La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Ma Mr. Trump non va molto d'accordo con i Cinesi ...
Prove generali di una guerra nucleare ...
Donald Trump mette in guardia la Cina: "Ci aiuti a fermare la Corea del Nord o faremo da soli"
03/04/2017 08:34 CEST | Aggiornato 03/04/2017 09:46 CEST
Ansa
Evitare uno scontro sui dazi con gli Usa che porterebbe inevitabilmente a una guerra commerciale tra le due principali potenze mondiali. Con conseguenze imprevedibili per l'intero pianeta. È l'obiettivo numero uno del presidente cinese Xi Jinping, che giovedì e venerdì avrà il suo primo faccia a faccia con Donald Trump, dopo un inizio tempestoso dei rapporti tra Pechino e la nuova amministrazione statunitense.
Intanto il presidente americano mette in guardia la Cina anche sul fronte della Corea del Nord: "Se non ci aiuteranno e non aumenteranno le loro pressioni sul regime di Pyongyang gli Stati Uniti agiranno da soli", ha detto in un'intervista al Financial Times, sottolineando come l'America è pronta a decidere "azioni unilaterali" per eliminare la minaccia nucleare nordcoreana. Da indiscrezioni si sa che tutte le opzioni sono sulla scrivania dello Studio Ovale, compresa quella estrema dei raid aerei. Del resto la costa occidentale Usa si sente minacciata, e lo stesso Barack Obama prima del passaggio di consegne ha avvertito Trump su come Pyongyang sia al momento il pericolo numero uno per la sicurezza nazionale.
Tra i due leader che si incontreranno a giorni, comunque, chi ha le idee più chiare sembra al momento Xi, che arriverebbe a Palm Beach, nella 'Casa Bianca d'Inverno di Mar-a-Lago, con un piano ben preciso: mettere sul piatto nuovi investimenti cinesi in Usa. Investimenti per parecchi miliardi di dollari, soprattutto su quei progetti infrastrutturali che Trump vuole rilanciare per creare posti di lavoro e ammodernare il Paese. Un piano da mille miliardi di dollari in dieci anni che il presidente americano dovrebbe presentare entro la fine dell'anno.
L'offerta di Pechino avrebbe un sicuro vantaggio: quello di permettere a Trump di mostrare agli americani un risultato concreto e immediato delle sue ripetute pressioni e minacce sul fronte dei dazi. Anche perché - concordano quasi tutti gli osservatori americani - il tycoon non ha ancora individuato la strategia da seguire nei confronti della Cina, prigioniero anche delle divisioni esistenti all'interno del suo staff.
Ma assicurare altri investimenti cinesi in Usa (solo lo scorso anno sono ammontati a 45 miliardi di dollari) per Xi è solo la seconda mossa di un piano ben più complesso, avviato ancor prima dell'insediamento del tycoon alla Casa Bianca e che prevede una manovra avvolgente sulla famiglia Trump. Puntando sulle persone più vicine al presidente: la figlia Ivanka, che fa affari in Cina con la sua linea di moda, e il genero Jared Kushner. E' a quest'ultimo che il presidente ha dato l'incarico di tessere le fila dei rapporti con Pechino, marginalizzando di fatto il segretario di Stato Rex Tillerson.
Ed è proprio Kushner che l'establishment cinese considera la chiave per entrare nel cuore della Casa Bianca, nello Studio Ovale. E se Tillerson è stato a Pechino per preparare il terreno alla visita di Xi, in realtà dietro le quinte sarebbero proprio Kushner e l'ambasciatore cinese a Washington Cui Tiankai al lavoro sulla dichiarazione finale del meeting in Florida. Con i due che hanno cominciato a lavorare a stretto contatto di gomito fin dalla telefonata Trump-Xi dello scorso febbraio. Chiamata organizzata per ricucire lo strappo provocato dal tycoon che, accettando una telefonata dal leader di Taiwan, aveva messo in discussione la policy statunitense di riconoscere una sola Cina, seguita fin dai tempi di Kissinger. Evitare uno scontro sui dazi con gli Usa che porterebbe inevitabilmente a una guerra commerciale tra le due principali potenze mondiali. Con conseguenze imprevedibili per l'intero pianeta. E' l'obiettivo numero uno del presidente cinese Xi Jinping, che giovedì e venerdì avrà il suo primo faccia a faccia con Donald Trump, dopo un inizio tempestoso dei rapporti tra Pechino e la nuova amministrazione statunitense.
Prove generali di una guerra nucleare ...
Donald Trump mette in guardia la Cina: "Ci aiuti a fermare la Corea del Nord o faremo da soli"
03/04/2017 08:34 CEST | Aggiornato 03/04/2017 09:46 CEST
Ansa
Evitare uno scontro sui dazi con gli Usa che porterebbe inevitabilmente a una guerra commerciale tra le due principali potenze mondiali. Con conseguenze imprevedibili per l'intero pianeta. È l'obiettivo numero uno del presidente cinese Xi Jinping, che giovedì e venerdì avrà il suo primo faccia a faccia con Donald Trump, dopo un inizio tempestoso dei rapporti tra Pechino e la nuova amministrazione statunitense.
Intanto il presidente americano mette in guardia la Cina anche sul fronte della Corea del Nord: "Se non ci aiuteranno e non aumenteranno le loro pressioni sul regime di Pyongyang gli Stati Uniti agiranno da soli", ha detto in un'intervista al Financial Times, sottolineando come l'America è pronta a decidere "azioni unilaterali" per eliminare la minaccia nucleare nordcoreana. Da indiscrezioni si sa che tutte le opzioni sono sulla scrivania dello Studio Ovale, compresa quella estrema dei raid aerei. Del resto la costa occidentale Usa si sente minacciata, e lo stesso Barack Obama prima del passaggio di consegne ha avvertito Trump su come Pyongyang sia al momento il pericolo numero uno per la sicurezza nazionale.
Tra i due leader che si incontreranno a giorni, comunque, chi ha le idee più chiare sembra al momento Xi, che arriverebbe a Palm Beach, nella 'Casa Bianca d'Inverno di Mar-a-Lago, con un piano ben preciso: mettere sul piatto nuovi investimenti cinesi in Usa. Investimenti per parecchi miliardi di dollari, soprattutto su quei progetti infrastrutturali che Trump vuole rilanciare per creare posti di lavoro e ammodernare il Paese. Un piano da mille miliardi di dollari in dieci anni che il presidente americano dovrebbe presentare entro la fine dell'anno.
L'offerta di Pechino avrebbe un sicuro vantaggio: quello di permettere a Trump di mostrare agli americani un risultato concreto e immediato delle sue ripetute pressioni e minacce sul fronte dei dazi. Anche perché - concordano quasi tutti gli osservatori americani - il tycoon non ha ancora individuato la strategia da seguire nei confronti della Cina, prigioniero anche delle divisioni esistenti all'interno del suo staff.
Ma assicurare altri investimenti cinesi in Usa (solo lo scorso anno sono ammontati a 45 miliardi di dollari) per Xi è solo la seconda mossa di un piano ben più complesso, avviato ancor prima dell'insediamento del tycoon alla Casa Bianca e che prevede una manovra avvolgente sulla famiglia Trump. Puntando sulle persone più vicine al presidente: la figlia Ivanka, che fa affari in Cina con la sua linea di moda, e il genero Jared Kushner. E' a quest'ultimo che il presidente ha dato l'incarico di tessere le fila dei rapporti con Pechino, marginalizzando di fatto il segretario di Stato Rex Tillerson.
Ed è proprio Kushner che l'establishment cinese considera la chiave per entrare nel cuore della Casa Bianca, nello Studio Ovale. E se Tillerson è stato a Pechino per preparare il terreno alla visita di Xi, in realtà dietro le quinte sarebbero proprio Kushner e l'ambasciatore cinese a Washington Cui Tiankai al lavoro sulla dichiarazione finale del meeting in Florida. Con i due che hanno cominciato a lavorare a stretto contatto di gomito fin dalla telefonata Trump-Xi dello scorso febbraio. Chiamata organizzata per ricucire lo strappo provocato dal tycoon che, accettando una telefonata dal leader di Taiwan, aveva messo in discussione la policy statunitense di riconoscere una sola Cina, seguita fin dai tempi di Kissinger. Evitare uno scontro sui dazi con gli Usa che porterebbe inevitabilmente a una guerra commerciale tra le due principali potenze mondiali. Con conseguenze imprevedibili per l'intero pianeta. E' l'obiettivo numero uno del presidente cinese Xi Jinping, che giovedì e venerdì avrà il suo primo faccia a faccia con Donald Trump, dopo un inizio tempestoso dei rapporti tra Pechino e la nuova amministrazione statunitense.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Dal Grande Fratello:
I mezzi di comunicazione durante la Seconda Guerra Mondiale
Dalla parola alla scrittura i mezzi di comunicazione si sono sviluppati sempre di più, e hanno partecipato attivamente alla nostra storia.
La creazione della stampa, della radio, della televisione o ancora d'internet hanno avuto un forte impatto sul nostro modo di vita e sulla nostra maniera di comunicare.
In questo articolo vedremo come questi mezzi di comunicazione sono stati usati durante la seconda Guerra Mondiale.
La seconda guerra mondiale è stato il più grande conflitto armato della storia che ha visto scontrarsi le potenze dell'Asse e degli Alleati tra il 1939 e 1945: non solo la forza e le armi, ma anche i mezzi di comunicazione hanno avuto un vero e proprio ruolo in questo scontro.
Per prima cosa, parleremo della censura e della propaganda.
Poi, vedremo il ruolo dei mezzi di comunicazione nella resistenza contro il nemico e infine, nei processi che hanno punito i criminali di questa guerra.
La censura è il controllo esercitato da un governo sulle pubblicazioni, il teatro o i film, che permette o rifiuta la loro presentazione pubblica mentre la propaganda aiuta la diffusione delle proprie idee, dell'opinione a una causa.
In Germania, il governo totalitario di Hitler mette in vigore molte misure.
Nel Maggio 1933, per esempio, libri scritti da ebrei, dissidenti o comunisti vengono bruciati sull'Opernplatz di Berlino
Mentre centinaia di libri vengono distrutti, uno doveva essere letto da tutti i tedeschi : Mein Kampf.
Questo libro scritto da Hitler quando era in prigione, espone le sue teorie sull’antisemitismo, sull’antimarxismo, sulla xenofobia e sull’espansionismo del popolo ariano, teorie che saranno messe in pratica quando sarà al potere il 30 Gennaio 1933.
Durante l’Occupazione francese, Hitler crea il Propagandastaffel, lo squadrone della propaganda, un servizio che controllava la pressa e l’edizione francese.
Il Propagandastaffel censiva anche i libri proibiti.
I vari elenchi portavano il nome del loro responsabile, ad esempio l’elenco Bernhard, dell’estate 1940, proibiva 143 libri politici.
L’elenco Otto del 28 Settembre 1940 proibiva i libri i cui scrittori erano ebrei, queste opere erano giudicate ostili alla Germania.
Nel Luglio 1941, vengono anche aggiunti libri scritti da inglesi e americani.
Infine, nel Marzo 1942 un secondo elenco Otto classificava le letture da promuovore e quelle da vietare.
C’era anche la Propaganda-Abteilung che attribuiva la carta alle case editrici e ai giornali francesi che erano favorevoli alla politica della Germania, anche se spesso gli uomini a capo delle redazioni e delle imprese della stampa francese erano scelti dal governo tedesco.
Il comitato di censura rileggeva anche gli articoli prima della pubblicazione.
Anche l’Italia è stata vittima di questa censura e propaganda. Infatti, alla radio si potevano ascoltare i discorsi del Duce o del Fuhrer, le marce ufficiali o le conversazioni sul razzismo.
Le altre informazioni trasmesse erano controllate, quelle che erano opposte e nocive si evitavano ma quelle che erano in accordo col Regime erano autorizzate.
Lo stesso per la stampa, i fallimenti economici e le cronache nere erano censurate per mostrare il fascismo come il modello di governo più efficace, come un vero e proprio modello di pace e moralità .
Questo controllo è stato possibile grazie all’acquisto delle maggiori testati giornalistiche tra il 1911 e il 1925 del partito fascista.
Le prime ad essere asservite al regime sono Il Secolo, Il Resto del Carlino, Il Giornale d'Italia, La Nazione, Il Messagero.
Nel 1925, cedevano anche Il Corriere della Sera e La Stampa.
Come durante l’Occupazione francese, i direttori delle case editrici erano quasi sempre inseriti nel partito fascista.
E come Hitler creò il Propagandastaffel, Mussolini creò con il suo fratello Arnaldo, l’Ordine dei giornalisti, che più tardi diventerà il Ministero della Cultura Popolare (Min.Cul.Pop).
Questo Ministero aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione, scegliere il contenuto degli articoli, l’importanza dei titoli e la loro grandezza.
Anche i giornali per bambini avevano un ruolo importante in quanto anche lì si trovavano le teorie dell’ideologia fascista !
Si parla di una "Fascistizzazione" della stampa.
La propaganda non riguardava solo la radio e la stampa ma anche il cinema o i manifesti che venivano usati per diffondere le idee.
Il cinema infatti era il mezzo più efficace nel campo dello spettacolo.
Charlie Chaplin, per esempio, con il suo film Il grande Dittatore predicava la democrazia burlandosi dei regimi totalitari.
Nei cartoon, gli Stati Uniti hanno anche predicato la democrazia con il personaggio Donald Duck, in Der Fuehrer's Face.
In Italia, le tematiche dei film diffusi erano spesso il mito bellico e l’elogio del patriottismo.
Mussolini supervisionava tutto quello che era realizzato e l’apertura e la chiusura erano dedicate a notizie che spesso lo riguardavano, era il cinegiornale.
I tedeschi, hanno girato film di propaganda per mostrare la vità “ideale”nei campi.
I manifesti servivano in parecchi paesi per mostrare il nemico o altri fatti di cronaca.
Negli Stati Uniti venivano usati per mostrare che era importante produrre a oltranza o arruolarsi nell’esercito per combattere il nemico.
Nella“la France de Vichy” i manifesti servivano per rassicurare la gente sotto l’occupazione tedesca.
“Francesi ! Non siete
Venduti, né tradetti, né abbandonati,
venite a me con fiducia”
La France de Vichy
I mezzi di comunicazione non sono solo serviti alla censura e alla propaganda ma anche alla Résistance Française, la resistenza francese.
Tutto comincia con l’appello del 18 Giugno 1940 di Charles de Gaulle, leader delle forze armate della Francia Libera.
Questo discorso è stato diffuso dai microfoni di radio Londra (nata lo stesso anno) nella capitale inglese.
Per 4 anni, questa radio sarà l’appuntamento quotidiano dei francesi con la trasmissione “Les français parlent aux Français”, i francesi parlono ai francesi. Radio Londra dovrà difendersi da “Radio Paris” o “Radio Vichy”che sono antisemite e in accordo con l’ideologia tedesca.
Questa guerra delle radio si chiama la “guerra delle onde”.
Altri messaggi per i membri della resistenza erano anche trasmessi dalle radio clandestine.
A volte usavano l’alfabeto morse per comunicare, grazie ai piccoli trasmettitori portatili che somigliavano a dei valigi.
Trasmettitori portatili
Mentre i giornali ufficiali erano censurati dai tedeschi, la Resistenza diffondeva i propri giornali clandestini.
Inoltre venivano usate stampanti clandestine poiché il loro utilizzo erano vietato dal Regime. I giornali venivano distribuiti nelle strade oppure consegnati a domicilio. I più famosi erano: “Défense de la France”, “Combat” o “Libération et Franc-tireur”.
Per concludere, possiamo dire che i mezzi di comunicazione hanno avuto un ruolo importante durante la seconda Guerra Mondiale, dalla censura e dalla propaganda ai processi che hanno puniti i criminali di guerra.
L’evoluzione dei mezzi di comunicazione hanno avuto effetti positivi ma anche negativi. La censura e la propaganda possono essere delle armi molto pericolose se usate da una persona malintenzionata.
Ma possono anche avere ruoli posotivi come abbiamo visto con la Resistenza. Ancora oggi le testimonianze e le prove come articoli di giornale, i film, e le immagini servono a ricordarci dei fatti affinchè non si ripetano più.
Sarah Vesin
Gli italiani, sostanzialmente, apprendevano le notizie di quanto accadeva nei teatri di guerra dalla radio, per chi se la poteva permettere, dai giornali, sempre chi poteva permetterseli, e dai cinegiornali quando si potevano permettere di andare al cinema.
Ovviamente, come sopra descritto, tutte le informazioni passavano il vaglio della censura e magnificavano solo le imprese dell’Asse Roma-Berlino.
Oggi l’informazione è di molto migliorata, anche se una certa censura orienta le notizie come vuole il potere.
Però la televisione e i giornali. mettono i tricolori, al corrente di quanto accade in tempo reale sui vari teatri di guerra.
Malgrado questo salto di qualità, gli italiani sembrano cloroformizzati davanti alle notizie dai teatri di guerra.
Come se quello che vedono facesse parte di un infinito film di guerra.
E’ di qualche ora fa l’informazione di un amico che opera, per ragioni di lavoro, sul teatro milanese e dell’hinterland.
Le maggiori preoccupazioni che dominano una parte di milanesi in questi giorni, è dove trovare ancora posto per fare le vacanze di Pasqua.
Chomsky ha visto più che giusto:
La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Noi siamo le rane.
I mezzi di comunicazione durante la Seconda Guerra Mondiale
Dalla parola alla scrittura i mezzi di comunicazione si sono sviluppati sempre di più, e hanno partecipato attivamente alla nostra storia.
La creazione della stampa, della radio, della televisione o ancora d'internet hanno avuto un forte impatto sul nostro modo di vita e sulla nostra maniera di comunicare.
In questo articolo vedremo come questi mezzi di comunicazione sono stati usati durante la seconda Guerra Mondiale.
La seconda guerra mondiale è stato il più grande conflitto armato della storia che ha visto scontrarsi le potenze dell'Asse e degli Alleati tra il 1939 e 1945: non solo la forza e le armi, ma anche i mezzi di comunicazione hanno avuto un vero e proprio ruolo in questo scontro.
Per prima cosa, parleremo della censura e della propaganda.
Poi, vedremo il ruolo dei mezzi di comunicazione nella resistenza contro il nemico e infine, nei processi che hanno punito i criminali di questa guerra.
La censura è il controllo esercitato da un governo sulle pubblicazioni, il teatro o i film, che permette o rifiuta la loro presentazione pubblica mentre la propaganda aiuta la diffusione delle proprie idee, dell'opinione a una causa.
In Germania, il governo totalitario di Hitler mette in vigore molte misure.
Nel Maggio 1933, per esempio, libri scritti da ebrei, dissidenti o comunisti vengono bruciati sull'Opernplatz di Berlino
Mentre centinaia di libri vengono distrutti, uno doveva essere letto da tutti i tedeschi : Mein Kampf.
Questo libro scritto da Hitler quando era in prigione, espone le sue teorie sull’antisemitismo, sull’antimarxismo, sulla xenofobia e sull’espansionismo del popolo ariano, teorie che saranno messe in pratica quando sarà al potere il 30 Gennaio 1933.
Durante l’Occupazione francese, Hitler crea il Propagandastaffel, lo squadrone della propaganda, un servizio che controllava la pressa e l’edizione francese.
Il Propagandastaffel censiva anche i libri proibiti.
I vari elenchi portavano il nome del loro responsabile, ad esempio l’elenco Bernhard, dell’estate 1940, proibiva 143 libri politici.
L’elenco Otto del 28 Settembre 1940 proibiva i libri i cui scrittori erano ebrei, queste opere erano giudicate ostili alla Germania.
Nel Luglio 1941, vengono anche aggiunti libri scritti da inglesi e americani.
Infine, nel Marzo 1942 un secondo elenco Otto classificava le letture da promuovore e quelle da vietare.
C’era anche la Propaganda-Abteilung che attribuiva la carta alle case editrici e ai giornali francesi che erano favorevoli alla politica della Germania, anche se spesso gli uomini a capo delle redazioni e delle imprese della stampa francese erano scelti dal governo tedesco.
Il comitato di censura rileggeva anche gli articoli prima della pubblicazione.
Anche l’Italia è stata vittima di questa censura e propaganda. Infatti, alla radio si potevano ascoltare i discorsi del Duce o del Fuhrer, le marce ufficiali o le conversazioni sul razzismo.
Le altre informazioni trasmesse erano controllate, quelle che erano opposte e nocive si evitavano ma quelle che erano in accordo col Regime erano autorizzate.
Lo stesso per la stampa, i fallimenti economici e le cronache nere erano censurate per mostrare il fascismo come il modello di governo più efficace, come un vero e proprio modello di pace e moralità .
Questo controllo è stato possibile grazie all’acquisto delle maggiori testati giornalistiche tra il 1911 e il 1925 del partito fascista.
Le prime ad essere asservite al regime sono Il Secolo, Il Resto del Carlino, Il Giornale d'Italia, La Nazione, Il Messagero.
Nel 1925, cedevano anche Il Corriere della Sera e La Stampa.
Come durante l’Occupazione francese, i direttori delle case editrici erano quasi sempre inseriti nel partito fascista.
E come Hitler creò il Propagandastaffel, Mussolini creò con il suo fratello Arnaldo, l’Ordine dei giornalisti, che più tardi diventerà il Ministero della Cultura Popolare (Min.Cul.Pop).
Questo Ministero aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione, scegliere il contenuto degli articoli, l’importanza dei titoli e la loro grandezza.
Anche i giornali per bambini avevano un ruolo importante in quanto anche lì si trovavano le teorie dell’ideologia fascista !
Si parla di una "Fascistizzazione" della stampa.
La propaganda non riguardava solo la radio e la stampa ma anche il cinema o i manifesti che venivano usati per diffondere le idee.
Il cinema infatti era il mezzo più efficace nel campo dello spettacolo.
Charlie Chaplin, per esempio, con il suo film Il grande Dittatore predicava la democrazia burlandosi dei regimi totalitari.
Nei cartoon, gli Stati Uniti hanno anche predicato la democrazia con il personaggio Donald Duck, in Der Fuehrer's Face.
In Italia, le tematiche dei film diffusi erano spesso il mito bellico e l’elogio del patriottismo.
Mussolini supervisionava tutto quello che era realizzato e l’apertura e la chiusura erano dedicate a notizie che spesso lo riguardavano, era il cinegiornale.
I tedeschi, hanno girato film di propaganda per mostrare la vità “ideale”nei campi.
I manifesti servivano in parecchi paesi per mostrare il nemico o altri fatti di cronaca.
Negli Stati Uniti venivano usati per mostrare che era importante produrre a oltranza o arruolarsi nell’esercito per combattere il nemico.
Nella“la France de Vichy” i manifesti servivano per rassicurare la gente sotto l’occupazione tedesca.
“Francesi ! Non siete
Venduti, né tradetti, né abbandonati,
venite a me con fiducia”
La France de Vichy
I mezzi di comunicazione non sono solo serviti alla censura e alla propaganda ma anche alla Résistance Française, la resistenza francese.
Tutto comincia con l’appello del 18 Giugno 1940 di Charles de Gaulle, leader delle forze armate della Francia Libera.
Questo discorso è stato diffuso dai microfoni di radio Londra (nata lo stesso anno) nella capitale inglese.
Per 4 anni, questa radio sarà l’appuntamento quotidiano dei francesi con la trasmissione “Les français parlent aux Français”, i francesi parlono ai francesi. Radio Londra dovrà difendersi da “Radio Paris” o “Radio Vichy”che sono antisemite e in accordo con l’ideologia tedesca.
Questa guerra delle radio si chiama la “guerra delle onde”.
Altri messaggi per i membri della resistenza erano anche trasmessi dalle radio clandestine.
A volte usavano l’alfabeto morse per comunicare, grazie ai piccoli trasmettitori portatili che somigliavano a dei valigi.
Trasmettitori portatili
Mentre i giornali ufficiali erano censurati dai tedeschi, la Resistenza diffondeva i propri giornali clandestini.
Inoltre venivano usate stampanti clandestine poiché il loro utilizzo erano vietato dal Regime. I giornali venivano distribuiti nelle strade oppure consegnati a domicilio. I più famosi erano: “Défense de la France”, “Combat” o “Libération et Franc-tireur”.
Per concludere, possiamo dire che i mezzi di comunicazione hanno avuto un ruolo importante durante la seconda Guerra Mondiale, dalla censura e dalla propaganda ai processi che hanno puniti i criminali di guerra.
L’evoluzione dei mezzi di comunicazione hanno avuto effetti positivi ma anche negativi. La censura e la propaganda possono essere delle armi molto pericolose se usate da una persona malintenzionata.
Ma possono anche avere ruoli posotivi come abbiamo visto con la Resistenza. Ancora oggi le testimonianze e le prove come articoli di giornale, i film, e le immagini servono a ricordarci dei fatti affinchè non si ripetano più.
Sarah Vesin
Gli italiani, sostanzialmente, apprendevano le notizie di quanto accadeva nei teatri di guerra dalla radio, per chi se la poteva permettere, dai giornali, sempre chi poteva permetterseli, e dai cinegiornali quando si potevano permettere di andare al cinema.
Ovviamente, come sopra descritto, tutte le informazioni passavano il vaglio della censura e magnificavano solo le imprese dell’Asse Roma-Berlino.
Oggi l’informazione è di molto migliorata, anche se una certa censura orienta le notizie come vuole il potere.
Però la televisione e i giornali. mettono i tricolori, al corrente di quanto accade in tempo reale sui vari teatri di guerra.
Malgrado questo salto di qualità, gli italiani sembrano cloroformizzati davanti alle notizie dai teatri di guerra.
Come se quello che vedono facesse parte di un infinito film di guerra.
E’ di qualche ora fa l’informazione di un amico che opera, per ragioni di lavoro, sul teatro milanese e dell’hinterland.
Le maggiori preoccupazioni che dominano una parte di milanesi in questi giorni, è dove trovare ancora posto per fare le vacanze di Pasqua.
Chomsky ha visto più che giusto:
La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Noi siamo le rane.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Siria, il momento in cui una bomba colpisce l’ospedale di Khan Sheikhoun
Il video mostra il momento in cui l’ospedale di Khan Sheikhoun, in Siria, viene colpito da una bomba.
I medici stavano assistendo le decine di feriti intossicate dai gas e le vittime del raid aereo.
Il filmato è stato pubblicato su Twitter dal cronista siriano Sakir Khader.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04 ... n/3499292/
Il video mostra il momento in cui l’ospedale di Khan Sheikhoun, in Siria, viene colpito da una bomba.
I medici stavano assistendo le decine di feriti intossicate dai gas e le vittime del raid aereo.
Il filmato è stato pubblicato su Twitter dal cronista siriano Sakir Khader.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04 ... n/3499292/
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Gli Stati Uniti sempre più soli tra la guerra commerciale con la Cina e la lite con la Russia per la Siria.
Intanto in Corea ...
da http://www.repubblica.it
Missile a medio raggio nord coreano lanciato nel Mar del Giappone
La notizia confermata da Seul e dagli Stati Uniti che ritengono si tratti probabilmente di un razzo balistico del tipo Kn-15, relativamente nuovo ma già utilizzato in passato da Pyongyang per altri test
dal nostro corrispondente ANGELO AQUARO
05 aprile 2017
PECHINO - Questa volta il missile cade proprio tra le gambe degli uomini più potenti del mondo. Alla vigilia dell'attesissimo meeting tra Donald Trump e Xi Jinping e all'indomani della promessa del presidente Usa di andare avanti anche da solo se la Cina non lo aiuterà a fermare l'atomica di Pyongyang, ecco arrivare puntualissima l'ultima provocazione della Corea del Nord: il lancio di un nuovo razzo KN-15 che va a morire nel mar del Giappone. La conferma arriva ai più altissimi livelli dell'amministrazione Usa: "La Corea del Nord ha lanciato un altro missile a medio-lungo raggio" dice il segretario di Stato Rex Tillerson. "Gli Stati Uniti hanno detto abbastanza sulla Corea del Nord. Non abbiamo più commenti da fare". Vuol dire che le parole sono finite ed è venuto il momento di passare ai fatti?
Il missile è stato lanciato alle 6.42 del mattino coreano e la provocazione è partita da una località chiamata Sinpo, nella provincia di South Hamgyong. Il razzo ha viaggiato per 60 chilometri circa prima di spegnersi nel Mar del Giappone. La destinazione non è casuale: il regime di Kim Jong-un punta i suoi missili contro le basi americane installate laggiù. Il nemico, insomma, è sempre l'America di Trump. Che a questo punto si trova nella necessità di dare al mondo una risposta concreta. "La pazienza strategica è finita" ha detto meno di un mese fa lo stesso Tillerson venuto a fare il giro dei governi di quaggiù proprio per tirar fuori una linea di azione contro il regime. È stato a Tokyo, è stato a Seul, è stato naturalmente anche a Pechino dove ha preparato il vertice di giovedì e venerdì a Mar-a-Lago in un meeting di 30 minuti con il presidente Xi. Ha anche detto una frase ormai fatidica: "Tutte le opzioni sul tavolo: anche quella militare". Ma di fronte a questa ipotesi è subito scattato il no del Dragone: "Nessuno vuole il caos alle porte di casa" ha replicato il premier Li Keqiang, un'escalation può portare a conseguenze imprevedibili.
E anche adesso, subito dopo il nuovo missile, sono sempre i cinesi a frenare: l’agenzia di Stato Xinhua annuncia che la Corea del Nord ha sì lanciato un nuovo razzo, ma “mentre Corea del Sud e Stati Uniti conducono le loro annuali esercitazioni di guerra”. Come se ci fosse un rapporto di causa effetto: facendo da sponda alla tesi di Kim secondo cui quelle degli alleati sarebbero vere e proprie invasioni. Pechino, su questo, non transige: voi fermate le esercitazioni, ha già proposto a Seul e Washington, e noi chiediamo a Pyongyang di fermare i test. Ma potrebbe mai funzionare? È quello che oggi chiede in un editoriale anche il Global Times: “Gli americani devono dialogare con Pyongyang”. Peccato che dall’altra parte del Pacifico la vedano all’opposto.
L'attacco nordcoreano arriva a poche ore dall'ennesima presa di posizione del Congresso Usa: nuove sanzioni non solo contro la Corea del Nord ma anche contro le imprese cinesi che continuerebbero a trafficare con il regime. Il congresso a maggioranza repubblicana vorrebbe anche che Trump assegnasse a Pyongyang l'etichetta di Stato-terrorista.
Ma il regime va evidentemente per la sua strada. Il Maresciallo ha annunciato in un discorso di Capodanno di essere pronto a lanciare un missile a lungo raggio: capace cioè di viaggiare per 10mila chilometri e raggiungere così il territorio americano. "Non accadrà!" ha twittato con tanto di punto esclamativo l'allora ancora presidente-eletto Donald Trump. Da quel momento in poi Kim gli ha lanciato tra i piedi prima un paio di missili mentre si intratteneva a febbraio con Shinzo Abe sempre a Mar-a-Lago: pericolosissimo precedente per il meeting con Xi. Poi sono arrivati i quattro missili (cinque secondo un'inchiesta Usa, uno inesploso) lanciati sempre verso il mare del Giappone il 6 marzo scorso. Non basta. Almeno due test sotterranei hanno messo a punto un'arma che segnerebbe "la nuova alba" della industria missilistica nordcoreana. Il regime parla di "capacità satellitare": ma è quello stesso tipo di capacità che permetterebbe appunto di raggiungere gli Usa. Il test di queste ore insomma sarebbe nulla a confronto.
Corea del Nord, Kim Jong-Un assiste al test di un nuovo motore per missili
E Pyongyang ha già fatto sapere che questo "sarà un mese indimenticabile". Il 15 luglio è il genetliaco del fondatore della nazione Kim Il Sung. Il 25 aprile l'85esimo della fondazione dell'Esercito di liberazione. Il regime ha annunciato parate militari che faranno impallidire il mondo. E il summit di Mar-a-Lago deve ancora incominciare.
Intanto in Corea ...
da http://www.repubblica.it
Missile a medio raggio nord coreano lanciato nel Mar del Giappone
La notizia confermata da Seul e dagli Stati Uniti che ritengono si tratti probabilmente di un razzo balistico del tipo Kn-15, relativamente nuovo ma già utilizzato in passato da Pyongyang per altri test
dal nostro corrispondente ANGELO AQUARO
05 aprile 2017
PECHINO - Questa volta il missile cade proprio tra le gambe degli uomini più potenti del mondo. Alla vigilia dell'attesissimo meeting tra Donald Trump e Xi Jinping e all'indomani della promessa del presidente Usa di andare avanti anche da solo se la Cina non lo aiuterà a fermare l'atomica di Pyongyang, ecco arrivare puntualissima l'ultima provocazione della Corea del Nord: il lancio di un nuovo razzo KN-15 che va a morire nel mar del Giappone. La conferma arriva ai più altissimi livelli dell'amministrazione Usa: "La Corea del Nord ha lanciato un altro missile a medio-lungo raggio" dice il segretario di Stato Rex Tillerson. "Gli Stati Uniti hanno detto abbastanza sulla Corea del Nord. Non abbiamo più commenti da fare". Vuol dire che le parole sono finite ed è venuto il momento di passare ai fatti?
Il missile è stato lanciato alle 6.42 del mattino coreano e la provocazione è partita da una località chiamata Sinpo, nella provincia di South Hamgyong. Il razzo ha viaggiato per 60 chilometri circa prima di spegnersi nel Mar del Giappone. La destinazione non è casuale: il regime di Kim Jong-un punta i suoi missili contro le basi americane installate laggiù. Il nemico, insomma, è sempre l'America di Trump. Che a questo punto si trova nella necessità di dare al mondo una risposta concreta. "La pazienza strategica è finita" ha detto meno di un mese fa lo stesso Tillerson venuto a fare il giro dei governi di quaggiù proprio per tirar fuori una linea di azione contro il regime. È stato a Tokyo, è stato a Seul, è stato naturalmente anche a Pechino dove ha preparato il vertice di giovedì e venerdì a Mar-a-Lago in un meeting di 30 minuti con il presidente Xi. Ha anche detto una frase ormai fatidica: "Tutte le opzioni sul tavolo: anche quella militare". Ma di fronte a questa ipotesi è subito scattato il no del Dragone: "Nessuno vuole il caos alle porte di casa" ha replicato il premier Li Keqiang, un'escalation può portare a conseguenze imprevedibili.
E anche adesso, subito dopo il nuovo missile, sono sempre i cinesi a frenare: l’agenzia di Stato Xinhua annuncia che la Corea del Nord ha sì lanciato un nuovo razzo, ma “mentre Corea del Sud e Stati Uniti conducono le loro annuali esercitazioni di guerra”. Come se ci fosse un rapporto di causa effetto: facendo da sponda alla tesi di Kim secondo cui quelle degli alleati sarebbero vere e proprie invasioni. Pechino, su questo, non transige: voi fermate le esercitazioni, ha già proposto a Seul e Washington, e noi chiediamo a Pyongyang di fermare i test. Ma potrebbe mai funzionare? È quello che oggi chiede in un editoriale anche il Global Times: “Gli americani devono dialogare con Pyongyang”. Peccato che dall’altra parte del Pacifico la vedano all’opposto.
L'attacco nordcoreano arriva a poche ore dall'ennesima presa di posizione del Congresso Usa: nuove sanzioni non solo contro la Corea del Nord ma anche contro le imprese cinesi che continuerebbero a trafficare con il regime. Il congresso a maggioranza repubblicana vorrebbe anche che Trump assegnasse a Pyongyang l'etichetta di Stato-terrorista.
Ma il regime va evidentemente per la sua strada. Il Maresciallo ha annunciato in un discorso di Capodanno di essere pronto a lanciare un missile a lungo raggio: capace cioè di viaggiare per 10mila chilometri e raggiungere così il territorio americano. "Non accadrà!" ha twittato con tanto di punto esclamativo l'allora ancora presidente-eletto Donald Trump. Da quel momento in poi Kim gli ha lanciato tra i piedi prima un paio di missili mentre si intratteneva a febbraio con Shinzo Abe sempre a Mar-a-Lago: pericolosissimo precedente per il meeting con Xi. Poi sono arrivati i quattro missili (cinque secondo un'inchiesta Usa, uno inesploso) lanciati sempre verso il mare del Giappone il 6 marzo scorso. Non basta. Almeno due test sotterranei hanno messo a punto un'arma che segnerebbe "la nuova alba" della industria missilistica nordcoreana. Il regime parla di "capacità satellitare": ma è quello stesso tipo di capacità che permetterebbe appunto di raggiungere gli Usa. Il test di queste ore insomma sarebbe nulla a confronto.
Corea del Nord, Kim Jong-Un assiste al test di un nuovo motore per missili
E Pyongyang ha già fatto sapere che questo "sarà un mese indimenticabile". Il 15 luglio è il genetliaco del fondatore della nazione Kim Il Sung. Il 25 aprile l'85esimo della fondazione dell'Esercito di liberazione. Il regime ha annunciato parate militari che faranno impallidire il mondo. E il summit di Mar-a-Lago deve ancora incominciare.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: La Terza Guerra Mondiale
IL CERCHIO SI STRINGE
IN TERMINI DI FOLLIA, IL PAZZARIELLO DI PYONGYANG SEMBRA AVERNE DI PIU' DELL'IMBIANCHINO DI BERLINO DEL SECOLO SCORSO.
E Pyongyang ha già fatto sapere che questo "sarà un mese indimenticabile".
INDIMENTICABILE PER CHI???????????????????????
INTANTO IN SIRIA SI GIOCA UN'ALTRA PARTITA DELLA FOLLIA.
Mondo | Di F. Q.
Strage col gas in Siria, Mosca boccia la
bozza Onu contro Damasco: ‘Fake news’
Trump: ‘Non tolleriamo più orrori Assad’
IN TERMINI DI FOLLIA, IL PAZZARIELLO DI PYONGYANG SEMBRA AVERNE DI PIU' DELL'IMBIANCHINO DI BERLINO DEL SECOLO SCORSO.
E Pyongyang ha già fatto sapere che questo "sarà un mese indimenticabile".
INDIMENTICABILE PER CHI???????????????????????
INTANTO IN SIRIA SI GIOCA UN'ALTRA PARTITA DELLA FOLLIA.
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Strage col gas in Siria, Mosca boccia la
bozza Onu contro Damasco: ‘Fake news’
Trump: ‘Non tolleriamo più orrori Assad’
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Re: La Terza Guerra Mondiale
E le stelle stanno a guardare è uno sceneggiato televisivo italiano del 1971, diretto da Anton Giulio Majano e basato sul romanzo omonimo di Archibald Joseph Cronin.
OGGI 46 ANNI DOPO VA IN ONDA SULLA SCENA MONDIALE "E LE RANE BOLLITE STANNO A GUARDARE"
Strage col gas in Siria, Mosca rifiuta bozza Onu: ‘Fake news, basata su rapporti falsi’. Usa: ‘Noi potremmo agire da soli”
Mondo
Per il Cremlino il bombardamento, condotto dall'esercito siriano, ha colpito "un grande deposito di munizioni in mano ai terroristi". Il ministero degli Esteri russo ha definito inaccettabile la proposta di risoluzione presentata alle Nazioni Unite da Stati Uniti, Francia e Regno Unito. In giornata riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza
di F. Q. | 5 aprile 2017
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Più informazioni su: Armi Chimiche, Damasco, Mosca, ONU, Risoluzione Onu, Russia, Siria
La Russia difende Bashar al Assad dall’accusa di aver avuto un ruolo nel bombardamento aereo a Khan Sheikhun. Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione che condanna l’attacco e chiede un’inchiesta sull’uso di armi chimiche contro la popolazione civile attribuito all’aviazione siriana. E all’orizzonte si profila un muro contro muro tra Mosca e Washington.
E’ stata Parigi la prima ad attaccare nel pomeriggio frontalmente il governo di Damasco: François Hollande, ha chiesto una reazione della comunità internazionale che sia “all’altezza del crimine di guerra”. Parlando alla riunione del Consiglio di difesa all’Eliseo, il presidente francese ha chiesto “sanzioni” contro il regime siriano. “Stiamo parlando di crimini di guerra con armi chimiche – ha detto l’ambasciatore francese all’Onu, François Delattre a margine della riunione a Palazzo di Vetro – siamo chiari, l’attacco nella provincia di Idlib è avvenuto in una zona dove operano l’esercito e l’aviazione siriana”. “Anche chi sostiene il regime di Assad non può prevenire questi barbari attacchi”, ha chiosato Delattre, affermando che chi difende il regime è un indiretto partecipante. “La mancanza di azione non è un’opzione, la nostra credibilità come stati membri è in gioco”, ha sottolineato, ribadendo che “è giunto il momento di agire collettivamente nel Consiglio di Sicurezza”.
Un obiettivo che non sarà facile da raggiungere, visti i veti posti da Russia e Cina alle passate risoluzioni sulla Siria. Difficoltà che danno agli Stati Uniti l’occasione per annunciare la propria strategia: “Quando l’Onu non riesce a portare avanti il suo dovere di agire collettivamente, ci sono momenti in cui gli Stati sono costretti ad agire per conto proprio“, ha detto l’ambasciatrice americana Nikki Haley durante il Consiglio di Sicurezza, aggiungendo che se le Nazioni Unite non interverranno “noi potremmo” farlo. “Se la Russia avesse adempiuto alle sue responsabilità, in Siria non sarebbero rimaste armi chimiche da usare per il regime”, ha proseguito la Haley, riferendosi all’accordo sponsorizzato da Mosca in base alla quale Damasco si impegnò nel 2013 a distruggere il proprio arsenale chimico. “C’è un’ovvia verità. Assad, la Russia e l’Iran non hanno interesse nella pace – ha detto ancora la rappresentante diplomatica, che ad aprile ha assunto la presidenza di turno del Consiglio – quanti bambini dovranno ancora morire, prima che importi alla Russia?”.
Lo scontro con Mosca si profila aspro. Poco prima il Cremlino aveva respinto la risoluzione presentata da Stati Uniti, Francia e Regno Unito e bollato i resoconti sull’attacco come “fake“. “Gli Usa hanno presentato una risoluzione basata su rapporti falsi – ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova – la bozza di risoluzione complica i tentativi di una soluzione politica alla crisi, è anti-siriana e può portare a una escalation in Siria e nell’intera regione”.
La risoluzione, sostenuta anche dall’ambasciatore italiano alle Nazioni Unite Sebastiano Cardi, un documento di due pagine di cui l’agenzia di stampa Dpa ha anticipato alcuni contenuti, richiede a Damasco informazioni precise sulle operazioni di ieri e i piani di volo dell’aeronautica, compresi i nomi dei piloti militari. Inoltre, il testo chiede accesso alle basi aeree militari da cui sarebbero partite le operazioni, secondo l’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) incaricata di indagare, e richiede incontri entro cinque giorni con i generali siriani e la leadership di Damasco. La risoluzione ventila la possibilità sanzioni contro Assad che, dall’inizio del conflitto in Siria nel 2011, è stato più volte accusato per l’uso di armi chimiche. “La soluzione in Siria non potrà mai essere trovata attraverso mezzi militari, la sola via d’uscita alla crisi è attraverso una soluzione politica inclusiva”, ha detto ancora Cardi.
In mattinata le autorità russe avevano garantito il proprio appoggio al presidente siriano. Il ministero della Difesa di Mosca ha spiegato che la contaminazione con sostanze chimiche è stata sì la conseguenza di un raid aereo delle forze governative, ma condotto su un deposito di armi chimiche controllato dai ribelli. “Ieri, dalle 11.30 alle 12.30 ora locale – ha dichiarato il portavoce del ministero di Mosca, Igor Konoshenkov, su YouTube – l’aviazione siriana ha condotto un attacco su un grande deposito di munizioni dei terroristi e una concentrazione di materiale militare alla periferia orientale di Khan Sheikhoun. Sul territorio del deposito c’erano officine che producevano munizioni per armi chimiche”. E a un giornalista che questa mattina domandava se Mosca continuerà a sostenere Damasco, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha risposto così: “La Russia e le sue forze armate continuano l’operazione per sostenere la campagna antiterroristica per la liberazione del Paese svolta dalle forze armate della Repubblica araba siriana“.
Damasco, da parte sua, punta il dito contro l’Occidente. Faysal Miqdad, vice ministro degli esteri siriano, ha accusato oggi la Gran Bretagna, la Francia, la Turchia e l’Arabia Saudita di essere responsabili dell’attacco assieme ai qaedisti siriani. Citato dalla tv panaraba filo-iraniana al Mayadin, Miqdad ha detto che “i gruppi armati e chi li manovra dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dalla Turchia e dall’Arabia Saudita sono i responsabili di questo crimine”. Miqdad ha inoltre affermato che “alcune settimane fa il governo siriano ha fornito all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche le informazioni che l’ala siriana di al Qaeda aveva introdotto sostanze tossiche in Siria”.
Un prima risposta arriva da Ankara, tra i contraenti dell’accordo per il cessate il fuoco firmato ad Astana, in Kazakistan, il 28 dicembre. “Dopo l’attacco chimico compiuto dall’aviazione del regime siriano”, ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri di Ankara Huseyin Muftuoglu, la Turchia ha “portato all’attenzione” delle ambasciate di Russia e Iran ad Ankara che si tratta di “una violazione molto grave degli accordi per il cessate il fuoco”, ricordando “le responsabilità degli altri due Paesi garanti” della tregua di Astana e spiegando che “violazioni del genere mettono estremamente a rischio la prosecuzione del cessate il fuoco”. Nel pomeriggio anche Recep Tayyip Erdogan ha fatto sentire la propria voce: in Siria “sono stati uccisi bambini con armi chimiche – ha detto il presidente turco – assassino Assad, come ti libererai di loro? Come pagherai, mentre il mondo resta in silenzio, le Nazioni Unite restano in silenzio?”.
A Bruxelles, intanto, si tiene la Conferenza sulla Siria, a cui partecipa il ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano. La sessione inaugurale della Conferenza comincerà alle 9.30 all’Europa Building, con gli interventi di apertura del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e dell’alto rappresentante Ue Federica Mogherini. E anche per Guterres i fatti di ieri sono “crimini di guerra”.
“Questo è il terzo rapporto sull’uso di queste armi barbare soltanto nell’ultimo mese – ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg – tutti i responsabili devono essere chiamati a risponderne. L’uso di armi chimiche, che comprende qualsiasi componente chimico che possa causare la morte o danni permanenti agli esseri umani, è proibito dalla Convenzione sulle armi chimiche che la Siria ha firmato nel 2013 – ha aggiunto Stoltenberg – questa norma internazionale ora deve essere pienamente rispettata e difesa”.
Da Idlib, intanto, il numero delle vittime continua ad aumentare. “Finora ci sono 74 morti e 557 feriti – ha raccontato ad Al Jazeera Munzir Khalil, capo della Direzione della sanità di Idlib – ma prevediamo che il bilancio possa salire fino a 107 vittime per le informazioni che arrivano dagli ospedali e poiché molte persone sono disperse e pensiamo siano morte nell’attacco”. Da due giorni, nelle zone della Siria nordoccidentale sotto il controllo dei ribelli, Khalil e i suoi colleghi medici continuano in condizioni di estrema difficoltà a garantire assistenza alle vittime dell’attacco. Una strage raccontata al fatto.it anche da alcuni testimoni e documentata dalle immagini, comparse già ieri sui social, che ritraevano bambini e adulti uccisi dal gas. Anche oggi, sempre secondo l’ong, alcuni caccia “hanno effettuato almeno cinque raid nell’area di Khan Sheikhun”, anche se al momento non si hanno notizie di vittime.
Otto pazienti curati dallo staff di Medici senza frontiere nell’ospedale di Bab al-Hawa, vicino al confine con la Turchia, presentano sintomi compatibili con un attacco sferrato con gas sarin. Lo denuncia la stessa organizzazione, che parla di “pazienti con pupille dilatate, spasmi muscolari”, ovvero con sintomi “compatibili all’esposizione ad agenti neurotossici”.
di F. Q. | 5 aprile 2017
OGGI 46 ANNI DOPO VA IN ONDA SULLA SCENA MONDIALE "E LE RANE BOLLITE STANNO A GUARDARE"
Strage col gas in Siria, Mosca rifiuta bozza Onu: ‘Fake news, basata su rapporti falsi’. Usa: ‘Noi potremmo agire da soli”
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Per il Cremlino il bombardamento, condotto dall'esercito siriano, ha colpito "un grande deposito di munizioni in mano ai terroristi". Il ministero degli Esteri russo ha definito inaccettabile la proposta di risoluzione presentata alle Nazioni Unite da Stati Uniti, Francia e Regno Unito. In giornata riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza
di F. Q. | 5 aprile 2017
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Più informazioni su: Armi Chimiche, Damasco, Mosca, ONU, Risoluzione Onu, Russia, Siria
La Russia difende Bashar al Assad dall’accusa di aver avuto un ruolo nel bombardamento aereo a Khan Sheikhun. Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione che condanna l’attacco e chiede un’inchiesta sull’uso di armi chimiche contro la popolazione civile attribuito all’aviazione siriana. E all’orizzonte si profila un muro contro muro tra Mosca e Washington.
E’ stata Parigi la prima ad attaccare nel pomeriggio frontalmente il governo di Damasco: François Hollande, ha chiesto una reazione della comunità internazionale che sia “all’altezza del crimine di guerra”. Parlando alla riunione del Consiglio di difesa all’Eliseo, il presidente francese ha chiesto “sanzioni” contro il regime siriano. “Stiamo parlando di crimini di guerra con armi chimiche – ha detto l’ambasciatore francese all’Onu, François Delattre a margine della riunione a Palazzo di Vetro – siamo chiari, l’attacco nella provincia di Idlib è avvenuto in una zona dove operano l’esercito e l’aviazione siriana”. “Anche chi sostiene il regime di Assad non può prevenire questi barbari attacchi”, ha chiosato Delattre, affermando che chi difende il regime è un indiretto partecipante. “La mancanza di azione non è un’opzione, la nostra credibilità come stati membri è in gioco”, ha sottolineato, ribadendo che “è giunto il momento di agire collettivamente nel Consiglio di Sicurezza”.
Un obiettivo che non sarà facile da raggiungere, visti i veti posti da Russia e Cina alle passate risoluzioni sulla Siria. Difficoltà che danno agli Stati Uniti l’occasione per annunciare la propria strategia: “Quando l’Onu non riesce a portare avanti il suo dovere di agire collettivamente, ci sono momenti in cui gli Stati sono costretti ad agire per conto proprio“, ha detto l’ambasciatrice americana Nikki Haley durante il Consiglio di Sicurezza, aggiungendo che se le Nazioni Unite non interverranno “noi potremmo” farlo. “Se la Russia avesse adempiuto alle sue responsabilità, in Siria non sarebbero rimaste armi chimiche da usare per il regime”, ha proseguito la Haley, riferendosi all’accordo sponsorizzato da Mosca in base alla quale Damasco si impegnò nel 2013 a distruggere il proprio arsenale chimico. “C’è un’ovvia verità. Assad, la Russia e l’Iran non hanno interesse nella pace – ha detto ancora la rappresentante diplomatica, che ad aprile ha assunto la presidenza di turno del Consiglio – quanti bambini dovranno ancora morire, prima che importi alla Russia?”.
Lo scontro con Mosca si profila aspro. Poco prima il Cremlino aveva respinto la risoluzione presentata da Stati Uniti, Francia e Regno Unito e bollato i resoconti sull’attacco come “fake“. “Gli Usa hanno presentato una risoluzione basata su rapporti falsi – ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova – la bozza di risoluzione complica i tentativi di una soluzione politica alla crisi, è anti-siriana e può portare a una escalation in Siria e nell’intera regione”.
La risoluzione, sostenuta anche dall’ambasciatore italiano alle Nazioni Unite Sebastiano Cardi, un documento di due pagine di cui l’agenzia di stampa Dpa ha anticipato alcuni contenuti, richiede a Damasco informazioni precise sulle operazioni di ieri e i piani di volo dell’aeronautica, compresi i nomi dei piloti militari. Inoltre, il testo chiede accesso alle basi aeree militari da cui sarebbero partite le operazioni, secondo l’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) incaricata di indagare, e richiede incontri entro cinque giorni con i generali siriani e la leadership di Damasco. La risoluzione ventila la possibilità sanzioni contro Assad che, dall’inizio del conflitto in Siria nel 2011, è stato più volte accusato per l’uso di armi chimiche. “La soluzione in Siria non potrà mai essere trovata attraverso mezzi militari, la sola via d’uscita alla crisi è attraverso una soluzione politica inclusiva”, ha detto ancora Cardi.
In mattinata le autorità russe avevano garantito il proprio appoggio al presidente siriano. Il ministero della Difesa di Mosca ha spiegato che la contaminazione con sostanze chimiche è stata sì la conseguenza di un raid aereo delle forze governative, ma condotto su un deposito di armi chimiche controllato dai ribelli. “Ieri, dalle 11.30 alle 12.30 ora locale – ha dichiarato il portavoce del ministero di Mosca, Igor Konoshenkov, su YouTube – l’aviazione siriana ha condotto un attacco su un grande deposito di munizioni dei terroristi e una concentrazione di materiale militare alla periferia orientale di Khan Sheikhoun. Sul territorio del deposito c’erano officine che producevano munizioni per armi chimiche”. E a un giornalista che questa mattina domandava se Mosca continuerà a sostenere Damasco, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha risposto così: “La Russia e le sue forze armate continuano l’operazione per sostenere la campagna antiterroristica per la liberazione del Paese svolta dalle forze armate della Repubblica araba siriana“.
Damasco, da parte sua, punta il dito contro l’Occidente. Faysal Miqdad, vice ministro degli esteri siriano, ha accusato oggi la Gran Bretagna, la Francia, la Turchia e l’Arabia Saudita di essere responsabili dell’attacco assieme ai qaedisti siriani. Citato dalla tv panaraba filo-iraniana al Mayadin, Miqdad ha detto che “i gruppi armati e chi li manovra dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dalla Turchia e dall’Arabia Saudita sono i responsabili di questo crimine”. Miqdad ha inoltre affermato che “alcune settimane fa il governo siriano ha fornito all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche le informazioni che l’ala siriana di al Qaeda aveva introdotto sostanze tossiche in Siria”.
Un prima risposta arriva da Ankara, tra i contraenti dell’accordo per il cessate il fuoco firmato ad Astana, in Kazakistan, il 28 dicembre. “Dopo l’attacco chimico compiuto dall’aviazione del regime siriano”, ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri di Ankara Huseyin Muftuoglu, la Turchia ha “portato all’attenzione” delle ambasciate di Russia e Iran ad Ankara che si tratta di “una violazione molto grave degli accordi per il cessate il fuoco”, ricordando “le responsabilità degli altri due Paesi garanti” della tregua di Astana e spiegando che “violazioni del genere mettono estremamente a rischio la prosecuzione del cessate il fuoco”. Nel pomeriggio anche Recep Tayyip Erdogan ha fatto sentire la propria voce: in Siria “sono stati uccisi bambini con armi chimiche – ha detto il presidente turco – assassino Assad, come ti libererai di loro? Come pagherai, mentre il mondo resta in silenzio, le Nazioni Unite restano in silenzio?”.
A Bruxelles, intanto, si tiene la Conferenza sulla Siria, a cui partecipa il ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano. La sessione inaugurale della Conferenza comincerà alle 9.30 all’Europa Building, con gli interventi di apertura del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e dell’alto rappresentante Ue Federica Mogherini. E anche per Guterres i fatti di ieri sono “crimini di guerra”.
“Questo è il terzo rapporto sull’uso di queste armi barbare soltanto nell’ultimo mese – ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg – tutti i responsabili devono essere chiamati a risponderne. L’uso di armi chimiche, che comprende qualsiasi componente chimico che possa causare la morte o danni permanenti agli esseri umani, è proibito dalla Convenzione sulle armi chimiche che la Siria ha firmato nel 2013 – ha aggiunto Stoltenberg – questa norma internazionale ora deve essere pienamente rispettata e difesa”.
Da Idlib, intanto, il numero delle vittime continua ad aumentare. “Finora ci sono 74 morti e 557 feriti – ha raccontato ad Al Jazeera Munzir Khalil, capo della Direzione della sanità di Idlib – ma prevediamo che il bilancio possa salire fino a 107 vittime per le informazioni che arrivano dagli ospedali e poiché molte persone sono disperse e pensiamo siano morte nell’attacco”. Da due giorni, nelle zone della Siria nordoccidentale sotto il controllo dei ribelli, Khalil e i suoi colleghi medici continuano in condizioni di estrema difficoltà a garantire assistenza alle vittime dell’attacco. Una strage raccontata al fatto.it anche da alcuni testimoni e documentata dalle immagini, comparse già ieri sui social, che ritraevano bambini e adulti uccisi dal gas. Anche oggi, sempre secondo l’ong, alcuni caccia “hanno effettuato almeno cinque raid nell’area di Khan Sheikhun”, anche se al momento non si hanno notizie di vittime.
Otto pazienti curati dallo staff di Medici senza frontiere nell’ospedale di Bab al-Hawa, vicino al confine con la Turchia, presentano sintomi compatibili con un attacco sferrato con gas sarin. Lo denuncia la stessa organizzazione, che parla di “pazienti con pupille dilatate, spasmi muscolari”, ovvero con sintomi “compatibili all’esposizione ad agenti neurotossici”.
di F. Q. | 5 aprile 2017
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Re: La Terza Guerra Mondiale
1 ora fa
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In Siria i morti salgono a 86
Mosca blocca risoluzione Onu
Trump mostra i muscoli: "Agiremo da soli"
Luca Romano
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Re: La Terza Guerra Mondiale
•Mosca rifiuta bozza dell’Onu: “Inaccettabile”. Oggi riunione del Consiglio di sicurezza
•Stati Uniti all’Onu: “Noi potremmo agire da soli”
•Il presidente Usa: “Ho cambiato mio atteggiamento su Assad”
•Stampa araba: ‘Ora Trump non vuole liberarsi di Assad perché non vuole la guerra con Russia’
•I testimoni al Fatto.it: “Non abbiamo medicine, curiamo con l’acqua” (di S. Hamadi)
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Re: La Terza Guerra Mondiale
SOLO 2 GIORNI FA, LUCFIG AVEVA SCRITTO ( Inviato: 04/04/2017, 11:28 ):
Ma Mr. Trump non va molto d'accordo con i Cinesi ...
Prove generali di una guerra nucleare ...
Donald Trump mette in guardia la Cina: "Ci aiuti a fermare la Corea del Nord o faremo da soli"
03/04/2017 08:34 CEST | Aggiornato 03/04/2017 09:46 CEST
Ansa
Chiude con “Venti di guerra”, Enrico Mentana con il primo servizio sul TG7, riguardante TRUMP.
Adesso sulla pagina del Fatto Quotidiano.it compare:
•Ultima ora•
Trump valuta azione militare in Siria: pentagono presenta opzioni d'intervento
Ma Mr. Trump non va molto d'accordo con i Cinesi ...
Prove generali di una guerra nucleare ...
Donald Trump mette in guardia la Cina: "Ci aiuti a fermare la Corea del Nord o faremo da soli"
03/04/2017 08:34 CEST | Aggiornato 03/04/2017 09:46 CEST
Ansa
Chiude con “Venti di guerra”, Enrico Mentana con il primo servizio sul TG7, riguardante TRUMP.
Adesso sulla pagina del Fatto Quotidiano.it compare:
•Ultima ora•
Trump valuta azione militare in Siria: pentagono presenta opzioni d'intervento
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Re: La Terza Guerra Mondiale
L'ennesima "false flag" della storia USA, spero solo che non porti a un intervento in Siria perché le possibilità che la Russia/Cina/Iran lascino disarcionare Assad sono praticamente zero invece quelle di una guerra che tanti a Washington cercano aumenterebbero. In quel caso spero che l'Europa e soprattutto l'Italia ne rimangano fuori. Ma tanto gli yankee fino a quando qualcuno non li bombarderà sul serio e duramente non si ribelleranno mai a quelle poche famiglie ultraricchissime che li governano e sfruttano...
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