La Terza Guerra Mondiale

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Re: La Terza Guerra Mondiale

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La notizia circolava in città dalla prime ore della mattinata. Ma era solo quella di una sparatoria con morto in Piazza 1° Maggio. La Piazza della stazione FS. Poi, adesso:



Attentatore di Berlino ucciso
in una sparatoria nel Milanese


Fermato da una volante a Sesto San Giovanni, Anis Amri spara agli agenti urlando "Allahu akbar". E viene ammazzato
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Killer di Berlino ucciso nella sparatoria di Sesto San Giovanni dopo un controllo della polizia. “Documentato il suo passaggio alla stazione di Milano”


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Mondo

L'attentatore Anis Amri è stato fermato nella notte per un controllo dei documenti nel comune alle porte di Milano. Ha reagito estraendo una pistola dallo zaino ferendo un agente, Christian Movio. Gli agenti hanno risposto ai colpi uccidendolo. L'identificazione è arrivata sia dai tratti somatici sia dalla comparazione delle impronte. La conferma del ministro dell'Interno Minniti: "È lui senza dubbio". Sarebbe arrivato dalla Francia a Milano in treno

di F. Q. | 23 dicembre 2016

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Più informazioni su: Attentato Berlino, Milano, Sesto San Giovanni

Come “un fantasma” è apparso prima in stazione Centrale a Milano, poi davanti a quella di Sesto San Giovanni. È qui che la fuga di Anis Amri, il 24enne tunisino ricercato per la strage ai mercatini di Natale di Berlino, è finita nel suo stesso sangue. Il terrorista è morto in una sparatoria nella cittadina alle porte di Milano con la polizia. L’identità del killer che Isis ha rivendicato come un suo “soldato” e ha provocato la morte di dodici persone e il ferimento di 48 – è stata confermata dalla Germania e “senza ombra di dubbio” dal ministro dell’Interno Marco Minniti. A dare il nome a quello straniero colpito con due colpi da un agente sono state le impronte digitali. Amri, che era conosciuto con alre identità, era ricercato in tutta Europa. In un video filmato prima del massacro di Kantstrasse il jihadista giura fedeltà all’Isis dichiarando di voler vendicare i musulmani uccisi nei raid: “Veniamo a sgozzarvi come maiali”.

Un controllo casuale, agente ha risposto a fuoco
L’uomo è stato fermato per un controllo di routine intorno alle 3 di notte dai poliziotti di una pattuglia del commissariato di San Sesto Giovanni. Gli agenti gli hanno chiesto i documenti e di tirar fuori gli oggetti che aveva nello zainetto. Ma Amri, che aveva dichiarato di essere di Reggio Calabria, ha impugnato la calibro 22 – e solo gli accertamenti balistici potranno confermare se si tratti della stessa pistola usata lunedì sera – e ha colpito un agente urlando non “Allah Akbar” come riferito in un primo momento ma “poliziotti bastardi”. Quindi ha cercato di nascondersi dietro l’auto, l’altro agente ha risposto ai colpi e lo ha ucciso. L’agente ferito, Christian Movio, 36 anni, è stato portato all’ospedale di Monza: è stato operato per l’estrazione del proiettile, le sue condizioni non sono gravi,. L’altro agente rimasto illeso, è Luca Scatà, 29 anni, originario di Canicattini, in provincia di Siracusa, in prova al Commissariato di Sesto San Giovanni. Gli abitanti in zona hanno raccontato di aver sentito gli spari, di essersi affacciati alla finestra e di aver visto l’uomo a terra mentre gli agenti cercavano di rianimarlo e un poliziotto che si teneva un braccio.

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Video:


Un controllo casuale, agente ha risposto a fuoco
L’uomo è stato fermato per un controllo di routine intorno alle 3 di notte dai poliziotti di una pattuglia del commissariato di San Sesto Giovanni. Gli agenti gli hanno chiesto i documenti e di tirar fuori gli oggetti che aveva nello zainetto. Ma Amri, che aveva dichiarato di essere di Reggio Calabria, ha impugnato la calibro 22 – e solo gli accertamenti balistici potranno confermare se si tratti della stessa pistola usata lunedì sera – e ha colpito un agente urlando non “Allah Akbar” come riferito in un primo momento ma “poliziotti bastardi”. Quindi ha cercato di nascondersi dietro l’auto, l’altro agente ha risposto ai colpi e lo ha ucciso. L’agente ferito, Christian Movio, 36 anni, è stato portato all’ospedale di Monza: è stato operato per l’estrazione del proiettile, le sue condizioni non sono gravi,. L’altro agente rimasto illeso, è Luca Scatà, 29 anni, originario di Canicattini, in provincia di Siracusa, in prova al Commissariato di Sesto San Giovanni. Gli abitanti in zona hanno raccontato di aver sentito gli spari, di essersi affacciati alla finestra e di aver visto l’uomo a terra mentre gli agenti cercavano di rianimarlo e un poliziotto che si teneva un braccio.


01:59/00:25
Video :
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12 ... o/3278529/

Arrivato dalla Francia, è passato per Torino
Amri sarebbe arrivato in treno da Chambery, nel sudest della Francia, sarebbe transitato per Torino – dove sarebbe rimasto qualche ora, tra le 20,30 e le 23 – per poi arrivare alla Stazione centrale del capoluogo lombardo all’una di notte. Un paio d’ore dopo, l’esito finale nella vicina Sesto San Giovanni, nella piazza davanti alla stazione ferroviaria. A testimoniare il tragitto, un biglietto ferroviario che gli sarebbe stato trovato nello zaino. A quanto si apprende da fonti investigative, il terrorista non aveva un telefono addosso, ma sembra che cercasse contatti a Sesto San Giovanni.

La vicenda “può portare a sviluppi futuri”, ha affermato Minniti. L’indagine sulla sparatoria sarà condotta dalla procura di Monza, l’Antiterrorismo di Milano invece ha aperto un fascicolo per 270 bis, terrorismo internazionale. Come è emerso nei giorni scorsi, Amri ha trascorso cinque anni in Italia, dopo essere sbarcato a Lampedusa nel 2011 presentandosi come un minore non accompagnato, di cui quattro in carcere tra Catania e Palermo. Era stato condannato per disordini nel centro di accoglienza dove era ospitato. In Italia c’è “un livello elevato di controllo del territorio”, ha continuato il ministro dell’Interno, e ciò “ha consentito nell’imminenza dell’ingresso nel nostro Paese di una persona in fuga in tutta Europa di identificarlo e neutralizzarlo. Vuol dire che c’è un sistema che è capace di funzionare”.

Il Questore di Milano: “Come un fantasma”
“Aveva pochissimi effetti personali, nessuno scritto, era un fantasma” ha detto il Questore di Milano, Antonio de Iesu, descrivendo Amri e precisando che la sua individuazione “è solo frutto di una straordinaria attività di controllo del territorio. Sembra assurdo che un terrorista del genere sia stato trovato casualmente nel corso di un normale controllo, ma questa è la realtà”. “Non aveva con sé altre armi, né telefoni, solo un coltellino e qualche centinaia di euro – ha precisato de Iesu -. È stato controllato da solo e non ci risultano collegamenti con altre persone. Che stesse aspettando qualcuno è solo una delle ipotesi. Nessuno ci ha segnalato la sua presenza. È stato solo un controllo sul territorio. Può sembrare paradossale e lo è, non avevano percezione che fosse un killer. Era un magrebino come ce ne sono tantissimi nella zona di Milano, e il nostro è stato un normale controllo fatto da due giovani e bravi operatori di polizia. Dobbiamo capire perché un soggetto del genere fosse a Sesto San Giovanni – ha aggiunto il Questore -. Ma questo è materia di indagine. Collochiamo Amri all’una alla stazione Centrale di Milano, questo è riscontrato da immagini. Che mezzo abbia preso per andare a Sesto e perché non lo sappiamo. Ma non c’è nessun collegamento con la moschea di Sesto”.

CRONACA ORA PER ORA

15.10 – Angela Merkel ringrazia la polizia italiana e ricorda Fabrizia Di Lorenzo
Nel ringraziare la polizia italiana per il suo intervento, la cancelliera tedesca Angela Merkel, in conferenza stampa, ha ricordato Fabrizia Di Lorenzo, vittima italiana dell’attentato a Berlino. “Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime, anche a quelle della donna italiana e dell’autista polacco, uccise nell’attentato. Per molti di loro sarà un Natale di grande dolore”, ha affermato Merkel. “Non abbiamo ancora concluso le indagini, andranno avanti, verranno approfondite. So che i miei collaboratori non cesseranno di lavorare finché non avranno potuto ricostruire il percorso di Amri”.


15.01 – Team di investigatori tedeschi in Italia
Un team speciale della polizia tedesca andrà oggi in Italia. Lo ha annunciato in conferenza stampa il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, che ha ringraziato l’Italia per la “collaborazione stretta e di successo” a proposito del sospetto attentatore del mercatino di Natale di Berlino, il tunisino Anis Amri, ucciso nella notte a Milano in una sparatoria con la polizia

14.48 – La famiglia di Amri: “Chiarezza sulla sua morte”
La famiglia di Anis Amri, il killer di Berlino ucciso nel Milanese, chiede chiarezza alle autorità sulla morte di Anis e vuole che la salma venga restituita loro in Tunisia il più presto possibile. Lo riferiscono alcuni media locali in lingua araba. Anis aveva tre fratelli e due sorelle.

14.39 – Video Amri prima dell’attentato
Un video di Anis Amri filmato prima dell’attentato e in cui il killer di Berlino giura fedeltà all’Isis dichiarando di voler vendicare i musulmani uccisi nei raid è stato diffuso dall’agenzia Amaq, network del sedicente Stato Islamico. Lo riferisce il Site

14.29 – Il ministro dell’Interno tedesco Maizière: “Grazie”
“Mi sono espressamente congratulato con il mio collega italiano per il successo dell’operazione” che ha portato all’uccisione di Anis Amri. “Particolare grazie ai due poliziotti che hanno lavorato in maniera eccellente”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Thomas de Maizière a Berlino.

14.17 – Il poliziotto ferito: “Felice di essere stato utile”
Sono felice di essere stato utile in questo marasma che sta succedendo in Europa”. Lo ha detto Christian Movio, l’agente rimasto ferito nel conflitto a fuoco con Anis Amnri, l’autore dell’attentato al mercatino di Natale a Berlino, così come riferito dal vice presidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala, che la ha incontrato in ospedale.

14.16 – Circolare Ps: “Massima attenzione, rischi per azioni ritorsive”
“Massima attenzione” poiché “non si possono escludere azioni ritorsive” nei confronti dei poliziotti e di tutto il personale delle forze dell’ordine in divisa. E’ il contenuto di una nuova circolare che il capo della Polizia Franco Gabrielli ha inviato, secondo quanto si apprende, questa mattina subito dopo la sparatoria a Milano in cui è rimasto ucciso Anis Amri. L’invito è dunque di intraprendere ogni iniziativa utile per garantire la massima sicurezza e tutela degli operatori

14.08 – Prefetto Milano: “Attenzione già massima dopo Bataclan”
A Milano e sul territorio “l’ attenzione era già massima. Il livello di allerta è di 2 su 3 già dopo i fatti del Bataclan” del novembre 2015. Lo ha spiegato il prefetto di Milano, Alessandro Marangoni, parlando del livello di sicurezza a margine della firma per il rinnovo del patto ‘Milano sicura’. “Abbiamo le forze adeguate per affrontare qualsiasi tipo di necessità”, ha aggiunto.

13.50 – Grillo: “Situazione migratoria fuori controllo”
“La situazione migratoria è ormai fuori controllo”, “L’Italia e l’Europa sono un colabrodo”, e il nostro Paese, ormai, “sta diventando un viavai di terroristi, che non siamo in grado di riconoscere e segnalare, che grazie a Schengen possono sconfinare indisturbati in tutta Europa. Bisogna agire ora”. Lo scrive sul suo blog Beppe Grillo aggiungendo che “chi ha diritto di asilo resta in Italia, tutti gli irregolari devono essere rimpatriati subito a partire da oggi”.

13.55 – Polizia: “Amri aveva pistola carica e pronta all’uso”
nis Amri “era assolutamente tranquillo, gli è stato chiesto di svuotare zainetto e con mossa repentina ha estratto la pistola carica e pronta all’uso e ha sparato”: così il vicequestore aggiunto Roberto Guida, dirigente del commissariato Sesto San Giovanni, parlando con i giornalisti

13.47 – Questore: “Impossibile dire ora se arma è la stessa di Berlino”
L’arma con cui Anis Amri ha sparato a Sesto San Giovanni è “una calibro 22 di fabbricazione tedesca” ma “è scientificamente impossibile dire che è la stessa usata durante l’attentato in Germania”: lo ha spiegato il questore di Milano Antonio de Iesu. “Il bossolo o l’ogiva sono là, la pistola è qua – ha spiegato – è un fatto tecnico, ci vogliono almeno 2-3 giorni per stabilirlo”.

13.27 – Questore Milano: “Bisogna capire perché si trovasse qui”
Nessuno ci aveva detto, neanche l’Intelligence, che l’attentatore poteva trovarsi a Milano. Ora l’obiettivo investigativo è capire perché un soggetto che ha commesso un così grande crimine si trovasse in un Comune dell’hinterland milanese: se stesse aspettando qualcuno, o attendendo un pullman per altre destinazioni”. Così il questore di Milano Antonio De Iesu, in merito alla uccisione dell’attentatore di Berlino, Anis Amri.

13.26 – Atti Milano anche a procura Roma
Contatti in queste ore tra le procure di Roma e Milano dopo l’uccisione di Anis Amri a Sesto San Giovanni. La procura di Monza si occuperà della sparatoria culminata nella morte del killer di Berlino. I pm del capoluogo lombardo intendono procedere per associazione con finalità di terrorismo internazionale su eventuali legami e protezioni dei quali Amri potrebbe aver beneficiato in Italia, ma è Roma ad avere la titolarità sui fatti avvenuti nella capitale tedesca, gli atti saranno trasmessi a piazzale Clodio.

13.25 – Questore Milano: “Ha urlato poliziotti bastardi”
“Non risulta abbia urlato Allah Akbar ma ha urlato poliziotti bastardi”. È quanto ha detto il questore di Milano Antonio De Iesu parlando con i giornalisti dell’operazione che ha portato a uccidere Anis Amri, ritenuto il killer di Berlino.

13.05 – Questore Milano: “Documentato passaggio di Amri in Stazione centrale intorno all’una”
Il questore di Milano Antonio De Iesu, in conferenza stampa, ha confermato la presenza di Amri in Stazione centrale intorno all’una di notte e il passaggio in Francia.

12.54 – Questore Milano: “Avrebbe potuto compiere altri attentati”

12.47 – Amri potrebbe aver trascorso alcune ore a Torino
Amri potrebbe aver trascorso alcune ore nel capoluogo piemontese, dove era arrivato con un treno proveniente da Parigi, prima di ripartire per il capoluogo lombardo. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, l’uomo sarebbe arrivato intorno alle 20.30 alla stazione di Porta Susa, da dove sarebbe poi ripartito alla volta della Lombardia alle 23 circa. Sulla sua presenza a Torino sono in corso accertamenti da parte della Digos del capoluogo piemontese.

12.37 – Berlino: “Grati alle autorità italiane”
“Siamo grati alle autorità italiane per l’intenso scambio di informazioni in un clima di massima fiducia che si è svolto nella mattinata”. A dichiararlo è stato Martin Schäfer, portavoce del ministero degli Esteri di Berlino. “I nostri colleghi del consolato generale a Milano sono stati informati molto rapidamente”, ha affermato.

12.35 – Tentativo di rianimazione dopo la sparatoria
La presenza di flebo al braccio e di un tubicino per l’ossigeno in bocca dimostrano i tentativi di rianimare Amri dopo la sparatoria con la polizia. Le immagini del tunisino mostrano alcune ferite da proiettili nella parte destra del costato.

12.27 – Amri identificato dalle impronte digitali
Anis Amri è stato identificato dalla polizia scientifica attraverso le analisi sulle sue impronte digitali. E’ quanto si apprende da fonti investigative. Il corpo del terrorista, ucciso da un poliziotto a Sesto San Giovanni, si trova all’istituto di medicina legale di Milano. Presto sarà disposta l’autopsia.

12.21 – Farage chiede la fine dell’area Schengen
Alla luce della notizia dell’uccisione di Amri, l’ex leader dell’Ukip Nigel Farage chiede la fine dell’area Schengen, il sistema di libera circolazione in Europa. “Se l’uomo ucciso a Milano è il killer di Berlino, allora è dimostrato che l’area Schengen è un rischio per la sicurezza pubblica. Deve essere chiusa”, scrive su Twitter l’europarlamentare britannico.

12.15 – Land Berlino: “Ricerca complici continua”
Il governo della città-Land di Berlino ha avvertito che, dopo la notizia della morte in Italia del sospetto autore dell’attacco dal mercatino di Natale, prosegue la ricerca di possibili complici. Che il principale sospettato sia morto a Milano “non significa che si sospende la ricerca di possibili complici” e che “si consideri il caso totalmente chiarito”, ha detto il titolare dell’Interno di Berlino, Andreas Geisel, sottolineando che la morte di Amri non è ancora stata confermata ufficialmente da parte tedesca e che per questo bisogna “avere pazienza”.

12.09 – Gentiloni: “Minacce non vanno sottovalutate, ma Stato c’è”
“La nostra attenzione resta massima, le minacce non vanno sottovalutate, ma quanto è avvenuto stanotte credo che consenta a tutti i nostri concittadini di sapere che lo Stato c’è e che l’Italia c’è”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nelle sue dichiarazioni a palazzo Chigi dopo l’uccisione di Anis Amri.

12.06 – Salvini: “Stop a qualsiasi tipo di immigrazione”
“Bisogna votare nel 2017, con primo punto del programma lo stop all’ingresso di qualsiasi tipo di immigrazione, fatti salvi donne e bambini” che scappano dalle guerre. Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, commentando a Radio Padania l’uccisione del killer di Berlino a Sesto San Giovanni. Secondo Salvini, “in Italia non deve più entrare uno spillo, dal 2017 su la cerniera”.

11.43 – Ministro dell’Interno tedesco “Sollievo”
“Sollievo” è stato espresso dal portavoce del ministero dell’Interno tedesco dopo la notizia della morte del sospetto attentatore di Berlino, Anis Amri, ucciso a Milano.

11.37 – la famiglia di Amri: “Siamo sconvolti”
“Siano sconvolti e tutta la famiglia sta male. No comment”. Queste le prime parole pronunciate, dopo la notizia dell’uccisione di Anis Amri a Milano, di uno dei fratelli del tunisino, che ha parlato al telefono con un giornalista della Deutsche Welle.
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VIVERE IMMERSI NELLA TOTALE IPOCRISIA, NEL PAESE DEL BUNGA-BUNGA CONTINUO ED OBBLIGATORIO, TUTTO ALL’INSEGNA DEL SPERIAMO CHE IO ME LA CAVO



L’importante è fare la napolanetanissima “ammuina”.

In questo caso proferire parole di circostanza in positivo, solo per farsi notare.

Lo hanno fatto Gentilò, Minniti e Mattarella.
Gentiloni: 'Grati agli agenti, attenzione resta massima'

Cronaca.
Mattarella elogia professionalità e coraggio degli agenti. Minniti: 'Sistema sicurezza funziona, agente era in prova, una persona straordinaria". Merkel: 'Grazie a Italia, auguri a poliziotto ferito'

Poteva mancare il falco-sciacallo principe per mettersi in mostra, adesso che la platea ce l’ha solo quando
va al supermercato?
Renzi su Amri: "Grazie alla polizia, ma non festeggiamo la morte"
L'ex presidente del Consiglio commenta su Facebook l'arresto e la morte di Anis Amri: "Straordinari gli uomini e le donne dei nostri apparati di sicurezza"


Per salvare sé stessi fanno spesso elogi amplificati.
Minniti: 'Sistema sicurezza funziona, agente era in prova, una persona straordinaria".




Malgrado quello che pensa Pierfranco Pellizzetti del Fatto Quotidiano, da questa grande autobotte della Biraghi Spurghi Spa, non ne verremo fuori tanto facilmente.
E il prezzo da pagare sarà salato.
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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LA COMMEDIA UMANA NON HA LIMITI



23 dic 2016 13:36

1. ''IL TEMPO'' PUBBLICA LA FOTO DEL TERRORISTA TUNISINO ANIS AMRI, AMMAZZATO DAI POLIZIOTTI ITALIANI A SESTO SAN GIOVANNI (FOTO NON CENSURATA E' ALL'INTERNO)

2. "DANKE ITALIEN"! I TEDESCHI S'INCHINANO ALLA SUPERIORITÀ DELLE FORZE DI SICUREZZA DE NOANTRI: ''GRAZIE FRATELLI D'ITALIA'', E SBERTUCCIANO I LORO AGENTI INCAPACI



http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 138259.htm
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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LA GUERRA DEL TERRORE



Terrorismo, quanto è alto il rischio di un attentato in Italia?
di Giampiero Gramaglia | 23 dicembre 2016

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L’Italia era una stazione di transito del terrorismo integralista. Ora, con l’uccisione di Anis Amri, è la stazione di fine corsa per l’autore della strage di Berlino. Il conflitto a fuoco della scorsa notte, davanti allo scalo di Sesto San Giovanni, hinterland milanese, un tempo rosso operaio, fa aumentare il tasso di pericolo di attentati in Italia?

La domanda fa correre un brivido lungo la schiena, dopo che Amaq, l’agenzia d’informazioni vicina al sedicente Stato islamico, ha diffuso un video in cui il terrorista tunisino ucciso annunciava “veniamo a sgozzarvi come maiali” e chiamava all’azione “tutti i fratelli, ovunque essi siano”. Amri diceva: “State in allerta e combattete sulla via di Dio. Ogni essere umano in grado di battersi vada a uccidere in tutta l’Europa i crociati maiali”.

La risposta è ovvia: “sì”, il rischio aumenta, perché in qualche aspirante martire, per imitazione o per convinzione, s’accenderà di sicuro la scintilla della ritorsione. Ma la domanda è oziosa, o almeno mal posta: ammesso che l’intercettazione di Amri sia stata casuale e non preordinata, che cosa avrebbero dovuto fare l’agente Christian Movio, 36 anni, rimasto ferito nella sparatoria, e il suo collega ancora in prova, Luca Scatà, che ha risposto al fuoco del killer di Berlino? Avrebbero dovuto “non impicciarsi”? Voltarsi dall’altra parte, quando quell’uomo li ha insospettiti?

In altri tempi, anni Settanta e giù di lì, l’Italia era usa a imbarazzanti compromessi (e, forse, ne è talora tentata pure oggi): cercava d’acquisire la benigna neutralità del terrorismo internazionale – che, allora, ruotava intorno alla questione palestinese – chiudendo un occhio in situazioni discutibili e lasciando magari partire personaggi pericolosi, ma potenzialmente scomodi da tenere in carcere o processare.

Se adesso non succede, che sia merito di un apparato di sicurezza più efficiente e consapevole o dell’intuizione e solerzia professionale di singoli elementi, meglio così. C’è da esserne orgogliosi, senza ignorare il pericolo e adottando tutte le misure precauzionali opportune. Una circolare, ora emanata dal capo della Polizia Franco Gabrielli, invita tutto il personale alla “massima attenzione”, proprio perché “non si possono escludere azioni ritorsive“.

Piuttosto, la presenza di Amri in Italia suona di per sé allarmante: se, in fuga da Berlino, il terrorista del mercatino di Natale, l’assassino, fra gli altri, di Fabrizia Di Lorenzo, è arrivato con il treno, via la Francia, a Torino e a Milano, vuol dire che qui da noi pensava di potere trovare accoglienza o almeno copertura per continuare la fuga o per restare latitante fino alla prossima sortita.

L’uomo che, nel suo video-messaggio di appena due minuti, recita in arabo le tradizionali preghiere e giura fedeltà “al principe dei fedeli Abu Bakr al Baghdadi al al Huseini al Qurayshi”, l’autoproclamato Califfo, stava forse scappando, sentendosi braccato; oppure attuava un piano ben preordinato, avendo punti d’appoggio sul territorio. Nel primo caso, ci sarebbe comunque l’ipotesi che qualcuno voglia emularlo. Nel secondo caso, ci sarebbe operativa in Italia una rete di simpatizzanti jihadisti pronti a sostenere i sodati del Califfo.

L’uccisione di Amri è un fattore di rischio; ma anche la sua presenza in Italia di per sé lo era. L’acquiescenza sta al terrorismo come l’omertà alla mafia: entrambe figlie della paura e dell’ignavia, conducono alla sconfitta. Christian Movio e Luca Scatà hanno fatto la loro parte. Noi cittadini facciamo la nostra: senza odio e con solidarietà; senza accanimento, ma con fermezza.

di Giampiero Gramaglia | 23 dicembre 2016
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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LA GUERRA DEL TERRORE



Dalla strage di Berlino alla sparatoria di Sesto
Il viaggio di Amri in cerca di coperture in Italia


L’attentatore del tir ucciso all’alba nel Milanese. In treno è passato dalla Francia e da Torino (cronaca)
Questore: “Pericolosissimo, poteva colpire ancora. Documentato passaggio in Stazione centrale” (video)


Cronaca

L’Antiterrorismo di Milano vuole capire perché Anis Amri, l’autore della strage dei mercatini di Natale a Berlino, abbia scelto come meta Sesto San Giovanni. Sotto la lente degli investigatori le ore che separano il suo arrivo alla Stazione centrale del capoluogo lombardo, al conflitto a fuoco con la polizia in piazza Primo Maggio. Non si eslude che il 24enne tunisino abbia incontrato qualcuno. Ecco la ricostruzione, a partire dal furto del tir partito dalla Brianza (considerato il valore di cronaca, abbiamo deciso di pubblicare qui sopra l’immagine del corpo, pixelata e rimpicciolita)
di Alessandro Bartolini
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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LIBRE news

(Eva Bartlett, “La fabbrica delle notizie sulla guerra in Siria”, testimonianza della giornalista canadese durante una conferenza stampa organizzata dall’Onu sulla guerra in Siria, ripresa da YouTube e tradotta da “Voci dall’Estero” il 20 dicembre 2016.


Bartlett: Assad difende i siriani, falsi anche i video nei Tg

Scritto il 24/12/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi



Ci sono sicuramente giornalisti onesti, nel mondo estremamente compromesso dei media. Organizzazioni internazionali sul posto? Quali organizzazioni internazionali sono sul campo ad Aleppo Est? Ok, rispondo io: nessuna. Nessuna. Queste organizzazioni si appoggiano all’Osservatorio Siriano per i Diritti umani (Sohr) che ha la sua sede a Coventry, nel Regno Unito, ed è formato da una sola persona. Si appoggiano a gruppi compromessi come i Caschi Bianchi, che sono stati fondati nel 2013 da un ex ufficiale inglese, sono stati fondati con un accordo da 100 milioni di dollari tra Stati Uniti, Regno Unito, Europa e altri Stati. Sostengono di soccorrere i civili ad Aleppo Est e a Idlib, ma nessuno ad Aleppo Est ha mai sentito parlare di loro e dico “nessuno” avendo ben presente che adesso il 95% delle aree di Aleppo Est sono state liberate. I Caschi Bianchi sostengono di essere neutrali, eppure sono stati visti girare armati e in piedi sui corpi di soldati siriani morti e i loro filmati video mostrano perfino bambini “riciclati” per differenti testimonianze. Puoi trovare una bambina di nome Aya che appare in una testimonianza, per esempio, ad agosto, e poi torna di nuovo fuori il mese successivo in due posti diversi.

Non sono credibili. Neanche il Sohr è credibile. Gli “attivisti anonimi” non sono credibili. Una volta o due, forse. Ma ogni volta? Non è credibile. Quindi di fonti vostre sul posto, non ne avete. Per quel che riguarda il programma di alcuni grandi media, è il programma di rovesciare il regime. Come possono il “New York Times” e “Democracy Now” sostenere ancora oggi che questa è una guerra civile in Siria? Come possono continuare a sostenere che le proteste erano disarmate e non violente fino, diciamo, al 2012? Questo non è assolutamente vero. Come possono sostenere che il governo siriano sta attaccando i civili ad Aleppo quando tutti quelli che escono da queste zone occupate dai terroristi dicono il contrario?

Come quantifico il sostegno del popolo siriano? Le elezioni. Nel 2014 in Siria si sono tenute le elezioni. Quello che è emerso è che la gente sostiene in maniera schiacciante il presidente Assad. Ci sono persone che vogliono un cambio di governo, non stiamo facendo finta che non vogliano il cambiamento. Tutti vogliono un cambiamento. Ma se valutiamo il sostegno al governo, il punto è che non vedono il presidente Assad come un problema. Vedono il problema del terrorismo, vedono elementi problematici nel sistema che hanno, ma il presidente Assad non è visto come un problema. Lo sostengno in maniera preponderante. Quindi, io mi baso sulla loro scelta del loro leader e sui miei rapporti con le persone in Siria.
UncleTom
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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LIBRE news


La profezia di Blondet: trovato il passaporto, lo uccideranno

Scritto il 24/12/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Due poliziotti in mondovisione (nomi e cognomi, persiono le foto), uno di loro è ferito. E a terra, nella notte, a Sesto San Giovanni, un giovane tunisino: Anis Amri. «Era lui il killer di Berlino?», si domanda Massimo Mazzucco su “Luogo Comune”. «Vedete? Anche la polizia e i servizi tedeschi imparano presto», scriveva giorni fa Maurizio Blondet. «Prima si lasciano scappare il terrorista della strage di Natale; ma il giorno dopo, guardando meglio, scoprono che – come tutti i terroristi islamici – ha lasciato nel vano porta-oggetti il suo documento di prolungamento della permanenza in Germania, che è praticamente la prova della sua identità». Lo ha fatto uno dei fratelli Kouachi dopo aver sparato a quelli di Charlie Hebdo. E lo stragista di Nizza, Lahouaiej-Bouhlel? «Anche lui, prima di lanciarsi nella folle corsa omicida e suicida, pone in bella vista patente di guida, carta d’identità, telefonino, persino carte di credito». Ricorda la storia, semre uguale, dei documenti dei “terroristi” emersi tra le macerie dell’11 Settembre, in mezzo all’apocalisse. «Da allora, è una certezza per gli investigatori: cercate bene sui sedili, sotto la cenere, nella guantiera, e smetterete di brancolare nel buio». Un copione: diffondere ai media l’identità del “mostro” da braccare. Se intercettato, «invariabilmente risponde al fuoco gridando “Allah Akhbar!”. Sicchè non ne vien preso vivo uno. Succederà, possiamo profetizzarlo, anche al “tunisino “ identificato dalla polizia tedesca».

Queste righe, Blondet le scriveva il 21 dicembre, cioè quasi due giorni prima l’evento sanguinoso di Milano, che ha fatto il giro del mondo. «Ma com’è che ora si pubblica, oltre al nome e cognome, anche la fotografia del poliziotto che ha appena ucciso un terrorista?», si domanda Francesco Santoianni. «Una ipotesi: Marco Minniti – da tempo immemorabile tutor dei servizi segreti e ora anche ministro dell’interno – si era reso conto che la morte di Anis Amri – identificato come il responsabile della strage con il Tir a Berlino grazie ad un ennesimo documento di identità, miracolosamente ritrovato dopo 24 ore – per mano di un ignoto avrebbe legittimato in tutta l’opinione pubblica i sospetti che Anis Amri non fosse altro che un Patsy», cioè un capro espiatorio, paragonabile a Lee Harvey Oswald, l’apparente killer di John Kennedy. «Poliziotto – continua Santoianni, in un post ripreso da “Come Don Chisciotte” – al quale auguriamo che – dopo il nome, la fotografia, l’account Facebook – non venga pubblicato anche il suo indirizzo di casa». Se le “stranezze” abbondano, irrompe l’inevitabile corredo di dietrologie: Federico Dezzani si spinge a ipotizzare «un assist anglomericano all’Italia, ai danni della Germania», contraria alla nazionalizzazione di Mps, “punita” ora con la dimostrazione di efficienza della polizia italiana, che dimostrerebbe l’inadeguatezza di quella tedesca.

«Poca gloria, ma in compenso molte domande», sintetizza “Piotr” su “Megachip”: «Come sapevano che era proprio questo tizio alla guida del camion che ha fatto strage a Berlino? Semplice. Come al solito, hanno trovato – toh, guarda – un suo documento nella cabina del camion, sotto il sedile. Come mai allora l’efficientissima polizia tedesca aveva arrestato un pakistano che non c’entrava nulla? Ci hanno messo veramente un giorno a trovare un documento sotto il sedile dell’arma del crimine? Ma va là». La sequenza, sottolinea “Megachip”, si ripete con un cliché incredibilmente monotono: prima un attentato “imprevisto”, poi il ritrovamento dei documenti degli attentatori sul luogo del crimine, quindi la dichiarazione che l’attentatore era già sospettato, magari sotto sorveglianza (però l’attentato lo riesce a fare lo stesso, invariabilmente). Quindi scatta la caccia all’uomo. Finale: «Conflitto a fuoco e uccisione del sospetto. Niente cattura e interrogatorio. Nemmeno per Osama bin Laden». Identica sceneggiatura: «Qualcuno sta usando sempre lo stesso canovaccio. Non chiedetemi chi. Non ho le prove», ammette “Piotr”. L’importante, conclude, è vedere che la narrazione ufficiale «non sta in piedi, ed è diventata mortalmente noiosa». Intanto, «gli innocenti continuano ad essere ammazzati, per la gloria di poche élite, pronte a scatenare tutte le loro speculazioni politiche e gli stati di emergenza sull’onda di una campagna di terrore e tensione».
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Siria, l'appello del Pontefice:
"È ora che le armi tacciano"


La benedizione di Francesco per Natale. Poi l'appello alla pace: "Troppo sangue versato ad Aleppo"

di Luca Romano

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LIBRE news



Poliziotti ora in pericolo, il potere stragista investe sull’odio

Scritto il 25/12/16 • nella Categoria: idee Condividi




Quei due poliziotti di Milano ora sono in pericolo, ma a questo Stato «servono eroi da esibire», anche a rischio della loro incolumità: lo afferma l’avvocato Gianfranco Carpeoro, autore del libro “Dalla massoneria al terrorismo” che denuncia la “sovragestione” degli attentati, progettati da “menti massoniche” e coordinati da settori dei servizi segreti che utilizzano manovalanza di pretesa matrice islamista.


«L’Isis è sostanzialmente una marionetta, a disposizione di Ur-Lodges reazionarie americane, prime fra tutte la “Hathor Pentalpha” e la “Three Eyes”», la cui esistenza è stata rivelata da Gioele Magaldi nel saggio “Massoni”, a fine 2014.


La strage di Berlino? «Sembra attuata per colpire Angela Merkel in vista delle prossime elezioni politiche in Germania, per forzare il governo tedesco spingendolo ad assumere un atteggiamento intransigente verso l’immigrazione: come sempre – aggiunge Carpeoro – chi utilizza il terrorismo colpisce gli elementi moderati e dialoganti: in Italia fu colpito Moro perché dialogava col Pci, in Israele a cadere fu Rabin perché dialogava coi palestinesi.





Gli estremisti invece non vengono mai toccati, perché seminano odio, e l’odio fa sempre comodo al potere».





Riflessioni a caldo, che Carpeoro ha consegnato alla diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di Border Nights la mattina di Natale.



Durissimo il giudizio dello studioso sulla decisione di esporre al pubblico l’identità dei due agenti di polizia che, a Sesto San Giovanni, hanno fermato e poi abbattuto il tunisino Anis Amri, sospettato di essere l’autore della strage di Berlino dopo il ritrovamento dei suoi documenti sotto il sedile del camion-killer.


«Un terrorista “normale” non va a compiere un attentato portando con sé il passaporto: il far ritrovare prontamente il documento è la prova della “sovragestione” che ha diretto l’attentato», sostiene Carpeoro, che spiega: «Risalire immediatamente al presunto killer, in modo da neutralizzarlo subito, è estremamente utile agli strateghi del terrorismo: una prolungata caccia all’uomo manterrebbe in tensione per molto tempo le forze di polizia, e questo disturberebbe i piani dei manovratori occulti».





A Milano, inoltre, l’identità dei poliziotti è stata esibita: «Il problema è questo potere ha bisogno di eroi», insiste Carpeoro, «e questa sua esigenza è superiore al tutelare la vita delle persone che lavorano per noi».





Finì sotto i riflettori anche il “Capitano Ultimo”, l’ufficiale dei carabinieri coinvolto nella cattura di Riina: «Fu gettato in pasto ai porci in maniera evidente, esposto al rischio della vita in modo ancora più efferato».







Carpeoro sta analizzando le clamorose analogie tra l’attentato di Nizza del 14 luglio e quello di Berlino al mercatino natalizio.


Identiche modalità: «Un camion lanciato contro la folla è uno strumento probabilmente più facile da utilizzare, non richiede requisiti tecnici come invece gli esplosivi, e infine un mezzo di trasporto non suscita di per sé allarme, può sfuggire al controllo delle forze di sicurezza».


Di regola, questi attentati stragicisti sono “firmati” con un corredo simbolico, «segnali in codice rivolti a chi li può intendere», nei circoli del massimo potere.




In attesa di decifrare quali segni (anche nascosti) possano legare la strage di Nizza e quella di Berlino, Carpeoro avverte: «Temo che siamo di fronte a un’escalation», uno “sciame” di stragi «destinate a preparare il terreno per un evento ancora più grave e sanguinoso».




La “filosofia” che muoverebbe questa regia occulta? Sempre la stessa: alimentare l’odio, attraverso il falso “scontro di civiltà”.




«La paura e l’odio sono strumenti adottati dall’attuale élite di potere, il cui obiettivo è impedire qualsiasi cambiamento dello status quo, dopo che la finanza ha neutralizzato la democrazia.




Non serve nemmeno una Terza Guerra Mondiale: basta e avanza quello che è già in atto, cioè un insieme di tante guerre locali».



Paura, tensione, odio: funzione che, in Europa, è svolta dal terrorismo “sovragestito”, comodamente targato Isis.
Ultima modifica di UncleTom il 25/12/2016, 19:16, modificato 1 volta in totale.
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