Renzi

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Referendum Costituzionale

Post referendum costituzionale, Renzi non ha imparato niente (neanche stavolta)
di Andrea Scanzi | 8 dicembre 2016

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E’ ufficiale: Renzi e ultrà renzini sono irrecuperabili. Lo si era intuito da tempo, ma se ne ha adesso pieno contezza. Vi spiego in poche messe perché il discorso frignone – ma tutto sommato caruccio – di domenica notte sia stata la solita buffonata renziana, dopo la quale non c’è stata autocritica alcuna. Solo boria, slogan, supponenza, rosicamento, insulti e deliri.

1. Renzi aveva detto, lui con quell’altra, che avrebbe abbandonato per sempre la politica. Ovviamente non sono stati di parola. Neanche stavolta.

2. Aveva detto di dimettersi e farsi un anno sabbatico (anche due, Matteo: vai tranquillo). Macché: niente. E’ sempre lì.

3. Ha convocato la direzione del Pd, perché “noi siamo democratici”, poi però è arrivato tardi e ha parlato solo lui, vietando il dibattito. Perché “noi siamo democratici”.

4. In tivù continua a mandare rumenta arrogantissima allo stato brado, che ripete che chi ha votato no è idiota e che loro in fondo col 40% hanno vinto. (Vamos)

5. Si è dimesso, e “un Renzi bis mai”, però se glielo chiedono altre due/tre volte – solleticandogli ego e pappagorgia – lui dice sì.

6. Ha perso, però ha vinto.

7. Il governo lo fa solo se ci stanno anche tutti gli altri, così si bruciano insieme e magari gli italiani si dimenticano che da tre anni è più insopportabile di un remix di Neffa. Evidentemente, secondo lui, Salvini ci ha scritto in fronte “Gozi” e Grillo “Nardella”.

8. Il referendum ha visto vincente anche la minoranza dem, che lui continua però a rispettare più o meno come Kohler rispettava la caviglia labile del divino Van Basten.

9. Da due anni perde ogni elezione possibile, dalla Liguria a Roma a Torino passando per la festa nazionale del 4 dicembre, ma lui e i suoi continuano ad atteggiarsi a “stocazzo”. Un po’ come se Nagatomo andasse davanti a Messi e Ronaldo e dicesse loro: “Sukate, ebeti”.

10. L’Italicum che ora ha fretta di cambiare, e che tutti trattano (giustamente) come una schifezza inaudita, non l’hanno fatto lo Spirito Santo, Rovazzi o Peter Gomez: l’ha fatto Renzi. Spacciandolo, finché ha potuto, come il Sol dell’Avvenire. E’ sempre lui: un venditore di Duna color fava spacciate per Porsche fiammanti.

10bis. Renzi e i suoi l’hanno presa così bene che, in confronto, gli americani dopo Pearl Harbor si mostrarono gandhiani.

Da tutto ciò ne consegue quel che io e molti altri sapevano già: Renzi e accozzaglia gigliomagica sono il peggio che potesse mai capitare a questo paese. Caro Pd, facci un regalo: liberati di questa zavorra caricaturale e tremenda, e una volta per tutte cambia pagina. Chiunque, lì dentro, è meglio di Renzi e i suoi. Chiunque. Emiliano, Bersani, Rossi, Tocci, Ricchiuti e tanta brava gente (non sono per nulla ironico) che albergate ancora in quel partito: è tempo di mettere le palle sul tavolo. Di liberarsi di questo Berlusconi debole. E di regalare a questo paese un centrosinistra vero, auspicabile o anche accettabile. Buona fortuna.

P.S. Un minuto di silenzio per quelli – tipo Benigni – che pare stiano già chiedendo di essere cancellati dalla lista dei sostenitori del “sì”. E’ tardi, Roberto. Per te e non solo per te. E’ tardi.
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IL REGALO DI NATALE DEL BOMBA AGLI ITALIANI



Ecco l'eredità di Renzi: debito pubblico alle stelle
I dati di Bankitalia sono impietosi: debito pubblico aumentato di 11 miliardi in un mese. E lo Stato spende più di Regioni e Comuni
Chiara Sarra - Gio, 15/12/2016 - 17:05
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Mentre Matteo Renzi pontificava di crescita e ripresa, la situazione del Paese precipitava, senza che nessuno facesse qualcosa per salvarlo.

E l'eredità del governo dimissionario è pesante: un debito pubblico che si è attestato a ottobre 2.223,8 miliardi, oltre 11 miliardi in più rispetto al mese precedente.

A rilevarlo è la Banca d'Italia, secondo cui a ottobre il debito dello Stato centrale è aumentato di 12,2 miliardi, quello degli enti locali (Comuni e Regioni) è diminuito di 1,1 miliardi, mentre il debito degli enti di previdenza è rimasto pressoché invariato, per un debito totale della pubblica amministrazione aumentato di 51,1 miliardi in dieci mesi.

Insomma, mentre Roma spende, i governatori e i sindaci risparmiano. E Matteo Salvini va già all'attacco: "4,6 milioni di italiani sotto soglia di Povertà e debito pubblico che sale a 2.223 miliardi di euro. E la risposta è Gentiloni? #votosubito", scrive il segretario della Lega Nord su Twitter
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IL MARCHESE DEL GRILLO, VERSIONE 2016, NON CAMBIERA'......MAI E POI MAI



Mentre Boccia lo accusa di “non ascoltare nessuno”, Renzi fa autocritica: “Abbiamo straperso al Sud, tra i 30-40enni, nelle periferie e sul web”.


Quando vinceva il merito era suo.

Adesso che ha perso chiama gli altri in correo per associarli nella sconfitta.

NOI, Abbiamo straperso..........

Con questi personaggi devi diffidare SEMPRE, se vuoi sopravvivere.
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Renzi: "Abbiamo straperso". Ma il segretario dem resta in campo
Il segretario parla all'Assemblea Pd e fa un'analisi spietata della sconfitta. Poi però rivendica: "Le mie riforme resteranno"
Luca Romano - Dom, 18/12/2016 - 14:44
Tutto pronto all'Hotel Ergife di Roma per l'inizio dell'assemblea del Partito Democratico: in platea si nota la presenza dei ministri Andrea Orlando e Claudio De Vincenti, oltre che dello stato maggiore del Nazareno, da Matteo Orfini a Ettore Rosato.
In forze anche la minoranza, con Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo, Davide Zoggia. C'è attesa per la relazione in cui il segretario Matteo Renzi dovrebbe sciogliere la riserva sul congresso: anticiparlo o celebrarlo come previsto in autunno?

Sembra allontanarsi l'ipotesi di un Renzi dimissionario per favorire l'anticipo della fase congressuale: in molti si aspettano una relazione in cui si sottolinea l'importanza del passaggio politico che si sta attraversando e quella di approfittare della crisi M5s per andare ad elezioni nel più breve tempo possibile. Intanto, la minoranza del partito ha già trovato in Roberto Speranza un candidato a sfidare Renzi alle primarie, forse in ticket con Emiliano che, nel frattempo, ha già prenotato un biglietto per il giro in Italia annunciato dal deputato lucano.

"È chiaro che abbiamo una situazione difficile: abbiamo perso battaglia referendaria per cui ci siamo spesi molto. E ringrazio per quell'impegno e per i mille giorni di governo il segretario Renzi e i tanti volontari che hanno sorretto quella battaglia referendaria". Così il presidente del Pd Matteo Orfini nella relazione introduttiva all'assemblea nazionale a Roma. Alle sue parole la platea è esplosa in un boato e in un lungo applauso, sottolineato da una standing ovation.

Il ritorno di Renzi

"Si chiude un anno straordinario, nel senso di fuori dall'ordinario. In pochi avrebbero scommesso sulla vittoria di Trump. Ha vinto la Brexit e perso un'idea di Europa, forse un'idea di Europa troppo imbalsamata che deve essere messa in discussione. Abbiamo, ho perso il referendum ed è chiaro che questo influenza il sentiero dell'Europa", ha dichiarato il segretario Pd. Che poi ha aggiunto: "Serve un'analisi dura direi spietata di quello che è successo con il referendum perché tutti si chiedono questo da 15 giorni a questa parte e noi dobbiamo dare una risposta. Non abbiamo perso ma abbiamo straperso. Sì, abbiamo preso un sacco di voti, è la verità, ma il 41% è una sconfitta netta in un referendum. Abbiamo preso 13 milioni e mezzo di voti ma non sono bastati".

L'autocritica poi continua: "Abbiamo perso soprattutto il voto tra i trenta-quarantenni, che non sono tanto una generazione arrabbiata quanto una generazione disillusa. Abbiamo perso in casa, nella nostra fascia di riferimento e i gol in trasferta valgono doppio, abbiamo perso nelle periferie. Son 30 anni che questa parte politiche fa gli stessi discorsi sul disagio sociale e le periferie e quelli che pensano di aver trovato la ricetta segreta pensino a quanto si prendeva" in termini di voti.

Il segretario democratico poi ha risposto, seppur non citandolo, a Massimo D'Alema che ha affermato che delle riforme di Renzi non resterà nemmeno la puzza. "Queste riforme non puzzano, queste riforme resteranno e segnano la grandezza del Pd e di quello che abbiamo fatto", ha detto l'ex premier. "Eravamo a un passo dalla terza Repubblica sembra quasi che siamo tornati alla prima, senza in alcuni caso, la qualità della prima".

Renzi riparte dal Mattarellum

"Vogliamo giocare l'ultima possibilità di avere un sistema maggioritario o scivoliamo verso il proporzionale? Io vi propongo di andare a guardare le carte in modo esplicito sull'unica proposta che può essere realizzata in tempi brevi: è la proposta che porta il nome del presidente Sergio Mattarella. Io dico andiamo a vedere. Il Pd c'è. Lo chiedo a questa assemblea. È una proposta fatta di un articolo. Non c'è bisogno di inventarsi altro. E io lo chiedo formalmente: a Forza Italia, ai nostri alleati centristi, alla Lega Nord, alla sinistra e al M5S".

E su quest'ultimo ha spiegato:"Il M5S è passato dal "fermiamo Renzi perché l'Italicum è fascista" all'andiamo a votare con l'Italicum. O è confusione o si tratta di una confessione. Stiamo andando al voto. Non sappiamo quando è, non è importante parlarne adesso. Non siamo noi quelli che hanno paura. Dicono che vogliono andare a votare, ma ne hanno una paura matta. Chiediamo a tutte le forze politiche di non fare melina sull'Italicum. Non mi vedrete a fare tour per l'Italia o giri in camper. È finito il tempo di riempire i teatri, anche se è una cosa bellissima. Vorrei essere capace di lavorare in modo meno organizzato, di fare più l'allenatore che non il giocatore. Come un talent scout, verrò a cercarvi uno per uno".

La stoccata alla Raggi

"Qui a Roma voglio dire che la politica non è l'indicazione delle cose che non vanno, l'urlo di chi dice No e non propone un'alternativa. Se si fa così politica, il Paese non va da nessuna parte, si blocca il Paese. Se per bloccare la corruzione si bloccano le Olimpiadi, si blocca la propria città. E forse per bloccare la corruzione bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori".
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Brunetta: "Da Renzi ipocrisia, zero analisi e retorica"

Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, stronca la relazione del segretario Pd: "Zero analisi, solo retorica"

Raffaello Binelli - Dom, 18/12/2016 - 14:11


Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, è un fiume in piena contro le parole pronunciate da Renzi nella all'assemblea del Pd.

Lo strumento che utilizza per esternare le proprie critiche è Twitter, con una serie di commenti al fulmicotone. "Lunghi coltelli (nel Pd, ndr), standing ovation per Renzi. Standing ovation al fallimento? Ipocrisia, zero analisi, retorica e poco altro". E va giù duro tirando in causa, varie volte, le frasi pronunciate dall'ex premier. "Renzi: 'Abbiamo straperso al referendum". E arriva la bordata di Brunetta: "Dopo una sconfitta di questo tipo il Pd ha fatto un governo fotocopia? Coerenza".

E ancora: "Renzi dice che ha perso il referendum al Sud per 'troppo notabilato'. E chi ha scelto Vincenzo DeLuca?". "Ricordiamo a Rrenzi che il Pd alle ultime politiche ha preso 25%, secondo partito dopo M5S. Il Pd non è padrone dell'Italia!". Poi citando ancora Renzi: "Festa per le mie dimissioni ferisce". La risposta dell'esponente azzurro non si fa attendere: "Chi di rottamazione ferisce... con quel che segue".

Un altro affondo sul "caso Milano". Al solito cita Renzi: "Noi siamo garantisti". Ma Brunetta mette il sale sulle ferite: "Chi ha scelto Sala a Milano? Chi lo ha lanciato con Expo? No a due pesi e due misure con Sala-Raggi...". Poi il capogruppo di FI prosegue con l'economia: "2014/2016: Italia fanalino di coda in Europa. Più poveri, più debito, più deficit, invasa dai clandestini, ceti medi in crisi. Rimessa in moto?". E ancora: Renzi: "Ripartiamo da noi". Brunetta è gelido: "Ma chi gli crede...".

"Legge elettorale? No accordi con Renzi il baro"

"Renzi sembra non aver capito nulla dalla sconfitta del 4 dicembre- dice Brunetta ai microfoni di SkyTg24 - pensa di essere ancora lui a dare le carte, pensa di essere ancora lui il padrone della politica italiana. E questo, francamente, fa cadere le braccia". Poi osserva: "Ma non si era detto che la legge elettorale la doveva fare il parlamento? Non si era detto che il governo avrebbe accompagnato la riforma della legge elettorale? Il Pd negli ultimi anni ha cambiato diverse volte idea: dai collegi uninominali al Mattarellum, dall'Italicum ai compromessi con Cuperlo. Ma quante ne abbiamo viste di proposte del Pd? E adesso Renzi ricomincia?".

"Si è detto - insiste Brunetta - che in parlamento si deve trovare la più ampia maggioranza possibile per cambiare la legge elettorale, e io credo che con un baro come Renzi non si possa trovare alcun accordo se il suo stile è sempre lo stesso, cioè di dire, come ha fatto oggi: 'il Matterellum, prendere o lasciare'". "Io la penso come Salvini, qualsiasi legge elettorale, tanto battiamo Renzi come l'abbiamo battuto il 4 dicembre. Purché Renzi non usi il potere, non usi il governo, non usi i poteri forti, i giornali, i giornaloni, purché Renzi non bari al gioco. Tanto il centrodestra vince con qualsiasi legge elettorale", conclude l'esponente azzurro.
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Il ritorno al Mattarellum divide le forze politiche: FI e centristi per il No. Lega e Meloni aprono

ll Mattarellum è un sistema misto, nato dopo il referendum del 1993 con il quale gli italiani votarono a favore dell’abrogazione del proporzionale. Renzi vuole reintrodurlo. Vediamo come la pensano le diverse forze politiche

Raffaello Binelli - Dom, 18/12/2016 - 14:39


Nel suo discorso all'assemblea nazionale del pd Matteo Renzi, toccando il tema legge elettorale, ha rilanciato il Mattarellum. Vediamo quali sono le reazioni delle altre forze politiche.
"Ma non si era detto che la legge elettorale la doveva fare il parlamento? - chiede ironicamente Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera - . Non si era detto che il governo avrebbe accompagnato la riforma della legge elettorale? Il Pd negli ultimi anni ha cambiato diverse volte idea: dai collegi uninominali al Mattarellum, dall'Italicum ai compromessi con Cuperlo. Ma quante ne abbiamo viste di proposte del Pd? E adesso Renzi ricomincia?". E Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro al Senato, rincara la dose: "La legge elettorale va fatta con un accordo. Il Mattarellum non ci vede d’accordo. Niente riciclaggi con paracadutati nei collegi sicuri. Strada impossibile. Pensiamo ad altro. Stop".

Il leader della Lega nord, Matteo Salvini, ai microfoni di Skyg24 ribadisce che per il suo partito va bene andare a votare con qualsiasi legge elettorale: "Noi a Renzi ribadiamo, scegli tu la legge elettorale che vuoi e andiamo a votare il prima possibile, aprile o maggio che sia, per eleggere un parlamento nuovo e un governo nuovo". E sul Mattarellum: "Va benissimo, se lui (Renzi, ndr) vuole il Mattarellum, glielo dico in diretta, a me va benissimo il Mattarellum, va benissimo Pippo, Pluto o Paperino, quindi se lui ha scelto il Mattarellum, la Lega sostiene il Mattarellum".

D'accordo sul Mattarellum anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia: "Renzi dice che ci vuole un articolo per riproporre il Mattarellum. Allora ci vogliono anche due settimane per approvarlo. Ci va bene se significa che torniamo a votare immediatamente".

Sul fronte democratico l'esponente della minoranza, Roberto Speranza, ricorda di aver proposto una legge proprio sul mattarellum lo scorso mese di luglio: "Sono contento che ora possa diventare la posizione di tutto il Pd". Roberto Giachetti è durissimo nei confronti di Speranza: "Sulla legge elettorale mi sembra di giocare al gioco dell'oca... Roberto Speranza hai la faccia come il culo, avete la faccia come il culo. Quando potevamo votare il ritorno al Mattarellum Speranza era capogruppo". Le parole di Giachetti hanno fatto alzare i toni della platea, e Matteo Orfini lo ha richiamato. "Chiedo scusa - ha aggiunto allora il vicepresidente della Camera - segnalo che quella parola è ormai sdoganata, diciamo che avete la faccia di bronzo".

Molto soddisfatto il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda: "Sulla legge elettorale ripartire dal Mattarellum è una cosa seria per molte ragioni. Certamente per ragioni politiche perché, l’abbiamo sperimentato, con questo sistema ha vinto sia il centrosinistra che il centrodestra. Ma la prima ragione è che così si ricostruisce un rapporto solido, vero, forte tra i parlamentari e i cittadini che li eleggono. E questa è la base di ogni sano sistema democratico".

"Io non ero contro l’Italicum perchè apriva deriva autoritaria - dice il ministro della Giustizia, Andrea Orlando -. Ero contro l’Italicum perché ritenevo che in un sistema tripolare non funzionava. Nessuno vuole tornare al proporzionale pure, ma basta tornare a un maggioritario muscolare? O forse è arrivato il tempo in cui ciascuno si assuma una parte di responsabilità".

Vediamo ora cosa dfice Maurizio Lupi, capogruppo dei deputati di Area Popolare: "Sulla legge elettorale la prima cosa è non perdere tempo, non ha senso aspettare il pronunciamento della Consulta per iniziare a lavorare. La maggioranza si impegni a calendarizzare subito in commissione Affari costituzionali della Camera le proposte in merito, quella di Area popolare è già depositata. Nessuno deve avere alibi o pretesti per fare melina". E nello specifico, sulla proposta di renzi osserva: "Per noi il Mattarellum non va bene, in un contesto tripolare con il rischio di ulteriori frammentazioni darebbe luogo a un parlamento in cui la volontà popolare espressa con il voto risulterebbe scarsamente rappresentata a esclusivo vantaggio della governabilità. Riteniamo più corretto un sistema proporzionale a turno unico con un premio di maggioranza alla coalizione vincente, così da equilibrare l’esigenza di governabilità con quella di rappresentanza. Se questo non fosse possibile, meglio un proporzionale puro".
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Re: Renzi

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Renzi perdente e gradasso Ammette la sconfitta ma dà la colpa agli altri
«Abbiamo straperso». Però se la prende con giovani, Sud e web. Gaffe con Gentiloni: non c'è la sedia per lui

Anna Maria Greco - Lun, 19/12/2016 - 08:04
Matteo Renzi è uno sconfitto di successo. Uno che delle sue dimissioni da premier fa una bandiera («In una settimana mi sono dimesso 4 volte, ho esaurito il numero di dimissioni medie di un democristiano in un millennio») e quando riconosce gli errori («Non abbiamo perso.

Abbiamo straperso»), ne attribuisce la colpa agli altri, che non hanno capito. Uno che dice di


aver sbagliato sfidando gli altri nel referendum a una «competizione muscolare», e subito lancia un'altra sfida, quella di andare al voto con il vecchio sistema, il Mattarellum.

Non è cambiato di una virgola, Matteo, dopo la batosta e confessa che non gli piace perdere. «In questi giorni ha fatto il papà e a scuola ho scoperto che mio figlio si arrabbia quando perde a ginnastica. Il Dna non mente».

Nella relazione all'assemblea del Pd, approvata con 481 voti favorevoli, 2 contrari e 10 astenuti, ha accanto il nuovo premier Paolo Gentiloni, che appare come una sbiadita controfigura vittima anche di una gaffe. Non c'era la sedia per il premier al banco della presidenza, alla fine è spuntata fuori grazie alla vicesegretaria Debora Serracchiani, come si vede in un video diventato virale in rete. Non è su di lui che punta Renzi, dentro e fuori il partito. Vuol rimanere l'uomo solo al comando, anche se nel Pd inaugura «la fase zen», con più «noi» che «io». «Il nuovo corso prevede che ascolti di più», dice. Però tutto sembra già scritto, il suo discorso è un rilancio di se stesso, di come utilizzerà gli errori non «per compatirsi ma per ripartire». Il principale? «Non è la personalizzazione, ma non aver capito che il punto del referendum era la sua politicizzazione». Ma se è stato voto politico il 59 per cento dei «signori del fronte del No», lo è anche il 41 per cento del Sì. E mentre i 20 milioni di vincitori non hanno «una proposta politica omogenea», gli altri 13 milioni e mezzo sì che possono averla. «Quei voti - dice Matteo- sono l'unica speranza per il Paese».

Tutto è studiato nei dettagli. Renzi sceglie la colonna sonora del film di Checco Zalone «Quo vado», che si chiama «La Prima Repubblica». Lì stiamo tornando, avverte lui, dopo la bocciatura della riforma costituzionale. L'ex premier, comunque, sa dove andare. Si prende la lunga standing ovation quando il presidente dem Matteo Orfini lo ringrazia per «i mille giorni di governo che tanto bene hanno fatto al Paese». Li racconterà in un libro, «lasciato non alla storia, ma alla cronaca». Il momento in cui «il Paese era fermo e si è rimesso in moto, perché non il premier ma il Pd ha accettato di sporcarsi le mani, senza dire sempre di no». Rimangono le riforme, che «non puzzano e segnano la storia del Pd».

Renzi rinuncia ad una resa dei conti immediata, niente «scontro nel partito sulla pelle del Paese», niente Congresso anticipato. Dice che farà «più l'allenatore che il giocatore», molto il «talent scout» di nuove leve. «La segreteria è stata un mio problema, un mio errore. Dobbiamo essere più plurali».

Fa «l'analisi della sconfitta», a favore dei media «che hanno parlato solo dei miei errori». Abbiamo perso al Sud, dice, puntando «troppo sul notabilato e poco sulle forze attive». Sui giovani arrabbiati e sui trenta-quarantenni «disillusi». Nelle periferie, dove il lavoro fatto è stato «raccontato male». «Abbiamo perso in casa, nella nostra fascia di riferimento e i gol in trasferta valgono doppio». Anche sul web, «diffusore di falsità» e arriva la stoccata al M5S, «azienda privata che firma contratti con i candidati» e alla giunta Raggi: «Per bloccare la corruzione scegliere meglio i collaboratori». Altri avversari sono quelli del centrodestra, che «ruota ancora attorno a Berlusconi e se la Corte di Strasburgo lo riammetterà, sarà nostro piacere sfidarlo».
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Re: Renzi

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A PROPOSITO DEL .....SE.......



Altri avversari sono quelli del centrodestra, che «ruota ancora attorno a Berlusconi e se la Corte di Strasburgo lo riammetterà, sarà nostro piacere sfidarlo».


VECCHIO DETTO MENEGHINO:

"SE,......MIO NONNO AVEVA LE RUOTE ERA UN TRAM"
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Re: Renzi

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‘Renzi, la sua politica al Sud ha favorito l’illegalità
Qui fanno più paura certi politici che la camorra’
Lettera al segretario Pd di Dario Vassallo, fratello di Angelo, “sindaco pescatore” anticamorra di Pollica
ucciso nel 2010: “In queste terre ha avallato una logica feudale. Ma conosce davvero Vincenzo De Luca?”

Mafie
“Lei al Sud ha perso perché ha avallato una politica feudale che imperversa da oltre 40 anni e che si tramanda da padre in figlio, come una dote, una carica nobiliare, avendo un solo scopo, mantenere il potere. Lei non ha rottamato niente e nessuno, da quando è diventato segretario tutto è rimasto come prima e le sue promesse sono diventate un miraggio”. È l’inizio della lettera di Dario Vassallo al segretario del Pd Matteo Renzi, che il Fatto Quotidiano pubblica oggi
di F. Q.


» Politica
martedì 27/12/2016

Lettera di Dario Vassallo: "La sua politica al Sud ha spianato un'autostrada all'illegalità e in molte zone si ha più paura di certi politici che della camorra"


di F. Q. | 27 dicembre 2016



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Lettera di Dario Vassallo, fratello di Angelo, il primo cittadino anti-camorra del Pd di Pollica (Salerno) ucciso a colpi di pistola il 5 settembre 2010, al segretario Matteo Renzi. Ad oggi, l’omicidio del “Sindaco Pescatore”, rimane irrisolto. Molte le ipotesi seguite in questi anni. Ma al momento l’unico indagato è Bruno Humberto Damianide Paula.
Gentile segretario del Partito democratico Matteo Renzi.
“Al sud abbiamo perso, perché abbiamo delegato ai notabilati”. Lei al Sud ha perso perché ha avallato una politica feudale che imperversa da oltre 40 anni e che si tramanda da padre in figlio, come una dote, una carica nobiliare, avendo un solo scopo, mantenere il potere. Lei non ha rottamato niente e nessuno, da quando è diventato segretario tutto è rimasto come prima e le sue promesse sono diventate un miraggio.
Ma lei conosce veramente Vincenzo De Luca? Egli è il presidente della Regione Campania, al quale io avevo chiesto il riconoscimento del giglio marino come specie protetta, visto che la Campania è l’unica regione del Sud a non riconoscerlo.
È il presidente al quale avevo chiesto di attuare, praticamente, nella sua regione e a favore dei pescatori, il progetto “Pulizia dei fondali marini”. Non è una cosa strana: è un progetto scelto dal Dipartimento di Stato a rappresentare l’Italia alla Conferenza Mondiale sugli oceani organizzata da John Kerry, e tenutasi a Washington il 15-16 settembre 2016.
Egli è il presidente che ha nominato Franco Alfieri, consulente personale per Caccia, Pesca e Agricoltura, dandogli poteri ampi. Ma Lei conosce Franco Alfieri? Egli è il sindaco di Agropoli, incandidabile alle elezioni regionali del 2015. Lorenzo Guerini, mi rispose “chi lo vuole candidare dovrà passare sul mio corpo”. Chapeau al suo vicesegretario. Franco Alfieri è colui che dice di non aver visto le sette denunce fatta da Angelo Vassallo, ex sindaco di Pollica. Franco Alfieri è colui che è stato rinviato a giudizio insieme ad altri 77 personaggi nel processo “Due torri bis”, processo che riguardava una dozzine di strade ubicate nella provincia di Salerno, pagate e mai ultimate. L’anno scorso è stato prosciolto per prescrizione e noi continuiamo ad essere come Fondazione tra i pochi che si sono costituiti parte civile.
Lei conosce Stefano Pisani, Pd, attuale sindaco di Pollica? Lei sa che questo suo iscritto ha autorizzato nel suo comune la “Sagra del Pesce” il 5 settembre 2014 e il 5 settembre 2015. Il 5 settembre è l’anniversario dell’assassinio di Angelo Vassallo, suo predecessore. Sarà una caratteristica del Pd salernitano, ma in ogni evento importante c’è sempre una frittura di pesce, forse perché il pesce è ricco di fosforo, ma visti i risultati…
Lei conosce Antonio Valiante (Pd)? Egli è stato vicepresidente della Regione Campania ed è lo stesso che due anni fa mi voleva querelare perché chiedevo un indagine politica sull’uccisione del Sindaco Pescatore. Il figlio Simone Valiante (Pd) è deputato di questa Repubblica.
Le colpe non sono tutte sue, perché di queste storie ho parlato a Maurizio Migliavacca (capo segreteria del Pd all’epoca di Bersani, nda), a Guerini e per ultimo Luca Lotti.
“Qualcuno” Le dirà che io sono matto, è probabile. Le diranno che cerco la notorietà, questa no. La notorietà mi ha assalito la notte del 5 settembre 2010, quando mio fratello Angelo, il Sindaco Pescatore, fu ucciso con sette colpi di pistola. Forse a Lei nessuno ha detto che Angelo è stato ucciso avendo in tasca la tessera del suo partito.
Spero che altri non diventino “noti” come me, ma questa ipotesi è possibile perché con la sua politica al Sud ha spianato un’autostrada all’illegalità e in molte zone del Sud si ha più paura di certi politici che della camorra.
In merito alla lettera di Dario Vassallo, l’onorevole Simone Valiante ha scritto un post su facebook che riportiamo integralmente:
Questa mattina Il Fatto quotidiano pubblica i contenuti di una lettera inviata da Dario Vassallo a Matteo Renzi, nella quale per l’ennesima volta dopo anni si continua ad utilizzare abusivamente il mio nome e la mia persona. Non devo, dopo anni, ricordare a tutti noi il profondo legame che unisce e che univa Angelo e la sua famiglia alla mia. Argomenti noti. Forse non sufficientemente noti a Marco Travaglio ed al suo giornale, al quale consiglio per documentarsi di intervistare qualche componente della famiglia Vassallo. A Matteo Renzi, invece, se ci dovesse essere un sistema elettivo con le preferenze per la prossima tornata elettorale, consiglierò io stesso di candidare questo nostro amico impegnato da tempo, per potersi misurare con la stima e l’apprezzamento del nostro popolo. Per evitare, tuttavia, il fastidio di “incontrare” questo signore su qualche quotidiano, come accade da tempo, ho chiesto al mio avvocato di verificare le condizioni per tutelare la mia persona da questa forma di “stalking” permanente e gratuito che ricevo da personaggi “in cerca d’autore”! (Simone Valiante)
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... de-luca-c/
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Re: Renzi

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ENNESIMO TENTATIVO DI "COLPO GROSSO" DELLA BANDA DEL BUCO, RENZI.


La mossa del Pd: abolire i vitalizi per andare subito al voto
I parlamentari, al posto del vitalizio a 65 anni, avrebbrero una buonuscita di 50mila euro
Francesco Curridori - Mar, 27/12/2016 - 17:30
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I renziani non demordono. Vogliono le elezioni anticipate e sono pronti a tutto. Secondo quanto rivela Repubblica sarebbero pronti a proporre una modifica delle norme sui vitalizi per convincere i peones e i parlamentari alla loro prima esperienza a chiudere anticipatamente la legislatura in cambio di una buonuscita da 50mila euro.

L'idea sarebbe quella di abrogare qualsiasi pensione in favore di deputati e senatori a partire dalla prossima legislatura, la diciottesima. Si tratta dei 950 euro netti mensili da incassare a 65 anni dopo una sola legislatura oppure 1.500 a 60 anni dopo due. I parlamentari potranno scegliere in futuro cosa fare dei loro contributi ma nel 2017 potranno avere la restituzione di quanto versato: ben 50mila euro. Una soluzione che metterebbe con le spalle al muro i Cinquestelle e convincerebbe gli onorevoli a incassare subito l'assegno senza aspettare il 15 settembre per maturare i diritti alla pensione minima.


DETTA COSI' SEMBRA UNA CIFRA IRRISORIA.

MA IN PRATICA SI TRATTA DI UN'ESBORSO DI 18,5 MILIARDI DI EURO.

DOVE LI VANNO A PRENDERE????????????????????
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