Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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..E ADESSO CHE SUCCEDE????????????????????????????????



Alla vecchia mummia cinese di Hardcore non rimane altro che prendere la via dello sputtanamento dei due avversari possedendo un quotidiano ed avendone un altro a mezzo servizio (Libero di Littorio Feltri).

Oltre a riesumare il librone delle vecchie balle. Tanto è arcisicuro che una parte di italiani sia così imbecille da ricredere alle sue rinnovate balle.

Punta ovviamente sugli anziani, offrendo nuovamente dentiere gratis, e cinema gratis ai pensionati.

Poi non manca mai la riduzione delle tasse.


L’11 marzo scorso diceva ai suoi che il PD è imploso e i 5S sono incapaci e guidati da un dittatore.

Agli italiani non rimane che lui.

Di Galbani (che vuol dire fiducia) è rimasto solo lui.

I suoi giornali afficionados, non si lasciano mancare niente sul M5S.

Soprattutto adesso che due istituti di rilevamento degli umori degli italiani danno i 5S in vantaggio di 5 punti sulla Dc- 3.0-

Siamo solo all’inizio di una nuova campagna elettorale che sarà spietata al massimo.


SENZA ESCLUSIONE DI COLPI.

La lotta per le poltrone è iniziata.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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COSA SAREBBE OGGI IL CAV. GALBANI, SE NON AVESSE L'APPOGGIO DELLA SUA TV E DEI SUOI GIORNALI????




Berlusconi: "La nostra sarà la casa degli italiani che non votano"


Berlusconi e il progetto per il futuro: "Avremo un centrodestra che sappia parlare agli italiani delusi, a quelli che oggi sono lontani dalla politica"


Luca Romano - Sab, 25/03/2017 - 11:54


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"I veri populisti siamo noi". Silvio Berlusconi fa il punto sul futuro del centrodestra.

"Il centrodestra è già competitivo, se è vero, come dicono tutti i sondaggi, che unito è la prima area politica del paese.


Questo d’altra parte è assolutamente logico, vista la crisi del Pd e l’improponibilità del Movimento Cinque Stelle come forza di governo.

Però a noi non basta un centrodestra competitivo, vogliamo un centrodestra vincente.

Questo significa un centrodestra che sappia parlare agli italiani delusi, a quelli che oggi sono lontani dalla politica, che non vanno a votare.



Sono persone concrete, pragmatiche, alle quali non possiamo proporre soltanto slogan o frasi ad effetto", spiega il Cavaliere in un'intervista a La Verità. Poi parla del programma: "Dobbiamo presentare loro un progetto concreto e realizzabile, indicando i modi, i tempi, i costi e i componenti del governo col quale pensiamo di realizzarlo. Solo così avremo credibilità e attenzione. Per fare questo non bastano i politici di professione: abbiamo bisogno di persone che nella loro vita professionale, nell’impegno sociale, nell’attività culturale, nel mondo dell’impresa e del lavoro abbiano dimostrato con i fatti quello che sono in grado di fare. Stiamo lavorando con protagonisti della cosiddetta società civile che non hanno mai fatto politica e che sono apprezzati e stimati per il successo che hanno saputo conquistarsi. A loro vogliamo riservare almeno la metà degli eletti di Forza Italia alle prossime elezioni politiche, accogliendo i suggerimenti e le indicazioni che abbiamo chiesto, e che continuano ad arrivarci dalle categorie e dalle associazioni professionali".

Poi il Cav parla anche della leadership della coalizione: "Sinceramente oggi il tema di chi guida la coalizione è l’ulti - mo in ordine di importanza. Osservo solo una cosa: il leader di una coalizione deve essere capace di fare sintesi delle esigenze di tutti, e soprattutto essere attrattivo verso gli incerti e gli astensionisti. Le posizioni che vengono definite con disprezzo dalla sinistra populiste, nel centrodestra che immagino hanno piena cittadinanza, anzi sono assolutamente rilevanti. Solo lo snobismo intellettuale dei salotti della sinistra può liquidarle con sufficienza". A questo punto Berlusconi torna sul tema dell'Europa e dell'euro e sottolinea l'esigenza di una doppia moneta: "Non è certo il primo esempio di doppia circolazione monetaria. Chi ha una certa età ricorderà la Am Lire, in uso in Italia dal 1943 al 1953. I più giovani hanno familiarità con i bitcoin , una moneta virtuale che affianca quelle reali in moltissime transazioni monetarie internazionali. Un processo europeo concordato, nel quale l’Euro mantenesse il ruolo di valuta di riferimento negli scambi internazionali, ma le monete nazionali riprendessero a circolare in modo da restituire agli stati una parziale sovranità monetaria, potrebbe essere la strada per conciliare due esigenze apparentemente contrapposte e dare all’Euro la funzione che avrebbe dovuto avere fin dal principio". Berlusconi poi suggerisce l'idea di un reddito minimo per i più poveri: "La nostra proposta non ha nulla a che vedere, se non in apparenza, con quella di Grillo. In comune c’è solo la constatazione che la povertà ha raggiunto in Italia livelli del tutto inaccettabili e incompatibili con un paese civile. I numeri sono impressionanti: nel nostro paese ci sono 15 milioni di poveri, fra i quali 4,6 milioni di persone che vivono in condizione di povertà assoluta. Questo significa che hanno problemi ad assicurarsi il cibo o un tetto sulla testa, e che vivono di sussidi pubblici o della carità privata. Non possiamo assistere a questo senza fare nulla. Il nostro progetto parte dagli studi del massimo economista della scuola di Chicago, il premio Nobel Milton Friedman, simbolo dell’eco - nomia liberista, che propose già alcuni decenni fa l’imposta negativa sul reddito".
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La menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo.

La sua presenza nella società è generalizzata e pervasiva.…………

Ma soprattutto, le verità scomode vengono neutralizzate riformulandole in maniera appropriata.
………..

Da un lato, in quanto presuppone che la realtà debba essere in qualche modo occultata o travisata per poter essere accettata : da questo punto di vista , il grado di falsità del discorso pubblico contemporaneo è un buon indicatore di ciò che non funziona nella nostra società

Da LA FABBRICA DEL FALSO
Di Wladimiro Giacchè


....."Il centrodestra è già competitivo, se è vero, come dicono tutti i sondaggi, che unito è la prima area politica del paese. .....
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SE AL “GRANDE FRATELLO”(la rete), PONIAMO LA DOMANDA(Google) :

Cafiero De Rhao l'Isis e la 'ndrangheta


Lui ti vomita la prima pagina così:



Risultati relativi a Cafiero De Raho l'Isis e la 'ndrangheta
Cerca invece Cafiero De Rhao l'Isis e la 'ndrangheta
Risultati di ricerca
“La 'ndrangheta commercia armi e droga con milizie islamiste” - La ...
www.lastampa.it › Cronache
1. Copia cache
17 ott 2016 - Per De Raho «la 'ndrangheta è un'organizzazione criminale che si muove ... Attraverso l'Isis riuscirebbe anche ad avere droga, soprattutto eroina». ... «Lavoriamo con grande attenzione – aggiunge Cafiero De Raho - siamo ...
L'Isis farebbe affari con la 'ndrangheta - Gazzetta del Sud online
http://www.gazzettadelsud.it/news/calab ... gheta.html


1. Copia cache
17 ott 2016 - A disegnare l'inquietante scenario dei rapporti tra Isis e 'ndrangheta nell'ambito dello ... Cafiero de Raho aveva ricordato che la 'ndrangheta è ...
Procuratore di Reggio Calabria: "Legami tra Isis e 'Ndrangheta ...
http://www.quotidiano.net/cronaca/legam ... a-1.702674


1. Copia cache
24 feb 2015 - Lo sostiene il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho.
strill.it | L'allarme di Cafiero De Raho: ”Isis e 'ndrangheta potrebbero ...
http://www.strill.it/.../lallarme-di-ca ... arsi-a-vic...


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2. Simili
domenica 22 febbraio 2015. 20:00. cafiero de raho. L'Isis, in Calabria, potrebbe trovare l'appoggio della ndrangheta in cambio di armi e droga. Al momento si ...
Rapporti Ndrangheta-Isis, Cafiero de Raho: "campo da approfondire"
http://www.wereporter.it/rapporti-ndran ... rofondire/


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17 nov 2015 - REGGIO CALABRIA – «Al momento non emergono collegamenti tra 'ndrangheta e terroristi, ma ritengo che questo sia un campo investigativo ...
“La ndrangheta commercia armi e droga con le milizie islamiste”. Il ...
https://mediacalabria.it/la-ndrangheta- ... e-islamist...


1. Copia cache
17 ott 2016 - Il procuratore Cafiero De Raho: il porto di Gioia Tauro sotto osservazione ... la chiave per svelare i legami tra ndrangheta calabrese e Isis.
De Raho, Isis può avere appoggio cosche - Calabria - ANSA.it
www.ansa.it › Calabria


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2. Simili
22 feb 2015 - De Raho, Isis può avere appoggio cosche ... italiano, in Calabria potrebbe trovare appoggi logistici dalla 'ndrangheta in cambio di armi e droga. ... A dirlo è stato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho.
"La 'ndrangheta pronta ad aiutare l'Isis" L'allarme del procuratore ...
retenews24.it/la-ndrangheta-pronta-ad-aiutare-i-terroristi-dellisis-lallarme-di-cafiero-d...


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22 feb 2015 - A rivelare questo possibile e inquietante scenario è il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho che sottolinea come “sia una ...
Calabria, De Raho: “Qui i terroristi possono avere basi logistiche ...


www.ilfattoquotidiano.it › Cronaca
1. Copia cache
20 feb 2015 - ... Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho a margine dell'incontro organizzato ... La 'ndrangheta può fornire ospitalità ai terroristi in aziende agricole in ... Libia: “Il conflitto con l'Isis è un conflitto tra democrazia e terrorismo.
Il procuratore di Reggio Calabria: "Rischio asse 'ndrangheta-Isis ...
http://www.ilgiornale.it/.../procurator ... sis-109835...


1. Copia cache
2. Simili
24 feb 2015 - La minaccia dell'Isis è ben chiara. Gli avvisi sul ... A rivelare questo retroscena è il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho.

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Il Fatto Quotidiano nel 2015 aveva trattato così il tema. Questo articolo è già presente in qualche parte del Forum.


Calabria, De Raho: “Qui i terroristi possono avere basi logistiche grazie alla ‘ndrangheta”
di Lucio Musolino | 20 febbraio 2015
0



“Frange terroristiche possono avere basi logistiche in Calabria grazie alla ‘ndrangheta“. L’allarme è stato lanciato stamattina dal procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho a margine dell’incontro organizzato all’Università “Mediterranea” dai servizi segreti. “La provincia ionica è l’accesso del flusso di migranti. – ha aggiunto il magistrato – Il lavoro dell’intelligence in una situazione di sovrapposizione criminale è particolarmente importante. Anzi è lo strumento necessario per poter contrastare efficacemente la criminalità sia mafiosa che terroristica. La ‘ndrangheta può fornire ospitalità ai terroristi in aziende agricole in cambio di droga”. All’incontro sul lavoro dei servizi segreti ha partecipato anche il sottosegretario Marco Minniti che, di ritorno dall’Egitto, si è soffermato sull’emergenza della Libia: “Il conflitto con l’Isis è un conflitto tra democrazia e terrorismo. Non è un conflitto di religione, di civiltà. Bisogna evitare la sindrome della paura. Abbiamo a che fare con un nemico raffinatissimo che fa della propaganda un elemento fondamentale del suo agire”

di Lucio Musolino | 20 febbraio 2015


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I SOLITI MEDIA, MEGAFONO DEL POTERE COSTITUITO, DEL SECONDO LIVELLO (quello nazionale), AVEVANO CREATO IL CLIMA DI TENSIONE PER L’AVVENIMENTO DEI 60 ANNI DELL’UE A ROMA.
IN PIU’ ANDAVA AGGIUNTA LA COINCIDENZA DELLA VISITA DI FRANCESCO NELLA PIU’ GRANDE DIOCESI D’EUROPA.

SI PAVENTAVANO QUINDI, ATTENTATI.

NON E’ SUCCESSO NIENTE. MEGLIO COSI’.




MA NON POTEVA SUCCEDERE NIENTE.




OGNI TANTO QUALCUNO IPOTIZZA ATTENTATI TERRORISTI DELL’ISIS IN ITALIA.


MA RIFLETTERE UN POCHINO NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!


COME RISULTA DAI POST PRECEDENTI L’ISIS E LA ‘NDRANGHETA STANNO FACENDO UNO BONO MERCATO, VANTAGGIOSO PER ENTRAMBI.

MA PERCHE’ MAI LA ‘NDRANGHETA DOVREBBE COMPROMETTERE I SUOI LUCROSI AFFARI, METTENDO IN MOTO TUTTO L’APPARATO ISTITUZIONALE IN CASO DI ATTACCO TERRORISTICO SUL SUOLO ITALIANO, BLOCCANDO TEMPORANEAMENTE
I SUOI LUCROSI AFFARI??????????????

ANCHE L’ISIS NON HA NESSUN INTERESSE A PERDERE UNA ZONA FRANCA NELLE CAMPAGNE DELLA CALABRIA, SOTTO LA PROTEZIONE DELLA ‘NDRANGHETA.

SE VERAMENTE UN GIORNO SI DOVESSE VERIFICARE UN ATTACCO TERRORISTICO DA PARTE DELL’ISIS ALL’INTERNO DELLO STIVALONE, SIGNIFICHEREBBE CHE L’ACCORDO ‘NDRANGHETA – ISIS E’ SALTATO.

MA ANCHE LEGGENDO L’ARTICOLO DI LIBRE DI OGGI:

L’impero del terrore fatto in casa, il lungo sonno della verità

http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 439#p49439


CI SI RENDE CONTO DI CHI STA DIETRO ALL’ISIS.

E PERCHE’ MAI LA ‘NDRANGHETA CHE SI IMPOSTA COME PRIMA ORGANIZZAZIONE CRIMINALE A LIVELLO MONDIALE, DOVREBBE COMPROMETTERE I SUOI AFFARI CONSENTENDO UN ATTENTATO IN ITALIA????????

PARADOSSALMENTE NOI SIAMO PROTETTI DALLA ‘NDRANGHETA.

I NOSTRI POLITICI LO SANNO, SOPRATTUTTO A LIVELLO GOVERNATIVO ED ISTITUZIONALE, MA PREFERISCONO FARE FINTA DI NIENTE.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Corruzione e sprechi, non solo politici e impresari
Storie d’ordinaria illegalità sulle spalle dello Stato

Poliziotti che estorcono buoni benzina. Prof con 30 ore al mese di pausa caffè. Agricoltori senza terra ma
col sussidio. Falcone le definiva “minuzzaglie”: gravano sulla Giustizia, costano milioni di euro – LA TOP 10

Giustizia & Impunità
Fa notizia il pesce grosso, ma pure i piranha mordono e fanno male. È il mondo dei piccoli furbi che svolgendo un qualche dovere d’ufficio lo infrangono per quattro soldi che, tutti messi tutti insieme, aumentano il livello generale della corruzione, l’inefficienza della macchina pubblica, i costi dello spreco. Con in più la beffa di un conto non pagato che si scarica proprio sulla giustizia, perché lo Stato non rientra delle spese (cento milioni) che sostiene per perseguirli e neppure degli interessi sulle somme che dovrebbe incassare a seguito delle condanne che emette. È l’insostenibile peso dell’ordinaria illegalità
di Thomas Mackinson
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Re: Diario della caduta di un regime.

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.....CRONACA DI UN AFFONDAMENTO......



SILVIETTO VA A PESCA NELLO STAGNO DELLA DC 3.0



27 mar 2017 11:18

BERLUSCONI AVVELENA I POZZI: CERCA UN PAPA STRANIERO DA CANDIDARE A PREMIER DEL CENTRODESTRA

– E STRIZZA L’OCCHIO AL TECNICO MULTIUSO CARLO CALENDA SE L’INTESA CON LA LEGA NON DECOLLA

– IL MINISTRO PARIOLINO, IN ROTTA CON RENZI, DICE: IL PD NON E’ CASA MIA ED ACCETTA LE AVANCES DEL CAV




Carmelo Lopapa per la Repubblica


Una guida moderata per il centrodesta. Si chiama Carlo Calenda l' ultima tentazione di Silvio Berlusconi. Il ministro dello Sviluppo economico che non perde occasione per prendere le distanze da Renzi - che pure lo ha promosso e voluto al governo - il "tecnico" che ha bocciato gli 80 euro, che ha stroncato il voto anticipato a giugno, che dopo il referendum ha perfino accusato l' ex premier di «aggressività» politica, e che ora cerca "casa" politica.



Il leader di Forza Italia lo conosce, lo stima, ha molto apprezzato la difesa a spada tratta a gennaio di Mediaset finita sotto l' attacco dei francesi di Vivendi. Per adesso l' operazione tuttavia si muove tutta sotto traccia. Il Cavaliere da una parte lavora per tenere unita la coalizione di centrodestra - come ha confermato mercoledì nel colloquio con Matteo Salvini - dall' altro guarda ben oltre.


«Carlo sarebbe l' ideale per noi», va ripetendo in privato ai pochi ai quali confida come il patto con Salvini e Meloni comunque non lo convinca fino in fondo. Insomma, un colpo di scena, con la rottura finale coi "sovranisti" e la creazione di un grande contenitore dei moderati - magari riabbracciando Alfano e Casini, con l' imprimatur del Ppe - non va escluso. Intanto, Berlusconi andrà al congresso del Ppe di mercoledì e giovedì a Malta, per tornare tra i big della famiglia popolare europea e al fianco di Angela Merkel.


Tanto più ora che può esibire il fiore all' occhiello del primo presidente del Parlamento, Antonio Tajani, targato Forza Italia. E poco importa se alla fine deciderà di non prendere la parola dal palco («Lo farò solo dopo che sarò riabilitato da Strasburgo», è la motivazione). Salvini ricomincerà a sparargli addosso, accusandolo di «baciare la pantofola» della Cancelliera tedesca, ma questo è messo nel conto.



Il Cavaliere si è via via convinto che l' Italicum resterà in vigore, al più con qualche ritocco esteso al Senato. E la prospettiva estrema di una lista unica proprio col capo leghista che sogna la leadership a colpi di primarie, ecco, non lo lascia tranquillo. Anche perché Berlusconi pensa e sostiene coi suoi che «Macron vincerà in Francia e la Merkel si riprenderà la Germania e a quel punto la storia dei cosiddetti populisti in Europa sarà finita». Tanto che la provocazione di queste ore è che «i veri populisti, cioè quelli dalla parte del popolo, siamo noi».


Riabilitazione o meno però, servirà un candidato premier, un "papa straniero" da spendere, e per quella casella il moderato che sogna è proprio Calenda. Gli abboccamenti tra i due sono intercorsi in queste settimane per vie molto riservate e - dicono - per adesso senza un contatto diretto e personale.



Ma ad Arcore non è passato inosservato come l' ex dirigente di Confindustria ed ex rappresentante italiano a Bruxelles (da marzo a maggio 2016) si sia progressivamente e in maniera sempre più vistosa smarcato dal centrosinistra e dalle sue politiche. Intervenendo ormai su tutto, non esitando - benché un tempo coordinatore di Italia Futuro di Montezemolo - ad accusare perfino la gestione Alitalia del suo ex mentore. Un fiume in piena, il ministro a caccia di un ruolo da protagonista e al quale sta sempre più stretto quello di "tecnico".


Renzi lo ha messo nel mirino, i due non si parlano più. Ieri la renzianissima viceministra (di Calenda), Teresa Bellanova in una intervista al Corriere della Sera lo stroncava: «Rispetto per i tecnici, ma un governo si regge sui voti ». Porte sprangate ormai. Poco male per l' inquilino del dicastero di Via Veneto che in privato ammette come in questo Pd, quasi certamente a guida renziana, lui non entrerebbe: «Non è casa mia».


Paolo Romani, capogruppo forzista ed ex ministro, più volte è stato visto in via Veneto, i due si sentono spesso, ma non è l' unico ponte con l' entourage berlusconiano. «Calenda? È bravo», si è lasciato sfuggire di recente anche il fustigatore Renato Brunetta. Buoni rapporti col ministro (competente sulle tv) vanta anche Fedele Confalonieri. È un cantiere, i lavori sono in corso.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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UNA SITUAZIONE TRAGICOMICA, PIU’ TRAGICA CHE COMICA.

LA RIPETIZIONE INFINITA DEL BUE CHE DA DEL CORNUTO ALL’ASINO.


Gli STRUMPTRUPPEN 12 ore fa deridevano la sinistra.

L'eterno vizio della sinistra: scindersi anche da se stessa
Nel nuovo partito di Rossi e Speranza i big si accapigliano già per accaparrasi posizioni di potere e primi posti: è la sinistra "subatomica"
Ivan Francese - Lun, 27/03/2017 - 09:19
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La sinistra italiana, si sa, ha una tendenza all'atomizzazione ormai storica.
Quando può dividersi, lo fa e una volta fatto si divide anche quando sembra impossibile.
L'ultima è davvero clamorosa. Gli scissionisti del Pd si scindono al loro interno




Mentre solo 4 ore fa, scrivevano che sui manifesti della Lega compare la scritta :

SALVINI PREMIER


Berlusconi deve essere alla disperazione nera, che più nera di così si muore, se è alla ricerca di un candidato premier.

Non riesce a trovarlo in casa sua perché ha allevato solo degli cioccolatai.

Ha provato quindi con Zaia della Lega ma gli è andata buca.

Adesso sta spostando il tiro su Calenda della Dc 3.0.

Tutto, pur di non arrivare a Salvini, perché sa non verrebbe mai votato dalla maggioranza dei suoi.

Nei sondaggi di Masia per il Tg7, oggi il centrodestra flette.

Di qualche decimale, ma tutti arretrano. Compreso il paron.

Berlusconi si scordi di poter vincere.

Peggio che mai se Salvini dovesse proporsi come guida del Cd.

Però i camaraden, per tirarsi su il morale si consolano con la sinistra che si atomizza.

Siamo proprio alla fine.

Domina la stupidera.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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UncleTom ha scritto:Corruzione e sprechi, non solo politici e impresari
Storie d’ordinaria illegalità sulle spalle dello Stato

Poliziotti che estorcono buoni benzina. Prof con 30 ore al mese di pausa caffè. Agricoltori senza terra ma
col sussidio. Falcone le definiva “minuzzaglie”: gravano sulla Giustizia, costano milioni di euro – LA TOP 10

Giustizia & Impunità
Fa notizia il pesce grosso, ma pure i piranha mordono e fanno male. È il mondo dei piccoli furbi che svolgendo un qualche dovere d’ufficio lo infrangono per quattro soldi che, tutti messi tutti insieme, aumentano il livello generale della corruzione, l’inefficienza della macchina pubblica, i costi dello spreco. Con in più la beffa di un conto non pagato che si scarica proprio sulla giustizia, perché lo Stato non rientra delle spese (cento milioni) che sostiene per perseguirli e neppure degli interessi sulle somme che dovrebbe incassare a seguito delle condanne che emette. È l’insostenibile peso dell’ordinaria illegalità
di Thomas Mackinson


CON UN PARLAMENTO STRAPIENO DI MINZOLINGUA, POLETTINI, E TANTI ALTRI, CHE UNA NUOVA TRECCANI NON BASTA, COME SI PUO' PRETENDERE CHE GLI INFERIORI SI COMPORTINO DIVERSAMENTE?


IN SENSO ASSOLUTO, CIOE' IN UNA SOCIETA' CIVILE CHE PROSEGUE E PERSEGUE LA CRESCITA DI TUTTI, QUESTO COMPORTAMENTO E' CERTAMENTE DEPRECABILE.

MA IN SENSO RELATIVO, CON UNA CLASSE DIGERENTE CHE DAL DOPO DE GASPERI PENSA SOLO A SE STESSA NON SI PUO' PRETENDERE QUALCOSA DI DIVERSO??????





Corruzione e sprechi, non solo politici e imprenditori: ecco le storie di ordinaria illegalità che minano i conti dello Stato

Giustizia & Impunità


Poliziotti che estorcono buoni benzina per cancellare le multe. Insegnanti che fanno anche 90 ore di “pausa caffè”. Medici con lo studio abusivo, tutor che comprano tablet coi fondi europei e imprenditori agricoli sussidiati senza neanche un campo da coltivare. Il Fatto.it ha scandagliato le banche dati. Ecco la top ten delle sentenze per responsabilità emesse dalle sezioni contabili nell'ultimo mese. Solo in spese di giustizia costano oltre 100 milioni l'anno, ma lo Stato ne recupera soltanto il 13%

di Thomas Mackinson | 27 marzo 2017

commenti (410)
 3,1 mila


Più informazioni su: Anm, Appalti Pubblici, Corruzione, Giovanni Falcone, Giustizia, Procura, Reati

Fa notizia il pesce grosso, ma pure i piranha mordono e fanno male. Sono i poliziotti della Stradale che estorcono buoni benzina per cancellare le multe. Sono gli insegnanti di Nuoro che accumulano anche 90 ore di “pausa caffè”. Medici con lo studio abusivo, tutor che comprano centinaia di tablet coi fondi europei per sparire nel nulla. E’ il mondo dei piccoli furbi che svolgendo un qualche dovere d’ufficio lo infrangono per quattro soldi che, tutti messi tutti insieme, aumentano il livello generale della corruzione, l’inefficienza della macchina pubblica, i costi dello spreco. Con in più la beffa – come vedremo – di un conto non pagato che si scarica proprio sulla giustizia in modo circolare, perché lo Stato non rientra delle spese (cento milioni l’anno) che sostiene per perseguirli e neppure degli interessi sulle somme che dovrebbe incassare a seguito delle condanne che emette. È l’insostenibile peso dell’ordinaria illegalità.


“Minuzzaglie”, le chiamava Giovanni Falcone, che però era Falcone. Più recentemente anche il Pm Nino Di Matteo, n.1 del processo sulla “trattativa”, ha motivato la sua richiesta di trasferimento da Palermo a Roma con l’esigenza di non essere sommerso da fascicoli di poco conto come “furti, rapine e truffe”. Indirettamente risponde il Procuratore capo Franco Lo Voi incoraggiando i suoi 70 pm a perseguire anche “reati apparentemente minori”. Lo scontro riporta a galla un’antica dicotomia tra protagonismo e abnegazione dei magistrati che serpeggia da sempre nel dibattito sul sistema della giustizia e aumenta il generale senso d’impunità che affligge il cittadino perbene, la crescente sfiducia nella giustizia e il dilagare dell’illegalità nei pubblici uffici.

Probabilmente è vero che politici ladri, grand commis degli appalti e grandi evasori rubano di più ma nuotano a largo come gli squali: se ne stanno asserragliati nei palazzi romani, ospiti delle tv o in fuga all’estero assistiti da schiere d’avvocati. I piccoli piranha invece nuotano proprio in mezzo a noi e forse sono più tollerati. È in questa luce, probabilmente, che vanno rilette le parole del presidente dell’Anm Piercamillo Davigo: “Non esistono italiani innocenti”.


Ecco un campionario di minuzzaglie, la top ten delle sentenze per giudizio di responsabilità emesse dalle sezioni contabili dei tribunali nell’ultimo mese (scorri per leggere).

1) Poliziotti concilianti, basta un bigliettone
Tutori della legge che la infrangono. A Viareggio un ispettore capo della Polstrada fermava gli automobilisti e si faceva dare 50 euro per non contestare violazioni inesistenti. Sul penale se la cava con un anno e sei mesi con sospensione della pena e interdizione per cinque. Restano i danni d’immagine al Viminale: 2mila euro per lavare la macchia dal Corpo. A Senigallia due agenti si accontentavano di buoni benzina. Il titolare di un’impresa edile li denuncia, la Procura li manda a processo: beccano un massimo di due anni, pena sospesa. La richiesta danni è 9mila euro. Pagheranno 500 euro ciascuno.
2) L’ispettore delle Entrate le garantisce a se stesso
Meglio i contanti, ma vale anche un orologio Franck Muller da 5mila euro. A Lecco bastava una mazzetta perché il Capo Ufficio Controlli dell’Agenzia delle Entrate annullasse le posizioni debitorie delle imprese: una volta pizzicato la sua difesa sosterrà che erano compensi per consulenze tributarie, incompatibili con la funzione ricoperta forse, ma non frutto di corruzione. Il funzionario viene condannato , la Procura chiede 64mila euro di risarcimento per “danno da tangente”. Lo ottiene ma non quello di immagine perché seve il terzo grado di giudizio. I fatti contestati risalgono al 2011, incombe la prescrizione.
3) Se il prof fa quattro giorni al mese di pausa caffé
A Nuoro c’è un centro di formazione professionale dove un caffè durava più di un intero corso perché otto zelanti dipendenti avevano preso a strisciare il cartellino per poi dileguarsi, avendo anche cura di lasciare l’auto accesa fuori dall’istituto per ripartire al volo senza perdere tempo nel posto di lavoro. Qualcuno metteva anche dei fogli di permesso nell’armadietto, che poi stracciava se non c’erano controlli. La Gdf li pedina e rileva che tra loro c’era chi riusciva a cumulare sospensioni dell’attività lavorativa, sotto la dicitura “pausa caffè”, per quasi 90 ore in tre mesi, quasi quattro giorni lavorativi al mese.
4) I tecnoprofessori: coi fondi Ue compravano 100 ipad
Poi dicono che non riusciamo a spendere i fondi europei. Un dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Francesco D’Aguirre” di Salemi ha utilizzato le risorse del Fondo sociale europeo destinate ai corsi di formazione per comprare 108 tablet più custodie spendendo la bellezza di 20mila euro. Materiali acquistati nel 2012 che non saranno mai riconsegnati dai corsisti. Il dirigente era però generoso anche coi tutor per i quali liquidava maggiori compensi per migliaia di euro. Nel 2017 viene condannato a risarcire 20mila euro.
5) La resistenza del sindaco di Lari
Lari, 10mila abitanti in provincia di Pisa. Nel 2012 il sindaco entra in collisione col segretario comunale che non gli vuol liquidare rimborsi chilometrici non motivati da vincolo di necessità, come vuole la legge. Lui fa di testa sua, gli toglie l’incarico e lo affida a un altro ufficio che prontamente liquida 5mila euro di spese per tutta la giunta. Cambia pure il regolamento sul trattamento economico degli amministratori, facendo saltare il vincolo delle spese. Epilogo: 5 anni dopo, a seguito di indagini e contestazioni, il sindaco e il suo braccio destro sono condannati a rifondere metà degli importi.
6) Strisce pedonali verde Lega
Tutti le fanno bianche e nere. Non a San Martino di Lupari, nel padovano, dove il responsabile dell’area tecnica comunale viene colto da guizzo cromatico e pensando di far meglio affianca alla striscia bianca obbligatoria per legge altre di color verde. Non per un attraversamento, ma per 55. Forse era un omaggio al sindaco leghista Sergio Boratto, il tecnico sosterrà che erano più visibili e dunque sicure. La vernice però raddoppia e quella verde costa anche più della bianca. Risultato: il suo guizzo ha provocato un danno di 1.500 euro alle casse comunali. E 529 di spese di giudizio.

7) Prendi i soldi (per lo sviluppo) e scappa
Apre un negozio di prodotti siciliani a Campi Bisenzio, Firenze. Non avendo i mezzi necessari una signora di 54 anni decide di farsi aiutare dallo Stato e nel 2007 ottiene finanziamenti agevolati e a fondo perduto per 24mila euro. Buttali via. E in effetti è andata così: la Finanza bussa alla porta ma il negozio non c’è più: fallito. La titolare non si era premurata di comunicarlo e aveva anche venduto i beni materiali comprati con quei soldi. Senza aver pagato i ratei. Lei si giustifica così: non sono derivati gli utili sperati, solo debiti. Insomma, grazie dei soldi e arrivederci.
8) Paternò e la riscossione: se il piranha era uno squalo
Il danno non è poi sempre modesto. Il Comune di Paternò, 50mila abitanti, nel 1996 affida la riscossione dei tributi sulle affissioni a una società privata, la Spa Tributitalia. Nel 2007 il rapporto viene interrotto ma molti contribuenti continuano per mesi a versare l’imposta sul vecchio c/c della società, che si metterà in pancia 31.711,54 mai rifusi al Comune che pure ne faceva richiesta. Dal dispositivo della sentenza di condanna si evince che non si trattava di astuzie accidentali: la Gdf di Genova nel frattempo ha accertato omessi versamenti in diversi comuni siciliani per un danno patrimoniale superiore ai 17 milioni di euro.
9) Palermo, il sacco dei derivati e il finto divorzio
Resta uno dei misteri di Palermo la scomparsa di 30 milioni che nel 2006 l’allora Provincia investì tramite una finanziaria di Como. Insieme ai manager viene condannato in via definitiva anche l’ex dg di Palazzo Comitini Antonino Caruso cui viene anche contestato un danno da 26,5 milioni. Peccato sia nullatenente. Perché 10 giorni dopo aver ricevuto l’atto di citazione ha pensato bene di liberarsi del suo ingente patrimonio di case e terreni trasferendolo all’ex moglie e ai figli a titolo di mantenimento. L’ente locale danneggiato impugna gli atti: è l’ennesimo tentativo di frode del creditore. I giudici accolgono.

10) Chiede fondi Ue per l’agricoltura, non ha un campo
Si era presentato come agricoltore tra il 2011 e il 2013, quando aveva ottenuto 10mila euro di contributi comunitari. Ma la Gdf di Capo d’Orlando accerta che tale, in effetti, non era mai stato. E quei 20 ettari di terreni erano d’altri. Il giudice di primo grado nel 2016 accoglie la richiesta della Procura Generale della Corte dei Conti Sicilia, ma solo per un solo anno di contribuzione. La Corte d’Appello riformula la sentenza per l’intero importo ricevuto, più rivalutazione interessi. Per avere il sussidio agricolo devi essere agricoltore e avere un pezzo di terra. Per chiarirlo ci son voluti sei anni e due gradi di giudizio.
1) Poliziotti concilianti, basta un bigliettone
Tutori della legge che la infrangono. A Viareggio un ispettore capo della Polstrada fermava gli automobilisti e si faceva dare 50 euro per non contestare violazioni inesistenti. Sul penale se la cava con un anno e sei mesi con sospensione della pena e interdizione per cinque. Restano i danni d’immagine al Viminale: 2mila euro per lavare la macchia dal Corpo. A Senigallia due agenti si accontentavano di buoni benzina. Il titolare di un’impresa edile li denuncia, la Procura li manda a processo: beccano un massimo di due anni, pena sospesa. La richiesta danni è 9mila euro. Pagheranno 500 euro ciascuno.
2) L’ispettore delle Entrate le garantisce a se stesso
Meglio i contanti, ma vale anche un orologio Franck Muller da 5mila euro. A Lecco bastava una mazzetta perché il Capo Ufficio Controlli dell’Agenzia delle Entrate annullasse le posizioni debitorie delle imprese: una volta pizzicato la sua difesa sosterrà che erano compensi per consulenze tributarie, incompatibili con la funzione ricoperta forse, ma non frutto di corruzione. Il funzionario viene condannato , la Procura chiede 64mila euro di risarcimento per “danno da tangente”. Lo ottiene ma non quello di immagine perché seve il terzo grado di giudizio. I fatti contestati risalgono al 2011, incombe la prescrizione.
3) Se il prof fa quattro giorni al mese di pausa caffé
A Nuoro c’è un centro di formazione professionale dove un caffè durava più di un intero corso perché otto zelanti dipendenti avevano preso a strisciare il cartellino per poi dileguarsi, avendo anche cura di lasciare l’auto accesa fuori dall’istituto per ripartire al volo senza perdere tempo nel posto di lavoro. Qualcuno metteva anche dei fogli di permesso nell’armadietto, che poi stracciava se non c’erano controlli. La Gdf li pedina e rileva che tra loro c’era chi riusciva a cumulare sospensioni dell’attività lavorativa, sotto la dicitura “pausa caffè”, per quasi 90 ore in tre mesi, quasi quattro giorni lavorativi al mese.
4) I tecnoprofessori: coi fondi Ue compravano 100 ipad
Poi dicono che non riusciamo a spendere i fondi europei. Un dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Francesco D’Aguirre” di Salemi ha utilizzato le risorse del Fondo sociale europeo destinate ai corsi di formazione per comprare 108 tablet più custodie spendendo la bellezza di 20mila euro. Materiali acquistati nel 2012 che non saranno mai riconsegnati dai corsisti. Il dirigente era però generoso anche coi tutor per i quali liquidava maggiori compensi per migliaia di euro. Nel 2017 viene condannato a risarcire 20mila euro.
5) La resistenza del sindaco di Lari
Lari, 10mila abitanti in provincia di Pisa. Nel 2012 il sindaco entra in collisione col segretario comunale che non gli vuol liquidare rimborsi chilometrici non motivati da vincolo di necessità, come vuole la legge. Lui fa di testa sua, gli toglie l’incarico e lo affida a un altro ufficio che prontamente liquida 5mila euro di spese per tutta la giunta. Cambia pure il regolamento sul trattamento economico degli amministratori, facendo saltare il vincolo delle spese. Epilogo: 5 anni dopo, a seguito di indagini e contestazioni, il sindaco e il suo braccio destro sono condannati a rifondere metà degli importi.
6) Strisce pedonali verde Lega
Tutti le fanno bianche e nere. Non a San Martino di Lupari, nel padovano, dove il responsabile dell’area tecnica comunale viene colto da guizzo cromatico e pensando di far meglio affianca alla striscia bianca obbligatoria per legge altre di color verde. Non per un attraversamento, ma per 55. Forse era un omaggio al sindaco leghista Sergio Boratto, il tecnico sosterrà che erano più visibili e dunque sicure. La vernice però raddoppia e quella verde costa anche più della bianca. Risultato: il suo guizzo ha provocato un danno di 1.500 euro alle casse comunali. E 529 di spese di giudizio.

7) Prendi i soldi (per lo sviluppo) e scappa
Apre un negozio di prodotti siciliani a Campi Bisenzio, Firenze. Non avendo i mezzi necessari una signora di 54 anni decide di farsi aiutare dallo Stato e nel 2007 ottiene finanziamenti agevolati e a fondo perduto per 24mila euro. Buttali via. E in effetti è andata così: la Finanza bussa alla porta ma il negozio non c’è più: fallito. La titolare non si era premurata di comunicarlo e aveva anche venduto i beni materiali comprati con quei soldi. Senza aver pagato i ratei. Lei si giustifica così: non sono derivati gli utili sperati, solo debiti. Insomma, grazie dei soldi e arrivederci.
8) Paternò e la riscossione: se il piranha era uno squalo
Il danno non è poi sempre modesto. Il Comune di Paternò, 50mila abitanti, nel 1996 affida la riscossione dei tributi sulle affissioni a una società privata, la Spa Tributitalia. Nel 2007 il rapporto viene interrotto ma molti contribuenti continuano per mesi a versare l’imposta sul vecchio c/c della società, che si metterà in pancia 31.711,54 mai rifusi al Comune che pure ne faceva richiesta. Dal dispositivo della sentenza di condanna si evince che non si trattava di astuzie accidentali: la Gdf di Genova nel frattempo ha accertato omessi versamenti in diversi comuni siciliani per un danno patrimoniale superiore ai 17 milioni di euro.
9) Palermo, il sacco dei derivati e il finto divorzio
Resta uno dei misteri di Palermo la scomparsa di 30 milioni che nel 2006 l’allora Provincia investì tramite una finanziaria di Como. Insieme ai manager viene condannato in via definitiva anche l’ex dg di Palazzo Comitini Antonino Caruso cui viene anche contestato un danno da 26,5 milioni. Peccato sia nullatenente. Perché 10 giorni dopo aver ricevuto l’atto di citazione ha pensato bene di liberarsi del suo ingente patrimonio di case e terreni trasferendolo all’ex moglie e ai figli a titolo di mantenimento. L’ente locale danneggiato impugna gli atti: è l’ennesimo tentativo di frode del creditore. I giudici accolgono.

10) Chiede fondi Ue per l’agricoltura, non ha un campo
Si era presentato come agricoltore tra il 2011 e il 2013, quando aveva ottenuto 10mila euro di contributi comunitari. Ma la Gdf di Capo d’Orlando accerta che tale, in effetti, non era mai stato. E quei 20 ettari di terreni erano d’altri. Il giudice di primo grado nel 2016 accoglie la richiesta della Procura Generale della Corte dei Conti Sicilia, ma solo per un solo anno di contribuzione. La Corte d’Appello riformula la sentenza per l’intero importo ricevuto, più rivalutazione interessi. Per avere il sussidio agricolo devi essere agricoltore e avere un pezzo di terra. Per chiarirlo ci son voluti sei anni e due gradi di giudizio.
1) Poliziotti concilianti, basta un bigliettone
Tutori della legge che la infrangono. A Viareggio un ispettore capo della Polstrada fermava gli automobilisti e si faceva dare 50 euro per non contestare violazioni inesistenti. Sul penale se la cava con un anno e sei mesi con sospensione della pena e interdizione per cinque. Restano i danni d’immagine al Viminale: 2mila euro per lavare la macchia dal Corpo. A Senigallia due agenti si accontentavano di buoni benzina. Il titolare di un’impresa edile li denuncia, la Procura li manda a processo: beccano un massimo di due anni, pena sospesa. La richiesta danni è 9mila euro. Pagheranno 500 euro ciascuno.
2) L’ispettore delle Entrate le garantisce a se stesso
Meglio i contanti, ma vale anche un orologio Franck Muller da 5mila euro. A Lecco bastava una mazzetta perché il Capo Ufficio Controlli dell’Agenzia delle Entrate annullasse le posizioni debitorie delle imprese: una volta pizzicato la sua difesa sosterrà che erano compensi per consulenze tributarie, incompatibili con la funzione ricoperta forse, ma non frutto di corruzione. Il funzionario viene condannato , la Procura chiede 64mila euro di risarcimento per “danno da tangente”. Lo ottiene ma non quello di immagine perché seve il terzo grado di giudizio. I fatti contestati risalgono al 2011, incombe la prescrizione.
3) Se il prof fa quattro giorni al mese di pausa caffé
A Nuoro c’è un centro di formazione professionale dove un caffè durava più di un intero corso perché otto zelanti dipendenti avevano preso a strisciare il cartellino per poi dileguarsi, avendo anche cura di lasciare l’auto accesa fuori dall’istituto per ripartire al volo senza perdere tempo nel posto di lavoro. Qualcuno metteva anche dei fogli di permesso nell’armadietto, che poi stracciava se non c’erano controlli. La Gdf li pedina e rileva che tra loro c’era chi riusciva a cumulare sospensioni dell’attività lavorativa, sotto la dicitura “pausa caffè”, per quasi 90 ore in tre mesi, quasi quattro giorni lavorativi al mese.
4) I tecnoprofessori: coi fondi Ue compravano 100 ipad
Poi dicono che non riusciamo a spendere i fondi europei. Un dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Francesco D’Aguirre” di Salemi ha utilizzato le risorse del Fondo sociale europeo destinate ai corsi di formazione per comprare 108 tablet più custodie spendendo la bellezza di 20mila euro. Materiali acquistati nel 2012 che non saranno mai riconsegnati dai corsisti. Il dirigente era però generoso anche coi tutor per i quali liquidava maggiori compensi per migliaia di euro. Nel 2017 viene condannato a risarcire 20mila euro.
5) La resistenza del sindaco di Lari
Lari, 10mila abitanti in provincia di Pisa. Nel 2012 il sindaco entra in collisione col segretario comunale che non gli vuol liquidare rimborsi chilometrici non motivati da vincolo di necessità, come vuole la legge. Lui fa di testa sua, gli toglie l’incarico e lo affida a un altro ufficio che prontamente liquida 5mila euro di spese per tutta la giunta. Cambia pure il regolamento sul trattamento economico degli amministratori, facendo saltare il vincolo delle spese. Epilogo: 5 anni dopo, a seguito di indagini e contestazioni, il sindaco e il suo braccio destro sono condannati a rifondere metà degli importi.
6) Strisce pedonali verde Lega
Tutti le fanno bianche e nere. Non a San Martino di Lupari, nel padovano, dove il responsabile dell’area tecnica comunale viene colto da guizzo cromatico e pensando di far meglio affianca alla striscia bianca obbligatoria per legge altre di color verde. Non per un attraversamento, ma per 55. Forse era un omaggio al sindaco leghista Sergio Boratto, il tecnico sosterrà che erano più visibili e dunque sicure. La vernice però raddoppia e quella verde costa anche più della bianca. Risultato: il suo guizzo ha provocato un danno di 1.500 euro alle casse comunali. E 529 di spese di giudizio.

7) Prendi i soldi (per lo sviluppo) e scappa
Apre un negozio di prodotti siciliani a Campi Bisenzio, Firenze. Non avendo i mezzi necessari una signora di 54 anni decide di farsi aiutare dallo Stato e nel 2007 ottiene finanziamenti agevolati e a fondo perduto per 24mila euro. Buttali via. E in effetti è andata così: la Finanza bussa alla porta ma il negozio non c’è più: fallito. La titolare non si era premurata di comunicarlo e aveva anche venduto i beni materiali comprati con quei soldi. Senza aver pagato i ratei. Lei si giustifica così: non sono derivati gli utili sperati, solo debiti. Insomma, grazie dei soldi e arrivederci.
8) Paternò e la riscossione: se il piranha era uno squalo
Il danno non è poi sempre modesto. Il Comune di Paternò, 50mila abitanti, nel 1996 affida la riscossione dei tributi sulle affissioni a una società privata, la Spa Tributitalia. Nel 2007 il rapporto viene interrotto ma molti contribuenti continuano per mesi a versare l’imposta sul vecchio c/c della società, che si metterà in pancia 31.711,54 mai rifusi al Comune che pure ne faceva richiesta. Dal dispositivo della sentenza di condanna si evince che non si trattava di astuzie accidentali: la Gdf di Genova nel frattempo ha accertato omessi versamenti in diversi comuni siciliani per un danno patrimoniale superiore ai 17 milioni di euro.
9) Palermo, il sacco dei derivati e il finto divorzio
Resta uno dei misteri di Palermo la scomparsa di 30 milioni che nel 2006 l’allora Provincia investì tramite una finanziaria di Como. Insieme ai manager viene condannato in via definitiva anche l’ex dg di Palazzo Comitini Antonino Caruso cui viene anche contestato un danno da 26,5 milioni. Peccato sia nullatenente. Perché 10 giorni dopo aver ricevuto l’atto di citazione ha pensato bene di liberarsi del suo ingente patrimonio di case e terreni trasferendolo all’ex moglie e ai figli a titolo di mantenimento. L’ente locale danneggiato impugna gli atti: è l’ennesimo tentativo di frode del creditore. I giudici accolgono.

10) Chiede fondi Ue per l’agricoltura, non ha un campo
Si era presentato come agricoltore tra il 2011 e il 2013, quando aveva ottenuto 10mila euro di contributi comunitari. Ma la Gdf di Capo d’Orlando accerta che tale, in effetti, non era mai stato. E quei 20 ettari di terreni erano d’altri. Il giudice di primo grado nel 2016 accoglie la richiesta della Procura Generale della Corte dei Conti Sicilia, ma solo per un solo anno di contribuzione. La Corte d’Appello riformula la sentenza per l’intero importo ricevuto, più rivalutazione interessi. Per avere il sussidio agricolo devi essere agricoltore e avere un pezzo di terra. Per chiarirlo ci son voluti sei anni e due gradi di giudizio.

<SCORRI>

Sono storie minime, per carità. Ciascuna testimonia però una voracità che dilaga tra i piani bassissimi delle gerarchie militari, nei ruoli marginali, intermedi e apicali delle strutture amministrative, che tutto contamina (scuole, strade, ospedali, imprese, fondi…) e spesso vince. Perché i predatori che finiscono nel secchiaio della giustizia – tra attenuanti, patteggiamenti e prescrizioni – raramente faranno un solo giorno di galera, come dimostra il dato sulla popolazione carceraria che conta ben 312 “colletti bianchi”, pari allo 0,9% dei nostri ingabbiati. Più spesso gli autori di reati “apparentemente minori” se la cavano con un procedimento disciplinare (dall’esito non scontato) e con una pena pecuniaria.

Sempre che le paghino poi. E che qualcuno riscuota, poi. Perché i dati sul recupero dei crediti di giustizia e delle pene pecuniarie conseguenti ai provvedimenti passati in giudicato o divenuti definitivi in Italia dicono proprio il contrario. L’ultima relazione della Corte dei Conti sulle spese di giustizia, pubblicata il 7 marzo 2017, certifica che i crediti maturati dal 2012 al 2015 ammontano a 467 milioni di euro ma quelli riscossi sono stati solo 11 milioni di euro, vale a dire il 13,4% del totale. Il famoso “contributo unificato” per le spese degli atti giudiziari? Ha determinato in quattro anni un credito per l’Erario di 5,4 milioni ma quello effettivamente riscosso si è fermato a 915mila euro, il 16,8%. E c’è di più perché lo Stato, già così mortificato, non riesce neppure a recuperare gli interessi che matura su quelle somme: in cinque anni non è andato oltre lo 0,17%. Numeri che inchiodano il bilancio sociale ed economico della Giustizia agli zero virgola e non lasciano margini per potenziare le attività di prevenzione, repressione e controllo. A tutto vantaggio e dei furbi d’Italia e delle quotidiane “minuzzaglie”.
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