Africa Asia Oceania Antartide) gli elettori erano 4.052.341. La partecipazione al referendum è stata sopra il 30% in tutte le ripartizioni, eccetto l’America meridionale dove si è attestata qualche frazione sopra il 25%.

5.44 – Spoglio del voto all’estero ancora in corso
Quando manca ancora lo spoglio di un centinaio di comunicazioni relative al voto all’estero per il referendum costituzionale, il risultato della consultazione degli italiani all’estero si attesta intorno al 65% per il Sì e al 35% per il No. Il risultato complessivo del voto Italia+estero vede il No al 59,16% e il Sì al 40,84%, con una differenza di circa 6 milioni di voti (19.391.461 per in No, 13.387.305 per il Sì).
UncleTom
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il manifesto 5.12.16
Una valanga di No seppellisce il governo Renzi: finisce qui
Il popolo sovrano. I primi dati parlano del 60 per cento. Oggi va al Quirinale Il premier: «Non ce l’abbiamo fatta, la responsabilità è mia». Il (quasi ex) premier ora alle prese con il nodo del partito. Martedì convocata la direzione
di Daniela Preziosi


«Ho perso, mi prendo tutta la responsabilità», «l’esperienza del mio governo finisce qui, perché non possono restare tutti incollati alle loro abitudini prima che alle loro poltrone. Non ce l’ho fatta e la poltrona che salta è la mia». Poco dopo la mezzanotte il presidente del consiglio si presenta a Palazzo Chigi alle telecamere e rassegna in diretta tv le sue dimissioni da premier. Oggi pomeriggio salirà al Colle per farlo davvero, rispettando la Costituzione che gli elettori gli hanno impedito di modificare male. Renzi si commuove quando ringrazia la moglie Agnese e i figli, quando manda «un abbraccio forte agli amici del Sì».
Finisce qui, dice lui, la storia del governo Renzi. Seppellito da una valanga di No. Mentre il manifesto chiude questa edizione poco più della metà delle schede scrutinate dicono No al 59,5 per cento e Sì al 40,5.
È una sconfitta netta, annunciata da ore. Quando manca più di un’ora alla chiusura dei seggi, gli exit poll in teoria ancora sotto embargo. Ma la notizia è clamorosa, non si trattiene, straripa sulla rete, nei canali tv che stanno per dare inizio alle loro maratone. La forbice fra No è Sì è impressionante. Quando, a urne chiuse comincia lo spoglio reale delle schede, è pure meglio. Peggio per il governo e la sua maggioranza.
La sconfitta è irreparabile, definitiva. Forse non inaspettata, ma difficile da governare date le dimensioni. Una sportellata senza precedenti. Forse, in scala, il risultato delle scorse amministrative era stata un aperitivo, un assaggio, una premonizione. Che Renzi e i suoi però non hanno voluto forse saputo vedere.
È una valanga quella che seppellisce la proposta di riforma Renzi-Boschi, e con la riforma dà uno scossone al governo, alla sua maggioranza e al Partito democratico. Al Nazareno tira un’ariaccia già alle otto di sera. I sondaggi riservati circolano fra le scrivanie e non lasciano margini di dubbio da giorni. Tetragoni alla realtà che bussa alle porte, quelli del comitato Bastaunsì non hanno smesso la propaganda. Uno degli ultimi sms distribuiti a pioggia agli elenchi dei votanti delle primarie: «Siamo in fortissimo recupero. Siamo sul filo dei voti. Gli sforzi di queste ore possono essere decisivi. Avanti tutta, basta un Sì». Alla mezzanotte di domenica questi messaggi sembrano una beffa grottesca, quella di un partito (e un governo) che ha voluto testardamente andarsi a schiantare a tutta velocità contro il muro della propria autosufficienza.
È Lorenzo Guerini, alle 23, a metterci la faccia. Il vicesegretario è terreo. Laconico. «Renzi parlerà in conferenza stampa fra circa un’ora. Noi oltre a valutare i risultati che arriveranno, convocheremo gli organi del partito nel giro di pochi giorni e già martedì convocheremo la direzione nazionale per l’analisi dell’esito referendario». Al partito sono arrivati Deborah Serracchiani, i capigruppo Rosato e Zanda, il ministro Dario Franceschini. Al Nazareno circola la voce che se le dimensioni della sconfitta restano queste delle prime ore della notte martedì potrebbero arrivare le dimissioni di Renzi, stavolta da segretario del Pd. Del resto le aveva promesse all’inizio della sua corsa
referendarie, cambiando poi parecchie volte opinione. Ma è difficile: «È tempo di rimettersi in cammino» dice alla fine del suo discorso di Palazzo Chigi. Mentre Guerini parla, Renzi da tempo ha dato appuntamento ai giornalisti, segnale inequivocabile di sconfitta. Gli elettori e le elettrici hanno dimostrato di non apprezzare nulla di lui: la riforma, la boria, l’insulto dell’amico e del nemico, la narrazione tossica delle proprie leggi, i mille giorni di governo, mille giorni di errori da meditare.
Dall’altra parte «l’accozzaglia» gioisce, ciascuno con il suo stile e la sua misura. Il primo a scattare è Matteo Salvini. Il primo a chiedere le dimissioni di Renzi: «Se i dati verranno confermati, gli italiani Renzi lo hanno rottamato». Dimissioni vengono chieste a gran voce da tutta la destra: Giorgia Meloni, Renato Brunetta. Ma il prossimo governo dovrà fare una legge elettorale nuova, dopo che la Corte Costituzionale si sarà pronunciata sull’Italicum. A meno che non la bocci per intero.
Da sinistra i toni sono tutt’altri. L’«accozzaglia» non è un fronte politico comune, a differenza di quello che Renzi e i suoi hanno ripetuto fino allo sfinimento in campagna referendaria, a reti unificati. Senza mai convincere elettori ed elettrici. Arturo Scotto, di Sinistra italiana, chiede un intervento del Quirinale. «Renzi lascia un campo di macerie, ora ci affidiamo alla saggezza del presidente Mattarella». La sinistra bersaniana, riunita in una casa privata, frena i commenti. Non è il momento di assecondare pulsioni autodistruttive, il partito è già nel caos. «Eravamo nel giusto», dice solo Roberto Speranza.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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il manifesto 5.12.16
Soddisfatti i bersaniani: «Ora il Paese deve essere riunificato»
«Era nell’aria, bastava parlare con la gente», commenta a caldo il capogruppo Pd a Bologna Claudio Mazzanti
di Giovanni Stinco


BOLOGNA «Il No era nell’aria, bastava parlare con la gente». A dirlo poco dopo le 23 è il capogruppo del Pd nel Comune di Bologna, Claudio Mazzanti. Mazzanti è uno dei pochi dirigenti Pd che a livello locale ha deciso di sfidare Renzi e dire No al suo referendum costituzionale. Tutti gli altri, o almeno la stragrande maggioranza, si sono allineati, vuoi per convinzione vuoi per disciplina di partito.
Il risultato è che in Emilia-Romagna il partito si trova ad aver appoggiato una riforma che ha spaccato in due il corpo elettorale. E che anche i militanti e i simpatizzanti del Pd hanno digerito malissimo. All’una di notte i dati dicono che la regione non salva Renzi, con una leggera prevalenza del No. Bologna «la rossa» fa il suo dovere e segue le indicazioni di partito: sotto le Due Torri il Sì viaggia attorno al 52%. La seguono anche Reggio Emilia, Modena e Cesena. Ferrara, Rimini, Parma e Piacenza scelgono invece il No.
Altissima la partecipazione popolare.
A votare in regione il 76% degli aventi diritto, solo il Veneto ha fatto meglio. Una partecipazione che nell’Emilia «rossa» non si vedeva da tempo, e che scaccia il fantasma dell’astensionismo «monstre» delle elezioni regionali di due anni fa. Il flusso ai seggi è stato così alto che il confronto si può fare solo con le elezioni europee del maggio 2014 col loro 65% bolognese. Anche perché sei mesi dopo alle regionali votò meno del 40%, un pesante flop.
Una scelta, quella degli elettori per il No a livello regionale, che fino all’ultimo nessuno dava per scontata. Proprio in Emilia aveva scelto di passare Renzi negli ultimi giorni della campagna elettorale, radunando a Bologna 1.200 persone. Per il No invece erano passati sotto le Due Torri prima Civati, che aveva messo assieme centinaia di militanti di «Possibile», e poi Bersani, punta di lancia del No in casa democratica.
Se il corpo elettorale dell’Emilia-Romagna ora si ritrova spaccato in due, la stessa lacerazione c’è tra i militanti e i simpatizzanti del Partito democratico. È il risultato di una campagna elettorale che in regione ha diviso a metà quella che fino a poco tempo era una famiglia politica unita, con militanti che in tasca avevano la tessera del Pd, dell’Anpi e magari anche dell’Arci. E invece proprio l’Anpi emiliana nei mesi scorsi ha picchiato duro sulla necessità di votare No, con tutto quello che ne consegue in termini di rapporti con i dem e di presenze alle feste dell’Unità. Resta da capire come si è mosso nel dettaglio l’elettorato dem e come hanno reagito quei territori da sempre fortino di Bersani e compagni. Ad esempio quella Bolognina conosciuta in tutta Italia per la svolta del 1989, la stessa Bolognina «pronta a votare No», come annunciato a suo tempo da Mazzanti.
Resta da capire cosa succederà ora in regione, anche in termini di equilibri politici all’interno del Pd, da sempre il partito di governo. «L’Italia avrà certamente un bel futuro», ha detto a una tv cinese che lo aspettava fuori dal suo seggio bolognese Romani Prodi, il padre dell’Ulivo che, dopo mesi di ostinato silenzio, ha preso posizione per il Sì alla riforma. Ma ai cronisti locali il professore, che nel suo endorsement di qualche giorno fa non ha esitato a definire «modesta» e confusa la riforma, ha detto di sperare che «dopo questa campagna elettorale così accesa si ricompongano le cose nel Paese».
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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5 dic 2016 19:25

È L'ITALEXIT IL NUOVO SPAURACCHIO DEI POTERI MARCI EUROPEI

- IL ''FINANCIAL TIMES'' CI RIPROVA: ''LA FINE DEL GOVERNO RENZI È UNA MINACCIA ALL'EUROPA PIÙ GRANDE DELLA BREXIT'', PERCHÉ DOPO DI LUI CI SONO I POPULISTI

- E POI RI-SCOMMETTE SUL CRAC DELLE BANCHE, DA SALVARE CON DENARO PUBBLICO, CHE FAREBBE SCHIZZARE ANCOR DI PIÙ IL DEBITO PUBBLICO



Da www.lastampa.it

«La Brexit e le dimissioni di Matteo Renzi fanno parte della stessa storia. Il progetto europeo è sotto una pressione senza precedenti. La decisione britannica di lasciare la Ue è la prova più evidente, ma nella lunga distanza la crisi in corso in Italia potrebbe costituire una minaccia ancora più grave alla sopravvivenza della Ue».


È quanto si legge in un commento di Gideon Rachman sul Financial Times, in cui si sottolinea che «è possibile che Renzi sia uno degli ultimi primi ministri italiani a rappresentare la sua tradizionale posizione pro europea», ricordando le posizioni del M5S.


Secondo Ft, il «populismo italiano potrebbe alla fine minacciare la Ue in modo più profondo della Brexit» non solo perché l’Italia, a differenza del Regno Unito, è uno dei sei membri fondatori, ma anche perché è all’interno dell’eurozona: «Se la Brexit è una faccenda dolorosa e complicata, non minaccia direttamente la sopravvivenza della moneta unica o rischia di provocare una crisi finanziaria», scrive Rachman affermando che «la catena di eventi avviata dalla sconfitta di Renzi nel referendum potrebbe portare a entrambi».


Si fa riferimento alla questione delle banche e al fatto che «le rinnovate preoccupazioni sulle dimensioni del debito dell’Italia possano spaventare gli investitori, facendo salire i tassi di interessi e minacciando la stessa solvenza dello stato italiano».


Sempre sul Financial Times, un commento firmato da Tony Barber si focalizza sull’aspetto economico, esprimendo preoccupazioni sulla «condizione delle banche italiane, dei conti pubblici e dell’economia». «Se lo Stato italiano dovesse intervenire per salvare banche in fallimento - si legge nel commento - accrescerebbe un debito pubblico che già ammonta a un colossale 133% del Pil».
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