Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Questo articolo di LIBRE, di fine settembre del 2015, lo avevo già pubblicato a suo tempo.
Ma adesso che la situazione è peggiorata in questo stramaledetto Paese, e che ci sono forze politiche che soffiano sul fuoco per far saltare la convivenza civile, non nell'interesse generale, ma per il loro stretto tornaconto politico, vale la pena riprenderlo per riflettere su cosa sta accadendo.
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Caos migranti, il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa
Scritto il 30/9/15 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Proprio come le forze oscure della miliardaria rete di organizzazioni non governative della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti e di George Soros, che complottarono per destabilizzare Medio Oriente e Nord Africa attraverso l’uso dei social media, realizzando la cosiddetta “primavera araba”, tali forze hanno aperto un nuovo capitolo sulla disfunzionalità globale facilitando il flusso di rifugiati e migranti economici da Medio Oriente, Asia e Africa all’Europa.
Nel marzo 2011, il leader libico Muhammar Gheddafi predisse cosa sarebbe accaduto all’Europa se la stabilità del suo paese veniva minata dalle potenze occidentali.
In un’intervista a “France 24”, Gheddafi predisse correttamente: «Ci sono milioni di neri che potrebbero attraversare il Mediterraneo per la Francia e l’Italia, e la Libia svolge un ruolo nella sicurezza nel Mediterraneo».
Il figlio di Gheddafi, Sayf al-Islam Gheddafi, condannato a morte dal regime radicale che governa Tripoli, fece eco ai commenti del padre nella stessa intervista al notiziario francese.
Sayf disse: «La Libia può diventare la Somalia del Nord Africa, del Mediterraneo.
Vedrete i pirati in Sicilia, a Creta, a Lampedusa.
Vedrete milioni di immigrati clandestini. Il terrore sarà vicino».
Come si è visto nei recenti avvenimenti, Sayf aveva proprio ragione.
Infatti, per l’Europa, il terrore è letteralmente a fianco.
Si stima che ben 4.000 jihadisti veterani degli olocausti terroristici in Siria, Iraq e Yemen, abbiano approfittato dell’assenza dei controlli sulle frontiere di Schengen dell’Unione europea per entrare o ritornare in Europa.
Molti giovani “migranti” hanno iPhone, bancomat, diversi passaporti e molto contante, difficilmente ciò che ci si aspetta di trovare in possesso di veri profughi di guerra.
Non solo gli africani hanno inondato l’Europa meridionale dopo aver attraversato in modo periglioso il Nord Africa, tra cui la Libia, ma i profughi siriani, per lo più creati dal trasferimento massiccio occidentale ai jihadisti siriani di armi catturate in Libia dopo il rovesciamento di Gheddafi, innescando la sanguinosa guerra civile siriana, fluiscono via mare e via terra nel cuore dell’Europa.
Soros, che non è altro che un frontman miliardario dell’ancor più ricca famiglia di banchieri Rothschild dell’Europa occidentale, ha supervisionato la completa distruzione degli Stati nazionali nell’Europa sud-orientale, che oggi consentono l’accesso incondizionato dei migranti economici e dalla guerra civile da Siria, Iraq, Nord Africa, Africa sub-sahariana, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Birmania, Sri Lanka e altre nazioni del Terzo Mondo devastate da guerra e povertà.
Risultato dei programmi di reingegnerizzazione delle nazioni, Soros prima ha contribuito a distruggere la Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, con l’aiuto attivo dell’Unione Europea e della Nato.
Le sette repubbliche indipendenti che una volta costituivano la Jugoslavia, ora sono le principali vie di transito per decine di migliaia e prossimi centinaia di migliaia di migranti non europei.
La Grecia, che soffre per l’austerità degli “avvoltoi” dei banchieri centrali e privati europei, tra cui Soros e i suoi mandanti Rothschild, difficilmente può affrontare il massiccio flusso di rifugiati.
I banchieri si sono assicurati che la Grecia non possa nemmeno fornire i servizi sociali di base al proprio popolo, lasciando soli i profughi da zone di guerra e nazioni che soffrono del crollo di governi ed economia.
La Macedonia, che continua a subire il tentativo di “rivoluzione colorata” in stile ucraino su concessione dei neocon dell’amministrazione Obama, come l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Victoria Nuland, non può trattenere l’invasione della massa di rifugiati dalla Grecia.
Molti rifugiati sono trattati al confine greco-macedone con fastidio, ammucchiandosi in Macedonia e poi in Serbia.
I migranti hanno cercato ogni modo possibile per raggiungere le accoglienti Austria e Germania.
I rifugiati a Budapest sommersero la stazione ferroviaria centrale, costringendo a chiuderla ai passeggeri, profughi che cercavano di raggiungere Austria e Germania, così come ungheresi e turisti.
I rifugiati musulmani arrivati a Monaco di Baviera erano irritati dalla presenza per le strade di tedeschi e stranieri che celebrano l’annuale “Oktoberfest” bevendo birra.
Già vi sono stati scontri per le strade tra celebranti l’Oktoberfest ubriachi e alcuni rifugiati musulmani che si oppongono alla presenza dell’alcol.
I funzionari della città di Monaco di Baviera avevano detto che potevano ricevere solo 1000 nuovi rifugiati al giorno.
La città ha visto il numero salire a 15.000 al giorno con circa il 90 per cento che non si registra presso le autorità locali, scomparendo per destinazioni sconosciute.
Nelle città e nei paesi dell’Europa, i migranti appena arrivati dormono nei parchi e sui marciapiedi creando l’incubo della salute pubblica con feci umane nei parchi e puzza di urina permeare le pareti degli edifici.
La situazione è aggravata dal recente arrivo dei rifugiati siriani nel nord della Germania, che scambiano il velenoso fungo selvaggio “tappo della morte” per una varietà commestibile che cresce nel Mediterraneo orientale.
Nonostante le avvertenze in arabo e curdo distribuite ai rifugiati, i profughi hanno ingerito i funghi velenosi, subendo vomito e diarrea incontrollabile, aggiungendo altro dilemma alla salute pubblica in Europa.
E’ solo questione di tempo prima che le malattie trasmesse dai rifiuti umani, come colera e tifo fanno, facciano il loro trionfale ritorno nelle città d’Europa dalle pandemie mortali dello scorso millennio.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio dell’Unione europea Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno la responsabilità diretta dell’afflusso di oltre un milione di rifugiati politici ed economici nel cuore dell’Europa. Merkel non ha fatto segreto del desiderio di aggiungerli alle file dei lavoratori ospiti, “Gastarbeiter”.
Tuttavia, come mostrato da altri lavoratori ospiti in Germania arrivati negli ultimi decenni, questi lavoratori non si considerano “ospiti” ma residenti permanenti e cittadini.
Nel frattempo, Tusk e Juncker, quest’ultimo originario del minuscolo Lussemburgo, hanno minacciato di multare i membri non comunitari Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda se non assorbono la loro quota di rifugiati, una percentuale dettata dagli “eurocrati” dell’Ue a Bruxelles.
Anche se Tusk ha chiesto ai Paesi dell’Ue di aprire frontiere e tesorerie ai profughi, la sua nativa Polonia è reticente ad accettarne più di qualche centinaio.
L’opposizione della Polonia si unisce a quella di Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia.
Il successore di Juncker a primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, primo capo europeo ad avere un matrimonio gay, ha accolto centinaia di rifugiati.
Bettel crede nell’Europa senza frontiere e, quindi, come Merkel, Tusk e Juncker, è un eroe delle Ong finanziate da Soros che fanno dell’Europa un esperimento d’ingegneria sociale mortale.
Molti lussemburghesi cercano qualcuno come Marine Le Pen in Francia per fermare il carrozzone dell’accoglienza dei rifugiati che minaccia di cancellare il Granducato del Lussemburgo.
I paesi che hanno radicalizzato gli eserciti jihadisti in Siria e Iraq, in particolare Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Quwayt, hanno ritenuto opportuno non prendere nessun rifugiato dai combattimenti in Siria e Iraq.
L’Arabia Saudita ha avuto il coraggio assoluto di offrire alla Germania la costruzione di 200 moschee per i rifugiati, dove viene solo predicato e insegnato la versione wahabita dell’Islam.
Nel frattempo, vi sono prove che la Turchia esorti i rifugiati dalla Siria sul suo suolo ad unirsi all’esodo su carrette del mare verso l’avversaria Grecia.
Tale mossa ha provocato la morte di molti bambini e donne, servita solo a commuovere gli europei del nord che hanno invitato migliaia di profughi nei loro paradisi sociali.
La Turchia ha anche distribuito manuali ai migranti per istruirli su dove andare una volta giunti in Germania, per avere dal governo l’assistenza sociale.
Proprio come si è visto con le rivoluzioni colorate dirette da Soros e Cia nei paesi arabi e Ucraina, il flusso di migranti è stato istruito via Twitter su dove c’erano controlli alle frontiere e come aggirarli.
Tale direzione “esterna” ha guidato i profughi da Grecia, Macedonia, Serbia a Croazia e Slovenia, instradandosi verso le frontiere austriache e tedesche, evitando in tal modo le sempre più ostili Ungheria e Serbia.
C’è già stata una scaramuccia al confine tra polizia croata di scorta a un treno carico di profughi al confine ungherese e le guardie di frontiera ungheresi.
Che siano neo-conservatrici e neo-liberisti, le politiche che hanno portato alla peggiore crisi dei rifugiati in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale hanno radice nei crogioli politici dei gruppi di facciata finanziati da George Soros e Cia in Europa e Stati Uniti.
E’ solo questione di tempo prima che i loro ruoli in ciò che è avvenuto in Europa sia scoperto da nazionalisti di destra e di sinistra e che loro case editrici e siti web vadano in fiamme.
Alla fine, gli europei si sveglieranno e scopriranno che la Russia s’è immunizzata dal flagello dei rifugiati evitando di frequentare l’Ue e le sue messinscene.
Quando i migranti appena arrivati inizieranno a defecare, vomitare e urinare per le strade di Tallinn, Riga, Vilnius, Helsinki e Stoccolma, la Russia libera dalla crisi dei rifugiati non sembrerà così male, dopo tutto.
(Wayne Madsen, “Il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa”, da “Strategic Culture” del 24 settembre 2015, ripreso da “Aurora”).
Ma adesso che la situazione è peggiorata in questo stramaledetto Paese, e che ci sono forze politiche che soffiano sul fuoco per far saltare la convivenza civile, non nell'interesse generale, ma per il loro stretto tornaconto politico, vale la pena riprenderlo per riflettere su cosa sta accadendo.
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Caos migranti, il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa
Scritto il 30/9/15 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Proprio come le forze oscure della miliardaria rete di organizzazioni non governative della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti e di George Soros, che complottarono per destabilizzare Medio Oriente e Nord Africa attraverso l’uso dei social media, realizzando la cosiddetta “primavera araba”, tali forze hanno aperto un nuovo capitolo sulla disfunzionalità globale facilitando il flusso di rifugiati e migranti economici da Medio Oriente, Asia e Africa all’Europa.
Nel marzo 2011, il leader libico Muhammar Gheddafi predisse cosa sarebbe accaduto all’Europa se la stabilità del suo paese veniva minata dalle potenze occidentali.
In un’intervista a “France 24”, Gheddafi predisse correttamente: «Ci sono milioni di neri che potrebbero attraversare il Mediterraneo per la Francia e l’Italia, e la Libia svolge un ruolo nella sicurezza nel Mediterraneo».
Il figlio di Gheddafi, Sayf al-Islam Gheddafi, condannato a morte dal regime radicale che governa Tripoli, fece eco ai commenti del padre nella stessa intervista al notiziario francese.
Sayf disse: «La Libia può diventare la Somalia del Nord Africa, del Mediterraneo.
Vedrete i pirati in Sicilia, a Creta, a Lampedusa.
Vedrete milioni di immigrati clandestini. Il terrore sarà vicino».
Come si è visto nei recenti avvenimenti, Sayf aveva proprio ragione.
Infatti, per l’Europa, il terrore è letteralmente a fianco.
Si stima che ben 4.000 jihadisti veterani degli olocausti terroristici in Siria, Iraq e Yemen, abbiano approfittato dell’assenza dei controlli sulle frontiere di Schengen dell’Unione europea per entrare o ritornare in Europa.
Molti giovani “migranti” hanno iPhone, bancomat, diversi passaporti e molto contante, difficilmente ciò che ci si aspetta di trovare in possesso di veri profughi di guerra.
Non solo gli africani hanno inondato l’Europa meridionale dopo aver attraversato in modo periglioso il Nord Africa, tra cui la Libia, ma i profughi siriani, per lo più creati dal trasferimento massiccio occidentale ai jihadisti siriani di armi catturate in Libia dopo il rovesciamento di Gheddafi, innescando la sanguinosa guerra civile siriana, fluiscono via mare e via terra nel cuore dell’Europa.
Soros, che non è altro che un frontman miliardario dell’ancor più ricca famiglia di banchieri Rothschild dell’Europa occidentale, ha supervisionato la completa distruzione degli Stati nazionali nell’Europa sud-orientale, che oggi consentono l’accesso incondizionato dei migranti economici e dalla guerra civile da Siria, Iraq, Nord Africa, Africa sub-sahariana, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Birmania, Sri Lanka e altre nazioni del Terzo Mondo devastate da guerra e povertà.
Risultato dei programmi di reingegnerizzazione delle nazioni, Soros prima ha contribuito a distruggere la Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, con l’aiuto attivo dell’Unione Europea e della Nato.
Le sette repubbliche indipendenti che una volta costituivano la Jugoslavia, ora sono le principali vie di transito per decine di migliaia e prossimi centinaia di migliaia di migranti non europei.
La Grecia, che soffre per l’austerità degli “avvoltoi” dei banchieri centrali e privati europei, tra cui Soros e i suoi mandanti Rothschild, difficilmente può affrontare il massiccio flusso di rifugiati.
I banchieri si sono assicurati che la Grecia non possa nemmeno fornire i servizi sociali di base al proprio popolo, lasciando soli i profughi da zone di guerra e nazioni che soffrono del crollo di governi ed economia.
La Macedonia, che continua a subire il tentativo di “rivoluzione colorata” in stile ucraino su concessione dei neocon dell’amministrazione Obama, come l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Victoria Nuland, non può trattenere l’invasione della massa di rifugiati dalla Grecia.
Molti rifugiati sono trattati al confine greco-macedone con fastidio, ammucchiandosi in Macedonia e poi in Serbia.
I migranti hanno cercato ogni modo possibile per raggiungere le accoglienti Austria e Germania.
I rifugiati a Budapest sommersero la stazione ferroviaria centrale, costringendo a chiuderla ai passeggeri, profughi che cercavano di raggiungere Austria e Germania, così come ungheresi e turisti.
I rifugiati musulmani arrivati a Monaco di Baviera erano irritati dalla presenza per le strade di tedeschi e stranieri che celebrano l’annuale “Oktoberfest” bevendo birra.
Già vi sono stati scontri per le strade tra celebranti l’Oktoberfest ubriachi e alcuni rifugiati musulmani che si oppongono alla presenza dell’alcol.
I funzionari della città di Monaco di Baviera avevano detto che potevano ricevere solo 1000 nuovi rifugiati al giorno.
La città ha visto il numero salire a 15.000 al giorno con circa il 90 per cento che non si registra presso le autorità locali, scomparendo per destinazioni sconosciute.
Nelle città e nei paesi dell’Europa, i migranti appena arrivati dormono nei parchi e sui marciapiedi creando l’incubo della salute pubblica con feci umane nei parchi e puzza di urina permeare le pareti degli edifici.
La situazione è aggravata dal recente arrivo dei rifugiati siriani nel nord della Germania, che scambiano il velenoso fungo selvaggio “tappo della morte” per una varietà commestibile che cresce nel Mediterraneo orientale.
Nonostante le avvertenze in arabo e curdo distribuite ai rifugiati, i profughi hanno ingerito i funghi velenosi, subendo vomito e diarrea incontrollabile, aggiungendo altro dilemma alla salute pubblica in Europa.
E’ solo questione di tempo prima che le malattie trasmesse dai rifiuti umani, come colera e tifo fanno, facciano il loro trionfale ritorno nelle città d’Europa dalle pandemie mortali dello scorso millennio.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio dell’Unione europea Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno la responsabilità diretta dell’afflusso di oltre un milione di rifugiati politici ed economici nel cuore dell’Europa. Merkel non ha fatto segreto del desiderio di aggiungerli alle file dei lavoratori ospiti, “Gastarbeiter”.
Tuttavia, come mostrato da altri lavoratori ospiti in Germania arrivati negli ultimi decenni, questi lavoratori non si considerano “ospiti” ma residenti permanenti e cittadini.
Nel frattempo, Tusk e Juncker, quest’ultimo originario del minuscolo Lussemburgo, hanno minacciato di multare i membri non comunitari Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda se non assorbono la loro quota di rifugiati, una percentuale dettata dagli “eurocrati” dell’Ue a Bruxelles.
Anche se Tusk ha chiesto ai Paesi dell’Ue di aprire frontiere e tesorerie ai profughi, la sua nativa Polonia è reticente ad accettarne più di qualche centinaio.
L’opposizione della Polonia si unisce a quella di Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia.
Il successore di Juncker a primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, primo capo europeo ad avere un matrimonio gay, ha accolto centinaia di rifugiati.
Bettel crede nell’Europa senza frontiere e, quindi, come Merkel, Tusk e Juncker, è un eroe delle Ong finanziate da Soros che fanno dell’Europa un esperimento d’ingegneria sociale mortale.
Molti lussemburghesi cercano qualcuno come Marine Le Pen in Francia per fermare il carrozzone dell’accoglienza dei rifugiati che minaccia di cancellare il Granducato del Lussemburgo.
I paesi che hanno radicalizzato gli eserciti jihadisti in Siria e Iraq, in particolare Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Quwayt, hanno ritenuto opportuno non prendere nessun rifugiato dai combattimenti in Siria e Iraq.
L’Arabia Saudita ha avuto il coraggio assoluto di offrire alla Germania la costruzione di 200 moschee per i rifugiati, dove viene solo predicato e insegnato la versione wahabita dell’Islam.
Nel frattempo, vi sono prove che la Turchia esorti i rifugiati dalla Siria sul suo suolo ad unirsi all’esodo su carrette del mare verso l’avversaria Grecia.
Tale mossa ha provocato la morte di molti bambini e donne, servita solo a commuovere gli europei del nord che hanno invitato migliaia di profughi nei loro paradisi sociali.
La Turchia ha anche distribuito manuali ai migranti per istruirli su dove andare una volta giunti in Germania, per avere dal governo l’assistenza sociale.
Proprio come si è visto con le rivoluzioni colorate dirette da Soros e Cia nei paesi arabi e Ucraina, il flusso di migranti è stato istruito via Twitter su dove c’erano controlli alle frontiere e come aggirarli.
Tale direzione “esterna” ha guidato i profughi da Grecia, Macedonia, Serbia a Croazia e Slovenia, instradandosi verso le frontiere austriache e tedesche, evitando in tal modo le sempre più ostili Ungheria e Serbia.
C’è già stata una scaramuccia al confine tra polizia croata di scorta a un treno carico di profughi al confine ungherese e le guardie di frontiera ungheresi.
Che siano neo-conservatrici e neo-liberisti, le politiche che hanno portato alla peggiore crisi dei rifugiati in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale hanno radice nei crogioli politici dei gruppi di facciata finanziati da George Soros e Cia in Europa e Stati Uniti.
E’ solo questione di tempo prima che i loro ruoli in ciò che è avvenuto in Europa sia scoperto da nazionalisti di destra e di sinistra e che loro case editrici e siti web vadano in fiamme.
Alla fine, gli europei si sveglieranno e scopriranno che la Russia s’è immunizzata dal flagello dei rifugiati evitando di frequentare l’Ue e le sue messinscene.
Quando i migranti appena arrivati inizieranno a defecare, vomitare e urinare per le strade di Tallinn, Riga, Vilnius, Helsinki e Stoccolma, la Russia libera dalla crisi dei rifugiati non sembrerà così male, dopo tutto.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
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Aiutarli a casa loro? Finora li abbiamo solo rapinati, sempre
Scritto il 14/6/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
La propaganda anti immigrati ricorre spesso ad un argomento apparentemente ragionevole: aiutiamoli sì, ma a casa loro. Personalmente non credo affatto alla buona fede di chi lo dice (secondo me è solo un modo ipocrita di dire “fuori dai piedi”) ma facciamo conto che sia un discorso serio ed entriamo nel merito. In effetti, lo sviluppo dei paesi africani, asiatici, latino americani sarebbe il modo migliore sia per rallentare la pressione su Europa e Usa, sia per evitare molte sofferenze a chi emigra e magari preferirebbe restare nel suo paese, se ci fossero condizioni di vita accettabili. Dunque sarebbe ragionevole farlo. Aiutiamoli a casa loro? Facile a dirsi, molto meno a farsi, perché ci sono non pochi ostacoli per realizzare i vari “piani Marshall per l’Africa” di cui spesso qualcuno blatera. Per la verità, già oggi ci sono cospicui aiuti internazionali da parte dei paesi più ricchi, ma, a quanto pare, i risultati non sono particolarmente brillanti e la riflessione dovrebbe partire proprio da questo punto: come mai, nonostante decenni di aiuti, ci sono paesi in cui i risultati sono così scarsi? Il problema è che dovremmo aumentare le sovvenzioni? Quelle attuali sono insufficienti? Non è solo questo ed il problema è molto più complesso.
In primo luogo, ci sono non poche situazioni di guerra o guerra civile (Iraq, Siria, Libia, Mali, Afghanistan eccetera) o con forti turbolenze (Sudan, Somalia, Zaire, Sri Lanka, Indonesia, eccetera) che hanno ostacolato, quando non hanno reso del tutto irrealistico, ogni piano del genere. E questa condizione perdura. Poi c’è una seconda ragione: molti di questi paesi (direi la netta maggioranza) hanno governi corrottissimi che usano gli aiuti internazionali per metterseli in tasca, o meglio, nei loro pingui conti off shore. E, peraltro, più di qualche rivolo di quel fiume di denaro, torna al paese di partenza, dove qualche vispo politico lo indirizza verso il proprio conto off shore. E questo senza tener conto della “mano morta” di tante Onlus che tutto sono, meno che “no profit”. Poi c’è il ruolo delle multinazionali che speculano sugli aiuti, fornendo prodotti scadenti o fortemente sovraprezzati, in parte per la complicità dei governi corrotti, in parte per le condizioni di monopolio in cui operano.
Ma, sin qui, stiamo parlando della superficie del problema: tutte cose emendabili o eliminabili sol che lo si voglia davvero. Ma ci sono dati strutturali più profondi, in parte dovuti alle condizioni particolari di alcuni contesti (dalla scarsità di infrastrutture, alle percentuali altissime di analfabetismo, dall’assenza di strutture sanitarie alla permanenza di metodi di coltura primitivi ecc.) ma in parte ancora più significativa, dalle condizioni del commercio internazionale che ostacolano lo sviluppo di molto paesi. Lo scambio ineguale fra prezzi delle materie prime e dei semi-lavorati da un lato e tecnologie e costo del denaro dall’altro, è stata la principale ragione che ha impedito il decollo dei paesi del sud del Mondo dalla fine del colonialismo ai primi anni novanta. Poi, mentre paesi come Cina, Brasile, India, e poi via via Turchia, Vietnam, Messico, Indonesia ecc iniziavano a decollare in parte grazie alle delocalizzazioni industriali, in parte alla rivalutazioni del mercato delle commodities, è subentrato un nuovo ostacolo allo sviluppo dei paesi che erano rimasti indietro: gli accordi di Marrakesh e la particolare disciplina dei brevetti, per cui multinazionali occidentali hanno “brevettato” (cioè ottenuto l’esclusiva della produzione) specie vegetali ed animali che, in realtà esistevano da sempre ed appartenevano a quei popoli.
Far sviluppare i paesi africani arretrati, oggi, imporrebbe un riallineamento della divisione mondiale del lavoro e questo potrebbe proporre indesiderate concorrenze: il libero mercato è una delle più clamorose balle della storia umana. E le politiche di landgrabbing non vengono fuori dal nulla: sono il riflesso di un ordine mondiale che riserva all’Africa due funzioni, deposito di materie prime (della terra in primo luogo) a basso costo e serbatoio di forza lavoro di riserva per quando il costo del lavoro dovesse crescere troppo nei paesi attualmente emergenti. E’ molto facile dire “aiutiamoli a casa loro”, ma una vera politica di sviluppo dei paesi africani implica l’abbattimento di questo ordine mondiale, l’azzeramento della rete di accordi sottoscritti da Marrakesh in poi, la fine dell’ordine neo liberista. Siete ancora a dirlo?
(Aldo Giannuli, “Aiutiamoli a casa loro?”, dal blog di Giannuli del 7 giugno 2016).
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Aiutarli a casa loro? Finora li abbiamo solo rapinati, sempre
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La propaganda anti immigrati ricorre spesso ad un argomento apparentemente ragionevole: aiutiamoli sì, ma a casa loro. Personalmente non credo affatto alla buona fede di chi lo dice (secondo me è solo un modo ipocrita di dire “fuori dai piedi”) ma facciamo conto che sia un discorso serio ed entriamo nel merito. In effetti, lo sviluppo dei paesi africani, asiatici, latino americani sarebbe il modo migliore sia per rallentare la pressione su Europa e Usa, sia per evitare molte sofferenze a chi emigra e magari preferirebbe restare nel suo paese, se ci fossero condizioni di vita accettabili. Dunque sarebbe ragionevole farlo. Aiutiamoli a casa loro? Facile a dirsi, molto meno a farsi, perché ci sono non pochi ostacoli per realizzare i vari “piani Marshall per l’Africa” di cui spesso qualcuno blatera. Per la verità, già oggi ci sono cospicui aiuti internazionali da parte dei paesi più ricchi, ma, a quanto pare, i risultati non sono particolarmente brillanti e la riflessione dovrebbe partire proprio da questo punto: come mai, nonostante decenni di aiuti, ci sono paesi in cui i risultati sono così scarsi? Il problema è che dovremmo aumentare le sovvenzioni? Quelle attuali sono insufficienti? Non è solo questo ed il problema è molto più complesso.
In primo luogo, ci sono non poche situazioni di guerra o guerra civile (Iraq, Siria, Libia, Mali, Afghanistan eccetera) o con forti turbolenze (Sudan, Somalia, Zaire, Sri Lanka, Indonesia, eccetera) che hanno ostacolato, quando non hanno reso del tutto irrealistico, ogni piano del genere. E questa condizione perdura. Poi c’è una seconda ragione: molti di questi paesi (direi la netta maggioranza) hanno governi corrottissimi che usano gli aiuti internazionali per metterseli in tasca, o meglio, nei loro pingui conti off shore. E, peraltro, più di qualche rivolo di quel fiume di denaro, torna al paese di partenza, dove qualche vispo politico lo indirizza verso il proprio conto off shore. E questo senza tener conto della “mano morta” di tante Onlus che tutto sono, meno che “no profit”. Poi c’è il ruolo delle multinazionali che speculano sugli aiuti, fornendo prodotti scadenti o fortemente sovraprezzati, in parte per la complicità dei governi corrotti, in parte per le condizioni di monopolio in cui operano.
Ma, sin qui, stiamo parlando della superficie del problema: tutte cose emendabili o eliminabili sol che lo si voglia davvero. Ma ci sono dati strutturali più profondi, in parte dovuti alle condizioni particolari di alcuni contesti (dalla scarsità di infrastrutture, alle percentuali altissime di analfabetismo, dall’assenza di strutture sanitarie alla permanenza di metodi di coltura primitivi ecc.) ma in parte ancora più significativa, dalle condizioni del commercio internazionale che ostacolano lo sviluppo di molto paesi. Lo scambio ineguale fra prezzi delle materie prime e dei semi-lavorati da un lato e tecnologie e costo del denaro dall’altro, è stata la principale ragione che ha impedito il decollo dei paesi del sud del Mondo dalla fine del colonialismo ai primi anni novanta. Poi, mentre paesi come Cina, Brasile, India, e poi via via Turchia, Vietnam, Messico, Indonesia ecc iniziavano a decollare in parte grazie alle delocalizzazioni industriali, in parte alla rivalutazioni del mercato delle commodities, è subentrato un nuovo ostacolo allo sviluppo dei paesi che erano rimasti indietro: gli accordi di Marrakesh e la particolare disciplina dei brevetti, per cui multinazionali occidentali hanno “brevettato” (cioè ottenuto l’esclusiva della produzione) specie vegetali ed animali che, in realtà esistevano da sempre ed appartenevano a quei popoli.
Far sviluppare i paesi africani arretrati, oggi, imporrebbe un riallineamento della divisione mondiale del lavoro e questo potrebbe proporre indesiderate concorrenze: il libero mercato è una delle più clamorose balle della storia umana. E le politiche di landgrabbing non vengono fuori dal nulla: sono il riflesso di un ordine mondiale che riserva all’Africa due funzioni, deposito di materie prime (della terra in primo luogo) a basso costo e serbatoio di forza lavoro di riserva per quando il costo del lavoro dovesse crescere troppo nei paesi attualmente emergenti. E’ molto facile dire “aiutiamoli a casa loro”, ma una vera politica di sviluppo dei paesi africani implica l’abbattimento di questo ordine mondiale, l’azzeramento della rete di accordi sottoscritti da Marrakesh in poi, la fine dell’ordine neo liberista. Siete ancora a dirlo?
(Aldo Giannuli, “Aiutiamoli a casa loro?”, dal blog di Giannuli del 7 giugno 2016).
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Apposta. Per aiutarli a casa loro, perché non può esserci un ondata senza limite di immigrazione, occorre uscire dal liberismo, nuovo ma anche vecchio, che non è che fosse meglio di quello di adesso (è più corretto il nome iperliberismo).
In particolare si deve finire di imporre i prodotti delle multinazionali che fanno fallire le economie locali e anche finanziare le guerre civili e i dittatori e vendere le armi. E' una cosa non facile da realizzare ma nel lungo periodo meno onerosa che un'invasione, sia pure in buona fede e per necessità, di un continente intero.
In particolare si deve finire di imporre i prodotti delle multinazionali che fanno fallire le economie locali e anche finanziare le guerre civili e i dittatori e vendere le armi. E' una cosa non facile da realizzare ma nel lungo periodo meno onerosa che un'invasione, sia pure in buona fede e per necessità, di un continente intero.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
La globalizzazione e' stata un grosso errore su cui molti di noi ci hanno scommesso mentre non mettevamo nel conto che queste cose quando cadono dall'alto di certo non faranno anche i tuoi interessi.cielo 70 ha scritto:Apposta. Per aiutarli a casa loro, perché non può esserci un ondata senza limite di immigrazione, occorre uscire dal liberismo, nuovo ma anche vecchio, che non è che fosse meglio di quello di adesso (è più corretto il nome iperliberismo).
In particolare si deve finire di imporre i prodotti delle multinazionali che fanno fallire le economie locali e anche finanziare le guerre civili e i dittatori e vendere le armi. E' una cosa non facile da realizzare ma nel lungo periodo meno onerosa che un'invasione, sia pure in buona fede e per necessità, di un continente intero.
L'Europa manca? Certo di sì ma anche questo avremmo dovuto saperlo in anticipo.
Ognuno fa i propri interessi di casa poiche questa non e' l'Europa che avrebbe dovuto essere e che anche noi credevamo fosse possibile.
E poi non sono solo queste cose che non vanno sulle quali abbiamo anche noi molte colpe e che ha fatto sì che Lega e M5S prendessero il sopravvento.
Nei soliti merli ci entriamo anche noi xche spesso ci facciamo trasportare come dei creduloni dai parolai di qualsiasi linea politica. Non pensiamo con la ns. testa poiche spesso crediamo di non essere all'altezza delle risposte e questo fa si che ci appoggiamo ad altri.
Alcune o molte cose che dicono lega e M5S avremmo dovuto farle ns. poiche queste stesse facevano parte della cultura di sinistra.
Es:
1-Non sacchi di frumento ma aratri nei paesi poveri.
2-Che lo sfruttamento delle loro risorse siano fatte, magari con l'aiuto delle ns. tecnologie, da essi stessi?
Quindi, dove eravamo noi in tutto questo tempo?
Non e' forse che tutto questo ci ha fatto comodo che continuasse cosi altrimenti avremmo perso un po della ns. ricchezza?
Certo non e' sufficiente dire questo poiche possiamo aggiungere anche che stiamo pagando gli errori dei ns. vecchi quando cominciarono invadere quei luoghi per diventare poi delle potenze industriali sulle spalle di questi popoli.
Ora siamo arrivati al dunque che i più sprovveduti non avrebbero mai immaginato mentre altri tutto questo lo avrebbero gia messo nel conto con la differenza che le cause di tutto questo sarebbero cadute sul popolo lasciando questo a sbrigarsela da solo e visto che nessuno capiva i suoi problemi non e' da meravigliarsi di questa Lega o di Grillo.
La politica e' fallita ! Anzi e in amministrazione controllata dalla finanza e i partiti si sono talmente imborghesiti che sembrano tutti uguali.
Quindi che colpa ne ha chi dovesse votare Lega o M5S se alternative non ne ha visto che nessuno li ascolta?
Quindi, per concludere, la globalizzazione la stiamo pagando solo noi dovuta anche dal ns. essere MERLI!
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
I BEATI COSTRUTTORI DI GUERRE
3 ore fa
Il volto dell'islam italiano:
"Sì a violenza in nome di Dio"
Gian Micalessin
I FALSI CATTOLICI COME QUELLI DE IL GIORNALE O LIBERO, SONO L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA DI CHI VUOLE LA GUERRA SANTA.
L'ISLAM NON PREDICA LA VIOLENZA. COME ALLO STESSO MODO LA RELIGIONE CRISTIANA.
MA CI SONO ESSERI UMANI CHE NEL CAMPO ISLAMICO PER SODDISFARE IL PROPRIO ODIO NEI CONFRONTI DEI CRISTIANI S'INVENTANO LA JIHAD.
RISPONDONO I FALSI CRISTIANI CON IL MAL DI PANCIA NEI CONFRONTI DELL'ISLAM, NELLO STESSO IDENTICO MODO DI CHI VUOLE LA GUERRA SANTA CON I CRISTIANI.
TUTTI E DUE I FALSI CREDENTI SOSTENGONO LA GUERRA.
IL DRAMMA E' CHE SI SONO MERLI IGNORANTI CHE CREDONO ALLE BUFALE IN TUTTI I DUE CAMPI RELIGIOSI.
3 ore fa
Il volto dell'islam italiano:
"Sì a violenza in nome di Dio"
Gian Micalessin
I FALSI CATTOLICI COME QUELLI DE IL GIORNALE O LIBERO, SONO L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA DI CHI VUOLE LA GUERRA SANTA.
L'ISLAM NON PREDICA LA VIOLENZA. COME ALLO STESSO MODO LA RELIGIONE CRISTIANA.
MA CI SONO ESSERI UMANI CHE NEL CAMPO ISLAMICO PER SODDISFARE IL PROPRIO ODIO NEI CONFRONTI DEI CRISTIANI S'INVENTANO LA JIHAD.
RISPONDONO I FALSI CRISTIANI CON IL MAL DI PANCIA NEI CONFRONTI DELL'ISLAM, NELLO STESSO IDENTICO MODO DI CHI VUOLE LA GUERRA SANTA CON I CRISTIANI.
TUTTI E DUE I FALSI CREDENTI SOSTENGONO LA GUERRA.
IL DRAMMA E' CHE SI SONO MERLI IGNORANTI CHE CREDONO ALLE BUFALE IN TUTTI I DUE CAMPI RELIGIOSI.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Migliaia di immigrati tra la neve: l'accoglienza della Ue ha fallito
Scatta l'emergenza dalla Grecia alla Serbia. Temperature fino a -20°. Migliaia di immigrati lasciati al gelo. Decine di morti per ipotermia
Sergio Rame - Dom, 15/01/2017 - 18:27
commenta
"Se l'Unione europea non si interverrà tempestivamente - avverte Save the children - decine di loro, e soprattutto i bambini, rischieranno la morte per congelamento a causa delle bassissime temperature, conseguenza delle pesanti nevicate e del gelo che ha colpito la Grecia e i Balcani".
video
Immigrati sotto la neve a Belgrado
gallery
In coda per avere un pasto caldo
video
In mutande si lava fra la neve
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mig ... 51746.html
gallery
Quelle "docce" nei campi ghiacciati
Fino ad ora, più di quaranta immigrati sono morti nella regione a causa di un clima artico. Bambini e neonati sono i più vulnerabili tra la popolazione intrappolata senza accesso ad alcuna fonte di calore o nessun riparo, e sono particolarmente esposti all'ipotermia. Molti vivono in campi per migranti assolutamente non attrezzati, in edifici abbandonati, o addirittura all'aperto in strade piene di neve.
Sui social in molti fanno notare l'analogia con la Seconda guerra mondiale. "Sono come i prigionieri del 1943", scrivono. Le immagini e i video che arrivano in queste ore da Belgrado sono drammatici. È il fallimento della politica dell'accoglienza e delle frontiere aperte portata avanti dall'Unione europea negli ultimi anni. Nella capitale serba più di 1.200 immigrati hanno cercato un qualche riparo in edifici e magazzini abbandonati (guarda la gallery). Negli ultimi giorni le temperature sono scese fino a -10°C e le strutture in cui si sono rifugiati non hanno infissi, letti, acqua o servizi igienici di base. Le persone dormono sul pavimento, rischiando ulteriori pericoli quando accendono fuochi incontrollati per scaldarsi. La maggior parte di loro non ha guanti o scarpe adatte ad affrontare il freddo e sono stati già stati segnalati molti casi di congelamento. Le condizioni igieniche sono estreme: toilette improvvisate e rifiuti sono negli stessi posti dove i migranti mangiano o dormono o dove cercano riparo.
Nel nord della Grecia un afgano è morto congelato a causa del crollo delle temperature che hanno toccato i -14°C. In Bulgaria è stato ritrovato, lungo il confine meridionale del Paese, il corpo completamente congelato di una somala. I cadaveri di due iracheni, invece, sarebbero stati trovati venerdì scorso in una foresta nel sud-est della Bulgaria. Anche loro sarebbero morti a causa del freddo. "L'inadeguatezza della risposta dell'Unione Europea ha condannato i migranti al freddo e al gelo - accusa Andreas Ring, responsabile di Save the Children nei Balcani - i rifugiati che sono riusciti a sopravvivere ad anni di guerra, alle violenze e a viaggi rischiosi per la loro stessa vita, stanno ora morendo congelati alle porte d'Europa".
L'accordo tra Bruxelles e Ankara ha lasciato le persone in condizioni disperate. In Grecia migliaia di immigrati sono bloccati in ex capannoni industriali mentre le temperature scendono sotto lo zero. Sulle isole più di 16mila vivono in campi troppo affollati. La maggior parte di loro deve stare all'aperto o in tende già crollate a causa della neve. Sono particolarmente gravi le condizioni a Moria, il centro di detenzione sull'isola di Lesbo, dove almeno quattromila persone sono state stipate dietro il filo spinato nonostante la struttura ne preveda solo duemila. In Grecia, dove sono già presenti 63mila richiedenti asilo, si registrano una cinquantina di nuovi ingressi al giorno. In Serbia, invece, entrano un centinaio di immigrati al giorno. E vanno così ad aggiungersi agli oltre 7.200 attualmente bloccati lì.
Scatta l'emergenza dalla Grecia alla Serbia. Temperature fino a -20°. Migliaia di immigrati lasciati al gelo. Decine di morti per ipotermia
Sergio Rame - Dom, 15/01/2017 - 18:27
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"Se l'Unione europea non si interverrà tempestivamente - avverte Save the children - decine di loro, e soprattutto i bambini, rischieranno la morte per congelamento a causa delle bassissime temperature, conseguenza delle pesanti nevicate e del gelo che ha colpito la Grecia e i Balcani".
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Immigrati sotto la neve a Belgrado
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In mutande si lava fra la neve
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mig ... 51746.html
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Quelle "docce" nei campi ghiacciati
Fino ad ora, più di quaranta immigrati sono morti nella regione a causa di un clima artico. Bambini e neonati sono i più vulnerabili tra la popolazione intrappolata senza accesso ad alcuna fonte di calore o nessun riparo, e sono particolarmente esposti all'ipotermia. Molti vivono in campi per migranti assolutamente non attrezzati, in edifici abbandonati, o addirittura all'aperto in strade piene di neve.
Sui social in molti fanno notare l'analogia con la Seconda guerra mondiale. "Sono come i prigionieri del 1943", scrivono. Le immagini e i video che arrivano in queste ore da Belgrado sono drammatici. È il fallimento della politica dell'accoglienza e delle frontiere aperte portata avanti dall'Unione europea negli ultimi anni. Nella capitale serba più di 1.200 immigrati hanno cercato un qualche riparo in edifici e magazzini abbandonati (guarda la gallery). Negli ultimi giorni le temperature sono scese fino a -10°C e le strutture in cui si sono rifugiati non hanno infissi, letti, acqua o servizi igienici di base. Le persone dormono sul pavimento, rischiando ulteriori pericoli quando accendono fuochi incontrollati per scaldarsi. La maggior parte di loro non ha guanti o scarpe adatte ad affrontare il freddo e sono stati già stati segnalati molti casi di congelamento. Le condizioni igieniche sono estreme: toilette improvvisate e rifiuti sono negli stessi posti dove i migranti mangiano o dormono o dove cercano riparo.
Nel nord della Grecia un afgano è morto congelato a causa del crollo delle temperature che hanno toccato i -14°C. In Bulgaria è stato ritrovato, lungo il confine meridionale del Paese, il corpo completamente congelato di una somala. I cadaveri di due iracheni, invece, sarebbero stati trovati venerdì scorso in una foresta nel sud-est della Bulgaria. Anche loro sarebbero morti a causa del freddo. "L'inadeguatezza della risposta dell'Unione Europea ha condannato i migranti al freddo e al gelo - accusa Andreas Ring, responsabile di Save the Children nei Balcani - i rifugiati che sono riusciti a sopravvivere ad anni di guerra, alle violenze e a viaggi rischiosi per la loro stessa vita, stanno ora morendo congelati alle porte d'Europa".
L'accordo tra Bruxelles e Ankara ha lasciato le persone in condizioni disperate. In Grecia migliaia di immigrati sono bloccati in ex capannoni industriali mentre le temperature scendono sotto lo zero. Sulle isole più di 16mila vivono in campi troppo affollati. La maggior parte di loro deve stare all'aperto o in tende già crollate a causa della neve. Sono particolarmente gravi le condizioni a Moria, il centro di detenzione sull'isola di Lesbo, dove almeno quattromila persone sono state stipate dietro il filo spinato nonostante la struttura ne preveda solo duemila. In Grecia, dove sono già presenti 63mila richiedenti asilo, si registrano una cinquantina di nuovi ingressi al giorno. In Serbia, invece, entrano un centinaio di immigrati al giorno. E vanno così ad aggiungersi agli oltre 7.200 attualmente bloccati lì.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
LA SCOPERTA DEL MAGO
La nuova rotta dei migranti
Gen 30, 2017/
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Europa,In evidenza,Migranti /
Giovanni Masini
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Da Salonicco. “Duemila dollari”, ride Amid. si liscia i capelli, poi passa le mani sulla giacca di pelle e ammicca. Tanto ha pagato per entrare clandestinamente in Grecia. Appena un mese fa, dieci mesi dopo l’entrata in vigore dell’accordo fra Ue e Turchia che doveva sigillare la rotta balcanica dei profughi.
Amid ha ventiquattro anni e viene dal Pakistan. Lo incontriamo in un edificio abbandonato non lontano dalla stazione ferroviaria di Salonicco a circa di un’ora di macchina dal confine macedone.
Ci racconta di come quattro settimane fa sia partito dalla provincia di Karachi. Ha attraversato a piedi il confine con l’Iran e poi quello della Turchia. Da Istanbul, una breve corsa in macchina fino alla frontiera greca, quindi l’attraversamento del fiume Evros, che segna il confine esterno dell’Unione Europea. Il passaggio del confine costa duemila dollari: la stessa cifra per cui i trafficanti conducono i rifugiati fin nel cuore dell’Europa più ricca. Per ora Amid aspetta di intraprendere l’ultima tappa del proprio viaggio alla periferia di Salonicco.
Da questa città, per tutto l’autunno del 2015, sono transitate centinaia di migliaia di persone dirette in Germania, attirate dalla promessa di Angela Merkel di concedere la protezione internazionale anche a chi fosse già stato registrato in un altro Paese europeo, in barba al regolamento di Dublino.
I migranti arrivavano da Atene o direttamente dalla Turchia e a bordo di taxi o di bus proseguivano direttamente fino alla piana di Idomeni, dove si riposavano in attesa del grande balzo verso i Balcani.
Ora che il campo di Idomeni è stato chiuso e la Turchia ha irrigidito i controlli sulle partenze, nel nord della Grecia sembra tornata la calma. Ma si tratta di una tranquillità solo apparente.
A marzo, all’epoca dell’accordo fra Ankara e Bruxelles, si calcolava che in Grecia fossero bloccate circa quarantamila persone. Da allora, questo numero è lievitato fino a sessantacinquemila. Non pochissime, per il primo Stato sulla via di una rotta che spesso si vuole “sigillata”. Certo, gli arrivi in Grecia sono precipitati dagli 856mila del 2015 ai 173mila del 2016.
Nei primi tre mesi del 2016, rivelano i dati Unhcr, sono arrivati in Grecia 151mila migranti; negli altri nove mesi “appena” 21mila. Confrontando il dato di gennaio 2017 con quello del primo mese dell’anno scorso, notiamo come da 67mila ingressi il numero di chi entra in Grecia si sia ridotto a poco più di mille.
Ma la Turchia continua a rappresentare un gigantesco hub di smistamento di migranti e un mercato fondamentale per i trafficanti di uomini. Migliaia, come Amid, prendono la via dell’Anatolia dagli immensi spazi del Pakistan, dell’Afghanistan, dell’Iran. Giunti nella Mezzaluna, in molti si dirigono verso la porzione di Tracia sotto controllo turco: l’ultimo lembo europeo di quello che fu l’impero ottomano.
Vi si concentrano nella provincia di Edirne, da cui tentano l’attraversamento del confine con la Bulgaria e con la Grecia. Una delle vie più battute è quella che passa per il fiume Evros, che per quasi centocinquanta chilometri segna il confine fra l’Ellade e la Mezzaluna.
Qui, con il favore delle tenebre, i trafficanti caricano i loro “clienti” come Amid su gommoni assai precari e li spingono a guadare il corso d’acqua per entrare in Europa di nascosto. Sul finire dell’autunno, la polizia greca ha intercettato una media di quattromila persone che ogni mese tentano la pericolosa traversata: un valore triplo rispetto a quello normalmente rilevato in estate.
Il passaggio del fiume può costare la vita. Non sono rari i decessi per ipotermia, in un’area rurale in cui le temperature precipitano fino a -14C°. La polizia greca ha militarizzato tutta la sponda ellenica nelle zone più sensibili e pattuglia quotidianamente la sponda nel tentativo di individuare i trafficanti che percorrono le strade nei pressi del greto del fiume per recuperare i migranti e portarli fino a Alessandropoli o a Salonicco.
Una volta entrati in Grecia, i migranti sarebbero costretti a presentarvi richiesta di asilo e quindi a trascorrervi un lungo periodo di attesa per ricevere i documenti. Per questo molti di coloro che entrano clandestinamente nel Paese preferiscono rimanere nell’illegalità e proseguire il viaggio il più in fretta possibile verso il cuore dell’Europa.
Ancora una volta, la clandestinità aumenta i rischi. Per altri duemila euro i trafficanti di Salonicco promettono passaggi in macchina fino alla Francia o alla Germania. Molto spesso, quelli che sono pubblicizzati come comodi posti auto si rivelano pochi centimetri nella cella frigorifera di un camion o addirittura un angusto interstizio fra gli assi delle ruote di un treno.
E non sono pochi nemmeno quelli che si dirigono verso l’Italia. Fra i migranti che affollano le città della costa ionica circolano “offerte speciali” per i porti italiani. Ancora una volta, stipati sul fondo di un tir imbarcato sui traghetti, oppure sull’ennesimo, eterno, gommone.
La nuova rotta dei migranti
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Da Salonicco. “Duemila dollari”, ride Amid. si liscia i capelli, poi passa le mani sulla giacca di pelle e ammicca. Tanto ha pagato per entrare clandestinamente in Grecia. Appena un mese fa, dieci mesi dopo l’entrata in vigore dell’accordo fra Ue e Turchia che doveva sigillare la rotta balcanica dei profughi.
Amid ha ventiquattro anni e viene dal Pakistan. Lo incontriamo in un edificio abbandonato non lontano dalla stazione ferroviaria di Salonicco a circa di un’ora di macchina dal confine macedone.
Ci racconta di come quattro settimane fa sia partito dalla provincia di Karachi. Ha attraversato a piedi il confine con l’Iran e poi quello della Turchia. Da Istanbul, una breve corsa in macchina fino alla frontiera greca, quindi l’attraversamento del fiume Evros, che segna il confine esterno dell’Unione Europea. Il passaggio del confine costa duemila dollari: la stessa cifra per cui i trafficanti conducono i rifugiati fin nel cuore dell’Europa più ricca. Per ora Amid aspetta di intraprendere l’ultima tappa del proprio viaggio alla periferia di Salonicco.
Da questa città, per tutto l’autunno del 2015, sono transitate centinaia di migliaia di persone dirette in Germania, attirate dalla promessa di Angela Merkel di concedere la protezione internazionale anche a chi fosse già stato registrato in un altro Paese europeo, in barba al regolamento di Dublino.
I migranti arrivavano da Atene o direttamente dalla Turchia e a bordo di taxi o di bus proseguivano direttamente fino alla piana di Idomeni, dove si riposavano in attesa del grande balzo verso i Balcani.
Ora che il campo di Idomeni è stato chiuso e la Turchia ha irrigidito i controlli sulle partenze, nel nord della Grecia sembra tornata la calma. Ma si tratta di una tranquillità solo apparente.
A marzo, all’epoca dell’accordo fra Ankara e Bruxelles, si calcolava che in Grecia fossero bloccate circa quarantamila persone. Da allora, questo numero è lievitato fino a sessantacinquemila. Non pochissime, per il primo Stato sulla via di una rotta che spesso si vuole “sigillata”. Certo, gli arrivi in Grecia sono precipitati dagli 856mila del 2015 ai 173mila del 2016.
Nei primi tre mesi del 2016, rivelano i dati Unhcr, sono arrivati in Grecia 151mila migranti; negli altri nove mesi “appena” 21mila. Confrontando il dato di gennaio 2017 con quello del primo mese dell’anno scorso, notiamo come da 67mila ingressi il numero di chi entra in Grecia si sia ridotto a poco più di mille.
Ma la Turchia continua a rappresentare un gigantesco hub di smistamento di migranti e un mercato fondamentale per i trafficanti di uomini. Migliaia, come Amid, prendono la via dell’Anatolia dagli immensi spazi del Pakistan, dell’Afghanistan, dell’Iran. Giunti nella Mezzaluna, in molti si dirigono verso la porzione di Tracia sotto controllo turco: l’ultimo lembo europeo di quello che fu l’impero ottomano.
Vi si concentrano nella provincia di Edirne, da cui tentano l’attraversamento del confine con la Bulgaria e con la Grecia. Una delle vie più battute è quella che passa per il fiume Evros, che per quasi centocinquanta chilometri segna il confine fra l’Ellade e la Mezzaluna.
Qui, con il favore delle tenebre, i trafficanti caricano i loro “clienti” come Amid su gommoni assai precari e li spingono a guadare il corso d’acqua per entrare in Europa di nascosto. Sul finire dell’autunno, la polizia greca ha intercettato una media di quattromila persone che ogni mese tentano la pericolosa traversata: un valore triplo rispetto a quello normalmente rilevato in estate.
Il passaggio del fiume può costare la vita. Non sono rari i decessi per ipotermia, in un’area rurale in cui le temperature precipitano fino a -14C°. La polizia greca ha militarizzato tutta la sponda ellenica nelle zone più sensibili e pattuglia quotidianamente la sponda nel tentativo di individuare i trafficanti che percorrono le strade nei pressi del greto del fiume per recuperare i migranti e portarli fino a Alessandropoli o a Salonicco.
Una volta entrati in Grecia, i migranti sarebbero costretti a presentarvi richiesta di asilo e quindi a trascorrervi un lungo periodo di attesa per ricevere i documenti. Per questo molti di coloro che entrano clandestinamente nel Paese preferiscono rimanere nell’illegalità e proseguire il viaggio il più in fretta possibile verso il cuore dell’Europa.
Ancora una volta, la clandestinità aumenta i rischi. Per altri duemila euro i trafficanti di Salonicco promettono passaggi in macchina fino alla Francia o alla Germania. Molto spesso, quelli che sono pubblicizzati come comodi posti auto si rivelano pochi centimetri nella cella frigorifera di un camion o addirittura un angusto interstizio fra gli assi delle ruote di un treno.
E non sono pochi nemmeno quelli che si dirigono verso l’Italia. Fra i migranti che affollano le città della costa ionica circolano “offerte speciali” per i porti italiani. Ancora una volta, stipati sul fondo di un tir imbarcato sui traghetti, oppure sull’ennesimo, eterno, gommone.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
FABBRICA DI NOTIZIE O FABBRICA DELL'ODIO A FINI POLITICI?????
L'Ue porta i greci a mangiare
gli avanzi di cibo dei profughi
Bruxelles costringe la Grecia a ospitare tutti i richiedenti asilo. Che devono spartire il cibo con i senzatetto locali
di Giovanni Masini
1 ora fa
992
L'Ue porta i greci a mangiare
gli avanzi di cibo dei profughi
Bruxelles costringe la Grecia a ospitare tutti i richiedenti asilo. Che devono spartire il cibo con i senzatetto locali
di Giovanni Masini
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
BERLINO, IN PROVINCIA DI NAPOLI-
Merkel, dietrofront sulle accoglienze
<<Soldi ai rifugiati che se ne vanno>>
Contributi dai 500 ai 1.200 euro per chi rinuncia all'asilo politico.
Merkel, dietrofront sulle accoglienze
<<Soldi ai rifugiati che se ne vanno>>
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Lo “schema Soros” e l’immigrazione indotta
1, 2, 3… TANA PER SOROS!
Per carità, sarà solo un caso, una coincidenza di quelle che servono agli scettici per dimostrare che non c’è un senso nelle cose. Fatto sta che ogni volta che la società civile, gli umanitaristi della domenica, le sentinelle democratiche scendono in piazza contro il cattivo di turno (che si chiami Putin, Trump o Marine Le Pen), dietro a loro fa capolino la faccia di Soros o meglio, il suo portafoglio.
Anche nell’ultimo caso, quello del Decreto esecutivo sull’immigrazione voluto da Trump, le proteste inscenate in tutta America sono state organizzate da gruppi mantenuti con i soldi del filantropo miliardario.
Come ha evidenziato Aaron Klein su Breitbart, gli avvocati che hanno messo in piedi le azioni legali contro il Decreto Trump, appartengono a tre associazioni per i diritti degli immigrati: la ACLU (American Civil Liberties Union), il National Immigration Law Center e l’Urban Justice Center. Tutte e tre sono finanziate, per milioni di dollari, dalla Open Society di Soros (la ACLU addirittura ha ricevuto 50 milioni solo nel 2014).
Una delle avvocatesse in prima linea nella battaglia legale, Taryn Higashi, è componente dell’Advisory Board dell’Inziativa per l’Immigrazione Internazionale della Open Society.
Dopo le manifestazioni di protesta all’indomani del voto e la Marcia delle Donne, questa è la terza iniziativa anti-Trump che vede la ragnatela di Shelob/Soros dispiegarsi contro quella parte dell’America colpevole di non aver votato la sua candidata in busta paga, Hillary Clinton.
Come direbbe Poirot: “una coincidenza è solo una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze sono una prova”; e se ci aggiungiamo anche la famosa battaglia contro le “fake-news” che inquinano la purezza dell’informazione mainstream (salvo poi scoprire che a produrre fake news è proprio il mainstream), diciamo che abbiamo la quasi certezza che a Soros non è andata molto giù l’elezione di Trump.
SOROS E L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE
Tra tutte le cause “progressiste” che Soros finanzia, quella per agevolare l’immigrazione clandestina è forse la più curiosa (ed anche la più rivelatrice).
Nel 2014 il New York Times rivelò che la decisione di Obama di modificare la legge sull’immigrazione per facilitare il riconoscimento degli irregolari, fu spinta dalla campagna delle associazioni pro-immigrati divenute una “forza nazionale” grazie all’enorme quantità di denaro versato nelle loro casse dalle ricchissime fondazioni di sinistra tra cui, appunto, la Open Society di Soros (oltre alla sempre presente Ford Foundation); “Negli ultimi dieci anni – scrive il NYT – questi donatori hanno investito più di 300 milioni di dollari nelle organizzazioni di immigrati” che lottano “per riconoscere la cittadinanza a quelli entrati illegalmente”.
Ora, Soros, che di mestiere fa lo speculatore finanziario, è uno che con i soldi non produce ricchezza ma povertà. Il suo lavoro è, di fatto, scommettere sulla perdita degli altri; lui vince se il mondo perde.
Soros appartiene a quella aristocrazia del denaro per la quale, crisi economiche e guerre, sono linfa vitale per il proprio portafoglio (e per il proprio potere).
E infatti i suoi miliardi li ha fatti (e continua a farli) mettendo in ginocchio le economie di mezzo mondo; ne sappiamo qualcosa anche noi italiani che nel 1992, subimmo l’attacco speculativo orchestrato dal suo fondo “Quantum” che bruciò il corrispettivo di 48 mila miliardi di dollari delle nostre riserve valutarie, costringendo la Lira ad uscire dallo Sme (insieme alla sterlina inglese).
E se “destabilizzare le economie” è il suo lavoro, destabilizzare i governi è il suo hobby; e così Soros finanzia da anni rivoluzioni colorate (dall’est Europa alle Primavere Arabe) che altro non sono che guerre civili all’interno di Stati sovrani per sostituire governi legittimi con replicanti a lui rispondenti; e adotta (finanziando campagne elettorali) candidati particolarmente inclini a fare le “guerre umanitarie” con cui stravolgere intere aree del mondo.
LO SCHEMA SOROS: POVERI-PROFUGHI-IMMIGRATI
Per semplificare (anche troppo) lo chiameremo “SCHEMA SOROS” anche se in realtà è un preciso disegno dell’élite tecno-finanziaria per costruire il proprio sistema di potere globale.
Lo “Schema Soros” funziona così: l’élite prima produce i poveri, poi trasforma alcuni di loro in profughi attraverso una bella guerra umanitaria o una colorata rivoluzione (in realtà i profughi sono meno della metà degli immigrati) e poi li spinge ad entrare illegalmente in Europa e in Usa grazie alle sue associazioni umanitarie, ricattando i governi occidentali e i leader che essa stessa finanzia affinché approvino legislazioni che di fatto eliminano il reato di immigrazione clandestina. Il tutto, ovviamente, per amore dell’Umanità.
In questo schema un ruolo centrale ce l’ha il sistema dei media e della cultura nel manipolare l’immaginario simbolico e costruire il “pericolo xenofobo e populista” contro chiunque provi ad opporsi a questo processo.
E francamente fa uno strano effetto vedere la sinistra americana di Obama e della Clinton solidarizzare con i profughi dopo aver lanciato sulla loro testa 26.000 bombe solo nel 2016 (quasi 50.000 in due anni) e venduto ai loro governi più armi di qualsiasi amministrazione americana, nel rumorosissimo silenzio di Soros e dei benpensanti che oggi scendono in piazza contro Trump.
A COSA SERVE L’IMMIGRAZIONE INDOTTA?
L’immigrazione in atto non è un processo naturale ma indotto per consolidare un modello incentrato non sulla ricchezza reale (produzione di beni e consumo) a vantaggio di tutti, ma su quella “irreale” del debito e dell’usura, a vantaggio di pochi.
La globalizzazione non è altro che il processo di concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani di un numero sempre più ristretto di persone (quel famoso 1% che detiene il 50% della ricchezza globale).
Per l’Occidente il vero sconvolgimento è la dissoluzione della classe media, l’erosione ormai costante di quella che è stata il motore trainante dello sviluppo economico e civile dell’ultimo secolo e mezzo.
Non è un caso che “l’abbattimento della borghesia” (sogno di ogni ideologia totalitaria di destra e di sinistra) va di pari passo con i tentativi di smantellamento delle democrazie in atto in Occidente attraverso l’ascesa di governi tecnocratici e revisioni costituzionali scritte direttamente dai banchieri.
Per Soros e per l’élite tecno-finanziaria, “la democrazia è un lusso antiquato” (come scrisse il Financial Times, la Bibbia del gotha finanziario); e i meccanismi di sovranità popolare e rappresentanza parlamentare sono un intralcio alla gestione diretta del potere.
Il processo d’immigrazione indotta serve proprio a questo: disarticolare l’ordine sociale e culturale, generare conflitti endemici (guerra tra poveri), imporre legislazioni più autoritarie, alterare l’equilibrio demografico e generare un’appiattimento della stratificazione sociale per ridurre il peso di quella classe media, elemento da sempre in conflitto con le élite.
Per Soros e i suoi amici è molto più funzionale una società a due livelli: una élite con in mano grande potere economico (e decisionale) in grado di gestire anche i flussi informativi (e formativi) e una massa sempre più povera, dipendente da questa élite e dall’immaginario che essa costruisce; e nel progetto globalista, le identità nazionali e religiose (proprio perché pericolose costruttrici di senso) devono essere annullate all’interno di una massa indistinta e perfettamente funzionale al sistema di dominio.
Il sogno di un mondo governato da pochi plutocrati passa per la dissoluzione dell’Occidente come lo conosciamo e l’immigrazione di massa costruita a tavolino e legittimata persino nelle dichiarazioni ufficiali dei tecnorati sulla “Migrazione Sostitutiva”, serve a trasformare il loro sogno nel nostro incubo.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
1, 2, 3… TANA PER SOROS!
Per carità, sarà solo un caso, una coincidenza di quelle che servono agli scettici per dimostrare che non c’è un senso nelle cose. Fatto sta che ogni volta che la società civile, gli umanitaristi della domenica, le sentinelle democratiche scendono in piazza contro il cattivo di turno (che si chiami Putin, Trump o Marine Le Pen), dietro a loro fa capolino la faccia di Soros o meglio, il suo portafoglio.
Anche nell’ultimo caso, quello del Decreto esecutivo sull’immigrazione voluto da Trump, le proteste inscenate in tutta America sono state organizzate da gruppi mantenuti con i soldi del filantropo miliardario.
Come ha evidenziato Aaron Klein su Breitbart, gli avvocati che hanno messo in piedi le azioni legali contro il Decreto Trump, appartengono a tre associazioni per i diritti degli immigrati: la ACLU (American Civil Liberties Union), il National Immigration Law Center e l’Urban Justice Center. Tutte e tre sono finanziate, per milioni di dollari, dalla Open Society di Soros (la ACLU addirittura ha ricevuto 50 milioni solo nel 2014).
Una delle avvocatesse in prima linea nella battaglia legale, Taryn Higashi, è componente dell’Advisory Board dell’Inziativa per l’Immigrazione Internazionale della Open Society.
Dopo le manifestazioni di protesta all’indomani del voto e la Marcia delle Donne, questa è la terza iniziativa anti-Trump che vede la ragnatela di Shelob/Soros dispiegarsi contro quella parte dell’America colpevole di non aver votato la sua candidata in busta paga, Hillary Clinton.
Come direbbe Poirot: “una coincidenza è solo una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze sono una prova”; e se ci aggiungiamo anche la famosa battaglia contro le “fake-news” che inquinano la purezza dell’informazione mainstream (salvo poi scoprire che a produrre fake news è proprio il mainstream), diciamo che abbiamo la quasi certezza che a Soros non è andata molto giù l’elezione di Trump.
SOROS E L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE
Tra tutte le cause “progressiste” che Soros finanzia, quella per agevolare l’immigrazione clandestina è forse la più curiosa (ed anche la più rivelatrice).
Nel 2014 il New York Times rivelò che la decisione di Obama di modificare la legge sull’immigrazione per facilitare il riconoscimento degli irregolari, fu spinta dalla campagna delle associazioni pro-immigrati divenute una “forza nazionale” grazie all’enorme quantità di denaro versato nelle loro casse dalle ricchissime fondazioni di sinistra tra cui, appunto, la Open Society di Soros (oltre alla sempre presente Ford Foundation); “Negli ultimi dieci anni – scrive il NYT – questi donatori hanno investito più di 300 milioni di dollari nelle organizzazioni di immigrati” che lottano “per riconoscere la cittadinanza a quelli entrati illegalmente”.
Ora, Soros, che di mestiere fa lo speculatore finanziario, è uno che con i soldi non produce ricchezza ma povertà. Il suo lavoro è, di fatto, scommettere sulla perdita degli altri; lui vince se il mondo perde.
Soros appartiene a quella aristocrazia del denaro per la quale, crisi economiche e guerre, sono linfa vitale per il proprio portafoglio (e per il proprio potere).
E infatti i suoi miliardi li ha fatti (e continua a farli) mettendo in ginocchio le economie di mezzo mondo; ne sappiamo qualcosa anche noi italiani che nel 1992, subimmo l’attacco speculativo orchestrato dal suo fondo “Quantum” che bruciò il corrispettivo di 48 mila miliardi di dollari delle nostre riserve valutarie, costringendo la Lira ad uscire dallo Sme (insieme alla sterlina inglese).
E se “destabilizzare le economie” è il suo lavoro, destabilizzare i governi è il suo hobby; e così Soros finanzia da anni rivoluzioni colorate (dall’est Europa alle Primavere Arabe) che altro non sono che guerre civili all’interno di Stati sovrani per sostituire governi legittimi con replicanti a lui rispondenti; e adotta (finanziando campagne elettorali) candidati particolarmente inclini a fare le “guerre umanitarie” con cui stravolgere intere aree del mondo.
LO SCHEMA SOROS: POVERI-PROFUGHI-IMMIGRATI
Per semplificare (anche troppo) lo chiameremo “SCHEMA SOROS” anche se in realtà è un preciso disegno dell’élite tecno-finanziaria per costruire il proprio sistema di potere globale.
Lo “Schema Soros” funziona così: l’élite prima produce i poveri, poi trasforma alcuni di loro in profughi attraverso una bella guerra umanitaria o una colorata rivoluzione (in realtà i profughi sono meno della metà degli immigrati) e poi li spinge ad entrare illegalmente in Europa e in Usa grazie alle sue associazioni umanitarie, ricattando i governi occidentali e i leader che essa stessa finanzia affinché approvino legislazioni che di fatto eliminano il reato di immigrazione clandestina. Il tutto, ovviamente, per amore dell’Umanità.
In questo schema un ruolo centrale ce l’ha il sistema dei media e della cultura nel manipolare l’immaginario simbolico e costruire il “pericolo xenofobo e populista” contro chiunque provi ad opporsi a questo processo.
E francamente fa uno strano effetto vedere la sinistra americana di Obama e della Clinton solidarizzare con i profughi dopo aver lanciato sulla loro testa 26.000 bombe solo nel 2016 (quasi 50.000 in due anni) e venduto ai loro governi più armi di qualsiasi amministrazione americana, nel rumorosissimo silenzio di Soros e dei benpensanti che oggi scendono in piazza contro Trump.
A COSA SERVE L’IMMIGRAZIONE INDOTTA?
L’immigrazione in atto non è un processo naturale ma indotto per consolidare un modello incentrato non sulla ricchezza reale (produzione di beni e consumo) a vantaggio di tutti, ma su quella “irreale” del debito e dell’usura, a vantaggio di pochi.
La globalizzazione non è altro che il processo di concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani di un numero sempre più ristretto di persone (quel famoso 1% che detiene il 50% della ricchezza globale).
Per l’Occidente il vero sconvolgimento è la dissoluzione della classe media, l’erosione ormai costante di quella che è stata il motore trainante dello sviluppo economico e civile dell’ultimo secolo e mezzo.
Non è un caso che “l’abbattimento della borghesia” (sogno di ogni ideologia totalitaria di destra e di sinistra) va di pari passo con i tentativi di smantellamento delle democrazie in atto in Occidente attraverso l’ascesa di governi tecnocratici e revisioni costituzionali scritte direttamente dai banchieri.
Per Soros e per l’élite tecno-finanziaria, “la democrazia è un lusso antiquato” (come scrisse il Financial Times, la Bibbia del gotha finanziario); e i meccanismi di sovranità popolare e rappresentanza parlamentare sono un intralcio alla gestione diretta del potere.
Il processo d’immigrazione indotta serve proprio a questo: disarticolare l’ordine sociale e culturale, generare conflitti endemici (guerra tra poveri), imporre legislazioni più autoritarie, alterare l’equilibrio demografico e generare un’appiattimento della stratificazione sociale per ridurre il peso di quella classe media, elemento da sempre in conflitto con le élite.
Per Soros e i suoi amici è molto più funzionale una società a due livelli: una élite con in mano grande potere economico (e decisionale) in grado di gestire anche i flussi informativi (e formativi) e una massa sempre più povera, dipendente da questa élite e dall’immaginario che essa costruisce; e nel progetto globalista, le identità nazionali e religiose (proprio perché pericolose costruttrici di senso) devono essere annullate all’interno di una massa indistinta e perfettamente funzionale al sistema di dominio.
Il sogno di un mondo governato da pochi plutocrati passa per la dissoluzione dell’Occidente come lo conosciamo e l’immigrazione di massa costruita a tavolino e legittimata persino nelle dichiarazioni ufficiali dei tecnorati sulla “Migrazione Sostitutiva”, serve a trasformare il loro sogno nel nostro incubo.
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