Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
il manifesto 19.11.16
L’Italia non ha Podemos ma M5S. Come mai?
di Aldo Garzia
Come mai in Italia non c’è una sinistra dalle dimensioni elettorali e dalla forza attrattiva di Podemos, Linke, Syriza mentre quello spazio è occupato dai 5 Stelle? È un rompicapo a cui applicarsi in attesa del referendum del 4 dicembre. Il «caso italiano» dei decenni passati (la società più politicizzata d’Europa con la più ramificata sinistra politica e sociale) è infatti evaporato del tutto presentando ben altre anomalie e peculiarità.
La data fondamentale di passaggio ravvicinato è il 1989: «socialismo reale» in frantumi, «svolta» del Pci. Si aprì allora una violenta diaspora tra chi intendeva liquidare storia e patrimonio di quella sinistra e chi voleva provare a rinnovarla.
La «carovana» di Achille Occhetto non aveva ancoraggi ideali, se non un generico aprirsi al nuovo con una contemporanea presa di distanza dal socialismo europeo (l’ombra di Craxi).
Il fronte del «no» si divise invece all’interno del Pci tra i promotori di un nuovo partito (Sergio Garavini, Armando Cossutta, Lucio Magri e altri) e chi riteneva possibile rimanere nel «gorgo» (Pietro Ingrao, Aldo Tortorella, Giuseppe Chiarante e per una fase Fausto Bertinotti).
Rifondazione comunista finì per nascere più su una spinta emotiva di resistenza che su un progetto di ripensamento a fondo dell’esperienza comunista bisognosa di novità progettuali, organizzative e di innovative pratiche politiche. La segreteria di Bertinotti cercò di superare l’handicap dell’atto di nascita collocando Rifondazione sulla frontiera dei movimenti.
La rottura col governo Prodi nel 1998 e le successive scissioni (Comunisti unitari, Pdci, Sel) sui temi del governo e della collocazione politica hanno però reso via via impraticabile l’ipotesi di un partito neocomunista non testimoniale. Si è dimostrata inoltre assai fragile l’idea che il comunismo italiano potesse salvarsi indenne dallo tsumani grazie alla sua diversità positiva. A loro volta i movimenti – quello no gobal innanzitutto – non sono riusciti a occupare con una proiezione politica lo spazio lasciato libero (gli indignados e Podemos in Spagna sono l’esempio contrario).
Le «due sinistre» si sono successivamente allontanate ulteriormente, Pds-Ds da una parte e Rifondazione dall’altra. Una chance di rimescolare le carte la ha avuta Sergio Cofferati che tra il 2001-2003 coagulò intorno alla Cgil e a sé, sul tema della difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, di una sinistra dei diritti e del lavoro, una domanda che attraversava sia Rifondazione sia i Ds.
Poteva allora nascere un Partito del lavoro come riaggregazione di una nuova sinistra non più figlia solo della diaspora comunista e come alternativa al progetto di Partito democratico che andava decollando? È probabile. Ed è assai probabile che sarebbe cambiata pure la storia successiva delle due sinistre.
Resta tuttora un mistero la scelta di Cofferati di ghettizzarsi nel ruolo di sindaco a Bologna e di rinunciare perfino a una battaglia politica interna quando il Pd prese forma, riaprendola solo dopo la sua esclusione dalle liste regionali piddine in Liguria.
All’afasia di Rifondazione e al tentativo di Sel di avviare una controtendenza, ha fatto pendant la navigazione perigliosa del Pd voluto da Prodi, D’Alema, Veltroni, Rutelli. Quando la sinistra Ds di Fabio Mussi decise di non aderire al Pd echeggiando un refrain musicale dei Dik Dik («Io mi fermo qui»), le cose erano andate troppo oltre le previsioni di quella componente per modificarne il corso: non restava che tentare la risalita con Sel.
Dopo aver perso per strada Prodi e Rutelli, aver preso atto del «ritiro» di Veltroni, la conquista del Pd da parte di Matteo Renzi ha finito di fare la frittata e ha segnalato – a seconda del punto di osservazione – il fallimento del progetto Pd o il suo inevitabile inveramento. Mentre la sinistra si divideva e tentava riaggregazioni, diventava ancora più grave la crisi della politica italiana e iniziava a germogliare la fenomenologia che ha dato origine al Movimento 5 Stelle: corruzione dilagante, separazione abissale tra istituzioni, attività politica e vita reale, opinione pubblica sempre meno interessata ai partiti, rancore come reazione alle stagioni militanti.
La cosiddetta «antipolitica» ha così iniziato a dilagare senza che le due sinistre adottassero le contromisure.
Riforma della cultura politica e delle sue pratiche, questione morale non sono state ritenute priorità.
Ecco così che il grillismo è diventato capace di tenere insieme spinte trasversali di sinistra e di destra, sollecitazioni ambigue e contraddittorie socialmente unificandole in un generico ma motivato disprezzo per la politica e i partiti oltre che in una sbandierata deideologizzazione di riferimento.
Lo spazio politico ed elettorale che altrove è occupato a sinistra da Podemos, Linke e Syriza in Italia è saldamente presidiato dai 5 Stelle.
Ed è prevedibile che lo sarà anche nel medio periodo con concrete chance di andata al governo e di rifiuto di qualsiasi rapporto unitario con altri soggetti.
L’Italia non ha Podemos ma M5S. Come mai?
di Aldo Garzia
Come mai in Italia non c’è una sinistra dalle dimensioni elettorali e dalla forza attrattiva di Podemos, Linke, Syriza mentre quello spazio è occupato dai 5 Stelle? È un rompicapo a cui applicarsi in attesa del referendum del 4 dicembre. Il «caso italiano» dei decenni passati (la società più politicizzata d’Europa con la più ramificata sinistra politica e sociale) è infatti evaporato del tutto presentando ben altre anomalie e peculiarità.
La data fondamentale di passaggio ravvicinato è il 1989: «socialismo reale» in frantumi, «svolta» del Pci. Si aprì allora una violenta diaspora tra chi intendeva liquidare storia e patrimonio di quella sinistra e chi voleva provare a rinnovarla.
La «carovana» di Achille Occhetto non aveva ancoraggi ideali, se non un generico aprirsi al nuovo con una contemporanea presa di distanza dal socialismo europeo (l’ombra di Craxi).
Il fronte del «no» si divise invece all’interno del Pci tra i promotori di un nuovo partito (Sergio Garavini, Armando Cossutta, Lucio Magri e altri) e chi riteneva possibile rimanere nel «gorgo» (Pietro Ingrao, Aldo Tortorella, Giuseppe Chiarante e per una fase Fausto Bertinotti).
Rifondazione comunista finì per nascere più su una spinta emotiva di resistenza che su un progetto di ripensamento a fondo dell’esperienza comunista bisognosa di novità progettuali, organizzative e di innovative pratiche politiche. La segreteria di Bertinotti cercò di superare l’handicap dell’atto di nascita collocando Rifondazione sulla frontiera dei movimenti.
La rottura col governo Prodi nel 1998 e le successive scissioni (Comunisti unitari, Pdci, Sel) sui temi del governo e della collocazione politica hanno però reso via via impraticabile l’ipotesi di un partito neocomunista non testimoniale. Si è dimostrata inoltre assai fragile l’idea che il comunismo italiano potesse salvarsi indenne dallo tsumani grazie alla sua diversità positiva. A loro volta i movimenti – quello no gobal innanzitutto – non sono riusciti a occupare con una proiezione politica lo spazio lasciato libero (gli indignados e Podemos in Spagna sono l’esempio contrario).
Le «due sinistre» si sono successivamente allontanate ulteriormente, Pds-Ds da una parte e Rifondazione dall’altra. Una chance di rimescolare le carte la ha avuta Sergio Cofferati che tra il 2001-2003 coagulò intorno alla Cgil e a sé, sul tema della difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, di una sinistra dei diritti e del lavoro, una domanda che attraversava sia Rifondazione sia i Ds.
Poteva allora nascere un Partito del lavoro come riaggregazione di una nuova sinistra non più figlia solo della diaspora comunista e come alternativa al progetto di Partito democratico che andava decollando? È probabile. Ed è assai probabile che sarebbe cambiata pure la storia successiva delle due sinistre.
Resta tuttora un mistero la scelta di Cofferati di ghettizzarsi nel ruolo di sindaco a Bologna e di rinunciare perfino a una battaglia politica interna quando il Pd prese forma, riaprendola solo dopo la sua esclusione dalle liste regionali piddine in Liguria.
All’afasia di Rifondazione e al tentativo di Sel di avviare una controtendenza, ha fatto pendant la navigazione perigliosa del Pd voluto da Prodi, D’Alema, Veltroni, Rutelli. Quando la sinistra Ds di Fabio Mussi decise di non aderire al Pd echeggiando un refrain musicale dei Dik Dik («Io mi fermo qui»), le cose erano andate troppo oltre le previsioni di quella componente per modificarne il corso: non restava che tentare la risalita con Sel.
Dopo aver perso per strada Prodi e Rutelli, aver preso atto del «ritiro» di Veltroni, la conquista del Pd da parte di Matteo Renzi ha finito di fare la frittata e ha segnalato – a seconda del punto di osservazione – il fallimento del progetto Pd o il suo inevitabile inveramento. Mentre la sinistra si divideva e tentava riaggregazioni, diventava ancora più grave la crisi della politica italiana e iniziava a germogliare la fenomenologia che ha dato origine al Movimento 5 Stelle: corruzione dilagante, separazione abissale tra istituzioni, attività politica e vita reale, opinione pubblica sempre meno interessata ai partiti, rancore come reazione alle stagioni militanti.
La cosiddetta «antipolitica» ha così iniziato a dilagare senza che le due sinistre adottassero le contromisure.
Riforma della cultura politica e delle sue pratiche, questione morale non sono state ritenute priorità.
Ecco così che il grillismo è diventato capace di tenere insieme spinte trasversali di sinistra e di destra, sollecitazioni ambigue e contraddittorie socialmente unificandole in un generico ma motivato disprezzo per la politica e i partiti oltre che in una sbandierata deideologizzazione di riferimento.
Lo spazio politico ed elettorale che altrove è occupato a sinistra da Podemos, Linke e Syriza in Italia è saldamente presidiato dai 5 Stelle.
Ed è prevedibile che lo sarà anche nel medio periodo con concrete chance di andata al governo e di rifiuto di qualsiasi rapporto unitario con altri soggetti.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Il «caso italiano» dei decenni passati (la società più politicizzata d’Europa con la più ramificata sinistra politica e sociale) è infatti evaporato del tutto presentando ben altre anomalie e peculiarità.
Aldo Garzia
Questo è il dato storico.
Ma nessuno spiega perchè tutto è evaporato.
Se non si comprende la causa della malattia, come si può ipotizzare la cura???????
Aldo Garzia
Questo è il dato storico.
Ma nessuno spiega perchè tutto è evaporato.
Se non si comprende la causa della malattia, come si può ipotizzare la cura???????
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
SE QUESTA PUO' ESSERE CONSIDERATA SINISTRA!!!!!
Anche Lerner fa lo spot a Renzi: "Voterò Sì al referendum"
Il giornalista: "Voterò sì nonostante Renzi ce la stia mettendo tutto per farmi cambiare idea: temo un governo a Cinque Stelle"
Chiara Sarra - Sab, 19/11/2016 - 15:41
commenta
Pure Gad Lerner, fresco di ritorno in Rai, ha deciso di scendere in campo per difendere il "Sì" (e il governo Renzi) al referendum costituzionale del 4 dicembre.
"Nonostante Renzi ce la stia mettendo tutta per farmi cambiare idea e per mandare a sbattere il Pd, alla fine credo che voterò Sì", ha detto il giornalista al Fatto Quotidiano, "La più che probabile vittoria del No io la vedo come una tappa di avvicinamento a un prossimo governo 5 Stelle che non auguro all'Italia: i dilettanti al potere, come dice Beppe Grillo, mi preoccupano". E sul futuro del centrosinistra ha aggiunto: "Spero che la sinistra non vada in frantumi il 5 dicembre fra il Sì e il No", spiega, "E spero che Renzi non voglia tenere in ostaggio il Pd se il referendum lo costringerà nell'angolo".
Anche Lerner fa lo spot a Renzi: "Voterò Sì al referendum"
Il giornalista: "Voterò sì nonostante Renzi ce la stia mettendo tutto per farmi cambiare idea: temo un governo a Cinque Stelle"
Chiara Sarra - Sab, 19/11/2016 - 15:41
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Pure Gad Lerner, fresco di ritorno in Rai, ha deciso di scendere in campo per difendere il "Sì" (e il governo Renzi) al referendum costituzionale del 4 dicembre.
"Nonostante Renzi ce la stia mettendo tutta per farmi cambiare idea e per mandare a sbattere il Pd, alla fine credo che voterò Sì", ha detto il giornalista al Fatto Quotidiano, "La più che probabile vittoria del No io la vedo come una tappa di avvicinamento a un prossimo governo 5 Stelle che non auguro all'Italia: i dilettanti al potere, come dice Beppe Grillo, mi preoccupano". E sul futuro del centrosinistra ha aggiunto: "Spero che la sinistra non vada in frantumi il 5 dicembre fra il Sì e il No", spiega, "E spero che Renzi non voglia tenere in ostaggio il Pd se il referendum lo costringerà nell'angolo".
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
SE QUESTA PUO' ESSERE CONSIDERATA SINISTRA!!!!!
ANCHE SANTORO VOTA SI.
Caro Michele
»MARCO TRAVAGLIO
Caro Michele Santoro, ti ringrazio del tuo articolo di ieri, che spero sia l’i n izio della tua collaborazione al F at to . Tantopiù che, partendo dal docufilmRobinù edalla devastazione sociale che racconta, arrivavi a conclusioni sul referendum costituzionale che dissentono dalle nostre. E, come sai e sanno i nostri lettori, il Fatto non è una caserma: anzi siamo sempre felici di confrontarci con chi la pensa diversamente per metterci in discussione. Ed è quel che ho provato a fare dinanzi al tuo astensionismo-agnosticismo sul Sì e sul No, domandandomi se non sia esagerata la passione civica che mettiamo nel difendere la Costituzioneda ogni minaccia, fin dalla nostra nascita, quando Antonio Padellaro illustrò la nostralinea politica: la Costituzione del 1948. Checché se ne dica, non l’abbiamo mai ritenuta un totem intoccabile e siamo sempre stati aperti a proposte migliorative; ma al contempo ci siamo sempre opposti al mito del “cambiamento”fine a se stesso, visto che ben poche delle tante (43 articoli su 139) riformedi questi68 annil’hanno migliorata: anzi quasi tutte l’hanno peggiorata. Quando, nel marzo 2014, fu presentato il ddl Boschi-Verdini-Berlusconi (già, tra i coautori c’è anche B., che poi ha cambiato idea, forse), lo esaminammo con spirito laico, ci confrontammo con i migliori costituzionalisti e scrivemmo ciò che pensiamo: è una schiforma da respingere. Allora, nel fronte del No, non c’e r an o Grillo, Brunetta, Salvini, D’A l ema, De Mita, né gli altri “mostri” evocati dalla spudorata banda Renzi per screditare chi semplicemente si oppone a una controriforma sbagliata, scritta coi piedi, caotica e pericolosa. Eravamo soli con le nostre ragioni, quandoancorail Nosfuggivaal radar dei sondaggi. Per due anni e mezzo abbiamo ripetuto fino alla noia che il No è doveroso, non per cacciare Renzi (cosa che i cittadini potranno fare o meno quando si deciderà a sottoporre il suo programma agli elettori) o farvincere TiziooCaio, maper scongiurare un danno alla Costituzione, cioè al nostro stare insieme. Se poi altri, anche i più lontani da noi, sono venuti sulle nostre posizioni, non possiamo che rallegrarcene, anche se non abbiamo né avremo nulla a che fare con loro. Tu invece hai una visione tutta politico-partitica del referendum, infatti lo vivi non per quelloche è:l’occasione didire Sìo No alpeggioramento dellaCarta. Ma per quello che non è: un antipasto dell’“Apoca lisse”, cioè la vittoria di Grillo, che non è all’ordine del giorno il 4 dicembre e, se alle elezioni politiche si verificherà,andrà sottopostaal nostro vaglio critico, mettendo alla prova i vincitori.
Tu attribuisci a Grillo presunte somiglianze con Trump e alleanze con “Salvini e Meloni, come a Roma”(dove –com’è naturale nei ballottaggi –alcuni di destra hanno votato Raggi, altri Giachetti, altri si sono astenuti). Capisco bene che, con le immagini dei baby boss di Robinùne gli occhi, tu avverta l’urgenza di una risposta immediata della politica al disastro sociale che produce quelle aberrazioni. Ma che c’entra Grillo, che mai ha governato da quelle parti? Qualcosa potrebbe dirci il Pd che l’ha fatto per un bel pezzo, fino a suicidarsi a Napoli e a consegnarsi a un De Luca in Campania. E che c’entra il referendum, che non decide chi ci governerà, ma solo se la Costituzione (che tu non citimai) verràstracciatao sisalverà? Non credo che l’eventuale vittoriadelNo salderàlatriade “Trump- Grillo-Salvini”che tu schiacci sull’“ idea della tolleranzazero, l’ansiadi ordine,sicurezza”e“patria nazione con pochi stranieri”alla Haider. L’inutile e demagogico reato di clandestinità fu creato da Maroni, il M5S ha chiesto di abrogarlo e Renzi l’ha conservato per amor di popolarità (che sia più populista dei grillini?). E con che faccia, mentre traffica con Verdini e B., il governo spaccia il Sì come progressista e il No come reazionario? Contro la schiformasulmerito, enonperopportunismo, c’è tutto il meglio della sinistra senza partito: Anpi, Fiom, Cgil, Magistratura democratica, i migliori costituzionalisti. Col Sì troviamo invece Confindustria, Marchionne,Jp Morgan, governo Usa, cancellerie e troike europee, cioè le lobby che nonsono un’invenzione dei 5Stelle, ma il cancro che corrode la nostra sovranità e dignitànazionale. Laloro urgenzaè lampante: eliminare o depotenziare tutti i poteri di controllo sul governo, per telecomandare un burattino solo al comando con una semplice telefonata, senza il fastidio di un’opposizio ne, un presidente, una Consulta, una Regione, un pm che si mettono di traverso. Perciò diciamo No: per poterci scegliere i senatori, per evitare che una masnada di consiglieri regionali e sindaci inquisiti invadano il Senato coperti daimmunità, perconservare i contrappesi della democrazia liberale fondata sulla sovranità ela partecipazionepopolare. Anch’io, come te, spero che giornali e tv restino accesi per illuminare l’opinione pubblica (possibilmente con informazioni corrette, non con la propaganda tipo Rai&giornaloni) e gli intellettuali continuino a pensare (possibilmente per difenderci dalle imposture del potere, non per rilanciarle). Così magari, la prossima volta, riusciranno a capire (senza giustificarli) perché tanti americani che 8 anni fa votavano Obama ora votano Trump, tanti francesi che prima votavano socialista o gollista voteranno Le Pen, tanti italiani che prima votavano sinistra o destra ora votano – per fortuna –non un fascionazi, ma una Raggio un’Appendino. E potranno aiutare i “d e m o c r atici”a cambiare prima, anziché piangere o protestare dopo. Nellasperanza diavertitrasmesso almeno un po’dell’e ntusiasmo che ci anima nella bella battaglia per la Costituzione, cioè per il No, ti saluto con affetto. E attendo il tuo prossimo articolo.
ANCHE SANTORO VOTA SI.
Caro Michele
»MARCO TRAVAGLIO
Caro Michele Santoro, ti ringrazio del tuo articolo di ieri, che spero sia l’i n izio della tua collaborazione al F at to . Tantopiù che, partendo dal docufilmRobinù edalla devastazione sociale che racconta, arrivavi a conclusioni sul referendum costituzionale che dissentono dalle nostre. E, come sai e sanno i nostri lettori, il Fatto non è una caserma: anzi siamo sempre felici di confrontarci con chi la pensa diversamente per metterci in discussione. Ed è quel che ho provato a fare dinanzi al tuo astensionismo-agnosticismo sul Sì e sul No, domandandomi se non sia esagerata la passione civica che mettiamo nel difendere la Costituzioneda ogni minaccia, fin dalla nostra nascita, quando Antonio Padellaro illustrò la nostralinea politica: la Costituzione del 1948. Checché se ne dica, non l’abbiamo mai ritenuta un totem intoccabile e siamo sempre stati aperti a proposte migliorative; ma al contempo ci siamo sempre opposti al mito del “cambiamento”fine a se stesso, visto che ben poche delle tante (43 articoli su 139) riformedi questi68 annil’hanno migliorata: anzi quasi tutte l’hanno peggiorata. Quando, nel marzo 2014, fu presentato il ddl Boschi-Verdini-Berlusconi (già, tra i coautori c’è anche B., che poi ha cambiato idea, forse), lo esaminammo con spirito laico, ci confrontammo con i migliori costituzionalisti e scrivemmo ciò che pensiamo: è una schiforma da respingere. Allora, nel fronte del No, non c’e r an o Grillo, Brunetta, Salvini, D’A l ema, De Mita, né gli altri “mostri” evocati dalla spudorata banda Renzi per screditare chi semplicemente si oppone a una controriforma sbagliata, scritta coi piedi, caotica e pericolosa. Eravamo soli con le nostre ragioni, quandoancorail Nosfuggivaal radar dei sondaggi. Per due anni e mezzo abbiamo ripetuto fino alla noia che il No è doveroso, non per cacciare Renzi (cosa che i cittadini potranno fare o meno quando si deciderà a sottoporre il suo programma agli elettori) o farvincere TiziooCaio, maper scongiurare un danno alla Costituzione, cioè al nostro stare insieme. Se poi altri, anche i più lontani da noi, sono venuti sulle nostre posizioni, non possiamo che rallegrarcene, anche se non abbiamo né avremo nulla a che fare con loro. Tu invece hai una visione tutta politico-partitica del referendum, infatti lo vivi non per quelloche è:l’occasione didire Sìo No alpeggioramento dellaCarta. Ma per quello che non è: un antipasto dell’“Apoca lisse”, cioè la vittoria di Grillo, che non è all’ordine del giorno il 4 dicembre e, se alle elezioni politiche si verificherà,andrà sottopostaal nostro vaglio critico, mettendo alla prova i vincitori.
Tu attribuisci a Grillo presunte somiglianze con Trump e alleanze con “Salvini e Meloni, come a Roma”(dove –com’è naturale nei ballottaggi –alcuni di destra hanno votato Raggi, altri Giachetti, altri si sono astenuti). Capisco bene che, con le immagini dei baby boss di Robinùne gli occhi, tu avverta l’urgenza di una risposta immediata della politica al disastro sociale che produce quelle aberrazioni. Ma che c’entra Grillo, che mai ha governato da quelle parti? Qualcosa potrebbe dirci il Pd che l’ha fatto per un bel pezzo, fino a suicidarsi a Napoli e a consegnarsi a un De Luca in Campania. E che c’entra il referendum, che non decide chi ci governerà, ma solo se la Costituzione (che tu non citimai) verràstracciatao sisalverà? Non credo che l’eventuale vittoriadelNo salderàlatriade “Trump- Grillo-Salvini”che tu schiacci sull’“ idea della tolleranzazero, l’ansiadi ordine,sicurezza”e“patria nazione con pochi stranieri”alla Haider. L’inutile e demagogico reato di clandestinità fu creato da Maroni, il M5S ha chiesto di abrogarlo e Renzi l’ha conservato per amor di popolarità (che sia più populista dei grillini?). E con che faccia, mentre traffica con Verdini e B., il governo spaccia il Sì come progressista e il No come reazionario? Contro la schiformasulmerito, enonperopportunismo, c’è tutto il meglio della sinistra senza partito: Anpi, Fiom, Cgil, Magistratura democratica, i migliori costituzionalisti. Col Sì troviamo invece Confindustria, Marchionne,Jp Morgan, governo Usa, cancellerie e troike europee, cioè le lobby che nonsono un’invenzione dei 5Stelle, ma il cancro che corrode la nostra sovranità e dignitànazionale. Laloro urgenzaè lampante: eliminare o depotenziare tutti i poteri di controllo sul governo, per telecomandare un burattino solo al comando con una semplice telefonata, senza il fastidio di un’opposizio ne, un presidente, una Consulta, una Regione, un pm che si mettono di traverso. Perciò diciamo No: per poterci scegliere i senatori, per evitare che una masnada di consiglieri regionali e sindaci inquisiti invadano il Senato coperti daimmunità, perconservare i contrappesi della democrazia liberale fondata sulla sovranità ela partecipazionepopolare. Anch’io, come te, spero che giornali e tv restino accesi per illuminare l’opinione pubblica (possibilmente con informazioni corrette, non con la propaganda tipo Rai&giornaloni) e gli intellettuali continuino a pensare (possibilmente per difenderci dalle imposture del potere, non per rilanciarle). Così magari, la prossima volta, riusciranno a capire (senza giustificarli) perché tanti americani che 8 anni fa votavano Obama ora votano Trump, tanti francesi che prima votavano socialista o gollista voteranno Le Pen, tanti italiani che prima votavano sinistra o destra ora votano – per fortuna –non un fascionazi, ma una Raggio un’Appendino. E potranno aiutare i “d e m o c r atici”a cambiare prima, anziché piangere o protestare dopo. Nellasperanza diavertitrasmesso almeno un po’dell’e ntusiasmo che ci anima nella bella battaglia per la Costituzione, cioè per il No, ti saluto con affetto. E attendo il tuo prossimo articolo.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
SE QUESTA PUO' ESSERE CONSIDERATA SINISTRA!!!!!
Sarei meno amareggiato, se questi due campioni facessero il giro delle tombe dei partigiani d'Italia e ci sputassero sopra.
SE QUALCUNO HA LA POSSIBILITA' DI FARLI VENIRE SUL FORUM GLIENE SAREI GRATO.
NEI MOMENTI DIFFICILI, UN TEMPO, C'ERA CHI ERA IN GRADO DI SACRIFICARE LA PROPRIA VITA.
ADESSO, QUESTA SPECIE DI SINISTRI CHE FANNO IL PAIO CON BENIGNI, SI STANNO COMPORTANDO DA MISERABILI.
NON E' CHE TRE VOTI IN MENO CAMBI MOLTO, MA E' IL LIVELLO CHE ABBIAMO RAGGIUNTO CHE CI FA DIRE CHE IN QUESTA ITALIA NON C'E' PIU' NIENTE DA FARE.
Sarei meno amareggiato, se questi due campioni facessero il giro delle tombe dei partigiani d'Italia e ci sputassero sopra.
SE QUALCUNO HA LA POSSIBILITA' DI FARLI VENIRE SUL FORUM GLIENE SAREI GRATO.
NEI MOMENTI DIFFICILI, UN TEMPO, C'ERA CHI ERA IN GRADO DI SACRIFICARE LA PROPRIA VITA.
ADESSO, QUESTA SPECIE DI SINISTRI CHE FANNO IL PAIO CON BENIGNI, SI STANNO COMPORTANDO DA MISERABILI.
NON E' CHE TRE VOTI IN MENO CAMBI MOLTO, MA E' IL LIVELLO CHE ABBIAMO RAGGIUNTO CHE CI FA DIRE CHE IN QUESTA ITALIA NON C'E' PIU' NIENTE DA FARE.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
SE QUESTA PUO' ESSERE CONSIDERATA SINISTRA!!!!!
NEL POMERIGGIO, DAGOSPIA HA DATO QUESTA VERSIONE:
19 NOV 2016 16:35
1. SANTORO E LERNER TORNANO IN RAI E CASUALMENTE ESPRIMONO IL LORO SÌ AL REFERENDUM
2. MA MICHELONE NON CI STA A FARSI DARE DEL 'VENDUTO A RENZI' DAI GRILLINI: ‘AL FRONTE DEL ‘NO’ MANCA QUALUNQUE ORGANIZZAZIONE. PREFERISCO CHE RENZI RESTI AL COMANDO E GRILLO LO SFIDI PER IL GOVERNO DEL PAESE, OBBLIGATO FINALMENTE A FARE PROPOSTE
NEL POMERIGGIO, DAGOSPIA HA DATO QUESTA VERSIONE:
19 NOV 2016 16:35
1. SANTORO E LERNER TORNANO IN RAI E CASUALMENTE ESPRIMONO IL LORO SÌ AL REFERENDUM
2. MA MICHELONE NON CI STA A FARSI DARE DEL 'VENDUTO A RENZI' DAI GRILLINI: ‘AL FRONTE DEL ‘NO’ MANCA QUALUNQUE ORGANIZZAZIONE. PREFERISCO CHE RENZI RESTI AL COMANDO E GRILLO LO SFIDI PER IL GOVERNO DEL PAESE, OBBLIGATO FINALMENTE A FARE PROPOSTE
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
SE QUESTA PUO' ESSERE CONSIDERATA SINISTRA!!!!!
L'articolo di Michele Santoro sul Fatto Quotidiano di ieri:
Questo referendum non darà risposte all’Italia dei “Robinù”
Senza soluzione - Nell’Italia profonda una società di ragazzini sopravvive a se stessa. Ma né Renzi né nessun Trump li salverà
Michele Santoro, su Rai2 con “Italia” – AnsaLa politica è lontana – Due scene tratte da “Robinù”La politica è lontana – Due scene tratte da “Robinù”
di Michele Santoro | 18 novembre 2016
| Commenti (2)
Trump ha vinto e tutti credono di sapere il perché. Grillo in particolare, che addirittura si esalta per la vittoria del miliardario americano, parla di una Apocalisse che si è abbattuta sulle élite, sui giornali, sulle televisioni, sui sondaggi e sugli intellettuali. Non avrebbero capito niente dell’America profonda, quella più lontana dalle stanze del potere politico, economico e culturale. Sempre Grillo profetizza che la stessa Apocalisse si abbatterà sull’Italia (non si capisce se con l’aiuto di Salvini e la Meloni, come a Roma) a opera degli eroi del Movimento 5 Stelle dei quali si conoscono, al momento, una diligente attività parlamentare e barricate solo virtuali, oltre che la tendenza alla parsimonia e gli inni all’onestà. Uno tsunami proveniente dalle periferie si preparerebbe a spazzar via la cocuzza Hillary Renzi, tutto il cocuzzaro delle lobby annesse e connesse, e praticamente ciò che resta di una democrazia in crisi, conquistando i palazzi della politica. Al momento non si capisce se il mondo che verrebbe alla luce sarebbe una versione rinnovata della democrazia occidentale o qualcos’altro.
Pur non pretendendo di salire sull’Arca di Noè dei sopravvissuti, vorrei ricordare che la mia squadra ha raccontato la rivolta dei forconi in Sicilia e la sommossa di Nichelino in Piemonte ben prima che il Movimento divenisse così forte. Inoltre il 6 e il 7 dicembre porteremo con una certa emozione nei cinema Robinù, ovvero la descrizione spietata di un vero e proprio stato sociale criminale che a Napoli impiega nello spaccio della droga decine e decine di migliaia di persone. Una realtà sulla quale, nonostante i nostri precedenti lavori e i ripetuti appelli di Roberto Saviano che dedica a essa il suo ultimo libro, si preferisce chiudere gli occhi.
La scuola pubblica continua a espellere vergognosamente, nell’indifferenza generale, ragazzini nell’età dell’obbligo scolastico, violando impunemente la legge e facendo in modo che le classi, ripulite dagli indisciplinati ribelli insofferenti alla didattica, guadagnino tranquillità ed efficienza. Le donne, che la mattina preparano come tutte le altre mamme con amore i loro bambini per andare all’asilo, vendono cocaina diciotto ore al giorno, operaie di una immensa fabbrica illegale, e finiscono in carcere, separandosi drammaticamente dai loro piccoli, per mille euro al mese o poco più; mentre la ricchezza prodotta finisce nel Pil, a beneficio di tutti noi “perbene” e contribuisce al buon andamento della società. Bambini di otto anni sfilano in una via centrale a Napoli, impugnando pistole vere, per fare un’altra “Stesa”, come chiamano le scorribande con gli scooteroni; e muoiono a decine ventenni, diciottenni, sedicenni, nella lotta senza fine per contendersi il territorio e le piazze di spaccio dopo che i vecchi boss sono andati in galera o si sono pentiti.
Tutte le forze politiche girano la faccia dall’altra parte; e solo qualche uomo di Chiesa fa sentire la sua voce per rompere il silenzio. Il dibattito s’accende e l’azione repressiva s’intensifica quando per errore cade una vittima innocente. Poi si torna a parlare de “l’altra Napoli”, delle meraviglie turistiche della città, che vengono usate come lapidi sui morti dimenticati e su una grande questione sociale lasciata nelle mani della criminalità organizzata.
Eppure nelle storie della guerra delle “paranze dei bambini” non c’è soltanto la corsa all’oro, che ci racconta Gomorra, o il non volersi rassegnare a un destino di sottoprecariato pagato spiccioli. Un popolo giovane, il più giovane d’Italia, conduce la sua esistenza tra il quartiere e il carcere come fosse un unicum abitativo, sognando soldi facili, sesso, potere, come tutti i ragazzi di oggi. Per realizzarli non ha altro che coraggio e disprezzo della morte.
Nelle serie televisive i caratteri dei personaggi tendono ad assomigliare a maschere a volte grottesche; i veri baby boss di Robinù, invece, sono altrettanto spietati e cinici ma, contemporaneamente, esprimono una forza sentimentale straordinaria, passione per la vita, amore infinito per la propria famiglia, voglia di far figli già a diciotto anni, gusto del rischio e dell’avventura. Tutte cose che la nostra società ha perduto da tempo. Nel centro storico di Napoli o a Caivano si diventa nonni all’età in cui nella società normale ancora si esita a concepire il primo figlio. E non certo perché si rompe il preservativo.
Dopo che questa infinita campagna referendaria sarà finita e avrà vinto il Sì di Renzi ci si occuperà finalmente di questi bambini che sono stati fino a oggi “dimenticati” dal Partito democratico? Non ne ignoravano certo l’esistenza ma erano incapaci di concepire un piano di vero risanamento sociale che richiederebbe un’idea di come redistribuire la ricchezza e di chi e come debba pagare il prezzo di questa redistribuzione.
Ma anche se vincesse il No non ci sarebbe ragione di essere ottimisti. La rivolta che corre nella Rete e travolge il vecchio ordine sociale, di cui Trump o Grillo o Salvini si fanno portavoce, è dominata dall’idea della tolleranza zero, da un’ansia di ordine e sicurezza che prova a tornare alla patria-nazione, qualche volta a una patria ancora più piccola, a chilometro zero, abitata da nostri simili a somiglianza dei social. Una comunità con pochi stranieri, “solo se servono e sono comunque indispensabili” (sicuramente per pulire le case e il culo dei vecchi costretti sulle sedie a rotelle), darebbe vita a una autarchia ecologica, come sognava in Austria il neonazista Haider, con meno scambi, spostamenti, viaggi e molto tempo passato sul proprio computer o nell’orto a produrre lattuga con fertilizzanti naturali.
Un mondo talmente noioso da avere sempre bisogno di ricchi da spiare, di potenti corrotti da cacciare, di nemici da inseguire e giustiziare. Per il momento a colpi di clic. Far lavorare i baby boss non avrebbe alcun senso in una società in cui il lavoro sarebbe considerato una ideologia del passato. Solo piccole opere essenziali, senza nuvole, senza archistar, senza inutili ponti e inutili treni che corrono a inutile alta velocità, senza avventure spaziali e altre Olimpiadi. Così come stiamo potremmo star meglio, soltanto risparmiando e riducendo le spese inutili e le macchine blu e gli stipendi dei parlamentari. E se qualcuno non si accontentasse del salario di cittadinanza e si ostinasse a delinquere? In galera! Naturalmente.
Ce lo vedete un simil Trump a occuparsi veramente degli abitanti di Quarto Oggiaro, di Secondigliano, di Tor Bella Monaca o dello Zen di Palermo, quelle periferie dove si urla “Prima gli italiani!”? Se si urlasse “Prima le periferie!” sarebbero disponibili quelli che, non essendo zingari, immigrati, clandestini, abitano negli altri quartieri e oggi applaudono entusiasti? Per Renzi e per i suoi avversari è più comodo parlare di tagli, risparmi, riduzione delle tasse e lotta alla corruzione che studiare il modo di indirizzare parte della ricchezza accumulata, senza necessariamente espropriarne i proprietari, verso quelle parti della società a cui è stata sottratta, usandola e investendola nell’interesse di tutti.
Oggi a occuparsi delle grandi ingiustizie restano in maniera aberrante quelli dell’Isis e i Robinù, che li imitano a modo loro, sia pure rivolgendo la violenza prevalentemente contro se stessi. Gli arrabbiati si affidano ai miliardari evasori fiscali per scatenare l’Apocalisse. Ma se si spegnessero i giornali e le tv, gli intellettuali smettessero di pensare, e i sondaggisti di sondare, dopo la vittoria di Trump, il mondo sarebbe migliore, la democrazia sarebbe più forte e le periferie conterebbero di più? Non mi entusiasma dover scegliere tra questo sì e questo no al Referendum, come non mi entusiasmava la candidatura di Hillary. Ma, non so voi, io a New York sarei in strada a manifestare. E scusate se è inutile.
Grazie caro Michele per questa tua riflessione. Domani ti risponderò per dirti la mia.
Marco Travaglio
di Michele Santoro | 18 novembre 2016
L'articolo di Michele Santoro sul Fatto Quotidiano di ieri:
Questo referendum non darà risposte all’Italia dei “Robinù”
Senza soluzione - Nell’Italia profonda una società di ragazzini sopravvive a se stessa. Ma né Renzi né nessun Trump li salverà
Michele Santoro, su Rai2 con “Italia” – AnsaLa politica è lontana – Due scene tratte da “Robinù”La politica è lontana – Due scene tratte da “Robinù”
di Michele Santoro | 18 novembre 2016
| Commenti (2)
Trump ha vinto e tutti credono di sapere il perché. Grillo in particolare, che addirittura si esalta per la vittoria del miliardario americano, parla di una Apocalisse che si è abbattuta sulle élite, sui giornali, sulle televisioni, sui sondaggi e sugli intellettuali. Non avrebbero capito niente dell’America profonda, quella più lontana dalle stanze del potere politico, economico e culturale. Sempre Grillo profetizza che la stessa Apocalisse si abbatterà sull’Italia (non si capisce se con l’aiuto di Salvini e la Meloni, come a Roma) a opera degli eroi del Movimento 5 Stelle dei quali si conoscono, al momento, una diligente attività parlamentare e barricate solo virtuali, oltre che la tendenza alla parsimonia e gli inni all’onestà. Uno tsunami proveniente dalle periferie si preparerebbe a spazzar via la cocuzza Hillary Renzi, tutto il cocuzzaro delle lobby annesse e connesse, e praticamente ciò che resta di una democrazia in crisi, conquistando i palazzi della politica. Al momento non si capisce se il mondo che verrebbe alla luce sarebbe una versione rinnovata della democrazia occidentale o qualcos’altro.
Pur non pretendendo di salire sull’Arca di Noè dei sopravvissuti, vorrei ricordare che la mia squadra ha raccontato la rivolta dei forconi in Sicilia e la sommossa di Nichelino in Piemonte ben prima che il Movimento divenisse così forte. Inoltre il 6 e il 7 dicembre porteremo con una certa emozione nei cinema Robinù, ovvero la descrizione spietata di un vero e proprio stato sociale criminale che a Napoli impiega nello spaccio della droga decine e decine di migliaia di persone. Una realtà sulla quale, nonostante i nostri precedenti lavori e i ripetuti appelli di Roberto Saviano che dedica a essa il suo ultimo libro, si preferisce chiudere gli occhi.
La scuola pubblica continua a espellere vergognosamente, nell’indifferenza generale, ragazzini nell’età dell’obbligo scolastico, violando impunemente la legge e facendo in modo che le classi, ripulite dagli indisciplinati ribelli insofferenti alla didattica, guadagnino tranquillità ed efficienza. Le donne, che la mattina preparano come tutte le altre mamme con amore i loro bambini per andare all’asilo, vendono cocaina diciotto ore al giorno, operaie di una immensa fabbrica illegale, e finiscono in carcere, separandosi drammaticamente dai loro piccoli, per mille euro al mese o poco più; mentre la ricchezza prodotta finisce nel Pil, a beneficio di tutti noi “perbene” e contribuisce al buon andamento della società. Bambini di otto anni sfilano in una via centrale a Napoli, impugnando pistole vere, per fare un’altra “Stesa”, come chiamano le scorribande con gli scooteroni; e muoiono a decine ventenni, diciottenni, sedicenni, nella lotta senza fine per contendersi il territorio e le piazze di spaccio dopo che i vecchi boss sono andati in galera o si sono pentiti.
Tutte le forze politiche girano la faccia dall’altra parte; e solo qualche uomo di Chiesa fa sentire la sua voce per rompere il silenzio. Il dibattito s’accende e l’azione repressiva s’intensifica quando per errore cade una vittima innocente. Poi si torna a parlare de “l’altra Napoli”, delle meraviglie turistiche della città, che vengono usate come lapidi sui morti dimenticati e su una grande questione sociale lasciata nelle mani della criminalità organizzata.
Eppure nelle storie della guerra delle “paranze dei bambini” non c’è soltanto la corsa all’oro, che ci racconta Gomorra, o il non volersi rassegnare a un destino di sottoprecariato pagato spiccioli. Un popolo giovane, il più giovane d’Italia, conduce la sua esistenza tra il quartiere e il carcere come fosse un unicum abitativo, sognando soldi facili, sesso, potere, come tutti i ragazzi di oggi. Per realizzarli non ha altro che coraggio e disprezzo della morte.
Nelle serie televisive i caratteri dei personaggi tendono ad assomigliare a maschere a volte grottesche; i veri baby boss di Robinù, invece, sono altrettanto spietati e cinici ma, contemporaneamente, esprimono una forza sentimentale straordinaria, passione per la vita, amore infinito per la propria famiglia, voglia di far figli già a diciotto anni, gusto del rischio e dell’avventura. Tutte cose che la nostra società ha perduto da tempo. Nel centro storico di Napoli o a Caivano si diventa nonni all’età in cui nella società normale ancora si esita a concepire il primo figlio. E non certo perché si rompe il preservativo.
Dopo che questa infinita campagna referendaria sarà finita e avrà vinto il Sì di Renzi ci si occuperà finalmente di questi bambini che sono stati fino a oggi “dimenticati” dal Partito democratico? Non ne ignoravano certo l’esistenza ma erano incapaci di concepire un piano di vero risanamento sociale che richiederebbe un’idea di come redistribuire la ricchezza e di chi e come debba pagare il prezzo di questa redistribuzione.
Ma anche se vincesse il No non ci sarebbe ragione di essere ottimisti. La rivolta che corre nella Rete e travolge il vecchio ordine sociale, di cui Trump o Grillo o Salvini si fanno portavoce, è dominata dall’idea della tolleranza zero, da un’ansia di ordine e sicurezza che prova a tornare alla patria-nazione, qualche volta a una patria ancora più piccola, a chilometro zero, abitata da nostri simili a somiglianza dei social. Una comunità con pochi stranieri, “solo se servono e sono comunque indispensabili” (sicuramente per pulire le case e il culo dei vecchi costretti sulle sedie a rotelle), darebbe vita a una autarchia ecologica, come sognava in Austria il neonazista Haider, con meno scambi, spostamenti, viaggi e molto tempo passato sul proprio computer o nell’orto a produrre lattuga con fertilizzanti naturali.
Un mondo talmente noioso da avere sempre bisogno di ricchi da spiare, di potenti corrotti da cacciare, di nemici da inseguire e giustiziare. Per il momento a colpi di clic. Far lavorare i baby boss non avrebbe alcun senso in una società in cui il lavoro sarebbe considerato una ideologia del passato. Solo piccole opere essenziali, senza nuvole, senza archistar, senza inutili ponti e inutili treni che corrono a inutile alta velocità, senza avventure spaziali e altre Olimpiadi. Così come stiamo potremmo star meglio, soltanto risparmiando e riducendo le spese inutili e le macchine blu e gli stipendi dei parlamentari. E se qualcuno non si accontentasse del salario di cittadinanza e si ostinasse a delinquere? In galera! Naturalmente.
Ce lo vedete un simil Trump a occuparsi veramente degli abitanti di Quarto Oggiaro, di Secondigliano, di Tor Bella Monaca o dello Zen di Palermo, quelle periferie dove si urla “Prima gli italiani!”? Se si urlasse “Prima le periferie!” sarebbero disponibili quelli che, non essendo zingari, immigrati, clandestini, abitano negli altri quartieri e oggi applaudono entusiasti? Per Renzi e per i suoi avversari è più comodo parlare di tagli, risparmi, riduzione delle tasse e lotta alla corruzione che studiare il modo di indirizzare parte della ricchezza accumulata, senza necessariamente espropriarne i proprietari, verso quelle parti della società a cui è stata sottratta, usandola e investendola nell’interesse di tutti.
Oggi a occuparsi delle grandi ingiustizie restano in maniera aberrante quelli dell’Isis e i Robinù, che li imitano a modo loro, sia pure rivolgendo la violenza prevalentemente contro se stessi. Gli arrabbiati si affidano ai miliardari evasori fiscali per scatenare l’Apocalisse. Ma se si spegnessero i giornali e le tv, gli intellettuali smettessero di pensare, e i sondaggisti di sondare, dopo la vittoria di Trump, il mondo sarebbe migliore, la democrazia sarebbe più forte e le periferie conterebbero di più? Non mi entusiasma dover scegliere tra questo sì e questo no al Referendum, come non mi entusiasmava la candidatura di Hillary. Ma, non so voi, io a New York sarei in strada a manifestare. E scusate se è inutile.
Grazie caro Michele per questa tua riflessione. Domani ti risponderò per dirti la mia.
Marco Travaglio
di Michele Santoro | 18 novembre 2016
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
CON PERSONAGGI COME QUESTO, LA SINISTRA NON POTEVA NON FINIRE NEL CESTINO DELLA CARTA STRACCIA DELLA STORIA.
COSA HA DI SPECIALE MONI OVADIA CHE HA CAPITO CHE BENITO, PINOCCHIO MUSSOLONI-LA TRUFFA E' DI DESTRA E SI E' INTRUFOLATO A """SINISTRA"""SOLO PER SOTTERRARLA DEFINITIVAMENTE.
POSSIBILE CHE I SINISTRI NON ABBIANO MAI SENTITO IL RACCONTO DI CAPPUCCETTO ROSSO?????????????????????
NONNA, MA CHE OCCHI GRANDI HAI??????
R-E' PER GUARDARTI MEGLIO!!!
NONNA, MA CHE BOCCA GRANDE HAI??????
R-E' PER MANGIARTI MEGLIO!!!!
il manifesto 23.11.16
La lettera. Emanuele Macaluso al manifesto: l'iniziativa di Cuperlo e l'impegno della maggioranza del Pd alla riforma dell'Italicum mi spingono a votare sì al referendum
di Emanuele Macaluso
Caro manifesto,
mi preme una precisazione sull’articolo di ieri in cui c’era scritto che, insieme a Reichlin, io non sostengo la riforma.
In effetti, io non ho mai sostenuto la riforma con gli argomenti di Renzi, che ritengo sbagliatissimi, dalla personalizzazione iniziale alla battaglia finale contro «la casta».
Ho sempre avuto obiezioni anche e soprattutto sulla legge elettorale, ma non ho mai pensato di votare No al referendum, non solo per motivi di merito ma per motivi politici, che attengono alle ragioni espresse da tanti esponenti dei Comitati del No.
Il mio orientamento era di votare scheda bianca, appunto per non sostenere né Renzi né tantomeno il No.
Ma Cuperlo ha preso un’iniziativa che io ho condiviso e ha ottenuto un documento sulla modifica della legge elettorale che non ritengo carta straccia, firmato dai capigruppo del Pd, dal Vice Segretario e dal Presidente, e su cui anche Renzi si è impegnato, che è diventato non solo un documento interno al Pd, partito a cui io non aderisco, ma patrimonio di un’opinione pubblica più vasta.
Anche alla luce di questo fatto nuovo, gli argomenti che Napolitano ha sostenuto lunedì, che non sono quelli di Renzi e anzi sono molto critici con il modo in cui sta conducendo la campagna referendaria, mi spingono semmai ad orientarmi verso il Sì.
Rispetto le vostre posizioni, spero che rispettiate anche le mie.
Cordiali saluti,
Emanuele Macaluso
La replica di Andrea Fabozzi
Ringraziamo Macaluso per l’attenzione; come lui stesso riconosce non abbiamo mai scritto che voterà No. Lo ricordavamo fermo alla scheda bianca, ma ovviamente rispettiamo in pieno le sue posizioni. E i suoi più recenti orientamenti.
a. fab.
COSA HA DI SPECIALE MONI OVADIA CHE HA CAPITO CHE BENITO, PINOCCHIO MUSSOLONI-LA TRUFFA E' DI DESTRA E SI E' INTRUFOLATO A """SINISTRA"""SOLO PER SOTTERRARLA DEFINITIVAMENTE.
POSSIBILE CHE I SINISTRI NON ABBIANO MAI SENTITO IL RACCONTO DI CAPPUCCETTO ROSSO?????????????????????
NONNA, MA CHE OCCHI GRANDI HAI??????
R-E' PER GUARDARTI MEGLIO!!!
NONNA, MA CHE BOCCA GRANDE HAI??????
R-E' PER MANGIARTI MEGLIO!!!!
il manifesto 23.11.16
La lettera. Emanuele Macaluso al manifesto: l'iniziativa di Cuperlo e l'impegno della maggioranza del Pd alla riforma dell'Italicum mi spingono a votare sì al referendum
di Emanuele Macaluso
Caro manifesto,
mi preme una precisazione sull’articolo di ieri in cui c’era scritto che, insieme a Reichlin, io non sostengo la riforma.
In effetti, io non ho mai sostenuto la riforma con gli argomenti di Renzi, che ritengo sbagliatissimi, dalla personalizzazione iniziale alla battaglia finale contro «la casta».
Ho sempre avuto obiezioni anche e soprattutto sulla legge elettorale, ma non ho mai pensato di votare No al referendum, non solo per motivi di merito ma per motivi politici, che attengono alle ragioni espresse da tanti esponenti dei Comitati del No.
Il mio orientamento era di votare scheda bianca, appunto per non sostenere né Renzi né tantomeno il No.
Ma Cuperlo ha preso un’iniziativa che io ho condiviso e ha ottenuto un documento sulla modifica della legge elettorale che non ritengo carta straccia, firmato dai capigruppo del Pd, dal Vice Segretario e dal Presidente, e su cui anche Renzi si è impegnato, che è diventato non solo un documento interno al Pd, partito a cui io non aderisco, ma patrimonio di un’opinione pubblica più vasta.
Anche alla luce di questo fatto nuovo, gli argomenti che Napolitano ha sostenuto lunedì, che non sono quelli di Renzi e anzi sono molto critici con il modo in cui sta conducendo la campagna referendaria, mi spingono semmai ad orientarmi verso il Sì.
Rispetto le vostre posizioni, spero che rispettiate anche le mie.
Cordiali saluti,
Emanuele Macaluso
La replica di Andrea Fabozzi
Ringraziamo Macaluso per l’attenzione; come lui stesso riconosce non abbiamo mai scritto che voterà No. Lo ricordavamo fermo alla scheda bianca, ma ovviamente rispettiamo in pieno le sue posizioni. E i suoi più recenti orientamenti.
a. fab.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
ERA INEVITABILE E DOVEROSO CHE IN UN FORUM DI SINISTRA UN 3D COME QUESTO:
Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
AVESSE SUCCESSO.
FORSE, E RIPETO FORSE, QUANDO PANCHO LO HA INIZIATO, Inviato: 21/04/2012, 20:35, ESISTEVA QUALCHE REMOTA SPERANZA CHE SI POTESSE FAR RIPARTIRE LA SINISTRA.
MA GLI AVVENIMENTI DEGLI ULTIMI 3 ANNI, E IN MODO PARTICOLARE DI QUESTI ULTIMI MESI, CI DANNO UNA CHIARA E NETTA INDICAZIONE CHE LA SINISTRA ITALIANA SI E' ESTINTA COME A SUO TEMPO I DINOSAURI.
L'IPOCRISIA E SOPRATTUTTO "NOSTRA SIGNORA LA POLTRONA", HANNO CANCELLATO DEFINITIVAMENTE LA SINISTRA ITALIANA.
PASSI IL VOLTAGABBANISMO RECENTISSIMO DI CUPERLO, MA NON E' UN DRAMMA PERCHE' DI POLITICA NON HA CAPITO UN caXXo.
NEPPURE BENIGNI CI PUO' STUPIRE PERCHE' HA SEMPRE FATTO IL SUO INTERESSE PERSONALE.
MA INVECE LASCIANO IL SEGNO DUE INTELLETTUALI COME MICHELE SANTORO E GAD LERNER, CHE SI SONO VENDUTI PER TORNARE IN RAI.
LASCIA MOLTO PERPLESSI ANCHE FABRIZIO BARCA, FIGLIO DEL PIU' NOTO LUCIANO ESPONENTE DEL PCI.
STASERA NEL TG7 E' PASSATO CHE VOTA SI.
ANCHE CONFERMATO DA TEMPO SU GOOGLE:
Perché alla fine voterò Sì | Fabrizio Barca - L'Huffington Post
http://www.huffingtonpost.it/fabrizio-b ... 69078.html
5 giorni fa - Ma l'esito del voto è carico di conseguenze politiche immediate. Negative, in entrambe i casi. Particolarmente negative nel caso di vittoria del ...
SE QUESTA E' STATA LA SINISTRA SI PUO' COMPRENDERE A SUFFICIENZA PERCHE' SI E' ESTINTA.
IN QUESTI ULTIMI VENT'ANNI MI E' MATURATA LA CONVINZIONE CHE SE DOVESSI TROVARMI MALAUGURATAMENTE NELLE CONDIZIONI CHE SI SONO TROVATE LE GENERAZIONI PRECEDENTI TRA IL '43 E IL '45 DEL SECOLO SCORSO, NON AVREI MAI E POI MAI CHIESTO A NESSUNO DI SACRIFICARE LA PROPRIA VITA PER UN FUTURO MIGLIORE.
NON NE VALE ASSOLUTAMENTE LA PENA SE I RISULTATI SONO QUELLI CHE STIAMO TOCCANDO CON MANO NEGLI ULTIMI TEMPI.
COMUNQUE LA PENSIATE NEL CAMPO RELIGIOSO, LA VITA E' UN BENE TROPPO GRANDE E PREZIOSO, PER SACRIFICARLO PER BARLAFUSI CHE PRIMA O POI SI COMPORTERANNO COME QUEI SIGNORI CHE PER INTERESSE PERSONALE HANNO DICHIARATO DI ESSERE DI SINISTRA.
Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
AVESSE SUCCESSO.
FORSE, E RIPETO FORSE, QUANDO PANCHO LO HA INIZIATO, Inviato: 21/04/2012, 20:35, ESISTEVA QUALCHE REMOTA SPERANZA CHE SI POTESSE FAR RIPARTIRE LA SINISTRA.
MA GLI AVVENIMENTI DEGLI ULTIMI 3 ANNI, E IN MODO PARTICOLARE DI QUESTI ULTIMI MESI, CI DANNO UNA CHIARA E NETTA INDICAZIONE CHE LA SINISTRA ITALIANA SI E' ESTINTA COME A SUO TEMPO I DINOSAURI.
L'IPOCRISIA E SOPRATTUTTO "NOSTRA SIGNORA LA POLTRONA", HANNO CANCELLATO DEFINITIVAMENTE LA SINISTRA ITALIANA.
PASSI IL VOLTAGABBANISMO RECENTISSIMO DI CUPERLO, MA NON E' UN DRAMMA PERCHE' DI POLITICA NON HA CAPITO UN caXXo.
NEPPURE BENIGNI CI PUO' STUPIRE PERCHE' HA SEMPRE FATTO IL SUO INTERESSE PERSONALE.
MA INVECE LASCIANO IL SEGNO DUE INTELLETTUALI COME MICHELE SANTORO E GAD LERNER, CHE SI SONO VENDUTI PER TORNARE IN RAI.
LASCIA MOLTO PERPLESSI ANCHE FABRIZIO BARCA, FIGLIO DEL PIU' NOTO LUCIANO ESPONENTE DEL PCI.
STASERA NEL TG7 E' PASSATO CHE VOTA SI.
ANCHE CONFERMATO DA TEMPO SU GOOGLE:
Perché alla fine voterò Sì | Fabrizio Barca - L'Huffington Post
http://www.huffingtonpost.it/fabrizio-b ... 69078.html
5 giorni fa - Ma l'esito del voto è carico di conseguenze politiche immediate. Negative, in entrambe i casi. Particolarmente negative nel caso di vittoria del ...
SE QUESTA E' STATA LA SINISTRA SI PUO' COMPRENDERE A SUFFICIENZA PERCHE' SI E' ESTINTA.
IN QUESTI ULTIMI VENT'ANNI MI E' MATURATA LA CONVINZIONE CHE SE DOVESSI TROVARMI MALAUGURATAMENTE NELLE CONDIZIONI CHE SI SONO TROVATE LE GENERAZIONI PRECEDENTI TRA IL '43 E IL '45 DEL SECOLO SCORSO, NON AVREI MAI E POI MAI CHIESTO A NESSUNO DI SACRIFICARE LA PROPRIA VITA PER UN FUTURO MIGLIORE.
NON NE VALE ASSOLUTAMENTE LA PENA SE I RISULTATI SONO QUELLI CHE STIAMO TOCCANDO CON MANO NEGLI ULTIMI TEMPI.
COMUNQUE LA PENSIATE NEL CAMPO RELIGIOSO, LA VITA E' UN BENE TROPPO GRANDE E PREZIOSO, PER SACRIFICARLO PER BARLAFUSI CHE PRIMA O POI SI COMPORTERANNO COME QUEI SIGNORI CHE PER INTERESSE PERSONALE HANNO DICHIARATO DI ESSERE DI SINISTRA.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Politica
Lettera a un Pd mai nato
di Andrea Scanzi | 9 dicembre 2016
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Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
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Caro Pd, forse non te ne sei accorto, ma ci sono milioni di italiani che, pur essendo di sinistra o centrosinistra, non ti voterebbero neanche sotto tortura. Con Renzi questa tendenza, già in atto con Veltroni, è definitivamente deflagrata.
Hai perso roccaforti storiche, inanellato sconfitte su sconfitte e ormai, a parte un Benigni e un Baricco, neanche il variegato “mondo della cultura” ti appoggia più. Il mito del Renzi “vincitore” andrebbe sfatato una volta per tutte: ha stravinto nel 2014 le elezioni che da sempre agli italiani interessano di meno, ovvero le Europee. Da allora ha vinto dove non poteva non vincere, spesso affidandosi ai De Luca per farlo (alla faccia della rottamazione). Ha perso dove pareva impossibile (Arezzo, Sesto Fiorentino, Monfalcone etc). Ha fallito ogni sfida incerta, dal Veneto alla Liguria, da Roma a Napoli. E’ riuscito a farsi scippare Torino, che pareva una roccaforte inespugnabile, e per tenersi Milano ha dovuto rubare un pedone al maestro Silvio. Persino in regioni dove fino a due anni fa pareva fortissimo, la tua erosione si sta rivelando monumentale (ogni riferimento alla Serracchiani e al Friuli Venezia Giulia è puramente voluto). E nella campagna referendaria, Renzi ha sbagliato tutto. Ma proprio tutto. Se lui è un vincente, Rondolino è Montanelli.
La Waterloo inaudita di Big Ciambello, all’anagrafe Renzi Matteo in Berlusconi, offre ora ai tuoi “oppositori interni” un’autostrada. L’uomo è in difficoltà ma, poiché tracotante e sopravvalutato, non se ne rende conto. O comunque non lo accetta. Essendosi poi circondato di un’accozzaglia caricaturale di servi e cortigiani, che coincide peraltro (quasi sempre) con la peggiore “classe dirigente” mai vista in questo paese, Renzi continuerà ad essere quel che è: un ducetto arrogante, ignorante, vendicativo e bulimico di potere. Chi si illude che questa batosta umiliante possa cambiarlo, o anche solo insegnargli qualcosa, non ha capito niente. L’uomo è cattivo e rancoroso: se gli farete rialzare la testa, non farà prigionieri. La sua idea di democrazia è appena perversa, o comunque personale assai. Non vede l’ora di tornare in auge. Lasciando nemici e detrattori sul selciato. Sciagura politica era, è e sarà. Ridurlo a meteora deprecabile, e non ad anomalia duratura, spetta ora a te: non è che possono sempre fare tutto gli altri, caro Pd.
Ti chiedo: che vuoi fare da grande? Renzi è stato abile nello spolpare dall’interno un partito che, come ha ripetuto più volte Massimo Cacciari – un interlocutore che certamente non ha antipatia nei tuoi confronti – è nato male e non si è mai compiuto appieno. Renzi ti ha dato il colpo di grazia, trasformandoti in un partito personalistico e padronale, dominato da ragazzotti imbarazzanti e ottusi, appoggiato da pretoriani quasi sempre evanescenti e supportato dai Davide Serra, Marchionne e qualche Recalcati a caso per darsi un tono vagamente culturale. Attualmente non solo non c’entri nulla con la sinistra, ma neanche con il centrosinistra: sei una versione camuffata, e non so quanto più accettabile, della peggiore Forza Italia. Le differenze, al di là dei temi etici e forse (forse) della politica estera, sono tristemente marginali.
Dopo esserti fatto ridicolizzare e umiliare sistematicamente, ora hai una chance notevole. Renzi & Boschi escono (meravigliosamente) tritati dalla scoppola referendaria: se fossero di parola farebbero come Cameron, essendo Renzi & Boschi non si schioderanno mai da lì. Tu, in tutto questo, cosa vuoi fare? L’uomo è al tappeto, ma non lo sarà per sempre. Bisogna abbatterlo politicamente, senza pietà alcuna. Capisco l’idea arzigogolante di logorarlo dall’interno, come sta provando a fare l’ineffabile e potentissimo Franceschini. Capisco il disegno di farlo evaporare per consunzione: di procrastinare l’appuntamento elettorale per renderlo sempre più vecchio, e sempre meno di moda.
Qui però serve di più: occorre dare seguito alle parole di Bersani tre giorni fa da Floris, alle dichiarazioni fiammeggianti di Emiliano, al guanto di sfida (non si è ancora capito quanto frontale) di Rossi. Serve operare affinché venga espulsa la malattia renziana, lasciando – mal che vada – che essa si rigeneri in un corpo ad hoc. Oppure, nel caso contrario, dovrai prendere atto che o c’è il partito o c’è Renzi: la coabitazione, no. Chiamala scissione, chiamala divorzio, chiamalo stocazzo: ma prendine atto.
La mozione Pisapia, brava persona e ottimo sindaco, è la classica paraculata per fingere che tutto cambi affinché nulla muti: creare una realtà farlocca per calamitare i voti di sinistra, salvo poi ricongiungersi puntualmente al ducetto bolso di Rignano. Pisapia non è una soluzione alla tua crisi, caro Pd: è un paracadute del Renzi. La sua polizza della vita.
Se davvero vuoi diventare (non lo sei mai stato) una forza realmente attrattiva e credibile di centrosinistra, occorre adesso sfidare apertamente Renzi. Farlo politicamente fuori, sia come segretario del partito che come Presidente del Consiglio (si è dimesso, ma se non si farà nulla sarà ancora lui a ricandidarsi nel 2017 o 2018).
Renzi ti sta spolpando, sta ridicolizzando la politica e umiliando la sinistra. Sei pieno di brave persone, sia sul piano nazionale che regionale e locale. Le incontro ogni giorno. Non recupererai tutti i delusi, perché ne sono state combinate troppe e ormai è tardi, ma forse c’è ancora tempo affinché tu, caro Pd, somigli sempre meno ai Lotti e Carbone e sempre più ai Tocci e Ricchiuti. La priorità, adesso, è abbattere politicamente Renzi e derivati. Bersani, Emiliano, Rossi eccetera: tocca a voi. Non marcate ancora visita. Sareste imperdonabili.
Lettera a un Pd mai nato
di Andrea Scanzi | 9 dicembre 2016
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Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
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Caro Pd, forse non te ne sei accorto, ma ci sono milioni di italiani che, pur essendo di sinistra o centrosinistra, non ti voterebbero neanche sotto tortura. Con Renzi questa tendenza, già in atto con Veltroni, è definitivamente deflagrata.
Hai perso roccaforti storiche, inanellato sconfitte su sconfitte e ormai, a parte un Benigni e un Baricco, neanche il variegato “mondo della cultura” ti appoggia più. Il mito del Renzi “vincitore” andrebbe sfatato una volta per tutte: ha stravinto nel 2014 le elezioni che da sempre agli italiani interessano di meno, ovvero le Europee. Da allora ha vinto dove non poteva non vincere, spesso affidandosi ai De Luca per farlo (alla faccia della rottamazione). Ha perso dove pareva impossibile (Arezzo, Sesto Fiorentino, Monfalcone etc). Ha fallito ogni sfida incerta, dal Veneto alla Liguria, da Roma a Napoli. E’ riuscito a farsi scippare Torino, che pareva una roccaforte inespugnabile, e per tenersi Milano ha dovuto rubare un pedone al maestro Silvio. Persino in regioni dove fino a due anni fa pareva fortissimo, la tua erosione si sta rivelando monumentale (ogni riferimento alla Serracchiani e al Friuli Venezia Giulia è puramente voluto). E nella campagna referendaria, Renzi ha sbagliato tutto. Ma proprio tutto. Se lui è un vincente, Rondolino è Montanelli.
La Waterloo inaudita di Big Ciambello, all’anagrafe Renzi Matteo in Berlusconi, offre ora ai tuoi “oppositori interni” un’autostrada. L’uomo è in difficoltà ma, poiché tracotante e sopravvalutato, non se ne rende conto. O comunque non lo accetta. Essendosi poi circondato di un’accozzaglia caricaturale di servi e cortigiani, che coincide peraltro (quasi sempre) con la peggiore “classe dirigente” mai vista in questo paese, Renzi continuerà ad essere quel che è: un ducetto arrogante, ignorante, vendicativo e bulimico di potere. Chi si illude che questa batosta umiliante possa cambiarlo, o anche solo insegnargli qualcosa, non ha capito niente. L’uomo è cattivo e rancoroso: se gli farete rialzare la testa, non farà prigionieri. La sua idea di democrazia è appena perversa, o comunque personale assai. Non vede l’ora di tornare in auge. Lasciando nemici e detrattori sul selciato. Sciagura politica era, è e sarà. Ridurlo a meteora deprecabile, e non ad anomalia duratura, spetta ora a te: non è che possono sempre fare tutto gli altri, caro Pd.
Ti chiedo: che vuoi fare da grande? Renzi è stato abile nello spolpare dall’interno un partito che, come ha ripetuto più volte Massimo Cacciari – un interlocutore che certamente non ha antipatia nei tuoi confronti – è nato male e non si è mai compiuto appieno. Renzi ti ha dato il colpo di grazia, trasformandoti in un partito personalistico e padronale, dominato da ragazzotti imbarazzanti e ottusi, appoggiato da pretoriani quasi sempre evanescenti e supportato dai Davide Serra, Marchionne e qualche Recalcati a caso per darsi un tono vagamente culturale. Attualmente non solo non c’entri nulla con la sinistra, ma neanche con il centrosinistra: sei una versione camuffata, e non so quanto più accettabile, della peggiore Forza Italia. Le differenze, al di là dei temi etici e forse (forse) della politica estera, sono tristemente marginali.
Dopo esserti fatto ridicolizzare e umiliare sistematicamente, ora hai una chance notevole. Renzi & Boschi escono (meravigliosamente) tritati dalla scoppola referendaria: se fossero di parola farebbero come Cameron, essendo Renzi & Boschi non si schioderanno mai da lì. Tu, in tutto questo, cosa vuoi fare? L’uomo è al tappeto, ma non lo sarà per sempre. Bisogna abbatterlo politicamente, senza pietà alcuna. Capisco l’idea arzigogolante di logorarlo dall’interno, come sta provando a fare l’ineffabile e potentissimo Franceschini. Capisco il disegno di farlo evaporare per consunzione: di procrastinare l’appuntamento elettorale per renderlo sempre più vecchio, e sempre meno di moda.
Qui però serve di più: occorre dare seguito alle parole di Bersani tre giorni fa da Floris, alle dichiarazioni fiammeggianti di Emiliano, al guanto di sfida (non si è ancora capito quanto frontale) di Rossi. Serve operare affinché venga espulsa la malattia renziana, lasciando – mal che vada – che essa si rigeneri in un corpo ad hoc. Oppure, nel caso contrario, dovrai prendere atto che o c’è il partito o c’è Renzi: la coabitazione, no. Chiamala scissione, chiamala divorzio, chiamalo stocazzo: ma prendine atto.
La mozione Pisapia, brava persona e ottimo sindaco, è la classica paraculata per fingere che tutto cambi affinché nulla muti: creare una realtà farlocca per calamitare i voti di sinistra, salvo poi ricongiungersi puntualmente al ducetto bolso di Rignano. Pisapia non è una soluzione alla tua crisi, caro Pd: è un paracadute del Renzi. La sua polizza della vita.
Se davvero vuoi diventare (non lo sei mai stato) una forza realmente attrattiva e credibile di centrosinistra, occorre adesso sfidare apertamente Renzi. Farlo politicamente fuori, sia come segretario del partito che come Presidente del Consiglio (si è dimesso, ma se non si farà nulla sarà ancora lui a ricandidarsi nel 2017 o 2018).
Renzi ti sta spolpando, sta ridicolizzando la politica e umiliando la sinistra. Sei pieno di brave persone, sia sul piano nazionale che regionale e locale. Le incontro ogni giorno. Non recupererai tutti i delusi, perché ne sono state combinate troppe e ormai è tardi, ma forse c’è ancora tempo affinché tu, caro Pd, somigli sempre meno ai Lotti e Carbone e sempre più ai Tocci e Ricchiuti. La priorità, adesso, è abbattere politicamente Renzi e derivati. Bersani, Emiliano, Rossi eccetera: tocca a voi. Non marcate ancora visita. Sareste imperdonabili.
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