MOVIMENTO 5 STELLE
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
La situazione della Raggi si aggrava e Grillo le urla al telefono: "Mi hai ingannatoooo..."
Mi farebbe piacere sapere, soprattutto da chi ha sostenuto il M5S, l'opinione degli altri forumisti.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
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Soviet 5 Stelle, è il trucco perfetto per non governare mai
Scritto il 30/1/17 • nella Categoria: idee Condividi
Avete presente quei vecchi film sulla guerra fredda, in cui i militari dell’esercito dell’Urss, anche i più alti in grado, agivano timidamente sotto l’occhio vigile dell’ufficiale politico, a cui bastava una parola per mandare chiunque nei campi di concentramento siberiani? Il nuovo diktat lanciato dal blog dell’ex comico diventato leader maximo è in pratica la stessa cosa: tutte le comunicazioni pubbliche degli eletti 5 Stelle, siano a mezzo stampa, tv o web, dovranno essere vagliate ed autorizzate dal sov, ehm, dagli addetti appuntati da Grillo in persona. Pena il “licenziamento”. Con buona pace della lotta di anni contro chi voleva mettere il bavaglio al web. Grillo, ai suoi, il bavaglio glielo mette prima che arrivino al web. «Com’è democratico, Lei…», direbbe Fracchia. L’imposizione arriva con la scusa delle trappole che i giornalisti cattivoni tendono ai giovani virgulti pentastellati. Ma forse a Grillo non sono andate giù le esternazioni degli europarlamentari del suo partito, che un paio di settimane fa erano rimasti sconcertati dalle manovre fatte alle loro spalle per portare via il partito dal gruppo degli euroscettici e farlo unire ai montiani di ferro.
Alcuni europarlamentari avevano dichiarato il loro dissenso sui loro account social, e sono usciti dal partito dopo la votazione bulgara sulla piattaforma di Casaleggio, nonostante che poi i montiani dell’Alde hanno almeno avuto la coerenza di mandare Grillo a stendere. E così, tutti sottoposti a censura preventiva. Tutti tranne il capo, ovviamente, che poi spesso è quello che ne avrebbe più bisogno, viste certe sue uscite infelici. L’ultima delle quali è «la politica internazionale ha bisogno di uomini di Stato forti come Donald Trump e Vladimir Putin», frase che Grillo ha immediatamente smentito accusando i giornalisti di avere tradotto male le sue parole. Peccato solo che l’autore dell’articolo apparso su un giornale francese abbia, a quanto pare, una copia dell’articolo firmata da Grillo stesso dopo averlo riletto e approvato. Forse ha bisogno lui di un addetto personale che gli ficchi un tappo in bocca quando serve, più che ai suoi parlamentari. In realtà però anche queste spiegazioni sono insoddisfacenti. Chiunque abbia occhi non può non aver notato che i più grandi autogol del Movimento 5 Stelle non sono venuti dai parlamentari, anzi!
Ciò che allontana sempre più persone dal sogno a 5 stelle è principalmente colpa dello stesso Grillo e dei suoi più intimi: le espulsioni dei dissidenti, poi il voltafaccia fallito in Europa, e ora la censura preventiva modello Stalin, sembrano proprio misure fatte apposta per perdere consensi. E in effetti dopo il fallimento di Renzi al referendum, i 5 Stelle corrono il rischio di essere il primo partito in ipotetiche elezioni. “Fortuitamente”, Gentiloni & Co. faranno in modo che si vada a votare il più tardi possibile, di modo che Grillo abbia tutto il tempo di ridurre i consensi dei 5 Stelle. D’altronde la strategia è chiara da anni: evitare il rischio di potere/dovere andare davvero al governo, e mantenere un contenitore del dissenso di dimesioni adeguate che sia formato il più possibile da individui fideizzati e poco critici. D’altronde Grillo stesso ha confermato che non farà mai alleanze con «i partiti che hanno devastato l’Italia», il che, a meno che i 5 stelle non prendano la maggioranza assoluta, significa che vuole stare all’opposizione pure dopo le prossime elezioni.
I pentastellati di spicco blaterano di voler portare avanti il programma votato dai loro elettori nel 2013, ma come si fa a portare avanti un qualsiasi programma quando si è sempre in minoranza e non si fanno accordi? Se avessero voluto realmente portare avanti il programma, si sarebbero accordati con il debole Bersani all’epoca, potendo imporre molte condizioni; in quel modo di certo avrebbero avuto l’opportunità ed il peso per farne attuare almeno una parte. Si chiama democrazia, e la Costituzione che abbiamo appena difeso si basa proprio sul principio dell’ingovernabilità, ovvero è stata progettata per garantire che le varie fazioni si mettano d’accordo a tutti i livelli, i belli con i brutti, i santi coi peccatori, e nel periodo in cui è stata applicata ha funzionato benissimo. Invece la scelta infausta di 4 anni fa sembra che sarà ripetuta anche la prossima volta. E non ci sembra che in questi 4 anni siano state portate avanti parti rilevanti del programma grillino. La pena maggiore è per quei tanti bravi parlamentari che credevano veramente di stare partecipando ad una forza di cambiamento. Che hanno lavorato e lavorano sodo, ma che poi non vedono mai frutti realmente importanti.
(Enrico Carotenuto, “Soviet a 5 stelle: tutte le comunicazioni dei parlamentari dovranno essere vagliate dagli ‘ufficiali politici””, da “Coscienze in Rete” del 25 gennaio 2017).
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Soviet 5 Stelle, è il trucco perfetto per non governare mai
Scritto il 30/1/17 • nella Categoria: idee Condividi
Avete presente quei vecchi film sulla guerra fredda, in cui i militari dell’esercito dell’Urss, anche i più alti in grado, agivano timidamente sotto l’occhio vigile dell’ufficiale politico, a cui bastava una parola per mandare chiunque nei campi di concentramento siberiani? Il nuovo diktat lanciato dal blog dell’ex comico diventato leader maximo è in pratica la stessa cosa: tutte le comunicazioni pubbliche degli eletti 5 Stelle, siano a mezzo stampa, tv o web, dovranno essere vagliate ed autorizzate dal sov, ehm, dagli addetti appuntati da Grillo in persona. Pena il “licenziamento”. Con buona pace della lotta di anni contro chi voleva mettere il bavaglio al web. Grillo, ai suoi, il bavaglio glielo mette prima che arrivino al web. «Com’è democratico, Lei…», direbbe Fracchia. L’imposizione arriva con la scusa delle trappole che i giornalisti cattivoni tendono ai giovani virgulti pentastellati. Ma forse a Grillo non sono andate giù le esternazioni degli europarlamentari del suo partito, che un paio di settimane fa erano rimasti sconcertati dalle manovre fatte alle loro spalle per portare via il partito dal gruppo degli euroscettici e farlo unire ai montiani di ferro.
Alcuni europarlamentari avevano dichiarato il loro dissenso sui loro account social, e sono usciti dal partito dopo la votazione bulgara sulla piattaforma di Casaleggio, nonostante che poi i montiani dell’Alde hanno almeno avuto la coerenza di mandare Grillo a stendere. E così, tutti sottoposti a censura preventiva. Tutti tranne il capo, ovviamente, che poi spesso è quello che ne avrebbe più bisogno, viste certe sue uscite infelici. L’ultima delle quali è «la politica internazionale ha bisogno di uomini di Stato forti come Donald Trump e Vladimir Putin», frase che Grillo ha immediatamente smentito accusando i giornalisti di avere tradotto male le sue parole. Peccato solo che l’autore dell’articolo apparso su un giornale francese abbia, a quanto pare, una copia dell’articolo firmata da Grillo stesso dopo averlo riletto e approvato. Forse ha bisogno lui di un addetto personale che gli ficchi un tappo in bocca quando serve, più che ai suoi parlamentari. In realtà però anche queste spiegazioni sono insoddisfacenti. Chiunque abbia occhi non può non aver notato che i più grandi autogol del Movimento 5 Stelle non sono venuti dai parlamentari, anzi!
Ciò che allontana sempre più persone dal sogno a 5 stelle è principalmente colpa dello stesso Grillo e dei suoi più intimi: le espulsioni dei dissidenti, poi il voltafaccia fallito in Europa, e ora la censura preventiva modello Stalin, sembrano proprio misure fatte apposta per perdere consensi. E in effetti dopo il fallimento di Renzi al referendum, i 5 Stelle corrono il rischio di essere il primo partito in ipotetiche elezioni. “Fortuitamente”, Gentiloni & Co. faranno in modo che si vada a votare il più tardi possibile, di modo che Grillo abbia tutto il tempo di ridurre i consensi dei 5 Stelle. D’altronde la strategia è chiara da anni: evitare il rischio di potere/dovere andare davvero al governo, e mantenere un contenitore del dissenso di dimesioni adeguate che sia formato il più possibile da individui fideizzati e poco critici. D’altronde Grillo stesso ha confermato che non farà mai alleanze con «i partiti che hanno devastato l’Italia», il che, a meno che i 5 stelle non prendano la maggioranza assoluta, significa che vuole stare all’opposizione pure dopo le prossime elezioni.
I pentastellati di spicco blaterano di voler portare avanti il programma votato dai loro elettori nel 2013, ma come si fa a portare avanti un qualsiasi programma quando si è sempre in minoranza e non si fanno accordi? Se avessero voluto realmente portare avanti il programma, si sarebbero accordati con il debole Bersani all’epoca, potendo imporre molte condizioni; in quel modo di certo avrebbero avuto l’opportunità ed il peso per farne attuare almeno una parte. Si chiama democrazia, e la Costituzione che abbiamo appena difeso si basa proprio sul principio dell’ingovernabilità, ovvero è stata progettata per garantire che le varie fazioni si mettano d’accordo a tutti i livelli, i belli con i brutti, i santi coi peccatori, e nel periodo in cui è stata applicata ha funzionato benissimo. Invece la scelta infausta di 4 anni fa sembra che sarà ripetuta anche la prossima volta. E non ci sembra che in questi 4 anni siano state portate avanti parti rilevanti del programma grillino. La pena maggiore è per quei tanti bravi parlamentari che credevano veramente di stare partecipando ad una forza di cambiamento. Che hanno lavorato e lavorano sodo, ma che poi non vedono mai frutti realmente importanti.
(Enrico Carotenuto, “Soviet a 5 stelle: tutte le comunicazioni dei parlamentari dovranno essere vagliate dagli ‘ufficiali politici””, da “Coscienze in Rete” del 25 gennaio 2017).
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Cosa devo dedurre dalla totale mancanza di risposte alla mia domanda?Maucat ha scritto:La situazione della Raggi si aggrava e Grillo le urla al telefono: "Mi hai ingannatoooo..."
Mi farebbe piacere sapere, soprattutto da chi ha sostenuto il M5S, l'opinione degli altri forumisti.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Maucat ha scritto:Cosa devo dedurre dalla totale mancanza di risposte alla mia domanda?Maucat ha scritto:La situazione della Raggi si aggrava e Grillo le urla al telefono: "Mi hai ingannatoooo..."
Mi farebbe piacere sapere, soprattutto da chi ha sostenuto il M5S, l'opinione degli altri forumisti.
Io non sono grillino, e non ho ancora capito perché il milionario (o miliardario) Grillo Giuseppe ha messo in piedi questo ambaradan.
Per quanto riguarda la Raggi, mi rifaccio ad un articolo dell’Espresso del Novembre dell’anno scorso.
Dubito che Beppe Grillo non conoscesse da dove arrivava la Raggi e le sue protezioni altolocate. A Novembre almeno un grillino però avrà letto l’articolo dell’Espresso e avrà messo al corrente il profeta.
È gran festa nella Roma nera
I Palazzi della nobiltà papalina e i circoli della vecchia destra apprezzano molto la sindaca Raggi. Con buona pace dei grillini doc (e furibondi)
SECONDO UN FANTA-SCENARIO di cui si parla nella Capitale su Virginia Raggi sarebbe stata lanciata un’opa politica prima delle elezioni amministrative. E non da parte dei grillini. Per seguire il percorso non vanno disturbati esperti dell’Ispi, non è necessario un test QI. Elencati in ordine tracce e noti fatti la questione per la sua linearità non avrebbe bisogno di Miss Marple.
LA CANDIDATA inizia la carriera forense nello studio dell’avvocato Cesare Previti. Ma dimentica di segnalarlo nel curriculum ritenendolo, si giustifica, particolare poco importante al pari del nome delle famiglie dove ha fatto la baby- sitter. Visto il paragone, la considerazione di Raggi verso la professione di avvocato non è proprio da cinque stelle.
DALLO STUDIO PREVITI allo studio di Pieremilio Sammarco il passo è breve. Alessandro, il fratello di Pieremilio, ha difeso Previti e Berlusconi. Carlo, il papà dei due, fede andreottiana, nominato eminente presidente della Corte d’Appello aveva festeggiato nel fastoso attico di Previti. Un gruppo di cari amici.
ASCESA AL CAMPIDOGLIO, tra difficoltà, rifiuti e altrettante polemiche, la sindaca prova a comporre il raggio magico. Al Bilancio, ma solo per 24 ore (dato che risulta indagato) e all’ennesimo tentativo Raggi nomina assessore Raffaele De Dominicis, ex giudice della Corte dei Conti. Peccato che lui racconti, candido, al Corriere di esser stato contattato non dalla sindaca o dai suoi collaboratori. Ma da Pieremilio Sammarco che nega, grida al complotto, e alla fine concede d’essere al massimo un dispensatore di consigli.
NEL FRATTEMPO all’assessorato dell’Ambiente è approdata Paola Muraro. La nomenklatura trasecola. Non è mica una novella grillina. È la storica consulente dell’Ama dell’ex plenipotenziario Franco Panzironi, uomo di totale fiducia dell’ ex sindaco Alemanno (che da ministro dell’Agricoltura lo consacra segretario generale dell’Unire), figura chiave del processo Mafia Capitale e coinvolto come Muraro nell’inchiesta su reati ambientali. Un simpatico ambientino.
SI MATERIALIZZA L’UOMO forte dell’amministrazione. È Raffaele Marra, ex direttore all’Unire a fianco di Panzironi - tutto si tiene - che l’allora sindaco Alemanno piazza alla direzione dell’ufficio per le Politiche abitative. In una strepitosa intervista ai giornalisti del Fatto Antonio Massari e Valeria Pacelli, Marra si lascia andare: «Panzironi? Una brava persona e un bravo professionista». Nel pantheon dei suoi affetti spiccano Mauro Masi, ex dg Rai by Berlusconi, che gli firma una consulenza da 150 mila euro lordi e Renata Polverini che da presidente della Regione Lazio gli offre poltrona e mega deleghe «Era molto preparata», sostiene lui, per forza. Quando subentra il prudente Nicola Zingaretti Marra esce di scena e spiega «non ha voluto lavorare con me».
DI LUI I GRILLINI purosangue farebbero volentieri polpette e premono perché Beppe Grillo convinca Raggi a rottamarlo. La sindaca resiste, accetta solo di spostare Marra da un ufficio all’altro. Tanto, come sanno pure le oche del Campidoglio, non è solo il ruolo a creare il potere ma anche il carattere e, soprattutto a Roma, le relazioni. Il rebus è: Raggi non vuole o non può escludere Marra e i suoi cari?
INTANTO SUCCEDE l’impensabile. Ignorando la direttiva europea, il consiglio comunale vota il rinnovo delle concessioni dei posteggi per gli ambulanti, in maggioranza sotto licenza della famiglia Tredicine, già indagata come Panzironi in Mafia Capitale. Per la gioia sparano bengala Alemanno e Francesco Storace. Ora fervidi grillini?
RICAPITOLANDO. Al momento, sul monte Capitolino i filoni d’oro sono i circoli previtiani e i club alemanniani. Tanto che Raggi registra un crescendo di fan nei templi della Roma nera, nei palazzi della nobiltà, un’unanimità, altro che Giorgia Meloni si dice. Secondo il fanta-scenario di chi conosce l’antropologia della politica capitolina, la sindaca è stata da tempo individuata e sostenuta alle elezioni sperando che rappresenti la continuità. Con buona pace dei grillini doc e furibondi. Dopo il trasformismo è arrivato il mimetismo?
13 novembre 2016 © Riproduzione riservata
http://espresso.repubblica.it/opinioni/ ... a-1.287770
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Io ora devo uscire. Mi sono scordato di questa domanda. Quando torno cerco di rispondere.Maucat ha scritto:Cosa devo dedurre dalla totale mancanza di risposte alla mia domanda?Maucat ha scritto:La situazione della Raggi si aggrava e Grillo le urla al telefono: "Mi hai ingannatoooo..."
Mi farebbe piacere sapere, soprattutto da chi ha sostenuto il M5S, l'opinione degli altri forumisti.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Io non l'ho votata. Hanno fatto e continuano a fare i superiori che non vogliono unirsi con nessuno, anche se non sono al di sopra di ogni sospetto, e sono stati fino al giorno prima contro il garantismo.Maucat ha scritto:La situazione della Raggi si aggrava e Grillo le urla al telefono: "Mi hai ingannatoooo..."
Mi farebbe piacere sapere, soprattutto da chi ha sostenuto il M5S, l'opinione degli altri forumisti.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Ha scritto Maucat il 26 gennaio scorso:
La situazione della Raggi si aggrava e Grillo le urla al telefono: "Mi hai ingannatoooo..."
Ieri, la situazione della Raggi, si è aggravata ulteriormente.
Per L'Espresso è sceso in campo quel mastino di Vittorio Fittipaldi:
Esclusivo
Quella polizza da 30mila euro per Raggi: il regalo del fedelissimo Romeo alla sindaca
A gennaio 2016 Romeo ha indicato l'allora candidata grillina come beneficiaria di una assicurazione vita. Un investimento da 30 mila euro. Qualche mese dopo la Raggi ha promosso il funzionario capo della sua segreteria triplicandogli lo stipendio. La procura indaga anche su altre polizze a favore di dirigenti grillini
di Emiliano Fittipaldi
02 febbraio 2017
166
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Quella polizza da 30mila euro per Raggi: il regalo del fedelissimo Romeo alla sindaca
Salvatore Romeo, il fedelissimo di Virginia Raggi diventato capo della segreteria della sindaca lo scorso agosto, nel gennaio del 2016 è andato dal suo promotore finanziario e gli ha indicato un nuovo beneficiario per alcune polizze vita da lui sottoscritte qualche tempo prima, con un investimento di 30 mila euro. Nome e cognome del fortunato: “Virginia Raggi”. Qualche mese dopo la strana operazione finanziaria (le polizze vita in genere vengono fatte a favore di parenti, mogli e figli) è proprio la Raggi, diventata da poco sindaca di Roma, a promuovere Romeo triplicandogli lo stipendio.
La connection della polizza da 30 mila euro, scoperta dagli inquirenti che stanno indagando sulle nomine della sindaca grillina e che L’Espresso è in grado di rivelare, rischia ora di precipitare la Raggi e il suo pupillo in un nuovo, e più profondo, abisso. Politico e giudiziario. Perché evidenzia come la procedura borderline con cui Romeo è stato nominato segretario del primo cittadino (il funzionario capitolino, con uno stipendio da 39 mila euro lordi l’anno, si è prima messo in aspettativa e poi è stato riassunto dall’amica a 110 mila euro l’anno, scesi a 93 dopo polemiche di fuoco e l’intervento dell’Anac di Raffaele Cantone) si è realizzata in presenza di pregressi legami economici tra la sindaca e il suo collaboratore.
Così, dopo l’accertamento patrimoniale effettuato dalla polizia, sia Romeo, su la cui nomina i pm indagano da mesi, sia la sindaca, che finora è indagata per abuso d’ufficio e falso solo per la vicenda della nomina del fratello di Raffaele Marra a capo del dipartimento per il Turismo, rischiano di vedersi improvvisamente aprire un nuovo, e più pericoloso, fronte giudiziario. Il do ut des, se non spiegato da giustificazioni plausibili, rischia di portare a contestazioni molto più gravi dell’abuso d’ufficio.
«Come mai Romeo, dimessosi dopo gli arresti di Marra a metà dicembre, ha immobilizzato 30 mila euro in una polizza vita, la cui beneficiaria è Virginia Raggi?», si chiedono da qualche giorno gli inquirenti dopo aver avuto accesso ai documenti bancari del funzionario grillino. Difficile, per ora, dare una risposta esauriente alla curiosa operazione finanziaria. Anche perché Romeo non ha investito denari solo nella polizza vita di cui è beneficiaria la sindaca: dal 2013 in poi, da quando si è reinventato un attivista del Movimento Cinque Stelle diventando riferimento imprescindibile della Raggi e dell’assessore (ed ex vicesindaco) Daniele Frongia, Romeo ha investito circa 100 mila euro su una decine di polizze vita.
I cui beneficiari, ancora una volta, non sono parenti e cugini, ma altri soggetti. Tra cui politici e altri attivisti del movimento: tra i beneficiari delle polizze di Romeo ci sono, per esempio, tal Andrea Castiglione (online c’è un omonimo che animava nel 2013 il meet up del M5S del comune di Fonte Nuova, a due passi da Roma), un consigliere grillino del VII Municipio e tale Alessandra Bonaccorsi. Il sospetto è che possa trattarsi dell’ex consigliere VIII Municipio eletta nel M5S che a febbraio 2016, prima del voto alle comunali, è passata con la Lista Marchini.
Foto
Virginia Raggi sul tetto del...
Virginia Raggi sul tetto del Campidoglio con Salvatore Romeo
http://espresso.repubblica.it/inchieste ... =HEF_RULLO
I magistrati romani stanno adesso cercando di capire la struttura dei business finanziari di Romeo (che non risulta sia ricco di famiglia), se i soldi fossero davvero i suoi o fossero investimenti fatti per conto terzi, oltre a studiare le clausole delle polizze in merito ai beneficiari.
Secondo ipotesi di scuola che circolano tra chi è vicino al dossier, ma che restano ancora tutta da verificare, gli investimenti in polizze potrebbero nascondere tentativi di infiltrare e condizionare le "comunarie" organizzate dal Movimento Cinque Stelle che individuarono il candidato sindaco di Roma.
Comunarie che Virginia Raggi vinse con 1.764 voti, superando Marcello De Vito, secondo classificato, di poche centinaia di preferenze.
Primarie grilline, va ricordato, che come ha già scritto l’Espresso lo scorso dicembre furono pesantemente inquinate dal dossier fasullo presentato da Raggi e Frongia contro Marcello De Vito. Una macchina del fango guidata da mani esperte (secondo Roberta Lombardi dietro il dossier che screditò De Vito potrebbe addirittura esserci dietro Marra, per adesso la procura ha aperto un fascicolo senza iscrivere nessuno) che azzoppò la candidatura dell’attuale presidente del consiglio capitolino lanciando quella della Raggi.
In quest’ottica tornano di moda le parole di Carla Raineri, ex capo di gabinetto silurato dalla Raggi e nemica giurata dei dioscuri Romeo e Marra, che qualche settimana fa ha detto sibillina: «Marra e Romeo hanno portato una montagna di voti alla Raggi, poi sono passati all’incasso, come avviene in questi casi. Però, forse, la questione non si limita solo a questo. Ho la sensazione che ci sia anche di più».
Possibile che la sindaca non sapesse che Romeo la aveva fatta beneficiaria di una polizza vita da 30 mila euro? Non lo sappiamo, e non sappiamo ancora se la procura ha contestato durante l’interrogatorio la questione delle polizze. È certo però che il legame tra i due fedelissimi Romeo-Marra e la sindaca è rimasto indissolubile per mesi. Contro tutto e contro tutti. Virginia ha scavato la sua fossa politica (e giudiziaria) dallo scorso settembre, da quando ha difeso Marra a spada tratta di fronte alle inchieste dell’Espresso , che evidenziavano i favori economici ottenuti dall’ex dirigente di Alemanno dal costruttore Sergio Scarpellini, un’inchiesta giornalistica che ha poi portato a quella giudiziaria e all’arresto di entrambi lo scorso dicembre. La Raggi ha poi protetto Romeo con la stessa veemenza. Tanto che molti hanno ipotizzato che dietro il rapporto strettissimo ci fossero ricatti indicibili.
Tra la vicenda Marra e quella della polizza vita a suo favore, la partita di Virginia e dell’intero Movimento Cinque Stelle è alla stretta finale. Le bugie dette sono troppe, le spaccature interne non più risanabili. Si vedrà se Beppe Grillo avrà ancora la forza e la voglia di difendere la sua sindaca, o se la abbandonerà al suo destino.
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La situazione della Raggi si aggrava e Grillo le urla al telefono: "Mi hai ingannatoooo..."
Ieri, la situazione della Raggi, si è aggravata ulteriormente.
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Quella polizza da 30mila euro per Raggi: il regalo del fedelissimo Romeo alla sindaca
A gennaio 2016 Romeo ha indicato l'allora candidata grillina come beneficiaria di una assicurazione vita. Un investimento da 30 mila euro. Qualche mese dopo la Raggi ha promosso il funzionario capo della sua segreteria triplicandogli lo stipendio. La procura indaga anche su altre polizze a favore di dirigenti grillini
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Quella polizza da 30mila euro per Raggi: il regalo del fedelissimo Romeo alla sindaca
Salvatore Romeo, il fedelissimo di Virginia Raggi diventato capo della segreteria della sindaca lo scorso agosto, nel gennaio del 2016 è andato dal suo promotore finanziario e gli ha indicato un nuovo beneficiario per alcune polizze vita da lui sottoscritte qualche tempo prima, con un investimento di 30 mila euro. Nome e cognome del fortunato: “Virginia Raggi”. Qualche mese dopo la strana operazione finanziaria (le polizze vita in genere vengono fatte a favore di parenti, mogli e figli) è proprio la Raggi, diventata da poco sindaca di Roma, a promuovere Romeo triplicandogli lo stipendio.
La connection della polizza da 30 mila euro, scoperta dagli inquirenti che stanno indagando sulle nomine della sindaca grillina e che L’Espresso è in grado di rivelare, rischia ora di precipitare la Raggi e il suo pupillo in un nuovo, e più profondo, abisso. Politico e giudiziario. Perché evidenzia come la procedura borderline con cui Romeo è stato nominato segretario del primo cittadino (il funzionario capitolino, con uno stipendio da 39 mila euro lordi l’anno, si è prima messo in aspettativa e poi è stato riassunto dall’amica a 110 mila euro l’anno, scesi a 93 dopo polemiche di fuoco e l’intervento dell’Anac di Raffaele Cantone) si è realizzata in presenza di pregressi legami economici tra la sindaca e il suo collaboratore.
Così, dopo l’accertamento patrimoniale effettuato dalla polizia, sia Romeo, su la cui nomina i pm indagano da mesi, sia la sindaca, che finora è indagata per abuso d’ufficio e falso solo per la vicenda della nomina del fratello di Raffaele Marra a capo del dipartimento per il Turismo, rischiano di vedersi improvvisamente aprire un nuovo, e più pericoloso, fronte giudiziario. Il do ut des, se non spiegato da giustificazioni plausibili, rischia di portare a contestazioni molto più gravi dell’abuso d’ufficio.
«Come mai Romeo, dimessosi dopo gli arresti di Marra a metà dicembre, ha immobilizzato 30 mila euro in una polizza vita, la cui beneficiaria è Virginia Raggi?», si chiedono da qualche giorno gli inquirenti dopo aver avuto accesso ai documenti bancari del funzionario grillino. Difficile, per ora, dare una risposta esauriente alla curiosa operazione finanziaria. Anche perché Romeo non ha investito denari solo nella polizza vita di cui è beneficiaria la sindaca: dal 2013 in poi, da quando si è reinventato un attivista del Movimento Cinque Stelle diventando riferimento imprescindibile della Raggi e dell’assessore (ed ex vicesindaco) Daniele Frongia, Romeo ha investito circa 100 mila euro su una decine di polizze vita.
I cui beneficiari, ancora una volta, non sono parenti e cugini, ma altri soggetti. Tra cui politici e altri attivisti del movimento: tra i beneficiari delle polizze di Romeo ci sono, per esempio, tal Andrea Castiglione (online c’è un omonimo che animava nel 2013 il meet up del M5S del comune di Fonte Nuova, a due passi da Roma), un consigliere grillino del VII Municipio e tale Alessandra Bonaccorsi. Il sospetto è che possa trattarsi dell’ex consigliere VIII Municipio eletta nel M5S che a febbraio 2016, prima del voto alle comunali, è passata con la Lista Marchini.
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Virginia Raggi sul tetto del...
Virginia Raggi sul tetto del Campidoglio con Salvatore Romeo
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I magistrati romani stanno adesso cercando di capire la struttura dei business finanziari di Romeo (che non risulta sia ricco di famiglia), se i soldi fossero davvero i suoi o fossero investimenti fatti per conto terzi, oltre a studiare le clausole delle polizze in merito ai beneficiari.
Secondo ipotesi di scuola che circolano tra chi è vicino al dossier, ma che restano ancora tutta da verificare, gli investimenti in polizze potrebbero nascondere tentativi di infiltrare e condizionare le "comunarie" organizzate dal Movimento Cinque Stelle che individuarono il candidato sindaco di Roma.
Comunarie che Virginia Raggi vinse con 1.764 voti, superando Marcello De Vito, secondo classificato, di poche centinaia di preferenze.
Primarie grilline, va ricordato, che come ha già scritto l’Espresso lo scorso dicembre furono pesantemente inquinate dal dossier fasullo presentato da Raggi e Frongia contro Marcello De Vito. Una macchina del fango guidata da mani esperte (secondo Roberta Lombardi dietro il dossier che screditò De Vito potrebbe addirittura esserci dietro Marra, per adesso la procura ha aperto un fascicolo senza iscrivere nessuno) che azzoppò la candidatura dell’attuale presidente del consiglio capitolino lanciando quella della Raggi.
In quest’ottica tornano di moda le parole di Carla Raineri, ex capo di gabinetto silurato dalla Raggi e nemica giurata dei dioscuri Romeo e Marra, che qualche settimana fa ha detto sibillina: «Marra e Romeo hanno portato una montagna di voti alla Raggi, poi sono passati all’incasso, come avviene in questi casi. Però, forse, la questione non si limita solo a questo. Ho la sensazione che ci sia anche di più».
Possibile che la sindaca non sapesse che Romeo la aveva fatta beneficiaria di una polizza vita da 30 mila euro? Non lo sappiamo, e non sappiamo ancora se la procura ha contestato durante l’interrogatorio la questione delle polizze. È certo però che il legame tra i due fedelissimi Romeo-Marra e la sindaca è rimasto indissolubile per mesi. Contro tutto e contro tutti. Virginia ha scavato la sua fossa politica (e giudiziaria) dallo scorso settembre, da quando ha difeso Marra a spada tratta di fronte alle inchieste dell’Espresso , che evidenziavano i favori economici ottenuti dall’ex dirigente di Alemanno dal costruttore Sergio Scarpellini, un’inchiesta giornalistica che ha poi portato a quella giudiziaria e all’arresto di entrambi lo scorso dicembre. La Raggi ha poi protetto Romeo con la stessa veemenza. Tanto che molti hanno ipotizzato che dietro il rapporto strettissimo ci fossero ricatti indicibili.
Tra la vicenda Marra e quella della polizza vita a suo favore, la partita di Virginia e dell’intero Movimento Cinque Stelle è alla stretta finale. Le bugie dette sono troppe, le spaccature interne non più risanabili. Si vedrà se Beppe Grillo avrà ancora la forza e la voglia di difendere la sua sindaca, o se la abbandonerà al suo destino.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
GIULIETTA & ROMEO
Virginia Raggi, concluso l’interrogatorio: sindaca davanti ai pm per più di 8 ore. “La polizza di Romeo? Non sapevo nulla”
Politica
Dalle ore 14 negli uffici del Polo investigativo della polizia sulla Tuscolana i pm della procura di Roma hanno interrogato la prima cittadina sulla nomina del fratello di Marra alla direzione del dipartimento Turismo. Gli investigatori però hanno fatto domande anche sulla polizza vita stipulata dal dipendente comunale Romeo e intestata alla sindaca, che eletta in Campidoglio lo ha poi promosso triplicandogli lo stipendio. "I rapporti con il funzionario? Chiedete a loro", dice il presidente dell'Assemblea capitolina De Vito. Pd all'attacco. Orfini: "La prima cittadina scappa"
di F. Q. | 2 febbraio 2017
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1,7 mila
Più informazioni su: Campidoglio, Roma, Virginia Raggi
Un interrogatorio fiume durato più di otto ore e mezza in un ufficio di periferia della polizia. In mezzo le rivelazioni sulla polizza vita accesa dal suo ex braccio destro, poi promosso con stipendio triplicato. Per Virginia Raggi quella di giovedì è stata probabilmente la giornata più lunga da quando è stata eletta in Campidoglio. E non solo perché dalle ore 14 ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Francesco Dall’Olio. Negli uffici del Polo investigativo della polizia sulla Tuscolana, nella periferia di Roma, i due pm hanno interrogato per quasi nove ore di fila la sindaca sulla nomina alla vertice del dipartimento Turismo di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale del Campidoglio, Raffaele. Una vicenda che ha portato Raggi ad essere indagata per falso e abuso d’ufficio.
Alla prima cittadina, però, i magistrati hanno fatto anche altre domande. Per esempio hanno chiesto cosa sapeva della polizza sulla vita accesa da Salvatore Romeo e a lei intestata nel gennaio del 2016, quando era solo una consigliera comunale del M5s. Sei mesi dopo Raggi sarebbe stata eletta sindaca, promuovendo subito Romeo al vertice della sua segreteria con uno stipendio triplicato: da 39mila a 110 mila euro. Cifra poi diminuita a 93mila euro lordi all’anno dopo l’intervento dell’Anac di Raffaele Cantone, mentre Romeo lascerà l’incarico di capo della segreteria di Raggi soltanto il 17 dicembre 2016 dopo l’arresto dell’amico Raffaele Marra. Lei, davanti ai pm, ha detto che non ne sapeva nulla: “Ho appreso della polizza solo stasera, sono sconvolta”.
Proprio la notizia sulla polizza, anticipata dal fattoquotidiano.it mentre l’interrogatorio della prima cittadina era ancora in corso, ha infiammato il clima all’interno del Movimento 5 Stelle. “I rapporti tra Virginia Raggi e Salvatore Romeo? “Dovete chiedere ai diretti interessati”, ha detto Marcello De Vito, il presidente dell’Assemblea capitolina che così ha risposto a chi gli chiedeva dei rapporti tra la sindaca e il suo ex capo della segreteria politica. De Vito ha spiegato di non sapere “assolutamente nulla” della polizza, mentre alla domanda sulla possibile esistenza di un dossier per screditarlo ad opera di una parte di M5S, il presidente dell’Assemblea capitolina ha risposto: “Io penso alla tutela del M5S e a fare il mio ruolo come ho fatto in questi mesi e come farò anche domani”.
video:
00:00 00:55
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... e/3364422/
All’oscuro sull’esistenza dell’assicurazione sono anche due consiglieri comunali del M5s a Roma. “Vedremo quello che succederà e poi faremo le valutazioni. Della polizza non so nulla”, dice il capogruppo grillino in Campidoglio, Paolo Ferrara. “Verificheremo, non ne so nulla. Stiamo lavorando e c’è tantissimo da fare, i consiglieri non possono fare l’ispettore Derrick e notare i rapporti tra le persone”, commenta il consigliere comunale Pietro Calabrese. Di tenore diverso, invece, il commento del deputato Andrea Colletti che su facebook posta l’articolo con la notizia della polizza e scrive: “Su questo non dovrebbe riferire solo al Pm – qualora fosse vero – ma a tutti noi”.
La vicenda dell’assicurazione sulla vita, in pratica, rischia di essere l’ultima goccia nei rapporti tra la prima cittadina e alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, che sarebbero pronti a chiedere l’intervento di Beppe Grillo sulla questione. Secondo l’agenzia Adnkronos, infatti, il gruppo degli “ortodossi” pentastellati sono pronti a chiedere un intervento del Garante, ovvero di Grillo, “a tutela dell’immagine del Movimento”. “Grillo interverrà ma se non dovesse farlo a breve, gli chiederemo un intervento senza se e senza ma, ne va del futuro del Movimento”, dicono all’agenzia di stampa le stesse persone che si erano schierati contro la prima cittadina già dopo l’arresto di Raffaele Marra. “Altrimenti, se si tira dritto anche stavolta – afferma una deputata romana – questo diventa davvero il Movimento 5 Raggi, altro che stelle”. Sempre secondo la stessa agenzia, tra l’altro, Grillo e Davide Casaleggio avrebbero contattato legali, per comprendere i risvolti giudiziari di questa nuova vicenda, ma anche esperti, per capire meccanismi e funzionalità delle polizze assicurative che sarebbero state intestate a sindaca ed altri esponenti M5S.
All’attacco ovviamente gli esponenti del Pd, che hanno addirittura coniato l’hashtag #polizzadiscambio per commentare la vicenda. “Penso sia proprio il caso di cominciare a dire un po’ di verità sulla cricca Raggi Marra Romeo #polizzadiscambio”, scrive su twitter la deputata Alessia Morani, mentre Alessia Rotta, sullo stesso social network, chiama in causa i big pentastellati:”Su Raggi e Romeo e la loro #Polizzadiscambio niente da dire Di Maio e Di Battista? Beppe ha il telefono staccato? Ah già, è #omertàomertà”. Matteo Orfini, invece, mette nel mirino i vertici del Movimento “Aumentano le vicende da spiegare ma Raggi scappa dal confronto – dice il presidente del Pd – non chiarisce nulla e nel frattempo la città è bloccata e paralizzata, un disastro amministrativo. Siamo di fronte a una situazione abbastanza diffusa, questo rapporto discutibile tra Raggi e la destra peggiore della città la stiamo denunciando già dalla campagna, da Muraro a Marra abbiamo segnalato tutto e siamo sempre stati insultati. Non solo la sindaca però, perché chi ha coperto Raggi, da Beppe Grillo in giù, è corresponsabile di questa situazione”.
Virginia Raggi, concluso l’interrogatorio: sindaca davanti ai pm per più di 8 ore. “La polizza di Romeo? Non sapevo nulla”
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Dalle ore 14 negli uffici del Polo investigativo della polizia sulla Tuscolana i pm della procura di Roma hanno interrogato la prima cittadina sulla nomina del fratello di Marra alla direzione del dipartimento Turismo. Gli investigatori però hanno fatto domande anche sulla polizza vita stipulata dal dipendente comunale Romeo e intestata alla sindaca, che eletta in Campidoglio lo ha poi promosso triplicandogli lo stipendio. "I rapporti con il funzionario? Chiedete a loro", dice il presidente dell'Assemblea capitolina De Vito. Pd all'attacco. Orfini: "La prima cittadina scappa"
di F. Q. | 2 febbraio 2017
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Più informazioni su: Campidoglio, Roma, Virginia Raggi
Un interrogatorio fiume durato più di otto ore e mezza in un ufficio di periferia della polizia. In mezzo le rivelazioni sulla polizza vita accesa dal suo ex braccio destro, poi promosso con stipendio triplicato. Per Virginia Raggi quella di giovedì è stata probabilmente la giornata più lunga da quando è stata eletta in Campidoglio. E non solo perché dalle ore 14 ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Francesco Dall’Olio. Negli uffici del Polo investigativo della polizia sulla Tuscolana, nella periferia di Roma, i due pm hanno interrogato per quasi nove ore di fila la sindaca sulla nomina alla vertice del dipartimento Turismo di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale del Campidoglio, Raffaele. Una vicenda che ha portato Raggi ad essere indagata per falso e abuso d’ufficio.
Alla prima cittadina, però, i magistrati hanno fatto anche altre domande. Per esempio hanno chiesto cosa sapeva della polizza sulla vita accesa da Salvatore Romeo e a lei intestata nel gennaio del 2016, quando era solo una consigliera comunale del M5s. Sei mesi dopo Raggi sarebbe stata eletta sindaca, promuovendo subito Romeo al vertice della sua segreteria con uno stipendio triplicato: da 39mila a 110 mila euro. Cifra poi diminuita a 93mila euro lordi all’anno dopo l’intervento dell’Anac di Raffaele Cantone, mentre Romeo lascerà l’incarico di capo della segreteria di Raggi soltanto il 17 dicembre 2016 dopo l’arresto dell’amico Raffaele Marra. Lei, davanti ai pm, ha detto che non ne sapeva nulla: “Ho appreso della polizza solo stasera, sono sconvolta”.
Proprio la notizia sulla polizza, anticipata dal fattoquotidiano.it mentre l’interrogatorio della prima cittadina era ancora in corso, ha infiammato il clima all’interno del Movimento 5 Stelle. “I rapporti tra Virginia Raggi e Salvatore Romeo? “Dovete chiedere ai diretti interessati”, ha detto Marcello De Vito, il presidente dell’Assemblea capitolina che così ha risposto a chi gli chiedeva dei rapporti tra la sindaca e il suo ex capo della segreteria politica. De Vito ha spiegato di non sapere “assolutamente nulla” della polizza, mentre alla domanda sulla possibile esistenza di un dossier per screditarlo ad opera di una parte di M5S, il presidente dell’Assemblea capitolina ha risposto: “Io penso alla tutela del M5S e a fare il mio ruolo come ho fatto in questi mesi e come farò anche domani”.
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All’oscuro sull’esistenza dell’assicurazione sono anche due consiglieri comunali del M5s a Roma. “Vedremo quello che succederà e poi faremo le valutazioni. Della polizza non so nulla”, dice il capogruppo grillino in Campidoglio, Paolo Ferrara. “Verificheremo, non ne so nulla. Stiamo lavorando e c’è tantissimo da fare, i consiglieri non possono fare l’ispettore Derrick e notare i rapporti tra le persone”, commenta il consigliere comunale Pietro Calabrese. Di tenore diverso, invece, il commento del deputato Andrea Colletti che su facebook posta l’articolo con la notizia della polizza e scrive: “Su questo non dovrebbe riferire solo al Pm – qualora fosse vero – ma a tutti noi”.
La vicenda dell’assicurazione sulla vita, in pratica, rischia di essere l’ultima goccia nei rapporti tra la prima cittadina e alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, che sarebbero pronti a chiedere l’intervento di Beppe Grillo sulla questione. Secondo l’agenzia Adnkronos, infatti, il gruppo degli “ortodossi” pentastellati sono pronti a chiedere un intervento del Garante, ovvero di Grillo, “a tutela dell’immagine del Movimento”. “Grillo interverrà ma se non dovesse farlo a breve, gli chiederemo un intervento senza se e senza ma, ne va del futuro del Movimento”, dicono all’agenzia di stampa le stesse persone che si erano schierati contro la prima cittadina già dopo l’arresto di Raffaele Marra. “Altrimenti, se si tira dritto anche stavolta – afferma una deputata romana – questo diventa davvero il Movimento 5 Raggi, altro che stelle”. Sempre secondo la stessa agenzia, tra l’altro, Grillo e Davide Casaleggio avrebbero contattato legali, per comprendere i risvolti giudiziari di questa nuova vicenda, ma anche esperti, per capire meccanismi e funzionalità delle polizze assicurative che sarebbero state intestate a sindaca ed altri esponenti M5S.
All’attacco ovviamente gli esponenti del Pd, che hanno addirittura coniato l’hashtag #polizzadiscambio per commentare la vicenda. “Penso sia proprio il caso di cominciare a dire un po’ di verità sulla cricca Raggi Marra Romeo #polizzadiscambio”, scrive su twitter la deputata Alessia Morani, mentre Alessia Rotta, sullo stesso social network, chiama in causa i big pentastellati:”Su Raggi e Romeo e la loro #Polizzadiscambio niente da dire Di Maio e Di Battista? Beppe ha il telefono staccato? Ah già, è #omertàomertà”. Matteo Orfini, invece, mette nel mirino i vertici del Movimento “Aumentano le vicende da spiegare ma Raggi scappa dal confronto – dice il presidente del Pd – non chiarisce nulla e nel frattempo la città è bloccata e paralizzata, un disastro amministrativo. Siamo di fronte a una situazione abbastanza diffusa, questo rapporto discutibile tra Raggi e la destra peggiore della città la stiamo denunciando già dalla campagna, da Muraro a Marra abbiamo segnalato tutto e siamo sempre stati insultati. Non solo la sindaca però, perché chi ha coperto Raggi, da Beppe Grillo in giù, è corresponsabile di questa situazione”.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
A questo punto o la "sindaca" si dimette o Grillo le deve togliere l'appoggio; ogni suo giorno in più in quella carica con lo stemma del M5S sarà deleterio e molto per il Movimento stesso.
Io non sono "grillino" ma mi dispiace vedere quello che è successo perché un loro governo positivo a Roma avrebbe avuto un effetto di sprone su tutte le altre forze politiche.
Io non sono "grillino" ma mi dispiace vedere quello che è successo perché un loro governo positivo a Roma avrebbe avuto un effetto di sprone su tutte le altre forze politiche.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
O spiega o lascia
di Marco Travaglio | 3 febbraio 2017
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La Raggi Story si arricchisce di un nuovo mistero, che mette in ombra il tema centrale dell’interrogatorio, e cioè il conflitto d’interessi dei fratelli Marra: le polizze assicurative sulla vita accese a favore di alcuni amici, fra i quali l’ex fidanzata e la futura sindaca, da Salvatore Romeo, allora funzionario del Campidoglio e futuro capo-segreteria della prima cittadina. Tre ipotesi possibili.
1) Se il suo era un modo astuto per comprarsi con 30mila euro la futura nomina con aumento di stipendio, Romeo andrebbe sottoposto a perizia psichiatrica, per tre motivi: a) ha scelto il sistema più tracciabile che esista in natura; b) nel gennaio 2016, sei mesi prima del voto, l’elezione della Raggi a sindaco non era affatto certa; c) siccome la Raggi potrà incassare quei soldi solo alla morte di Romeo, questi avrebbe dovuto evitare di seguirla sui tetti del Campidoglio. In questo caso, matti o criminali che siano, né lui né la Raggi potrebbero restare ai loro posti un minuto in più.
2) Se quelli investiti (si fa per dire: il rendimento è minimo) da Romeo erano soldi della Raggi, il caso si sgonfia.
3) Se Romeo non disse alla Raggi di aver usato il suo nome per sostituire il precedente destinatario della polizza, Romeo sarebbe un bizzarro assicuratore seriale che agisce all’insaputa della beneficiaria, e dovrebbe spiegare perché, mentre la sindaca dovrebbe scusarsi per la fiducia data all’ennesimo collaboratore sbagliato. Lo so a cosa state pensando: alla casa pagata da un altro all’insaputa di Scajola. Ma i rogiti immobiliari impongono la presenza del proprietario, mentre le polizze richiedono solo la firma del contraente e non del beneficiario.
Mentre scriviamo, ci mancano le versioni dei due protagonisti: la Raggi avrà fornito la sua ai pm; Romeo non ha risposto alle nostre richieste di spiegazioni. E proprio qui sta il punto: la comunicazione dei 5Stelle. “Devo rispondere ai giornalisti o ai magistrati?”, aveva svicolato l’altro giorno la sindaca davanti ai cronisti che la inseguivano. Può darsi che, non conoscendo nel dettaglio le accuse e gli indizi in mano agli inquirenti, volesse avere da loro un quadro completo. Ora però tutte le carte sono in tavola. Quelle dei pm e le sue. E non c’è segreto investigativo (salvo che il verbale sia stato segretato dalla Procura) che giustifichi il suo silenzio. Troppi particolari, penalmente rilevanti o meno, usciti sulla stampa in questi giorni, richiedono un chiarimento definitivo all’opinione pubblica. Ai cittadini romani che attendono di essere governati.
Agli elettori anche di altri partiti che l’hanno votata. E ai militanti 5Stelle che chiedono trasparenza. Una conferenza stampa, un’ospitata in un talk show (l’ultima volta, a diMartedì, se la cavò piuttosto bene), un’assemblea pubblica: veda lei come rispondere ai tanti interrogativi che si addensano sul suo capo.
I) Quale esatta trafila ha portato Renato Marra, fratello del più noto Raffaele alla direzione Turismo del Comune? La decisione di promuoverlo in quella fascia dirigenziale (dalla 1 di dirigente dei Vigili alla 3 del Turismo), dopo averlo indotto a ritirare la domanda per una promozione più ambiziosa (a comandante della Polizia municipale, fascia 1), fu una sorta di “risarcimento danni” deciso autonomamente dalla Raggi, come prevede il Regolamento comunale che non contempla concorsi né raffronti con i curricula di altri pretendenti? O fu in qualche modo imposta o estorta dal tentacolare fratello, capo del Personale?
II) Quella scelta è compatibile con la versione da lei fornita all’Anticorruzione capitolina, e cioè che aveva deciso da sola, o gli interventi del tentacolare capo del Personale (anche sull’assessore al Commercio, Meloni) sono andati al di là delle normali chiacchiere di corridoio?
III) Si è parlato molto delle accuse lanciate all’altro pretendente alle “comunarie” dei 5Stelle, Marcello De Vito, dalla Raggi e dei suoi fedelissimi tra fine 2015 e inizio 2016 (a proposito di un accesso agli atti su un caso di condono edilizio e di un collaboratore di De Vito che per due anni usò il suo timbro per autorizzare se stesso a falsi permessi a spese del Comune): la deputata Roberta Lombardi, davanti ai pm, l’ha attribuito a Marra. Come e perché nacquero le accuse a De Vito? Erano mosse dalla preoccupazione di fare le pulci a un candidato attaccabile o dall’ansia di escludere un rivale scomodo? Quale diffusione ebbero quelle accuse nella base dei 5Stelle e quale influenza ebbero sull’orientamento degli 8mila votanti alle primarie grilline? E quali rapporti c’erano, allora, se c’erano, fra la Raggi e il suo entourage da un lato e Marra dall’altro?
IV) Una delle poche certezze, in questo ginepraio, è la guerra senza quartiere che si combatte fra i 5Stelle romani: da una parte gli amici della Raggi, ancora appoggiati dai vertici nazionali, e dall’altra quelli di Lombardi, De Vito e Fico. Una guerra intestina che si somma al bombardamento termonucleare delle tv dei partiti e dei media dei poteri finanziari e palazzinari, soprattutto dopo il no alla candidatura olimpica. La Raggi, sempreché riesca a fugare tutte le ombre di cui sopra, ritiene di poter reggere alle due guerre concentriche e continuare (o cominciare) a governare Roma, ben sapendo che la sua lapidazione – a cui ha contribuito anche lei con i suoi errori – continuerà fino all’ultimo giorno di mandato? Se sì, dica come e perché (magari chiedendo un chiarimento definitivo ai nemici interni). Se no, faccia quel che da un po’ di tempo le suggeriamo, a prescindere dalla veridicità delle accuse a suo carico: si dimetta, anche per non aver commesso il fatto.
di Marco Travaglio | 3 febbraio 2017
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La Raggi Story si arricchisce di un nuovo mistero, che mette in ombra il tema centrale dell’interrogatorio, e cioè il conflitto d’interessi dei fratelli Marra: le polizze assicurative sulla vita accese a favore di alcuni amici, fra i quali l’ex fidanzata e la futura sindaca, da Salvatore Romeo, allora funzionario del Campidoglio e futuro capo-segreteria della prima cittadina. Tre ipotesi possibili.
1) Se il suo era un modo astuto per comprarsi con 30mila euro la futura nomina con aumento di stipendio, Romeo andrebbe sottoposto a perizia psichiatrica, per tre motivi: a) ha scelto il sistema più tracciabile che esista in natura; b) nel gennaio 2016, sei mesi prima del voto, l’elezione della Raggi a sindaco non era affatto certa; c) siccome la Raggi potrà incassare quei soldi solo alla morte di Romeo, questi avrebbe dovuto evitare di seguirla sui tetti del Campidoglio. In questo caso, matti o criminali che siano, né lui né la Raggi potrebbero restare ai loro posti un minuto in più.
2) Se quelli investiti (si fa per dire: il rendimento è minimo) da Romeo erano soldi della Raggi, il caso si sgonfia.
3) Se Romeo non disse alla Raggi di aver usato il suo nome per sostituire il precedente destinatario della polizza, Romeo sarebbe un bizzarro assicuratore seriale che agisce all’insaputa della beneficiaria, e dovrebbe spiegare perché, mentre la sindaca dovrebbe scusarsi per la fiducia data all’ennesimo collaboratore sbagliato. Lo so a cosa state pensando: alla casa pagata da un altro all’insaputa di Scajola. Ma i rogiti immobiliari impongono la presenza del proprietario, mentre le polizze richiedono solo la firma del contraente e non del beneficiario.
Mentre scriviamo, ci mancano le versioni dei due protagonisti: la Raggi avrà fornito la sua ai pm; Romeo non ha risposto alle nostre richieste di spiegazioni. E proprio qui sta il punto: la comunicazione dei 5Stelle. “Devo rispondere ai giornalisti o ai magistrati?”, aveva svicolato l’altro giorno la sindaca davanti ai cronisti che la inseguivano. Può darsi che, non conoscendo nel dettaglio le accuse e gli indizi in mano agli inquirenti, volesse avere da loro un quadro completo. Ora però tutte le carte sono in tavola. Quelle dei pm e le sue. E non c’è segreto investigativo (salvo che il verbale sia stato segretato dalla Procura) che giustifichi il suo silenzio. Troppi particolari, penalmente rilevanti o meno, usciti sulla stampa in questi giorni, richiedono un chiarimento definitivo all’opinione pubblica. Ai cittadini romani che attendono di essere governati.
Agli elettori anche di altri partiti che l’hanno votata. E ai militanti 5Stelle che chiedono trasparenza. Una conferenza stampa, un’ospitata in un talk show (l’ultima volta, a diMartedì, se la cavò piuttosto bene), un’assemblea pubblica: veda lei come rispondere ai tanti interrogativi che si addensano sul suo capo.
I) Quale esatta trafila ha portato Renato Marra, fratello del più noto Raffaele alla direzione Turismo del Comune? La decisione di promuoverlo in quella fascia dirigenziale (dalla 1 di dirigente dei Vigili alla 3 del Turismo), dopo averlo indotto a ritirare la domanda per una promozione più ambiziosa (a comandante della Polizia municipale, fascia 1), fu una sorta di “risarcimento danni” deciso autonomamente dalla Raggi, come prevede il Regolamento comunale che non contempla concorsi né raffronti con i curricula di altri pretendenti? O fu in qualche modo imposta o estorta dal tentacolare fratello, capo del Personale?
II) Quella scelta è compatibile con la versione da lei fornita all’Anticorruzione capitolina, e cioè che aveva deciso da sola, o gli interventi del tentacolare capo del Personale (anche sull’assessore al Commercio, Meloni) sono andati al di là delle normali chiacchiere di corridoio?
III) Si è parlato molto delle accuse lanciate all’altro pretendente alle “comunarie” dei 5Stelle, Marcello De Vito, dalla Raggi e dei suoi fedelissimi tra fine 2015 e inizio 2016 (a proposito di un accesso agli atti su un caso di condono edilizio e di un collaboratore di De Vito che per due anni usò il suo timbro per autorizzare se stesso a falsi permessi a spese del Comune): la deputata Roberta Lombardi, davanti ai pm, l’ha attribuito a Marra. Come e perché nacquero le accuse a De Vito? Erano mosse dalla preoccupazione di fare le pulci a un candidato attaccabile o dall’ansia di escludere un rivale scomodo? Quale diffusione ebbero quelle accuse nella base dei 5Stelle e quale influenza ebbero sull’orientamento degli 8mila votanti alle primarie grilline? E quali rapporti c’erano, allora, se c’erano, fra la Raggi e il suo entourage da un lato e Marra dall’altro?
IV) Una delle poche certezze, in questo ginepraio, è la guerra senza quartiere che si combatte fra i 5Stelle romani: da una parte gli amici della Raggi, ancora appoggiati dai vertici nazionali, e dall’altra quelli di Lombardi, De Vito e Fico. Una guerra intestina che si somma al bombardamento termonucleare delle tv dei partiti e dei media dei poteri finanziari e palazzinari, soprattutto dopo il no alla candidatura olimpica. La Raggi, sempreché riesca a fugare tutte le ombre di cui sopra, ritiene di poter reggere alle due guerre concentriche e continuare (o cominciare) a governare Roma, ben sapendo che la sua lapidazione – a cui ha contribuito anche lei con i suoi errori – continuerà fino all’ultimo giorno di mandato? Se sì, dica come e perché (magari chiedendo un chiarimento definitivo ai nemici interni). Se no, faccia quel che da un po’ di tempo le suggeriamo, a prescindere dalla veridicità delle accuse a suo carico: si dimetta, anche per non aver commesso il fatto.
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