Francesco un papa ...Cristiano!
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Cristiano (religione)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Un cristiano è un seguace e discepolo di Cristo. È Cristiano chiunque sia stato battezzato nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Il Cristiano crede che Gesù Cristo sia il figlio di Dio, e il Messia, crocifisso e risorto dopo tre giorni. Dal latino christianus, mutuato dal greco χριστιανός, khristianós derivato di Χριστὀς, Khristós. Stessa formazione linguistica di ἡρωδιανός, hērōdianós, termine tecnico per i «seguaci di Erode» (Marco 3,6).
In generale, il Cristiano è colui che segue gli insegnamenti di Gesù Cristo, che lo considera Figlio di Dio, che santifica il Nome di Dio e compie la sua volontà, che principalmente è svolgere l'azione di predicazione della buona notizia del regno di Dio come fece d'esempio Gesù, e che comandò ai suoi discepoli. Il Cristianesimo si divide in molti rami, differenziandosi per dogmi, culti, credenze e traduzioni della Bibbia.
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Un cristiano è un seguace e discepolo di Cristo. È Cristiano chiunque sia stato battezzato nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Il Cristiano crede che Gesù Cristo sia il figlio di Dio, e il Messia, crocifisso e risorto dopo tre giorni. Dal latino christianus, mutuato dal greco χριστιανός, khristianós derivato di Χριστὀς, Khristós. Stessa formazione linguistica di ἡρωδιανός, hērōdianós, termine tecnico per i «seguaci di Erode» (Marco 3,6).
In generale, il Cristiano è colui che segue gli insegnamenti di Gesù Cristo, che lo considera Figlio di Dio, che santifica il Nome di Dio e compie la sua volontà, che principalmente è svolgere l'azione di predicazione della buona notizia del regno di Dio come fece d'esempio Gesù, e che comandò ai suoi discepoli. Il Cristianesimo si divide in molti rami, differenziandosi per dogmi, culti, credenze e traduzioni della Bibbia.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Chiesa cattolica
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La Chiesa cattolica (dal latino ecclesiastico catholicus, a sua volta dal greco antico καθολικός, katholikòs, cioè "universale"[2]) è la Chiesa cristiana che riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto successore dell'apostolo Pietro sulla cattedra di Roma. I suoi fedeli vengono chiamati cattolici.
Il nome richiama l'universalità della Chiesa fondata a partire dalla predicazione di Gesù Cristo e dei suoi Apostoli, costituita dal "popolo di Dio" a sua volta formato da "tutte le nazioni della terra"[3], la quale viene dichiarata sussistere in modo perfetto nella Chiesa cattolica visibilmente organizzata, senza tuttavia negare, almeno a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II, la presenza di elementi di santificazione e di verità nelle altre Chiese cristiane separate da essa con le quali ritiene invece di dover perseguire un'azione ecumenica[4] e il riconoscimento dei valori spirituali presenti nelle altre religioni[5] essi stessi frutto dello Spirito Santo[6].
Tra le Chiese cristiane, secondo le statistiche, la Chiesa cattolica conta il maggior numero di fedeli a livello mondiale,[7] con un'alta percentuale in Europa e nelle Americhe.
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La Chiesa cattolica (dal latino ecclesiastico catholicus, a sua volta dal greco antico καθολικός, katholikòs, cioè "universale"[2]) è la Chiesa cristiana che riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto successore dell'apostolo Pietro sulla cattedra di Roma. I suoi fedeli vengono chiamati cattolici.
Il nome richiama l'universalità della Chiesa fondata a partire dalla predicazione di Gesù Cristo e dei suoi Apostoli, costituita dal "popolo di Dio" a sua volta formato da "tutte le nazioni della terra"[3], la quale viene dichiarata sussistere in modo perfetto nella Chiesa cattolica visibilmente organizzata, senza tuttavia negare, almeno a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II, la presenza di elementi di santificazione e di verità nelle altre Chiese cristiane separate da essa con le quali ritiene invece di dover perseguire un'azione ecumenica[4] e il riconoscimento dei valori spirituali presenti nelle altre religioni[5] essi stessi frutto dello Spirito Santo[6].
Tra le Chiese cristiane, secondo le statistiche, la Chiesa cattolica conta il maggior numero di fedeli a livello mondiale,[7] con un'alta percentuale in Europa e nelle Americhe.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
DOMANDA:
VISTE LE PREMESSE DEI DUE POST PRECEDENTI, PUO’ CONSIDERARSI CRISTIANO, CHI POLITICAMENTE SI SENTE AFFINE ALLA DESTRA?
VISTE LE PREMESSE DEI DUE POST PRECEDENTI, PUO’ CONSIDERARSI CRISTIANO, CHI POLITICAMENTE SI SENTE AFFINE ALLA DESTRA?
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
UN ALTRO PROBLEMA CHE SCUOTE LA CHIESA CATTOLICA
Sacerdozio anche per uomini sposati Papa Francesco: "È una possibilità"
Per far fronte alla crisi delle vocazioni, la Chiesa Cattolica potrebbe decidere di affidare alcune funzioni sacerdotali anche a uomini sposati di provata fede
Alessia Albertin - Ven, 10/03/2017 - 17:43
commenta
Per ovviare al problema delle vocazioni, che sono sempre meno, la Chiesa Cattolica potrebbe aprire ai "viri probati", uomini sposati, di provata fede, a cui affidare alcune funzioni sacerdotali.
Lo dichiara Papa Francesco in un'intervista al settimanale tedesco Die Zei.
È da tempo che la Chiesa dibatte su come arginare la scarsità di preti nel mondo. Finora, però, tutte le proposte di abolizione del celibato obbligatorio sono sempre state respinte. Anche per il Pontefice non va abolito, ma, aggiunge, la riflessione sui "viri probati" deve esserci per arrivare a stabilire "quali compiti possano assumere, ad esempio in comunità isolate", perché la Chiesa deve sempre "riconoscere il momento giusto nel quale lo Spirito chiede qualcosa".
Nelle chiese ortodosse orientali e bizantine, ad esempio, il celibato si applica soltanto ai vescovi. La Chiesa di Roma, invece, ha sempre opposto resistenze a una apertura del sacerdozio anche a uomini sposati. Quella dei "viri probati", dunque, potrebbe rivelarsi una soluzione di compromesso. Verrebbe affidato loro un ruolo simile a quello del prete per guidare quelle piccole comunità cristiane che si trovano in zone disperse o poco accessibili. Rimarrebbe da definire quali delle funzioni proprie del sacerdote potranno svolgere.
Di questo avviso è uno dei cardinali più vicini a Bergoglio: Claudio Hummes. Dieci anni fa, riporta La Repubblica, in qualità di arcivescovo emerito di San Paolo e prefetto della Congregazione del clero, aveva portato avanti la discussione sui "viri probati", dichiarando che "il celibato è una disciplina, non un dogma della Chiesa". "Sappiamo per certo che molti degli apostoli erano sposati - disse Hummes all'epoca - La chiesa moderna deve tener conto di questo aspetto se vorrà essere al passo con la storia".
Papa Francesco conosce bene la situazione delle diocesi e comunità più lontane e più di una volta ha citato come lodevole il lavoro di 300 diaconi sposati che, in Messico, collaborano nelle pratiche di assistenza spirituale, con l’unico vincolo di non poter celebrare la messa la domenica con i fedeli. Resta da vedere se deciderà di compiere un passo decisivo in questo senso durante il suo pontificato.
VISTO CHE QUALCUNO MI STA PROIBENDO DI FARE IL COPIA INCOLLA, PROVATE A LEGGERE I COMMENTI DEI DESTRI DOPO L'ARTICOLO.
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sac ... 73858.html
Sacerdozio anche per uomini sposati Papa Francesco: "È una possibilità"
Per far fronte alla crisi delle vocazioni, la Chiesa Cattolica potrebbe decidere di affidare alcune funzioni sacerdotali anche a uomini sposati di provata fede
Alessia Albertin - Ven, 10/03/2017 - 17:43
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Per ovviare al problema delle vocazioni, che sono sempre meno, la Chiesa Cattolica potrebbe aprire ai "viri probati", uomini sposati, di provata fede, a cui affidare alcune funzioni sacerdotali.
Lo dichiara Papa Francesco in un'intervista al settimanale tedesco Die Zei.
È da tempo che la Chiesa dibatte su come arginare la scarsità di preti nel mondo. Finora, però, tutte le proposte di abolizione del celibato obbligatorio sono sempre state respinte. Anche per il Pontefice non va abolito, ma, aggiunge, la riflessione sui "viri probati" deve esserci per arrivare a stabilire "quali compiti possano assumere, ad esempio in comunità isolate", perché la Chiesa deve sempre "riconoscere il momento giusto nel quale lo Spirito chiede qualcosa".
Nelle chiese ortodosse orientali e bizantine, ad esempio, il celibato si applica soltanto ai vescovi. La Chiesa di Roma, invece, ha sempre opposto resistenze a una apertura del sacerdozio anche a uomini sposati. Quella dei "viri probati", dunque, potrebbe rivelarsi una soluzione di compromesso. Verrebbe affidato loro un ruolo simile a quello del prete per guidare quelle piccole comunità cristiane che si trovano in zone disperse o poco accessibili. Rimarrebbe da definire quali delle funzioni proprie del sacerdote potranno svolgere.
Di questo avviso è uno dei cardinali più vicini a Bergoglio: Claudio Hummes. Dieci anni fa, riporta La Repubblica, in qualità di arcivescovo emerito di San Paolo e prefetto della Congregazione del clero, aveva portato avanti la discussione sui "viri probati", dichiarando che "il celibato è una disciplina, non un dogma della Chiesa". "Sappiamo per certo che molti degli apostoli erano sposati - disse Hummes all'epoca - La chiesa moderna deve tener conto di questo aspetto se vorrà essere al passo con la storia".
Papa Francesco conosce bene la situazione delle diocesi e comunità più lontane e più di una volta ha citato come lodevole il lavoro di 300 diaconi sposati che, in Messico, collaborano nelle pratiche di assistenza spirituale, con l’unico vincolo di non poter celebrare la messa la domenica con i fedeli. Resta da vedere se deciderà di compiere un passo decisivo in questo senso durante il suo pontificato.
VISTO CHE QUALCUNO MI STA PROIBENDO DI FARE IL COPIA INCOLLA, PROVATE A LEGGERE I COMMENTI DEI DESTRI DOPO L'ARTICOLO.
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sac ... 73858.html
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
“Non temo le streghe, ma le chiacchiere. Anche vaticane”
1/32
La Stampa
34 minuti fa
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Più di tutto lo spaventa la malvagità della gente. Oltre che le chiacchiere. Anche quelle della Curia romana. Non le streghe, che sono solo «una bugia». Nel pomeriggio di oggi, 12 marzo 2017, papa Francesco si reca in visita pastorale alla parrocchia di Santa Maddalena di Canossa, nella Borgata Ottavia, periferia di Roma.
Al suo arrivo in quella che è la quattordicesima visita nella sua diocesi, il Pontefice incontra i bambini e i ragazzi del catechismo. Quindi il Vescovo di Roma saluta gli anziani e gli ammalati, gli sposi che hanno battezzato i propri figli nel 2016 e gli operatori pastorali. Infine, confessa alcuni penitenti.
Successivamente, presiede nella chiesa parrocchiale la Messa.
Tra gli applausi dei fedeli, nella vigilia del quarto anniversario del pontificato, il Papa viene accolto dal vicario di Roma, il cardinale Agostino Vallini. La folla lo saluta calorosamente e il Papa si concede anche a tanti selfie. Quindi ha cominciato a rispondere - «a braccio» - ai bambini della diocesi: «Quando Sara mi ha fatto la domanda “di cosa hai paura?”, ha aggiunto: “Io ho paura delle streghe”. Ma le streghe non esistono e non fanno paura. Fanno magari tre o quattro cose (riti magici, ndr) ma quelle si chiamano stupidaggini. Le streghe non hanno alcun potere. Sono una bugia». Invece «mi spaventa - continua - quando una persona è cattiva. La malvagità della gente mi fa paura. Tutti abbiamo il seme della cattiveria dentro ma quando una persona sceglie di essere cattiva mi spaventa perché può fare tanto male, in famiglia, sul posto di lavoro, anche in Vaticano quando c’è il chiacchieraggio».
Bergoglio© Ansa Bergoglio
Prosegue il Papa, di nuovo tracciando un parallelismo tra lo sparlare degli altri e il terrorismo: «Voi avete sentito dalla tv cosa fanno i terroristi. Buttano una bomba e scappano. Le chiacchiere sono così. Una bomba e scappare via. Distruggono tutto. E soprattutto il tuo cuore. Se è capace di buttare la bomba, il tuo cuore diventa corrotto: mai le chiacchiere. Morditi la lingua prima di dirle. Ti farà male ma non farai male all’altro. Mi spaventa la capacità di distruzione che ha lo sparlare dell’altro. Questo è fare la strega, questo è essere un terrorista».
Poi, parla di un altro «cattivo utilizzo» della parola: «Le parolacce non sono belle ma le bestemmie sono le più brutte, mai una bestemmia», raccomanda.
Francesco aggiunge: quando «vedete che i genitori a volte litigano, perché questo è normale, sapete che cosa devono fare dopo? Fare la pace e voi stessi dite ai vostri genitori, se voi litigate fate la pace prima che finisca la giornata».
Il Pontefice parlato anche dei suoi momenti belli, ricordando quando da piccolo andava allo stadio con il padre la domenica: «Non c’erano problemi negli stadi. Dopo mezzogiorno si poteva andare allo stadio e poi tornare».
Un altro «momento bello è incontrare gli amici. Prima di venire a Roma in dieci amici facevamo delle gite. Abbiamo finito la media insieme. Ognuno veniva con la sua famiglia». Per Papa Bergoglio è piacevole anche « quando posso pregare in silenzio o leggere la Parola di Dio».
Il Pontefice chiede ai bambini: «E voi avete momenti belli?»; ottiene un’altra domanda: «Ti piace guardarti in tv?». Disarmante la risposta di Jorge Mario Bergoglio: «La tv mi fa brutto. Ti cambia la faccia. Non ti vedi come sei. È una stupidaggine perdere tempo per guardarsi in tv».
Altro quesito dei ragazzi: «Sei contento di fare il Papa o avresti preferito essere un semplice sacerdote in una piccola parrocchia?». Ecco il responso papale: «Non si studia per fare il Papa... Né si paga per diventare Papa. E se tu hai un mucchio di soldi e li dai ai cardinali ti faranno Papa? Allora se non si studia e non si paga chi ti fa Papa? Dio». Francesco ripete che colui che viene scelto papa è «quello che Dio vuole» e per spiegare la forza dell’amore di Gesù Cristo che è «il primo ad avvicinarsi» ricorda anche come il primo pontefice della storia, Pietro, avesse rinnegato Gesù: «Fu un peccato brutto, brutto, e a questo peccatore lo hanno fatto Papa, Gesù sceglie in ogni tempo chi vuole e anche io sono stato scelto a fare questo lavoro».
Dunque «mi piace fare il Papa e mi piaceva quando ero parroco e rettore, facevo la catechesi e sempre essere sacerdote mi piaceva tanto. Cosa è più bello? Quello che Dio vuole, quello che il Signore ti chiede questo è bello». Perché «quando il Signore ti dà un compito, che sia una parrocchia, che sia una diocesi o che sia il Papa che cosa ti chiede? Amare, fare una comunità d’amore in cui tutti si vogliono bene». E questo «lo devono fare tutti. La pace si comincia in famiglia e con i compagni di scuola. Cosa devi fare se tu ti arrabbi? Fa la pace e continua ad andare».
Mentre «ti avvicini a Gesù - dice Francesco rispondendo a un’altra interrogazione - ti accorgi che Lui si è avvicinato prima, Lui fa sempre il primo passo. Ti parla al cuore e se tu non vuoi sentire rimane. Ti aspetta sempre. Noi ci avviciniamo ma poi scopriamo che è lì ad aspettarci. Sempre lì. E se hai fatto qualcosa di brutto ti caccia via? No... Ti perdona, se tu sei pentito. Sempre Gesù si avvicina per primo e sempre è con noi nei nostri cuori. Non ci abbandona nei momenti belli e in quelli brutti ci consola»
Il Papa si sofferma poi sull’uso dello smartphone: il dialogo col telefonino «è virtuale, liquido, non è concreto» e non consente «quell’apostolato dell’orecchio» di cui oggi c’è più che mai bisogno poiché «la mancanza di ascolto è una delle malattie attuali più brutte». Esorta a immaginare questa scena: «A tavola un papà, una mamma, un bambino, una bambina, ognuno di loro col proprio telefonino, tutti parlano ma parlano fuori, tra loro non dialogano, questo è il problema, quindi dico a voi giovani, come si comincia? Sbloccando le orecchie. Per esempio quando vai a visitare un malato stai zitto prima, dai un abbraccio, una carezza, poi una domanda e lo lasci parlare, ha bisogno di sfogarsi o magari di non dire nulla e di essere guardato».
Al primo posto «c’è il cuore e solo al secondo la parola». Si dice « che noi preti dobbiamo parlare a nuora perché suocera intenda, ecco io lo dico ai bambini perché imparino anche i grandi».
Nell’omelia della Messa, afferma Francesco, tornando sul tema della trasfigurazione, che ha trattato anche all’Angelus di questa mattina: «Noi siamo abituati a parlare dei peccati altrui, è una cosa brutta, invece parlare di peccato altrui, dobbiamo non dico farci peccato (come ha fatto Cristo assumendo su di sé il peccato dell’umanità, ndr) perché noi non possiamo, ma almeno guardare i nostri peccati in rapporto a Gesù che si è fatto peccato». Mette a confronto i due «volti di Gesù», quello «luminoso della trasfigurazione» e quello di quanto si è «fatto peccato». Gesù, «mentre scendevano dal monte ordinò ai discepoli di non parlare di questa visione prima che lui non fosse risorto dalla morte». Ma «cosa voleva dire? Che fra questa trasfigurazione tanto bella e quella risurrezione ci sarà un altro volto di Gesù, ci sarà un volto non tanto bello, ci sarà un volto brutto sfigurato, torturato, disprezzato, insanguinato e incoronato di spine, tutto il corpo di Gesù sarà proprio così come una cosa per separare due trasfigurazioni, e in mezzo c’è Gesù crocifisso, la croce, dobbiamo guardare tanto la croce - invita - il padre si compiace in lui, lui si è annientato, per salvarci e per usare una parola troppo forte tropo forte forse una delle parole più forti del Nuovo testamento, che usa san Paolo, “si è fatto peccato”, e peccato è offesa a Dio, è schiaffo a Dio, è dire a Dio “tu non mi importi, io preferisco questo”».
Gesù «si è annientato e si è abbassato per preparare i discepoli a non scandalizzarsi a vederlo così in croce». Tutto questo «ci incoraggi ad andare avanti nel cammino della vita cristiana, ci incoraggi a chiedere perdono per i nostri peccati, a non peccare tanto, ci incoraggi soprattutto ad avere fiducia perché se si è fatto peccato è disposto sempre a perdonarci, soltanto dobbiamo chiederlo».
Al termine della visita,Francesco fa rientro in Vaticano.
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Più di tutto lo spaventa la malvagità della gente. Oltre che le chiacchiere. Anche quelle della Curia romana. Non le streghe, che sono solo «una bugia». Nel pomeriggio di oggi, 12 marzo 2017, papa Francesco si reca in visita pastorale alla parrocchia di Santa Maddalena di Canossa, nella Borgata Ottavia, periferia di Roma.
Al suo arrivo in quella che è la quattordicesima visita nella sua diocesi, il Pontefice incontra i bambini e i ragazzi del catechismo. Quindi il Vescovo di Roma saluta gli anziani e gli ammalati, gli sposi che hanno battezzato i propri figli nel 2016 e gli operatori pastorali. Infine, confessa alcuni penitenti.
Successivamente, presiede nella chiesa parrocchiale la Messa.
Tra gli applausi dei fedeli, nella vigilia del quarto anniversario del pontificato, il Papa viene accolto dal vicario di Roma, il cardinale Agostino Vallini. La folla lo saluta calorosamente e il Papa si concede anche a tanti selfie. Quindi ha cominciato a rispondere - «a braccio» - ai bambini della diocesi: «Quando Sara mi ha fatto la domanda “di cosa hai paura?”, ha aggiunto: “Io ho paura delle streghe”. Ma le streghe non esistono e non fanno paura. Fanno magari tre o quattro cose (riti magici, ndr) ma quelle si chiamano stupidaggini. Le streghe non hanno alcun potere. Sono una bugia». Invece «mi spaventa - continua - quando una persona è cattiva. La malvagità della gente mi fa paura. Tutti abbiamo il seme della cattiveria dentro ma quando una persona sceglie di essere cattiva mi spaventa perché può fare tanto male, in famiglia, sul posto di lavoro, anche in Vaticano quando c’è il chiacchieraggio».
Bergoglio© Ansa Bergoglio
Prosegue il Papa, di nuovo tracciando un parallelismo tra lo sparlare degli altri e il terrorismo: «Voi avete sentito dalla tv cosa fanno i terroristi. Buttano una bomba e scappano. Le chiacchiere sono così. Una bomba e scappare via. Distruggono tutto. E soprattutto il tuo cuore. Se è capace di buttare la bomba, il tuo cuore diventa corrotto: mai le chiacchiere. Morditi la lingua prima di dirle. Ti farà male ma non farai male all’altro. Mi spaventa la capacità di distruzione che ha lo sparlare dell’altro. Questo è fare la strega, questo è essere un terrorista».
Poi, parla di un altro «cattivo utilizzo» della parola: «Le parolacce non sono belle ma le bestemmie sono le più brutte, mai una bestemmia», raccomanda.
Francesco aggiunge: quando «vedete che i genitori a volte litigano, perché questo è normale, sapete che cosa devono fare dopo? Fare la pace e voi stessi dite ai vostri genitori, se voi litigate fate la pace prima che finisca la giornata».
Il Pontefice parlato anche dei suoi momenti belli, ricordando quando da piccolo andava allo stadio con il padre la domenica: «Non c’erano problemi negli stadi. Dopo mezzogiorno si poteva andare allo stadio e poi tornare».
Un altro «momento bello è incontrare gli amici. Prima di venire a Roma in dieci amici facevamo delle gite. Abbiamo finito la media insieme. Ognuno veniva con la sua famiglia». Per Papa Bergoglio è piacevole anche « quando posso pregare in silenzio o leggere la Parola di Dio».
Il Pontefice chiede ai bambini: «E voi avete momenti belli?»; ottiene un’altra domanda: «Ti piace guardarti in tv?». Disarmante la risposta di Jorge Mario Bergoglio: «La tv mi fa brutto. Ti cambia la faccia. Non ti vedi come sei. È una stupidaggine perdere tempo per guardarsi in tv».
Altro quesito dei ragazzi: «Sei contento di fare il Papa o avresti preferito essere un semplice sacerdote in una piccola parrocchia?». Ecco il responso papale: «Non si studia per fare il Papa... Né si paga per diventare Papa. E se tu hai un mucchio di soldi e li dai ai cardinali ti faranno Papa? Allora se non si studia e non si paga chi ti fa Papa? Dio». Francesco ripete che colui che viene scelto papa è «quello che Dio vuole» e per spiegare la forza dell’amore di Gesù Cristo che è «il primo ad avvicinarsi» ricorda anche come il primo pontefice della storia, Pietro, avesse rinnegato Gesù: «Fu un peccato brutto, brutto, e a questo peccatore lo hanno fatto Papa, Gesù sceglie in ogni tempo chi vuole e anche io sono stato scelto a fare questo lavoro».
Dunque «mi piace fare il Papa e mi piaceva quando ero parroco e rettore, facevo la catechesi e sempre essere sacerdote mi piaceva tanto. Cosa è più bello? Quello che Dio vuole, quello che il Signore ti chiede questo è bello». Perché «quando il Signore ti dà un compito, che sia una parrocchia, che sia una diocesi o che sia il Papa che cosa ti chiede? Amare, fare una comunità d’amore in cui tutti si vogliono bene». E questo «lo devono fare tutti. La pace si comincia in famiglia e con i compagni di scuola. Cosa devi fare se tu ti arrabbi? Fa la pace e continua ad andare».
Mentre «ti avvicini a Gesù - dice Francesco rispondendo a un’altra interrogazione - ti accorgi che Lui si è avvicinato prima, Lui fa sempre il primo passo. Ti parla al cuore e se tu non vuoi sentire rimane. Ti aspetta sempre. Noi ci avviciniamo ma poi scopriamo che è lì ad aspettarci. Sempre lì. E se hai fatto qualcosa di brutto ti caccia via? No... Ti perdona, se tu sei pentito. Sempre Gesù si avvicina per primo e sempre è con noi nei nostri cuori. Non ci abbandona nei momenti belli e in quelli brutti ci consola»
Il Papa si sofferma poi sull’uso dello smartphone: il dialogo col telefonino «è virtuale, liquido, non è concreto» e non consente «quell’apostolato dell’orecchio» di cui oggi c’è più che mai bisogno poiché «la mancanza di ascolto è una delle malattie attuali più brutte». Esorta a immaginare questa scena: «A tavola un papà, una mamma, un bambino, una bambina, ognuno di loro col proprio telefonino, tutti parlano ma parlano fuori, tra loro non dialogano, questo è il problema, quindi dico a voi giovani, come si comincia? Sbloccando le orecchie. Per esempio quando vai a visitare un malato stai zitto prima, dai un abbraccio, una carezza, poi una domanda e lo lasci parlare, ha bisogno di sfogarsi o magari di non dire nulla e di essere guardato».
Al primo posto «c’è il cuore e solo al secondo la parola». Si dice « che noi preti dobbiamo parlare a nuora perché suocera intenda, ecco io lo dico ai bambini perché imparino anche i grandi».
Nell’omelia della Messa, afferma Francesco, tornando sul tema della trasfigurazione, che ha trattato anche all’Angelus di questa mattina: «Noi siamo abituati a parlare dei peccati altrui, è una cosa brutta, invece parlare di peccato altrui, dobbiamo non dico farci peccato (come ha fatto Cristo assumendo su di sé il peccato dell’umanità, ndr) perché noi non possiamo, ma almeno guardare i nostri peccati in rapporto a Gesù che si è fatto peccato». Mette a confronto i due «volti di Gesù», quello «luminoso della trasfigurazione» e quello di quanto si è «fatto peccato». Gesù, «mentre scendevano dal monte ordinò ai discepoli di non parlare di questa visione prima che lui non fosse risorto dalla morte». Ma «cosa voleva dire? Che fra questa trasfigurazione tanto bella e quella risurrezione ci sarà un altro volto di Gesù, ci sarà un volto non tanto bello, ci sarà un volto brutto sfigurato, torturato, disprezzato, insanguinato e incoronato di spine, tutto il corpo di Gesù sarà proprio così come una cosa per separare due trasfigurazioni, e in mezzo c’è Gesù crocifisso, la croce, dobbiamo guardare tanto la croce - invita - il padre si compiace in lui, lui si è annientato, per salvarci e per usare una parola troppo forte tropo forte forse una delle parole più forti del Nuovo testamento, che usa san Paolo, “si è fatto peccato”, e peccato è offesa a Dio, è schiaffo a Dio, è dire a Dio “tu non mi importi, io preferisco questo”».
Gesù «si è annientato e si è abbassato per preparare i discepoli a non scandalizzarsi a vederlo così in croce». Tutto questo «ci incoraggi ad andare avanti nel cammino della vita cristiana, ci incoraggi a chiedere perdono per i nostri peccati, a non peccare tanto, ci incoraggi soprattutto ad avere fiducia perché se si è fatto peccato è disposto sempre a perdonarci, soltanto dobbiamo chiederlo».
Al termine della visita,Francesco fa rientro in Vaticano.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Cronaca
Papa Francesco, un anniversario inquietante. O cambia strategia o rischia l’isolamento
di Marco Politi | 12 marzo 2017
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Più informazioni su: Chiesa Cattolica, Papa Francesco, Sinodo, Vescovi
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Marco Politi
Scrittore e giornalista
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L’affare Collins bussa alla porta del quinto anno di pontificato. Archiviare l’episodio per non turbare l’immagine di Francesco-superman impedisce di vedere la lotta, che si sta svolgendo all’interno della Chiesa cattolica per bloccare o almeno rallentare il corso riformatore del pontefice argentino. Per Francesco ormai ottantenne è cominciato il secondo tempo della partita (per dirla in termini calcistici) e lo scontro in campo si fa sempre più duro. Le dimissioni della cattolica irlandese Marie Collins – ritiratasi dalla commissione vaticana per la tutela dei minori dagli abusi in seguito all’atteggiamento sabotatorio della Congregazione per la dottrina della fede – dimostra che anche gli oppositori alla linea riformista di Bergoglio sono in grado di mandare in porta un goal.
Il ritiro della Collins, cattolica fedele alla Chiesa e non contestatrice, vittima da adolescente di un prete, getta un ombra sul prosieguo del cammino delle riforme di Francesco in questa fase finale. “E’ devastante – ha dichiarato la donna al National Catholic Reporter – vedere che nel 2017 questi uomini (della Curia, ndr) sono ancora capaci di dare preminenza ad altre preoccupazioni piuttosto che alla tutela dei piccoli e degli adulti vulnerabili”.
Nella ricorrenza del quarto anniversario dell’elezione di Francesco resta altissimo il consenso di cui continua a godere nell’opinione pubblica internazionale – cattolica e no – in riconoscimento della sua personalità di leader religioso e geopolitico, del suo messaggio e dei cambiamenti già introdotti nel corpo della Chiesa cattolica (riforme dell’organizzazione curiale, maggiore collegialità, pulizia alla banca vaticana, decentramento delle cause di nullità dei matrimoni religiosi, norme più dure contro la pedofilia e regole per la rimozione dei vescovi colpevoli di insabbiamento, apertura della discussione sul diaconato femminile e sui preti sposati, abbandono dell’ossessione clericale su temi come pillola, divorzio, omosessualità, convivenze).
Ma il panorama non è completo se non si tiene conto della “guerra civile” in corso nella Chiesa cattolica, un conflitto già esploso apertamente e dietro le quinte ancora più aspro, perché “guerra di convinzioni”. Imperniata sull’interpretazione del ruolo della Chiesa nella società contemporanea, sulla radicale diversità di visione in merito a Dottrina e Pastorale, Tradizione e Discernimento delle situazioni concrete. Non è una piccola guerra di potere tra “buoni” e “cattivi”. E’ di fatto una guerra ideologica in cui ogni fronte (come sempre accade) sente di avere dalla sua parte motivazioni ideali e storiche.
Dopo l’aperto attacco dei quattro Cardinali all’impostazione misericordiosa di Francesco sui divorziati risposati, dopo la sconfitta al Sinodo della linea riformista di quei vescovi che volevano un aperto riconoscimento della possibilità di dare la comunione anche ai divorziati risposati e una valutazione positiva delle coppie omosessuali, dopo la pubblica e beffarda delegittimazione di Francesco attraverso l’affissione di manifesti e la diffusione di un finto Osservatore Romano manipolando frasi del Papa, l’affare Collins ha portato alla luce una vicenda ancora più grave. Il fatto che la Congregazione per la Dottrina della fede, guidata dal cardinale Mueller, sia riuscita a bloccare e nullificare l’istituzione di un tribunale vaticano, che doveva occuparsi (su denuncia delle vittime) di quei vescovi, che si fossero dimostrati negligenti. Un tribunale annunciato ufficialmente nel giugno 2015.
Scoprire nell’anniversario dell’elezione papale che un fronte interno della Curia è stato così forte da imporre un veto a un’iniziativa, decisa da Francesco in nome della tolleranza zero per gli abusi, è un evento inaudito che pone seri interrogativi sui rapporti di forza in seno alla Chiesa. E suscita la domanda su quanta forza il Papa abbia per ancorare ulteriormente le sue riforme (con il rischio che un Successore spenga lo slancio riformista).
Molti sostenitori di Bergoglio non nascondono la loro preoccupazione e si chiedono se mostrerà la stessa inflessibile energia, che ha dimostrato nello spezzare l’opposizione in seno all’Ordine di Malta. La sfida che si pone dinanzi a Francesco all’inizio del quinto anno di pontificato in presenza del crescere dell’opposizione interna è grande: continuerà il Papa argentino a puntare soprattutto sulla sua personale testimonianza, confidando nel processo di trasformazione della Chiesa in tempi lunghi, oppure darà l’avvio ad una “nuova fase” attraverso un rafforzamento organizzativo della sua linea?
Parecchi suoi alleati, parlando in privato, si augurano che Francesco in questo secondo tempo del pontificato riorganizzi i vertici della Curia, costruendo una squadra coerentemente riformatrice come avvenne con Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II. Allo stesso tempo parecchi suoi alleati auspicano che molti degli orientamenti, indicati da Francesco nei suoi interventi, diventino istruzioni precise rivolte a parroci e vescovi, “executive ordersi” per dirla all’americana, per eliminare incertezze sul cammino da percorrere.
Francesco sinora ha seguito la tendenza a non dare importanza agli oppositori, dicendo di dormire “sonni tranquilli “. Ma questa strategia del silenzio, che mira a non dare evidenza alle spaccature presenti nella Chiesa universale (non solo in Curia), incoraggia di fatto la timidezza anche dei vescovi e cardinali suoi sostenitori. Con il risultato di lasciare sulla scena solo la partita Papa-Avversari. Uno spettacolo che non è rassicurante.
Papa Francesco, un anniversario inquietante. O cambia strategia o rischia l’isolamento
di Marco Politi | 12 marzo 2017
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L’affare Collins bussa alla porta del quinto anno di pontificato. Archiviare l’episodio per non turbare l’immagine di Francesco-superman impedisce di vedere la lotta, che si sta svolgendo all’interno della Chiesa cattolica per bloccare o almeno rallentare il corso riformatore del pontefice argentino. Per Francesco ormai ottantenne è cominciato il secondo tempo della partita (per dirla in termini calcistici) e lo scontro in campo si fa sempre più duro. Le dimissioni della cattolica irlandese Marie Collins – ritiratasi dalla commissione vaticana per la tutela dei minori dagli abusi in seguito all’atteggiamento sabotatorio della Congregazione per la dottrina della fede – dimostra che anche gli oppositori alla linea riformista di Bergoglio sono in grado di mandare in porta un goal.
Il ritiro della Collins, cattolica fedele alla Chiesa e non contestatrice, vittima da adolescente di un prete, getta un ombra sul prosieguo del cammino delle riforme di Francesco in questa fase finale. “E’ devastante – ha dichiarato la donna al National Catholic Reporter – vedere che nel 2017 questi uomini (della Curia, ndr) sono ancora capaci di dare preminenza ad altre preoccupazioni piuttosto che alla tutela dei piccoli e degli adulti vulnerabili”.
Nella ricorrenza del quarto anniversario dell’elezione di Francesco resta altissimo il consenso di cui continua a godere nell’opinione pubblica internazionale – cattolica e no – in riconoscimento della sua personalità di leader religioso e geopolitico, del suo messaggio e dei cambiamenti già introdotti nel corpo della Chiesa cattolica (riforme dell’organizzazione curiale, maggiore collegialità, pulizia alla banca vaticana, decentramento delle cause di nullità dei matrimoni religiosi, norme più dure contro la pedofilia e regole per la rimozione dei vescovi colpevoli di insabbiamento, apertura della discussione sul diaconato femminile e sui preti sposati, abbandono dell’ossessione clericale su temi come pillola, divorzio, omosessualità, convivenze).
Ma il panorama non è completo se non si tiene conto della “guerra civile” in corso nella Chiesa cattolica, un conflitto già esploso apertamente e dietro le quinte ancora più aspro, perché “guerra di convinzioni”. Imperniata sull’interpretazione del ruolo della Chiesa nella società contemporanea, sulla radicale diversità di visione in merito a Dottrina e Pastorale, Tradizione e Discernimento delle situazioni concrete. Non è una piccola guerra di potere tra “buoni” e “cattivi”. E’ di fatto una guerra ideologica in cui ogni fronte (come sempre accade) sente di avere dalla sua parte motivazioni ideali e storiche.
Dopo l’aperto attacco dei quattro Cardinali all’impostazione misericordiosa di Francesco sui divorziati risposati, dopo la sconfitta al Sinodo della linea riformista di quei vescovi che volevano un aperto riconoscimento della possibilità di dare la comunione anche ai divorziati risposati e una valutazione positiva delle coppie omosessuali, dopo la pubblica e beffarda delegittimazione di Francesco attraverso l’affissione di manifesti e la diffusione di un finto Osservatore Romano manipolando frasi del Papa, l’affare Collins ha portato alla luce una vicenda ancora più grave. Il fatto che la Congregazione per la Dottrina della fede, guidata dal cardinale Mueller, sia riuscita a bloccare e nullificare l’istituzione di un tribunale vaticano, che doveva occuparsi (su denuncia delle vittime) di quei vescovi, che si fossero dimostrati negligenti. Un tribunale annunciato ufficialmente nel giugno 2015.
Scoprire nell’anniversario dell’elezione papale che un fronte interno della Curia è stato così forte da imporre un veto a un’iniziativa, decisa da Francesco in nome della tolleranza zero per gli abusi, è un evento inaudito che pone seri interrogativi sui rapporti di forza in seno alla Chiesa. E suscita la domanda su quanta forza il Papa abbia per ancorare ulteriormente le sue riforme (con il rischio che un Successore spenga lo slancio riformista).
Molti sostenitori di Bergoglio non nascondono la loro preoccupazione e si chiedono se mostrerà la stessa inflessibile energia, che ha dimostrato nello spezzare l’opposizione in seno all’Ordine di Malta. La sfida che si pone dinanzi a Francesco all’inizio del quinto anno di pontificato in presenza del crescere dell’opposizione interna è grande: continuerà il Papa argentino a puntare soprattutto sulla sua personale testimonianza, confidando nel processo di trasformazione della Chiesa in tempi lunghi, oppure darà l’avvio ad una “nuova fase” attraverso un rafforzamento organizzativo della sua linea?
Parecchi suoi alleati, parlando in privato, si augurano che Francesco in questo secondo tempo del pontificato riorganizzi i vertici della Curia, costruendo una squadra coerentemente riformatrice come avvenne con Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II. Allo stesso tempo parecchi suoi alleati auspicano che molti degli orientamenti, indicati da Francesco nei suoi interventi, diventino istruzioni precise rivolte a parroci e vescovi, “executive ordersi” per dirla all’americana, per eliminare incertezze sul cammino da percorrere.
Francesco sinora ha seguito la tendenza a non dare importanza agli oppositori, dicendo di dormire “sonni tranquilli “. Ma questa strategia del silenzio, che mira a non dare evidenza alle spaccature presenti nella Chiesa universale (non solo in Curia), incoraggia di fatto la timidezza anche dei vescovi e cardinali suoi sostenitori. Con il risultato di lasciare sulla scena solo la partita Papa-Avversari. Uno spettacolo che non è rassicurante.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
NO!UncleTom ha scritto:DOMANDA:
VISTE LE PREMESSE DEI DUE POST PRECEDENTI, PUO’ CONSIDERARSI CRISTIANO, CHI POLITICAMENTE SI SENTE AFFINE ALLA DESTRA?
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
C’ERA UNA VOLTA LA DEMOCRAZIA NEL PAESE A STELLE E STRISCIE. MA TANTI ANNI FA.
ADESSO E’ ARRIVATO ADOLF MC DONALDS TRUMP E IL MONDO COMINCIA A PREOCCUPARSI.
L’EUROPA UNITA NON C’E’ PIU’, COME SOSTENGONO I PADRI FONDATORI.
PROVE DI DITTATURA IN TURCHIA E VENEZUELA.
IL MONDO E’ NUOVAMENTE SOTTOSOPRA.
MA ANCHE OLTRE LE MURA LEONINE NON STANNO MOLTO TRANQUILLI.
1 apr 2017 11:20
“VOGLIAMO LO SCISMA CONTRO LA CHIESA DI BERGOGLIO”
- DON ALESSANDRO MINUTELLA DICHIARA GUERRA AL PAPA E L’ARCIVESCOVO DI PALERMO LO SFANCULA DANDOGLI 15 GIORNI PER LASCIARE LA PARROCCHIA
- IL SACERDOTE SVALVOLATO UN ANNO E MEZZO SOSTENNE DI AVERE CONTATTI DIRETTI CON LA MADONNA E CON I SANTI
- LA SUA VIDEO-INVETTIVA
Laura Anello per “la Stampa”
Il suo canale Facebook "Radio Domina Nostra" dichiara di essere in difesa della «sana dottrina cattolica», il suo ultimo annuncio si è concluso con l' annuncio di uno "scisma" contro la Chiesa bergogliana aperta e progressista. Uno scisma che, il prossimo 22 aprile, a Verona, dovrebbe concretizzarsi in un raduno dei "veri" custodi della fede sparsi nelle parrocchie del Paese, quelli contro «l' amnesia colpevole a riguardo di temi sensibili come l' aborto, il divorzio, l' eutanasia, il gender».
Parola di don Alessandro Minutella, 43 anni, al quale ieri l' arcivescovo della città Corrado Lorefice ha dato 15 giorni di tempo per sloggiare dalla sua parrocchia di Romagnolo, periferia della città, il pulpito da cui incita i fedeli a ribellarsi contro una Chiesa che definisce eretica.
Una Chiesa che, a suo giudizio, aveva trovato in Benedetto XVI un argine di resistenza «cattolica, sana, chiara nella dottrina, ferma nella morale» all'«imperante relativismo morale, dottrinale, pastorale». Peccato che l'impronta bergogliana, a Palermo, sia perfettamente impressa sull' arcivescovo, l'ex parroco dei poveri e degli ultimi che al discorso di insediamento ha citato la Costituzione. Un arcivescovo molto poco curiale, che guida una vecchia auto, dialoga con le periferie, ha dato speranza ai preti di frontiera.
Don Minutella, per tutta risposta, ieri ha riunito i suoi fedeli in parrocchia per dire che non se ne andrà e che se anche alla fine lo cacceranno «riducendolo allo stato laicale» continuerà a predicare «negli scantinati». «Non chiniamo il capo davanti ai falsi profeti, alla falsa chiesa, prostituta indegna - ha ammonito -. Usciamo da questa impostura. Questo è il quartiere generale della resistenza cattolica». E ha rilanciato il raduno nazionale di Verona della «Chiesa che resiste».
Una grana che riproduce in salsa siciliana la resistenza feroce che Bergoglio vive in Vaticano. Ancora una volta Palermo diventa un laboratorio. Questa è la terra delle lunghe connivenze tra Chiesa e mafia, questa la terra i cui papa Wojtyla lanciò l' anatema contro Cosa Nostra, questa la terra in cui il cardinale Pappalardo lanciò l' anatema su "Sagunto espugnata" ai funerali del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa. Ma Palermo è anche la città di don Puglisi, ucciso dalla mafia. Qui esperienze di apertura alle altre confessioni, agli omosessuali, alle coppie di fatto, convivono con una devozione fatta di miracoli e di immagini sante.
Il prete era già finito al centro delle polemiche un anno e mezzo fa per le sue presunte "locuzioni" interiori, i contatti diretti con la Madonna e con i santi, con un conseguente ordine dell' allora arcivescovo Paolo Romeo di astenersi «dal convocare adunanze» e divulgare messaggi soprannaturali. Quindici giorni fa era stato Lorefice a emanare un decreto col quale metteva in guardia i parroci dall' affidarsi «ai falsi veggenti».
A Palermo c' era il "profeta" brasiliano Pedro Regis. Ospite di don Minutella.
ADESSO E’ ARRIVATO ADOLF MC DONALDS TRUMP E IL MONDO COMINCIA A PREOCCUPARSI.
L’EUROPA UNITA NON C’E’ PIU’, COME SOSTENGONO I PADRI FONDATORI.
PROVE DI DITTATURA IN TURCHIA E VENEZUELA.
IL MONDO E’ NUOVAMENTE SOTTOSOPRA.
MA ANCHE OLTRE LE MURA LEONINE NON STANNO MOLTO TRANQUILLI.
1 apr 2017 11:20
“VOGLIAMO LO SCISMA CONTRO LA CHIESA DI BERGOGLIO”
- DON ALESSANDRO MINUTELLA DICHIARA GUERRA AL PAPA E L’ARCIVESCOVO DI PALERMO LO SFANCULA DANDOGLI 15 GIORNI PER LASCIARE LA PARROCCHIA
- IL SACERDOTE SVALVOLATO UN ANNO E MEZZO SOSTENNE DI AVERE CONTATTI DIRETTI CON LA MADONNA E CON I SANTI
- LA SUA VIDEO-INVETTIVA
Laura Anello per “la Stampa”
Il suo canale Facebook "Radio Domina Nostra" dichiara di essere in difesa della «sana dottrina cattolica», il suo ultimo annuncio si è concluso con l' annuncio di uno "scisma" contro la Chiesa bergogliana aperta e progressista. Uno scisma che, il prossimo 22 aprile, a Verona, dovrebbe concretizzarsi in un raduno dei "veri" custodi della fede sparsi nelle parrocchie del Paese, quelli contro «l' amnesia colpevole a riguardo di temi sensibili come l' aborto, il divorzio, l' eutanasia, il gender».
Parola di don Alessandro Minutella, 43 anni, al quale ieri l' arcivescovo della città Corrado Lorefice ha dato 15 giorni di tempo per sloggiare dalla sua parrocchia di Romagnolo, periferia della città, il pulpito da cui incita i fedeli a ribellarsi contro una Chiesa che definisce eretica.
Una Chiesa che, a suo giudizio, aveva trovato in Benedetto XVI un argine di resistenza «cattolica, sana, chiara nella dottrina, ferma nella morale» all'«imperante relativismo morale, dottrinale, pastorale». Peccato che l'impronta bergogliana, a Palermo, sia perfettamente impressa sull' arcivescovo, l'ex parroco dei poveri e degli ultimi che al discorso di insediamento ha citato la Costituzione. Un arcivescovo molto poco curiale, che guida una vecchia auto, dialoga con le periferie, ha dato speranza ai preti di frontiera.
Don Minutella, per tutta risposta, ieri ha riunito i suoi fedeli in parrocchia per dire che non se ne andrà e che se anche alla fine lo cacceranno «riducendolo allo stato laicale» continuerà a predicare «negli scantinati». «Non chiniamo il capo davanti ai falsi profeti, alla falsa chiesa, prostituta indegna - ha ammonito -. Usciamo da questa impostura. Questo è il quartiere generale della resistenza cattolica». E ha rilanciato il raduno nazionale di Verona della «Chiesa che resiste».
Una grana che riproduce in salsa siciliana la resistenza feroce che Bergoglio vive in Vaticano. Ancora una volta Palermo diventa un laboratorio. Questa è la terra delle lunghe connivenze tra Chiesa e mafia, questa la terra i cui papa Wojtyla lanciò l' anatema contro Cosa Nostra, questa la terra in cui il cardinale Pappalardo lanciò l' anatema su "Sagunto espugnata" ai funerali del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa. Ma Palermo è anche la città di don Puglisi, ucciso dalla mafia. Qui esperienze di apertura alle altre confessioni, agli omosessuali, alle coppie di fatto, convivono con una devozione fatta di miracoli e di immagini sante.
Il prete era già finito al centro delle polemiche un anno e mezzo fa per le sue presunte "locuzioni" interiori, i contatti diretti con la Madonna e con i santi, con un conseguente ordine dell' allora arcivescovo Paolo Romeo di astenersi «dal convocare adunanze» e divulgare messaggi soprannaturali. Quindici giorni fa era stato Lorefice a emanare un decreto col quale metteva in guardia i parroci dall' affidarsi «ai falsi veggenti».
A Palermo c' era il "profeta" brasiliano Pedro Regis. Ospite di don Minutella.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Nella testata sopra il nome del giornale(Il Fatto Quotidiano) di oggi.
Bergoglio:“Penso alle dimissioni ”. Poi apre ai lefebvriani: “Potete celebrare
matrimoni”. Un Papa che ama i suoi nemici e ribadisce la svolta di Ratzinger
Bergoglio:“Penso alle dimissioni ”. Poi apre ai lefebvriani: “Potete celebrare
matrimoni”. Un Papa che ama i suoi nemici e ribadisce la svolta di Ratzinger
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
IL DUBBIO RIMARRA' NEI TEMPI FUTURI, PAZZARIELLI PERMETTENDO.
Matrix, Padre Georg: "Papa Benedetto non è la persona che cede a pressioni"
1/29
Tgcom24
Redazione Tgcom24
5 ore fa
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© articolo
In occasione dei 90 anni di Joseph Ratzinger, che ricorrono il prossimo 16 aprile, il cardinal Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia e Segretario Particolare del Papa emerito, rilascia un’intervista esclusiva a Matrix. A distanza di 4 anni ci si interroga sull’eventualità che il governo americano, durante la presidenza di Barack Obama, abbia fatto pressioni per spingere alle dimissioni Papa Benedetto XVI. Padre Georg, una delle persone più vicine al Pontefice emerito, risponde: “Non è per niente vero, è inventato, è un’affermazione senza fondamento. Io ho parlato anche con Papa Benedetto dopo questa intervista e queste voci ha detto che non è vero. La rinuncia era una decisione libera, ben pensata, ben riflettuta e anche ben pregata. Queste cose che si sono lette recentemente sono inventate e non sono vere. Papa Benedetto non è la persona che cede a delle pressioni. Tutt’altro. Quando ci sono state sfide e quando si è dovuto difendere sia la dottrina sia il popolo di Dio è proprio lui che si è comportato in modo esemplare: non è fuggito quando è arrivato il lupo, ma ha resistito, e questo non sarebbe mai stato motivo per lasciare il pontificato e rinunciare”.
Matrix, Padre Georg: "Papa Benedetto non è la persona che cede a pressioni"
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5 ore fa
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In occasione dei 90 anni di Joseph Ratzinger, che ricorrono il prossimo 16 aprile, il cardinal Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia e Segretario Particolare del Papa emerito, rilascia un’intervista esclusiva a Matrix. A distanza di 4 anni ci si interroga sull’eventualità che il governo americano, durante la presidenza di Barack Obama, abbia fatto pressioni per spingere alle dimissioni Papa Benedetto XVI. Padre Georg, una delle persone più vicine al Pontefice emerito, risponde: “Non è per niente vero, è inventato, è un’affermazione senza fondamento. Io ho parlato anche con Papa Benedetto dopo questa intervista e queste voci ha detto che non è vero. La rinuncia era una decisione libera, ben pensata, ben riflettuta e anche ben pregata. Queste cose che si sono lette recentemente sono inventate e non sono vere. Papa Benedetto non è la persona che cede a delle pressioni. Tutt’altro. Quando ci sono state sfide e quando si è dovuto difendere sia la dottrina sia il popolo di Dio è proprio lui che si è comportato in modo esemplare: non è fuggito quando è arrivato il lupo, ma ha resistito, e questo non sarebbe mai stato motivo per lasciare il pontificato e rinunciare”.
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