Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
La rete di cyberspionaggio a Roma: dossier su politici e imprenditori
Smantellata una centrale che per anni ha raccolto informazioni riservate. In carcere un ingegnere nucleare e la sorella
Luca Romano - Mar, 10/01/2017 - 11:54
Una centrale di cyberspionaggio per fabbricare dossier contro istituzioni e pubbliche amministrazioni, studi professionali, personaggi politici e imprenditori di rilievo nazionale.
L'ha scoperta la polizia postale nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura di Roma, che ha portato all'arresto Giulio Occhionero, ingegnere nucleare di 45 anni, e la sorella Francesca Maria di 49 anni, entrambi residenti a Londra ma domiciliati a Roma, molto noti nel mondo dell'alta finanza capitolina. Contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo al sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche. Grazie a una estesa e complessa rete di computer preliminarmente infettati tramite la diffusione del malware EyePyramid, i due avrebbero acquisito per anni dalle vittime prescelte notizie riservate, dati sensibili e informazioni.
Le vittime delle intercettazioni
Mario Draghi, Matteo Renzi, Mario Monti, il comandante della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, Fabrizio Saccomanni, Vincenzo Scotti: sono alcuni dei nomi che venivano intercettati illegamente. Sarebbero stati spiati poi pure Ignazio La Russa, Fabrizio Cicchito, Piero Fassino, Daniele Capezzone e in Vaticano monsignor Ravasi. Tra i politici e i nomi di spicco spiati dall'ingegnere nucleare di 45 anni, Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria, 49 anni, entrambi residenti a Londra ma domiciliati a Roma, Matteo Renzi e il sito del Partito Democratico, ma anche Mario Draghi, Mario Monti, il comandante della Guardia di Finanza Saverio Capolupo.
Video : Politici e imprenditori nel mirino delle cyber spie
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 49989.html
Smantellata una centrale che per anni ha raccolto informazioni riservate. In carcere un ingegnere nucleare e la sorella
Luca Romano - Mar, 10/01/2017 - 11:54
Una centrale di cyberspionaggio per fabbricare dossier contro istituzioni e pubbliche amministrazioni, studi professionali, personaggi politici e imprenditori di rilievo nazionale.
L'ha scoperta la polizia postale nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura di Roma, che ha portato all'arresto Giulio Occhionero, ingegnere nucleare di 45 anni, e la sorella Francesca Maria di 49 anni, entrambi residenti a Londra ma domiciliati a Roma, molto noti nel mondo dell'alta finanza capitolina. Contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo al sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche. Grazie a una estesa e complessa rete di computer preliminarmente infettati tramite la diffusione del malware EyePyramid, i due avrebbero acquisito per anni dalle vittime prescelte notizie riservate, dati sensibili e informazioni.
Le vittime delle intercettazioni
Mario Draghi, Matteo Renzi, Mario Monti, il comandante della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, Fabrizio Saccomanni, Vincenzo Scotti: sono alcuni dei nomi che venivano intercettati illegamente. Sarebbero stati spiati poi pure Ignazio La Russa, Fabrizio Cicchito, Piero Fassino, Daniele Capezzone e in Vaticano monsignor Ravasi. Tra i politici e i nomi di spicco spiati dall'ingegnere nucleare di 45 anni, Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria, 49 anni, entrambi residenti a Londra ma domiciliati a Roma, Matteo Renzi e il sito del Partito Democratico, ma anche Mario Draghi, Mario Monti, il comandante della Guardia di Finanza Saverio Capolupo.
Video : Politici e imprenditori nel mirino delle cyber spie
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Re: Diario della caduta di un regime.
10 gen 2017 15:36
1. I FRATELLI OCCHIONERO HANNO "SCHEDATO L'INTERO SISTEMA DEL POTERE ITALIANO”
2. UNA RETE CHE I DUE HANNO CERCATO DI COPRIRE: DURANTE LE PERQUISIZIONI, FRANCESCA MARIA HA DISTRUTTO UNA SMART CARD DAVANTI AGLI OCCHI DELLA POLIZIA E HA DIGITATO PIÙ VOLTE LA PASSWORD SBAGLIATA PER ACCEDERE A UN PC COSÌ DA BLOCCARNE IL CONTENUTO). I DUE VENIVANO INFORMATI DA QUALCUNO DELLE EVOLUZIONI DELL'INCHIESTA NEI LORO CONFRONTI: ALLA VIGILIA DEGLI ARRESTI GIULIO STAVA PER TRASFERIRSI ALL'ESTERO
3. LE VITTIME ERANO PRINCIPALMENTE DI DUE CATEGORIE: MEMBRI DELLA MASSONERIA (COME OCCHIONERO) E POLITICI. RICICCIA L'INCHIESTA P4 DEI PM WOODCOCK E CURCIO. DAGLI ARCHIVI DI DAGOSPIA LA FOTO DI OCCHIONERO CON L'EX AMBASCIATORE AMERICANO, MEL SEMBLER
1. "SCHEDATO L'INTERO SISTEMA DEL POTERE ITALIANO”
Marco Mensurati e Fabio Tonacci per Repubblica.it
L'intero sistema di potere italiano era tenuto sotto controllo da un "gruppo di soggetti" al servizio di "interessi oscuri ed illeciti". Da anni. A questa inquietante conclusione è giunta la procura di Roma che questa mattina ha arrestato due fratelli, Giulio e Francesca Maria Occhionero, con le accuse di "procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato; accesso abusivo a sistema informatico; e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche".
Il telefononino di Renzi. Negli anni, almeno dal 2011, i due fratelli hanno hackerato e rubato dati, documenti e informazioni, "anche riservate", dalle caselle postali di decine e decine di politici. Tra gli obiettivi c'è anche l'ex premier Matteo Renzi, a cui avrebbero bucato direttamente la casella del suo account Apple matteorenzi@me (da cui si può accedere al contenuto riservatissimo dello smartphone) e l'attuale presidente della Banca centrale europea Mario Draghi.
Ma non solo. Nell'elenco delle vittime degli Occhionero, gli investigatori del Cnaipic della polizia Postale hanno trovato di tutto, dal comandante della Guardia di Finanza, il generale Saverio Capolupo all'arcivescovo monsignor Gianfranco Ravasi. E poi i massimi esponenti di tutti i centri di potere del paese, politici, professionisti, sindacalisiti, imprenditori, costruttori.
Il sistema. L'indagine prende il via nel marzo del 2016 quando l'addetto alla sicurezza dell'Enav, Francesco Di Maio si insospettisce per una mail ricevuta dalla casella di un noto professionista romano il professor Ernesto Staiano, con il quale l'Ente dell'aviazione non aveva mai avuto nulla a che fare.
Di Maio l'ha fatta analizzare: l'indagine ha mostrato che l'indirizzo Ip del computer che aveva mandato il messaggio sospetto apparteneva a "un nodo di uscita della rete di anonimazione Tor" e che l'indirizzo del professor Staiano faceva parte di una serie di indirizzi di noti studi professionali "agganciati" con il phishing.
La mail in questione ovviamente conteneva un virus, un malware denominato EyePiramid, in grado di inoltrare presso un altro server localizzato negli Stati Uniti tutto il contenuto del dispositivo infettato. In questo modo, in sostanza, gli Occhionero erano in grado di fare una copia del contenuto dei vari apparecchi e di sapere cosa l'utente stava digitando sulla tastiera.
"Una volta installato - scrive il Gip Maria Paola Tomaselli - il malware non solo garantisce all'attaccante il totale controllo del sistema infettato ma permette la totale sottrazione di documenti e di altre informazioni, incluse quelle riservate, prima che la vittima possa accorgersene".
Schedati 18.327 nomi. Le successive analisi sul malware riscontrato non solo hanno condotto gli investigatori ai due fratelli Occhionero, ma hanno anche schiuso uno scenario da allarme rosso, perché nei server dei due - che evidentemente archiviavano ogni dettaglio rubato - c'era, dossierata, l'intera mappatura sinottica del potere italiano: dal 2011 all'agosto del 2016, i due avevano schedato i computer di 18.327 target, ottenendo in 1793 casi anche le password (infezioni andate a segno) e dunque i relativi dati personali e riservati. Che venivano "rubati" e poi archiviati con metodo spionistico suddividendoli sotto 122 campi di interesse ("politica", "affari", "massoneria"). I target venivano anche geolocalizzati. Nell'archivio c'è anche l'indirizzo mail da cui è partito l'attacco. Nel caso di Renzi, ad esempio, il "last sender" è statoantoniaf@poste.it.
I legami con la P4. Le vittime erano principalmente di due categorie: 1) membri della massoneria (di cui Giulio Occhionero era membro); 2) politici. Ed è proprio analizzando la prima categoria che gli inquirenti hanno avuto l'ennesima sorpresa di questa indagine: "I dati carpiti dalle macchine compromesse venivano inviati in automatico a quattro indirizzi mail che risultavano emersi già nell'inchiesta della P4, dei pm Woodcock e Curcio nel 2011.
Su tali indirizzi veniva fatto dossieraggio illecito con modalità del tutto analoghe". In quelle indagini non si riuscì ad arrivare all'identità di chi era dietro all'EyePiramid. Obbiettivo che è stato invece raggiunto dal pm Eugenio Albamonte grazie alla collaborazione con l'Fbi: era in America infatti che i due Occhionero facevano perdere le proprie tracce, grazie ad appositi servizi di occultamento dell'identità.
L'indagine a questo punto dovrà rispondere ad alcune domande: come è stato possibile bucare con tanta facilità account e apparecchi che lo Stato dovrebbe garantire come inattaccabili? Che cosa è stato trafugato, quali documenti, quali informazioni? Che tipo di utilizzo ne veniva fatto? Chi era il destinatario finale di tutto quel materiale?
Mentre per il filone "massonico" gli inquirenti sono orientati a credere che Occhionero volesse solamente acquisire informazioni per consolidare la sua posizione (appartiene alla Loggia del Goi del Lazio) meno chiara è la pista sul versante politico. Gli investigatori mantengono il massimo riserbo, ma nel capo di imputazione si parla esplicitamente di "notizie concernenti la sicurezza dello stato".
La talpa. Il sistema creato dai fratelli Occhionero, dunque, era enorme. Tanto che il Gip si rifiuta di credere che i due fratelli facessero tutto. "Il ricorrere di alcuni indizi probatori lascia intendere che questa vicenda non sia il frutto dell'isolata iniziativa dei due ma che si collochi in un contesto più ampio", un contesto a cavallo tra politica, massoneria e finanza.
Una rete di potenti che i due Occhionero hanno cercato disperatamente di coprire (durante le perquisizioni, Francesca Maria ha distrutto una smart card davanti agli occhi della Polizia e ha digitato più volte la password sbagliata per accedere a un pc così da bloccarne il contenuto) e dalla quale hanno ottenuto protezione. Il gip parla apertamente di una "rete di contatti che consente agli arrestati di acquisire informazioni riguardo al presente procedimento penale". I due, insomma, venivano informati da qualcuno delle evoluzioni dell'inchiesta nei loro confronti, tanto che alla vigilia degli arresti Giulio stava cercando di trasferirsi all'estero.
1. I FRATELLI OCCHIONERO HANNO "SCHEDATO L'INTERO SISTEMA DEL POTERE ITALIANO”
2. UNA RETE CHE I DUE HANNO CERCATO DI COPRIRE: DURANTE LE PERQUISIZIONI, FRANCESCA MARIA HA DISTRUTTO UNA SMART CARD DAVANTI AGLI OCCHI DELLA POLIZIA E HA DIGITATO PIÙ VOLTE LA PASSWORD SBAGLIATA PER ACCEDERE A UN PC COSÌ DA BLOCCARNE IL CONTENUTO). I DUE VENIVANO INFORMATI DA QUALCUNO DELLE EVOLUZIONI DELL'INCHIESTA NEI LORO CONFRONTI: ALLA VIGILIA DEGLI ARRESTI GIULIO STAVA PER TRASFERIRSI ALL'ESTERO
3. LE VITTIME ERANO PRINCIPALMENTE DI DUE CATEGORIE: MEMBRI DELLA MASSONERIA (COME OCCHIONERO) E POLITICI. RICICCIA L'INCHIESTA P4 DEI PM WOODCOCK E CURCIO. DAGLI ARCHIVI DI DAGOSPIA LA FOTO DI OCCHIONERO CON L'EX AMBASCIATORE AMERICANO, MEL SEMBLER
1. "SCHEDATO L'INTERO SISTEMA DEL POTERE ITALIANO”
Marco Mensurati e Fabio Tonacci per Repubblica.it
L'intero sistema di potere italiano era tenuto sotto controllo da un "gruppo di soggetti" al servizio di "interessi oscuri ed illeciti". Da anni. A questa inquietante conclusione è giunta la procura di Roma che questa mattina ha arrestato due fratelli, Giulio e Francesca Maria Occhionero, con le accuse di "procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato; accesso abusivo a sistema informatico; e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche".
Il telefononino di Renzi. Negli anni, almeno dal 2011, i due fratelli hanno hackerato e rubato dati, documenti e informazioni, "anche riservate", dalle caselle postali di decine e decine di politici. Tra gli obiettivi c'è anche l'ex premier Matteo Renzi, a cui avrebbero bucato direttamente la casella del suo account Apple matteorenzi@me (da cui si può accedere al contenuto riservatissimo dello smartphone) e l'attuale presidente della Banca centrale europea Mario Draghi.
Ma non solo. Nell'elenco delle vittime degli Occhionero, gli investigatori del Cnaipic della polizia Postale hanno trovato di tutto, dal comandante della Guardia di Finanza, il generale Saverio Capolupo all'arcivescovo monsignor Gianfranco Ravasi. E poi i massimi esponenti di tutti i centri di potere del paese, politici, professionisti, sindacalisiti, imprenditori, costruttori.
Il sistema. L'indagine prende il via nel marzo del 2016 quando l'addetto alla sicurezza dell'Enav, Francesco Di Maio si insospettisce per una mail ricevuta dalla casella di un noto professionista romano il professor Ernesto Staiano, con il quale l'Ente dell'aviazione non aveva mai avuto nulla a che fare.
Di Maio l'ha fatta analizzare: l'indagine ha mostrato che l'indirizzo Ip del computer che aveva mandato il messaggio sospetto apparteneva a "un nodo di uscita della rete di anonimazione Tor" e che l'indirizzo del professor Staiano faceva parte di una serie di indirizzi di noti studi professionali "agganciati" con il phishing.
La mail in questione ovviamente conteneva un virus, un malware denominato EyePiramid, in grado di inoltrare presso un altro server localizzato negli Stati Uniti tutto il contenuto del dispositivo infettato. In questo modo, in sostanza, gli Occhionero erano in grado di fare una copia del contenuto dei vari apparecchi e di sapere cosa l'utente stava digitando sulla tastiera.
"Una volta installato - scrive il Gip Maria Paola Tomaselli - il malware non solo garantisce all'attaccante il totale controllo del sistema infettato ma permette la totale sottrazione di documenti e di altre informazioni, incluse quelle riservate, prima che la vittima possa accorgersene".
Schedati 18.327 nomi. Le successive analisi sul malware riscontrato non solo hanno condotto gli investigatori ai due fratelli Occhionero, ma hanno anche schiuso uno scenario da allarme rosso, perché nei server dei due - che evidentemente archiviavano ogni dettaglio rubato - c'era, dossierata, l'intera mappatura sinottica del potere italiano: dal 2011 all'agosto del 2016, i due avevano schedato i computer di 18.327 target, ottenendo in 1793 casi anche le password (infezioni andate a segno) e dunque i relativi dati personali e riservati. Che venivano "rubati" e poi archiviati con metodo spionistico suddividendoli sotto 122 campi di interesse ("politica", "affari", "massoneria"). I target venivano anche geolocalizzati. Nell'archivio c'è anche l'indirizzo mail da cui è partito l'attacco. Nel caso di Renzi, ad esempio, il "last sender" è statoantoniaf@poste.it.
I legami con la P4. Le vittime erano principalmente di due categorie: 1) membri della massoneria (di cui Giulio Occhionero era membro); 2) politici. Ed è proprio analizzando la prima categoria che gli inquirenti hanno avuto l'ennesima sorpresa di questa indagine: "I dati carpiti dalle macchine compromesse venivano inviati in automatico a quattro indirizzi mail che risultavano emersi già nell'inchiesta della P4, dei pm Woodcock e Curcio nel 2011.
Su tali indirizzi veniva fatto dossieraggio illecito con modalità del tutto analoghe". In quelle indagini non si riuscì ad arrivare all'identità di chi era dietro all'EyePiramid. Obbiettivo che è stato invece raggiunto dal pm Eugenio Albamonte grazie alla collaborazione con l'Fbi: era in America infatti che i due Occhionero facevano perdere le proprie tracce, grazie ad appositi servizi di occultamento dell'identità.
L'indagine a questo punto dovrà rispondere ad alcune domande: come è stato possibile bucare con tanta facilità account e apparecchi che lo Stato dovrebbe garantire come inattaccabili? Che cosa è stato trafugato, quali documenti, quali informazioni? Che tipo di utilizzo ne veniva fatto? Chi era il destinatario finale di tutto quel materiale?
Mentre per il filone "massonico" gli inquirenti sono orientati a credere che Occhionero volesse solamente acquisire informazioni per consolidare la sua posizione (appartiene alla Loggia del Goi del Lazio) meno chiara è la pista sul versante politico. Gli investigatori mantengono il massimo riserbo, ma nel capo di imputazione si parla esplicitamente di "notizie concernenti la sicurezza dello stato".
La talpa. Il sistema creato dai fratelli Occhionero, dunque, era enorme. Tanto che il Gip si rifiuta di credere che i due fratelli facessero tutto. "Il ricorrere di alcuni indizi probatori lascia intendere che questa vicenda non sia il frutto dell'isolata iniziativa dei due ma che si collochi in un contesto più ampio", un contesto a cavallo tra politica, massoneria e finanza.
Una rete di potenti che i due Occhionero hanno cercato disperatamente di coprire (durante le perquisizioni, Francesca Maria ha distrutto una smart card davanti agli occhi della Polizia e ha digitato più volte la password sbagliata per accedere a un pc così da bloccarne il contenuto) e dalla quale hanno ottenuto protezione. Il gip parla apertamente di una "rete di contatti che consente agli arrestati di acquisire informazioni riguardo al presente procedimento penale". I due, insomma, venivano informati da qualcuno delle evoluzioni dell'inchiesta nei loro confronti, tanto che alla vigilia degli arresti Giulio stava cercando di trasferirsi all'estero.
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Re: Diario della caduta di un regime.
2. PREMIATA DITTA FRATELLI OCCHIONERO
Maria Antonietta Calabrò per http://www.huffingtonpost.it/
Una dei due arrestati, la signora Francesca Maria Occhionero, è cittadina americana (nata a Medford), essendo nata negli States, e lì è cresciuta con la famiglia d'origini. Entrambi i fratelli sono residenti a Londra. L’ingegnere nucleare Giulio era pronto a lavorare a Londra per importanti istituzioni finanziarie.
La società dei due arrestati, Westlands Securities (della quale fanno parte i server per la gestione del malware utilizzato) ha lavorato come consulente per il governo americano in alcune infrastrutture del porto di Taranto. Anche i server in cui venivano accumulati i dati erano negli Stati Uniti. Ma è stato proprio grazie alla collaborazione dell’Fbi che è stata impedita la distruzione del materiale. Ed è stata già avviata rogatoria negli Stati Uniti per recuperarlo.
Maria Antonietta Calabrò per http://www.huffingtonpost.it/
Una dei due arrestati, la signora Francesca Maria Occhionero, è cittadina americana (nata a Medford), essendo nata negli States, e lì è cresciuta con la famiglia d'origini. Entrambi i fratelli sono residenti a Londra. L’ingegnere nucleare Giulio era pronto a lavorare a Londra per importanti istituzioni finanziarie.
La società dei due arrestati, Westlands Securities (della quale fanno parte i server per la gestione del malware utilizzato) ha lavorato come consulente per il governo americano in alcune infrastrutture del porto di Taranto. Anche i server in cui venivano accumulati i dati erano negli Stati Uniti. Ma è stato proprio grazie alla collaborazione dell’Fbi che è stata impedita la distruzione del materiale. Ed è stata già avviata rogatoria negli Stati Uniti per recuperarlo.
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Re: Diario della caduta di un regime.
ESCLUSIVO
Gli hacker di Mafia capitale
I due fratelli Occhionero, arrestati per cyberspionaggio ai danni di decine di politici, businessman e prelati, sono stati amministratori di società collegate al faccendiere Salvatore Buzzi, uno dei principali imputati del processo romano
DI GIANFRANCESCO TURANO
10 gennaio 2017
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Gli hacker di Mafia capitale
Tutte le strade portano a Roma capitale. Il detto vale anche per i due fratelli hacker, Giulio e Francesca Maria Occhionero, arrestati la mattina del 10 gennaio perché spiavano sistematicamente politici al massimo livello, businessmen, alti prelati ed esponenti della massoneria: da Matteo Renzi a monsignor Gianfranco Ravasi, dal Governatore della Bce Mario Draghi al'ex premier Mario Monti fino al Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Stefano Bisi.
Francesca Maria Occhionero, nata negli Stati Uniti 48 anni fa, e Giulio, classe 1971, sono stati rispettivamente presidente del cda e amministratore della Rogest, oggi fallita, una delle società immobiliari riferibili a Salvatore Buzzi e alla cooperativa 29 giugno finite sotto sequestro giudiziario a giugno del 2015.
La Polizia Postale ha individuato a Roma una vera e propria centrale di cyberspionaggio, che intercettava e raccoglieva dati sensibili su personaggi noti della politica e della finanza. In manette un ingegnere nucleare di 45 anni e la sorella di 49, conosciuti negli ambienti dell'alta finanza, residenti a Londra ma domiciliati nella capitale
Gli Occhionero hanno svolto il loro ruolo in Rogest per circa un anno e mezzo fra il 2006 e il 2007. Fra gli azionisti della Rogest ci sono stati la Edil House 80 di Andrea Munno, con un passato nell'estrema destra, la Luoghi del Tempo di Lucia Mokbel, sorella di Gennaro coinvolto nelle inchieste su Finmeccanica, la Sarim immobiliare, pure considerata nella disponibilità di Buzzi, e la Casa Comune 2000 di Ladispoli, anche questa presente nelle carte di Mafia capitale.
In un'altra società, la Sire, gli Occhionero sono stati amministratori. La Sire risulta in liquidazione con pendenze per circa 8 milioni di euro nei confronti della regione Lazio nell'ultimo bilancio disponibile (2008).
Era invece nel diretto controllo dei fratelli Occhionero la Westland securities, partecipata da una limited omonima con sede a Londra e dalla Owl Investments, insediata nel paradiso offshore delle Turks and Caicos. La filiale romana della Westland, attiva fra Italia e Stati Uniti e collegata alla maltese Pombal, è stata cancellata nel marzo del 2015.
Video: http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
Gli hacker di Mafia capitale
I due fratelli Occhionero, arrestati per cyberspionaggio ai danni di decine di politici, businessman e prelati, sono stati amministratori di società collegate al faccendiere Salvatore Buzzi, uno dei principali imputati del processo romano
DI GIANFRANCESCO TURANO
10 gennaio 2017
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Gli hacker di Mafia capitale
Tutte le strade portano a Roma capitale. Il detto vale anche per i due fratelli hacker, Giulio e Francesca Maria Occhionero, arrestati la mattina del 10 gennaio perché spiavano sistematicamente politici al massimo livello, businessmen, alti prelati ed esponenti della massoneria: da Matteo Renzi a monsignor Gianfranco Ravasi, dal Governatore della Bce Mario Draghi al'ex premier Mario Monti fino al Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Stefano Bisi.
Francesca Maria Occhionero, nata negli Stati Uniti 48 anni fa, e Giulio, classe 1971, sono stati rispettivamente presidente del cda e amministratore della Rogest, oggi fallita, una delle società immobiliari riferibili a Salvatore Buzzi e alla cooperativa 29 giugno finite sotto sequestro giudiziario a giugno del 2015.
La Polizia Postale ha individuato a Roma una vera e propria centrale di cyberspionaggio, che intercettava e raccoglieva dati sensibili su personaggi noti della politica e della finanza. In manette un ingegnere nucleare di 45 anni e la sorella di 49, conosciuti negli ambienti dell'alta finanza, residenti a Londra ma domiciliati nella capitale
Gli Occhionero hanno svolto il loro ruolo in Rogest per circa un anno e mezzo fra il 2006 e il 2007. Fra gli azionisti della Rogest ci sono stati la Edil House 80 di Andrea Munno, con un passato nell'estrema destra, la Luoghi del Tempo di Lucia Mokbel, sorella di Gennaro coinvolto nelle inchieste su Finmeccanica, la Sarim immobiliare, pure considerata nella disponibilità di Buzzi, e la Casa Comune 2000 di Ladispoli, anche questa presente nelle carte di Mafia capitale.
In un'altra società, la Sire, gli Occhionero sono stati amministratori. La Sire risulta in liquidazione con pendenze per circa 8 milioni di euro nei confronti della regione Lazio nell'ultimo bilancio disponibile (2008).
Era invece nel diretto controllo dei fratelli Occhionero la Westland securities, partecipata da una limited omonima con sede a Londra e dalla Owl Investments, insediata nel paradiso offshore delle Turks and Caicos. La filiale romana della Westland, attiva fra Italia e Stati Uniti e collegata alla maltese Pombal, è stata cancellata nel marzo del 2015.
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Re: Diario della caduta di un regime.
INCHIESTA
Cyberspionaggio, così funzionava il meccanismo di controllo
L’indagine condotta dagli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia che ha portato all'arresto dei due fratelli Occhionero ha scoperchiato un'attività di dossieraggio durato anni. Che riguardava non solo esponenti di rilievo istituzionale ma anche vittime apparentemente insospettabili. Da Sergio De Gregorio alla Cgil di Torino fino a una società di trasporti di Frosinone recentemente fallita
DI FLORIANA BULFON
10 gennaio 2017
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Cyberspionaggio, così funzionava il meccanismo di controllo
Il meccanismo digitale di controllo era questo: un server Command and Control utilizzato per controllare l’azione del malware, da lì la gestione di tutti i sistemi informatici infettati, inviando file di configurazione, sottraendo protocolli di posta elettronica e memorizzando migliaia di documenti da custodire negli Stati Uniti.
18327 username univoche, 1793 di queste corredate da password, suddivise in 122 categorie: dalla politica, agli affari, dalla massoneria ai palazzinari, fino alla Guardia di Finanza e al Vaticano. A gestire l’”eye pyramid”, l’occhio della Piramide, due fratelli romani, Giulio e Francesca Maria Occhionero. Personaggi noti dell’alta finanza capitolina trapianti a Londra che, secondo l’indagine condotta dagli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale in collaborazione con la Cyber Division dell’Fbi, avrebbero coordinato una rete di computer infettati con un malware acquisendo per anni notizie riservate e dati sensibili di autorità di strategica importanza o di sistemi informatici protetti utilizzati dallo Stato e da altri enti pubblici.
I dati carpiti, attraverso l’invio di una mail, e ricevuti comodamente sul pc venivano catalogati poi in sottocartelle ciascuna con una differente tipologia: dalle password per le mail e messenger ai preferiti del browser, dalla cronologia dei siti visitati alle conversazioni Skype, fino ai collegamenti email tra le vittime.
Tra gli spiati appartenenti alla massoneria, raggruppati nella cartella Bros (Brothers, ossia Fratelli ndr) quali il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi e il presidente del Collegio dei Venerabili del Lazio Franco Conforti, e politici e uomini d’affari racchiusi nella cartella POBU (Politicians Business ndr). Si va dall’account Apple dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi agli indirizzi email degli ex governatori della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni e dell’ora presidente della BCE Mario Draghi. E poi Mario Monti, Vincenzo Scotti e Vincenzo Fortunato, il comandante della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, l’ex portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti e l’ex ministro Maria Vittoria Brambilla. Sotto controllo anche la posta elettronica di Ignazio La Russa e Piero Fassino, quella di Fabrizio Cicchitto fino ai computer in uso a due collaboratori del Cardinale Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e pure quelli della Casa Bonus Pastor, 89 camere a ridosso delle mura vaticane con aria condizionata, wi-fi e tv satellitare adibite a struttura alberghiera.
E poi tanti studi legali. Tra questi quello dell’ex parlamentare Pdl Maurizio Scelli, già commissario della Croce Rossa, lo studio Ghia che raggruppa esperti di diritto societario fallimentare e bancario, avvocati internazionali specializzati in consulenza e rappresentanza di enti pubblici, professori di diritto amministrativo come Mario Macchia e legali come Elena Prezioso, dirigente dell’ufficio contenzioso dell’Avvocatura generale del Lazio
Se l’interesse di Occhionero, scrivono gli inquirenti, “nei confronti dei suoi fratelli massoni possa essere legato a giochi di potere” o nel caso della cartella classificata come TABU (Taranto Business ndr) ad affari riconducibili alla sua società, la Westland Securities, se risultano ‘comprensibili’ le mire di spionaggio di esponenti di rilievo istituzionale, lascia ancora senza spiegazione la scelta di altre ‘vittime’.
A partire dal pc della segreteria di Lettere dalla seconda università di Napoli, la Cgil di Torino o la Toti trans, una società di trasporti di Frosinone recentemente fallita. Ci sono inoltre i pc di due agenzie della Reale mutua assicurazioni di Roma e quelli dell’istituto neuro-traumatologico italiano che vanta oltre 1000 posti letto e 1200 dipendenti e infine la MBA, la più grande mutua sanitaria italiana per numero di soci.
Nelle mire anche l’account gmail di Sergio De Gregorio, ex senatore Pdl, ex direttore de ‘L’Avanti!’ decaduto dall’immunità e finito ai domiciliari, e il pc di Antonio Pulcini, patron dell’impero di palazzine a Roma, una famiglia coinvolta in varie inchieste, tra le ultime quella di mafia Capitale.
Un’attività di dossieraggio durata anni, con il malware in continua evoluzione. Le prime cartelle risalgono al 2010, le ultime segnalano come data di infezione agosto 2016. Lo scorso luglio, secondo i tecnici, sono state aggiunte due nuove classi aventi il compito rispettivamente di creare alert in base ad una lista di parole chiave e di geolocalizzare la vittima in base all’indirizzo IP.
L’indagine è partita dalla segnalazione dell’invio di una email indirizzata a Francesco di Maio, a capo della security di Enav, un’infrastruttura critica nazionale. La mail conteneva il virus e seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici.
Per i due fratelli, oggi arrestati, le accuse sono di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche.
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CYBERSPIONAGGIO
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Cyberspionaggio, così funzionava il meccanismo di controllo
L’indagine condotta dagli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia che ha portato all'arresto dei due fratelli Occhionero ha scoperchiato un'attività di dossieraggio durato anni. Che riguardava non solo esponenti di rilievo istituzionale ma anche vittime apparentemente insospettabili. Da Sergio De Gregorio alla Cgil di Torino fino a una società di trasporti di Frosinone recentemente fallita
DI FLORIANA BULFON
10 gennaio 2017
Cyberspionaggio, così funzionava il meccanismo di controllo
Il meccanismo digitale di controllo era questo: un server Command and Control utilizzato per controllare l’azione del malware, da lì la gestione di tutti i sistemi informatici infettati, inviando file di configurazione, sottraendo protocolli di posta elettronica e memorizzando migliaia di documenti da custodire negli Stati Uniti.
18327 username univoche, 1793 di queste corredate da password, suddivise in 122 categorie: dalla politica, agli affari, dalla massoneria ai palazzinari, fino alla Guardia di Finanza e al Vaticano. A gestire l’”eye pyramid”, l’occhio della Piramide, due fratelli romani, Giulio e Francesca Maria Occhionero. Personaggi noti dell’alta finanza capitolina trapianti a Londra che, secondo l’indagine condotta dagli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale in collaborazione con la Cyber Division dell’Fbi, avrebbero coordinato una rete di computer infettati con un malware acquisendo per anni notizie riservate e dati sensibili di autorità di strategica importanza o di sistemi informatici protetti utilizzati dallo Stato e da altri enti pubblici.
I dati carpiti, attraverso l’invio di una mail, e ricevuti comodamente sul pc venivano catalogati poi in sottocartelle ciascuna con una differente tipologia: dalle password per le mail e messenger ai preferiti del browser, dalla cronologia dei siti visitati alle conversazioni Skype, fino ai collegamenti email tra le vittime.
Tra gli spiati appartenenti alla massoneria, raggruppati nella cartella Bros (Brothers, ossia Fratelli ndr) quali il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi e il presidente del Collegio dei Venerabili del Lazio Franco Conforti, e politici e uomini d’affari racchiusi nella cartella POBU (Politicians Business ndr). Si va dall’account Apple dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi agli indirizzi email degli ex governatori della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni e dell’ora presidente della BCE Mario Draghi. E poi Mario Monti, Vincenzo Scotti e Vincenzo Fortunato, il comandante della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, l’ex portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti e l’ex ministro Maria Vittoria Brambilla. Sotto controllo anche la posta elettronica di Ignazio La Russa e Piero Fassino, quella di Fabrizio Cicchitto fino ai computer in uso a due collaboratori del Cardinale Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e pure quelli della Casa Bonus Pastor, 89 camere a ridosso delle mura vaticane con aria condizionata, wi-fi e tv satellitare adibite a struttura alberghiera.
E poi tanti studi legali. Tra questi quello dell’ex parlamentare Pdl Maurizio Scelli, già commissario della Croce Rossa, lo studio Ghia che raggruppa esperti di diritto societario fallimentare e bancario, avvocati internazionali specializzati in consulenza e rappresentanza di enti pubblici, professori di diritto amministrativo come Mario Macchia e legali come Elena Prezioso, dirigente dell’ufficio contenzioso dell’Avvocatura generale del Lazio
Se l’interesse di Occhionero, scrivono gli inquirenti, “nei confronti dei suoi fratelli massoni possa essere legato a giochi di potere” o nel caso della cartella classificata come TABU (Taranto Business ndr) ad affari riconducibili alla sua società, la Westland Securities, se risultano ‘comprensibili’ le mire di spionaggio di esponenti di rilievo istituzionale, lascia ancora senza spiegazione la scelta di altre ‘vittime’.
A partire dal pc della segreteria di Lettere dalla seconda università di Napoli, la Cgil di Torino o la Toti trans, una società di trasporti di Frosinone recentemente fallita. Ci sono inoltre i pc di due agenzie della Reale mutua assicurazioni di Roma e quelli dell’istituto neuro-traumatologico italiano che vanta oltre 1000 posti letto e 1200 dipendenti e infine la MBA, la più grande mutua sanitaria italiana per numero di soci.
Nelle mire anche l’account gmail di Sergio De Gregorio, ex senatore Pdl, ex direttore de ‘L’Avanti!’ decaduto dall’immunità e finito ai domiciliari, e il pc di Antonio Pulcini, patron dell’impero di palazzine a Roma, una famiglia coinvolta in varie inchieste, tra le ultime quella di mafia Capitale.
Un’attività di dossieraggio durata anni, con il malware in continua evoluzione. Le prime cartelle risalgono al 2010, le ultime segnalano come data di infezione agosto 2016. Lo scorso luglio, secondo i tecnici, sono state aggiunte due nuove classi aventi il compito rispettivamente di creare alert in base ad una lista di parole chiave e di geolocalizzare la vittima in base all’indirizzo IP.
L’indagine è partita dalla segnalazione dell’invio di una email indirizzata a Francesco di Maio, a capo della security di Enav, un’infrastruttura critica nazionale. La mail conteneva il virus e seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici.
Per i due fratelli, oggi arrestati, le accuse sono di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche.
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CYBERSPIONAGGIO
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Re: Diario della caduta di un regime.
ESCLUSIVO
Il colpo grosso degli evasori della lira
Un tesoro da cinquemila miliardi rimasto nascosto. E ora, a evasione prescritta, i proprietari vogliono convertirlo. Ma l’Antimafia indaga. Il collettore dei fondi è un finanziere di Lugano: “In cambio faremo beneficenza”
DI GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE
10 gennaio 2017
23
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Per contenerli tutti ci vorrebbe un palazzo di almeno 40 piani. Per trasportarli servirebbero oltre mille camion. Cinquemila miliardi di lire sono circa due miliardi e mezzo di euro. Basterebbero, a titolo di esempio, a coprire per intero le spese che l’Italia sostiene in un anno per dare soccorso e accogliere i migranti che sbarcano sulle nostre coste. Questa montagna di denaro non è però di proprietà pubblica. Sono soldi privati. Privatissimi. Un pezzo di economia criminale del secolo scorso rimasto inabissato per oltre quindici anni. Ricchezza sfuggita completamente al radar di polizie, procure e Fisco. Un malloppo che, adesso, sfruttando le pieghe della legge, potrebbe essere riciclato nell’economia italiana.
Per capire perché, nel 2017, qualcuno dovrebbe tenersi in casa cataste di lire, quando il termine per convertirle in euro è ampiamente scaduto, bisogna andare a Spinea, campagna veneziana. Lo studio dell’avvocato Luciano Faraon è una villetta singola a tre piani, con i muri esterni gialli e il tetto in legno. L’ufficio è pieno di icone e simboli vari del cattolicesimo. È a questo professionista di 72 anni, presidente dell’Associazione Internazionale Vittime Giudiziarie e difensore del primo pentito della Mala del Brenta, che si sono rivolti i proprietari del tesoro nero. Una specie di banda della lira. Palazzinari, soprattutto, ma anche imprenditori di altri settori, persino un petroliere e un magistrato. Venti persone, sostiene l’avvocato, che mantiene massimo riserbo sull’identità dei suoi clienti ma mostra le foto delle lire impilate su tavoli e pavimenti. E promette di andare fino alla Corte europea per ottenere giustizia.
Già, giustizia. Quando gli si chiede dell’origine di questo denaro, Faraon cita San Giovanni Maria Vianney: «I soldi sono lo sterco del diavolo? Sì, ma io li adopero per concimare la Messa del Signore». La traduzione laica è piuttosto elementare. «Questi cinquemila miliardi di vecchie lire», è il ragionamento dell’avvocato, «potrebbero anche non essere immacolati, anzi diciamo pure che sono per lo più frutto di evasione fiscale. Ma in un momento di crisi economica come questa, dove gli investimenti servono come il pane, perché dovremmo perderli? Non sarebbe meglio usarli per immetterli nell’economia legale? Io penso che in mezzo a tanti condoni non guasterebbe farne uno in più al fine di far ripartire l’economia».
Faraon lo ha scritto all’Agenzia delle Entrate del Veneto e alla Banca d’Italia, l’istituto che deve decidere se cambiare o meno questa massa impressionate di lire. I suoi clienti, dice, sono disposti a devolvere allo Stato il 3 per cento della somma convertita. Una somma, a dir la verità, non molto onerosa: lo scudo fiscale di Giulio Tremonti del 2002 prevedeva infatti un’aliquota simile, il 2,5 per cento, ma è stata la sanatoria più generosa. E, in seguito, con la “voluntary disclosure” si è arrivati a pagare per intero le tasse dovute. Sostiene l’avvocato, però, che i suoi venti clienti devolverebbero un altro 2 o 3 per cento al Centro Beata Maria Bolognesi, associazione creata in onore dell’omonima donna veneta e considerata dai suoi seguaci un’epigona di Padre Pio, con tanto di stimmate.
Ma torniamo al tesoro nero e al perché, dopo quindici anni di silenzio, è tornato a galla. Per capirlo bisogna ripercorrere l’intricata vicenda della conversione fra lire ed euro. E tenere a mente le date. La storia inizia alla fine del 2011, quando al governo italiano c’è Mario Monti. Mancano pochi mesi e poi le lire non si potranno più cambiare. Il termine scatta il 28 febbraio del 2012, dieci anni e due mesi dopo l’entrata in circolazione della valuta europea. Quei due mesi sono fondamentali per i proprietari dei cinquemila miliardi di lire. La maggior parte dei reati, compresi tutti quelli di natura fiscale, si prescrivono infatti dopo dieci anni esatti. Significa che a partire dal 2 gennaio del 2012, in teoria, chiunque denunci il possesso di lire non avrà problemi con la giustizia.
Evasione fiscale? Sequestri di persona? Traffico di droga? Non importa: tutto cancellato.
A rovinare i piani della banda arriva però un decreto. È il Salva Italia , varato il 6 dicembre del 2011. Una legge con cui il governo Monti anticipa di tre mesi la scadenza per la conversione. Non più il 28 febbraio del 2012, ma il 6 dicembre stesso. Poco prima della scadenza dei fatidici dieci anni. Per la banda della lira è una sciagura. Non possono più convertire il loro tesoro, salvo rischiare le indagini della magistratura. A questo punto, però, in loro soccorso arriva un altro colpo di scena. Nel 2015 la Corte Costituzionale dichiara illegittima la norma varata dal governo Monti. Anticipare la scadenza per la conversione delle lire è stato un atto incostituzionale, sentenziano i giudici. Un pasticcio burocratico in cui la banda si butta a capofitto. Ed è così che arriviamo ai giorni nostri.
La battaglia si combatte in punta di diritto. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, la Banca d’Italia spiega che la finestra per convertire le lire in euro è riaperta. Non per tutti, però. Solo per chi è in grado di dimostrare di aver fatto richiesta di conversione tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012. I venti clienti dell’avvocato Faraon non l’hanno fatto, ma lui è convinto di poter comunque ottenere ragione. «La decisione della Banca d’Italia», sostiene l’avvocato, «è assolutamente illecita visto che dopo il 31 dicembre 2011 non era presentabile né era accettata alcuna istanza di conversione lire-euro.
Inoltre, nel trattato di Maastricht non esiste alcuna clausola che ponga un termine a uno Stato dell’Unione europea per la conversione. Al momento ci sono infatti ben dieci nazioni europee, fra cui la Germania, che non hanno posto limiti al cambio delle vecchie banconote in euro. Perché l’Italia sì? E poi c’è l’emendamento del Movimento 5 Stelle, approvato l’anno scorso nel decreto Milleproroghe, che impegna il governo a porre in essere tutte le iniziative necessarie per estendere anche a coloro che non abbiano effettuato la richiesta di convertire lire fra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012». Insomma, Faraon è convinto che la partita sia ancora aperta. E che la banda della Lira, alla fine, riuscirà a spuntarla.
Resta da ricostruire l’origine dei cinquemila miliardi di lire. Perché se è vero che i crimini fiscali sono ormai prescritti, c’è il sospetto di essere di fronte a capitali da riciclare, frutto di traffici mai scoperti. È per questo motivo, secondo quanto risulta all’Espresso, che l’operazione è in stallo. Le richieste di conversione inoltrate dall’avvocato Faraon hanno infatti destato l’attenzione dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, l’ufficio che ha il compito di inviare a Guardia di Finanza e Direzione investigativa antimafia le segnalazioni di operazioni sospette. Indagando sulla Banda della Lira, i funzionari di via Nazionale hanno scoperto che a coordinare i presunti venti proprietari dei cinquemila miliardi di lire c’è un broker finanziario italiano. Con legami molto importanti. Si chiama Giorgio Ronchi, ha 70 anni, vive in Svizzera e a quanto spiega Faraon è il collettore della maggior parte dei fondi, nascosta nella Confederazione elvetica, da sempre rifugio prediletto dell’evasione tricolore.
«Il Dio denaro non deve mai prevalere. Anzi, ci si deve sempre ricordare di come restituire quello che il Signore ci ha dato anche come disponibilità economiche»: così parlava Ronchi in un’intervista rilasciata nel 2000 a Tracce, la rivista di Comunione e Liberazione. Sono passati diciassette anni e il trader italo-svizzero continua a coltivare il suo animo filantropico. Anche lui, come l’avvocato Faraon, promuove infatti la donazione di vecchie lire in favore del Centro Beata Maria Bolognesi. Gli investigatori temono però che con la maxi conversione il finanziere possa riuscire ad aiutare non solo l’associazione cattolica ma anche interessi ben più terreni.
Il curriculum ufficiale di Ronchi è costellato di successi. Lo chiamavano l’italiano col braccio d’oro, quando negli anni Ottanta mise a segno un clamoroso acquisto a Wall Street: quello del colosso americano dell’informatica Memorex, che comprò a debito insieme a un gruppetto di dirigenti dell’azienda. Fu l’operazione finanziaria che lo fece conoscere al mondo. Poi è arrivata la fondazione di Etf Group, società di venture capital con base a Lugano, e la guida di Teknecomp, ora chiamata Intek e quotata a Piazza Affari. La lista delle società che Ronchi ha incrociato nella sua carriera è lunghissima. Ed è proprio scorrendola che gli ispettori hanno notato alcuni collegamenti sospetti. Come quello con Giovanni Summo, consulente finanziario coinvolto in un processo contro la ’ndrangheta emiliana. Assolto di recente, Summo è stato insieme a Ronchi uno degli azionisti della società svizzera Top Multimedia, messa in liquidazione l’anno scorso. Ma non è l’unica coincidenza ad aver attirato l’attenzione degli ispettori. Nel loro rapporto, gli uomini della Banca d’Italia evidenziano come il finanziere risulti oggi amministratore e socio di Naturalia Energy, il cui azionista di maggioranza è Giorgio Guaglianone, parente dell’ex membro dei Nuclei armati rivoluzionari di Milano, Pasquale “Lino” Guaglianone, lo stesso finito nell’inchiesta dell’antimafia di Reggio Calabria insieme al vecchio tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito.
Una quantità di incarichi e poltrone, quelle collezionate da Ronchi, che lo collegano in qualche modo anche alla famiglia Berlusconi. Il broker italo-svizzero è stato infatti consigliere della società milanese Logilab negli stessi anni in cui nel cda sedeva Marina Berlusconi. Ma, soprattutto, ha avuto un ruolo di primo piano nella Società di Partecipazioni, holding romana rappresentata da Stefania Colosi. Come si legge nella relazione dell’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia, la Colosi è «presente negli archivi per una serie di segnalazioni di operazioni sospette». Tra queste, il trasferimento di 1,3 milioni di euro da parte di Paolo Berlusconi, fratello dell’ex premier, a suo marito, l’ex dirigente di polizia Luigi Ferdinandi. Parte di questo denaro è stato poi reinvestito all’estero e in polizze assicurative intestate a lui e alla stessa Colosi. Perché Paolo Berlusconi avrebbe dovuto versare a un poliziotto 1,3 milioni di euro, che in parte gli erano stati trasferiti dal fratello Silvio, rimane però un mistero.
Di certo sono questi nomi e incroci societari ad aver messo in moto i segugi di Bankitalia intorno alla figura di Ronchi e alla richiesta tardiva di conversione delle vecchie lire. Segnali che hanno acceso numerose spie di pericolo nei sistemi informatici dell’unità anti riciclaggio. Il timore più grande, in via Nazionale, è quello di permettere un’operazione dai contorni per nulla chiari. Troppe anomalie, si legge nei rapporti riservati sui cinquemila miliardi di lire. Per questo la documentazione dell’Unità finanziaria è stata inviata d’urgenza anche alla procura nazionale antimafia. Perché se è vero che l’evasione fiscale è prescritta, la richiesta potrebbe permettere di fare luce sulle origini di un tesoro rimasto nascosto troppo a lungo. E che adesso, se Faraon e soci riusciranno ad ottenere ragione, potrebbe tornare improvvisamente a galla. Ripulito da ogni nefandezza. E utile, magari, per fare diventare santa Maria Bolognesi.
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Il colpo grosso degli evasori della lira
Un tesoro da cinquemila miliardi rimasto nascosto. E ora, a evasione prescritta, i proprietari vogliono convertirlo. Ma l’Antimafia indaga. Il collettore dei fondi è un finanziere di Lugano: “In cambio faremo beneficenza”
DI GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE
10 gennaio 2017
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Per contenerli tutti ci vorrebbe un palazzo di almeno 40 piani. Per trasportarli servirebbero oltre mille camion. Cinquemila miliardi di lire sono circa due miliardi e mezzo di euro. Basterebbero, a titolo di esempio, a coprire per intero le spese che l’Italia sostiene in un anno per dare soccorso e accogliere i migranti che sbarcano sulle nostre coste. Questa montagna di denaro non è però di proprietà pubblica. Sono soldi privati. Privatissimi. Un pezzo di economia criminale del secolo scorso rimasto inabissato per oltre quindici anni. Ricchezza sfuggita completamente al radar di polizie, procure e Fisco. Un malloppo che, adesso, sfruttando le pieghe della legge, potrebbe essere riciclato nell’economia italiana.
Per capire perché, nel 2017, qualcuno dovrebbe tenersi in casa cataste di lire, quando il termine per convertirle in euro è ampiamente scaduto, bisogna andare a Spinea, campagna veneziana. Lo studio dell’avvocato Luciano Faraon è una villetta singola a tre piani, con i muri esterni gialli e il tetto in legno. L’ufficio è pieno di icone e simboli vari del cattolicesimo. È a questo professionista di 72 anni, presidente dell’Associazione Internazionale Vittime Giudiziarie e difensore del primo pentito della Mala del Brenta, che si sono rivolti i proprietari del tesoro nero. Una specie di banda della lira. Palazzinari, soprattutto, ma anche imprenditori di altri settori, persino un petroliere e un magistrato. Venti persone, sostiene l’avvocato, che mantiene massimo riserbo sull’identità dei suoi clienti ma mostra le foto delle lire impilate su tavoli e pavimenti. E promette di andare fino alla Corte europea per ottenere giustizia.
Già, giustizia. Quando gli si chiede dell’origine di questo denaro, Faraon cita San Giovanni Maria Vianney: «I soldi sono lo sterco del diavolo? Sì, ma io li adopero per concimare la Messa del Signore». La traduzione laica è piuttosto elementare. «Questi cinquemila miliardi di vecchie lire», è il ragionamento dell’avvocato, «potrebbero anche non essere immacolati, anzi diciamo pure che sono per lo più frutto di evasione fiscale. Ma in un momento di crisi economica come questa, dove gli investimenti servono come il pane, perché dovremmo perderli? Non sarebbe meglio usarli per immetterli nell’economia legale? Io penso che in mezzo a tanti condoni non guasterebbe farne uno in più al fine di far ripartire l’economia».
Faraon lo ha scritto all’Agenzia delle Entrate del Veneto e alla Banca d’Italia, l’istituto che deve decidere se cambiare o meno questa massa impressionate di lire. I suoi clienti, dice, sono disposti a devolvere allo Stato il 3 per cento della somma convertita. Una somma, a dir la verità, non molto onerosa: lo scudo fiscale di Giulio Tremonti del 2002 prevedeva infatti un’aliquota simile, il 2,5 per cento, ma è stata la sanatoria più generosa. E, in seguito, con la “voluntary disclosure” si è arrivati a pagare per intero le tasse dovute. Sostiene l’avvocato, però, che i suoi venti clienti devolverebbero un altro 2 o 3 per cento al Centro Beata Maria Bolognesi, associazione creata in onore dell’omonima donna veneta e considerata dai suoi seguaci un’epigona di Padre Pio, con tanto di stimmate.
Ma torniamo al tesoro nero e al perché, dopo quindici anni di silenzio, è tornato a galla. Per capirlo bisogna ripercorrere l’intricata vicenda della conversione fra lire ed euro. E tenere a mente le date. La storia inizia alla fine del 2011, quando al governo italiano c’è Mario Monti. Mancano pochi mesi e poi le lire non si potranno più cambiare. Il termine scatta il 28 febbraio del 2012, dieci anni e due mesi dopo l’entrata in circolazione della valuta europea. Quei due mesi sono fondamentali per i proprietari dei cinquemila miliardi di lire. La maggior parte dei reati, compresi tutti quelli di natura fiscale, si prescrivono infatti dopo dieci anni esatti. Significa che a partire dal 2 gennaio del 2012, in teoria, chiunque denunci il possesso di lire non avrà problemi con la giustizia.
Evasione fiscale? Sequestri di persona? Traffico di droga? Non importa: tutto cancellato.
A rovinare i piani della banda arriva però un decreto. È il Salva Italia , varato il 6 dicembre del 2011. Una legge con cui il governo Monti anticipa di tre mesi la scadenza per la conversione. Non più il 28 febbraio del 2012, ma il 6 dicembre stesso. Poco prima della scadenza dei fatidici dieci anni. Per la banda della lira è una sciagura. Non possono più convertire il loro tesoro, salvo rischiare le indagini della magistratura. A questo punto, però, in loro soccorso arriva un altro colpo di scena. Nel 2015 la Corte Costituzionale dichiara illegittima la norma varata dal governo Monti. Anticipare la scadenza per la conversione delle lire è stato un atto incostituzionale, sentenziano i giudici. Un pasticcio burocratico in cui la banda si butta a capofitto. Ed è così che arriviamo ai giorni nostri.
La battaglia si combatte in punta di diritto. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, la Banca d’Italia spiega che la finestra per convertire le lire in euro è riaperta. Non per tutti, però. Solo per chi è in grado di dimostrare di aver fatto richiesta di conversione tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012. I venti clienti dell’avvocato Faraon non l’hanno fatto, ma lui è convinto di poter comunque ottenere ragione. «La decisione della Banca d’Italia», sostiene l’avvocato, «è assolutamente illecita visto che dopo il 31 dicembre 2011 non era presentabile né era accettata alcuna istanza di conversione lire-euro.
Inoltre, nel trattato di Maastricht non esiste alcuna clausola che ponga un termine a uno Stato dell’Unione europea per la conversione. Al momento ci sono infatti ben dieci nazioni europee, fra cui la Germania, che non hanno posto limiti al cambio delle vecchie banconote in euro. Perché l’Italia sì? E poi c’è l’emendamento del Movimento 5 Stelle, approvato l’anno scorso nel decreto Milleproroghe, che impegna il governo a porre in essere tutte le iniziative necessarie per estendere anche a coloro che non abbiano effettuato la richiesta di convertire lire fra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012». Insomma, Faraon è convinto che la partita sia ancora aperta. E che la banda della Lira, alla fine, riuscirà a spuntarla.
Resta da ricostruire l’origine dei cinquemila miliardi di lire. Perché se è vero che i crimini fiscali sono ormai prescritti, c’è il sospetto di essere di fronte a capitali da riciclare, frutto di traffici mai scoperti. È per questo motivo, secondo quanto risulta all’Espresso, che l’operazione è in stallo. Le richieste di conversione inoltrate dall’avvocato Faraon hanno infatti destato l’attenzione dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, l’ufficio che ha il compito di inviare a Guardia di Finanza e Direzione investigativa antimafia le segnalazioni di operazioni sospette. Indagando sulla Banda della Lira, i funzionari di via Nazionale hanno scoperto che a coordinare i presunti venti proprietari dei cinquemila miliardi di lire c’è un broker finanziario italiano. Con legami molto importanti. Si chiama Giorgio Ronchi, ha 70 anni, vive in Svizzera e a quanto spiega Faraon è il collettore della maggior parte dei fondi, nascosta nella Confederazione elvetica, da sempre rifugio prediletto dell’evasione tricolore.
«Il Dio denaro non deve mai prevalere. Anzi, ci si deve sempre ricordare di come restituire quello che il Signore ci ha dato anche come disponibilità economiche»: così parlava Ronchi in un’intervista rilasciata nel 2000 a Tracce, la rivista di Comunione e Liberazione. Sono passati diciassette anni e il trader italo-svizzero continua a coltivare il suo animo filantropico. Anche lui, come l’avvocato Faraon, promuove infatti la donazione di vecchie lire in favore del Centro Beata Maria Bolognesi. Gli investigatori temono però che con la maxi conversione il finanziere possa riuscire ad aiutare non solo l’associazione cattolica ma anche interessi ben più terreni.
Il curriculum ufficiale di Ronchi è costellato di successi. Lo chiamavano l’italiano col braccio d’oro, quando negli anni Ottanta mise a segno un clamoroso acquisto a Wall Street: quello del colosso americano dell’informatica Memorex, che comprò a debito insieme a un gruppetto di dirigenti dell’azienda. Fu l’operazione finanziaria che lo fece conoscere al mondo. Poi è arrivata la fondazione di Etf Group, società di venture capital con base a Lugano, e la guida di Teknecomp, ora chiamata Intek e quotata a Piazza Affari. La lista delle società che Ronchi ha incrociato nella sua carriera è lunghissima. Ed è proprio scorrendola che gli ispettori hanno notato alcuni collegamenti sospetti. Come quello con Giovanni Summo, consulente finanziario coinvolto in un processo contro la ’ndrangheta emiliana. Assolto di recente, Summo è stato insieme a Ronchi uno degli azionisti della società svizzera Top Multimedia, messa in liquidazione l’anno scorso. Ma non è l’unica coincidenza ad aver attirato l’attenzione degli ispettori. Nel loro rapporto, gli uomini della Banca d’Italia evidenziano come il finanziere risulti oggi amministratore e socio di Naturalia Energy, il cui azionista di maggioranza è Giorgio Guaglianone, parente dell’ex membro dei Nuclei armati rivoluzionari di Milano, Pasquale “Lino” Guaglianone, lo stesso finito nell’inchiesta dell’antimafia di Reggio Calabria insieme al vecchio tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito.
Una quantità di incarichi e poltrone, quelle collezionate da Ronchi, che lo collegano in qualche modo anche alla famiglia Berlusconi. Il broker italo-svizzero è stato infatti consigliere della società milanese Logilab negli stessi anni in cui nel cda sedeva Marina Berlusconi. Ma, soprattutto, ha avuto un ruolo di primo piano nella Società di Partecipazioni, holding romana rappresentata da Stefania Colosi. Come si legge nella relazione dell’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia, la Colosi è «presente negli archivi per una serie di segnalazioni di operazioni sospette». Tra queste, il trasferimento di 1,3 milioni di euro da parte di Paolo Berlusconi, fratello dell’ex premier, a suo marito, l’ex dirigente di polizia Luigi Ferdinandi. Parte di questo denaro è stato poi reinvestito all’estero e in polizze assicurative intestate a lui e alla stessa Colosi. Perché Paolo Berlusconi avrebbe dovuto versare a un poliziotto 1,3 milioni di euro, che in parte gli erano stati trasferiti dal fratello Silvio, rimane però un mistero.
Di certo sono questi nomi e incroci societari ad aver messo in moto i segugi di Bankitalia intorno alla figura di Ronchi e alla richiesta tardiva di conversione delle vecchie lire. Segnali che hanno acceso numerose spie di pericolo nei sistemi informatici dell’unità anti riciclaggio. Il timore più grande, in via Nazionale, è quello di permettere un’operazione dai contorni per nulla chiari. Troppe anomalie, si legge nei rapporti riservati sui cinquemila miliardi di lire. Per questo la documentazione dell’Unità finanziaria è stata inviata d’urgenza anche alla procura nazionale antimafia. Perché se è vero che l’evasione fiscale è prescritta, la richiesta potrebbe permettere di fare luce sulle origini di un tesoro rimasto nascosto troppo a lungo. E che adesso, se Faraon e soci riusciranno ad ottenere ragione, potrebbe tornare improvvisamente a galla. Ripulito da ogni nefandezza. E utile, magari, per fare diventare santa Maria Bolognesi.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Istituzioni e politici nazionali spiati per anni
Due arresti. “Anche Renzi e Draghi intercettati”
Il materiale su server americani sequestrati dall’Fbi. In manette un ingegnere di 45 anni e sua sorella
Gip di Roma: “Altamente probabile che si tratti di spie”. Schedati i membri della loggia massonica di Bisi
Cronaca
Spiati politici, istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali e imprenditori di livello nazionale. A finire in carcere Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell’alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati nella Capitale. L’operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division dell’Fbi: la collaborazione con le autorità Usa consentirà l’approfondimento dei rapporti intrattenuti dagli arrestati “con soggetti coinvolti in vicende giudiziarie di notevole rilievo”
di F. Q.
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Cyberspionaggio. “Spiavano Renzi, Draghi e Monti”: due arresti a Roma. Sotto controllo la loggia massonica di Bisi
Cronaca
A finire in carcere Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell'alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati nella Capitale. L'operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division dell'Fbi. Il Gip: "Altamente probabile lo spionaggio politico e militare"
di F. Q. | 10 gennaio 2017
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Più informazioni su: Roma, Spionaggio
Tenevano sotto controllo i pc degli ex presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti e del presidente della Bce Mario Draghi. Ma anche di nomi altisonanti della finanza. E poi istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali, imprenditori di livello nazionale. Lo ha scoperto la Polizia che ha smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili. L’indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all’arresto di due persone: Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell’alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati a Roma.
Video:00:43
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01 ... a/3306427/
I due, recita ancora l’ordinanza, “accedevano abusivamente a caselle di posta elettronica protette dalle relative password di accesso sia personali che istituzionali appartenenti a professionisti del settore giuridico economico nonché a numerose autorità politiche e militari di strategica importanza a o di sistemi informatici protetti utilizzati dallo Stato e da altri enti pubblici” come “istruzione.it, gdf.it, bancaditalia.it, camera.it, senato.it, esteri.it, tesoro.it, finanze.it, interno.it, istat.it, comune.roma.it, regione.campania.it, regione.lombardia.it, matteorenzi.it, partitodemocratico.it, pdl.it, cisl.it”. E poi società private: “aceaspa.it, enel.it, eni.it, enav.it, finmeccanica.com, fondiaria.sai.it” con tanto di “account di posta elettronica tra i
quali figurano personalità di vertice delle società e delle istituzioni elencate”.
L’attività di dossieraggio andava avanti da anni “e non era mai cessata come testimonia il dato che durante tutto il periodo di osservazione compiuto dagli operanti e dai loro ausiliari il malware era oggetto di continua evoluzione. In particolare veniva riscontrato che nel mese di luglio vi sono state aggiunte due nuove classi aventi il compito rispettivamente di creare alert in base ad una lista di parole chiave e di geolocalizzare la vittima in base all indirizzo IP”.
L’indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell’invio di una mail: indirizzata all’amministratore di rilievo di un’ infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime. Tra gli osservati dall’ “Occhio della Piramide” anche Stefano Bisi, Gran Maestro della Massoneria del Grande Oriente d Italia e altri appartenenti alla loggia massonica archiviati sotto la sigla “BROS” (fratelli) in una cartella piazzata in una delle numerose drop zone all’estero. Con la sigla “POBU” (Politicians Business), invece, venivano catalogati gli esponenti politici target del sodalizio criminale.
L’operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division del Federal Bureau of Investigation. L’analisi dell’enorme mole di materiale sequestrato oltre oceano, inoltre, permetterà di ricostruire l’intero giro di interessi sedente dietro tale imponente esfiltrazione di dati dai sistemi informatici delle vittime, attraverso un attacco informatico del tipo APT che non ha precedenti in Italia, e consentirà l’approfondimento dei rapporti intrattenuti dagli arrestati con soggetti coinvolti in vicende giudiziarie di notevole rilievo.
di F. Q. | 10 gennaio 2017
Due arresti. “Anche Renzi e Draghi intercettati”
Il materiale su server americani sequestrati dall’Fbi. In manette un ingegnere di 45 anni e sua sorella
Gip di Roma: “Altamente probabile che si tratti di spie”. Schedati i membri della loggia massonica di Bisi
Cronaca
Spiati politici, istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali e imprenditori di livello nazionale. A finire in carcere Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell’alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati nella Capitale. L’operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division dell’Fbi: la collaborazione con le autorità Usa consentirà l’approfondimento dei rapporti intrattenuti dagli arrestati “con soggetti coinvolti in vicende giudiziarie di notevole rilievo”
di F. Q.
^^^^^^^^
Cyberspionaggio. “Spiavano Renzi, Draghi e Monti”: due arresti a Roma. Sotto controllo la loggia massonica di Bisi
Cronaca
A finire in carcere Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell'alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati nella Capitale. L'operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division dell'Fbi. Il Gip: "Altamente probabile lo spionaggio politico e militare"
di F. Q. | 10 gennaio 2017
commenti (0)
1079
Più informazioni su: Roma, Spionaggio
Tenevano sotto controllo i pc degli ex presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti e del presidente della Bce Mario Draghi. Ma anche di nomi altisonanti della finanza. E poi istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali, imprenditori di livello nazionale. Lo ha scoperto la Polizia che ha smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili. L’indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all’arresto di due persone: Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell’alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati a Roma.
Video:00:43
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01 ... a/3306427/
I due, recita ancora l’ordinanza, “accedevano abusivamente a caselle di posta elettronica protette dalle relative password di accesso sia personali che istituzionali appartenenti a professionisti del settore giuridico economico nonché a numerose autorità politiche e militari di strategica importanza a o di sistemi informatici protetti utilizzati dallo Stato e da altri enti pubblici” come “istruzione.it, gdf.it, bancaditalia.it, camera.it, senato.it, esteri.it, tesoro.it, finanze.it, interno.it, istat.it, comune.roma.it, regione.campania.it, regione.lombardia.it, matteorenzi.it, partitodemocratico.it, pdl.it, cisl.it”. E poi società private: “aceaspa.it, enel.it, eni.it, enav.it, finmeccanica.com, fondiaria.sai.it” con tanto di “account di posta elettronica tra i
quali figurano personalità di vertice delle società e delle istituzioni elencate”.
L’attività di dossieraggio andava avanti da anni “e non era mai cessata come testimonia il dato che durante tutto il periodo di osservazione compiuto dagli operanti e dai loro ausiliari il malware era oggetto di continua evoluzione. In particolare veniva riscontrato che nel mese di luglio vi sono state aggiunte due nuove classi aventi il compito rispettivamente di creare alert in base ad una lista di parole chiave e di geolocalizzare la vittima in base all indirizzo IP”.
L’indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell’invio di una mail: indirizzata all’amministratore di rilievo di un’ infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime. Tra gli osservati dall’ “Occhio della Piramide” anche Stefano Bisi, Gran Maestro della Massoneria del Grande Oriente d Italia e altri appartenenti alla loggia massonica archiviati sotto la sigla “BROS” (fratelli) in una cartella piazzata in una delle numerose drop zone all’estero. Con la sigla “POBU” (Politicians Business), invece, venivano catalogati gli esponenti politici target del sodalizio criminale.
L’operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division del Federal Bureau of Investigation. L’analisi dell’enorme mole di materiale sequestrato oltre oceano, inoltre, permetterà di ricostruire l’intero giro di interessi sedente dietro tale imponente esfiltrazione di dati dai sistemi informatici delle vittime, attraverso un attacco informatico del tipo APT che non ha precedenti in Italia, e consentirà l’approfondimento dei rapporti intrattenuti dagli arrestati con soggetti coinvolti in vicende giudiziarie di notevole rilievo.
di F. Q. | 10 gennaio 2017
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- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
LA VOX POPULI
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grumpie • 23 minuti fa
Cyberspionaggio, e gli 007 del CNAIPIC (ma chi lo ha inventato questo acronimo?) immortalati mentre raccolgono faldoni in stile anni 80.
Ma fatemi il piacere.
1 △ ▽
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cagliostr0 • 25 minuti fa
Mi chiedo come l f.b.i sia arrivata a darci la dritta qual'è il punto di incontro?Per conto di chi e con quale scopo?
Io mi sentivo più sicuro quando a spiare l europa c'era n.s.a...infatti è finita in tarallucci e vino!!!
△ ▽
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Vincenzo Lombardo • 26 minuti fa
questa è peggio della gigantesca "microspia" di Berlusconi. Basta con le bufale, oppure bisogna dire che Grillo ha ragione sulla credibilità dei media
△ ▽
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castore1232000 • 28 minuti fa
rottamator intercettato da tutti gli italiani.
mancano ancora solo gli italioti.
△ ▽
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Andrea D'Ambra • 29 minuti fa
Solo gli USA possono farlo ;-)
△ ▽
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Helvétius • 32 minuti fa
Ah se c'è l'FBI di sicuro è colpa di Putin.
FBI che parla... mah...
△ ▽
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wikitechdata • 34 minuti fa
Perche nn facciamo una colletta e ci compriamo un po di sti dati rubati?
△ ▽
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assiale • 35 minuti fa
caro FBI, fatti due settimane di ferie e ne verai delle belle........l'ho so fai tutto col home office, ma grazie lo stesso !
△ ▽
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CiccioFlair • 35 minuti fa
Pensavo fosse "common knowledge" che, anche un ragazzino delle superiori(forse anche delle medie...) potrebbe infiltrarsi nel pentagono(per fare un esempio). Come descritto, molto bene tra l'altro, nel documentario Wargames del 1983 con un giovane Broderick. Nessuno stupore, quindi, che questi due fratelli smerciassero informazioni, col fine banale di ottenerne un profitto. Il problema(per loro..), semmai, è quello di non farsi scoprire.
△ ▽
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gigisi • 44 minuti fa
almeno qualcuno controlla :-))
△ ▽
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truffato • 44 minuti fa
siamo tutti spiati, che poi sia un ren. o un drag. o un mont. importa solo ai poteri forti che si stanno dividendo il mondo.
1 △ ▽
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wikitechdata • un'ora fa
Suona tanto da avvertimento dell fbi alla cia....il vento è cambiato. Hanno sacrificato zdue pedine di scarso valore
△ ▽
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K_r_i_o_s • un'ora fa
E' tutto falso, basta un semplice firewall per accorgersi di essere spiati. Se condo voi, non dico Renzi, ma Draghi si collegano ad internet senza nessuna protezione ?
Stanno creando il clima per instaurare uno stato di polizia sul web e censurare tutti con false accuse di essere hackers, come stanno tentando di fare con Putin
1 △ ▽
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Marco Celestino • un'ora fa
Ma questi poi con i dossier ricattavano tipo Corona o erano degli 007?
△ ▽
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rucaray • un'ora fa
ancora un po' e salta fuori che il mandante è licio gelli. Ma è morto. Sì, ma ha lasciato un messaggio postumo come M in Spectre
△ ▽
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scabon • un'ora fa
Mi viene da pensare che le bufale non siano una prerogativa solo del web.
△ ▽
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Marco Celestino • un'ora fa
cervelli in fuga che sono tornati in Italia
△ ▽
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Lulù 2.0 • un'ora fa
Pio Poma, Occhionero ...
Quanto ci fanno scemi ?
△ ▽
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kz • un'ora fa
dalle foto e dai filmati si vede chiaramente che il sequestro è avvenuto su materiali dismessi e non operativi e archivi cartacei
△ ▽
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virus 1953 • un'ora fa
Se tutti i politici facessero le cose alla luce del sole, come dovrebbe essere, nessuno sentirebbe la necessita' di spiare per poi ricattare.
△ ▽
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Andronikos • un'ora fa
commento sbagliato.
△ ▽
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Cosimo De Bari • un'ora fa
E meno male che Renzi era furbo!
1 △ ▽
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jack > Cosimo De Bari • 32 minuti fa
Non solo furbo…...
△ ▽
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frabol • un'ora fa
Tornate alle vostre superbe ruine,
All’opere imbelli dell’arse officine,
Ai solchi bagnati di servo sudor.
△ ▽
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bingo • un'ora fa
un po' di invidia devo ammetterla, pensa le risate che se so fatti a senti sti 3.
1 △ ▽
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Antonio Ferretti • un'ora fa
i fattari ne sono la prosecuzione italiota
1 △ ▽
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req1348 • un'ora fa
Degli asset pericolosi vengono ritirati dal mercato.
△ ▽
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psych0s0cial • un'ora fa
Colpa della Raggi in combutta con la moglie di Brunetta.
1 △ ▽
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Ground.01 > psych0s0cial • un'ora fa
la raggi può giusta andare con la moglie di brunetta
1 △ ▽
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Cap_Cook58 • un'ora fa
Spiati i membri della loggia massonica di Bisi. Bisi? Non vorrei fosse la nuova edizione di Franco, Ciccio e il cavaliere mascherato.
1 △ ▽
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donatella.savastafiore • un'ora fa
ma chi pagava tutto questo e perché?
1 △ ▽
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zebretta • un'ora fa
beh forse ascoltavano il frignanese per copiarne le battute, quelle tradotte meravigliosamente da crozza, ma soprattutto per verificare che facesse bene i compiti, si sa i ragazzi devono essere seguiti. E' per questo che voleva infilare carrai in posti importanti?
△ ▽
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moto guzzi • un'ora fa
Undicesimo comandamento non origliare......................
1 △ ▽
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Alfredo Violante > moto guzzi • un'ora fa
Bellissima
△ ▽
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jacopo • 2 ore fa
Ma queste informazioni poi come le utilizzavano ?le rivemdevano anche a paesi stranieri o a singole persone ?
△ ▽
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Guybrush Threepwood • 2 ore fa
Sembra che Grillo fosse l'unico a non essere spiato, mentre Di Maio lo avrebbe voluto intensamente per farsi spiegare le mail che riceveva e correggere quelle che scriveva.
1 △ ▽
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Anna 2416 > Guybrush Threepwood • 44 minuti fa
Accidenti come ti sta sullo stomaco il M5S
Lascia perdere fattene una ragione
1 △ ▽
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Cap_Cook58 • 2 ore fa
Per ora a me sembra pura aria. E di buontemponi che millantano e che si atteggiano a 007 ce ne sono vagonate. Occorre chiarire il movente che fino ad ora non risulta. Poi due fratelli del tutto slegati dal resto. Spiano a quale fine? Vedremo.
△ ▽
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venedig > Cap_Cook58 • un'ora fa
le informazioni le puoi utilizzare anche privatamente per vendere o acquistare azioni e utility
1 △ ▽
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Michele Lasorsa • 2 ore fa
Se venissero fuori fatti importanti e di rilevanza penale di qualcuno di questi beh allora il discorso cambia.
△ ▽
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zogo • 2 ore fa
Che odore di bufala intergalattica.
△ ▽
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luca • 2 ore fa
draghi, monti e renzi. meglio lavorare in miniera che spiare loro.
1 △ ▽
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voxwmb • 2 ore fa
''Occhionero'' un mome, un simbolo, con compagnia registrata a ''Malta'', ordine dei cavalieri vaticani.
Residenza a Londra patria dei masso-banchieri-gesuiti.
Mi ricorda un certo Himmler che, nonostante fosse a capo delle SS,
In segreto spiava i vertici del partito nazista compreso lo stesso Hitler.
Con l'era tecnologica l'uomo avrebbe dovuto progredire, invece
si sta dirigendo verso il più profondo lato oscuro del male.
Mi convinco sempre di più che chi può sovvertire il sistema umano, profondamente diabolico, è solo Dio, il cui acerrimo nemico, secondo Apoc.17, risiede all'interno di un cupolone e che simbolicamente è denominato ''Babilonia la grande''.
△ ▽
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PierPaolo > voxwmb • un'ora fa
Ha rivisto recentemente il film "Carrie - Lo sguardo di Satana" (1976), di Brian De Palma ?
△ ▽
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Stefano Aldo Maurino • 2 ore fa
una cosa gravissima.. sarebbe bello adesso se wikileaks pubblicasse tutto, naturalmente i due in galera 41 bis e buttare la chiave.. e soprattutto la Raggi sapeva? e non ha detto niente... lol
△ ▽
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Incorruttibile • 2 ore fa
E' una bufala messa su per limitare le potenzialità della rete e di conseguenza la libera informazione, che come è noto risultano scomode alla politica mafiosa e corrotta.
5 △ ▽
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knopfler > Incorruttibile • 22 minuti fa
i campioni delle bufale fanno propaganda su Facebook, ci sono complottisti che dicono che vi è un complotto ai danni dei complottisti cit.
△ ▽
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LARGOAIGIOVANI > Incorruttibile • un'ora fa
è un virus tramite mail
che fai chiudi tutto il web?
1 △ ▽
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Kensho > Incorruttibile • 2 ore fa
Tale ipotesi è assai verosimile.
2 △ ▽
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jacopo > Incorruttibile • 2 ore fa
Hai prove per dire ciò ?non credo
1 △ ▽
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grumpie • 23 minuti fa
Cyberspionaggio, e gli 007 del CNAIPIC (ma chi lo ha inventato questo acronimo?) immortalati mentre raccolgono faldoni in stile anni 80.
Ma fatemi il piacere.
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cagliostr0 • 25 minuti fa
Mi chiedo come l f.b.i sia arrivata a darci la dritta qual'è il punto di incontro?Per conto di chi e con quale scopo?
Io mi sentivo più sicuro quando a spiare l europa c'era n.s.a...infatti è finita in tarallucci e vino!!!
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Vincenzo Lombardo • 26 minuti fa
questa è peggio della gigantesca "microspia" di Berlusconi. Basta con le bufale, oppure bisogna dire che Grillo ha ragione sulla credibilità dei media
△ ▽
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castore1232000 • 28 minuti fa
rottamator intercettato da tutti gli italiani.
mancano ancora solo gli italioti.
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Andrea D'Ambra • 29 minuti fa
Solo gli USA possono farlo ;-)
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Helvétius • 32 minuti fa
Ah se c'è l'FBI di sicuro è colpa di Putin.
FBI che parla... mah...
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wikitechdata • 34 minuti fa
Perche nn facciamo una colletta e ci compriamo un po di sti dati rubati?
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assiale • 35 minuti fa
caro FBI, fatti due settimane di ferie e ne verai delle belle........l'ho so fai tutto col home office, ma grazie lo stesso !
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CiccioFlair • 35 minuti fa
Pensavo fosse "common knowledge" che, anche un ragazzino delle superiori(forse anche delle medie...) potrebbe infiltrarsi nel pentagono(per fare un esempio). Come descritto, molto bene tra l'altro, nel documentario Wargames del 1983 con un giovane Broderick. Nessuno stupore, quindi, che questi due fratelli smerciassero informazioni, col fine banale di ottenerne un profitto. Il problema(per loro..), semmai, è quello di non farsi scoprire.
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gigisi • 44 minuti fa
almeno qualcuno controlla :-))
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truffato • 44 minuti fa
siamo tutti spiati, che poi sia un ren. o un drag. o un mont. importa solo ai poteri forti che si stanno dividendo il mondo.
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wikitechdata • un'ora fa
Suona tanto da avvertimento dell fbi alla cia....il vento è cambiato. Hanno sacrificato zdue pedine di scarso valore
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K_r_i_o_s • un'ora fa
E' tutto falso, basta un semplice firewall per accorgersi di essere spiati. Se condo voi, non dico Renzi, ma Draghi si collegano ad internet senza nessuna protezione ?
Stanno creando il clima per instaurare uno stato di polizia sul web e censurare tutti con false accuse di essere hackers, come stanno tentando di fare con Putin
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Marco Celestino • un'ora fa
Ma questi poi con i dossier ricattavano tipo Corona o erano degli 007?
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rucaray • un'ora fa
ancora un po' e salta fuori che il mandante è licio gelli. Ma è morto. Sì, ma ha lasciato un messaggio postumo come M in Spectre
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scabon • un'ora fa
Mi viene da pensare che le bufale non siano una prerogativa solo del web.
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Marco Celestino • un'ora fa
cervelli in fuga che sono tornati in Italia
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Lulù 2.0 • un'ora fa
Pio Poma, Occhionero ...
Quanto ci fanno scemi ?
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kz • un'ora fa
dalle foto e dai filmati si vede chiaramente che il sequestro è avvenuto su materiali dismessi e non operativi e archivi cartacei
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virus 1953 • un'ora fa
Se tutti i politici facessero le cose alla luce del sole, come dovrebbe essere, nessuno sentirebbe la necessita' di spiare per poi ricattare.
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Andronikos • un'ora fa
commento sbagliato.
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Cosimo De Bari • un'ora fa
E meno male che Renzi era furbo!
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jack > Cosimo De Bari • 32 minuti fa
Non solo furbo…...
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frabol • un'ora fa
Tornate alle vostre superbe ruine,
All’opere imbelli dell’arse officine,
Ai solchi bagnati di servo sudor.
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bingo • un'ora fa
un po' di invidia devo ammetterla, pensa le risate che se so fatti a senti sti 3.
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Antonio Ferretti • un'ora fa
i fattari ne sono la prosecuzione italiota
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req1348 • un'ora fa
Degli asset pericolosi vengono ritirati dal mercato.
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psych0s0cial • un'ora fa
Colpa della Raggi in combutta con la moglie di Brunetta.
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Ground.01 > psych0s0cial • un'ora fa
la raggi può giusta andare con la moglie di brunetta
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Cap_Cook58 • un'ora fa
Spiati i membri della loggia massonica di Bisi. Bisi? Non vorrei fosse la nuova edizione di Franco, Ciccio e il cavaliere mascherato.
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donatella.savastafiore • un'ora fa
ma chi pagava tutto questo e perché?
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zebretta • un'ora fa
beh forse ascoltavano il frignanese per copiarne le battute, quelle tradotte meravigliosamente da crozza, ma soprattutto per verificare che facesse bene i compiti, si sa i ragazzi devono essere seguiti. E' per questo che voleva infilare carrai in posti importanti?
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moto guzzi • un'ora fa
Undicesimo comandamento non origliare......................
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Alfredo Violante > moto guzzi • un'ora fa
Bellissima
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jacopo • 2 ore fa
Ma queste informazioni poi come le utilizzavano ?le rivemdevano anche a paesi stranieri o a singole persone ?
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Guybrush Threepwood • 2 ore fa
Sembra che Grillo fosse l'unico a non essere spiato, mentre Di Maio lo avrebbe voluto intensamente per farsi spiegare le mail che riceveva e correggere quelle che scriveva.
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Anna 2416 > Guybrush Threepwood • 44 minuti fa
Accidenti come ti sta sullo stomaco il M5S
Lascia perdere fattene una ragione
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Cap_Cook58 • 2 ore fa
Per ora a me sembra pura aria. E di buontemponi che millantano e che si atteggiano a 007 ce ne sono vagonate. Occorre chiarire il movente che fino ad ora non risulta. Poi due fratelli del tutto slegati dal resto. Spiano a quale fine? Vedremo.
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venedig > Cap_Cook58 • un'ora fa
le informazioni le puoi utilizzare anche privatamente per vendere o acquistare azioni e utility
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Michele Lasorsa • 2 ore fa
Se venissero fuori fatti importanti e di rilevanza penale di qualcuno di questi beh allora il discorso cambia.
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zogo • 2 ore fa
Che odore di bufala intergalattica.
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luca • 2 ore fa
draghi, monti e renzi. meglio lavorare in miniera che spiare loro.
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voxwmb • 2 ore fa
''Occhionero'' un mome, un simbolo, con compagnia registrata a ''Malta'', ordine dei cavalieri vaticani.
Residenza a Londra patria dei masso-banchieri-gesuiti.
Mi ricorda un certo Himmler che, nonostante fosse a capo delle SS,
In segreto spiava i vertici del partito nazista compreso lo stesso Hitler.
Con l'era tecnologica l'uomo avrebbe dovuto progredire, invece
si sta dirigendo verso il più profondo lato oscuro del male.
Mi convinco sempre di più che chi può sovvertire il sistema umano, profondamente diabolico, è solo Dio, il cui acerrimo nemico, secondo Apoc.17, risiede all'interno di un cupolone e che simbolicamente è denominato ''Babilonia la grande''.
△ ▽
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PierPaolo > voxwmb • un'ora fa
Ha rivisto recentemente il film "Carrie - Lo sguardo di Satana" (1976), di Brian De Palma ?
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Stefano Aldo Maurino • 2 ore fa
una cosa gravissima.. sarebbe bello adesso se wikileaks pubblicasse tutto, naturalmente i due in galera 41 bis e buttare la chiave.. e soprattutto la Raggi sapeva? e non ha detto niente... lol
△ ▽
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Incorruttibile • 2 ore fa
E' una bufala messa su per limitare le potenzialità della rete e di conseguenza la libera informazione, che come è noto risultano scomode alla politica mafiosa e corrotta.
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knopfler > Incorruttibile • 22 minuti fa
i campioni delle bufale fanno propaganda su Facebook, ci sono complottisti che dicono che vi è un complotto ai danni dei complottisti cit.
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LARGOAIGIOVANI > Incorruttibile • un'ora fa
è un virus tramite mail
che fai chiudi tutto il web?
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Kensho > Incorruttibile • 2 ore fa
Tale ipotesi è assai verosimile.
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jacopo > Incorruttibile • 2 ore fa
Hai prove per dire ciò ?non credo
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- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
SOTTO LE MACERIE
5 ore fa
100
Pazienti curati per terra,
Lorenzin difende medici:
"Eroi, fanno loro lavoro"
E' PERFETTAMENTE CHIARO CHE DA QUESTA ""CLASSE DIRIGENTE"", O MEGLIO DIGERENTE, NON CI SI PUO' ASPETTARE PIU' NIENTE DI MINIMANENTE NORMALE.
5 ore fa
100
Pazienti curati per terra,
Lorenzin difende medici:
"Eroi, fanno loro lavoro"
E' PERFETTAMENTE CHIARO CHE DA QUESTA ""CLASSE DIRIGENTE"", O MEGLIO DIGERENTE, NON CI SI PUO' ASPETTARE PIU' NIENTE DI MINIMANENTE NORMALE.
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- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
UNA VICENDA CHE HA UN CERTO PESO POLITICO SULLA SITUAZIONE ATTUALE.
LEGGEREMO GLI SVILUPPI NEI PROSSIMI GIORNI.
POSSIAMO NON RILEVARE IL SILENZIO ERMETICO SULLA VICENDA DEI CIARLIERI MINNITI E GABRIELLI, RISPETTIVAMENTE MINISTRO DELL'INTERNIO E CAPO DELLA POLIZIA?
Cyberspionaggio. “Spiavano Renzi, Draghi e Monti”: due arresti a Roma. Sotto controllo la loggia massonica di Bisi
polizia-postale-occhionero-1
< 1/10 >
cronaca
A finire in carcere Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell'alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati nella Capitale. L'operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division dell'Fbi. Il Gip: "Altamente probabile lo spionaggio politico e militare"
di F. Q. | 10 gennaio 2017
Tenevano sotto controllo i pc degli ex presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti e del presidente della Bce Mario Draghi. Ma anche di nomi altisonanti della finanza. E poi istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali, imprenditori di livello nazionale. Lo ha scoperto la Polizia che ha smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili. L’indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all’arresto di due persone: Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell’alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati a Roma.
video: 00:43
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01 ... a/3306427/
Giulio Occhionero risulta titolare della Westlands Securities Srl Limited, compagnia registrata a Malta all’indirizzo “Suite F, Block A, Dolphin Court, Embassy Way, Ta’ Xbiex”. Ai due vengono contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. A questo proposito, scrive il Gip Maria Paola Tomaselli nell’ordinanza di custodia cautelare, ulteriori indagini sui dai sottratti dai due e contenuti su server esteri potrà portare a un “aggravamento delle contestazioni, atteso che una volta dimostrata la segretezza di alcuni di essi e la loro pertinenza al settore politico e o militare già oggi altamente probabile sarebbe inevitabile qualificare ricondurre le azioni criminose nell’ambito dei delitti contro la personalità dello Stato, articoli 256 e 257 del Codice penale”. Ovvero il “Procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato” e lo “spionaggio politico e militare“.
Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) – infettati con un malware chiamato Eyepyramid– che avrebbe loro consentito di acquisire, per anni, notizie riservate e dati sensibili di decine di persone che, a vario titolo, gestiscono la funzione pubblica e delicati interessi, soprattutto nel mondo della Finanza. Occhionero, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, “riceveva regolarmente sul suo PC tutti i dati che il malware carpiva dai PC delle vittime”.
I due, recita ancora l’ordinanza, “accedevano abusivamente a caselle di posta elettronica protette dalle relative password di accesso sia personali che istituzionali appartenenti a professionisti del settore giuridico economico nonché a numerose autorità politiche e militari di strategica importanza a o di sistemi informatici protetti utilizzati dallo Stato e da altri enti pubblici” come “istruzione.it, gdf.it, bancaditalia.it, camera.it, senato.it, esteri.it, tesoro.it, finanze.it, interno.it, istat.it, comune.roma.it, regione.campania.it, regione.lombardia.it, matteorenzi.it, partitodemocratico.it, pdl.it, cisl.it”. E poi società private: “aceaspa.it, enel.it, eni.it, enav.it, finmeccanica.com, fondiaria.sai.it” con tanto di “account di posta elettronica tra i
quali figurano personalità di vertice delle società e delle istituzioni elencate”.
L’attività di dossieraggio andava avanti da anni “e non era mai cessata come testimonia il dato che durante tutto il periodo di osservazione compiuto dagli operanti e dai loro ausiliari il malware era oggetto di continua evoluzione. In particolare veniva riscontrato che nel mese di luglio vi sono state aggiunte due nuove classi aventi il compito rispettivamente di creare alert in base ad una lista di parole chiave e di geolocalizzare la vittima in base all indirizzo IP”.
L’indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell’invio di una mail: indirizzata all’amministratore di rilievo di un’ infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime. Tra gli osservati dall’ “Occhio della Piramide” anche Stefano Bisi, Gran Maestro della Massoneria del Grande Oriente d Italia e altri appartenenti alla loggia massonica archiviati sotto la sigla “BROS” (fratelli) in una cartella piazzata in una delle numerose drop zone all’estero. Con la sigla “POBU” (Politicians Business), invece, venivano catalogati gli esponenti politici target del sodalizio criminale.
L’operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division del Federal Bureau of Investigation. L’analisi dell’enorme mole di materiale sequestrato oltre oceano, inoltre, permetterà di ricostruire l’intero giro di interessi sedente dietro tale imponente esfiltrazione di dati dai sistemi informatici delle vittime, attraverso un attacco informatico del tipo APT che non ha precedenti in Italia, e consentirà l’approfondimento dei rapporti intrattenuti dagli arrestati con soggetti coinvolti in vicende giudiziarie di notevole rilievo.
LEGGEREMO GLI SVILUPPI NEI PROSSIMI GIORNI.
POSSIAMO NON RILEVARE IL SILENZIO ERMETICO SULLA VICENDA DEI CIARLIERI MINNITI E GABRIELLI, RISPETTIVAMENTE MINISTRO DELL'INTERNIO E CAPO DELLA POLIZIA?
Cyberspionaggio. “Spiavano Renzi, Draghi e Monti”: due arresti a Roma. Sotto controllo la loggia massonica di Bisi
polizia-postale-occhionero-1
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cronaca
A finire in carcere Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell'alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati nella Capitale. L'operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division dell'Fbi. Il Gip: "Altamente probabile lo spionaggio politico e militare"
di F. Q. | 10 gennaio 2017
Tenevano sotto controllo i pc degli ex presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti e del presidente della Bce Mario Draghi. Ma anche di nomi altisonanti della finanza. E poi istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali, imprenditori di livello nazionale. Lo ha scoperto la Polizia che ha smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili. L’indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all’arresto di due persone: Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell’alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati a Roma.
video: 00:43
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01 ... a/3306427/
Giulio Occhionero risulta titolare della Westlands Securities Srl Limited, compagnia registrata a Malta all’indirizzo “Suite F, Block A, Dolphin Court, Embassy Way, Ta’ Xbiex”. Ai due vengono contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. A questo proposito, scrive il Gip Maria Paola Tomaselli nell’ordinanza di custodia cautelare, ulteriori indagini sui dai sottratti dai due e contenuti su server esteri potrà portare a un “aggravamento delle contestazioni, atteso che una volta dimostrata la segretezza di alcuni di essi e la loro pertinenza al settore politico e o militare già oggi altamente probabile sarebbe inevitabile qualificare ricondurre le azioni criminose nell’ambito dei delitti contro la personalità dello Stato, articoli 256 e 257 del Codice penale”. Ovvero il “Procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato” e lo “spionaggio politico e militare“.
Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) – infettati con un malware chiamato Eyepyramid– che avrebbe loro consentito di acquisire, per anni, notizie riservate e dati sensibili di decine di persone che, a vario titolo, gestiscono la funzione pubblica e delicati interessi, soprattutto nel mondo della Finanza. Occhionero, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, “riceveva regolarmente sul suo PC tutti i dati che il malware carpiva dai PC delle vittime”.
I due, recita ancora l’ordinanza, “accedevano abusivamente a caselle di posta elettronica protette dalle relative password di accesso sia personali che istituzionali appartenenti a professionisti del settore giuridico economico nonché a numerose autorità politiche e militari di strategica importanza a o di sistemi informatici protetti utilizzati dallo Stato e da altri enti pubblici” come “istruzione.it, gdf.it, bancaditalia.it, camera.it, senato.it, esteri.it, tesoro.it, finanze.it, interno.it, istat.it, comune.roma.it, regione.campania.it, regione.lombardia.it, matteorenzi.it, partitodemocratico.it, pdl.it, cisl.it”. E poi società private: “aceaspa.it, enel.it, eni.it, enav.it, finmeccanica.com, fondiaria.sai.it” con tanto di “account di posta elettronica tra i
quali figurano personalità di vertice delle società e delle istituzioni elencate”.
L’attività di dossieraggio andava avanti da anni “e non era mai cessata come testimonia il dato che durante tutto il periodo di osservazione compiuto dagli operanti e dai loro ausiliari il malware era oggetto di continua evoluzione. In particolare veniva riscontrato che nel mese di luglio vi sono state aggiunte due nuove classi aventi il compito rispettivamente di creare alert in base ad una lista di parole chiave e di geolocalizzare la vittima in base all indirizzo IP”.
L’indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell’invio di una mail: indirizzata all’amministratore di rilievo di un’ infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime. Tra gli osservati dall’ “Occhio della Piramide” anche Stefano Bisi, Gran Maestro della Massoneria del Grande Oriente d Italia e altri appartenenti alla loggia massonica archiviati sotto la sigla “BROS” (fratelli) in una cartella piazzata in una delle numerose drop zone all’estero. Con la sigla “POBU” (Politicians Business), invece, venivano catalogati gli esponenti politici target del sodalizio criminale.
L’operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division del Federal Bureau of Investigation. L’analisi dell’enorme mole di materiale sequestrato oltre oceano, inoltre, permetterà di ricostruire l’intero giro di interessi sedente dietro tale imponente esfiltrazione di dati dai sistemi informatici delle vittime, attraverso un attacco informatico del tipo APT che non ha precedenti in Italia, e consentirà l’approfondimento dei rapporti intrattenuti dagli arrestati con soggetti coinvolti in vicende giudiziarie di notevole rilievo.
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