Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
IL PUNTO DI VISTA DEL POLITOLOGO ALDO GIANNULI
LIBRE news
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Le Pen vince o perde? Da noi è uguale, va male a Pd e M5S
Scritto il 09/3/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Cattive notizie, per i maggiori partiti italiani – 5 Stelle e Pd – sia in caso di vittoria di Marine Le Pen, sia in caso di sconfitta della “signora” del Front National.
E’ il politologo Aldo Giannuli a provare a valutare i riflessi, sul nostro paese, dell’evento europeo più atteso (e temuto), le presidenziali francesi, tra poco più di due mesi.
«La prima conseguenza sarà di carattere generale e riguarderà l’Europa: se a vincere sarà la Le Pen, non c’è dubbio che salterà tutto in aria, euro, Ue e compagnia cantante».
Se invece dovesse affermarsi Fillon, o più probabilmente Macron, «questo non risolverà la crisi della Ue, ma, al massimo, gli darà un po’ di fiato per qualche tempo, soprattutto se la Le Pen dovesse superare il 45%».
Quanto all’Italia, in caso di vittoria della Le Pen, «ovviamente il maggior beneficiario sarebbe Salvini, che potrebbe aspirare alla leadership della destra e ad un risultato con almeno il 2 davanti per il suo partito, soprattutto se Toti e i suoi amici dovessero staccarsi da Fi».
Tramonterebbe la stella del Cavaliere, che dovrebbe «rassegnarsi alla marginalità o ad accettare la leadership di Salvini», e si aprirebbe uno «scenario da incubo per il Pd», che dovrebbe «fronteggiare una marea anti-euro».
Il Pd, continua Giannuli nella sua analisi, in caso di boom No-Euro «non avrebbe neppure un possibile alleato di governo (Fi)», e sarebbe «costretto a schiacciarsi contro la sua sinistra e cercare qualche intesa con il M5S».
Se il segretario fosse ancora Renzi, «il suo declino acclererebbe e la crisi del Pd si approfondirebbe, con rischio di nuove scissioni».
Ma lo scenario sarebbe «non bello» anche per il Movimento 5 Stelle, «che scoprirebbe che la Lega non è un possibile alleato, ma un temibile concorrente che inizierebbe a insidiare il suo elettorato».
Per il Mdp – gli scissionisti bersaniani – potrebbero aprirsi spazi nel caso di crisi del Pd, «ma potrebbero ridursi se questo portasse ad una nuova segreteria più di “sinistra”» del Partito Democratico, «che potrebbe portare al rientro di almeno una parte del partito appena nato».
Di riflesso, in questo caso, “Sinistra Italiana” «potrebbe giovarsi del rapido declino di Mdp».
Morale: se Marine Le Pen conquista l’Eliseo, in Italia «fine della legislatura già dal giorno dei risultati, e nuove elezioni entro sei mesi».
E lo scenario che vede la Le Pen sconfitta?
«Ovviamente, il maggiore danneggiato sarebbe Salvini, che forse pagherebbe il prezzo di una scissione di Bossi e vedrebbe archiviato il suo sogno di diventare il leader di tutta la destra».
Per contro, «questo segnerebbe il rilancio del Cavaliere, che potrebbe tornare ad essere il punto di attrazione della destra», e non solo per i leghisti e “Fratelli d’Italia”, «ma anche per la residua area di centro (Alfano, Casini, Verdini e frattaglie varie, da Tosi a Marchini a Fitto e ai resti dell’ex area Giannino)», e questo, secondo Giannuli, potrebbe riportare Forza Italia oltre il 20% e l’area di centrodestra «verso un pericoloso 34-35%».
Per il Pd «sarebbe una (amarissima) mezza vittoria, perché gli darebbe l’alleato con cui fare un governo di “unione nazionale” o giù di lì, ma potrebbe farlo diventare terzo schiacciato fra la nuova destra ed il M5S: brutto affare, che riproporrebbe la crisi interna».
I 5 Stelle potrebbero «uscirne bene, evitando la concorrenza della Lega», che però, in uno scenario del genere, «difficilmente potrebbe appoggiare dall’esterno un governo Di Maio, ammesso che i voti possano bastare».
Ma, se (come sembra probabile) il partito di Grillo non dovesse raggiungere il 40%, «si troverebbe a fare i conti con la delusione della sua base».
Risultato: «Probabile governo Fi-Pd e durata un po’ più lunga della legislatura, diciamo 2 anni».
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Le Pen vince o perde? Da noi è uguale, va male a Pd e M5S
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Cattive notizie, per i maggiori partiti italiani – 5 Stelle e Pd – sia in caso di vittoria di Marine Le Pen, sia in caso di sconfitta della “signora” del Front National.
E’ il politologo Aldo Giannuli a provare a valutare i riflessi, sul nostro paese, dell’evento europeo più atteso (e temuto), le presidenziali francesi, tra poco più di due mesi.
«La prima conseguenza sarà di carattere generale e riguarderà l’Europa: se a vincere sarà la Le Pen, non c’è dubbio che salterà tutto in aria, euro, Ue e compagnia cantante».
Se invece dovesse affermarsi Fillon, o più probabilmente Macron, «questo non risolverà la crisi della Ue, ma, al massimo, gli darà un po’ di fiato per qualche tempo, soprattutto se la Le Pen dovesse superare il 45%».
Quanto all’Italia, in caso di vittoria della Le Pen, «ovviamente il maggior beneficiario sarebbe Salvini, che potrebbe aspirare alla leadership della destra e ad un risultato con almeno il 2 davanti per il suo partito, soprattutto se Toti e i suoi amici dovessero staccarsi da Fi».
Tramonterebbe la stella del Cavaliere, che dovrebbe «rassegnarsi alla marginalità o ad accettare la leadership di Salvini», e si aprirebbe uno «scenario da incubo per il Pd», che dovrebbe «fronteggiare una marea anti-euro».
Il Pd, continua Giannuli nella sua analisi, in caso di boom No-Euro «non avrebbe neppure un possibile alleato di governo (Fi)», e sarebbe «costretto a schiacciarsi contro la sua sinistra e cercare qualche intesa con il M5S».
Se il segretario fosse ancora Renzi, «il suo declino acclererebbe e la crisi del Pd si approfondirebbe, con rischio di nuove scissioni».
Ma lo scenario sarebbe «non bello» anche per il Movimento 5 Stelle, «che scoprirebbe che la Lega non è un possibile alleato, ma un temibile concorrente che inizierebbe a insidiare il suo elettorato».
Per il Mdp – gli scissionisti bersaniani – potrebbero aprirsi spazi nel caso di crisi del Pd, «ma potrebbero ridursi se questo portasse ad una nuova segreteria più di “sinistra”» del Partito Democratico, «che potrebbe portare al rientro di almeno una parte del partito appena nato».
Di riflesso, in questo caso, “Sinistra Italiana” «potrebbe giovarsi del rapido declino di Mdp».
Morale: se Marine Le Pen conquista l’Eliseo, in Italia «fine della legislatura già dal giorno dei risultati, e nuove elezioni entro sei mesi».
E lo scenario che vede la Le Pen sconfitta?
«Ovviamente, il maggiore danneggiato sarebbe Salvini, che forse pagherebbe il prezzo di una scissione di Bossi e vedrebbe archiviato il suo sogno di diventare il leader di tutta la destra».
Per contro, «questo segnerebbe il rilancio del Cavaliere, che potrebbe tornare ad essere il punto di attrazione della destra», e non solo per i leghisti e “Fratelli d’Italia”, «ma anche per la residua area di centro (Alfano, Casini, Verdini e frattaglie varie, da Tosi a Marchini a Fitto e ai resti dell’ex area Giannino)», e questo, secondo Giannuli, potrebbe riportare Forza Italia oltre il 20% e l’area di centrodestra «verso un pericoloso 34-35%».
Per il Pd «sarebbe una (amarissima) mezza vittoria, perché gli darebbe l’alleato con cui fare un governo di “unione nazionale” o giù di lì, ma potrebbe farlo diventare terzo schiacciato fra la nuova destra ed il M5S: brutto affare, che riproporrebbe la crisi interna».
I 5 Stelle potrebbero «uscirne bene, evitando la concorrenza della Lega», che però, in uno scenario del genere, «difficilmente potrebbe appoggiare dall’esterno un governo Di Maio, ammesso che i voti possano bastare».
Ma, se (come sembra probabile) il partito di Grillo non dovesse raggiungere il 40%, «si troverebbe a fare i conti con la delusione della sua base».
Risultato: «Probabile governo Fi-Pd e durata un po’ più lunga della legislatura, diciamo 2 anni».
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Re: Diario della caduta di un regime.
Francesco Briganti
6 ore fa ·
]"… il carrozzone …
“ 100.000 euro l’anno e sei a posto con il fisco! “. Il cinquanta percento a comprare l’onore e l’altro cinquanta per seppellire definitivamente le ultime parvenze di dignità rimaste.
Non c’è altro da dire se non invitare le nostre donne a prostituirsi liberamente per le strade, naturalmente a prezzi modici, ad ogni straniero ad avere un po’ di “grana”; se non suggerire ai nostri uomini capaci di lavorare di gareggiare a costi sempre più bassi per un’ora di lavoro; se non avviare i nostri figli sulla via tailandese della pornografia infantile o a scegliere una via “dell’ottopermille” per pagarsi gli sfizi, o gli studi se appena appena fossero interessati ad un futuro, fosse anche e solo, un po’ meno schifoso.
Il provvedimento a pubblicizzare la lodevole inisiativa è stato pubblicato sulla “FLAT TAX “ prevista dalla stabilità; il commento a compendio è che così attireremo gli stranieri ricchi nel nostro paese; i quali oltre a godere delle strutture turistiche godranno anche della nostra indole puttana.
Del resto cosa ci si poteva aspettare dalla vergogna elevata a sistema?. Quale altro provvedimento poteva prendere un chi, chiunque fosse, che fino ad oggi ha blandito, nella maniera più miserabile, evasori e intrallazzatori?; quale alternativa avevano dei governanti di fronte alle macerie di una società e di una economia distrutte se non quello di legalizzare il “ proprio puttanismo” ?.
“ Suvvia … “ molti esclameranno “ finalmente abbiamo capito come si fa; finalmente ci adeguiamo a quei paradisi fiscali dove tutto è concesso a chi fa del denaro l’unico valore; era ora copiassimo il meglio del meglio del meglio di tutti quei paesi che vogliono il bene del loro popolo … “.
Certo!, come no!. Se fossimo la Svizzera, oppure il Lussemburgo, o, tié!, anche Andorra o il Liectstein!.
Ma noi siamo, purtroppo, uno di quei paesi dove la distanza tra la ricchezza e la povertà è in crescita esponenziale;
nel quale il denaro circolante non viene mai redistribuito e serve sempre e solo per essere dilapidato in un circolo vizioso premiante sempre e soltanto i soliti noti;
nel quale, comunque e nel migliore dei casi possibili, sparirebbe in quel pozzo senza fondo che è l’enorme debito pubblico, privato dei politici, italiano.
Questa è diventata l’Italia, signori miei: un postribolo, un casino, un casa di appuntamenti, a cielo aperto dove, oramai, vale tutto ed il suo contrario.
E, ditemi!, secondo la nostra Costituzione, secondo quel diritto che recita che tutti sono uguali, chi e come impedirà ad un ricco nostrano di versare centomila euro l’anno e poi pretendere di essere a posto con il fisco?.
Perché un Berlusconi, un Agnelli, solo per fare dei nomi, o uno di quelli a detenere il cinquanta percento della ricchezza nazionale, dovrebbe versare secondo legge e non pretendere lo stesso trattamento?.
Quale giudice del Tar, del Lazio o di dove volete, non gli darà ragione?.
Ed infine, perché ciascuno di noi, secondo le proprie possibilità, in percentuale non dovrebbe pretendere di sanare ogni propria posizione versando che so: cento o mille o diecimila euro?.
Ecco, rifletteteci sopra e preparatevi a farlo coglioni!.
L’Italia!. Un immensa distesa di figli di puttana con l’orgoglio viscerale di generarne altre: nelle leggi, nei costumi, negli usi, nei modi e nei luoghi a cominciare da quelli più alti: quel parlamento per il quale quei morti ad averlo permesso, adesso, sono combattuti tra il rimorire dal ridere o il rifarlo ...
nella certezza di averlo già fatto invano!." (Francesco Briganti)
Sul tema un ottimo commento di Marina Neri fatto con passione e competenza:
“Flat tax”, letteralmente “ tassa piatta”.
Trovata geniale!!!! “Il provvedimento riguarda coloro che, detenendo patrimoni molto elevati, attualmente non sono residenti in Italia e gli italiani molto danarosi che non siano stati residenti in Italia da almeno 9 anni sugli ultimi 10 “ ( La Stampa Economia). Riepilogando, a questi Paperon de’Paperoni che all’estero potranno avere capitali di miliardi di euro, stabilendo la loro residenza in Italia, si applicherebbe, per i redditi prodotti fuori ( e aggiungo io che non si sognerebbero mai di produrre sul nostro suolo) , una tassazione “ piatta” pari a soli 100.000,00 euro, mentre, invece, si applicherebbe una tassazione “ normale” per i redditi prodotti in Italia ( sarebbero deficienti o santi se lo facessero mai). Condono si? Condono no? Scudo fiscale? Chiamiamolo come vogliamo. A mio modesto parere Attentato alla Costituzione e alla Struttura stessa della nostra tipologia di Stato. E non sono una conservatrice per indole. Ma, ahimè conosco ed amo la Costituzione Italiana.
Art. 53 della Carta Costituzionale “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
L'incipit della norma, che si riferisce a "tutti", fa comprendere come i principi della c.d. costituzione fiscale, da essa previsti, si applicano non solo ai cittadini ma a tutti coloro che si trovano sul territorio, anche se stranieri o privi della cittadinanza.
Ovviamente, in pieno stile italico, il Fisco Italiano fa l’occhiolino ai Ricchi, ai Magnati, agli Stranieri senza problemi di arrivare alla fine del mese. Giustificazione palese: -Attraiamo Stranieri ricchi in Italia, investiranno nel nostro Paese, incrementeranno i consumi, la crescita sarà esponenziale!!!!....- Giustificazione recondita:- Convenienza economica per chi ha grossi patrimoni all’estero e grossi redditi e vuole godere delle grazie e delle meraviglie del bel Paese- in pieno stile Grande Finanza Sovranazionale.
Forse non tutti sanno che se questi Portafogli Umani hanno famiglie numerose con guadagni a molti zeri per ciascun componente , insieme al “ contribuente- Paperone infatti, potranno beneficiare della tassa-piatta, anche i familiari pagando un obolo di soli 25 mila euro!!! Questo è quanto previsto dalla legge bilancio 2017. Quella stessa legge che con proclami e correttivi vari costera’ le ennesime lacrime e sangue per gli italiani.
La Flat tax è l’opposto di un sistema di aliquote progressive nel quale i contribuenti, siano essi persone fisiche o giuridiche sono soggetti ad aliquote crescenti man mano che il loro reddito imponibile cresce. Che è poi la visione equa prevista dalla nostra Costituzione con il suo articolo 53.
Molti si stanno chiedendo, io stessa nel mio piccolo lo faccio, e rifletto dopo avere letto il tuo puntuale e crudo brano, quanto questa disposizione finanziaria sia costituzionale, quanto essa sia compatibile con un sistema di imposta progressiva quale il nostro . Ho letto un brano di Palana Maurizio su Diritto.it in cui magistralmente veniva scritto:- …Tale impianto normativo ( La Costituzione Italiana) sancisce il principio che la scelta tra imposte proporzionali e progressive non riguarda l’economista pubblico ma discende direttamente dall’Accettazione di un Sistema Politico….e la Carta Costituzionale differenzia i “ prelievi” dalle altre “ limitazioni della proprietà”, inserendo gli uni ( i prelievi) sotto la Rubrica “ Rapporti Politici” e gli altri ( limitazioni della proprietà) sotto la Rubrica “ Rapporti Economici”-
Proprio per l’importanza che la problematica riveste sulla tenuta di uno Stato.
Mi sorge spontanea una domanda:- Ennesimo arrembaggio alla Costituzione?
Secondo me la pregnante ed insita disparità di trattamento e le caratteristiche stesse della flat tax delineano un pericolo non più solo subdolo di ennesimo attacco alla Magna Charta. Viola l’art. 3 della Costituzione e lo stesso art. 53 ora citato. E, mentre raccogliamo firme per l’ennesimo referendum per la declaratoria di incostituzionalità di una norma in palese violazione dei precetti fondanti del nostro Stato, lor Signori spadroneggiano irriverenti a reti unificate, tracotanti, arroganti, senza pudore e senza vergogna alcuna!
Ma la forbice sociale è il prezzo che il Popolo paga, scientemente, per il panem et circenses..
Finchè dura…finchè anche la farina non sarà del tutto ammorbata.
Luigi Einaudi disse testualmente:- La Finanza cosiddetta moderna, la finanza per intenderci dell’imposta generale progressiva sul reddito totale o globale complessivo, la finanza dell’imposta successoria pure progressiva a norma della fortuna del de cuius o degli eredi, la finanza alla quale i dottrinari del nuovo universo vorrebbero far inchinare tutti gli istituti tributari anche quelli che più vi ripugnano, è fondata, ricordiamocelo, sul principio della massima felicitazione del massimo numero possibile degli uomini componenti la collettività. Se essa non richiama a quel principio , resta senza capo-" ( Marina Neri)
6 ore fa ·
]"… il carrozzone …
“ 100.000 euro l’anno e sei a posto con il fisco! “. Il cinquanta percento a comprare l’onore e l’altro cinquanta per seppellire definitivamente le ultime parvenze di dignità rimaste.
Non c’è altro da dire se non invitare le nostre donne a prostituirsi liberamente per le strade, naturalmente a prezzi modici, ad ogni straniero ad avere un po’ di “grana”; se non suggerire ai nostri uomini capaci di lavorare di gareggiare a costi sempre più bassi per un’ora di lavoro; se non avviare i nostri figli sulla via tailandese della pornografia infantile o a scegliere una via “dell’ottopermille” per pagarsi gli sfizi, o gli studi se appena appena fossero interessati ad un futuro, fosse anche e solo, un po’ meno schifoso.
Il provvedimento a pubblicizzare la lodevole inisiativa è stato pubblicato sulla “FLAT TAX “ prevista dalla stabilità; il commento a compendio è che così attireremo gli stranieri ricchi nel nostro paese; i quali oltre a godere delle strutture turistiche godranno anche della nostra indole puttana.
Del resto cosa ci si poteva aspettare dalla vergogna elevata a sistema?. Quale altro provvedimento poteva prendere un chi, chiunque fosse, che fino ad oggi ha blandito, nella maniera più miserabile, evasori e intrallazzatori?; quale alternativa avevano dei governanti di fronte alle macerie di una società e di una economia distrutte se non quello di legalizzare il “ proprio puttanismo” ?.
“ Suvvia … “ molti esclameranno “ finalmente abbiamo capito come si fa; finalmente ci adeguiamo a quei paradisi fiscali dove tutto è concesso a chi fa del denaro l’unico valore; era ora copiassimo il meglio del meglio del meglio di tutti quei paesi che vogliono il bene del loro popolo … “.
Certo!, come no!. Se fossimo la Svizzera, oppure il Lussemburgo, o, tié!, anche Andorra o il Liectstein!.
Ma noi siamo, purtroppo, uno di quei paesi dove la distanza tra la ricchezza e la povertà è in crescita esponenziale;
nel quale il denaro circolante non viene mai redistribuito e serve sempre e solo per essere dilapidato in un circolo vizioso premiante sempre e soltanto i soliti noti;
nel quale, comunque e nel migliore dei casi possibili, sparirebbe in quel pozzo senza fondo che è l’enorme debito pubblico, privato dei politici, italiano.
Questa è diventata l’Italia, signori miei: un postribolo, un casino, un casa di appuntamenti, a cielo aperto dove, oramai, vale tutto ed il suo contrario.
E, ditemi!, secondo la nostra Costituzione, secondo quel diritto che recita che tutti sono uguali, chi e come impedirà ad un ricco nostrano di versare centomila euro l’anno e poi pretendere di essere a posto con il fisco?.
Perché un Berlusconi, un Agnelli, solo per fare dei nomi, o uno di quelli a detenere il cinquanta percento della ricchezza nazionale, dovrebbe versare secondo legge e non pretendere lo stesso trattamento?.
Quale giudice del Tar, del Lazio o di dove volete, non gli darà ragione?.
Ed infine, perché ciascuno di noi, secondo le proprie possibilità, in percentuale non dovrebbe pretendere di sanare ogni propria posizione versando che so: cento o mille o diecimila euro?.
Ecco, rifletteteci sopra e preparatevi a farlo coglioni!.
L’Italia!. Un immensa distesa di figli di puttana con l’orgoglio viscerale di generarne altre: nelle leggi, nei costumi, negli usi, nei modi e nei luoghi a cominciare da quelli più alti: quel parlamento per il quale quei morti ad averlo permesso, adesso, sono combattuti tra il rimorire dal ridere o il rifarlo ...
nella certezza di averlo già fatto invano!." (Francesco Briganti)
Sul tema un ottimo commento di Marina Neri fatto con passione e competenza:
“Flat tax”, letteralmente “ tassa piatta”.
Trovata geniale!!!! “Il provvedimento riguarda coloro che, detenendo patrimoni molto elevati, attualmente non sono residenti in Italia e gli italiani molto danarosi che non siano stati residenti in Italia da almeno 9 anni sugli ultimi 10 “ ( La Stampa Economia). Riepilogando, a questi Paperon de’Paperoni che all’estero potranno avere capitali di miliardi di euro, stabilendo la loro residenza in Italia, si applicherebbe, per i redditi prodotti fuori ( e aggiungo io che non si sognerebbero mai di produrre sul nostro suolo) , una tassazione “ piatta” pari a soli 100.000,00 euro, mentre, invece, si applicherebbe una tassazione “ normale” per i redditi prodotti in Italia ( sarebbero deficienti o santi se lo facessero mai). Condono si? Condono no? Scudo fiscale? Chiamiamolo come vogliamo. A mio modesto parere Attentato alla Costituzione e alla Struttura stessa della nostra tipologia di Stato. E non sono una conservatrice per indole. Ma, ahimè conosco ed amo la Costituzione Italiana.
Art. 53 della Carta Costituzionale “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
L'incipit della norma, che si riferisce a "tutti", fa comprendere come i principi della c.d. costituzione fiscale, da essa previsti, si applicano non solo ai cittadini ma a tutti coloro che si trovano sul territorio, anche se stranieri o privi della cittadinanza.
Ovviamente, in pieno stile italico, il Fisco Italiano fa l’occhiolino ai Ricchi, ai Magnati, agli Stranieri senza problemi di arrivare alla fine del mese. Giustificazione palese: -Attraiamo Stranieri ricchi in Italia, investiranno nel nostro Paese, incrementeranno i consumi, la crescita sarà esponenziale!!!!....- Giustificazione recondita:- Convenienza economica per chi ha grossi patrimoni all’estero e grossi redditi e vuole godere delle grazie e delle meraviglie del bel Paese- in pieno stile Grande Finanza Sovranazionale.
Forse non tutti sanno che se questi Portafogli Umani hanno famiglie numerose con guadagni a molti zeri per ciascun componente , insieme al “ contribuente- Paperone infatti, potranno beneficiare della tassa-piatta, anche i familiari pagando un obolo di soli 25 mila euro!!! Questo è quanto previsto dalla legge bilancio 2017. Quella stessa legge che con proclami e correttivi vari costera’ le ennesime lacrime e sangue per gli italiani.
La Flat tax è l’opposto di un sistema di aliquote progressive nel quale i contribuenti, siano essi persone fisiche o giuridiche sono soggetti ad aliquote crescenti man mano che il loro reddito imponibile cresce. Che è poi la visione equa prevista dalla nostra Costituzione con il suo articolo 53.
Molti si stanno chiedendo, io stessa nel mio piccolo lo faccio, e rifletto dopo avere letto il tuo puntuale e crudo brano, quanto questa disposizione finanziaria sia costituzionale, quanto essa sia compatibile con un sistema di imposta progressiva quale il nostro . Ho letto un brano di Palana Maurizio su Diritto.it in cui magistralmente veniva scritto:- …Tale impianto normativo ( La Costituzione Italiana) sancisce il principio che la scelta tra imposte proporzionali e progressive non riguarda l’economista pubblico ma discende direttamente dall’Accettazione di un Sistema Politico….e la Carta Costituzionale differenzia i “ prelievi” dalle altre “ limitazioni della proprietà”, inserendo gli uni ( i prelievi) sotto la Rubrica “ Rapporti Politici” e gli altri ( limitazioni della proprietà) sotto la Rubrica “ Rapporti Economici”-
Proprio per l’importanza che la problematica riveste sulla tenuta di uno Stato.
Mi sorge spontanea una domanda:- Ennesimo arrembaggio alla Costituzione?
Secondo me la pregnante ed insita disparità di trattamento e le caratteristiche stesse della flat tax delineano un pericolo non più solo subdolo di ennesimo attacco alla Magna Charta. Viola l’art. 3 della Costituzione e lo stesso art. 53 ora citato. E, mentre raccogliamo firme per l’ennesimo referendum per la declaratoria di incostituzionalità di una norma in palese violazione dei precetti fondanti del nostro Stato, lor Signori spadroneggiano irriverenti a reti unificate, tracotanti, arroganti, senza pudore e senza vergogna alcuna!
Ma la forbice sociale è il prezzo che il Popolo paga, scientemente, per il panem et circenses..
Finchè dura…finchè anche la farina non sarà del tutto ammorbata.
Luigi Einaudi disse testualmente:- La Finanza cosiddetta moderna, la finanza per intenderci dell’imposta generale progressiva sul reddito totale o globale complessivo, la finanza dell’imposta successoria pure progressiva a norma della fortuna del de cuius o degli eredi, la finanza alla quale i dottrinari del nuovo universo vorrebbero far inchinare tutti gli istituti tributari anche quelli che più vi ripugnano, è fondata, ricordiamocelo, sul principio della massima felicitazione del massimo numero possibile degli uomini componenti la collettività. Se essa non richiama a quel principio , resta senza capo-" ( Marina Neri)
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Re: Diario della caduta di un regime.
IL BEL PAESE SOTTO SCACCO DEI TROMBONI DA MERCATO RIONALE.
TUTTO E’ BUONO PER METTERSI IN MOSTRA, NELLA REMOTA SPERANZA DI RACCATTARE UN PO’ DI VOTI DAI MERLI BOCCALONI DELL’ALLEVAMENTO DELLO STIVALONE.
IL SALUMIERE DI CORSO MAGENTA, CHE GESTISCE CON L’ALTRO MATTEO, LA NOTA SALUMERIA “I MATTEO’S”, SI BUTTA A PESCE SU TUTTO, NELLA REMOTA SPERANZA DI DIVENTARE IL CONDUCATOR DELL’ESTREMA DESTRA.
IL FATTACCIO:
Assaltano il bar nella notte
Titolare uccide ladro a fucilate
Notte di sangue a Casaletto Lodigiano. Dopo la colluttazione, parte un colpo. Ladro trovato morto a 300 metri dal locale
di Claudio Cartaldo
2 ore fa
6517
LA PRESA DI POSIZIONE DEL SALUMIERE DI CORSO MAGENTA, EVIDENZIATA OLTRE MISURA DAGLI STRUMPTRUPPEN CHE VEDONO IN LUI IL PROSSIMO CONDUCATOR DELLA DESTRA, PRESO ATTO CHE LA MUMMIA CINESE DI HARDCORE E’ DA TEMPO RELEGATA IN UN SARCOFAGO.
Assalto al bar, Salvini: "Sto con chi si difende"
FORTE CON I DEBOLI E DEBOLE CON I FORTI.
LUI STA CON CHI SI DIFENDE!!!!!
MA NON HA NULLA DA DIRE SUI RAPINATORI DI DIAMANTI IN GUANTI BIANCHI DEL SUO PARTITO????
E PENSARE CHE GLI ITALIANI HANNO DOVUTO SBORSARE IL CONQUIDUS.
NON ERA DALLA PARTE DEGLI ITALIANI CHE NON SI POTEVANO DIFENDERE???????
CHE SIMPATICONE!!!!!!!
TUTTO E’ BUONO PER METTERSI IN MOSTRA, NELLA REMOTA SPERANZA DI RACCATTARE UN PO’ DI VOTI DAI MERLI BOCCALONI DELL’ALLEVAMENTO DELLO STIVALONE.
IL SALUMIERE DI CORSO MAGENTA, CHE GESTISCE CON L’ALTRO MATTEO, LA NOTA SALUMERIA “I MATTEO’S”, SI BUTTA A PESCE SU TUTTO, NELLA REMOTA SPERANZA DI DIVENTARE IL CONDUCATOR DELL’ESTREMA DESTRA.
IL FATTACCIO:
Assaltano il bar nella notte
Titolare uccide ladro a fucilate
Notte di sangue a Casaletto Lodigiano. Dopo la colluttazione, parte un colpo. Ladro trovato morto a 300 metri dal locale
di Claudio Cartaldo
2 ore fa
6517
LA PRESA DI POSIZIONE DEL SALUMIERE DI CORSO MAGENTA, EVIDENZIATA OLTRE MISURA DAGLI STRUMPTRUPPEN CHE VEDONO IN LUI IL PROSSIMO CONDUCATOR DELLA DESTRA, PRESO ATTO CHE LA MUMMIA CINESE DI HARDCORE E’ DA TEMPO RELEGATA IN UN SARCOFAGO.
Assalto al bar, Salvini: "Sto con chi si difende"
FORTE CON I DEBOLI E DEBOLE CON I FORTI.
LUI STA CON CHI SI DIFENDE!!!!!
MA NON HA NULLA DA DIRE SUI RAPINATORI DI DIAMANTI IN GUANTI BIANCHI DEL SUO PARTITO????
E PENSARE CHE GLI ITALIANI HANNO DOVUTO SBORSARE IL CONQUIDUS.
NON ERA DALLA PARTE DEGLI ITALIANI CHE NON SI POTEVANO DIFENDERE???????
CHE SIMPATICONE!!!!!!!
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Re: Diario della caduta di un regime.
GLI ITALIANI IN GINOCCHIO E RASSEGNATI AL LORO DESTINO
Cemento marcio e gallerie a rischio, il sistema delle mazzette sulle infrastrutture
Appalti comprati a suon di tangenti, strade costruite con materiali scadenti e molto altro: sull'Espresso in edicola da domenica 12 marzo le rivelazioni di un super tecnico sulla corruzione nelle grandi opere. Con costi esorbitanti e rischi per la sicurezza di tutti. Ecco il racconto di Giovanni Tizian, che firma il servizio con Paolo Biondani
VIDEO DI TIZIAN:
http://video.espresso.repubblica.it/tut ... =HEF_RULLO
Cemento marcio e gallerie a rischio, il sistema delle mazzette sulle infrastrutture
Appalti comprati a suon di tangenti, strade costruite con materiali scadenti e molto altro: sull'Espresso in edicola da domenica 12 marzo le rivelazioni di un super tecnico sulla corruzione nelle grandi opere. Con costi esorbitanti e rischi per la sicurezza di tutti. Ecco il racconto di Giovanni Tizian, che firma il servizio con Paolo Biondani
VIDEO DI TIZIAN:
http://video.espresso.repubblica.it/tut ... =HEF_RULLO
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Re: Diario della caduta di un regime.
DAL PUNTO DI VISTA TECNICO IL FORUM IN QUESTO MOMENTO NON FUNZIONA, PERTANTO POSTO TEMPORANEAMENTE QUI QUANTO ANDREBBE POSTATO NEL 3D DELLA ROBOTTIZZAZIONE, MI SEMBRA DI PANCHO, ANCHE PERCHE’ E' UN PROBLEMA SOCIALE URGENTE.
IL TEMA DELLA ROBOTTIZZAZIONE NELLA SOCIETA’ UMANA, ED IN PARTICOLAR MODO NELLA NOSTRA IN PRESENZA DI UNA CRISI IRREVERSIBILE, CI STA’ PORTANDO A GRANDE VELOCITA’ A SBATTERE CONTRO UN MURO.
10 mar 2017 16:25
LA TECNOLOGIA CI STA UCCIDENDO (O NO?)
- CACCIARI E DE MASI SONO CONVINTI CHE LA ROBOTIZZAZIONE DELL’ECONOMIA (ANCHE A COSTO DI PERDERE MILIONI DI POSTI DI LAVORO) CI RENDERÀ LA VITA PIU’ LIBERA E FELICE
- MA LO SCENARIO DI UN MONDO DI DISOCCUPATI MANTENUTI DAGLI SPICCIOLI PUBBLICI RICORDA L’URSS - ECCO PERCHE’
Francesco Borgonovo per “la Verità”
In una società comunista, spiegò una volta Karl Marx, la produzione sarà organizzata in modo tale da permettere all'uomo «di fare oggi questa cosa, domani quell'altra». In una società del genere, io potrei, «la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia, senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore né critico».
Mi ridurrei a vivere una vita senza scopo, cercando di tenermi impegnato in qualche modo. La stravagante utopia marxiana si ripresenta oggi in una veste riveduta e aggiornata come richiede la civiltà tecnologica. Siamo di fronte a un'evidenza: ci stiamo trasformando in una jobless society, una «società senza lavoro». L'innovazione tecnologica e la robotizzazione ci stanno conducendo verso quello che lo studioso americano Martin Ford ha definito un regime di «piena disoccupazione».
Le macchine non si limiteranno a cancellare la fatica, ma cancelleranno pure il lavoro: benvenuti nella quarta rivoluzione industriale. Che fare, dunque? Il dibattito è in corso, ma è in forte crescita la corrente di pensiero che auspica la «fine del lavoro». Il primo a occuparsi a fondo della questione fu, nel 1995, Jeremy Rifkin. Egli teorizzò l'avvento di una era di «post mercato», in cui i lavoratori inutili sarebbero stati drenati verso il terzo settore, cioè il volontariato, e retribuiti tramite «salari fantasma».
PIENA OCCUPAZIONE
Di fatto, tutto ciò sta già avvenendo. Oggi, anche in Italia - come ha scritto Marco Bascetta - «la piena occupazione è già stata raggiunta e si dà appunto nelle forme di attività senza reddito o quasi che permeano l'intera società e ne consentono il funzionamento». Stagisti, assistenti universitari, apprendisti: pensate a quanti giovani lavorano senza percepire un regolare compenso.
E il lavoratore che non viene pagato è, nei fatti, un disoccupato che lavora. Senza contare i dannati della «gig economy», l'economia del lavoretto, animata dai polpacci di quanti consegnano pasti a domicilio in bicicletta o si improvvisano tassisti tramite app. Tutti costoro sono vittime dell'innovazione tecnologica e della globalizzazione sregolata che costringe gli umani a competere con i robot, una sfida persa in partenza.
Ed ecco la soluzione offerta dai guru della Silicon Valley e da una bella fetta dell'intellighenzia progressista. Constatato che la tecnologia cancella il lavoro, essi suggeriscono che la risposta non dev'essere fermare la tecnologia. Bensì spingere ancora di più sull'innovazione, in modo che il lavoro sia cancellato una volta per tutte. Come si manterranno allora le persone?
Semplice: con un sussidio statale, un reddito di cittadinanza, magari finanziato proprio tassando i robot, come ha proposto la divinità digitale chiamata Bill Gates. Il sociologo Domenico De Masi ha appena pubblicato un saggio sull'argomento intitolato Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati (Rizzoli). «Marx diceva che il proletariato, liberando se stesso, avrebbe liberato l'intera umanità dai ceppi della divisione in classi», scrive il professore. «Oggi possiamo immaginare che i disoccupati, ottenendo ciò che spetta loro, finiranno per modificare profondamente il mercato del lavoro rendendo più giusta e più pacifica l' intera umanità». Come? Grazie alla tecnologia.
FINALMENTE LIBERI
Secondo De Masi, occorre «battersi affinché il progresso tecnologico riceva il massimo incoraggiamento attraverso un lungimirante finanziamento pubblico e privato della ricerca scientifica».
Le nuove tecnologie, in buona sostanza, libereranno la società dal fardello del lavoro. I disoccupati potranno allora organizzarsi, attraverso il Web, al fine di trovare l'occupazione a loro più gradita, senza il cruccio di dover portare a casa uno stipendio, poiché saranno mantenuti da sussidi pubblici. Come i filosofi dell'antica Grecia, gli uomini senza lavoro avranno tempo per dedicarsi all'«ozio creativo». Saranno tutti riposati, colti, e felici.
Una visione simile l'ha esposta recentemente, nel talk show La Gabbia, Massimo Cacciari. A suo parere, l' innovazione «libererà quei tipi di lavoro che le macchine e i robot renderanno superflui e gli uomini potranno dedicarsi a cose ben più nobili». Gli uomini «liberati», come nell' utopia di Marx, potranno riempirsi la vita «leggendo dalla mattina alla sera, girando per i musei, andando al cinema, andando a pescare».
Dunque, a parere di Cacciari, «se le macchine renderanno superflue masse di lavoro, questo è bene. [...] Occorre liberarci da questa etica del lavoro che è propria ormai di civiltà primitive rispetto alle nostre». Come si manterranno gli individui «liberati»? Grazie alla redistribuzione della ricchezza prodotta dalle macchine. «Ci deve essere un reddito sicuro per tutti», è la sentenza del guru veneziano.
ROBOT E MEDICINA
Per l'ennesima volta, il pensiero degli intellettuali progressisti coincide con quello degli ipercapitalisti della Silicon Valley. Il mondo che costoro hanno in mente, tuttavia, è terrificante. È, a tutti gli effetti, una forma di comunismo digitale capace di produrre disastri inenarrabili.
Tanto per cominciare, resta da vedere se le intelligenze artificiali e i robot umanoidi (a cui l'Ue pensa di concedere diritti) si riveleranno docili schiavi al servizio degli umani. Ma, soprattutto, gli uomini non sarebbero affatto liberi. Perderebbero per prima cosa la gioia artigiana che dona il realizzarsi nel lavoro e persino nella fatica fisica. Inoltre, il loro «ozio creativo» sarebbe totalmente condizionato.
L' Homo Cacciarianus o Demasianus passa il tempo al cinema e al museo. Ma chi paga gli svaghi? Lo Stato o, più probabilmente, le grandi aziende della tecnologia (ricordiamoci che sono i privati come Google e simili a gestire l'innovazione e i servizi digitali). Dunque sarebbero lo Stato o le aziende a decidere di quali film, libri e musei potrà godere il cittadino. Quali auto potrà permettersi, e quali case.
Quale cibo potrà comprare, e dove. Già avviene: i lavoratori americani della catena Wal-Mart, per esempio, hanno stipendi così bassi che senza i sussidi statali non vivrebbero.
E sapete dove spendono i loro pochi soldi? Dove i prezzi sono più bassi, cioè da Wal-Mart. Dove comprerà i libri l'Homo Cacciarianus? Forse su Amazon, con i soldi che gli daranno i robot impiegati da Amazon stessa. Non è libertà: è l'Urss 4.0.
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Re: Diario della caduta di un regime.
PERCHE’ STIAMO ANDANDO A SBATTERE
Il problema principale da risolvere in questo momento nella società italiana è l’occupazione.
Seguono a breve distanza il problema dell’immigrazione e dell’integrazione.
I due problemi, occupazione ed immigrazione si intersecano reciprocamente.
Se a questi aggiungiamo il problema della robotizzazione, diventa abbastanza evidente che stiamo andando a sbattere alla velocità della luce.
Sul mercato interno, l’occupazione dipende dai consumi.
In questo momento i consumi sono in picchiata, al di là della stucchevole propaganda governativa per merli boccaloni.
I punti tradizionali dove avviene lo smercio dei prodotti realizzati dal sistema produttivo sono i negozi.
Ed in questo momento i negozi stanno abbassando le serrande uno dopo l’altro.
CONTINUA
Il problema principale da risolvere in questo momento nella società italiana è l’occupazione.
Seguono a breve distanza il problema dell’immigrazione e dell’integrazione.
I due problemi, occupazione ed immigrazione si intersecano reciprocamente.
Se a questi aggiungiamo il problema della robotizzazione, diventa abbastanza evidente che stiamo andando a sbattere alla velocità della luce.
Sul mercato interno, l’occupazione dipende dai consumi.
In questo momento i consumi sono in picchiata, al di là della stucchevole propaganda governativa per merli boccaloni.
I punti tradizionali dove avviene lo smercio dei prodotti realizzati dal sistema produttivo sono i negozi.
Ed in questo momento i negozi stanno abbassando le serrande uno dopo l’altro.
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Re: Diario della caduta di un regime.
TANTO PER CAMBIARE!!!!!!......................SI VEDE CHE VOGLIONO DARCI UNA SPINTARELLA VERSO IL BURRONE............
"Se aumentano ancora l'Iva
300 euro in meno a famiglia"
L'allarme di Confesercenti: un ulteriore innalzamento delle aliquote peserà sul Pil. "Perderemmo 8,2 miliardi di consumi"
di Lucio Di Marzo
poco fa
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"Se aumentano ancora l'Iva
300 euro in meno a famiglia"
L'allarme di Confesercenti: un ulteriore innalzamento delle aliquote peserà sul Pil. "Perderemmo 8,2 miliardi di consumi"
di Lucio Di Marzo
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:TANTO PER CAMBIARE!!!!!!......................SI VEDE CHE VOGLIONO DARCI UNA SPINTARELLA VERSO IL BURRONE............
"Se aumentano ancora l'Iva
300 euro in meno a famiglia"
L'allarme di Confesercenti: un ulteriore innalzamento delle aliquote peserà sul Pil. "Perderemmo 8,2 miliardi di consumi"
di Lucio Di Marzo
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Confesercenti: "Se aumenta l'Iva 300 euro in meno a famiglia"
L'allarme di Confesercenti: un ulteriore innalzamento delle aliquote peserà sul Pil. "Perderemmo 8,2 miliardi di consumi"
Lucio Di Marzo - Sab, 11/03/2017 - 11:06
commenta
Se dovesse crescere ancora l'Iva, i primi ad andarci di mezzo sarebbero i cittadini italiani.
La manovra del governo inciderebbe pesantemente sul Pil e poi sulla spesa delle famiglie.
È Confesercenti a lanciare l'allarme, spiegando che "perderemmo a regime 8,2 miliardi di consumi: si tratta di circa 305 euro di spesa in meno a famiglia. Sul prodotto interno lordo, invece, l'impatto negativo ammonterebbe a -5 miliardi di euro".
Dati che arrivano da una ricerca condotta da Ref per conto dell'associazione e che si muovono dall'ipotesi di un aumento di 3 punti all'aliquota agevolata al 10%, che passerebbe quindi al 13%, e di 1 punto sull'aliquota super-agevolata, che salirebbe dal 4 all'5%, il valore minimo che la Commissione Europea raccomanda ai paesi dell'Unione. Si stima un effetto negativo in termini di Pil del -0,3% a regime. Il calo è legato in larga parte all'impatto della misura su inflazione e consumi. L'effetto atteso sui prezzi, infatti, è di un aumento dello 0,7%.
Da cui una contrazione della spesa, visto che le aliquote interessano servizi e generi di largo consumo, da beni alimentari di prima necessità (come carne, pesce uova e latte) ai servizi di ristorazione e turistici e medicinali per uso umano e veterinario.
L'aumento dell'Iva penalizzerebbe, i consumatori italiani anche nel confronto europeo, spiega Confesercenti: dal punto di vista dell'imposizione sui consumi l'Italia si colloca tra le prime posizioni nel panorama internazionale, seconda solo alla Svezia, paese noto per l'elevata pressione fiscale come il resto dei paesi scandinavi. Sommando la tassazione dei consumi nelle forme vigenti oggi, si ottiene per l'Italia un valore dell'11.7 per cento del Pil, in salita dal 10,3 registrato nel 2008. E che si confronta con l'11 per cento della Francia, fino al ben più modesto 9,5 per cento osservato in Spagna. "L'aumento dell'Iva danneggerà i consumi e la crescita, per questo riteniamo che sia da evitare assolutamente", commenta Massimo Vivoli, Presidente di Confesercenti. "La pressione fiscale sui consumi in Italia è già molto alta, e la ripresa iniziata nel 2015 si è già indebolita lo scorso anno. Alzare ancora il livello di imposizione porterà inevitabilmente ad un'accelerazione dell'inflazione, con conseguente perdita del potere d'acquisto delle famiglie e un'ulteriore riduzione dei consumi. L'effetto negativo sulla crescita potrebbe portare anche ad un gettito fiscale aggiuntivo minore delle attese, oltre alla chiusura di un numero oscillante tra le 5 e le 10mila imprese del commercio e del turismo. L'ipotesi è di utilizzare queste risorse per soddisfare la richiesta di correzione dei conti da parte della Ue e per tagliare una parte di cuneo fiscale, con particolare riguardo per i giovani. Certo non possiamo criticare misure per l'occupazione giovanile, senz'altro necessarie per il nostro Paese. Ma dopo un decennio di aumenti delle tasse sarebbe più serio, opportuno ed efficace reperire le risorse che servono dalla lotta all'evasione e dalla revisione della spesa pubblica. Anche se la spending review, parola d'ordine di tutte le forze politiche appena un paio d'anni fa, ultimamente sembra essere scomparsa dall'agenda. Mentre andrebbe ripresa, verificando cosa sia stato effettivamente tagliato fino ad ora, al netto del risparmio sulla previdenza".
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Re: Diario della caduta di un regime.
CONTINUA
E’ pur vero che con la diffusione dei supermercati si è provocata un’accelerazione della chiusura dei negozi tradizionali, ma negli ultimi anni della crisi è la mancanza di denaro a disposizione della massa dei consumatori a fare la differenza.
La generazione in uscita, e quella che la segue (le generazioni sono valutate in 25 anni. 1901-1925, 1926-1950, 1951-1975, 1976-2000), per formazione (educazione), si orienta verso i beni necessari, alimentari, vestiario. Le generazioni seguenti seguono di più il superfluo.
Ma anche il superfluo a lungo andare è destinato a calare. I giovani vivono di riflesso, grazie alla pensione dei nonni, dei padri e degli zii.
Quando questi passano a miglior vita, la fonte di denaro a disposizione si riduce drasticamente.
E quindi, volenti o nolenti, anche loro sono costretti a ridurre i consumi del superfluo.
Nel primo dopoguerra, per ripartire ci siamo avvalsi dello Stato. Vedi IRI.
Questa cultura è sparita sia nelle classi dirigenti governanti ma anche nei cittadini governati.
L’IRI era stata istituita nel 1933 da Benito Mussolini, per mettere una pezza al crollo dell’economia a seguito della crisi mondiale del 1929.
Ma non si capisce perché il genere umano non tragga profitto dalle esperienze del passato.
IRI
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L’IRI – acronimo di Istituto per la Ricostruzione Industriale – è stato un ente pubblico italiano, istituito nel 1933, durante il fascismo e liquidato nel 2002 con compiti di politica industriale.
Nacque per iniziativa dell'allora capo del Governo Benito Mussolini al fine di evitare il fallimento delle principali banche italiane (Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma) e con esse il crollo dell'economia, già provata dalla crisi economica mondiale iniziata nel 1929. L'IRI era inizialmente articolato in due sezioni distinte: la sezione di finanziamento a breve e a lungo termine per le imprese industriali (compito precedentemente affidato all'IMI) per affiancare le grandi banche di investimento; la sezione "smobilizzi industriali" con il compito di acquisire le azioni di grandi imprese industriali in difficoltà che erano possedute da banche italiane o da privati[1].
Nel dopoguerra allargò progressivamente i suoi settori di intervento e fu l'ente che modernizzò e rilanciò l'economia italiana soprattutto negli anni cinquanta e sessanta durante le fasi della ricostruzione post-bellica e l'inizio del boom economico; nel 1980 l'IRI era un gruppo di circa 1 000 società con più di 500 000 dipendenti. È stata a suo tempo una delle più grandi aziende non petrolifere al di fuori degli Stati Uniti[2]; nel 1992 chiudeva l'anno con 75 912 miliardi di lire di fatturato, ma con 5 182 miliardi di perdite.[3] Ancora nel 1993 l'IRI si trovava al settimo posto nella classifica delle maggiori società del mondo per fatturato, con 67,5 miliardi di dollari di vendite.[4] Trasformato in società per azioni nel 1992, cessò di esistere dieci anni dopo.
CONTINUA
E’ pur vero che con la diffusione dei supermercati si è provocata un’accelerazione della chiusura dei negozi tradizionali, ma negli ultimi anni della crisi è la mancanza di denaro a disposizione della massa dei consumatori a fare la differenza.
La generazione in uscita, e quella che la segue (le generazioni sono valutate in 25 anni. 1901-1925, 1926-1950, 1951-1975, 1976-2000), per formazione (educazione), si orienta verso i beni necessari, alimentari, vestiario. Le generazioni seguenti seguono di più il superfluo.
Ma anche il superfluo a lungo andare è destinato a calare. I giovani vivono di riflesso, grazie alla pensione dei nonni, dei padri e degli zii.
Quando questi passano a miglior vita, la fonte di denaro a disposizione si riduce drasticamente.
E quindi, volenti o nolenti, anche loro sono costretti a ridurre i consumi del superfluo.
Nel primo dopoguerra, per ripartire ci siamo avvalsi dello Stato. Vedi IRI.
Questa cultura è sparita sia nelle classi dirigenti governanti ma anche nei cittadini governati.
L’IRI era stata istituita nel 1933 da Benito Mussolini, per mettere una pezza al crollo dell’economia a seguito della crisi mondiale del 1929.
Ma non si capisce perché il genere umano non tragga profitto dalle esperienze del passato.
IRI
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L’IRI – acronimo di Istituto per la Ricostruzione Industriale – è stato un ente pubblico italiano, istituito nel 1933, durante il fascismo e liquidato nel 2002 con compiti di politica industriale.
Nacque per iniziativa dell'allora capo del Governo Benito Mussolini al fine di evitare il fallimento delle principali banche italiane (Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma) e con esse il crollo dell'economia, già provata dalla crisi economica mondiale iniziata nel 1929. L'IRI era inizialmente articolato in due sezioni distinte: la sezione di finanziamento a breve e a lungo termine per le imprese industriali (compito precedentemente affidato all'IMI) per affiancare le grandi banche di investimento; la sezione "smobilizzi industriali" con il compito di acquisire le azioni di grandi imprese industriali in difficoltà che erano possedute da banche italiane o da privati[1].
Nel dopoguerra allargò progressivamente i suoi settori di intervento e fu l'ente che modernizzò e rilanciò l'economia italiana soprattutto negli anni cinquanta e sessanta durante le fasi della ricostruzione post-bellica e l'inizio del boom economico; nel 1980 l'IRI era un gruppo di circa 1 000 società con più di 500 000 dipendenti. È stata a suo tempo una delle più grandi aziende non petrolifere al di fuori degli Stati Uniti[2]; nel 1992 chiudeva l'anno con 75 912 miliardi di lire di fatturato, ma con 5 182 miliardi di perdite.[3] Ancora nel 1993 l'IRI si trovava al settimo posto nella classifica delle maggiori società del mondo per fatturato, con 67,5 miliardi di dollari di vendite.[4] Trasformato in società per azioni nel 1992, cessò di esistere dieci anni dopo.
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