Renzi
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Re: Renzi
29 mar 2017 17:35
ANZALDI METTE L’ORBACE. LO STRATEGA DEL DUCETTO METTE IN RIGA I RENZIANI INCERTI E VA ALL’ATTACCO DI BRUNO VESPA PER CONVINCERE ALFANO A VOTARE IL CONTRATTO DI SERVIZIO PER LA RAI. IL PD NON HA I NUMERI
– NUOVA POLITICA TV PER L’EX PREMIER: MENO APPARIZIONI
FOTOMONTAGGIO IMPERDIBILE
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 144688.htm
ANZALDI METTE L’ORBACE. LO STRATEGA DEL DUCETTO METTE IN RIGA I RENZIANI INCERTI E VA ALL’ATTACCO DI BRUNO VESPA PER CONVINCERE ALFANO A VOTARE IL CONTRATTO DI SERVIZIO PER LA RAI. IL PD NON HA I NUMERI
– NUOVA POLITICA TV PER L’EX PREMIER: MENO APPARIZIONI
FOTOMONTAGGIO IMPERDIBILE
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 144688.htm
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Re: Renzi
TUTTO CAMBIA.....
ANCHE L'INNO NAZIONALE GETTATO NEL FANGO.
Dalla prima pagina del Fatto Quotidiano:
L'ABUSIVO Il Pd vuole rinviare il caso a Maggio per evitare un'altra figuraccia
Bomba Minzo sulle primarie
Sulle dimissioni si vota a scrutinio segreto: Renzi teme un salvataggio-bis
DA FRATELLI D'ITALIA......A
BANDITI D'ITALIA
ANCHE L'INNO NAZIONALE GETTATO NEL FANGO.
Dalla prima pagina del Fatto Quotidiano:
L'ABUSIVO Il Pd vuole rinviare il caso a Maggio per evitare un'altra figuraccia
Bomba Minzo sulle primarie
Sulle dimissioni si vota a scrutinio segreto: Renzi teme un salvataggio-bis
DA FRATELLI D'ITALIA......A
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Re: Renzi
L'ENIGMA
Pd, Macaluso: “Astensione al congresso al 40%? Pessima salute del partito: ormai è comitato permanente pro leader”
Politica
L'ex dirigente del Pci e del Pds, amico di Napolitano: "Per 3 anni ha deciso tutto lui, questi sono i risultati". Perché la gente si iscrive e poi non partecipa? "Si fa per una affezione storica, ma poi non ci si sente sufficiente investiti nella partecipazione e l'atto del voto perde valore"
di Valerio Valentini | 3 aprile 2017
commenti (88)
941
Più informazioni su: Congresso PD, Emanuele Macaluso, Giorgio Napolitano, Pci, PD
“Un’astensione così alta? Fotografa esattamente lo stato di pessima salute del Partito Democratico”. È uno che di dinamiche interne ai partiti e di congressi se ne intende, Emanuele Macaluso. Nella segreteria politica del Pci è entrato all’inizio degli anni Sessanta, quando ancora c’era Palmiro Togliatti. Ed è rimasto tra i vertici di Botteghe Oscure per quasi 3 decenni, fino alla svolta della Bolognina e agli inizi della Seconda Repubblica. Inevitabile, per lui, confrontare ciò che avviene nel Pd – “un partito nato già al capolinea, nel quale non sono mai voluto entrare” – con quello che succedeva nel Partito Comunista. “Quando il 41 per cento degli iscritti non va a votare in occasione del Congresso, è evidente che c’è un problema”. E per Macaluso, 93 anni e una lunga amicizia con Giorgio Napolitano, il problema ha un nome e un cognome. “Matteo Renzi ha imposto a un partito già in difficoltà i suoi metodi fallimentari: per 3 anni ha deciso tutto lui, senza mai far riferimento alla base. E questi sono i risultati”.
I risultati, appunto, parlano di 266.726 votanti ai congressi dei circoli del Pd, su un totale di 449.852 iscritti. Secondo il Nazareno, dunque, l’affluenza si è fermata a quota 59,29%. Ne è sorpreso?
No. È da tempo che nel Pd non c’è militanza né partecipazione vera. Non è che puoi chiamare la gente a votare quando non la hai mai chiamata per discutere e confrontarsi. I circoli non hanno alcuna vita politica reale, non si può pretendere che si rianimino d’incanto in occasione delle primarie.
Lei descrive uno stravolgimento del partito. Ma si tratta davvero di fenomeni inediti?
Quello che è cambiato in questi ultimi anni è la trasformazione del partito in un comitato permanente a sostegno del leader. Il Pd non è neanche più un partito: è un aggregato politico-elettorale. E i dati sull’astensione stanno lì a dimostrarlo.
E lo squilibrio tra tessere e voti? Perché la gente s’iscrive e poi non partecipa alla fase cruciale del Congresso?
Ci s’iscrive spesso in nome di una affezione storica, per rispetto di una certa tradizione. Ma poi non ci si sente investiti di alcuna effettiva responsabilità di partecipazione e dunque anche l’atto del voto perde valore. Tra l’altro, la percentuale di astensione non dice tutto: quella cifra è per certi versi fin troppo indulgente…
In che senso?
Molti miei amici rimasti nel Pd mi parlano di situazioni ancor più tristi. In alcuni circoli si presentavano non più di una ventina di persone a discutere le varie mozioni e poi al momento del voto si registravano 200 preferenze.
Insomma i votanti sono pochi rispetto agli iscritti, ma i partecipanti effettivi sono ancor meno. È così?
Esatto. Le persone che partecipano davvero sono una estrema minoranza. La disaffezione e lo scollamento sono ancora più massicce rispetto a ciò che quel 41 per cento, di per sé già alto, lasci supporre.
C’è però chi, alla base di questo squilibrio tra iscritti e votanti, vede le solite logiche di tesserificio.
Solite? Nel partito di cui ho fatto parte, quelle logiche non esistevano affatto. Lì militanza e partecipazione contavano davvero.
Eppure i tesseramenti gonfiati, i padroni delle tessere che iscrivevano d’ufficio centinaia di persone a loro insaputa per acquistare più speso specifico sul territorio, sono fenomeni tipici della Prima Repubblica. E non solo.
Non di tutta la Prima Repubblica. Certe dinamiche appartenevano senz’altro alla Democrazia Cristiana, e nella sua fase finale anche al Partito Socialista. Ma una cosa è certa: dati del genere sull’astensione e sulla mancata partecipazione, sono tipici di momenti di crisi dei partiti. I dirigenti del Pd, attuali e futuri, dovrebbero tenerlo a mente.
di Valerio Valentini | 3 aprile 2017
Pd, Macaluso: “Astensione al congresso al 40%? Pessima salute del partito: ormai è comitato permanente pro leader”
Politica
L'ex dirigente del Pci e del Pds, amico di Napolitano: "Per 3 anni ha deciso tutto lui, questi sono i risultati". Perché la gente si iscrive e poi non partecipa? "Si fa per una affezione storica, ma poi non ci si sente sufficiente investiti nella partecipazione e l'atto del voto perde valore"
di Valerio Valentini | 3 aprile 2017
commenti (88)
941
Più informazioni su: Congresso PD, Emanuele Macaluso, Giorgio Napolitano, Pci, PD
“Un’astensione così alta? Fotografa esattamente lo stato di pessima salute del Partito Democratico”. È uno che di dinamiche interne ai partiti e di congressi se ne intende, Emanuele Macaluso. Nella segreteria politica del Pci è entrato all’inizio degli anni Sessanta, quando ancora c’era Palmiro Togliatti. Ed è rimasto tra i vertici di Botteghe Oscure per quasi 3 decenni, fino alla svolta della Bolognina e agli inizi della Seconda Repubblica. Inevitabile, per lui, confrontare ciò che avviene nel Pd – “un partito nato già al capolinea, nel quale non sono mai voluto entrare” – con quello che succedeva nel Partito Comunista. “Quando il 41 per cento degli iscritti non va a votare in occasione del Congresso, è evidente che c’è un problema”. E per Macaluso, 93 anni e una lunga amicizia con Giorgio Napolitano, il problema ha un nome e un cognome. “Matteo Renzi ha imposto a un partito già in difficoltà i suoi metodi fallimentari: per 3 anni ha deciso tutto lui, senza mai far riferimento alla base. E questi sono i risultati”.
I risultati, appunto, parlano di 266.726 votanti ai congressi dei circoli del Pd, su un totale di 449.852 iscritti. Secondo il Nazareno, dunque, l’affluenza si è fermata a quota 59,29%. Ne è sorpreso?
No. È da tempo che nel Pd non c’è militanza né partecipazione vera. Non è che puoi chiamare la gente a votare quando non la hai mai chiamata per discutere e confrontarsi. I circoli non hanno alcuna vita politica reale, non si può pretendere che si rianimino d’incanto in occasione delle primarie.
Lei descrive uno stravolgimento del partito. Ma si tratta davvero di fenomeni inediti?
Quello che è cambiato in questi ultimi anni è la trasformazione del partito in un comitato permanente a sostegno del leader. Il Pd non è neanche più un partito: è un aggregato politico-elettorale. E i dati sull’astensione stanno lì a dimostrarlo.
E lo squilibrio tra tessere e voti? Perché la gente s’iscrive e poi non partecipa alla fase cruciale del Congresso?
Ci s’iscrive spesso in nome di una affezione storica, per rispetto di una certa tradizione. Ma poi non ci si sente investiti di alcuna effettiva responsabilità di partecipazione e dunque anche l’atto del voto perde valore. Tra l’altro, la percentuale di astensione non dice tutto: quella cifra è per certi versi fin troppo indulgente…
In che senso?
Molti miei amici rimasti nel Pd mi parlano di situazioni ancor più tristi. In alcuni circoli si presentavano non più di una ventina di persone a discutere le varie mozioni e poi al momento del voto si registravano 200 preferenze.
Insomma i votanti sono pochi rispetto agli iscritti, ma i partecipanti effettivi sono ancor meno. È così?
Esatto. Le persone che partecipano davvero sono una estrema minoranza. La disaffezione e lo scollamento sono ancora più massicce rispetto a ciò che quel 41 per cento, di per sé già alto, lasci supporre.
C’è però chi, alla base di questo squilibrio tra iscritti e votanti, vede le solite logiche di tesserificio.
Solite? Nel partito di cui ho fatto parte, quelle logiche non esistevano affatto. Lì militanza e partecipazione contavano davvero.
Eppure i tesseramenti gonfiati, i padroni delle tessere che iscrivevano d’ufficio centinaia di persone a loro insaputa per acquistare più speso specifico sul territorio, sono fenomeni tipici della Prima Repubblica. E non solo.
Non di tutta la Prima Repubblica. Certe dinamiche appartenevano senz’altro alla Democrazia Cristiana, e nella sua fase finale anche al Partito Socialista. Ma una cosa è certa: dati del genere sull’astensione e sulla mancata partecipazione, sono tipici di momenti di crisi dei partiti. I dirigenti del Pd, attuali e futuri, dovrebbero tenerlo a mente.
di Valerio Valentini | 3 aprile 2017
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Re: Renzi
Eppure i tesseramenti gonfiati, i padroni delle tessere che iscrivevano d’ufficio centinaia di persone a loro insaputa per acquistare più speso specifico sul territorio, sono fenomeni tipici della Prima Repubblica. E non solo.
Non di tutta la Prima Repubblica.
Certe dinamiche appartenevano senz’altro alla Democrazia Cristiana, e nella sua fase finale anche al Partito Socialista.
Ma una cosa è certa: dati del genere sull’astensione e sulla mancata partecipazione, sono tipici di momenti di crisi dei partiti. I dirigenti del Pd, attuali e futuri, dovrebbero tenerlo a mente.
Emanuele Macaluso
DA MO’ IL PD E’ LA NUOVA DC. 3.0. PERCHE’ CI VUOLE TANTO A CAPIRLO???????
Non di tutta la Prima Repubblica.
Certe dinamiche appartenevano senz’altro alla Democrazia Cristiana, e nella sua fase finale anche al Partito Socialista.
Ma una cosa è certa: dati del genere sull’astensione e sulla mancata partecipazione, sono tipici di momenti di crisi dei partiti. I dirigenti del Pd, attuali e futuri, dovrebbero tenerlo a mente.
Emanuele Macaluso
DA MO’ IL PD E’ LA NUOVA DC. 3.0. PERCHE’ CI VUOLE TANTO A CAPIRLO???????
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Re: Renzi
STOCCATA E FUGA
Matteo & C.
sono “fess news”
: cioè notizie sceme »
ANTONIO PADELLARO
Con supremo sprezzo del ridicolo, Matteo Renzi è tornato a ficcarsi nel buco nero delle sue dimissioni in caso di sconfitta elettorale dando luogo alla tarantella di smentite e contro - smentite dopo un’intervista a Panorama dove avrebbe detto ‘lascio la politica se non avrò i voti’ (ma tu pensa …) invece che, come pubblicato, ‘lascio la politica se perdo’. Ora, trattandosi di uno che già aveva solennemente annunciato al Paese che se sconfitto al referendum si sarebbe ritirato a vita privata, e invece rieccolo lì, la “notizia” dovrebbe essere rubricata sotto la voce chissenefrega o usata per lanciare l’appello aiutatelo a smettere rivolto ad amici e familiari. Un’altra ipotesi riguarda la crescita di quelle che potremmo chiamare fess news ovvero: sparala scema qualcosa resterà. A parte Renzi, soltanto ieri ne abbiamo raccolte un paio. L’anonimo renziano (e pure di rango secondo il Corriere della Sera ) che paragona “all’attentato di Sarajevo che provocò la Prima guerra mondiale”, la mancata elezione di un dem in commissione Affari costituzionali del Senato. O il capogruppo M5S Castaldo, che sui gas tossici in Siria dice convinto: “Dubito che sia stato Assad perché non gli conveniva militarmente e politicamente”, che rappresenta pur sempre una prova inoppugnabile. Mentre non sappiamo come classificare l’obiezione di Alessia Morani (Pd) che a Tommaso Montanari, giustamente critico sul plagio della ministra Madia, replica sicura: “E allora secondo lei l’onorevole Di Maio che è fuoricorso potrebbe fare il premier?”. Un po’ come se Luciano Spalletti per nascondere la sconfitta della Roma al derby tirasse in ballo la bruttezza delle maglie laziali. Scherzi a parte, siamo rapidamente passati dallo Stato spettacolo alla politica intrattenimento ai politici che sui social trasformano in barzellette le questioni serie. Infatti, Renzi sarebbe stato più coerente se avesse detto: lascio la politica se non avrò abbastanza clic.
Venerdì 7 Aprile 2017 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Matteo & C.
sono “fess news”
: cioè notizie sceme »
ANTONIO PADELLARO
Con supremo sprezzo del ridicolo, Matteo Renzi è tornato a ficcarsi nel buco nero delle sue dimissioni in caso di sconfitta elettorale dando luogo alla tarantella di smentite e contro - smentite dopo un’intervista a Panorama dove avrebbe detto ‘lascio la politica se non avrò i voti’ (ma tu pensa …) invece che, come pubblicato, ‘lascio la politica se perdo’. Ora, trattandosi di uno che già aveva solennemente annunciato al Paese che se sconfitto al referendum si sarebbe ritirato a vita privata, e invece rieccolo lì, la “notizia” dovrebbe essere rubricata sotto la voce chissenefrega o usata per lanciare l’appello aiutatelo a smettere rivolto ad amici e familiari. Un’altra ipotesi riguarda la crescita di quelle che potremmo chiamare fess news ovvero: sparala scema qualcosa resterà. A parte Renzi, soltanto ieri ne abbiamo raccolte un paio. L’anonimo renziano (e pure di rango secondo il Corriere della Sera ) che paragona “all’attentato di Sarajevo che provocò la Prima guerra mondiale”, la mancata elezione di un dem in commissione Affari costituzionali del Senato. O il capogruppo M5S Castaldo, che sui gas tossici in Siria dice convinto: “Dubito che sia stato Assad perché non gli conveniva militarmente e politicamente”, che rappresenta pur sempre una prova inoppugnabile. Mentre non sappiamo come classificare l’obiezione di Alessia Morani (Pd) che a Tommaso Montanari, giustamente critico sul plagio della ministra Madia, replica sicura: “E allora secondo lei l’onorevole Di Maio che è fuoricorso potrebbe fare il premier?”. Un po’ come se Luciano Spalletti per nascondere la sconfitta della Roma al derby tirasse in ballo la bruttezza delle maglie laziali. Scherzi a parte, siamo rapidamente passati dallo Stato spettacolo alla politica intrattenimento ai politici che sui social trasformano in barzellette le questioni serie. Infatti, Renzi sarebbe stato più coerente se avesse detto: lascio la politica se non avrò abbastanza clic.
Venerdì 7 Aprile 2017 | IL FATTO QUOTIDIANO |
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Re: Renzi
Ha scritto Aldo Giannuli, il 30 marzo u.s.,:
L’attuale situazione internazionale desta in molti preoccupazione e sorpresa: non esiste un ordine mondiale, stiamo scivolando verso l’anarchia internazionale e questo fa temere l’approssimarsi di nuove guerre, sino all’esplosione di un nuovo grande conflitto mondiale
NOI, RISPETTO AL MONDO, ABBIAMO UNA DISCGRAZIA IN PIU’:
Renzi avvisa Gentiloni: il capo sono sempre io
Il leader fa pace (a modo suo) col governo
Laura Cesaretti - Sab, 08/04/2017 - 09:11
commenta
Passata la buriana del caso Torrisi, tra il Pd di Matteo Renzi e il governo di Paolo Gentiloni è tutto uno scambio di segnali di pace, moine e affettuosità.
Giovedì il segretario uscente (e con ogni probabilità rientrante) del Pd aveva celebrato le mosse dell'esecutivo che «prosegue sulla strada delle nostre riforme», e aveva annunciato per il giorno dopo un Consiglio dei ministri decisivo per l'attuazione della Buona scuola. E ieri, al termine della riunione di Gabinetto, il premier ha ricambiato la cortesia durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, al fianco del ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli: «Noi siamo al lavoro per affrontare i problemi del Paese e sviluppare la nostra agenda di riforme ed è fondamentale l'attuazione delle decisioni prese in questi anni dal governo presieduto da Renzi». Per poi sottolineare che, tra il suo governo e quello di Renzi «c'è una continuità e una agenda impegnativa che riguarda le riforme future». Del resto, sottolinea Maria Elena Boschi, su 16 provvedimenti attuativi varati dall'esecutivo, ben 15 sono relativi alle riforme renziane.
Matteo Renzi prosegue la campagna per le primarie del 30 aprile, oggi sarà in partibus infidelium, nella Bari di Michele Emiliano (dove però nei circoli ha vinto l'ex premier), mentre ieri era a casa sua, a Firenze, e da lì è tornato sul caso Torrisi: «Avete visto quello che è successo al Senato: si sono messi tutti d'accordo, con i franchi tiratori, perché non hanno nemmeno il coraggio delle loro azioni. Come previsto, dopo il referendum del 4 dicembre si è tornati ai giochini della Prima Repubblica». Poi è andato all'attacco degli avversari grillini, mettendo nel mirino Casaleggio junior, reduce dall'imbarazzante performance a Otto e mezzo: «Lo avete visto ieri sera Davide Casaleggio in tv? Il messaggio che arriva da quella parte lì è uno: noi scegliamo il leader sulla base della democrazia, loro sulla base della dinastia». Poi Renzi ha rievocato la famosa inchiesta Consip, che vede indagati il padre Tiziano e il braccio destro Luca Lotti e che nel frattempo è sparita nella nebbia: «Questa vicenda giudiziaria, che altri politici terrebbero bassa, io non la tengo bassa. Perché voglio sapere come va a finire.
So, conosco la nostra onestà, e noi la bandiera dell'onestà non la lasciamo a un partito guidato da un leader pregiudicato». Quanto alle primarie, l'ex premier invita il Pd a «fare i gazebo in piazza, per non chiuderci nei circoli», perché «è meglio essere in piazza che chiusi in una villa della Brianza o in un blog ligure». Ai suoi competitor interni, che non perdono occasione per attaccarlo, manda un messaggio soave: «Noi le primarie non le facciamo contro Andrea Orlando o Michele Emiliano, le facciamo per l'Italia, e semmai contro un modello come quello di Grillo o Salvini». In serata poi l'ex premier torna in tv, ma defilato in terza serata, a Lineanotte, e solo per parlare di vaccini: «Un tema su cui la politica deve seguire la scienza, non le paure irrazionali. È in gioco il futuro dei nostri bambini».
L’attuale situazione internazionale desta in molti preoccupazione e sorpresa: non esiste un ordine mondiale, stiamo scivolando verso l’anarchia internazionale e questo fa temere l’approssimarsi di nuove guerre, sino all’esplosione di un nuovo grande conflitto mondiale
NOI, RISPETTO AL MONDO, ABBIAMO UNA DISCGRAZIA IN PIU’:
Renzi avvisa Gentiloni: il capo sono sempre io
Il leader fa pace (a modo suo) col governo
Laura Cesaretti - Sab, 08/04/2017 - 09:11
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Passata la buriana del caso Torrisi, tra il Pd di Matteo Renzi e il governo di Paolo Gentiloni è tutto uno scambio di segnali di pace, moine e affettuosità.
Giovedì il segretario uscente (e con ogni probabilità rientrante) del Pd aveva celebrato le mosse dell'esecutivo che «prosegue sulla strada delle nostre riforme», e aveva annunciato per il giorno dopo un Consiglio dei ministri decisivo per l'attuazione della Buona scuola. E ieri, al termine della riunione di Gabinetto, il premier ha ricambiato la cortesia durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, al fianco del ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli: «Noi siamo al lavoro per affrontare i problemi del Paese e sviluppare la nostra agenda di riforme ed è fondamentale l'attuazione delle decisioni prese in questi anni dal governo presieduto da Renzi». Per poi sottolineare che, tra il suo governo e quello di Renzi «c'è una continuità e una agenda impegnativa che riguarda le riforme future». Del resto, sottolinea Maria Elena Boschi, su 16 provvedimenti attuativi varati dall'esecutivo, ben 15 sono relativi alle riforme renziane.
Matteo Renzi prosegue la campagna per le primarie del 30 aprile, oggi sarà in partibus infidelium, nella Bari di Michele Emiliano (dove però nei circoli ha vinto l'ex premier), mentre ieri era a casa sua, a Firenze, e da lì è tornato sul caso Torrisi: «Avete visto quello che è successo al Senato: si sono messi tutti d'accordo, con i franchi tiratori, perché non hanno nemmeno il coraggio delle loro azioni. Come previsto, dopo il referendum del 4 dicembre si è tornati ai giochini della Prima Repubblica». Poi è andato all'attacco degli avversari grillini, mettendo nel mirino Casaleggio junior, reduce dall'imbarazzante performance a Otto e mezzo: «Lo avete visto ieri sera Davide Casaleggio in tv? Il messaggio che arriva da quella parte lì è uno: noi scegliamo il leader sulla base della democrazia, loro sulla base della dinastia». Poi Renzi ha rievocato la famosa inchiesta Consip, che vede indagati il padre Tiziano e il braccio destro Luca Lotti e che nel frattempo è sparita nella nebbia: «Questa vicenda giudiziaria, che altri politici terrebbero bassa, io non la tengo bassa. Perché voglio sapere come va a finire.
So, conosco la nostra onestà, e noi la bandiera dell'onestà non la lasciamo a un partito guidato da un leader pregiudicato». Quanto alle primarie, l'ex premier invita il Pd a «fare i gazebo in piazza, per non chiuderci nei circoli», perché «è meglio essere in piazza che chiusi in una villa della Brianza o in un blog ligure». Ai suoi competitor interni, che non perdono occasione per attaccarlo, manda un messaggio soave: «Noi le primarie non le facciamo contro Andrea Orlando o Michele Emiliano, le facciamo per l'Italia, e semmai contro un modello come quello di Grillo o Salvini». In serata poi l'ex premier torna in tv, ma defilato in terza serata, a Lineanotte, e solo per parlare di vaccini: «Un tema su cui la politica deve seguire la scienza, non le paure irrazionali. È in gioco il futuro dei nostri bambini».
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Re: Renzi
Ha scritto Aldo Giannuli, il 30 marzo u.s.,:
L’attuale situazione internazionale desta in molti preoccupazione e sorpresa: non esiste un ordine mondiale, stiamo scivolando verso l’anarchia internazionale e questo fa temere l’approssimarsi di nuove guerre, sino all’esplosione di un nuovo grande conflitto mondiale
NOI, RISPETTO AL MONDO, ABBIAMO UNA DISCGRAZIA IN PIU’:
Renzi avvisa Gentiloni: il capo sono sempre io
Il leader fa pace (a modo suo) col governo
Laura Cesaretti - Sab, 08/04/2017 - 09:11
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Passata la buriana del caso Torrisi, tra il Pd di Matteo Renzi e il governo di Paolo Gentiloni è tutto uno scambio di segnali di pace, moine e affettuosità.
Giovedì il segretario uscente (e con ogni probabilità rientrante) del Pd aveva celebrato le mosse dell'esecutivo che «prosegue sulla strada delle nostre riforme», e aveva annunciato per il giorno dopo un Consiglio dei ministri decisivo per l'attuazione della Buona scuola. E ieri, al termine della riunione di Gabinetto, il premier ha ricambiato la cortesia durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, al fianco del ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli: «Noi siamo al lavoro per affrontare i problemi del Paese e sviluppare la nostra agenda di riforme ed è fondamentale l'attuazione delle decisioni prese in questi anni dal governo presieduto da Renzi». Per poi sottolineare che, tra il suo governo e quello di Renzi «c'è una continuità e una agenda impegnativa che riguarda le riforme future». Del resto, sottolinea Maria Elena Boschi, su 16 provvedimenti attuativi varati dall'esecutivo, ben 15 sono relativi alle riforme renziane.
Matteo Renzi prosegue la campagna per le primarie del 30 aprile, oggi sarà in partibus infidelium, nella Bari di Michele Emiliano (dove però nei circoli ha vinto l'ex premier), mentre ieri era a casa sua, a Firenze, e da lì è tornato sul caso Torrisi: «Avete visto quello che è successo al Senato: si sono messi tutti d'accordo, con i franchi tiratori, perché non hanno nemmeno il coraggio delle loro azioni. Come previsto, dopo il referendum del 4 dicembre si è tornati ai giochini della Prima Repubblica». Poi è andato all'attacco degli avversari grillini, mettendo nel mirino Casaleggio junior, reduce dall'imbarazzante performance a Otto e mezzo: «Lo avete visto ieri sera Davide Casaleggio in tv? Il messaggio che arriva da quella parte lì è uno: noi scegliamo il leader sulla base della democrazia, loro sulla base della dinastia». Poi Renzi ha rievocato la famosa inchiesta Consip, che vede indagati il padre Tiziano e il braccio destro Luca Lotti e che nel frattempo è sparita nella nebbia: «Questa vicenda giudiziaria, che altri politici terrebbero bassa, io non la tengo bassa. Perché voglio sapere come va a finire.
So, conosco la nostra onestà, e noi la bandiera dell'onestà non la lasciamo a un partito guidato da un leader pregiudicato». Quanto alle primarie, l'ex premier invita il Pd a «fare i gazebo in piazza, per non chiuderci nei circoli», perché «è meglio essere in piazza che chiusi in una villa della Brianza o in un blog ligure». Ai suoi competitor interni, che non perdono occasione per attaccarlo, manda un messaggio soave: «Noi le primarie non le facciamo contro Andrea Orlando o Michele Emiliano, le facciamo per l'Italia, e semmai contro un modello come quello di Grillo o Salvini». In serata poi l'ex premier torna in tv, ma defilato in terza serata, a Lineanotte, e solo per parlare di vaccini: «Un tema su cui la politica deve seguire la scienza, non le paure irrazionali. È in gioco il futuro dei nostri bambini».
L’attuale situazione internazionale desta in molti preoccupazione e sorpresa: non esiste un ordine mondiale, stiamo scivolando verso l’anarchia internazionale e questo fa temere l’approssimarsi di nuove guerre, sino all’esplosione di un nuovo grande conflitto mondiale
NOI, RISPETTO AL MONDO, ABBIAMO UNA DISCGRAZIA IN PIU’:
Renzi avvisa Gentiloni: il capo sono sempre io
Il leader fa pace (a modo suo) col governo
Laura Cesaretti - Sab, 08/04/2017 - 09:11
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Passata la buriana del caso Torrisi, tra il Pd di Matteo Renzi e il governo di Paolo Gentiloni è tutto uno scambio di segnali di pace, moine e affettuosità.
Giovedì il segretario uscente (e con ogni probabilità rientrante) del Pd aveva celebrato le mosse dell'esecutivo che «prosegue sulla strada delle nostre riforme», e aveva annunciato per il giorno dopo un Consiglio dei ministri decisivo per l'attuazione della Buona scuola. E ieri, al termine della riunione di Gabinetto, il premier ha ricambiato la cortesia durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, al fianco del ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli: «Noi siamo al lavoro per affrontare i problemi del Paese e sviluppare la nostra agenda di riforme ed è fondamentale l'attuazione delle decisioni prese in questi anni dal governo presieduto da Renzi». Per poi sottolineare che, tra il suo governo e quello di Renzi «c'è una continuità e una agenda impegnativa che riguarda le riforme future». Del resto, sottolinea Maria Elena Boschi, su 16 provvedimenti attuativi varati dall'esecutivo, ben 15 sono relativi alle riforme renziane.
Matteo Renzi prosegue la campagna per le primarie del 30 aprile, oggi sarà in partibus infidelium, nella Bari di Michele Emiliano (dove però nei circoli ha vinto l'ex premier), mentre ieri era a casa sua, a Firenze, e da lì è tornato sul caso Torrisi: «Avete visto quello che è successo al Senato: si sono messi tutti d'accordo, con i franchi tiratori, perché non hanno nemmeno il coraggio delle loro azioni. Come previsto, dopo il referendum del 4 dicembre si è tornati ai giochini della Prima Repubblica». Poi è andato all'attacco degli avversari grillini, mettendo nel mirino Casaleggio junior, reduce dall'imbarazzante performance a Otto e mezzo: «Lo avete visto ieri sera Davide Casaleggio in tv? Il messaggio che arriva da quella parte lì è uno: noi scegliamo il leader sulla base della democrazia, loro sulla base della dinastia». Poi Renzi ha rievocato la famosa inchiesta Consip, che vede indagati il padre Tiziano e il braccio destro Luca Lotti e che nel frattempo è sparita nella nebbia: «Questa vicenda giudiziaria, che altri politici terrebbero bassa, io non la tengo bassa. Perché voglio sapere come va a finire.
So, conosco la nostra onestà, e noi la bandiera dell'onestà non la lasciamo a un partito guidato da un leader pregiudicato». Quanto alle primarie, l'ex premier invita il Pd a «fare i gazebo in piazza, per non chiuderci nei circoli», perché «è meglio essere in piazza che chiusi in una villa della Brianza o in un blog ligure». Ai suoi competitor interni, che non perdono occasione per attaccarlo, manda un messaggio soave: «Noi le primarie non le facciamo contro Andrea Orlando o Michele Emiliano, le facciamo per l'Italia, e semmai contro un modello come quello di Grillo o Salvini». In serata poi l'ex premier torna in tv, ma defilato in terza serata, a Lineanotte, e solo per parlare di vaccini: «Un tema su cui la politica deve seguire la scienza, non le paure irrazionali. È in gioco il futuro dei nostri bambini».
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Re: Renzi
Ma quanto sono fessi e ipermasochisti una parte di italiani.
Pd, Renzi parla già da candidato premier. E
attacca il M5s e Casaleggio: “Ecco tre
differenze tra noi e loro”
Ripetono all’infinito sempre gli stessi errori, senza mai imparare niente.
Dieci anni, fa La Repubblica, riportava la notizia di un avventore di un bar di Viale Palmanova in Milano, che sistematicamente tutte le sere quando usciva dal bar andava a sbattere contro tutti i pali della luce compresi nel tragitto tra il bar e casa sua.
Tutte le sere non se ne perdeva uno.
Vabbè quello era giustificabile perché tutte le sere si ubriacava al bar prima di rientare a casa.
Ma gli italiani che hanno la sindrome di Pinocchio, non sono ubriachi e quindi non sono affatto giustificabili.
Non abbiamo già passato parecchi guai con Pinocchio Mussoloni???
Dobbiamo fare il bis?
di Manolo Lanaro | 9 aprile 2017
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Più informazioni su: Davide Casaleggio, Ivrea, Matteo Renzi, Movimento 5 Stelle, PD, Primarie PD
Matteo Renzi sente già in tasca la vittoria alle primarie del Pd. Così, alla ‘Convenzione nazionale del Partito Democratico’ a Roma, si lancia in un discorso da candidato premier: “Andremo a sfidare il Paese per non consegnarlo a Grillo”. Il M5s, infatti, è il principale bersaglio delle sue invettive. “Ieri ad Ivrea hanno lanciato un’opa sul Paese. Non ci fanno paura – afferma Renzi dal palco dell’hotel Ergife – ed elenca le tre principali “diversità con M5s“. La prima è sulla leadership: “Ora sappiamo che Davide Casalggio è il loro leader: bene, scelgono il figlio del fondatore attraverso un atto dinastico. Dinastia contro Democrazia”. La seconda: “Noi crediamo nella scienza, loro nella paura: paura contro scienza” – e la terza – lavoro contro sussidi ed assistenzialismo” attaccando la fattibilità del reddito di cittadinanza firmato 5 stelle. Poi Renzi tocca il tema degli scandali e delle inchieste giudiziarie che riguardano esponenti del Pd: “Noi siamo dalla parte dell’onestà e lezioni di onestà da partiti fondati da pregiudicati non le prenderemo mai, per noi – conclude Renzi – parla la nostra fedina penale”
VIDEO
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04 ... o/3510643/
Pd, Renzi parla già da candidato premier. E
attacca il M5s e Casaleggio: “Ecco tre
differenze tra noi e loro”
Ripetono all’infinito sempre gli stessi errori, senza mai imparare niente.
Dieci anni, fa La Repubblica, riportava la notizia di un avventore di un bar di Viale Palmanova in Milano, che sistematicamente tutte le sere quando usciva dal bar andava a sbattere contro tutti i pali della luce compresi nel tragitto tra il bar e casa sua.
Tutte le sere non se ne perdeva uno.
Vabbè quello era giustificabile perché tutte le sere si ubriacava al bar prima di rientare a casa.
Ma gli italiani che hanno la sindrome di Pinocchio, non sono ubriachi e quindi non sono affatto giustificabili.
Non abbiamo già passato parecchi guai con Pinocchio Mussoloni???
Dobbiamo fare il bis?
di Manolo Lanaro | 9 aprile 2017
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Matteo Renzi sente già in tasca la vittoria alle primarie del Pd. Così, alla ‘Convenzione nazionale del Partito Democratico’ a Roma, si lancia in un discorso da candidato premier: “Andremo a sfidare il Paese per non consegnarlo a Grillo”. Il M5s, infatti, è il principale bersaglio delle sue invettive. “Ieri ad Ivrea hanno lanciato un’opa sul Paese. Non ci fanno paura – afferma Renzi dal palco dell’hotel Ergife – ed elenca le tre principali “diversità con M5s“. La prima è sulla leadership: “Ora sappiamo che Davide Casalggio è il loro leader: bene, scelgono il figlio del fondatore attraverso un atto dinastico. Dinastia contro Democrazia”. La seconda: “Noi crediamo nella scienza, loro nella paura: paura contro scienza” – e la terza – lavoro contro sussidi ed assistenzialismo” attaccando la fattibilità del reddito di cittadinanza firmato 5 stelle. Poi Renzi tocca il tema degli scandali e delle inchieste giudiziarie che riguardano esponenti del Pd: “Noi siamo dalla parte dell’onestà e lezioni di onestà da partiti fondati da pregiudicati non le prenderemo mai, per noi – conclude Renzi – parla la nostra fedina penale”
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Re: Renzi
....LE DISGRAZIE PER LO STIVALONE NON FINISCONO MAI...
UN FOTOMONTAGGIO DA NON PERDERE, ......CON ANNESSO ARTICOLO
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 145742.htm
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Re: Renzi
....LE DISGRAZIE PER LO STIVALONE NON FINISCONO MAI...
Politica
Renzi, il Falso Quotidiano e la poraccitudine
di Andrea Scanzi | 13 aprile 2017
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Più informazioni su: Consip, Il Fatto Quotidiano, Luca Lotti, Matteo Renzi, Otto e mezzo, Tiziano Renzi
Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
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Non è vero che Renzi mi stia antipatico. In realtà mi fa tenerezza. L’ho definitivamente capito ieri, quando ha deliziato come sempre gli astanti a Otto e mezzo. In primo luogo, Renzi vive il dramma di prendere peso. Narciso com’è, e va da sé senza motivo alcuno, soffre tremendamente quei sei o sette menti che coltiva ormai con la stessa solerzia che usava Bob Marley per tenere ben vive le sue piantine di maria.
C’è poi l’aspetto più intellettualmente disonesto, ovvero che l’errore (gravissimo) del capitano del Noe cancelli tutto. Figuriamoci: nulla sposta sulla vicenda Consip, che vedeva e vede implicati Lotti, Del Sette e Saltalamacchia, tirati in causa dall’ad di Consip Marroni, uomo peraltro non certo antirenziano: o mente Marroni, o mentono gli altri. Tertium non datur.
Anche il ruolo di Tiziano Renzi non è certo chiarito del tutto: rimangono i pizzini di Romeo, rimangono le parole del piddino Mazzei (secondo il quale Tizianone Rulez incontrò in una “bettola” Romeo e il facilitatore Carlo Russo), rimangono le dichiarazioni del solito Marroni. Eccetera. Tiziano Renzi è sicuramente innocente, così come lo è Lotti e come lo sono Del Sette e Saltalamacchia, ma da qui a dire che “tutto è franato”, come asseriscono comicamente i marilavia, ce ne passa.
C’è poi l’aspetto lessicale che mi affascina. La mancanza di talento di Renzi mi fa ogni volta cascare gli zebedei. E io detesto quando essi cascano, perché ci sono affezionato. Ieri, con l’aria di chi ha appena scoperto il Teorema di Rolle, si è inventato (?) la trovata del “Fatto Quotidiano” che diventa “Falso Quotidiano”. Acciderbolina, ma qui siamo dalle parti di Gadda, di David Forster Wallace: che parossismo di genialità. Me lo immagino, il Renzino anzi Renzone, che al pomeriggio discute con quel trionfo di cervelli in fuga (da se stessi) tipo Kant Anzaldi, Zarathustra Nicodemo e Aristotele Sensi (purtroppo Jim Messina se n’è andato), per poi partorire questa pensata dialettica epocale, a uso e consumo di quei sei o sette bimbominkia che ora la useranno in rete eccitandosi come facevano fino a ieri usando “Fango Quotidiano”. Un trionfo di poraccitudine senza pari. Renzi è il classico tipo che, al liceo, diceva “Ci hai creduto? Faccia di velluto” e poi si faceva i complimenti da solo per la rima. Una prece.
P.S. Renzi che dà del “falso” a qualcun altro, dopo aver giurato che avrebbe abbandonato per sempre la politica qualora avesse perso il 4 dicembre (vamos), è un po’ come Adinolfi che cita Full Metal Jacket chiamando “palla di lardo” Fassino: prova a essere meno ridicolo, Matteuccio. Forse ce la fai. (Forse)
di Andrea Scanzi | 13 aprile 2017
Politica
Renzi, il Falso Quotidiano e la poraccitudine
di Andrea Scanzi | 13 aprile 2017
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Andrea Scanzi
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Non è vero che Renzi mi stia antipatico. In realtà mi fa tenerezza. L’ho definitivamente capito ieri, quando ha deliziato come sempre gli astanti a Otto e mezzo. In primo luogo, Renzi vive il dramma di prendere peso. Narciso com’è, e va da sé senza motivo alcuno, soffre tremendamente quei sei o sette menti che coltiva ormai con la stessa solerzia che usava Bob Marley per tenere ben vive le sue piantine di maria.
C’è poi l’aspetto più intellettualmente disonesto, ovvero che l’errore (gravissimo) del capitano del Noe cancelli tutto. Figuriamoci: nulla sposta sulla vicenda Consip, che vedeva e vede implicati Lotti, Del Sette e Saltalamacchia, tirati in causa dall’ad di Consip Marroni, uomo peraltro non certo antirenziano: o mente Marroni, o mentono gli altri. Tertium non datur.
Anche il ruolo di Tiziano Renzi non è certo chiarito del tutto: rimangono i pizzini di Romeo, rimangono le parole del piddino Mazzei (secondo il quale Tizianone Rulez incontrò in una “bettola” Romeo e il facilitatore Carlo Russo), rimangono le dichiarazioni del solito Marroni. Eccetera. Tiziano Renzi è sicuramente innocente, così come lo è Lotti e come lo sono Del Sette e Saltalamacchia, ma da qui a dire che “tutto è franato”, come asseriscono comicamente i marilavia, ce ne passa.
C’è poi l’aspetto lessicale che mi affascina. La mancanza di talento di Renzi mi fa ogni volta cascare gli zebedei. E io detesto quando essi cascano, perché ci sono affezionato. Ieri, con l’aria di chi ha appena scoperto il Teorema di Rolle, si è inventato (?) la trovata del “Fatto Quotidiano” che diventa “Falso Quotidiano”. Acciderbolina, ma qui siamo dalle parti di Gadda, di David Forster Wallace: che parossismo di genialità. Me lo immagino, il Renzino anzi Renzone, che al pomeriggio discute con quel trionfo di cervelli in fuga (da se stessi) tipo Kant Anzaldi, Zarathustra Nicodemo e Aristotele Sensi (purtroppo Jim Messina se n’è andato), per poi partorire questa pensata dialettica epocale, a uso e consumo di quei sei o sette bimbominkia che ora la useranno in rete eccitandosi come facevano fino a ieri usando “Fango Quotidiano”. Un trionfo di poraccitudine senza pari. Renzi è il classico tipo che, al liceo, diceva “Ci hai creduto? Faccia di velluto” e poi si faceva i complimenti da solo per la rima. Una prece.
P.S. Renzi che dà del “falso” a qualcun altro, dopo aver giurato che avrebbe abbandonato per sempre la politica qualora avesse perso il 4 dicembre (vamos), è un po’ come Adinolfi che cita Full Metal Jacket chiamando “palla di lardo” Fassino: prova a essere meno ridicolo, Matteuccio. Forse ce la fai. (Forse)
di Andrea Scanzi | 13 aprile 2017
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