Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
I DEMOCRISTIANI DEL PD 3.0, SONO MESSI MALE.
MA ANCHE LA DESTRA CHE SI SORREGGE SULLA MUMMIA CINESE NON E' MESSA MEGLIO, MALGRADO CANTI VITTORIA.
LO SFASCIO BIANCO, ROSSO, VERDE E' SEMPRE PIU' EVIDENTE.
2 mar 2017 14:01
PREMIUM DI DESOLAZIONE
- SI AGGRAVA IL ROSSO DI MEDIASET, TRASCINATA AL RIBASSO DALLA TV PAY DISASTRATA. DOPO L’ANTICIPAZIONE DI DAGOSPIA, L’AZIENDA AMMETTE IL TRASFERIMENTO DEI GIORNALISTI DA ROMA A MILANO. OGGI L’ASSEMBLEA SINDACALE PER PROTESTARE: QUANDO SI AVVICINANO LE ELEZIONI, SILVIO HA SEMPRE OPTATO PER LA PAX AZIENDALE…
Aldo Fontanarosa per la Repubblica
Miracoli, dalle parti di Mediaset, non ce ne sono stati. E così il gruppo Berlusconi - che a settembre 2016 accusava già un rosso di 116,6 milioni - può aggravare le perdite nel bilancio annuale definitivo. Si rischia così il secondo risultato più pesante della storia (dopo i 235,4 milioni di ammanco del 2012). I guai di oggi sono effetto degli affanni della pay-tv Premium, solito tallone di Achille. Mediaset però smentisce la vendita a Sky della malandata Premium e finanche dei diritti di trasmissione della Champions League per la stagione 2017-2018. Certo, i tempi sono complicati.
Per questo il Biscione, alle delegazioni sindacali dei giornalisti del gruppo, spiega che concorrerà per la nuova Champions - del triennio a seguire - con poche munizioni finanziarie a disposizione. Sarà più facile competere per la piccola Europa League e per le partite di Serie A soprattutto se sarà firmato intanto un armistizio con i francesi di Vivendi. La Borsa di Milano non dà credito alle voci di tregua, visto che il titolo del Biscione cresce di un infinitesimale 0,31%. La sensazione è che Berlusconi dialogherà con i francesi soltanto da una posizione di forza, se e quando il Garante delle Comunicazioni (l' AgCom) avrà intimato lo stop alla scalata dei francesi.
E mentre Sky accelera il trasferimento del suo canale all news a Milano, un brivido corre lungo la schiena dei giornalisti del Tg5 ora che Mediaset ammette di valutare il trasferimento della redazione in terra lombarda. Nessuna decisione è stata presa, altre ipotesi sono sul terreno. Ma i cronisti del Tg5 e dell' agenzia interna News Mediaset terranno comunque un' assemblea sindacale oggi alle 14,30, per alzare un fuoco di sbarramento.
Le sorti dei giornalisti dipendono anche dalla politica e da Silvio Berlusconi. All' avvicinarsi del voto, il leader di Forza Italia ha sempre favorito la pace sindacale in tutte le sue aziende. Può andare così anche stavolta. In ogni caso, malgrado i conti siano in sofferenza, il Biscione non cederà gli studi al Palatino, vicino il Circo Massimo a Roma, gemma del patrimonio immobiliare.
MA ANCHE LA DESTRA CHE SI SORREGGE SULLA MUMMIA CINESE NON E' MESSA MEGLIO, MALGRADO CANTI VITTORIA.
LO SFASCIO BIANCO, ROSSO, VERDE E' SEMPRE PIU' EVIDENTE.
2 mar 2017 14:01
PREMIUM DI DESOLAZIONE
- SI AGGRAVA IL ROSSO DI MEDIASET, TRASCINATA AL RIBASSO DALLA TV PAY DISASTRATA. DOPO L’ANTICIPAZIONE DI DAGOSPIA, L’AZIENDA AMMETTE IL TRASFERIMENTO DEI GIORNALISTI DA ROMA A MILANO. OGGI L’ASSEMBLEA SINDACALE PER PROTESTARE: QUANDO SI AVVICINANO LE ELEZIONI, SILVIO HA SEMPRE OPTATO PER LA PAX AZIENDALE…
Aldo Fontanarosa per la Repubblica
Miracoli, dalle parti di Mediaset, non ce ne sono stati. E così il gruppo Berlusconi - che a settembre 2016 accusava già un rosso di 116,6 milioni - può aggravare le perdite nel bilancio annuale definitivo. Si rischia così il secondo risultato più pesante della storia (dopo i 235,4 milioni di ammanco del 2012). I guai di oggi sono effetto degli affanni della pay-tv Premium, solito tallone di Achille. Mediaset però smentisce la vendita a Sky della malandata Premium e finanche dei diritti di trasmissione della Champions League per la stagione 2017-2018. Certo, i tempi sono complicati.
Per questo il Biscione, alle delegazioni sindacali dei giornalisti del gruppo, spiega che concorrerà per la nuova Champions - del triennio a seguire - con poche munizioni finanziarie a disposizione. Sarà più facile competere per la piccola Europa League e per le partite di Serie A soprattutto se sarà firmato intanto un armistizio con i francesi di Vivendi. La Borsa di Milano non dà credito alle voci di tregua, visto che il titolo del Biscione cresce di un infinitesimale 0,31%. La sensazione è che Berlusconi dialogherà con i francesi soltanto da una posizione di forza, se e quando il Garante delle Comunicazioni (l' AgCom) avrà intimato lo stop alla scalata dei francesi.
E mentre Sky accelera il trasferimento del suo canale all news a Milano, un brivido corre lungo la schiena dei giornalisti del Tg5 ora che Mediaset ammette di valutare il trasferimento della redazione in terra lombarda. Nessuna decisione è stata presa, altre ipotesi sono sul terreno. Ma i cronisti del Tg5 e dell' agenzia interna News Mediaset terranno comunque un' assemblea sindacale oggi alle 14,30, per alzare un fuoco di sbarramento.
Le sorti dei giornalisti dipendono anche dalla politica e da Silvio Berlusconi. All' avvicinarsi del voto, il leader di Forza Italia ha sempre favorito la pace sindacale in tutte le sue aziende. Può andare così anche stavolta. In ogni caso, malgrado i conti siano in sofferenza, il Biscione non cederà gli studi al Palatino, vicino il Circo Massimo a Roma, gemma del patrimonio immobiliare.
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA PRIMA REPUBBLICA E’ CADUTA PER MOLTO MENO
Esclusivo
Consip: "Pressioni, incontri e ricatti". Ecco le accuse di Marroni a Tiziano Renzi e Verdini
Anticipazione Espresso / Il numero uno della spa pubblica ai pm: «Carlo Russo mi ha chiesto di intervenire sui commissari di gara per conto del babbo di Matteo e del parlamentare di Ala. Mi dissero che loro erano "arbitri" del mio destino professionale». In edicola domenica 5 l'inchiesta che svela tutti i retroscena e i segreti del "Giglio nero"
di Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia
02 marzo 2017
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Luigi Marroni, amministratore delegato della Consip dal 2015 e renziano di ferro, lo scorso 20 dicembre si è seduto di fronte ai pm napoletani Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Che lo hanno interrogato come persona informata sui fatti sul grande appalto da 2,7 miliardi di euro per i servizi pubblici chiamato Facility Management 4, sul presunto sistema corruttivo messo in piedi dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo (arrestato ieri) e su eventuali sollecitazioni ricevute da politici e faccendieri.
Marroni comincia a parlare subito, facendo saltare dalla sedia i magistrati. Il dirigente renziano racconta infatti di un vero e proprio «ricatto» subito da un sodale di Tiziano Renzi, l’imprenditore Carlo Russo. Riferisce di pressanti «richieste di intervento» sulle Commissioni di gara per favorire una specifica società; di «incontri» riservati con il papà di Renzi a Firenze; e di «aspettative ben precise» da parte di «Denis Verdini e Tiziano Renzi» in merito all’assegnazione di gare d’appalto indette dalla Consip del valore di centinaia di milioni di euro.
Leggendo carte e documenti dell'inchiesta L’Espresso in edicola domenica 5 marzo è in grado di fare nuova luce su uno scandalo politico che rischia di travolgere la famiglia dell’ex boy scout di Rignano sull’Arno e, forse, di condizionare le imminenti primarie del Partito democratico. Marroni ha infatti affermato, per esempio, che Carlo Russo, l’imprenditore indagato dalla procura insieme a Tiziano Renzi per traffico di influenze illecite, in occasione di un incontro a due negli uffici romani della Consip gli avrebbe chiesto in modo pressante di favorire una società nel cuore di Denis Verdini, ricordandogli che la sua promozione in Consip era avvenuta proprio grazie ai buoni uffici di Tiziano Renzi e di Verdini.
Di più: Russo avrebbe sottolineato a Marroni - dice ancora il numero uno della Consip agli inquirenti - come Tiziano e Denis fossero ancora «arbitri del mio destino professionale», potendo la coppia «revocare» il suo incarico di amministratore delegato della stazione appaltante: una spa controllata al 100 per cento dal ministero dell’Economia.
Le dichiarazioni dell’ex direttore dell’Asl di Firenze voluto dal governo Renzi a capo di una delle società pubbliche più importanti d’Italia sono sorprendenti. Perché - al di là delle implicazioni giudiziarie della vicenda - aprono diversi interrogativi politici. Marroni si è inventato tutto o davvero Carlo Russo lo ha intimidito tirando in ballo il suo futuro lavorativo nel caso non avesse fatto quello che gli si chiedeva? Poteva davvero il babbo dell’allora presidente del Consiglio (insieme a un parlamentare di un partito associato alla maggioranza, Verdini) influire sulla nomina del numero uno dell’azienda pubblica Consip? Tiziano Renzi e Denis Verdini si muovono davvero da unico gruppo di pressione, come sembra emergere dalle dichiarazioni di Marroni?
Luigi Marroni
È un fatto che lo scorso 20 dicembre Marroni abbia raccontato ai magistrati altri dettagli rilevanti, spiegando come nel marzo del 2016 Tiziano Renzi in persona gli chiese un incontro riservato, effettivamente avvenuto - a suo dire - in piazza Santo Spirito a Firenze. Il numero uno della Consip ammette con gli inquirenti che il papà dell’allora premier gli avrebbe chiesto in quel frangente di «accontentare» le richieste di Russo, perché persona di sua fiducia. «Accontentare».
Tiziano stesso avrebbe presentato l’amico imprenditore all’ad di Consip durante un primo incontro avvenuto qualche tempo prima. Marroni aggiunge pure che, di fronte alle sollecitazioni, lui non si è mai piegato. Avrebbe ascoltato con pazienza gli interlocutori, senza però dare seguito a nessuna delle richieste. «Sono stato un muro di gomma».
Istanze e suppliche arrivavano, ipotizzano gli investigatori, da diversi gruppi di pressione interessati ai bandi milionari. I magistrati napoletani e quelli romani (la parte dell’indagine che tocca il Giglio Magico è stata trasferita per competenza a Roma ed è seguita dal pm Mario Palazzi e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo), insieme ai carabinieri del Noe e alla squadra mobile di Roma stanno cercando di capire se i presunti facilitatori (tra cui Tiziano Renzi e Russo, che secondo il gip che ha dato l'ok agli arresti di Romeo si sono fatti promettere soldi per la mediazione su Marroni) lavorassero l’un contro l’altro armati per favorire aziende in lotta tra loro o se al contrario fossero un’unica banda.
I pm si stanno concentrando su due fronti: da un lato l’indagine capillare sul cosiddetto “sistema Romeo”, dall’altro lato, gli inquirenti hanno acceso un faro anche sui principali competitor di Romeo, ossia il gigante francese Cofely, capofila di un raggruppamento di imprese che avrebbe vinto (in via provvisoria) un numero di lotti assai maggiore rispetto a quelli ottenuti da Romeo.
È ancora Marroni che nomina Cofely Italia, oggi ramo di Engie Italia, nuovo brand del colosso dell’energia Gdf-Suez. Cercando di specificare il ruolo di Verdini in merito alle pressioni ricevute sugli appalti FM4, il dirigente ha chiarito a Woodcock e a Carrano che alla fine del 2015 venne nei suoi uffici Consip il parlamentare di Ala Ignazio Abrignani, uomo vicinissimo a Verdini. Che gli avrebbe chiesto senza tanti fronzoli di «intervenire» per favorire il raggruppamento dei francesi nella gara.
Secondo Marroni, Abrignani parlava proprio «per conto di Verdini». Il senatore avrebbe voluto che Marroni si adoperasse affinché Cofely si aggiudicasse un lotto in particolare: quello, strategico, di Roma Centro, che comprende i servizi di Palazzo Madama, Palazzo Chigi, ministeri importanti come il Viminale e la Giustizia e il Quirinale. Una gara periodica che nel 2011 era stata aggiudicati a Romeo, mentre il nuovo bando, anche se solo in via provvisoria, è stato assegnato proprio a Cofely. Marroni sostiene che dopo la visita di Abrignani non fece assolutamente nulla, limitandosi a informarsi dai commissari di gara su come stava procedendo il bando. Risposta della commissione: «Cofely sta andando bene».
L’Espresso ha contattato Abrignani, che conferma l’incontro con Marroni (spostandolo però di qualche mese in avanti), ma dando una versione diversa del contenuto. «Io sono un deputato di Ala, è vero, ma sono anche avvocato del Consorzio stabile energie locali, che ha partecipato alla gara FM4 insieme alla capofila Cofely», ammette Abrignani. L’ipotesi di un conflitto d’interessi sul suo doppio ruolo di legale e parlamentare non sembra nemmeno venirgli in mente: «Abbiamo partecipato a cinque lotti. Nell’incontro che chiesi a Marroni cercai soltanto di capire quanto tempo ci avrebbero messo a decidere in via definitiva. Marroni mi disse che ci stavano ancora lavorando, perché l’attribuzione era molto complessa. E che i risultati non sarebbero mai usciti prima della primavera del 2017. Infatti a oggi non c’è stata nemmeno l’aggiudicazione provvisoria. L’incontro? È avvenuto subito prima o subito dopo l’estate del 2016». In merito alle presunte pressioni di Verdini per far vincere Cofely, Abrignani dice che si è tratta di un «equivoco». «Verdini», spiega, «ha questo rapporto di vecchia amicizia con Marroni, anche i figli... Ma sono andato io a informarmi con il capo di Consip, quindi non so davvero come sia uscito che sia stato Verdini a informarsi su Cofely».
Abrignani ci dà un nuovo elemento che finora non conoscevamo: i due toscani Verdini e Marroni si conoscono. Da tempo. Sono addirittura due «vecchi amici». In più, la sua ricostruzione cozza con un’altra dichiarazione che Marroni, quel venti dicembre, fa ai pm. Oltre alla conversazione con Abrignani, il dirigente racconta infatti anche di un faccia a faccia con Verdini avvenuto a luglio del 2016. Durante il quale Verdini avrebbe detto al «vecchio amico» diventato numero uno della Consip che conosceva il contenuto dei suoi colloqui con Abrignani, che era «soddisfatto» e che avrebbe provato a far promuovere Marroni a «incarichi» ancora «più prestigiosi».
Il quadro disegnato da Marroni prospetta dunque un intreccio di interessi privati intorno ad appalti pubblici da centinaia di milioni. Mostrando che intorno alla torta Consip hanno cercato di sedersi parlamentari, familiari e presunti mediatori legati, o ragionevolmente vicini, all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Attraverso pressioni, minacce, promesse che nulla hanno a che fare con il normale svolgimento di un bando di gara. Una ricostruzione, ricordiamolo, ancora tutta da provare. Ma che getta un’ombra sul sistema di potere renziano negli ultimi tre anni. E che colpisce alle radici il Giglio magico, per l’ennesima volta investito dal sospetto di conflitti d’interessi, di pulsioni affaristiche, di commistioni tra politica e affari, di contiguità con politici come Verdini.
La vicenda Consip, soprattutto, fa tornare prepotentemente alla ribalta anche l’antico rapporto tra la famiglia Renzi e l’amico Denis: l'inchieste dell'Espresso in edicola domenica racconterà la genesi del legame, gli affari segreti, il ruolo di Lotti (Marroni dice ai pm che è stato lui a «luglio 2016» a metterlo in guardia dell'uso di intercettazioni telefoniche e ambientali, il ministro nega invece con forza), gli interessi di Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open e tra i capi del Giglio magico, dentro la Consip. Analizzando un sistema di potere sempre più oscuro.
Tag
• Consip
• Tiziano Renzi
• Denis Verdini
• Luca Lotti
• Giglio nero
© Riproduzione riservata 02 marzo 2017
In esclusiva i nuovi elementi sul caso Consip che coinvolge il padre di Matteo Renzi, Denis Verdini e Luca Lotti e fanno emergere un vero e proprio sistema di potere; un lungo approfondimento sul declino dell'Occidente con un contributo di Ezio Mauro e altri intellettuali; l'intervista all'infermiera di Lugo sospettata di essere una serial killer. Il direttore Tommaso Cerno e il vicedirettore Marco Damilano raccontano cosa troverete sul settimanale in edicola da domenica
VEDI:
http://espresso.repubblica.it/inchieste ... =HEF_RULLO
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Consip: "Pressioni, incontri e ricatti". Ecco le accuse di Marroni a Tiziano Renzi e Verdini
Anticipazione Espresso / Il numero uno della spa pubblica ai pm: «Carlo Russo mi ha chiesto di intervenire sui commissari di gara per conto del babbo di Matteo e del parlamentare di Ala. Mi dissero che loro erano "arbitri" del mio destino professionale». In edicola domenica 5 l'inchiesta che svela tutti i retroscena e i segreti del "Giglio nero"
di Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia
02 marzo 2017
Luigi Marroni, amministratore delegato della Consip dal 2015 e renziano di ferro, lo scorso 20 dicembre si è seduto di fronte ai pm napoletani Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Che lo hanno interrogato come persona informata sui fatti sul grande appalto da 2,7 miliardi di euro per i servizi pubblici chiamato Facility Management 4, sul presunto sistema corruttivo messo in piedi dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo (arrestato ieri) e su eventuali sollecitazioni ricevute da politici e faccendieri.
Marroni comincia a parlare subito, facendo saltare dalla sedia i magistrati. Il dirigente renziano racconta infatti di un vero e proprio «ricatto» subito da un sodale di Tiziano Renzi, l’imprenditore Carlo Russo. Riferisce di pressanti «richieste di intervento» sulle Commissioni di gara per favorire una specifica società; di «incontri» riservati con il papà di Renzi a Firenze; e di «aspettative ben precise» da parte di «Denis Verdini e Tiziano Renzi» in merito all’assegnazione di gare d’appalto indette dalla Consip del valore di centinaia di milioni di euro.
Leggendo carte e documenti dell'inchiesta L’Espresso in edicola domenica 5 marzo è in grado di fare nuova luce su uno scandalo politico che rischia di travolgere la famiglia dell’ex boy scout di Rignano sull’Arno e, forse, di condizionare le imminenti primarie del Partito democratico. Marroni ha infatti affermato, per esempio, che Carlo Russo, l’imprenditore indagato dalla procura insieme a Tiziano Renzi per traffico di influenze illecite, in occasione di un incontro a due negli uffici romani della Consip gli avrebbe chiesto in modo pressante di favorire una società nel cuore di Denis Verdini, ricordandogli che la sua promozione in Consip era avvenuta proprio grazie ai buoni uffici di Tiziano Renzi e di Verdini.
Di più: Russo avrebbe sottolineato a Marroni - dice ancora il numero uno della Consip agli inquirenti - come Tiziano e Denis fossero ancora «arbitri del mio destino professionale», potendo la coppia «revocare» il suo incarico di amministratore delegato della stazione appaltante: una spa controllata al 100 per cento dal ministero dell’Economia.
Le dichiarazioni dell’ex direttore dell’Asl di Firenze voluto dal governo Renzi a capo di una delle società pubbliche più importanti d’Italia sono sorprendenti. Perché - al di là delle implicazioni giudiziarie della vicenda - aprono diversi interrogativi politici. Marroni si è inventato tutto o davvero Carlo Russo lo ha intimidito tirando in ballo il suo futuro lavorativo nel caso non avesse fatto quello che gli si chiedeva? Poteva davvero il babbo dell’allora presidente del Consiglio (insieme a un parlamentare di un partito associato alla maggioranza, Verdini) influire sulla nomina del numero uno dell’azienda pubblica Consip? Tiziano Renzi e Denis Verdini si muovono davvero da unico gruppo di pressione, come sembra emergere dalle dichiarazioni di Marroni?
Luigi Marroni
È un fatto che lo scorso 20 dicembre Marroni abbia raccontato ai magistrati altri dettagli rilevanti, spiegando come nel marzo del 2016 Tiziano Renzi in persona gli chiese un incontro riservato, effettivamente avvenuto - a suo dire - in piazza Santo Spirito a Firenze. Il numero uno della Consip ammette con gli inquirenti che il papà dell’allora premier gli avrebbe chiesto in quel frangente di «accontentare» le richieste di Russo, perché persona di sua fiducia. «Accontentare».
Tiziano stesso avrebbe presentato l’amico imprenditore all’ad di Consip durante un primo incontro avvenuto qualche tempo prima. Marroni aggiunge pure che, di fronte alle sollecitazioni, lui non si è mai piegato. Avrebbe ascoltato con pazienza gli interlocutori, senza però dare seguito a nessuna delle richieste. «Sono stato un muro di gomma».
Istanze e suppliche arrivavano, ipotizzano gli investigatori, da diversi gruppi di pressione interessati ai bandi milionari. I magistrati napoletani e quelli romani (la parte dell’indagine che tocca il Giglio Magico è stata trasferita per competenza a Roma ed è seguita dal pm Mario Palazzi e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo), insieme ai carabinieri del Noe e alla squadra mobile di Roma stanno cercando di capire se i presunti facilitatori (tra cui Tiziano Renzi e Russo, che secondo il gip che ha dato l'ok agli arresti di Romeo si sono fatti promettere soldi per la mediazione su Marroni) lavorassero l’un contro l’altro armati per favorire aziende in lotta tra loro o se al contrario fossero un’unica banda.
I pm si stanno concentrando su due fronti: da un lato l’indagine capillare sul cosiddetto “sistema Romeo”, dall’altro lato, gli inquirenti hanno acceso un faro anche sui principali competitor di Romeo, ossia il gigante francese Cofely, capofila di un raggruppamento di imprese che avrebbe vinto (in via provvisoria) un numero di lotti assai maggiore rispetto a quelli ottenuti da Romeo.
È ancora Marroni che nomina Cofely Italia, oggi ramo di Engie Italia, nuovo brand del colosso dell’energia Gdf-Suez. Cercando di specificare il ruolo di Verdini in merito alle pressioni ricevute sugli appalti FM4, il dirigente ha chiarito a Woodcock e a Carrano che alla fine del 2015 venne nei suoi uffici Consip il parlamentare di Ala Ignazio Abrignani, uomo vicinissimo a Verdini. Che gli avrebbe chiesto senza tanti fronzoli di «intervenire» per favorire il raggruppamento dei francesi nella gara.
Secondo Marroni, Abrignani parlava proprio «per conto di Verdini». Il senatore avrebbe voluto che Marroni si adoperasse affinché Cofely si aggiudicasse un lotto in particolare: quello, strategico, di Roma Centro, che comprende i servizi di Palazzo Madama, Palazzo Chigi, ministeri importanti come il Viminale e la Giustizia e il Quirinale. Una gara periodica che nel 2011 era stata aggiudicati a Romeo, mentre il nuovo bando, anche se solo in via provvisoria, è stato assegnato proprio a Cofely. Marroni sostiene che dopo la visita di Abrignani non fece assolutamente nulla, limitandosi a informarsi dai commissari di gara su come stava procedendo il bando. Risposta della commissione: «Cofely sta andando bene».
L’Espresso ha contattato Abrignani, che conferma l’incontro con Marroni (spostandolo però di qualche mese in avanti), ma dando una versione diversa del contenuto. «Io sono un deputato di Ala, è vero, ma sono anche avvocato del Consorzio stabile energie locali, che ha partecipato alla gara FM4 insieme alla capofila Cofely», ammette Abrignani. L’ipotesi di un conflitto d’interessi sul suo doppio ruolo di legale e parlamentare non sembra nemmeno venirgli in mente: «Abbiamo partecipato a cinque lotti. Nell’incontro che chiesi a Marroni cercai soltanto di capire quanto tempo ci avrebbero messo a decidere in via definitiva. Marroni mi disse che ci stavano ancora lavorando, perché l’attribuzione era molto complessa. E che i risultati non sarebbero mai usciti prima della primavera del 2017. Infatti a oggi non c’è stata nemmeno l’aggiudicazione provvisoria. L’incontro? È avvenuto subito prima o subito dopo l’estate del 2016». In merito alle presunte pressioni di Verdini per far vincere Cofely, Abrignani dice che si è tratta di un «equivoco». «Verdini», spiega, «ha questo rapporto di vecchia amicizia con Marroni, anche i figli... Ma sono andato io a informarmi con il capo di Consip, quindi non so davvero come sia uscito che sia stato Verdini a informarsi su Cofely».
Abrignani ci dà un nuovo elemento che finora non conoscevamo: i due toscani Verdini e Marroni si conoscono. Da tempo. Sono addirittura due «vecchi amici». In più, la sua ricostruzione cozza con un’altra dichiarazione che Marroni, quel venti dicembre, fa ai pm. Oltre alla conversazione con Abrignani, il dirigente racconta infatti anche di un faccia a faccia con Verdini avvenuto a luglio del 2016. Durante il quale Verdini avrebbe detto al «vecchio amico» diventato numero uno della Consip che conosceva il contenuto dei suoi colloqui con Abrignani, che era «soddisfatto» e che avrebbe provato a far promuovere Marroni a «incarichi» ancora «più prestigiosi».
Il quadro disegnato da Marroni prospetta dunque un intreccio di interessi privati intorno ad appalti pubblici da centinaia di milioni. Mostrando che intorno alla torta Consip hanno cercato di sedersi parlamentari, familiari e presunti mediatori legati, o ragionevolmente vicini, all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Attraverso pressioni, minacce, promesse che nulla hanno a che fare con il normale svolgimento di un bando di gara. Una ricostruzione, ricordiamolo, ancora tutta da provare. Ma che getta un’ombra sul sistema di potere renziano negli ultimi tre anni. E che colpisce alle radici il Giglio magico, per l’ennesima volta investito dal sospetto di conflitti d’interessi, di pulsioni affaristiche, di commistioni tra politica e affari, di contiguità con politici come Verdini.
La vicenda Consip, soprattutto, fa tornare prepotentemente alla ribalta anche l’antico rapporto tra la famiglia Renzi e l’amico Denis: l'inchieste dell'Espresso in edicola domenica racconterà la genesi del legame, gli affari segreti, il ruolo di Lotti (Marroni dice ai pm che è stato lui a «luglio 2016» a metterlo in guardia dell'uso di intercettazioni telefoniche e ambientali, il ministro nega invece con forza), gli interessi di Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open e tra i capi del Giglio magico, dentro la Consip. Analizzando un sistema di potere sempre più oscuro.
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http://espresso.repubblica.it/inchieste ... =HEF_RULLO
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Re: Diario della caduta di un regime.
DAGOSPIA LA LIQUIDA COSI'
(RIFERIMENTO AD ARTICOLO DEL POST PRECEDENTE)
2 mar 2017 13:53
RENZI FU
- MARRONI, AD DI CONSIP VUOTA IL SACCO: HO SUBITO PRESSIONI DA TIZIANO RENZI E DA CARLO RUSSO MA LI HO PRESI TUTTI PER IL CULO
– AI PM RIVELA GLI INTERVENTI DI ABBRIGNANI PER CONTO DI VERDINI
– IL FACCENDIERE RUSSO MI HA DETTO: RICORDATI CHE MATTEO E DENIS “SONO ARBITRI DEL TUO DESTINO” – MA QUALCOSA NON TORNA. INCHIESTA DELL’''ESPRESSO''
(RIFERIMENTO AD ARTICOLO DEL POST PRECEDENTE)
2 mar 2017 13:53
RENZI FU
- MARRONI, AD DI CONSIP VUOTA IL SACCO: HO SUBITO PRESSIONI DA TIZIANO RENZI E DA CARLO RUSSO MA LI HO PRESI TUTTI PER IL CULO
– AI PM RIVELA GLI INTERVENTI DI ABBRIGNANI PER CONTO DI VERDINI
– IL FACCENDIERE RUSSO MI HA DETTO: RICORDATI CHE MATTEO E DENIS “SONO ARBITRI DEL TUO DESTINO” – MA QUALCOSA NON TORNA. INCHIESTA DELL’''ESPRESSO''
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Re: Diario della caduta di un regime.
Ciao Camillobenso.il PD.Fra qualche settimana I fuoriusciti chiederanno al PD un rendiconto dei Beni del PCI, PDS ,DS eccc..
Questi penseranno a questo.Non ai problemi del Paese.
Cioao
Paolo11
Questi penseranno a questo.Non ai problemi del Paese.
Cioao
Paolo11
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Re: Diario della caduta di un regime.
paolo11 ha scritto:Ciao Camillobenso.il PD.Fra qualche settimana I fuoriusciti chiederanno al PD un rendiconto dei Beni del PCI, PDS ,DS eccc..
Questi penseranno a questo.Non ai problemi del Paese.
Cioao
Paolo11
Nessuno pensa ai problemi del Paese, altrimenti non saremmqueste
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Re: Diario della caduta di un regime.
paolo11 ha scritto:Ciao Camillobenso.il PD.Fra qualche settimana I fuoriusciti chiederanno al PD un rendiconto dei Beni del PCI, PDS ,DS eccc..
Questi penseranno a questo.Non ai problemi del Paese.
Cioao
Paolo11
Nessuno pensa ai problemi del Paese, altrimenti non saremmqueste
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:paolo11 ha scritto:Ciao Camillobenso.il PD.Fra qualche settimana I fuoriusciti chiederanno al PD un rendiconto dei Beni del PCI, PDS ,DS eccc..
Questi penseranno a questo.Non ai problemi del Paese.
Cioao
Paolo11
Nessuno pensa ai problemi del Paese, altrimenti non saremmqueste
LA BANDA DELLE TRUFFE ETORNATA
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:UncleTom ha scritto:paolo11 ha scritto:Ciao Camillobenso.il PD.Fra qualche settimana I fuoriusciti chiederanno al PD un rendiconto dei Beni del PCI, PDS ,DS eccc..
Questi penseranno a questo.Non ai problemi del Paese.
Cioao
Paolo11
Nessuno pensa ai problemi del Paese, altrimenti non saremmqueste
LA BANDA DELLE TRUFFE ETORNATA
LA BANDA DELLE TRUFFE E' TORNATA E HA TENTATO DI BLOCCARE I PRECEDENTI TENTATIVI DI RISPONDERE A PAOLO.
ME NE SCUSO.
Caro Paolo, NESSUNO pensa ai problemi del Paese altrimenti non saremmo in queste condizioni estremamente disagiate.
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Re: Diario della caduta di un regime.
IL GIGLIO MAGICO STA DIVENTANDO SEMPRE PIU' GIGLIO TRAGICO
Verbali – L’ad Consip: “Lotti avvertì dell’indagine”
Iniziato l’interrogatorio di Tiziano Renzi a Roma
I sospetti sul pagamento cash al padre dell’ex premier (leggi). E Marroni parla di ricatto spregevole (leggi)
SCHEDA – DA DEL SETTE A GASPARRI, DA FERRARA A MARRONI, PROTAGONISTI E RUOLI NELL’INCHIESTA
Il caso Consip è diventato una mina pronta a far saltare in aria il potere renziano il 19 dicembre 2016. Quel giorno è stato sentito come persona informata dei fatti l’amministratore di Consip Luigi Marroni. L’uomo che Matteo Renzi ha scelto nel giugno del 2015 per guidare la prima stazione appaltante d’Italia, appena quattro giorni prima, aveva fatto rimuovere grazie a un’apposita bonifica le microspie celate dai carabinieri del Noe nel suo ufficio
di Marco Lillo
Verbali – L’ad Consip: “Lotti avvertì dell’indagine”
Iniziato l’interrogatorio di Tiziano Renzi a Roma
I sospetti sul pagamento cash al padre dell’ex premier (leggi). E Marroni parla di ricatto spregevole (leggi)
SCHEDA – DA DEL SETTE A GASPARRI, DA FERRARA A MARRONI, PROTAGONISTI E RUOLI NELL’INCHIESTA
Il caso Consip è diventato una mina pronta a far saltare in aria il potere renziano il 19 dicembre 2016. Quel giorno è stato sentito come persona informata dei fatti l’amministratore di Consip Luigi Marroni. L’uomo che Matteo Renzi ha scelto nel giugno del 2015 per guidare la prima stazione appaltante d’Italia, appena quattro giorni prima, aveva fatto rimuovere grazie a un’apposita bonifica le microspie celate dai carabinieri del Noe nel suo ufficio
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Re: Diario della caduta di un regime.
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segnalazioni.
Sfratto a Renzi, per via giudiziaria. Il potere vuole i 5 Stelle?
Scritto il 04/3/17 • nella Categoria: idee Condividi
Le vicende giudiziarie che stanno sfiorando Matteo Renzi «sembrano essere lo specchio di una ristrutturazione in corso dei poteri del paese», sostiene “Infoaut”. «Dopo la batosta del 4 dicembre, su cui aveva puntato tutte le sue fiches, Renzi parrebbe essere giudicato sempre più inservibile da ampie parti dell’establishment». Settori di vertice che, «per destabilizzarne la tenuta», ormai «iniziano ad utilizzare lo strumento della magistratura e delle inchieste», strumento «da sempre orientato all’azione politica nell’ottica del riequilibrio del sistema, il più utile a questo genere di operazioni». Renzi rischia di essere toccato dall’inchiesta Consip? «Se ciò accadesse sarebbe davvero difficile reggere ad un colpo del genere», osserva “Infoaut”. «Ma anche se non dovessero emergere relazioni dirette tra padre e figlio, le parole di Marroni (ad di Consip nominato dallo stesso premier) che tirano in ballo l’imprenditore Alfredo Romeo, Tiziano Renzi padre di Matteo e l’imprenditore Carlo Russo riguardo a pressioni indebite sui dirigenti Consip per indirizzare o ottenere appalti lucrosi, sembrano essere un colpo molto duro da incassare».
Quantomeno a livello mediatico, continua il newsmagazine dell’area “antagonista” torinese, che dichiara di fornire “informazione di parte”, i piani dell’ex premier impegnato nella corsa del consenso verso le elezioni del 2018 sembrano essere scompaginati. «Mentre nuovi interrogatori dovranno definire la portata reale dei fatti contestati, sembra esserci il caos nelle fila del cosiddetto Giglio Magico, il gruppo di potere che ruota intorno a Renzi. Le sedi di Rignano e Scandicci del Pd sono chiuse, Renzi addirittura effettua un viaggio in Puglia senza avvertire il Pd locale per evitare contestazioni, mentre il fedelissimo Lotti, tirato in ballo nelle carte, frettolosamente si affanna a ribadire la sua onestà e la sua estraneità ai fatti». Intanto, Renzi «viene abbandonato via via da sempre più big del Pd, che dichiarano il proprio appoggio ad Emiliano o Orlando nelle primarie fissate per il prossimo 30 aprile». E se la minoranza del Pd è riuscita finalmente a scindersi, forse «più che indirizzati da motivazioni etico-politiche» Bersani e compagni «sembrano voler scendere dalla nave che affonda, prima che sia troppo tardi».
Strano tempismo: «Forse c’è chi aveva fiutato, o sapeva tramite vecchi amici, che dopo il No referendario l’aria che tirava non era delle migliori e ha preso la balla al balzo». A pesare è anche «lo stesso scandalo delle decine di migliaia di nuove tessere in Campania», che aggiunge ombre al «rapporto morboso tra il Pd renziano e ambiti di potere quantomeno oscuri di quei territori». Osserva “Infoaut”: «È interessante notare che l’attacco al sistema Renzi avviene nello stesso momento in cui la giunta Raggi su Roma ha ceduto – perchè di questo si tratta, al di là di come i 5 Stelle stanno abbellendo la vicenda – sulla questione stadio, dopo la messa da parte di Berdini che suonava già come una avances ai palazzinari e agli speculatori locali». Dopo il “no” alle Olimpiadi, e mesi di clamore su ogni minuzia della giunta Raggi, «ora la sindaca romana è praticamente sparita dalla scena, mentre lo scandalo Consip emerge con un timing preciso. Che nel gotha dei poteri economici si stia iniziando ad apprezzare la prospettiva pentastellata, non fosse altro per manifesta inesistenza di alternative credibili?». Ormai le sorprese sono all’ordine del giorno, «e l’attacco giudiziario non sembra essere casuale».
Di fronte alla peggiore delle ipotesi dell’accusa (corruzione e nepotismo, con il padre di Renzi che farebbe il “lavoro sporco” per il figlio, pressando il vertice della Consip, l’ente che dispensa i lucrosi appalti pubblici) «la retorica renziana della meritocrazia e della rottamazione si scioglie come neve al sole», conclude “Infoaut”, che traccia un parallelo tra quello che chiama “il sistema Renzi”, le polemiche sul ministro Giuliano Poletti e i torbidi retroscena di Mafia Capitale alle spalle della giunta Marino. Lo stesso Renzi, «pur di assicurarsi la stabilità», non ha esitato a scendere a patti con Denis Verdini, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino. «Anche questa sentenza arriva a suo modo con un timing preciso, e sembra squalificare dal gioco uno dei potenziali neo-alleati, quantomeno a livello di spostamento di voti e prebende varie, del Pd a guida assoluta renziana». Traduzione: «Un sistema di potere sembra andare in pezzi, quali altri emergeranno?».
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Sfratto a Renzi, per via giudiziaria. Il potere vuole i 5 Stelle?
Scritto il 04/3/17 • nella Categoria: idee Condividi
Le vicende giudiziarie che stanno sfiorando Matteo Renzi «sembrano essere lo specchio di una ristrutturazione in corso dei poteri del paese», sostiene “Infoaut”. «Dopo la batosta del 4 dicembre, su cui aveva puntato tutte le sue fiches, Renzi parrebbe essere giudicato sempre più inservibile da ampie parti dell’establishment». Settori di vertice che, «per destabilizzarne la tenuta», ormai «iniziano ad utilizzare lo strumento della magistratura e delle inchieste», strumento «da sempre orientato all’azione politica nell’ottica del riequilibrio del sistema, il più utile a questo genere di operazioni». Renzi rischia di essere toccato dall’inchiesta Consip? «Se ciò accadesse sarebbe davvero difficile reggere ad un colpo del genere», osserva “Infoaut”. «Ma anche se non dovessero emergere relazioni dirette tra padre e figlio, le parole di Marroni (ad di Consip nominato dallo stesso premier) che tirano in ballo l’imprenditore Alfredo Romeo, Tiziano Renzi padre di Matteo e l’imprenditore Carlo Russo riguardo a pressioni indebite sui dirigenti Consip per indirizzare o ottenere appalti lucrosi, sembrano essere un colpo molto duro da incassare».
Quantomeno a livello mediatico, continua il newsmagazine dell’area “antagonista” torinese, che dichiara di fornire “informazione di parte”, i piani dell’ex premier impegnato nella corsa del consenso verso le elezioni del 2018 sembrano essere scompaginati. «Mentre nuovi interrogatori dovranno definire la portata reale dei fatti contestati, sembra esserci il caos nelle fila del cosiddetto Giglio Magico, il gruppo di potere che ruota intorno a Renzi. Le sedi di Rignano e Scandicci del Pd sono chiuse, Renzi addirittura effettua un viaggio in Puglia senza avvertire il Pd locale per evitare contestazioni, mentre il fedelissimo Lotti, tirato in ballo nelle carte, frettolosamente si affanna a ribadire la sua onestà e la sua estraneità ai fatti». Intanto, Renzi «viene abbandonato via via da sempre più big del Pd, che dichiarano il proprio appoggio ad Emiliano o Orlando nelle primarie fissate per il prossimo 30 aprile». E se la minoranza del Pd è riuscita finalmente a scindersi, forse «più che indirizzati da motivazioni etico-politiche» Bersani e compagni «sembrano voler scendere dalla nave che affonda, prima che sia troppo tardi».
Strano tempismo: «Forse c’è chi aveva fiutato, o sapeva tramite vecchi amici, che dopo il No referendario l’aria che tirava non era delle migliori e ha preso la balla al balzo». A pesare è anche «lo stesso scandalo delle decine di migliaia di nuove tessere in Campania», che aggiunge ombre al «rapporto morboso tra il Pd renziano e ambiti di potere quantomeno oscuri di quei territori». Osserva “Infoaut”: «È interessante notare che l’attacco al sistema Renzi avviene nello stesso momento in cui la giunta Raggi su Roma ha ceduto – perchè di questo si tratta, al di là di come i 5 Stelle stanno abbellendo la vicenda – sulla questione stadio, dopo la messa da parte di Berdini che suonava già come una avances ai palazzinari e agli speculatori locali». Dopo il “no” alle Olimpiadi, e mesi di clamore su ogni minuzia della giunta Raggi, «ora la sindaca romana è praticamente sparita dalla scena, mentre lo scandalo Consip emerge con un timing preciso. Che nel gotha dei poteri economici si stia iniziando ad apprezzare la prospettiva pentastellata, non fosse altro per manifesta inesistenza di alternative credibili?». Ormai le sorprese sono all’ordine del giorno, «e l’attacco giudiziario non sembra essere casuale».
Di fronte alla peggiore delle ipotesi dell’accusa (corruzione e nepotismo, con il padre di Renzi che farebbe il “lavoro sporco” per il figlio, pressando il vertice della Consip, l’ente che dispensa i lucrosi appalti pubblici) «la retorica renziana della meritocrazia e della rottamazione si scioglie come neve al sole», conclude “Infoaut”, che traccia un parallelo tra quello che chiama “il sistema Renzi”, le polemiche sul ministro Giuliano Poletti e i torbidi retroscena di Mafia Capitale alle spalle della giunta Marino. Lo stesso Renzi, «pur di assicurarsi la stabilità», non ha esitato a scendere a patti con Denis Verdini, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino. «Anche questa sentenza arriva a suo modo con un timing preciso, e sembra squalificare dal gioco uno dei potenziali neo-alleati, quantomeno a livello di spostamento di voti e prebende varie, del Pd a guida assoluta renziana». Traduzione: «Un sistema di potere sembra andare in pezzi, quali altri emergeranno?».
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