VERSO QUALE FUTURO?
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
PER LA SERIE:...UE!!! MA CHE BELLA NOTIZIA!!!!....
LIBRE news
Il Censis: i giovani non hanno nulla. L’Italia sta crollando
Scritto il 10/12/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet
Lo scenario “follow the money” è un’altra volta imminente, avverte Pepe Escobar: le banche dell’Unione Europea sono preoccupate della vittoria del No, e questo renderà molto più difficile salvare il Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo e attualmente la terza più grande dell’Italia, che ha urgente bisogno di raccogliere 5 miliardi di euro in equity e di svendere 28 miliardi di crediti deteriorati.
«L’intero sistema bancario italiano è alle corde, ha bisogno di un pacchetto di salvataggio da almeno 40 miliardi di euro», scrive Escobar su “Rt”, in un post tradotto da “Come Don Chisciotte”.
«L’Italia si è affidata alla Jp Morgan per trovare una soluzione».
Un uomo come Ewald Nowotny, membro del board della Bce nonché capo della banca centrale austriaca, «insiste che l’Italia potrebbe dover spendere tanti soldi pubblici per il salvataggio», e questo «sarà considerato deleterio dalla maggioranza degli italiani», alle prese con una crisi devastante: la produzione industriale ha perso il 10%.
E la disoccupazione, ad un pesante 13%, è «il doppio di quanto non lo fosse durante la crisi economica del 2008».
Una fotografia impietosa, aggiunge Paolo Barnard, è quella scattata dal Censis. Che scrive: «Gli anziani si tengono stretto ciò che hanno accumulato dagli anni ’70, i giovani non hanno nulla».
La verità, sottolinea Barnard sul suo blog, è che il No «viene da milioni di cittadini furiosi fino all’odio con quel fesso fiorentino che prometteva ma ha solo leccato culi negli executive offices d’Europa, per lasciare a chi già aveva, ma togliere a chi già aveva troppo poco. Guardatevi la mappa del No».
Le Austerità, «mai veramente sfidate da Matteo Renzi», secondo il Censis «hanno lasciato 11 milioni di italiani a rimandare esami diagnostici o a cancellarli del tutto».
Per l’istituto di statistica, «i poveri assoluti in Italia sono oggi 4,5 milioni».
I risparmiatori? «Accumulano, ma non spendono», perché «terrorizzati dal dover pagare di tasca propria i servizi essenziali», cosa che funzionava all’incontrario prima dell’Eurozona, ricorda Barnard, quando cioè era lo Stato a sostenere il welfare, attraverso la lira.
Ma a pesare sono soprattutto i giovani, che – infatti – hanno votato No in massa.
«Non hanno niente», afferma il Censis.
I giovani sono «intrappolati in mini-lavori a bassissimo reddito e zero produttività a causa del Job Act di Renzi».
Una riforma che – lo denunciò a “La Gabbia” lo stesso Barnard – è stata scritta «quasi del tutto dalla lobby Business Europe a Bruxelles».
E così, conclude il Censis, «la classe media italiana sta scomparendo sotto la ritirata degli investimenti».
In più, aggiunge Barnard, «Renzi ha lasciato il 50% delle pensioni sotto i 1.000 euro al mese, ha regalato solo mance di Nano-Economia spostando eurini da un salvadanaio all’altro, la produzione industriale italiana è collassata al 22% nel 2016, il dato peggiore dal 2007, e il Pmi Index delle aziende è al punto più basso da 2 anni».
La verità è che a Renzi non glien’è mai importato nulla dell’interesse nazionale, continua Barnard: «Infatti la sua eminenza grigia in economia, Yoram Gutgeld, era un ex executive della McKinsey con l’ossessione della spending review di Bruxelles piantata in testa». Alla fine, «gli italiani più dimenticati hanno impiccato Renzi in piazza».
E Goldman Sachs scrive, in un “paper” destinato agli investitori: «Il rapporto fra la disoccupazione giovanile in ogni data regione di voto e il voto No è incredibilmente diretto».
E state attenti, avverte Barnard: «Questi sono gli stessi italiani che nelle europee del 2014 avevano dato a Renzi un trionfo. Cosa caXXo ha combinato in soli 2 anni e un po’? Semplice: non ha mantenuto nulla, perché l’uomo di Bruxelles gli diceva sempre No».
Dunque che cosa c’è in vista, ora?
Una crisi politica «contenibile», secondo Escobar, visto che lo scenario dell’offerta politica italiana «non è esattamente edificante»: c’è un Renzi azzoppato col Pd in rivolta, poi Silvio “bunga bunga” Berlusconi, Grillo, Salvini.
In altre parole: nessun Piano-B in campo.
«Mentre l’Unione Europea osserva», scrive Escobar, «la linea di fondo è che l’Italia non è vicina ad alcun referendum per lasciare l’Eurozona, per non parlare dell’Unione Europea, in quanto la maggior parte degli italiani sono europeisti (eccetto quando si parla della dominazione tedesca nella Banca Centrale Europea)».
La prossima battaglia elettorale vedrà opporsi «l’anti-casta Movimento 5 Stelle» che non sfida apertamente l’Ue né ripudia l’euro, il Pd renziano «ora allo sfascio» e comunque “fedele alla linea” di Bruxelles, e Forza Italia di “nonno Silvio”, probabilmente alleato con la Lega.
A tutto penserà, l’Italia, fuorché liberarsi dell’euro, scrive Escobar. «Ma questo implica un intreccio secondario: Angela Merkel, proprio lei, dovrà farsi avanti per dare una mano a “salvare” l’Unione Europea, salvando il Partito Democratico di Renzi».
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Il Censis: i giovani non hanno nulla. L’Italia sta crollando
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Lo scenario “follow the money” è un’altra volta imminente, avverte Pepe Escobar: le banche dell’Unione Europea sono preoccupate della vittoria del No, e questo renderà molto più difficile salvare il Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo e attualmente la terza più grande dell’Italia, che ha urgente bisogno di raccogliere 5 miliardi di euro in equity e di svendere 28 miliardi di crediti deteriorati.
«L’intero sistema bancario italiano è alle corde, ha bisogno di un pacchetto di salvataggio da almeno 40 miliardi di euro», scrive Escobar su “Rt”, in un post tradotto da “Come Don Chisciotte”.
«L’Italia si è affidata alla Jp Morgan per trovare una soluzione».
Un uomo come Ewald Nowotny, membro del board della Bce nonché capo della banca centrale austriaca, «insiste che l’Italia potrebbe dover spendere tanti soldi pubblici per il salvataggio», e questo «sarà considerato deleterio dalla maggioranza degli italiani», alle prese con una crisi devastante: la produzione industriale ha perso il 10%.
E la disoccupazione, ad un pesante 13%, è «il doppio di quanto non lo fosse durante la crisi economica del 2008».
Una fotografia impietosa, aggiunge Paolo Barnard, è quella scattata dal Censis. Che scrive: «Gli anziani si tengono stretto ciò che hanno accumulato dagli anni ’70, i giovani non hanno nulla».
La verità, sottolinea Barnard sul suo blog, è che il No «viene da milioni di cittadini furiosi fino all’odio con quel fesso fiorentino che prometteva ma ha solo leccato culi negli executive offices d’Europa, per lasciare a chi già aveva, ma togliere a chi già aveva troppo poco. Guardatevi la mappa del No».
Le Austerità, «mai veramente sfidate da Matteo Renzi», secondo il Censis «hanno lasciato 11 milioni di italiani a rimandare esami diagnostici o a cancellarli del tutto».
Per l’istituto di statistica, «i poveri assoluti in Italia sono oggi 4,5 milioni».
I risparmiatori? «Accumulano, ma non spendono», perché «terrorizzati dal dover pagare di tasca propria i servizi essenziali», cosa che funzionava all’incontrario prima dell’Eurozona, ricorda Barnard, quando cioè era lo Stato a sostenere il welfare, attraverso la lira.
Ma a pesare sono soprattutto i giovani, che – infatti – hanno votato No in massa.
«Non hanno niente», afferma il Censis.
I giovani sono «intrappolati in mini-lavori a bassissimo reddito e zero produttività a causa del Job Act di Renzi».
Una riforma che – lo denunciò a “La Gabbia” lo stesso Barnard – è stata scritta «quasi del tutto dalla lobby Business Europe a Bruxelles».
E così, conclude il Censis, «la classe media italiana sta scomparendo sotto la ritirata degli investimenti».
In più, aggiunge Barnard, «Renzi ha lasciato il 50% delle pensioni sotto i 1.000 euro al mese, ha regalato solo mance di Nano-Economia spostando eurini da un salvadanaio all’altro, la produzione industriale italiana è collassata al 22% nel 2016, il dato peggiore dal 2007, e il Pmi Index delle aziende è al punto più basso da 2 anni».
La verità è che a Renzi non glien’è mai importato nulla dell’interesse nazionale, continua Barnard: «Infatti la sua eminenza grigia in economia, Yoram Gutgeld, era un ex executive della McKinsey con l’ossessione della spending review di Bruxelles piantata in testa». Alla fine, «gli italiani più dimenticati hanno impiccato Renzi in piazza».
E Goldman Sachs scrive, in un “paper” destinato agli investitori: «Il rapporto fra la disoccupazione giovanile in ogni data regione di voto e il voto No è incredibilmente diretto».
E state attenti, avverte Barnard: «Questi sono gli stessi italiani che nelle europee del 2014 avevano dato a Renzi un trionfo. Cosa caXXo ha combinato in soli 2 anni e un po’? Semplice: non ha mantenuto nulla, perché l’uomo di Bruxelles gli diceva sempre No».
Dunque che cosa c’è in vista, ora?
Una crisi politica «contenibile», secondo Escobar, visto che lo scenario dell’offerta politica italiana «non è esattamente edificante»: c’è un Renzi azzoppato col Pd in rivolta, poi Silvio “bunga bunga” Berlusconi, Grillo, Salvini.
In altre parole: nessun Piano-B in campo.
«Mentre l’Unione Europea osserva», scrive Escobar, «la linea di fondo è che l’Italia non è vicina ad alcun referendum per lasciare l’Eurozona, per non parlare dell’Unione Europea, in quanto la maggior parte degli italiani sono europeisti (eccetto quando si parla della dominazione tedesca nella Banca Centrale Europea)».
La prossima battaglia elettorale vedrà opporsi «l’anti-casta Movimento 5 Stelle» che non sfida apertamente l’Ue né ripudia l’euro, il Pd renziano «ora allo sfascio» e comunque “fedele alla linea” di Bruxelles, e Forza Italia di “nonno Silvio”, probabilmente alleato con la Lega.
A tutto penserà, l’Italia, fuorché liberarsi dell’euro, scrive Escobar. «Ma questo implica un intreccio secondario: Angela Merkel, proprio lei, dovrà farsi avanti per dare una mano a “salvare” l’Unione Europea, salvando il Partito Democratico di Renzi».
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
ALTRO CHE ADDIO Solo in serata l’ex premier indica Gentiloni a Mattarella
IL RIECCOLO
Renzi si fa le sue consultazioni,
aggira il Colle e rivuole la Boschi
FURIO COLOMBO A PAG. 13
SERVIZIETTO PUBBLICOCome cambiarlo L’Italia è tripolare, ma la Rai resta tutta nelle sue mani
RODANO, ROSELLI E TECCE A PAG. 4 - 5
Partita doppia Matteo Renzi e Sergio Mattarella
IL POPOLO CATTIVO E I SIGNORINI GRANDI FIRME
ANTONIO PADELLARO A PAG. 12
LEGGI ELETTORALI Cinque opzioni, nessun vincitore
qD’ESPOSITO A PAG. 6
Carlassare: “Vo to prima possibile”
TRUZZI A PAG. 7
La cattiveria Chissà se Mattarella è riuscito a non scoppiare a ridere quando Berlusconi gli ha detto: “B i s og n a fare il bene del Paese” http://WWW.SPINOZA.IT
Renzi si fa le sue consultazioni, aggira il Colle e rivuole la Boschi
IL RIECCOLO
Renzi si fa le sue consultazioni,
aggira il Colle e rivuole la Boschi
FURIO COLOMBO A PAG. 13
SERVIZIETTO PUBBLICOCome cambiarlo L’Italia è tripolare, ma la Rai resta tutta nelle sue mani
RODANO, ROSELLI E TECCE A PAG. 4 - 5
Partita doppia Matteo Renzi e Sergio Mattarella
IL POPOLO CATTIVO E I SIGNORINI GRANDI FIRME
ANTONIO PADELLARO A PAG. 12
LEGGI ELETTORALI Cinque opzioni, nessun vincitore
qD’ESPOSITO A PAG. 6
Carlassare: “Vo to prima possibile”
TRUZZI A PAG. 7
La cattiveria Chissà se Mattarella è riuscito a non scoppiare a ridere quando Berlusconi gli ha detto: “B i s og n a fare il bene del Paese” http://WWW.SPINOZA.IT
Renzi si fa le sue consultazioni, aggira il Colle e rivuole la Boschi
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
PIU' PASSANO I GIORNI E PIU' SI COMPRENDE PERCHE' IL CLN DI MILANO HA DATO QUELL'ORDINE CON SUO "NONNO"
Lo sgarbo di Renzi al Quirinale:
sceglie i tempi e pure i ministri
Il capo del Pd non vuole restare a Palazzo Chigi, ma in due giorni ha fatto capire
a tutti che darà lui le carte: Boschi resta, più poltrone per Franceschini e Verdini
»WANDA MARRA
Matteo Renzi sei giorni dopo la disfatta al referendum e dopo il discorso della sconfitta, con drammatico annuncio di dimissioni, sta saldamente a Palazzo Chigi: da lì organizza le sue consultazioni parallele per il secondo giorno consecutivo.
Tratta con la maggioranza e con le correnti del Pd non solo per la scelta del suo successore, ma anche per la formazione del governo.
Ha chiesto persino a Maria Elena Boschi di restare.
Manda dal presidente della Repubblica una delegazione del Pd, per tradurre i suoi desiderata.
Per fermare il gioco delle correnti sui ministri, convoca una direzione del Pd per lunedì mattina.
E per blindare l’accordo tratta pure sulle nomine.
Una sorta di “rieccolo”, come Indro Montanelli chiamava Fanfani, altro toscano pronto a rinascere dalle proprie ceneri.
Il nome di Paolo Gentiloni –il premier scelto da Renzi con l’accordo dei capi corrente del Pd –non viene neanche pronunciato dai quattro che vanno al Quirinale (i capigruppo diSenato e Camera,Zanda e Rosato, il vice segretario Guerini e il presidente Orfini).
Si limitano a un colloquio che porta avanti due concetti fondamentali: esprimono al capo dello Stato la “più assoluta disponibilità a sostenere la soluzione che vorrà indicare”.
E poi illustrano “la linea emersa dalla direzione Pd”(ovvero un governo sostenuto da tutti) e prendono atto della “impossibilità di portarla avanti per la contrarietà delle opposizioni”.
È Zanda a dare la linea (di Renzi) nelle dichiarazioni in uscita, parlando davanti alla Sala alla Vetrata. “La crisi si è aperta dopo gli esiti del referendum e le dimissioni di Matteo Renzi che le ha rassegnate, fatto insolito nel costume politico del Paese”, ci tiene a sottolineare.
E poi chiarisce: “L’obiettivo è quello di andare al voto il più velocemente possibile”.
Per Renzi, che ha l’obiettivo di tornare premier il più rapidamente possibile, dopo le elezioni, la data di scadenza dell’esecutivo è la cosa più importante.
NEL FRATTEMPO, Renzi è a Palazzo Chigi in mezzo agli scatoloni.
Intorno a lui si dà per scontato che nella tarda mattinata di oggi il Quirinale darà l’incarico a Gentiloni.
Al Nazareno descrivono un colloquio dai toni distesi. Ma che qualcosa –almeno quanto a buona educazione –non vada liscio come l’olio è chiaro dal fatto che Mattarella davanti ai cronisti, ribadisca tutti i suoi paletti sulla legge elettorale più una lunga lista di impegni che il prossimo governo dovrà affrontare.
Perché la delegazione Pd non ha fatto nomi?
Domanda che aveva fatto nascere perplessità ed evocato il dubbio che Renzi, nonostante tutto, stesse accarezzando ancora l’ipotesi del reincarico.
In realtà, non ne aveva alcuna intenzione, come fa trapelare alle agenzie di stampa, tanto che in serata arriva la notizia della sua telefonata al presidente della Repubblica in cui indica –lui, però, non il Pd –Paolo Gentilonia capo del governo.
D’A LT RO N D E in questi giorni, Renzi a tutti quelli che gli stanno vicino aveva fatto sapere di essere già oltre la premiership, che l’importante è fare presto.
Questo però non gli ha impedito di ricevere in rapida successione ministri uscenti,ma pronti alla riconferma.
La linea: quello che nascerà magari non sarà un Renzi bis, ma un governo teleguidato da Renzi.
Linea, peraltro, data a tutte le cancellerie europee e a tutte le ambasciate, in questi giorni, nel nome della stabilità.
Renzi ha visto Angelino Alfano (che va verso la conferma e chiede anche quella di Lorenzin alla Salute, che era data in bilico, e di Costa alla Famiglia).
Poi Boschi e le ha chiesto di rimanere: la “madrina”delle Riforme in questi giorni era pronta a lasciare, visto anche lo stress personale degli ultimi mesi; nelle ultime ore è apparsa indecisa e molti la danno già confermata in squadra.
A Chigi arrivano pure Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, e Andrea Orlando (Giustizia).
Entrambi dovrebbero rimanere: il Guardasigilli è fondamentale per la tenuta del Pd.
La trattativa più dura è quella con Dario Franceschini, che vuole portare Piero Fassino al ministero degli Esteri (liberato da Gentiloni): una manovra che insospettisce il premier, anche sulle sue intenzioni per la durata del governo.
Alla fine, dovrebbero uscire solo Giuliano Poletti e Stefania Giannini.
In entrata, in quota Verdini, Marcello Pera o la promozione di Enrico Zanetti. Dovrebbe restare anche Marianna Madia alla P.A., che d’altra parte ha fatto sempre parte dei giri che contano.
SE TUTTO va come previsto, Renzi domani chiederà l’ennesimo ok puramente formale alla direzione del Pd, dopo aver fatto tutto da solo.
Poi inizierà il congresso.
A quel punto si vedrà se le correnti del Pd rispetteranno l’accordo che vuole che il governo sia di breve durata o partiranno all’attacco del segretario.
E si capirà se lui stesso garantirà il sostegno a Gentiloni o gli farà una guerra sotterranea tutti i giorni.
Per distinguere la sua immagine dalle scelte che il governo dovrà fare.
O anche solo per chiarire chi comanda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo sgarbo di Renzi al Quirinale:
sceglie i tempi e pure i ministri
Il capo del Pd non vuole restare a Palazzo Chigi, ma in due giorni ha fatto capire
a tutti che darà lui le carte: Boschi resta, più poltrone per Franceschini e Verdini
»WANDA MARRA
Matteo Renzi sei giorni dopo la disfatta al referendum e dopo il discorso della sconfitta, con drammatico annuncio di dimissioni, sta saldamente a Palazzo Chigi: da lì organizza le sue consultazioni parallele per il secondo giorno consecutivo.
Tratta con la maggioranza e con le correnti del Pd non solo per la scelta del suo successore, ma anche per la formazione del governo.
Ha chiesto persino a Maria Elena Boschi di restare.
Manda dal presidente della Repubblica una delegazione del Pd, per tradurre i suoi desiderata.
Per fermare il gioco delle correnti sui ministri, convoca una direzione del Pd per lunedì mattina.
E per blindare l’accordo tratta pure sulle nomine.
Una sorta di “rieccolo”, come Indro Montanelli chiamava Fanfani, altro toscano pronto a rinascere dalle proprie ceneri.
Il nome di Paolo Gentiloni –il premier scelto da Renzi con l’accordo dei capi corrente del Pd –non viene neanche pronunciato dai quattro che vanno al Quirinale (i capigruppo diSenato e Camera,Zanda e Rosato, il vice segretario Guerini e il presidente Orfini).
Si limitano a un colloquio che porta avanti due concetti fondamentali: esprimono al capo dello Stato la “più assoluta disponibilità a sostenere la soluzione che vorrà indicare”.
E poi illustrano “la linea emersa dalla direzione Pd”(ovvero un governo sostenuto da tutti) e prendono atto della “impossibilità di portarla avanti per la contrarietà delle opposizioni”.
È Zanda a dare la linea (di Renzi) nelle dichiarazioni in uscita, parlando davanti alla Sala alla Vetrata. “La crisi si è aperta dopo gli esiti del referendum e le dimissioni di Matteo Renzi che le ha rassegnate, fatto insolito nel costume politico del Paese”, ci tiene a sottolineare.
E poi chiarisce: “L’obiettivo è quello di andare al voto il più velocemente possibile”.
Per Renzi, che ha l’obiettivo di tornare premier il più rapidamente possibile, dopo le elezioni, la data di scadenza dell’esecutivo è la cosa più importante.
NEL FRATTEMPO, Renzi è a Palazzo Chigi in mezzo agli scatoloni.
Intorno a lui si dà per scontato che nella tarda mattinata di oggi il Quirinale darà l’incarico a Gentiloni.
Al Nazareno descrivono un colloquio dai toni distesi. Ma che qualcosa –almeno quanto a buona educazione –non vada liscio come l’olio è chiaro dal fatto che Mattarella davanti ai cronisti, ribadisca tutti i suoi paletti sulla legge elettorale più una lunga lista di impegni che il prossimo governo dovrà affrontare.
Perché la delegazione Pd non ha fatto nomi?
Domanda che aveva fatto nascere perplessità ed evocato il dubbio che Renzi, nonostante tutto, stesse accarezzando ancora l’ipotesi del reincarico.
In realtà, non ne aveva alcuna intenzione, come fa trapelare alle agenzie di stampa, tanto che in serata arriva la notizia della sua telefonata al presidente della Repubblica in cui indica –lui, però, non il Pd –Paolo Gentilonia capo del governo.
D’A LT RO N D E in questi giorni, Renzi a tutti quelli che gli stanno vicino aveva fatto sapere di essere già oltre la premiership, che l’importante è fare presto.
Questo però non gli ha impedito di ricevere in rapida successione ministri uscenti,ma pronti alla riconferma.
La linea: quello che nascerà magari non sarà un Renzi bis, ma un governo teleguidato da Renzi.
Linea, peraltro, data a tutte le cancellerie europee e a tutte le ambasciate, in questi giorni, nel nome della stabilità.
Renzi ha visto Angelino Alfano (che va verso la conferma e chiede anche quella di Lorenzin alla Salute, che era data in bilico, e di Costa alla Famiglia).
Poi Boschi e le ha chiesto di rimanere: la “madrina”delle Riforme in questi giorni era pronta a lasciare, visto anche lo stress personale degli ultimi mesi; nelle ultime ore è apparsa indecisa e molti la danno già confermata in squadra.
A Chigi arrivano pure Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, e Andrea Orlando (Giustizia).
Entrambi dovrebbero rimanere: il Guardasigilli è fondamentale per la tenuta del Pd.
La trattativa più dura è quella con Dario Franceschini, che vuole portare Piero Fassino al ministero degli Esteri (liberato da Gentiloni): una manovra che insospettisce il premier, anche sulle sue intenzioni per la durata del governo.
Alla fine, dovrebbero uscire solo Giuliano Poletti e Stefania Giannini.
In entrata, in quota Verdini, Marcello Pera o la promozione di Enrico Zanetti. Dovrebbe restare anche Marianna Madia alla P.A., che d’altra parte ha fatto sempre parte dei giri che contano.
SE TUTTO va come previsto, Renzi domani chiederà l’ennesimo ok puramente formale alla direzione del Pd, dopo aver fatto tutto da solo.
Poi inizierà il congresso.
A quel punto si vedrà se le correnti del Pd rispetteranno l’accordo che vuole che il governo sia di breve durata o partiranno all’attacco del segretario.
E si capirà se lui stesso garantirà il sostegno a Gentiloni o gli farà una guerra sotterranea tutti i giorni.
Per distinguere la sua immagine dalle scelte che il governo dovrà fare.
O anche solo per chiarire chi comanda.
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
SE NON RIVOLUZIONARIA, QUESTA SI PRESENTA COME UNA SITUAZIONE PRE RIVOLUZIONARIA.
MATTARELLA SI RENDEREBBE COMPLICE NEL FAVORIRE L'INNESCO DELLA RIVOLUZIONE SE CONFERMEREBBE GENTILONI E TUTTA LA BANDA RENZIANA.
SARA' IN GRADO DI CAPIRE CHE CI VUOLE UN ESECUTIVO IN GRADO DI REALIZZARE LA DISCONTINUITA', CON TUTTO QUELLO CHE HA PROVOCATO L'INCENDIO?????
Matteo incorona Gentiloni ma vuole l'investitura del Pd
Domani la Direzione per garantire unità sul ministro Renzi non si farà vedere fino all'assemblea del 18
Laura Cesaretti - Dom, 11/12/2016 - 08:12
commenta
L'annuncio arriva a sera, alla fine delle consultazioni e dopo il discorsetto di Mattarella: la direzione del Pd è convocata per domani alle 12.
La traduzione è univoca: l'investitura di Paolo Gentiloni è cosa fatta, e Matteo Renzi la vuol far votare a stragrande maggioranza dal parlamentino del partito per sanzionare che il Pd ha un solo nome ed è unito su quello.
Lui, Renzi, in quella direzione non ci sarà: se ne tornerà a Firenze, verrà rapidamente a Roma solo per la cerimonia della «campanella» da passare al nuovo premier e poi sparirà fino all'assemblea Pd del 18 dicembre, dove lancerà la sua campagna congressuale. «Le chiavi dell'alloggio di Palazzo Chigi le ho già riconsegnate», dice.
Nel frattempo, il futuro presidente del Consiglio incaricato chiuderà il rebus della costituzione del governo e l'incastro di ministri e sottosegretari, in modo che il nuovo governo possa partire con la fiducia già mercoledì.
La delegazione del Pd è salita al Colle per ultima, ieri, e nel colloquio con il capo dello Stato non ha fatto nessun nome: «Abbiamo garantito il sostegno del Pd alla soluzione che il presidente Mattarella riterrà più opportuna», ha detto il capogruppo al Senato Luigi Zanda davanti ai giornalisti che attendevano il verdetto. E poi ha aggiunto: «L'obiettivo è sempre quello di andare al voto in tempi il più rapidi possibili». Secondo i maligni, la frase Zanda l'ha pronunciata con un certo sforzo (nella sua ultima intervista, il presidente dei senatori Pd auspicava un orizzonte 2018 per il nuovo esecutivo), ma quello era il mandato preciso avuto dal leader Pd: sottolineare l'approdo ravvicinato, perché le elezioni anticipate nel 2017 restano la scommessa di Matteo Renzi. Dopo le dichiarazioni senza nome della delegazione Pd, è ripartito il tam tam del Renzi bis: un'ipotesi messa sul tavolo da due forze di maggioranza, Ncd e Ala e secondo i retroscena caldeggiata anche dal capo dello Stato. La risposta di Renzi, per tutto il giorno, è stata netta con tutti gli interlocutori che sollevavano più o meno disinteressatamente l'argomento: «Non ci penso nemmeno». Le frasi sibilline di Mattarella, che a fine giornata ha calcato la mano su un agenda fitta di appuntamenti «interni, europei ed internazionali» per il prossimo governo e si è riservato di «valutare quanto emerso» e «prendere le iniziative necessarie», sono apparse come un modo di rimettere il Colle al centro della partita. Proprio mentre la crisi sembrava dipanarsi tutta a Palazzo Chigi, dove Renzi riceveva anche ieri un via vai di ministri e dirigenti Pd, con l'obiettivo di far convergere il partito sul nome di Gentiloni. Ma il vero braccio di ferro con il Quirinale non è per l'oggi: è rimandato a quando Renzi vorrà accelerare la scadenza del governo per votare ad aprile (o al massimo a giugno) e Mattarella, prevedibilmente, farà resistenza. Anche la partita dei ministri ha molto a che fare con la durata del governo: il leader Pd lo vuole snello e senza nuovi inserimenti di nomi di peso, proprio per segnarne la provvisorietà. Ampie fette di Pd, invece, tirano nel verso contrario, sperando in una durata di legislatura. Una casella fondamentale da riempire è proprio quella lasciata vacante da Gentiloni: e così, mentre i renziani vorrebbero sostituire il ministro degli Esteri uscente con il nome «tecnico» di Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, la corrente franceschiniana di AreaDem preme per Piero Fassino, ex sindaco di Torino e grande esperto di politica internazionale.
MATTARELLA SI RENDEREBBE COMPLICE NEL FAVORIRE L'INNESCO DELLA RIVOLUZIONE SE CONFERMEREBBE GENTILONI E TUTTA LA BANDA RENZIANA.
SARA' IN GRADO DI CAPIRE CHE CI VUOLE UN ESECUTIVO IN GRADO DI REALIZZARE LA DISCONTINUITA', CON TUTTO QUELLO CHE HA PROVOCATO L'INCENDIO?????
Matteo incorona Gentiloni ma vuole l'investitura del Pd
Domani la Direzione per garantire unità sul ministro Renzi non si farà vedere fino all'assemblea del 18
Laura Cesaretti - Dom, 11/12/2016 - 08:12
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L'annuncio arriva a sera, alla fine delle consultazioni e dopo il discorsetto di Mattarella: la direzione del Pd è convocata per domani alle 12.
La traduzione è univoca: l'investitura di Paolo Gentiloni è cosa fatta, e Matteo Renzi la vuol far votare a stragrande maggioranza dal parlamentino del partito per sanzionare che il Pd ha un solo nome ed è unito su quello.
Lui, Renzi, in quella direzione non ci sarà: se ne tornerà a Firenze, verrà rapidamente a Roma solo per la cerimonia della «campanella» da passare al nuovo premier e poi sparirà fino all'assemblea Pd del 18 dicembre, dove lancerà la sua campagna congressuale. «Le chiavi dell'alloggio di Palazzo Chigi le ho già riconsegnate», dice.
Nel frattempo, il futuro presidente del Consiglio incaricato chiuderà il rebus della costituzione del governo e l'incastro di ministri e sottosegretari, in modo che il nuovo governo possa partire con la fiducia già mercoledì.
La delegazione del Pd è salita al Colle per ultima, ieri, e nel colloquio con il capo dello Stato non ha fatto nessun nome: «Abbiamo garantito il sostegno del Pd alla soluzione che il presidente Mattarella riterrà più opportuna», ha detto il capogruppo al Senato Luigi Zanda davanti ai giornalisti che attendevano il verdetto. E poi ha aggiunto: «L'obiettivo è sempre quello di andare al voto in tempi il più rapidi possibili». Secondo i maligni, la frase Zanda l'ha pronunciata con un certo sforzo (nella sua ultima intervista, il presidente dei senatori Pd auspicava un orizzonte 2018 per il nuovo esecutivo), ma quello era il mandato preciso avuto dal leader Pd: sottolineare l'approdo ravvicinato, perché le elezioni anticipate nel 2017 restano la scommessa di Matteo Renzi. Dopo le dichiarazioni senza nome della delegazione Pd, è ripartito il tam tam del Renzi bis: un'ipotesi messa sul tavolo da due forze di maggioranza, Ncd e Ala e secondo i retroscena caldeggiata anche dal capo dello Stato. La risposta di Renzi, per tutto il giorno, è stata netta con tutti gli interlocutori che sollevavano più o meno disinteressatamente l'argomento: «Non ci penso nemmeno». Le frasi sibilline di Mattarella, che a fine giornata ha calcato la mano su un agenda fitta di appuntamenti «interni, europei ed internazionali» per il prossimo governo e si è riservato di «valutare quanto emerso» e «prendere le iniziative necessarie», sono apparse come un modo di rimettere il Colle al centro della partita. Proprio mentre la crisi sembrava dipanarsi tutta a Palazzo Chigi, dove Renzi riceveva anche ieri un via vai di ministri e dirigenti Pd, con l'obiettivo di far convergere il partito sul nome di Gentiloni. Ma il vero braccio di ferro con il Quirinale non è per l'oggi: è rimandato a quando Renzi vorrà accelerare la scadenza del governo per votare ad aprile (o al massimo a giugno) e Mattarella, prevedibilmente, farà resistenza. Anche la partita dei ministri ha molto a che fare con la durata del governo: il leader Pd lo vuole snello e senza nuovi inserimenti di nomi di peso, proprio per segnarne la provvisorietà. Ampie fette di Pd, invece, tirano nel verso contrario, sperando in una durata di legislatura. Una casella fondamentale da riempire è proprio quella lasciata vacante da Gentiloni: e così, mentre i renziani vorrebbero sostituire il ministro degli Esteri uscente con il nome «tecnico» di Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, la corrente franceschiniana di AreaDem preme per Piero Fassino, ex sindaco di Torino e grande esperto di politica internazionale.
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
SERGIO MATTARELLA AVRA' LA FORZA DI FARE IL POMPIERE???????
16 minuti fa
Gentiloni il tappabuchi:
ministro di terza scelta
Massimo Malpica
^^^^^^^
30 minuti fa
Mattarella non ci fa votare
Il governo sarà senza scadenze
Massimiliano Scafi
^^^^^^^
30 minuti fa
Da Padoan ad Alfano
i big non si schiodano
Roberto Scafuri
^^^^^^^
21 minuti fa
Alfano e Verdini all'unisono:
pronti a tutto pur di rimanere
Pier Francesco Borgia
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11 minuti fa
"No a qualsiasi nuovo governo"
Cinque stelle scelgono la piazza
Domenico Di Sanzo
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DI BATTISTA: “SIAMO STUFI”
I 5Stelle pronti alla “mobilitazione”
per chiedere il voto
NELLE PIAZZE per invocare l’immediato ritorno alle urne. I 5Stelle sono pronti alla “mobilitazione permanente”, di cui hanno discusso ieri in un’assemblea congiunta dei parlamentari, subito dopo le consultazioni. La delegazione al Quirinale,composta dai capigruppo Giulia Grillo e Luigi Gaetti,ha avuto un incontro di circa 50 minuti con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Un incontro cordiale”raccontano dal M5s, nel corso del quale i due parlamentari hanno ribadito la richiesta del voto al più presto con l’Italicum, così come verrà corretto dalla Consulta, e il no a qualsiasi nuovo governo: “Basta quello dimissionario, per gli affari correnti”. Ma ad agitarli sono state le parole di Mattarella al termine delle consultazioni, e il suo riferimento “a un governo nel pieno delle sue funzioni”. Opzione opposta a quella di un esecutivo di poche settimane, auspicata dal M5s. E così i 5Stelle si sono riuniti per valutare l’ipotesi di iniziative per chiedere il voto. Varie le ipotesiin campo: da quella di una marcia a una o più manifestazioni di piazza, fino a un sit-in. “Stiamo ragion a n d o”, conferma Alessandro Di Battista ribadendo: “Non ne possiamo più, vogliamo andare a votare con la legge uscita dalla Consulta
16 minuti fa
Gentiloni il tappabuchi:
ministro di terza scelta
Massimo Malpica
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Mattarella non ci fa votare
Il governo sarà senza scadenze
Massimiliano Scafi
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30 minuti fa
Da Padoan ad Alfano
i big non si schiodano
Roberto Scafuri
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Alfano e Verdini all'unisono:
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Pier Francesco Borgia
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"No a qualsiasi nuovo governo"
Cinque stelle scelgono la piazza
Domenico Di Sanzo
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DI BATTISTA: “SIAMO STUFI”
I 5Stelle pronti alla “mobilitazione”
per chiedere il voto
NELLE PIAZZE per invocare l’immediato ritorno alle urne. I 5Stelle sono pronti alla “mobilitazione permanente”, di cui hanno discusso ieri in un’assemblea congiunta dei parlamentari, subito dopo le consultazioni. La delegazione al Quirinale,composta dai capigruppo Giulia Grillo e Luigi Gaetti,ha avuto un incontro di circa 50 minuti con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Un incontro cordiale”raccontano dal M5s, nel corso del quale i due parlamentari hanno ribadito la richiesta del voto al più presto con l’Italicum, così come verrà corretto dalla Consulta, e il no a qualsiasi nuovo governo: “Basta quello dimissionario, per gli affari correnti”. Ma ad agitarli sono state le parole di Mattarella al termine delle consultazioni, e il suo riferimento “a un governo nel pieno delle sue funzioni”. Opzione opposta a quella di un esecutivo di poche settimane, auspicata dal M5s. E così i 5Stelle si sono riuniti per valutare l’ipotesi di iniziative per chiedere il voto. Varie le ipotesiin campo: da quella di una marcia a una o più manifestazioni di piazza, fino a un sit-in. “Stiamo ragion a n d o”, conferma Alessandro Di Battista ribadendo: “Non ne possiamo più, vogliamo andare a votare con la legge uscita dalla Consulta
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
LA DESTRA E' GIA' IN PIAZZA
BANCHETTI E PROTESTE
Da Salvini a Meloni:
“Voto a marzo
o tutti in piazza”
MATTEO SALVINI continua la sua chiamata al voto immediato. “Se ci dicessero che si forma un governo guidato da Mister X, che dura tre mesi, e il 9 marzo mi regalano finalmente le elezioni noi non faremmo le barricate. Ma qui c'è gente che vuole andare avanti per un anno e mezzo. Così diventa un problema di democrazia”: è questo il nucleo del Lega-pensiero, pubblicato sul Corriere della
S e ra ,delle molte dichiarazioni fatte anche ieri dal leader della Lega Matteo Salvini che, nell'ultimo giorno delle consultazioni e commentando le parole di Mattarella in serata, rilancia anchel'iniziativa,prevista per il 17eil18ottobre, in tutta Italia per chiedere il voto quanto prima: “Si sente puzza di marcio, il quarto presidente del consiglio non eletto sarebbe una vergogna –scrive su Twitter - . Confermiamo la
presenza in mille piazze italiane il prossimo weekend: #votosubito”. Manifestazioni annunciate anche da Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia: “Lo abbiamo detto a Mattarella –ha scritto su Twitter–e lo ribadiamo oggi: se queste Consultazioni non termineranno con una data certa per elezioni immediate, massimo nel mese di marzo, il 22 gennaio chiameremo gli italiani a scendere in piazza con noi
BANCHETTI E PROTESTE
Da Salvini a Meloni:
“Voto a marzo
o tutti in piazza”
MATTEO SALVINI continua la sua chiamata al voto immediato. “Se ci dicessero che si forma un governo guidato da Mister X, che dura tre mesi, e il 9 marzo mi regalano finalmente le elezioni noi non faremmo le barricate. Ma qui c'è gente che vuole andare avanti per un anno e mezzo. Così diventa un problema di democrazia”: è questo il nucleo del Lega-pensiero, pubblicato sul Corriere della
S e ra ,delle molte dichiarazioni fatte anche ieri dal leader della Lega Matteo Salvini che, nell'ultimo giorno delle consultazioni e commentando le parole di Mattarella in serata, rilancia anchel'iniziativa,prevista per il 17eil18ottobre, in tutta Italia per chiedere il voto quanto prima: “Si sente puzza di marcio, il quarto presidente del consiglio non eletto sarebbe una vergogna –scrive su Twitter - . Confermiamo la
presenza in mille piazze italiane il prossimo weekend: #votosubito”. Manifestazioni annunciate anche da Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia: “Lo abbiamo detto a Mattarella –ha scritto su Twitter–e lo ribadiamo oggi: se queste Consultazioni non termineranno con una data certa per elezioni immediate, massimo nel mese di marzo, il 22 gennaio chiameremo gli italiani a scendere in piazza con noi
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
MATTARELLA, INNESCA LA BOMBA E ACCOMPAGNA L'ITALIA VERSO IL DISASTRO
Da F.Q.:
•Ultima ora•
governo, incarico sarà a gentiloni. il ministro convocato al quirinale alle 12,30
Da F.Q.:
•Ultima ora•
governo, incarico sarà a gentiloni. il ministro convocato al quirinale alle 12,30
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
L'ETERNA COMMEDIA ALL'ITALIANA
Governo, Paolo Gentiloni convocato al Quirinale
Dopo Renzi un pompiere: dall’eskimo alla post Dc
Terminate le consultazioni coi gruppi (leggi), Mattarella chiama il ministro degli Esteri, al Colle alle 12,30
Ritratto – Il cattolico progressista dal Movimento alla Margherita. Fino al “rottamatore”
(di T. Mackinson)
Politica
La scelta di Sergio Mattarella cade su Paolo Gentiloni. Il Presidente della Repubblica – si legge in una nota del presidente della Repubblica – ha convocato per le 12.30 al Palazzo Quirinale il ministro degli esteri uscente del governo Renzi. Le consultazioni sono terminate ieri con il colloquio fra il presidente e la delegazione Pd, che però non ha fornito nomi di possibili presidenti del consiglio per il dopo Renzi (leggi), complicando la scelta di Mattarella
di F. Q.
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IlFattoQuotidiano.it / Politica
Crisi di governo, Mattarella convoca Gentiloni. Il ministro al Quirinale alle 12,30
Politica
La nota ufficiale del Quirinale, verso l'incarico al ministro degli Esteri uscente. Nella notte Renzi su Facebook: "Auguri a chi verrà dopo di me a Palazzo Chigi". I suoi toni non assomigliano a un addio: "Agli italiani dico non ci stancheremo di riprovare e ripartire". M5s su possibile nuovo premier: "30 anni di mala politica". Meloni: "Burattino". Salvini: "Copia sfigata"
di F. Q. | 11 dicembre 2016
commenti (Commenti ())
Più informazioni su: Crisi di Governo, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Quirinale, Sergio Mattarella
La scelta di Sergio Mattarella cade su Paolo Gentiloni. Il Presidente della Repubblica – si legge in una nota del presidente della Repubblica – ha convocato per le 12.30 al Palazzo Quirinale il ministro degli esteri uscente del governo Renzi. Le consultazioni sono terminate ieri con il colloquio fra il presidente e la delegazione Pd, che però non ha fornito nomi di possibili presidenti del consiglio per il dopo Renzi, complicando la scelta di Mattarella. Che nella prima mattina ha voluto però accelerare i tempi, convocando l’esponente dem, dato ieri per favorito nell’ottenimento dell’incarico, in segno di continuità con il precedente esecutivo.
Intorno all’una di notte Matteo Renzi aveva postato un lungo testo su Facebook dove dava per scontato il cambio di inquilino a Palazzo Chigi, mentre gli ultimi retroscena continuavano a dare qualche solida chance a un suo bis: “A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l’Italia, non contro gli altri”. Il presidente del consiglio uscente, dimessosi dopo la sconfitta alla al referendum costituzionale, ha aggiunto: “Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l’esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire”.
I toni non sembrano quelli di un addio alla politica: “Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle – spiega – Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l’Italia”. E “noi siamo quelli che ci provano davvero – sottolinea – Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme”.
I primi a commentare l’incarico a Gentiloni sono i 5 Stelle, in termini tutt’altro che favorevoli: “Purtroppo Mattarella alle 12.30 darà l’incarico di nuovo Governo a Gentiloni, con pieni poteri”, scrive sui social network la deputata piemontese del M5S Laura Castelli. “Gente che fa mala-politica da 30 anni insieme”. Non basta: “E indovinate un po’ chi c’è nel toto-nomi??? Fassino. Si avete capito bene. Proprio lui. Solo l’ipotesi di Fassino agli Esteri è grottesca, l’ennesimo schiaffo alla gente”. Quel Fassino, scrive la deputata pentastellata, che “nvece di ritirarsi dalla politica il consigliere comunale di minoranza del Pd, che ha taroccato i bilanci del Comune di Torino, va ancora a caccia di poltrone, nonostante sia stato bocciato due volte dalle urne negli ultimi mesi”. Segue Alessandro di Battista: “Dopo la sconfitta al referendum Renzi doveva lasciare la politica e invece è stato lui ad indicare a Mattarella Gentiloni, il suo ‘avatar‘, l’ennesimo politicante di professione interessato a far perdere ai cittadini la loro sovranità”, posta su Facebook. “Saremo, come sempre, pura partecipazione e nonviolenza, ma reagiremo, il popolo italiano non può essere ancora calpestato”.
Per Fratelli d’Italia Giorgia Meloni rievoca il gattopardesco “tutto cambia perché nulla cambi. Siamo passati dal Governo del burattino delle lobby al Governo del burattino del burattino delle lobby”, scrive lanciando la manifestazione per il voto subito il 22 gennaio. E l’asse dell’opposizione dura e pura a Renzi si completa con il duro commento di Matteo Salvini per la Lega nord: dopo la bocciatura referendaria, “il Pd, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto Premier non eletto da nessuno, la fotocopia sfigata e inutile di Renzi. Questi ci prendono per il c..o! Noi non ci arrendiamo, daremo battaglia a questa cricca. #votosubito”.
di F. Q. | 11 dicembre 2016
Governo, Paolo Gentiloni convocato al Quirinale
Dopo Renzi un pompiere: dall’eskimo alla post Dc
Terminate le consultazioni coi gruppi (leggi), Mattarella chiama il ministro degli Esteri, al Colle alle 12,30
Ritratto – Il cattolico progressista dal Movimento alla Margherita. Fino al “rottamatore”
(di T. Mackinson)
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La scelta di Sergio Mattarella cade su Paolo Gentiloni. Il Presidente della Repubblica – si legge in una nota del presidente della Repubblica – ha convocato per le 12.30 al Palazzo Quirinale il ministro degli esteri uscente del governo Renzi. Le consultazioni sono terminate ieri con il colloquio fra il presidente e la delegazione Pd, che però non ha fornito nomi di possibili presidenti del consiglio per il dopo Renzi (leggi), complicando la scelta di Mattarella
di F. Q.
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Crisi di governo, Mattarella convoca Gentiloni. Il ministro al Quirinale alle 12,30
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La nota ufficiale del Quirinale, verso l'incarico al ministro degli Esteri uscente. Nella notte Renzi su Facebook: "Auguri a chi verrà dopo di me a Palazzo Chigi". I suoi toni non assomigliano a un addio: "Agli italiani dico non ci stancheremo di riprovare e ripartire". M5s su possibile nuovo premier: "30 anni di mala politica". Meloni: "Burattino". Salvini: "Copia sfigata"
di F. Q. | 11 dicembre 2016
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Più informazioni su: Crisi di Governo, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Quirinale, Sergio Mattarella
La scelta di Sergio Mattarella cade su Paolo Gentiloni. Il Presidente della Repubblica – si legge in una nota del presidente della Repubblica – ha convocato per le 12.30 al Palazzo Quirinale il ministro degli esteri uscente del governo Renzi. Le consultazioni sono terminate ieri con il colloquio fra il presidente e la delegazione Pd, che però non ha fornito nomi di possibili presidenti del consiglio per il dopo Renzi, complicando la scelta di Mattarella. Che nella prima mattina ha voluto però accelerare i tempi, convocando l’esponente dem, dato ieri per favorito nell’ottenimento dell’incarico, in segno di continuità con il precedente esecutivo.
Intorno all’una di notte Matteo Renzi aveva postato un lungo testo su Facebook dove dava per scontato il cambio di inquilino a Palazzo Chigi, mentre gli ultimi retroscena continuavano a dare qualche solida chance a un suo bis: “A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l’Italia, non contro gli altri”. Il presidente del consiglio uscente, dimessosi dopo la sconfitta alla al referendum costituzionale, ha aggiunto: “Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l’esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire”.
I toni non sembrano quelli di un addio alla politica: “Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle – spiega – Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l’Italia”. E “noi siamo quelli che ci provano davvero – sottolinea – Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme”.
I primi a commentare l’incarico a Gentiloni sono i 5 Stelle, in termini tutt’altro che favorevoli: “Purtroppo Mattarella alle 12.30 darà l’incarico di nuovo Governo a Gentiloni, con pieni poteri”, scrive sui social network la deputata piemontese del M5S Laura Castelli. “Gente che fa mala-politica da 30 anni insieme”. Non basta: “E indovinate un po’ chi c’è nel toto-nomi??? Fassino. Si avete capito bene. Proprio lui. Solo l’ipotesi di Fassino agli Esteri è grottesca, l’ennesimo schiaffo alla gente”. Quel Fassino, scrive la deputata pentastellata, che “nvece di ritirarsi dalla politica il consigliere comunale di minoranza del Pd, che ha taroccato i bilanci del Comune di Torino, va ancora a caccia di poltrone, nonostante sia stato bocciato due volte dalle urne negli ultimi mesi”. Segue Alessandro di Battista: “Dopo la sconfitta al referendum Renzi doveva lasciare la politica e invece è stato lui ad indicare a Mattarella Gentiloni, il suo ‘avatar‘, l’ennesimo politicante di professione interessato a far perdere ai cittadini la loro sovranità”, posta su Facebook. “Saremo, come sempre, pura partecipazione e nonviolenza, ma reagiremo, il popolo italiano non può essere ancora calpestato”.
Per Fratelli d’Italia Giorgia Meloni rievoca il gattopardesco “tutto cambia perché nulla cambi. Siamo passati dal Governo del burattino delle lobby al Governo del burattino del burattino delle lobby”, scrive lanciando la manifestazione per il voto subito il 22 gennaio. E l’asse dell’opposizione dura e pura a Renzi si completa con il duro commento di Matteo Salvini per la Lega nord: dopo la bocciatura referendaria, “il Pd, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto Premier non eletto da nessuno, la fotocopia sfigata e inutile di Renzi. Questi ci prendono per il c..o! Noi non ci arrendiamo, daremo battaglia a questa cricca. #votosubito”.
di F. Q. | 11 dicembre 2016
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
Mattarella ha scelto il premier
Gentiloni convocato al Colle
di Chiara Sarra
8 minuti fa
Fin quanto dura, la fotografia scelta dal Giornale, per questo articolo è molto esplicita.
Vedi: http://www.ilgiornale.it/?refresh_cens
Ma dato che non durerà fino a domani cercherò di descriverla.
Si tratta di Gentilò che scende da un auto blu di Stato.
Si vede solo il mezzobusto che spunta dal mezzo, con la portiera aperta.
Perché sembra indicativa, la foto?
Perché Gentilò si presenta inchinato nel momento di scendere dal mezzo.
Ed è il riassunto della sua vita politica. Sempre inchinato verso il potere.
Gentiloni convocato al Colle
di Chiara Sarra
8 minuti fa
Fin quanto dura, la fotografia scelta dal Giornale, per questo articolo è molto esplicita.
Vedi: http://www.ilgiornale.it/?refresh_cens
Ma dato che non durerà fino a domani cercherò di descriverla.
Si tratta di Gentilò che scende da un auto blu di Stato.
Si vede solo il mezzobusto che spunta dal mezzo, con la portiera aperta.
Perché sembra indicativa, la foto?
Perché Gentilò si presenta inchinato nel momento di scendere dal mezzo.
Ed è il riassunto della sua vita politica. Sempre inchinato verso il potere.
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
11 dic 2016 11:44
1. COME DAGO-ANNUNCIATO, BISCOTTINO GENTILONI A PALAZZO CHIGI. TRA LE PRIME GATTINE DA PELARE CI SARÀ MARIA ETRURIA BOSCHI. RENZI SULL’ARNO STA CHIEDENDO A TUTTI DI TENERE AL GOVERNO IL SUO AVATAR LOTTI E LA SUA MISTRESS: SUL PRIMO HA GIÀ L'OK MA SULLA SECONDA C'È GUERRA
2. DA PARTA SUA, LA PUPONA, PIÙ ASSATANATA DI POTERE DELLO SCHIAVETTO MATTEO, NON SE NE VUOLE ANDARE DAL GOVERNO E URLA AL TELEFONO CONTRO TUTTI E CHIEDE A RENZI DI DIFENDERLA
3. LA LISTA DEI MINISTRI È GIÀ PRONTA ED È STATA L'OGGETTO DELLA TRATTATIVA DURA CHE SOTTERRANEAMENTE SI È SVOLTA FRA IL L'EX DUCETTO DI RIGNANO SULL'ARNO E DELRIO/FRANCESCHINI
4. LA MOSSA DEI "VETERO-DEMOCRISTIANI" DELRIO/FRANCESCHINI CON L'APPOGGIO DI MATTARELLA È LA SEGUENTE: PER ORA FACCIAMOLO USCIRE, FACCIAMOGLI CREDERE CHE SIA ANCORA UN SUO GOVERNO, POI, QUANDO NEANCHE SE NE ACCORGERÀ, SI TROVERÀ A PARLARE DA SOLO CON NESSUNO CHE GLI RISPONDERÀ NEANCHE AL TELEFONO. GENTILONI È UN "FRAGILE OLOGRAMMA": OGGI È ABBRACCIATO A RENZI, DOMANI, LO GIRI, E SARÀ AVVINGHIATO A MATTARELLA… ELEZIONI ANTICIPATE: BYE BYE!
1. COME DAGO-ANNUNCIATO, BISCOTTINO GENTILONI A PALAZZO CHIGI. TRA LE PRIME GATTINE DA PELARE CI SARÀ MARIA ETRURIA BOSCHI. RENZI SULL’ARNO STA CHIEDENDO A TUTTI DI TENERE AL GOVERNO IL SUO AVATAR LOTTI E LA SUA MISTRESS: SUL PRIMO HA GIÀ L'OK MA SULLA SECONDA C'È GUERRA
2. DA PARTA SUA, LA PUPONA, PIÙ ASSATANATA DI POTERE DELLO SCHIAVETTO MATTEO, NON SE NE VUOLE ANDARE DAL GOVERNO E URLA AL TELEFONO CONTRO TUTTI E CHIEDE A RENZI DI DIFENDERLA
3. LA LISTA DEI MINISTRI È GIÀ PRONTA ED È STATA L'OGGETTO DELLA TRATTATIVA DURA CHE SOTTERRANEAMENTE SI È SVOLTA FRA IL L'EX DUCETTO DI RIGNANO SULL'ARNO E DELRIO/FRANCESCHINI
4. LA MOSSA DEI "VETERO-DEMOCRISTIANI" DELRIO/FRANCESCHINI CON L'APPOGGIO DI MATTARELLA È LA SEGUENTE: PER ORA FACCIAMOLO USCIRE, FACCIAMOGLI CREDERE CHE SIA ANCORA UN SUO GOVERNO, POI, QUANDO NEANCHE SE NE ACCORGERÀ, SI TROVERÀ A PARLARE DA SOLO CON NESSUNO CHE GLI RISPONDERÀ NEANCHE AL TELEFONO. GENTILONI È UN "FRAGILE OLOGRAMMA": OGGI È ABBRACCIATO A RENZI, DOMANI, LO GIRI, E SARÀ AVVINGHIATO A MATTARELLA… ELEZIONI ANTICIPATE: BYE BYE!
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