Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto
La libertà è il diritto dell’anima a respirare. E noi, partecipando malgrado tutto, vogliamo continuare a respirare.Lo facciamo nel modo più opportuno possibile all’interno di questo forum che offre spazio a tutti coloro che credono nella democrazia
UncleTom ha scritto:QUANDO LE SOCIETA’ SI DECONPONGONO, SI SFARINANO, SI SQUAGLIANO
SPESSO DISCUTENDO CON GLI INDIGENI DI QUESTE PARTI, DEI PROBLEMI CHE QUOTIDIANAMENTE CI AFFLIGGONO, DATO CHE VOGLIONO VIVERE TRANQUILLI E PACIFICI SENZA PROBLEMI TRA I PIEDI, SE LA CAVANO SEMPRE BOLLANDOMI COME PESSIMISTA.
DIFFICILE FAGLI CAPIRE CHE NON SONO PESSIMISTA MA SOLO REALISTA, OSSERVANDO QUANTO ACCADE OGNI GIORNO NEL COSI’ DETTO “BELPAESE”.
IL PROBLEMA E’ CHE A FURIA DI DAI E DAI, ACCETTANDO PASSIVAMENTE QUELLO CHE IMPONE IL POTERE, IL CANCRO DI QUESTA SOCIETA’ SI ALLARGA A DISMISURA PORTANDO IN METASTASI TUTTO IL TERRITORIO.
E SAPPIAMO QUAL’E’ IL VERDETTO DEI CHIRURGHI QUANDO TI APRONO E CONSTATANO CHE TUTTO IL CORPO E’ PIENO DI METASTASI.
TI RICHIUDONO E BUONANOTTE. IL TUO DESTINO E’ SEGNATO.
LO STESSO AVVIENE NEL “BEL PAESE”, MA PER MOLTI ITALIANI VA’ BENE COSI’.
Sulla prima pagina de IL FATTO QUOTIDIANO, oggi possiamo leggere:
ROSE ROSSE PER TE Il leader del partito più inquisito d’Italia omaggia lo spirito guida Alfano, ministro della malavita,
sulla tomba del latitante Craxi
Ad Hammamet una cerimonia “in forma
privata”ma con fotografi e giornalisti
Per Angelino “è un dovere essere qui”
Il titolo è decisamente forte, tanto che non è stato replicato sul sito web.
Ma i casi sono due:
1) Il titolo è un falso, e allora il giornale deve essere denunciato.
2) Il titolo non è un falso e allora si attendono reazioni dall'interessato, dal suo diretto superiore il premier GENTILO', e anche dal capo dello Stato.
Sono passate almeno 40 ore dalla pubblicazione di quel titolo osè, messo in evidenza sulla prima pagina del Fatto Quotidiano, ma io non ho sentito, né letto, nessun commento da parte del capo del Governo e neppure del capo dello Stato.
Meno che meno dell’interessato, ora ministro degli Esteri, Angelino Alfano.
Se fosse una mia distrazione, oppure carenza cognitiva, siete pregati di intervenire.
Grazie.
Altrimenti ci troviamo nella condizione che chi tace acconsente.
Cioè Angelino Alfano, Paolo Gentiloni, Sergio Mattarella.
SOTTO LE MACERIE(IN TUTTI I SENSI), DI UN PAESE CHE HA PERSO L’USO DELLA RAGIONE.
21 gen 2017 14:55 1. LE TECNOLOGIE (SEGRETE) CHE HANNO SALVATO I SOPRAVVISSUTI ALLA SLAVINA: C'È ANCHE UN APPARECCHIO MILITARE CHE RILEVA LE ONDE MAGNETICHE, CAPACE DI INTERCETTARE IL SEGNALE DI UN TELEFONO O QUALUNQUE AGGEGGIO ELETTRONICO, ANCHE SOTTO LE MACERIE
2. I SOCCORRITORI SCAVANO PER RECUPERARE ALTRE DUE PERSONE, E PARTE L'INCHIESTA
3. IL RISCHIO VALANGHE ERA SEGNALATO DA DUE SETTIMANE. I PM: ''QUESTI 'WARNING' SERVONO A RIEMPIRE I CASSETTI O QUALCUNO SI ERA ATTIVATO? CI SI DEVE CHIEDERE SE QUELLE PERSONE DOVEVANO ESSERE LÌ; SE QUELL' ALBERGO DOVEVA ESSERE APERTO O ESSERE LI'''
4. IL CASO DELLA COPPIA CHE IL GIORNO PRIMA DEL DISASTRO AVEVA LASCIATO L'HOTEL
5. VIDEO: COME LA VALANGA SI E' ABBATTUTA SULLA STRUTTURA, ALLE PENDICI DEL CANALONE
1. SECONDA INCHIESTA SU ALLARME METEO E TEMPI DEI SOCCORSI
Francesco Grignetti per ''la Stampa''
Sulla scrivania dei magistrati che indagano sulla catastrofe di Rigopiano, Cristina Tedeschi e Andrea Papalia, c' è una cartellina in evidenza. Il titolo è esplicito: «Bollettino valanghe». Dentro c' è la serie di avvisi di gennaio del servizio Meteomont, specifico per il rischio delle valanghe e slavine, a cura di truppe alpine e Forestale (oggi nei carabinieri). «Vorremmo capire - si spiega in procura - se tutti questi warning servono a riempire i cassetti o se qualche cosa si era attivato per la prevenzione».
Domanda retorica. Il 9 gennaio, il warning recitava: «Appennino abruzzese a rischio forte per caduta valanghe». Il 12 gennaio: «Majella, la montagna italiana con il maggior rischio valanghe». Il 16 e il 17, l' allerta per Gran Sasso e dintorni arriva a grado 4, un passo sotto il massimo.
Il rischio delle valanghe era stato doverosamente segnalato, come il rischio delle tormente di neve che avrebbero messo in crisi la viabilità. Eppure gli ospiti del resort erano lì, ai piedi di quel canalone che si sarebbe trasformato in un gigantesco bowling che ha spazzato via l' albergo. A rigore, la prefettura avrebbe dovuto avvertire gli enti locali del pericolo, questi si sarebbero dovuti attivare. Il sindaco avrebbe persino potuto ordinare l' evacuazione dell' albergo. Di certo c' era il dovere di rendere percorribili le strade.
Un dettaglio, saltato fuori alle prime indagini, lascia interdetti i magistrati: la sera che ha preceduto la slavina, martedì 17, una coppia di ospiti ha lasciato l' albergo perché impaurita dal maltempo. I due hanno visto peggiorare il tempo, il meteo per i giorni seguenti non lasciava dubbi: hanno pagato e sono andati via.
E' la prova che la strada, 9 chilometri di provinciale che collega Rigopiano con il centro abitato di Farindola, erano percorribili. Fino a quel momento gli spalaneve avevano funzionato. Il giorno dopo, però, l' imponderabile: tre scosse forti di terremoto, tanta altra neve che si era accumulato nella notte, e a quel punto, anche se tutti avrebbero voluto andare via, è stato impossibile.
Dice ora il procuratore Tedeschini: «Ci si deve chiedere se quelle persone dovevano essere lì quando è avvenuta la valanga; se quell' albergo, in quel dato momento storico, doveva essere aperto e se quella struttura poteva stare lì».
Come è ormai stranoto, alle richieste di aiuto che venivano dall' albergo la Provincia ha risposto che aveva altre priorità e quindi di attendere. La turbina sarebbe dovuta arrivare alle 15, poi alle 19. Secondo i sindacalisti, l' unica macchina si era rotta e si è chiesto in giro. Nel frattempo è arrivata la slavina, alle 16.40. Quindici minuti dopo, alle 17.05, il sopravissuto Giampiero Parente è riuscito a dare l' allarme. Invano.
Ecco perché ieri i carabinieri erano nella sede della Provincia di Pescara, a sequestrare tutte le carte relative ai piani di emergenza e soccorso dell' area Vestina, da Penne verso la montagna: movimenti, organizzazione di spalaneve, turbine, richieste di soccorso e quanto riguarda la viabilità di quella zona. Molte le cose da chiarire.
Ma le inchieste sul crollo di Rigopiano sono due. Una riguarda l' ipotesi di «omicidio colposo», e ruota attorno ai warning ignorati, lo spalaneve che non è arrivato in tempo, i soccorsi in ritardo. L' altro fascicolo è per «disastro colposo» e riguarda l' edificio stesso, sul perchè e percome fosse lì, con tutta la sua storia di abuso edilizio, sanatorie, prescrizioni, perizie geologiche, regole di un parco naturale. I carabinieri andranno nell' ufficio tecnico del comune di Farindola e sequestreranno tutto quel che ha che fare con il resort. Intanto saranno rispolverati gli atti del processo per presunta corruzione concluso nel 2016 con l' assoluzione dell' ex sindaco e dell' ex vicesindaco.
Il viceministro dell' Interno, Filippo Bubbico, intanto, da due giorni è al centro operativo di Penne per dirigere le operazioni: «Nessun intento di prevaricazione del Viminale. Sono qui in rappresentanza dell' intero governo». Il punto è che il governo, che ha autorizzato un ulteriore, primo stanziamento di 30 milioni di euro per i primi urgenti interventi di soccorso. è furioso per come sono andate le cose in Abruzzo. Bubbico non si nasconde: «Ci sono state innegabili criticità nell' erogazione dei servizi. Interruzione di elettricità, segnale telefonico, strade. Le persone stanno dando il massimo, ma non può bastare.
Abbiamo chiesto di raddoppiare le squadre al lavoro. Con le società delle infrastrutture civili occorre avviare una riflessione, a partire da quello che è accaduto in Abruzzo».
Il ministero dell' Interno è sul banco degli accusati anche perché è stata la prefettura di Pescara a sottovalutare l' allarme, perdendo ore preziose. «A tempo debito faremo un approfondimento - dice Bubbico - Ora è il momento di lavorare».
2. TELECAMERE E SERPENTI HI TECH HANNO TROVATO I SOPRAVVISSUTI
Giusi Fasano per il ''Corriere della Sera''
Li vedi arrivare sfiniti, infilati nelle loro divise sporche, con gli scarponi ancora coperti di neve. Vigili del fuoco e ragazzi del soccorso alpino e speleologico soprattutto. Ma anche operatori della Croce Rossa, uomini dell' esercito, della Guardia di finanza, della Protezione civile, dei carabinieri...
Sono tantissimi i soccorritori che si danno il cambio sul fronte della valanga, su, all' hotel Rigopiano. E quando finiscono turni massacranti passano da qui, dal palazzetto dello sport di Penne che si trova una ventina di chilometri più a valle e che è diventato quartier generale dei soccorsi. Fino a ieri mattina arrivavano soltanto facce sconsolate ma, all' improvviso, la notizia che c' era ancora vita sotto le macerie e la neve ghiacciata, ha restituito sorrisi, abbracci, ha dato più forza alle mani che scavano, ha annullato di colpo ogni fatica.
«Sapere che sotto c' erano bambini ci ha galvanizzato. C' era una grandissima frenesia» racconta Walter Milan, ragazzo instancabile del soccorso alpino civile catapultato in questo mondo di neve dal suo Veneto. Walter spiega che davanti alla montagna bianca che una volta era il resort bisogna stare in silenzio, di tanto in tanto, per capire se da sotto arrivano segnali. E allora qualcuno suona una tromba da stadio: un solo suono significa «tutti zitti», due suoni vuol dire che si può riprendere a scavare, spostare, tagliare.
Il suo amico e collega, Luca Giai Arcota, piemontese cinquantenne, dice che i cani segnalano presenze umane ma poi vai a capire se le molecole che fiutano sono davvero quelle di una persona oppure quelle rimaste sul materasso che la valanga ha spostato magari a 3-400 metri di distanza. E poi c' è il medico, altro collega di Walter e Luca. Si chiama Gianluca Facchetti ed era lì, ieri, a guardare le immagini dei bambini intrappolati salvati nel pomeriggio: «Che bellezza vederli vivi su quello schermo», dice soddisfatto mentre pensa «agli altri 23 ospiti dell' hotel che mancano all' appello».
Le immagini, dicevamo. Arrivano grazie alla snake-eye, letteralmente occhio di serpente: un' attrezzatura dei Vigili del fuoco che consiste in una microcamera mobile montata su un piccolo tubo e infilata fra le macerie perché possa vedere dove l' occhio umano non arriva. La telecamera trasmette le immagini su uno schermo ed eccoli, i bimbi di ieri. Saltano, salutano. Ed è un video meraviglioso, a quasi 48 ore dalla valanga e dopo che il geofono, uno strumento per captare onde sonore capace di sentire anche una goccia d' acqua che cade, aveva colto piccoli, piccolissimi rumori provenire da sotto cumuli enormi di neve e cemento.
Nel Palazzetto sportivo di Penne ieri sera a mezzanotte non erano ancora scesi i Vigili del fuoco che avevano cominciato il turno all' alba.
Marco, Carmelo, Stefano, saranno entrati e usciti cento volte nei buchi (in tutto 15-16) scavati nella neve e nelle macerie per cercare superstiti. Dentro e fuori per tutto il giorno e man mano che avanzavano, in quel piccolo tunnel largo quanto due uomini, diventava sempre più prezioso il patrimonio di informazioni delle squadre al lavoro: il percorso per avanzare nelle macerie, i punti deboli della struttura, quelli più a rischio. Non c' è stato bisogno, come sempre, che qualcuno gli chiedesse di continuare.
L' hanno fatto e basta, fino a notte fonda, mettendo da parte la stanchezza.
Cogliere segnali di vite sepolte e farlo il più in fretta possibile. Per avere una chance in più la Guardia di finanza ha messo in campo uno strumento segreto. Il capitano Luigi Di Palo e l' ispettore che è venuto a portarlo non vogliono rivelarne il nome, «perché è un congegno militare». Rileva le onde elettromagnetiche a media gittata, che vuol dire intercettare il segnale di un telefonino, di un computer o di qualsiasi altro aggeggio elettronico, appunto, nel raggio di 15-20 metri, anche sotto le macerie.
Ma attorno a questa storia tragica fatta di neve, sopravvissuti e morti non c' è soltanto chi sta in prima fila sulla scena del disastro. C' è un numero gigantesco di uomini e donne che si muovono per assistere i parenti delle vittime o chi sta lavorando sulla valanga, ci sono persone che passano la giornata al gelo per smistare il traffico ed evitare di intasare le strade già ridotte a metà dai cumuli di neve, c' è chi si occupa di sfamare e dare un letto ai soccorritori, chi di sgombrare le strade dalla neve per fare spazio ai mezzi di soccorso.
Per esempio i soldati dell' undicesimo Reggimento genio guastatori della Brigata Pinerolo. Vengono tutti da Foggia, sono giovani e si muovono su mezzi preceduti da un apripista da 37 tonnellate, un cingolato monumentale che ha aperto il varco, fra muri di neve, da Penne a Farindola, il Comune dell' hotel Rigopiano.
Il tenente Simone Cordiano, uno di quei militari, dice che scandisce la sua vita privata con le emergenze, che in tre anni di matrimonio ha passato con sua moglie soltanto tre mesi. È lei che tiene il conto dei giorni: segna sul calendario quelli che lui trascorre a casa. Pochissimi.
E' CHIARO CHE QUESTA NOTIZIA SIA INTRISA DI POLEMICA PROPAGANDISTICA, IN QUANTO FINORA NON RIPORTATA DAGLI ALTRI QUOTIDIANI.
NEPPURE DALL'ARREMBANTE "IL FATTO QUOTIDIANO".
MA LA NOTIZIA CI STA TUTTA.
QUINDI E' MEGLIO CHE PINOCCHIO MUSSOLONI EMIGRI AL POLO SUD DOVE PUO' INCANTARE TRANQUILLAMENTE I PINGUINI.
Scandalo Protezione civile:
così hanno tagliato i fondi
Trasporti ed emergenze l'esecutivo ha sforbiciato tutto. Per finanziare voci superflue e mance elettorali
di Massimo Malpica
56 minuti fa
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Scandalo Protezione civile Il governo in un solo anno ha tagliato 71 milioni di fondi
Trasporti ed emergenze l'esecutivo ha sforbiciato tutto. Per finanziare voci superflue e mance elettorali
Massimo Malpica - Dom, 22/01/2017 - 08:10
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Eroi per vocazione. Non certo per soldi. I 12 soccorritori che mercoledì sera si sono incamminati a piedi sotto la tormenta camminando nella neve alta per otto chilometri, arrivando per primi all'hotel Rigopiano sommerso dalla slavina, non si arricchiscono certo con un lavoro che mette a rischio le loro stesse vite.
Hanno sfidato intemperie e pericoli, infilandosi tra le macerie, scavando nella neve altissima ma fragile sopra di loro, e tutto per il «solito» stipendio. Quanto guadagnano ce lo spiega uno di loro, finanziere da quasi 30 anni, da una decina nel soccorso alpino. «Diciamo che la media è sui 1.800 euro», racconta con qualche pudore, «poco più per chi ha incarichi di comando, poco meno per qualcun altro, ma la busta paga è intorno a quella cifra», specifica. Per poi aggiungere, ottimista: «Anche se tra assegni familiari, se si hanno figli, e sommando eventuali festivi e indennità, si può arrivare a 2000 euro». Insomma, la busta paga di un «eroe» è ben al di sotto di quelle della casta. D'altra parte i politici, nel nome del rigore, hanno dimostrato di essere poco propensi a lavorar di forbice su loro stessi. E fin troppo disinvolti quando si tratta di tagliare i fondi destinati a sicurezza ed emergenze.
A rimarcarlo è un blogger del Fatto, Alberto Crepaldi, che spulciando il bilancio 2017 della presidenza del Consiglio annota i nuovi stanziamenti previsti: 45 milioni di euro per il G7 di Taormina, 201 milioni per il personale (7 in più rispetto al 2016), 90 milioni in più per i contenziosi. E persino 100mila euro destinati a iniziative per «valorizzare e diffondere» il tema delle riforme costituzionali e istituzionali, come se il Referendum non avesse mandato a casa Renzi.
Proprio le mance e le «attenzioni» distribuite in chiave prereferendaria (invano) dal precedente governo ha portato probabilmente ai numerosi tagli riservati al budget della Protezione civile, più povera nel 2017 di ben 71 milioni di euro. Tagli ovunque, tranne i soldi che arrivano, in controtendenza, alla struttura di missione «Casa Italia», il piano nazionale di prevenzione voluto da Renzi dopo il sisma di agosto e finanziato con 1,4 milioni di euro. Il resto sono sforbiciate. Scelta lungimirante, a pochi mesi dal gran lavoro svolto della macchina dell'emergenza per il sisma di agosto e il bis autunnale. Sembra uno scherzo ma, come certe vignette, non fa ridere.
Leggendo il capitolo di bilancio dedicato all'organismo guidato da Fabrizio Curcio, si può capire euro per euro dove il governo ha limato gli stanziamenti, scesi dai 454 milioni del 2016 ai 382 del nuovo anno. Si va dal costo di gestione dei trasporti aerei (sforbiciata da cinquecentomila euro: 1,8 milioni nel 2016, 1,3 quest'anno) alla spesa per comunicazioni e telecomunicazioni d'emergenza, scesa da miseri 50mila ad appena 20mila euro. Centomila euro vengono risparmiati sull'acquisto, noleggio e gestione dei mezzi di trasporto. Tra gli interventi sparisce del tutto la previsione di un fondo per la prevenzione del rischio sismico, che pure in Italia pare concreto. E invece dai 44 milioni di euro previsti nel 2016 si passa a zero nel bilancio di previsione 2017 (anche se la voce dovrebbe semplicemente finire trasferita nei bilanci del ministero dell'Ambiente, stando alla nota preliminare). Colpi di rasoio anche sulle spese per investimenti: vanno da 5 milioni a zero euro le spese per realizzare «interventi infrastrutturali connessi alla riduzione del rischio sismico», e cala di altri 9 milioni il «fondo per le emergenze nazionali», che passa da 249 a 240 milioni di euro
Rispettare la montagna è rispettare noi stessi. Vuol dire porci in salvo dai brontolii e dagli sbadigli che hanno la forza di spazzarci via.
Se - come ho sentito dagli esperti - i terremoti sono imprevedibili, le valanghe te lo dicono dove scendono, in percorsi infilati da millenni. Ma quando imparerà l’uomo? L’errore che facciamo è credere che possiamo costruire perché lì da cento anni non viene giù niente. E ripetiamo all’infinito quell’errore, come costruire una casetta vicino a una riva d’un fiume o di un torrente perché lì è chissà da quando che non c’è un alluvione, un’esondazione.
C’è una montagna ripida, una valle che convoglia la neve e allo sbocco tu vai a costruire sperando che non venga giù. Incauta ingenuità. E vale per i corsi d’acqua, per qualsiasi evento della natura. Bisogna rassegnarsi, andarsene, non abitare più in quei luoghi. La valanga non si dice che lì non può più scendere. Diceva il poeta Fernando Pessoa: «La natura non si ricorda, perciò è bella». E il vescovo Berkeley: «La mela da sola non si può gustare». E noi siamo il palato che gusta la montagna. Vive senza di noi. Quando vivere la montagna diventa sfruttamento, anche per lucro, l’uomo la intralcia e qualcosa succede. Non è questione di vendetta, la montagna non la conosce, ma di ostacolo dell’uomo. La natura si sbarazza degli ostacoli senza bisogno di coscienza, se gli togli qualcosa accade una reazione.
Ho visto e sentito due cose che fanno male. Tirare a sorte le case per i terremotati e le linee elettriche che crollano sotto il peso della neve o colpite dagli alberi. Sappiamo che il terremoto torna? Certo che sì. Lo sappiamo da sempre. E allora perché non fare casette di legno adesso per il prossimo? Mille, duemila. Le mettiamo nei cellophane e poi le stocchiamo in un magazzino. All’occorrenza sono già pronte. Tirare a sorte? Cos’è, la differenza dei diritti? Soltanto qui succede. E i tralicci che cadono? Ma come, non cadono i grattacieli in Giappone con terremoti devastanti e cadono i tralicci? Sono posati sulla mota, sull’argilla? E com’è possibile che le linee elettriche possano essere colpite da alberi abbattuti da vento o neve? Occorre tenere puliti i percorsi.
La natura è anche violenta. Noi abbiamo coscienza, dovremmo avere memoria. E allora usiamole per prevenire. L’uomo è precipitato in un nichilismo che non concede futuro: è il «chi se ne frega, morto io, morti tutti». Anche qui al mio paese, a Erto, hanno costruito su in alto, dove un tempo arrivava la valanga del Calderon. Si baciava con quella della montagna di fronte. Adesso non viene più da tempo. E’ stata dimenticata. E sono andati a costruire dov’era arrivava. Quando quell’antica valanga tornerà, spazzerà tutto e noi ci interrogheremo sui perché, faremo indagini. Chi decide che non torna più? Nei paese di montagna tutto dev’essere pronto, dagli spazzaneve agli uomini. E lì in Abruzzo come mai hanno cominciato spazzare la neve quando ce n’era un metro? Bisogna farlo man mano, non aspettare. Per evitare questa malattia, bisogna conoscere. Sono anni che predico non ascoltato di mandare nelle scuole le guide alpine, i boscaioli, la gente che conosce la montagna. La valanga non si affida alle statistiche, ha una sola strada. Saperlo è rispettare la natura e questo ci salverà.
LE POLEMICHE INFURIANO SUI QUOTIDIANI, MA ANCHE DA QUESTE PARTI E IMMAGINO IN TUTTA ITALIA.
CHI PUNTA IL DITO CONTRO I SOCCORSI E CHI SOSTIENE "MA D'ALTRO COSA POTEVANO FARE"
Rigopiano, i proprietari dell'hotel avevano chiesto alla Provincia di pulire la strada
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Il Messaggero
4 ore fa
«Le scosse telluriche verificatesi negli scorsi minuti hanno determinato una situazione di panico diffusa soprattutto nelle persone che, a causa delle difficoltà prima segnalate, si sono trovate nell'impossibilità di abbandonare le proprie abitazioni». È il testo della mail urgente che la Provincia di Pescara ha inviato alle 13,30 del 18 gennaio a Prefettura, Presidenza del Consiglio, Regione, Vigili del Fuoco e alla P. Civile nella quale si chiede una turbina per liberare le strade provinciali anche nella zona di Farindola. La Provincia dichiarò quindi lo stato d'emergenza e «di avere a disposizione immediatamente mezzi turbina» oltre a «viveri e beni di necessità da inviare alle località più isolate nonchè carburante da utilizzare per i generatori di corrente».
Alle 14,00 del 18 gennaio la sorella del proprietario dell'hotel Rigopiano ha avuto un colloquio in Provincia con il presidente Antonio Di Marco. In quell'occasione la sorella di Del Rosso ha chiesto alla provincia, riferiscono fonti presenti all'incontro, se fosse in programma la pulizia della strada, che tempi c'erano, visto che c'era della gente bloccata. Nessuna richiesta pressante quindi, nessuna urgenza immediata: sarebbe stata informata che era nelle intenzioni della Provincia effettuare la pulizia della strada «al più tardi in serata». Questo spiega perchè i clienti dell'hotel a quel punto, siamo dopo le 14.00, dopo essersi incolonnati nelle macchine, siano rientrati in albergo dopo aver lasciato i bagagli nelle auto. La notizia che lo spazzaneve non sarebbe arrivato alle due è arrivata in quel modo. Poi la valanga e la tragedia.
Rigopiano, "fu una dirigente della prefettura a ignorare l'allarme"
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Tgcom24
Redazione Tgcom24
2 ore fa
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La donna che nel tardo pomeriggio di mercoledì rispose alla chiamata di Quintino Marcella al 113, bollando l'allarme sulla slavina all'hotel Rigopiano come una bufala, sarebbe una dirigente della prefettura di Pescara. A identificarla sono stati i carabinieri. "Se sono stati commessi errori, saranno corretti. Se c'è altro, si vedrà: ognuno si assumerà le proprie responsabilità", ha assicurato il prefetto di Pescara, Francesco Provolo.
Marcella fu il primo a lanciare l'allarme su quanto stava accadendo a Farindola. A informarlo fu l'amico, sopravvissuto alla strage, Giampiero Parete, e lui subito chiamò il 113. La chiamata fu passata alla prefettura di Pescara, ma qui, inaspettatamente, la risposta fu molto sbrigativa: "Ancora questa storia? Abbiamo sentito l'albergo, hanno smentito".
Tutta una bufala, quindi, secondo la voce che rispose. Una voce che - scrive il Messaggero - oggi ha un nome, quello di una dirigente della prefettura, una professionista preparata per gestire un'emergenza come quella dell'hotel Rigopiano e che ora dovrà fornire spiegazioni sul suo comportamento. "Oltre alla telefonata in questione, sulla quale per correttezza non faccio commenti a indagine in corso - assicura il prefetto Provolo -, quel pomeriggio altre segnalazioni sul crollo di un albergo a Rigopiano sono state rimbalzate alla nostra sala operativa dal 118 e da altri centralini del soccorso pubblico. L'intervento, insomma, si è attivato rapidamente".
Fondamentale per ricostruire il flusso delle richieste di aiuto da Farindola e la risposta della macchina dei soccorsi sarà anche l'analisi dei cellulari dei clienti dell'albergo. Tra i primi arrivati nelle mani degli investigatori c'è quello di Sebastiano Di Carlo, che scrisse alla sorella chiedendo aiuto. Quei dati, insieme ai tabulati degli altri telefoni, potrebbero contribuire a chiarire il quadro per capire se davvero ci fu un ritardo nelle operazioni di soccorso.
Hotel Rigopiano, i numeri della valanga: 2 km percorsi come 4.000 tir a pieno carico
di F. Q. | 23 gennaio 2017
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Come 4.000 tir a pieno carico che piombano su un edificio. È la violenza della valanga che mercoledì scorso ha devastato il resort Rigopiano di Farindola. La massa di neve ha spazzato via tutto quello che incontrava sulla sua strada, arrivando sull’hotel con una forza d’urto pari a 20 tonnellate al metro quadro, una pressione insostenibile per l’edificio che non ha resistito ed è stato spostato di parecchi metri. Il fronte sul punto del distacco è stato di 500 metri, lo spessore della neve era di 2,5 metri e lo spazio percorso è stato di 2 km. Ecco cifre e dati della tragedia di mercoledì 18 gennaio nella ricostruzione dell’Ansa.
I danni del sisma ammonterebbero a 10 miliardi di euro
Franco Grande - Lun, 23/01/2017 - 12:14
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Il 40% degli edifici colpiti dal sisma sono inagibili e i danno ammonterebbero a 10 miliardi di euro.
È questo, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il bilancio dei danni provocati dai terremoti che si sono verificati nel Centro Italia da agosto a oggi.
Dalle verifiche di agibilità effettuate in 93.467 stabili si è scoperto che solo a 38.427 edifici è stato attribuito un esito. I risultati dimostrano che il 40% non è agibile considerato che solo 22.004 hanno superato le verifiche. La stessa percentuale riguarda le scuole. Secondo i dati messi a disposizione dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, inoltre, il numero degli sfollati continua a salire. Al momento le persone assistite sono 13523, così ripartite: 7.144 nelle Marche, 2.085 in Umbria, 597 nel Lazio e 3.697 in Abruzzo.
Nel dossier della Protezione Civile si spiega che “i danni ammontano a 7 miliardi e 56 milioni di euro, di cui 4,9 miliardi relativi agli edifici privati e 350 milioni a quelli pubblici, circa 542 milioni per il patrimonio culturale, oltre 532 milioni le spese per la gestione delle attività di soccorso e assistenza alla popolazione, 732 milioni per infrastrutture di viabilità e reti dei servizi essenziali”. Questo è quanto l’Italia ha chiesto a Bruxelles il 16 novembre scorso per attivare il Fondo di solidarietà riguardante il terremoto del 24 agosto scorso. Ma, alla luce degli ultimi eventi, questi soldi non bastano più. “Tenendo conto che – si legge ancora - dopo il sisma dell’estate c’è stato quello di ottobre le ultime scosse e poi l’ondata di maltempo che non sembra avere precedenti, si è stimato che l’aggiunta necessaria debba essere almeno pari alla metà di quanto già calcolato. E dunque altri 3 miliardi e mezzo”.