Dove va l'America?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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“Ma Trump voleva solo appalti, non diventare presidente”


Scritto il 29/1/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi




Il più grosso problema di Donald Trump? Essere diventato presidente degli Stati Uniti: mai più pensava di essere eletto, né tantomeno ci teneva. «Il suo obiettivo era un altro: ottenere appalti per le sue aziende, nella posizione privilegiata di grande sconfitto». Lo sostiene l’avvocato Gianfranco Carpeoro, giornalista e scrittore, autore del recente saggio “Dalla massoneria al terrorismo”. «E’ la verità: Trump sperava solo di ottenere appalti una volta che fosse stata eletta Hillary Clinton. Che poi non è stata eletta soprattutto per un incidente di percorso a due settimane dal traguardo: la fuga di notizie sulle sue condizioni di salute. E gli americani, con il loro culto dell’efficienza, mai avrebbero eletto una presidente malata». Ed è così che “The Donald” si è ritrovato alla Casa Bianca, forse anche anche suo malgrado. Ma perché si era candidato? «Perché persino l’élite non avrebbe più tollerato alla Casa Bianca un altro esponente della famiglia Bush, specie dopo le notizie sul ruolo di quella famiglia nell’11 Settembre e nella nascita dell’Isis. Trump è stato candidato tra i repubblicani proprio per quello, per tagliare la strada a Jeb Bush».

Affermazioni clamorose, che Carpeoro affida alla diretta web-streaming con Fabio Frabetti di “Border Nighs” il 29 gennaio. Sul tappeto, le roboanti iniziative del neo-presidente in materia di immigrazione. «Il Muro alla frontiera col Messico? Pochi lo dicono, ma quel muro esiste già: lo eresse Bill Clinton. Trump si è solo ripromesso di completarlo». In altre parole: cambiano gli orchestrali, non lo spartito. «Per il potere è indifferente il pullman su cui salire». L’annuncio del trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme? «Non è un fatto epocale, come si pretende: Gerusalemme è già sotto il pieno controllo ebraico». Nel suo saggio sul rapporto fra massoneria e terrorismo, lo stesso Carpeoro racconta che, a Yalta, «due massoni e mezzo», cioè Roosevelt e Churchill, più Stalin, «negando la nascita di uno Stato palestinese accanto a quello ebraico stabilirono, già nel 1945, che in Medio Oriente la guerra sarebbe durata per sempre: questo era l’interesse del grande potere, che non ammette deroghe». La riprova? «Chiunque si sia opposto, scommettendo sulla pace, ha fatto una brutta fine: Arafat, Hussein di Giordania e lo stesso Rabin, ucciso da estremisti ebraici».

Morale: «Non aspettiamo chissà cosa, da Trump. Il neoeletto vedrà il da farsi, volta per volta». Secondo Carpeoro, “The Donald” è alla Casa Bianca essenzialmente per via della defaillance di Hillary. Ed era stato candidato per opporsi, anche con l’aiuto inatteso della super-massoneria “progressista”, al pericoloso Jeb Bush, che Gioele Magaldi (nel libro “Massoni, società a responsabilità illimitata”) riconduce alla filiera della Ur-Lodge “Hathor Pentalpha”, creata da George Bush (padre) nel 1980, dopo la sconfitta subita per mano di Reagan alle primarie repubblicane. Magaldi la definisce «loggia del sangue e della vendetta», descrivendola come un circolo esclusivo e sanguinario, responsabile della strategia della tensione a livello internazionale, con il contributo di personaggi come George W. Bush, Nicolas Sarkozy, Tony Blair, Recep Tayyip Erdogan. «Quanto sta emergendo sul ruolo della “Hathor Pentalpha” in relazione al caso Bin Laden e all’Isis – afferma Carpeoro – ha motivato il sostegno a Trump per fermare Jeb Bush». E ora che Trump è alla Casa Bianca? Niente paura, conclude Carpeoro: «Come presidente non potrà più auto-assegnarsi appalti, ma li riceverà da Putin in Russia. E Trump contraccambierà, concedendo appalti a Putin in America».
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NELL’IMBUTO DELLA STORIA


Capire come formulano i loro giudizi i miei consimili è diventato un’esercizio difficilissimo.

Sulla prima pagina di “Libero”, oggi in edicola, possiamo leggere:

Il presidente sempre più lucido. E una toga si mette contro
Trump: l’Europa è un orribile casino
Di FAUSTO CARIOTI



Il virus dell’imbecillococco, si sta diffondendo alla velocità della luce su tutto il pianeta.

E’ UNA VERA EPIDEMIA, DA CUI NON ABBIAMO SCAMPO


Spero di avere la forza e la voglia di riportare quanto sto leggendo su di un libro arrivato stamani dopo averlo richiesto un mese fa:
LA FABBRICA DEL FALSO


Falso, truffa e propaganda ci stanno uccidendo.
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CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE.

I CAMERATI TRUMP OLINI NOSTRANI SONO FEDELI NEI SECOLI
.




I buonisti della Ue e dell'Onu ora fanno la morale a Trump
Ondata di indignazione contro Trump. L'Onu sui visti negati ai musulmani: "Illegale e meschino". E l'Ue: "Noi non discriminiamo mai". Ma sono gli stessi che hanno creato l'emergenza terrorismo
Andrea Indini - Lun, 30/01/2017 - 16:27
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I padri dell'emergenza terrorismo islamico adesso fanno la morale a Donald Trump.

L'Unione europea e l'Onu, che da anni chiudono gli occhi davanti al contagio islamista trasmesso troppo spesso da un'immigrazione incontrollata e sempre più devastante, attaccano il presidente statunitense per aver bandito gli immigrati che arrivano da sette Paesi a maggioranza musulmana. Un bando che non ha nulla a che fare con il fede in Allah, ma che punta a prevenire nuovi attacchi jihadisti sul suolo americano. Eppure, al pari dei movimenti pacifisti e delle organizzazioni vicine a George Soros che sfilano contro il tycoon, Bruxelles e il Palazzo Vetro hanno alzato il muro del moralismo per difendere l'accoglienza degli immigrati.
Le indagini parlano chiaro. Dietro alle principali stragi che hanno colpito l'Occidente c'è il fallimento dell'immigrazione. Eppure i burocrati dell'Ue, che proprio l'anno scorso hanno dovuto fare i conti con le stragi di Bruxelles, Nizza e Berlino (tanto per citare le più spietate e drammatiche), non si tirano indietro dal difendere quello stesso meccanismo che hanno lasciato l'Europa in balia del terrorismo islamico. "L'Unione europea è contro le discriminazioni sulla base della nazionalità, della razza o della religione - tuona il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas - e non solo quando si parla di asilo, ma di tutte le altre nostre politiche". In un articolo pubblicato nel fine settimana dal giornale tedesco Die Welt, lo stesso presidente Jean-Claude Juncker ha contrapposto il nazionalismo alla giustizia sociale, l'isolazionismo alla fraternità. E lo stesso ha fatto oggi l'Onu definendo la politica di Trump "illegale e meschina". "La discriminazione basata sulla nazionalità è proibita dal diritto umanitario", ha incalzato l'Alto commissario per i diritti umani Zeid Ràad Al Husein invitando gli Stati Uniti a mantenere la"lunga tradizione" di protezione di chi fugge dai conflitti.
Trump, però, non arretra. Non si lascia spaventare dagli attacchi di quell'Europa che nel 2016 ha visto cadere centinaia di figli per mano del terrorismo islamico. La decisione di sospendere per 120 giorni l'accesso dei rifugiati nel paese e di proibire per 90 giorni l'ingresso di tutti i cittadini di sette paesi a maggioranza islamica ritenuti a rischio terroristico, sulla base dei rilievi della precedente amministrazione Obama, è tesa proprio a fermare, una volta per tutte, questa persecuzione contro i "crociati" occidentali. Rivolgendosi alla stampa 48 ore dopo la firma del decreto, che ha suscitato la condanna di tanti politici americani e leader europei, Trump ha negato che la sua amministrazione abbia operato una discriminazione sulla base del credo religioso. "Per essere chiari, questo non è un bando ai musulmani, come falsamente riferito dai media - ha messo in chiaro il presidente - non si tratta di religione, ma di terrorismo e di garantire la sicurezza del Paese".
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Trump licenzia ministra anti bando su immigrati
Il consigliere sessista dietro l’ordine xenofobo


Sally Yates aveva ordinato al Dipartimento di non difendere in tribunale il decreto del presidente
Steven Bannon, che ha scritto i provvedimenti più controversi, è vicino ai suprematisti bianchi

Mondo
Fuori uno. Anzi una. Donald Trump non molla di un millimetro. E, a quattro giorni dalla firma dell’ordine esecutivo con cui ha bloccato ingresso negli Stati Uniti di rifugiati e cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica, “licenzia” Sally Yates, il ministro della Giustizia reggente. La sua colpa? Aver ordinato di non difendere in tribunale il decreto sull’immigrazione del presidente. Per la Casa Bianca Yates “ha tradito il Dipartimento” (LEGGI). Ed ecco chi c’è dietro il bando anti islamici: il consigliere Steven Bannon, considerato da alcuni il vero presidente. Noto per le sue uscite xenofobe e la vicinanza a frange neonaziste, ora entrerà nel National security council (LEGGI)
di Roberto Festa
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Bando ai musulmani. Media arabi: “Con la xenofobia Trump distrae la gente dalle promesse che non manterrà”

Mondo


"Il messaggio che ho voluto trasmettere - racconta la freelance Munira Ahmed ad al Arabiya - è che un'americana non è meno musulmana di chiunque altro. Una musulmana non è neanche meno americana di qualcun altro. Queste cose non si escludono a vicenda"
di Shady Hamadi | 30 gennaio 2017

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Più informazioni su: Donald Trump, Islam


“Trump sta continuando ciò che ha iniziato durante la campagna elettorale: attinge dalla paura generata dalla xenofobia che rende la gente entusiasta di muri e divieti, e la distrae da tutte le promesse che non saranno mantenute”. A scriverlo è Suad Abdul Khabeer, assistente professoressa alla Purdue University, in un articolo su Al Jazeera, emittente panaraba, commentando il decreto con cui il presidente degli Usa ha bloccato ingresso negli Stati Uniti a rifugiati e cittadini di 7 Paesi a maggioranza islamica.

Il tycoon, spiega l’accademica, “ha ottenuto il supporto alla sua improbabile candidatura fomentando la marea, già ribollente, del razzismo anti-musulmano negli Stati Uniti“. Con la recente introduzione del Muslim Ban, Trump sta “dicendo semplicemente ai suoi sostenitori ‘ti ho detto che avrei fatto qualcosa per questo spauracchio – l’islam e i musulmani – e guarda, lo sto facendo’. E questo qualcosa – conclude la Khabeer – “è doppiamente importante” per “quelle persone che credono” che bisogna fare l’america “great again“, non solo “difendendosi dal diavolo del estremismo islamico”, ma anche per preservare la “democrazia e la libertà”.

La nuova legge potrebbe essere il preambolo per una svolta che richiama alla memoria l’amministrazione Bush Jr. Il mondo – scrive Faruk Yousef, scrittore iracheno, su al Arab, quotidiano panarabo basato a Londra – “è pronto ad accettare il nuovo caos, violento, che sarà uguale a quello causato da George Bush Jr quando era alla Casa Bianca?”. Certamente – prosegue Yousef – Trump non deluderà chi ha avuto fiducia in lui”. Dalle proteste contro la nuova amministrazione, sono emerse figure di richiamo. Come Munira Ahmed, 32 anni, freelance, diventata “il simbolo della resistenza a Trump” – scrive il Guardian – durante la “Women March” di sabato scorso. Munira è infatti la protagonista di un celebre manifesto nato nel 2001, dopo l’11 settembre, in cui indossa come velo una bandiera americana. La foto è stata scattata dal fotografo Ridwan Adhami. “Il messaggio che ho voluto trasmettere – racconta Ahmed a al Arabiya – è che un’americana non è meno musulmana di chiunque altro. Una musulmana non è neanche meno americana di qualcun altro. Queste cose non si escludono a vicenda”. Al giorno d’oggi però, prosegue la freelance, “affronto costantemente la discriminazione ogni volta che torno negli Usa, dopo un viaggio all’estero. Quando attraverso la dogana in aeroporto, sono sempre fermata per essere interrogata su questioni secondarie, anche se il mio passaporto americano afferma chiaramente che questo è il mio luogo di nascita. So certamente che tutto ciò ha definitivamente a che fare con il mio nome, Munira Ahmed“.
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GIORNI BOLLENTI


Giorno da segnare sul calen dario.

I camerati trump olini di casa nostra hanno ammesso che il profeta del Bunga-Bunga, dell'altra sponda dell'Atlantico SBAGLIA.

Non a caso dopo 40 giorni di sole oggi da queste parti, piove.




Trump sbaglia, ma l'Islam si adegui ai tempi
1/50


Il Giornale
Simone Savoia

13 ore fa



“Donald Trump è un terrorista dei diritti umani”. Non usa mezzi termini Saif Eddine Abouabid, 32 anni, genitori marocchini, nato a Casablanca, a Modena dall’età di 3 anni, di religione islamica. Oggi vive a Milano, è coordinatore di una fondazione umanitaria, che opera nell’ambito del Progetto Arca.

Cosa pensa della black list di Trump?

“Si tratta di una legge razziale vera e propria. Bloccare un individuo per l’appartenenza a una comunità nazionale, etnica o religiosa e non per qualche reato che ha commesso, significa porsi sullo stesso piano inclinato da cui nacque l’Olocausto dei nazisti contro gli ebrei. Una cosa assurda, gente fermata negli aeroporti che era già pronta a imbarcarsi su un aereo”.

Cosa non la convince del provvedimento di Trump?

“Non sono siriani e iracheni ad aver compiuto attentati. Questi Paesi della black list sono deboli, in macerie. Perché l’Arabia Saudita, ad esempio, è fuori dalla lista nera?”

Un popolo, una comunità nazionale hanno diritto ad aver paura?

“Gli Stati Uniti come tutti hanno diritto ad aver paura. Ma non si può colpire una classe per colpa di un alunno discolo. Che significa?”.

Perché l’Islam non riesce a isolare un suo frutto avvelenato, una sua propaggine violenta, quella che genera terrorismo ai quattro angoli della terra?

“L’Islam è una civiltà da un miliardo e settecento milioni di fedeli. Dentro questo popolo ci sono tante correnti. Si cerca di dar voce a chi rispetta i principi della democrazia”.

Oggi perché una parte dell’Islam finisce per produrre giovani che ambiscono al martirio?

“Non sono gli islamici che sono andati nei Paesi islamici a invadere, depredare, stuprare. Sono stati democratici occidentali. Troppo facile scaricare il barile su tutti gli islamici”.

I muri di Trump allora non servono?

“Il muro dev’essere compatto contro il terrorismo e la violenza, anche quella verbale”.

Eppure Trump è presidente eletto degli Stati Uniti d’America. Non è rappresentativo del suo popolo?



“Trump, che ha preso meno voti di Hillary Clinton, sui diritti umani si muove come i terroristi islamici. Colpisce le minoranze”.

Insisto: perché una religione produce anche giovani che sognano di farsi saltare in aria o di piombare su folle di gente inerme come a Nizza e a Berlino?

“Non è l’Islam che partorisce i martiri. C’è un odio contro l’Occidente che è stato spesso percepito, non sempre a torto, come invasore, come occupante”.

Gli attentatori spesso sono nati e hanno vissuto in Francia o in Belgio, insomma in Paesi occidentali. Non c’è piuttosto una violenza che viene inculcata?

“Coloro che sono nati in Occidente spesso vivono un accerchiamento. Ma sanno che quel Paese che pure è la loro casa non li considera suoi figli. L’Islam poi, certo, deve attrezzarsi e adeguarsi ai tempi. Come sta facendo. Il Corano dice che non vi è costrizione nella religione. Quindi dobbiamo rispettare tutti”.

In molti Paesi islamici ai bambini a scuola non si parla dell’Olocausto degli ebrei e si nega l’esistenza dello Stato d’Israele. Non è una vera e propria cattiva pedagogia dell’odio?

“Nelle scuole dei Paesi islamici non va negata la storia. Non possiamo negare l’Olocausto o l’esistenza di Israele. Ritengo la conoscenza così importante che sto studiando storia contemporanea all’Università di Milano, dopo aver conseguito in Emilia la laurea in scienze dell’educazione”.

Prevede di partecipare a mobilitazioni anti-Trump?

“Gli Stati Uniti si stanno mobilitando contro Trump. Anche in Italia dobbiamo essere vigili. Ripeto, il vero muro dobbiamo costruirlo stando insieme contro le forme di violenza e d’intolleranza. Da qualunque parte giungano. Mi piacerebbe lasciare a mia figlia un mondo migliore di questo”.

http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... spartandhp
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Messaggio breve ai trumpisti per sentito dire
di Andrea Scanzi | 31 gennaio 2017


“E’ stato eletto”, “Sta facendo quello che aveva promesso”, “La Clinton era peggio”. Sono i tre mantra che i trumpisti per sentito dire, che conoscono la politica come Orfini la sensualità, usano – ad minchiam – per difendere questo troiaio umano.

Allora, cari amici trumpisti per sentito dire: non c’è bisogno di dare sempre ragione a Umberto Eco, che sosteneva come i social avessero dato voce a troppi cretini. Le vostre “argomentazioni” sono fragili come un monologo della Picierno, o se preferite Borghezio, o se preferite Sibilia. E potrei andare avanti a lungo. Nello specifico:

1) Certo che “è stato eletto”, infatti nessuno parla di colpo di Stato. Anche Mussolini e Hitler avevano il popolo dalla loro. E poi si è visto. L’essere eletti democraticamente non è, di per sé, un requisito di virtù e purezza. Oltretutto, fin dalla storia di Gesù e Barabba, la maggioranza ha quasi sempre avuto idee di merda.

2) Certo che “sta facendo quello che aveva promesso”, ma se aveva promesso idee abominevoli non è che io poi mi erotizzo perché le attua. Quelle di Trump non sono promesse: sono minacce. Iatture. Apocalissi.

3) Certo che “la Clinton faceva schifo”, e non l’avrei votata neanche sotto tortura. Infatti ha perso. E certo che anche i “liberal” fanno spesso orrore, Obama ha meritato il Nobel per la Pace come Nardella meriterebbe il Quirinale e il muro col Messico lo ha iniziato Bill. Bla bla bla. Lo so. Lo so benissimo. Infatti, a me, son sempre piaciuti i Nader e i Bernie Sanders. Ma il fatto che entrambi i contendenti avessero la rogna, e dunque fosse come scegliere tra l’Apocalisse e l’Armageddon, non mi spinge certo a difendere l’Apocalisse (o l’Armageddon) che poi ha vinto. Quello è un problema vostro: anzi, una perversione. Condoglianze.
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Re: Dove va l'America?

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GIORNI BOLLENTI

CON TRUM POLONE AL COMANDO, POTREMMO TITOLARE "DOVE VA IL MONDO"

E TORNANDO INDIETRO NEL TEMPO, QUALCUNO POTREBBE RISPONDERE:"A SCHIFIO"





Trump, Scanzi vs Luttwak: “Lei sogna di sentire l’odore del napalm e di invadere la Polonia ascoltando Wagner”

di Gisella Ruccia | 1 febbraio 2017

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 489

Più informazioni su: Andrea Scanzi, Donald Trump, Edward Luttwak, La7, Polemica, Usa


Vivace botta e risposta a Dimartedì (La7) tra il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, e il politologo americano Edward Luttwak.

Il tema centrale del dibattito è il neo-presidente degli Usa, Donald Trump, sul quale Luttwak afferma: “Sta facendo quello che aveva promesso di fare, giorno per giorno”.


Diversa la posizione di Scanzi: “Non so se Trump sia l’uomo forte che tutti aspettavano, di sicuro è un pericolo pubblico.



E’ vero che lui sta facendo quello che ha promesso, ma le sue non sono promesse. Sono minacce.


Nel giro di pochi giorni ha ribadito di voler fare un muro, che peraltro è una vecchia idea di Clinton.


E anche sui liberal bisognerebbe parlare tanto.

Trump ha anche rivalutato la tortura e ha sostanzialmente dichiarato guerra a 7 Paesi di maggioranza musulmana.


Manca che vada in tv a dire che è l’Apocalisse e siamo a posto”.

“Trump ha spiegato 300 volte che lui considera l’Islam una ideologia politica ostile all’Occidente”, replica Luttwak.


“E’ una religione, non una ideologia” – ribatte Scanzi – “Se l’obiettivo di questo meraviglioso capolavoro escogitato da Steve Bannon, un razzista dichiarato e patentato che ha scritto cose terrificanti, è combattere il terrorismo, mi spieghino allora perché sono andati a colpire 7 Paesi con cui non hanno a che fare gli attentatori dell’11 settembre e con cui la Trump Organization non ha nessun tipo di rapporto”.



“Sono Paesi già identificati dall’amministrazione di Obama” – risponde Luttwak – “Poi Obama non ne ha fatto niente, mentre Trump lui ha promesso che avrebbe fatto sul serio.

Se il Papa non è d’accordo, sono fatti del Papa.

Il Papa, il presidente Hollande e l’ex presidente Barack Hussein Obama erano tutti d’accordo che l’Islam era una religione di pace.

Trump ha assunto la posizione opposta ed è stato eletto secondo le regole elettorali americane”.


“Nessuno qui dice che Trump non sia coerente o non sia stato eletto democraticamente” – controbatte Scanzi – “Ma in Canada chi è stato l’autore dell’attentato alla moschea?


Musulmani o un trumpista xenofobo di estrema destra?



Il problema è che Trump risponde a un’esigenza di tanti guerrafondai come Luttwak, che sento da 25 anni in televisione.

Gente che si sveglia la mattina e che non vede l’ora di sentire l’odore del napalm, come il colonnello Kilgore, e magari di invadere la Polonia ascoltando Wagner“.



“Molto divertente”, commenta, sorridendo, Luttwak


di Gisella Ruccia | 1 febbraio 2017
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Re: Dove va l'America?

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GIORNI BOLLENTI

CHE COS'E' LA DEMOCRAZIA NEL TERZO MILLENNIO??????

I CAMERATI TRUMP OLINI DI CASA NOSTRA, ......TRA L'ALTRO CRISTIANI A TEMPO PERSO


2 ore fa
166

Corte suprema, Trump sceglie
giudice anti eutanasia e aborto


Orlando Sacchelli


E CHE COS'E' LA "DEMOCRATURA"?????????
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Re: Dove va l'America?

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Rivoluzione colorata negli Usa, prove di golpe contro Trump

Scritto il 03/2/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi




«Da qui alla fine di aprile, cioè alla fine dei cento giorni di Trump, sono da attendersi colpi: non solo colpi di scena», avverte Giulietto Chiesa. Se infatti sono in molti ad accusare il neopresidente di aver convogliato la rabbia “populista” verso un governo che, alla fine, si metterà d’accordo col Big Business, l’ala sconfitta dell’establishment sta facendo di tutto per confermare indirettamente il ruvido carisma di “The Donald”, accreditandolo come autentico uomo-contro. Uno che dovrà guardarsi le spalle, che rischia di essere deposto o, peggio, addirittura assassinato, come ipotizza Paul Craig Roberts. Per “Zero Hedge”, quella in corso negli Stati Uniti è una classica, sinistra “rivoluzione colorata”: un copione in tutto simile a quelli che, in Medio Oriente e in Ucraina, sono partiti da pacifiche proteste di piazza (meticolosamente orchestrate e accuratamente finanziate) per poi sfociate in scontri con morti e feriti, fino alla “resa” del presidente eletto, ucciso o costretto a scappare. Segnali inquietanti giungono proprio da Kiev, o meglio dalla frontiera ucraina orientale, dove – in barba di propositi di distensione annunciati dalla Casa Bianca, è ripresa l’offensiva contro le milizie del Donbass, sostenute da Mosca.

«Escludo che i nazisti di Kiev e i loro amici prendano iniziative di loro spontanea iniziativa», scrive Giulietto Chiesa su “Megachip”. «Se attaccano è perché glielo ha ordinato la Cia. Dunque la Cia attacca non solo in Donbass ma anche a Washington. Obiettivo è il presidente Donald Trump». Secondo segnale, altrettanto inquietante: il regista Michael Moore, «esponente tra i più esagitati della canea liberal-liberista promossa dell’élite clintoniana», ora proclama in una trasmissione televisiva che «il nostro presidente è Obama», tra le ovazioni di Hollywood, Google, Facebook, Yahoo, Twitter, e di tutto il mainstream occidentale. «Tecnicamente è una dichiarazione eversiva», osserva Chiesa. «Non sarebbe inammissibile (come opinione) se contemporaneamente forze potenti, che hanno organizzato rivoluzioni colorate in tutto il mondo, non stessero facendo la stessa cosa negli Stati Uniti, con propaggini a Londra, Berlino e altrove».

Ci stanno provando, eccome, a rovesciare il verdetto democratico delle urne. Ci si mette anche l’ex presidente Obama, che scende in campo in modo inedito. Obama «rompe tutte le consolidate convenzioni americane e critica duramente, apertamente, il suo successore». Di fatto, «si mette a capo degli sconfitti», i quali «tutto fanno, fuorché restare immobili». Altro segnale, gravissimo: «Le più importanti agenzie di spionaggio americane tengono sotto controllo il generale Michael Flynn (per le sue telefonate con l’ambasciatore russo). E lo rendono noto». Ma Flynn è l’uomo che Trump ha scelto per riorganizzare tutti i servizi di sicurezza degli Stati Uniti. Quindi «dovrebbe essere lui al comando». E invece: «Cruciali agenzie dello Stato americano si coalizzano contro l’amministrazione legalmente in carica: questo è un atto eversivo vero e proprio». Giulietto Chiesa aggiunge che «i servizi segreti Usa e Nato stanno riarmando i tagliagole in Siria e Iraq. I soldi sauditi e del Qatar sono in movimento vorticoso». Sicuri che fra cento giorni Donald Trump sarà ancora alla Casa Bianca?
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