La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
........UN PASSO DOPO L'ALTRO .......E............
Mondo | Di F. Q.
Corea del Nord, Trump: “Cercano guai”
Pyongyang minaccia gli Usa: “Pronti
a reagire a qualsiasi tipo di guerra”
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Corea del Nord, Trump: “Cercano guai”
Pyongyang minaccia gli Usa: “Pronti
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Corea del Nord: "Offensivo l'invio della portaerei. Reagiremo"
La Corea del Nord attacca gli Stati Uniti e promette dure contromisure alle ''azioni offensive''. Il riferimento è all'invio della portaerei Usa Carl Vinson al largo della penisola asiatica. Trump: "Pronti a risolvere il problema anche senza la Cina"
Raffaello Binelli - Mar, 11/04/2017 - 16:03
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La Corea del Nord non ha gradito la scelta di Trump di inviare la portaerei Carl Vinson (foto) al largo della penisola asiatica.
"Mosse sconsiderate di Washington per invadere" il Paese, che hanno raggiunto "una fase seria". Un portavoce del ministero degli Esteri di Pyongyang osserva che"se gli Stati Uniti osano optare per un intervento militare, come un attacco preventivo e la rimozione del quartier generale, la Corea del Nord è pronta a reagire a ogni tipo di guerra desiderato dagli Usa".
"La grave situazione - ha sottolineato il portavoce - dimostra ancora una volta che la Corea del Nord era del tutto giustificata ad aumentare in ogni modo le proprie capacità militari di autodifesa". E punta il dito contro gli Usa: "L'amministrazione Trump è abbastanza stupida da schierare forze strategiche sorprendenti una dopo l'altra in Corea del Sud, parlando di pace con la forza delle armi, ma la Corea del Nord rimane impassibile". "Prenderemo le più dure contromisure per difenderci".
Intanto Cina e Corea del Sud ieri hanno trovato un accordo per ulteriori sanzioni contro la Corea del Nord. Le misure scatteranno in caso di un nuovo test nucleare o del lancio di missili balistici da parte di Pyongyang.
La dura risposta di Trump
Il presidente degli Stati Uniti su Twitter avverte Kim Jong-un: "La Corea del Nord è in cerca di guai. Se la Cina decide di aiutare sarebbe una grande cosa.
In caso contrario, risolveremo il problema anche senza di loro".
La strategia degli Stati Uniti
Il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, H.R. McMaster, ha definito una misura "prudenziale" l’invio della portaerei "Carl Vinson" e, in una intervista a Fox, ha precisato che il presidente Trump intende "studiare tutte le opzioni per eliminare la minaccia" nucleare nordcoreana, diretta "contro gli Usa e contro i nostri allati nella regione". Da parte sua il segretario di Stato, Rex Tillerson, ha rilevato che Pyongyang non potrà non tenere conto dell’iniziativa assunta dagli Usa nei confronti della Siria: "Il messaggio che tutti i paesi posso trarre è che se si violano gli accordi internazionali, se non si rispettano i patti, se si diventa una minaccia, allora è assai probabile che giunga una risposta". Alla catena tv Abc, Tillerson ha precisato: "Non vogliamo rovesciare il regime della Corea del Nord, non è il nostro obiettivo e quindi non sono credibili le ragioni in questo senso per lo sviluppo del programma nucleare nordcoreano". Dopo la visita del presidente cinese Xi in Florida e i colloqui con Trump, Tillerson ritiene occorra dare a Pechino "più tempo per agire" verso Pyongyang "e, comunque, resteremo in contatto, in stretto contatto".
Pechino: moderazione per evitare escalation
"La Cina sta prestando una forte attenzione agli sviluppi della situazione nelle penisola coreana", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying, rispondendo oggi ad una domanda riguardo a come Pechino considera la decisione degli Usa di indirizzare un gruppo navale di attacco, guidato dalla portaerei Carl Vinson, verso la penisola coreana. "Nell'attuale situazione, tutte le parti dovrebbero mostrare moderazione e non fare nulla che possa provocare un'escalation" , ha poi aggiunto la portavoce. A molti è suonato come un monito rivolto in particolare a Washington
La Corea del Nord attacca gli Stati Uniti e promette dure contromisure alle ''azioni offensive''. Il riferimento è all'invio della portaerei Usa Carl Vinson al largo della penisola asiatica. Trump: "Pronti a risolvere il problema anche senza la Cina"
Raffaello Binelli - Mar, 11/04/2017 - 16:03
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La Corea del Nord non ha gradito la scelta di Trump di inviare la portaerei Carl Vinson (foto) al largo della penisola asiatica.
"Mosse sconsiderate di Washington per invadere" il Paese, che hanno raggiunto "una fase seria". Un portavoce del ministero degli Esteri di Pyongyang osserva che"se gli Stati Uniti osano optare per un intervento militare, come un attacco preventivo e la rimozione del quartier generale, la Corea del Nord è pronta a reagire a ogni tipo di guerra desiderato dagli Usa".
"La grave situazione - ha sottolineato il portavoce - dimostra ancora una volta che la Corea del Nord era del tutto giustificata ad aumentare in ogni modo le proprie capacità militari di autodifesa". E punta il dito contro gli Usa: "L'amministrazione Trump è abbastanza stupida da schierare forze strategiche sorprendenti una dopo l'altra in Corea del Sud, parlando di pace con la forza delle armi, ma la Corea del Nord rimane impassibile". "Prenderemo le più dure contromisure per difenderci".
Intanto Cina e Corea del Sud ieri hanno trovato un accordo per ulteriori sanzioni contro la Corea del Nord. Le misure scatteranno in caso di un nuovo test nucleare o del lancio di missili balistici da parte di Pyongyang.
La dura risposta di Trump
Il presidente degli Stati Uniti su Twitter avverte Kim Jong-un: "La Corea del Nord è in cerca di guai. Se la Cina decide di aiutare sarebbe una grande cosa.
In caso contrario, risolveremo il problema anche senza di loro".
La strategia degli Stati Uniti
Il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, H.R. McMaster, ha definito una misura "prudenziale" l’invio della portaerei "Carl Vinson" e, in una intervista a Fox, ha precisato che il presidente Trump intende "studiare tutte le opzioni per eliminare la minaccia" nucleare nordcoreana, diretta "contro gli Usa e contro i nostri allati nella regione". Da parte sua il segretario di Stato, Rex Tillerson, ha rilevato che Pyongyang non potrà non tenere conto dell’iniziativa assunta dagli Usa nei confronti della Siria: "Il messaggio che tutti i paesi posso trarre è che se si violano gli accordi internazionali, se non si rispettano i patti, se si diventa una minaccia, allora è assai probabile che giunga una risposta". Alla catena tv Abc, Tillerson ha precisato: "Non vogliamo rovesciare il regime della Corea del Nord, non è il nostro obiettivo e quindi non sono credibili le ragioni in questo senso per lo sviluppo del programma nucleare nordcoreano". Dopo la visita del presidente cinese Xi in Florida e i colloqui con Trump, Tillerson ritiene occorra dare a Pechino "più tempo per agire" verso Pyongyang "e, comunque, resteremo in contatto, in stretto contatto".
Pechino: moderazione per evitare escalation
"La Cina sta prestando una forte attenzione agli sviluppi della situazione nelle penisola coreana", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying, rispondendo oggi ad una domanda riguardo a come Pechino considera la decisione degli Usa di indirizzare un gruppo navale di attacco, guidato dalla portaerei Carl Vinson, verso la penisola coreana. "Nell'attuale situazione, tutte le parti dovrebbero mostrare moderazione e non fare nulla che possa provocare un'escalation" , ha poi aggiunto la portavoce. A molti è suonato come un monito rivolto in particolare a Washington
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA GUERRA DEL TERRORE
Bombe contro il Borussia, due rivendicazioni e tre piste: islamica, neonazista e anarchica
Calcio
Le tre esplosioni si sono verificate in serata nelle vicinanze del bus del Borussia Dortmund che stava raggiungendo lo stadio della città tedesca per la partita di Champions League contro il Monaco. In un biglietto trovato vicino allo stadio si fa riferimento alla strage di Berlino e ai Tornado tedeschi che bombardano la Siria, in un altro documento si attacca la società sportiva che non si impegnerebbe abbastanza contro razzisti, nazisti e populisti di destra. Infine ci sono le minacce ricevute dal presidente dagli hooligan neonazisti
di F. Q. | 12 aprile 2017
Bombe contro il Borussia, due rivendicazioni e tre piste: islamica, neonazista e anarchica
Calcio
Le tre esplosioni si sono verificate in serata nelle vicinanze del bus del Borussia Dortmund che stava raggiungendo lo stadio della città tedesca per la partita di Champions League contro il Monaco. In un biglietto trovato vicino allo stadio si fa riferimento alla strage di Berlino e ai Tornado tedeschi che bombardano la Siria, in un altro documento si attacca la società sportiva che non si impegnerebbe abbastanza contro razzisti, nazisti e populisti di destra. Infine ci sono le minacce ricevute dal presidente dagli hooligan neonazisti
di F. Q. | 12 aprile 2017
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA SORPRESA DELL’UOVO DI PASQUA 2017
Nord Corea, “escalation causata da svolta Usa
Ma Kim non è Assad, ha atomica e può usarla”
L’analista Fiori: “Obama fu troppo attendista, ma strategia della tensione scelta da Trump è sciagurata”
Il presidente cinese Xi Jinping telefona a Trump: “Soluzione in Corea del Nord attraverso mezzi pacifici”
Mondo
“Una escalation tra Usa e Corea del Nord? Non la escludo affatto, soprattutto a causa del cambio di atteggiamento di Washington”. Antonio Fiori, docente di Politica e Istituzioni della Corea e dell’Asia Orientale all’Università di Bologna, vede nella nuova dottrina varata dall’amministrazione Trump la causa di un possibile scontro: “L’attendismo di Obama non ha portato buoni frutti, ma la strategia del tycoon è sciagurata. Pyongyang non è la Siria, ha una potenza militare capace di rispondere molto duramente alle provocazioni”
di Gianni Rosini
Nord Corea, “escalation causata da svolta Usa
Ma Kim non è Assad, ha atomica e può usarla”
L’analista Fiori: “Obama fu troppo attendista, ma strategia della tensione scelta da Trump è sciagurata”
Il presidente cinese Xi Jinping telefona a Trump: “Soluzione in Corea del Nord attraverso mezzi pacifici”
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“Una escalation tra Usa e Corea del Nord? Non la escludo affatto, soprattutto a causa del cambio di atteggiamento di Washington”. Antonio Fiori, docente di Politica e Istituzioni della Corea e dell’Asia Orientale all’Università di Bologna, vede nella nuova dottrina varata dall’amministrazione Trump la causa di un possibile scontro: “L’attendismo di Obama non ha portato buoni frutti, ma la strategia del tycoon è sciagurata. Pyongyang non è la Siria, ha una potenza militare capace di rispondere molto duramente alle provocazioni”
di Gianni Rosini
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Mondo | Di China Files per il Fatto
‘Pyongyang pronta a colpire con armi
nucleari’. Kim alza la tensione con Usa
Trump-Putin, lite su Assad: ‘Un animale’
Mondo | Di F. Q.
Putin a Mattarella: ‘Raid Usa in Siria
come nel 2003 per armi chimiche in Iraq’
G7 Esteri, Tillerson: ‘Assad è alla fine’
‘Pyongyang pronta a colpire con armi
nucleari’. Kim alza la tensione con Usa
Trump-Putin, lite su Assad: ‘Un animale’
Mondo | Di F. Q.
Putin a Mattarella: ‘Raid Usa in Siria
come nel 2003 per armi chimiche in Iraq’
G7 Esteri, Tillerson: ‘Assad è alla fine’
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Re: La Terza Guerra Mondiale
........UHE!!!......MA CHE BELLA PENSATA................
I DOTTOR STRANAMORE CRESCONO
Attacco nucleare alla Corea del nord, cosa prevede il piano di Trump
Quando e come Donald Trump potrebbe ordinare un attacco nucleare preventivo contro la Corea del Nord, in base al Piano Strategico 8010-12
Franco Iacch - Mer, 12/04/2017 - 12:49
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“La Corea del Nord è in cerca di guai, gli Stati Uniti risolveranno il problema, con o senza la Cina”.
E’ questo uno degli ultimi tweet del Presidente Donald Trump in merito alla crisi nella penisola coreana. Così come avvenuto in precedenza, bisogna discernere un tweet dalla reale posizione politica e militare. Medesimo ragionamento per la retorica del Nord.
Il nostro forte esercito rivoluzionario osserva ogni mossa nemica – si legge oggi sul Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale della Corea del Nord – e siamo pronti a riversare un inferno nucleare non solo sulle basi Usa in Corea del Sud e nel Pacifico, ma anche nel continente americano.
L’agenzia di stampa ufficiale Kcna, dedica oggi ampio spazio agli obiettivi raggiunti dal governo presentati durante l’ultima sessione dell'Assemblea Suprema del Popolo, non facendo alcun riferimento alla crisi con gli Stati Uniti.
Diversa la posizione del Ministero degli Esteri della Corea del Nord:
“Quella mossa avventata di inviare un gruppo d’attacco poco distante le nostre coste è il preludio ad un’invasione. Noi preghiamo per la pace, ma ci difenderemo duramente con la potenza delle nostre armi e ci dirigeremo con vigore lungo la strada che abbiamo scelto di intraprendere”.
La retorica del Nord va intesa ad uso interno. L’imprevedibilità del regime preoccupa gli Stati Uniti, mentre la Russia si è detta profondamente allarmata per quello scenario militare unilaterale prospettato dal Presidente Trump. La Cina ha vietato tutte le importazioni di carbone della Corea del Nord, anche se Washington mette in dubbio la regolare esecuzione delle sanzioni.
Nei giorni scorsi abbiamo analizzato i possibili piani d’attacco convenzionali degli Stati Uniti contro la Corea del Nord. Oggi, analizziamo l'opzione nucleare.
I poteri del Presidente degli Stati Uniti
A Donald Trump è conferita la facoltà di autorizzare, senza alcuna approvazione, il lancio dei missili balistici intercontinentali contro un avversario straniero, innescando una guerra termonucleare. La deterrenza statunitense si basa su un arsenale in grado di scongiurare qualsiasi ricorso al nucleare: è il concetto della Distruzione Mutua Assicurata.
Non è concepito, in linea teorica, per essere utilizzato per prevenire o durante un attacco convenzionale o in presenza di impiego di armi chimiche e biologiche sul campo. Mosca, nella sua nuova dottrina militare, prevede l’impiego di testate nucleari qualora la sconfitta, in uno scenario convenzionale, fosse certa. La dottrina strategica russa prevede anche il ricorso preventivo al nucleare per compensare le forze convenzionali superiori del nemico. La strategia di de-escalation, comporterebbe una risposta statunitense su larga scala in Second strike.
Sarebbe opportuno rilevare un punto: il Presidente degli Stati Uniti, come parte vitale della deterrenza nucleare Usa, può autorizzare senza la dichiarazione di guerra del Congresso un attacco preventivo (First Strike) e di rappresaglia (Second strike) in risposta alla rilevazione di testate nucleari nemiche in volo.
Il comando della triade nucleare richiede compostezza, giudizio, moderazione, abilità diplomatica e percezione delle tecnologia in possesso delle fazioni da colpire.
Non esiste veto all’ordine di attacco nucleare del presidente degli Stati Uniti.
I DOTTOR STRANAMORE CRESCONO
Attacco nucleare alla Corea del nord, cosa prevede il piano di Trump
Quando e come Donald Trump potrebbe ordinare un attacco nucleare preventivo contro la Corea del Nord, in base al Piano Strategico 8010-12
Franco Iacch - Mer, 12/04/2017 - 12:49
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“La Corea del Nord è in cerca di guai, gli Stati Uniti risolveranno il problema, con o senza la Cina”.
E’ questo uno degli ultimi tweet del Presidente Donald Trump in merito alla crisi nella penisola coreana. Così come avvenuto in precedenza, bisogna discernere un tweet dalla reale posizione politica e militare. Medesimo ragionamento per la retorica del Nord.
Il nostro forte esercito rivoluzionario osserva ogni mossa nemica – si legge oggi sul Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale della Corea del Nord – e siamo pronti a riversare un inferno nucleare non solo sulle basi Usa in Corea del Sud e nel Pacifico, ma anche nel continente americano.
L’agenzia di stampa ufficiale Kcna, dedica oggi ampio spazio agli obiettivi raggiunti dal governo presentati durante l’ultima sessione dell'Assemblea Suprema del Popolo, non facendo alcun riferimento alla crisi con gli Stati Uniti.
Diversa la posizione del Ministero degli Esteri della Corea del Nord:
“Quella mossa avventata di inviare un gruppo d’attacco poco distante le nostre coste è il preludio ad un’invasione. Noi preghiamo per la pace, ma ci difenderemo duramente con la potenza delle nostre armi e ci dirigeremo con vigore lungo la strada che abbiamo scelto di intraprendere”.
La retorica del Nord va intesa ad uso interno. L’imprevedibilità del regime preoccupa gli Stati Uniti, mentre la Russia si è detta profondamente allarmata per quello scenario militare unilaterale prospettato dal Presidente Trump. La Cina ha vietato tutte le importazioni di carbone della Corea del Nord, anche se Washington mette in dubbio la regolare esecuzione delle sanzioni.
Nei giorni scorsi abbiamo analizzato i possibili piani d’attacco convenzionali degli Stati Uniti contro la Corea del Nord. Oggi, analizziamo l'opzione nucleare.
I poteri del Presidente degli Stati Uniti
A Donald Trump è conferita la facoltà di autorizzare, senza alcuna approvazione, il lancio dei missili balistici intercontinentali contro un avversario straniero, innescando una guerra termonucleare. La deterrenza statunitense si basa su un arsenale in grado di scongiurare qualsiasi ricorso al nucleare: è il concetto della Distruzione Mutua Assicurata.
Non è concepito, in linea teorica, per essere utilizzato per prevenire o durante un attacco convenzionale o in presenza di impiego di armi chimiche e biologiche sul campo. Mosca, nella sua nuova dottrina militare, prevede l’impiego di testate nucleari qualora la sconfitta, in uno scenario convenzionale, fosse certa. La dottrina strategica russa prevede anche il ricorso preventivo al nucleare per compensare le forze convenzionali superiori del nemico. La strategia di de-escalation, comporterebbe una risposta statunitense su larga scala in Second strike.
Sarebbe opportuno rilevare un punto: il Presidente degli Stati Uniti, come parte vitale della deterrenza nucleare Usa, può autorizzare senza la dichiarazione di guerra del Congresso un attacco preventivo (First Strike) e di rappresaglia (Second strike) in risposta alla rilevazione di testate nucleari nemiche in volo.
Il comando della triade nucleare richiede compostezza, giudizio, moderazione, abilità diplomatica e percezione delle tecnologia in possesso delle fazioni da colpire.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
UncleTom ha scritto:........UHE!!!......MA CHE BELLA PENSATA................
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Quando e come Donald Trump potrebbe ordinare un attacco nucleare preventivo contro la Corea del Nord, in base al Piano Strategico 8010-12
Franco Iacch - Mer, 12/04/2017 - 12:49
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“La Corea del Nord è in cerca di guai, gli Stati Uniti risolveranno il problema, con o senza la Cina”.
E’ questo uno degli ultimi tweet del Presidente Donald Trump in merito alla crisi nella penisola coreana. Così come avvenuto in precedenza, bisogna discernere un tweet dalla reale posizione politica e militare. Medesimo ragionamento per la retorica del Nord.
Il nostro forte esercito rivoluzionario osserva ogni mossa nemica – si legge oggi sul Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale della Corea del Nord – e siamo pronti a riversare un inferno nucleare non solo sulle basi Usa in Corea del Sud e nel Pacifico, ma anche nel continente americano.
L’agenzia di stampa ufficiale Kcna, dedica oggi ampio spazio agli obiettivi raggiunti dal governo presentati durante l’ultima sessione dell'Assemblea Suprema del Popolo, non facendo alcun riferimento alla crisi con gli Stati Uniti.
Diversa la posizione del Ministero degli Esteri della Corea del Nord:
“Quella mossa avventata di inviare un gruppo d’attacco poco distante le nostre coste è il preludio ad un’invasione. Noi preghiamo per la pace, ma ci difenderemo duramente con la potenza delle nostre armi e ci dirigeremo con vigore lungo la strada che abbiamo scelto di intraprendere”.
La retorica del Nord va intesa ad uso interno. L’imprevedibilità del regime preoccupa gli Stati Uniti, mentre la Russia si è detta profondamente allarmata per quello scenario militare unilaterale prospettato dal Presidente Trump. La Cina ha vietato tutte le importazioni di carbone della Corea del Nord, anche se Washington mette in dubbio la regolare esecuzione delle sanzioni.
Nei giorni scorsi abbiamo analizzato i possibili piani d’attacco convenzionali degli Stati Uniti contro la Corea del Nord. Oggi, analizziamo l'opzione nucleare.
I poteri del Presidente degli Stati Uniti
A Donald Trump è conferita la facoltà di autorizzare, senza alcuna approvazione, il lancio dei missili balistici intercontinentali contro un avversario straniero, innescando una guerra termonucleare. La deterrenza statunitense si basa su un arsenale in grado di scongiurare qualsiasi ricorso al nucleare: è il concetto della Distruzione Mutua Assicurata.
Non è concepito, in linea teorica, per essere utilizzato per prevenire o durante un attacco convenzionale o in presenza di impiego di armi chimiche e biologiche sul campo. Mosca, nella sua nuova dottrina militare, prevede l’impiego di testate nucleari qualora la sconfitta, in uno scenario convenzionale, fosse certa. La dottrina strategica russa prevede anche il ricorso preventivo al nucleare per compensare le forze convenzionali superiori del nemico. La strategia di de-escalation, comporterebbe una risposta statunitense su larga scala in Second strike.
Sarebbe opportuno rilevare un punto: il Presidente degli Stati Uniti, come parte vitale della deterrenza nucleare Usa, può autorizzare senza la dichiarazione di guerra del Congresso un attacco preventivo (First Strike) e di rappresaglia (Second strike) in risposta alla rilevazione di testate nucleari nemiche in volo.
Il comando della triade nucleare richiede compostezza, giudizio, moderazione, abilità diplomatica e percezione delle tecnologia in possesso delle fazioni da colpire.
Non esiste veto all’ordine di attacco nucleare del presidente degli Stati Uniti.
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QUESTA PUBBLICAZIONE E' STATA VOLUTAMENTE INTERROTTA ALLE ORE 18,34, COME CAPITA SPESSO ULTIMAMENTE
DA CHI, FATE VOI.
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LA PARTE RESTANTE DELL'ARTICOLO
Qualora il Segretario alla Difesa, che riceve e verifica l’ordine di autorizzare il lancio dopo l’autenticazione dei codici del comandante in capo, si dovesse rifiutare, il Presidente ha sempre la facoltà di destituirlo. Il Segretario alla Difesa può dissentire, ma non ha potere di veto. Vi è anche l’opzione che conferisce alle principali figure politiche di dichiarare il Presidente come incapace di eseguire i propri compiti, tuttavia il tempo necessario per lanciare un attacco nucleare è stimato in otto / dodici minuti massimo.
L’opzione nucleare per la Corea del Nord
Pyongyang possiede un Icbm in grado di colpire le Hawaii, obiettivo strategico e simbolico nel Pacifico? Supposizioni in realtà.
La scorsa settimana, durante un’audizione al Congresso, il comandante del North American Aerospace Defense Command, il generale Lori Robinson ha dichiarato che “il livello tecnologico raggiunto dalla Corea del Nord è senza precedenti, gli Stati Uniti dovranno restare vigili contro gli stati canaglia che minacciano la patria”.
Tralasciamo volutamente la scarsa affidabilità degli intercettori basati in Alaska ed in California (programma da 36 miliardi di dollari) e le capacità del Pacific Missile Range (in fase di test).
Soffermiamoci sui dati in nostro possesso sulle presunte capacità della Corea del Nord. I satelliti confermano postazioni di lancio fisse a Sohae e Tonghae, ma la Corea del Nord ha investito enormi risorse in una forza missilistica di proiezione mobile disseminata in profondità in tutto il paese. Tradotto significa: senza una certezza pari al 100% sugli obiettivi da colpire, nessuno potrebbe impedire una ritorsione del Nord, probabilmente su Seul.
Se funzionasse (dubbi in tal senso), un Icbm nordcoreano potrebbe raggiungere le Hawaii in meno di 20 minuti. Tale supposizione si basa sulla relazione depositata nel 2015 al Congresso del North American Aerospace Defense Command.
“La nostra valutazione è che la Corea del Nord abbia raggiunto la capacità di imbarcare una testata nucleare su un missile KN-08”. Quest’ultimo non è mai stato testato, ma se funzionasse potrebbe probabilmente colpire gli Stati Uniti. Il programma missilistico della Corea del Nord è in costante evoluzione. Il missile balistico a raggio intermedio KN-15 potrebbe essere stato testato, così come il Hwasong-7.
La Corea del Nord afferma di aver standardizzato le testate da dieci kilotoni. Gli Stati Uniti credono che Pyongyang abbia concluso il processo di miniaturizzazione per una testata da 20 kilotoni. Per fare un esempio: la bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945 era di 15 kilotoni. Su Nagasaki il dispositivo esploso era di 20 kilotoni.
Il reale grado di efficacia di tali sistemi resta ignoto e relegato al condizionale. Tuttavia, il punto è proprio questo: il Presidente Donald Trump può ordinare un attacco preventivo qualora vi fosse un imminente pericolo per l’esistenza degli Stati Uniti e degli alleati.
Il piano strategico 8010-12
Il piano operativo del Comando Strategico degli Stati Uniti 8010, delinea i potenziali scenari in cui è previsto il ricorso al nucleare. Aggiornato nel 2012, dovrebbe essere declassificato nel 2022. Alcuni passaggi, grazie al Freedom of Information Act sono stati resi pubblici.
Nella sezione chiamata Inquadrare il problema, si legge che “…con la fine della guerra fredda il panorama internazionale è cambiato. La sicurezza globale è segnata da conflitti prolungati, costante cambiamento, enormi complessità e maggiore incertezza. Mentre le preoccupazioni dinamiche nello spazio e nel cyberspazio si evolvono, le minacce tradizionali alla sicurezza nazionale continuano ad essere rappresentate da Stati sovrani con emergenti capacità WMD (weapons of mass destruction)”.
L’OPLAN 8010-12 si rivolge ad un nemico X. Menzione specificamente la Russia e la Cina, ma “non rappresentano pericoli imminente per gli americani”.
L’OPLAN 8010-12 è un testo molto semplice che conferisce una visione globale: è il testo di riferimento strategico per diversi potenziali nemici che possiedono arsenali nucleari o cercano di ottenerli.
“La rapida evoluzione tecnologica e l'ampia disponibilità civile delle capacità militari, hanno ridotto i costi di ingresso, mettendo a disposizione nuove armi. Diversi attori hanno avuto accesso a nuove funzionalità che in passato non avrebbero ottenuto senza significativi investimenti. La sovrapposizione delle sovranità continuerà a presentare sfide per la sicurezza nazionale”.
Nell’OPLAN 8010 si rileva la “necessità di una volontà politica americana nell’impiegare le forze strategiche qualora la deterrenza fallisse”. Abbiamo più volte analizzato le capacità della triade nucleare Usa, tuttavia il piano strategico reso pubblico non le menziona limitandosi ad un solo passaggio:
“L’obiettivo è chiaro: utilizzare il sistema adeguato per eliminare la capacità del nemico ed il suo apparatp decisionale chiave per cessare le ostilità”.
Il principio della deterrenza si basa sull’equilibrio tre le scarse informazioni diramate e quelle coperte da segreto militare. Informazioni sufficienti per spaventare il nemico.
L’infallibilità del Presidente degli Stati Uniti gli conferisce una precisa capacità di discernimento: trasformare un conflitto convenzionali in nucleare. Le soglie di tolleranza sono delineate, ma nell’OPLAN 8010 si rileva testualmente che “il presidente può ordinare a Stratcom di rispondere ad un atto ostile o ad una minaccia imminente”.
Non vi è un vincolo sul potenziale uso del nucleare
“L’uso di qualsiasi arma, cinetica o non-cinetica, deve rispettare i principi fondamentali del diritto nei conflitti armati in base al criterio della proporzionalità. La necessità militare deve evitare sofferenze inutili o rischi di distinzione. Principi che dovranno essere presi in considerazione durante lo sviluppo e l’esecuzione di tali piani”.
Oltre alle diverse interpretazioni, l’OPLAN 8010-12 non chiarisce il modo in cui una risposta nucleare potrebbe essere proporzionale.
In definitiva, sebbene remota, gli Stati Uniti prevedono la possibilità di utilizzare lo sterminato inventario strategico in risposta ad un attacco convenzionale o nucleare. OPLAN 8010 si compone di varie opzioni di attacco convenzionale e nucleare. Queste ultime sono classificate.
OPLAN 8010 è un piano strategico che incorpora diversi elementi del potere nazionale per esercitare pressione ed ottenere effetti strategici contro avversari specifici.
L’errata percezione dei messaggi
E’ forse la sezione (pesantemente censurata) più importante dell’intero piano strategico. Si menzionano i rischi sull’errata percezione dei messaggi degli avversari.
“I comandanti dovranno valutare costantemente e culturalmente una appropriata strategia di comunicazione. Indipendentemente da ciò, tutte le opzioni devono essere sempre disponibili”.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
COSA INTENDE CICCIO KIM PER ATTACCO????
Nord Corea, i media del regime annunciano “obiettivi nucleari” in caso di attacco della “Armada” Usa
Mondo
"Il nostro potente esercito rivoluzionario sta osservando da vicino ogni movimento degli elementi nemici" ha scritto il quotidiano Rodong. Dopo le minacce degli scorsi giorni, l'attenzione è massima sulle date del 15 aprile - anniversario del presidente eterno Kim Il-sung - e il 25 aprile, data di fondazione dell'esercito del popolo
di China Files per il Fatto | 12 aprile 2017
commenti (137)
910
Più informazioni su: Corea del Nord, Corea del Sud, Donald Trump, Kim Il-Sung, Kim Jong-un, Usa
In caso di aggressione americana, la Corea del Nord non resterà a guardare: risponderà con un attacco nucleare. E’ quanto ventilato dai media statali nordcoreani martedì, a pochi giorni dall’annuncio dell’invio di una flottiglia statunitense nel Pacifico occidentale, in prossimità della penisola coreana. “Il nostro potente esercito rivoluzionario sta osservando da vicino ogni movimento degli elementi nemici, mantenendo il nostro obiettivo nucleare focalizzato non solo sulle basi Usa in Corea del Sud e nel Pacifico, ma anche sulla terraferma”, ha scritto il quotidiano Rodong Sinmun. Secondo il ministero degli Esteri nordcoreano, il regime di Kim Jong-un si prepara ad adottare “le più dure controazioni contro i provocatori” in ottica difensiva.
Nel weekend, fonti Reuters avevano confermato la partenza da Singapore di un gruppo d’attacco a stelle e strisce, guidato dalla portaerei Carl Vinson e diretto alla volta della penisola coreana, anziché verso l’Australia, come precedentemente stabilito. Motivando il dispiegamento navale, il segretario alla Difesa statunitense Jim Mattis ha parlato di semplice “prudenza”, evitando di collegare la manovra a una minaccia precisa. Più loquace il presidente Donald Trump, che al Fox Business Network ha magnificato le doti della “Armada”, composta da “sottomarini molto potenti. Molto più potenti della portaerei”. Due cacciatorpedinieri e un incrociatore completano l’organico.
All’indomani dell’attacco americano alla base siriana di Al Shayrat – sferrato mentre il presidente cinese Xi Jinping era ospite di Trump a Mar-a-Lago – il regime del Nord aveva parlato di atto “imperdonabile”, definendo l’intervento statunitense un incentivo a rafforzare il proprio arsenale nucleare in ottica difensiva. Nello spiegare il tempismo della reazione americana contro Bashar al-Assad, lunedì il segretario di Stato Rex Tillerson ha accennato a un avvertimento indirizzato a tutti quei paesi che si ostinano a violare le “norme internazionali”, Corea del Nord compresa. Secondo Tillerson, l’iniziativa statunitense in Siria avrebbe incassato il placet di Xi in persona.
Proprio quest’oggi il fil rouge che lega l’escalation in Medio Oriente alla penisola nordcoreana è stato argomento di discussione tra Xi e The Donald. In una conversazione telefonica, il leader cinese ha auspicato una soluzione pacifica delle tensioni a nord del 38esimo parallelo e ha bollato come “inaccettabile” l’uso di armi chimiche in Siria, esortando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti a esprimersi con voce unica sull’argomento. Un appello che segue a stretto giro una nuova sfilza di tweet indirizzati dall’imprenditore al gigante asiatico, ritenuto troppo poco collaborativo. Facendo leva sulla possibilità di mercanteggiare con Pechino – mischiando questioni economiche e politiche – il nuovo inquilino della Casa Bianca ieri ha cinguettato di aver “spiegato al presidente cinese che un accordo commerciale con gli Stati Uniti sarà molto più favorevole se risolveranno il problema della Corea del Nord” Ribadendo, tuttavia, che “se la Cina decide di aiutare, sarebbe fantastico. In caso contrario, risolveremo il problema senza di loro!” Ogni opzione – compresa quella militare – rimane sul tavolo.
A inizio settimana, Pechino e Seul hanno ventilato nuove e più severe sanzioni nel caso in cui Pyongyang esegua ulteriori test atomici o missilistici, mentre ultimamente navi cariche di carbone nordcoreano sono state respinte dalle dogane cinesi, in una più stretta osservanza delle risoluzioni internazionali. Intanto, secondo Chosun.com, Pechino avrebbe parcheggiato 150mila soldati al confine sino-coreano per tamponare l’eventuale flusso di disertori e intervenire in caso di “situazioni imprevedibili”. Voci che, tuttavia, il ministero degli Esteri cinese si è affrettato a smentire.
di Alessandra Colarizi
di China Files per il Fatto | 12 aprile 2017
Nord Corea, i media del regime annunciano “obiettivi nucleari” in caso di attacco della “Armada” Usa
Mondo
"Il nostro potente esercito rivoluzionario sta osservando da vicino ogni movimento degli elementi nemici" ha scritto il quotidiano Rodong. Dopo le minacce degli scorsi giorni, l'attenzione è massima sulle date del 15 aprile - anniversario del presidente eterno Kim Il-sung - e il 25 aprile, data di fondazione dell'esercito del popolo
di China Files per il Fatto | 12 aprile 2017
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In caso di aggressione americana, la Corea del Nord non resterà a guardare: risponderà con un attacco nucleare. E’ quanto ventilato dai media statali nordcoreani martedì, a pochi giorni dall’annuncio dell’invio di una flottiglia statunitense nel Pacifico occidentale, in prossimità della penisola coreana. “Il nostro potente esercito rivoluzionario sta osservando da vicino ogni movimento degli elementi nemici, mantenendo il nostro obiettivo nucleare focalizzato non solo sulle basi Usa in Corea del Sud e nel Pacifico, ma anche sulla terraferma”, ha scritto il quotidiano Rodong Sinmun. Secondo il ministero degli Esteri nordcoreano, il regime di Kim Jong-un si prepara ad adottare “le più dure controazioni contro i provocatori” in ottica difensiva.
Nel weekend, fonti Reuters avevano confermato la partenza da Singapore di un gruppo d’attacco a stelle e strisce, guidato dalla portaerei Carl Vinson e diretto alla volta della penisola coreana, anziché verso l’Australia, come precedentemente stabilito. Motivando il dispiegamento navale, il segretario alla Difesa statunitense Jim Mattis ha parlato di semplice “prudenza”, evitando di collegare la manovra a una minaccia precisa. Più loquace il presidente Donald Trump, che al Fox Business Network ha magnificato le doti della “Armada”, composta da “sottomarini molto potenti. Molto più potenti della portaerei”. Due cacciatorpedinieri e un incrociatore completano l’organico.
All’indomani dell’attacco americano alla base siriana di Al Shayrat – sferrato mentre il presidente cinese Xi Jinping era ospite di Trump a Mar-a-Lago – il regime del Nord aveva parlato di atto “imperdonabile”, definendo l’intervento statunitense un incentivo a rafforzare il proprio arsenale nucleare in ottica difensiva. Nello spiegare il tempismo della reazione americana contro Bashar al-Assad, lunedì il segretario di Stato Rex Tillerson ha accennato a un avvertimento indirizzato a tutti quei paesi che si ostinano a violare le “norme internazionali”, Corea del Nord compresa. Secondo Tillerson, l’iniziativa statunitense in Siria avrebbe incassato il placet di Xi in persona.
Proprio quest’oggi il fil rouge che lega l’escalation in Medio Oriente alla penisola nordcoreana è stato argomento di discussione tra Xi e The Donald. In una conversazione telefonica, il leader cinese ha auspicato una soluzione pacifica delle tensioni a nord del 38esimo parallelo e ha bollato come “inaccettabile” l’uso di armi chimiche in Siria, esortando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti a esprimersi con voce unica sull’argomento. Un appello che segue a stretto giro una nuova sfilza di tweet indirizzati dall’imprenditore al gigante asiatico, ritenuto troppo poco collaborativo. Facendo leva sulla possibilità di mercanteggiare con Pechino – mischiando questioni economiche e politiche – il nuovo inquilino della Casa Bianca ieri ha cinguettato di aver “spiegato al presidente cinese che un accordo commerciale con gli Stati Uniti sarà molto più favorevole se risolveranno il problema della Corea del Nord” Ribadendo, tuttavia, che “se la Cina decide di aiutare, sarebbe fantastico. In caso contrario, risolveremo il problema senza di loro!” Ogni opzione – compresa quella militare – rimane sul tavolo.
A inizio settimana, Pechino e Seul hanno ventilato nuove e più severe sanzioni nel caso in cui Pyongyang esegua ulteriori test atomici o missilistici, mentre ultimamente navi cariche di carbone nordcoreano sono state respinte dalle dogane cinesi, in una più stretta osservanza delle risoluzioni internazionali. Intanto, secondo Chosun.com, Pechino avrebbe parcheggiato 150mila soldati al confine sino-coreano per tamponare l’eventuale flusso di disertori e intervenire in caso di “situazioni imprevedibili”. Voci che, tuttavia, il ministero degli Esteri cinese si è affrettato a smentire.
di Alessandra Colarizi
di China Files per il Fatto | 12 aprile 2017
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Tillerson: "Rapporti Usa-Russia ai minimi". Veto di Mosca a risoluzione Onu
Il segretario di Stato Usa, Tillerson, incontra l'omologo Lavrov. "Relazioni con la Russia a livello basso"
Raffaello Binelli - Mer, 12/04/2017 - 22:36
commenta
Spiragli per una ripresa del dialogo, ma i rapporti tra Usa e Russia restano tesi. Questo l'esito del decisivo faccia a faccia tra i vertici di Washington e quelli di Mosca dopo giorni di tensione, che oggi si è concretizzato nell'incontro tra il segretario di Stato Usa Rex Tillerson e il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov.
A sorpresa, dopo che la notizia era stata fatta trapelare senza conferme per giorni, lo stesso Tillerson ha avuto un colloquio anche con Vladimir Putin che lo ha ricevuto dopo ore di anticamera e un violento scambio di battute a distanza tra il leader del Cremlino e il presidente americano Donald Trump: il presidente Usa, riferendosi al presidente siriano Bachar al-Assad, aveva accusato Putin di sostenere "un animale", "una persona che rappresenta il male". "Il livello di fiducia nelle relazioni tra Usa e Russia, specialmente nel campo militare, è peggiorato, anzichè migliorare, con l'amministrazione Trump", era stata la risposta di Putin. La decisione del presidente russo di vedere Tillerson comunque lascia intendere che Putin abbia voluto lasciare uno spiraglio di dialogo, anche se i toni al termine dell'incontro Tillerson-Lavrov, sono rimasti molto duri. Secondo il segretario di Stato Usa, le relazioni degli Stati Uniti con la Russia sono "ad un livello molto basso".
Le due più grandi potenze non possano avere "questo tipo di relazioni", ha aggiunto il capo della diplomazia statunitense ribadendo che il nodo principale di contrasto tra i due paesi continui a restare la gestione della situazione in Siria e la sorte di Bashar al Assad. Tillerson è parso più morbido nei toni rispetto a Trump, ma non nella sostanza, sottolineando come il presidente siriano abbia usato armi chimiche "in oltre 50 occasioni". Secondo gli Stati Uniti, ha ribadito Tillerson, non c'è futuro per Assad e la sua famiglia, al governo della Siria. E la Russia, grande alleata del regime di Damasco, deve "riconoscere questa realtà". L'uscita di scena di Assad comunque dovrà avvenire "in modo ordinato". Sulla vicenda siriana Mosca tiene il punto, ma Lavrov ha mostrato di voler aprire a una possibilità di dialogo: La Russia è pronta a riprendere gli accordi sul coordinamento militare con gli Stati Uniti in Siria, ha detto. "Siamo disposti a riprendere l'impegno se tutti saremo d'accordo che l'obiettivo delle operazioni aeree sarà la lotta contro al Nusra e le altre organizzazioni terroristiche" insieme all'impegno per la "distruzione e il totale annientamento dell'Isis". Il memorandum per la prevenzione degli incidenti e per la sicurezza dei vili militari in Siria era stato sospeso da Mosca dopo l'attacco americano alla base aerea siriana di Shayrat. Quanto agli altri temi sul tavolo, Mosca e Washington hanno sottolineato che l'obiettivo comune è battere il terrorismo internazionale e evitare una escalation con la Corea del Nord avviando una serie di colloqui e rispettando la risoluzione delle Nazioni Unite. Nel faccia a faccia i è stata solo lambita la questione delle presunte interferenze di Mosca nelle elezioni americane di novembre. Secondo Tillerson l'argomento è stato solo "brevemente toccato" nell'ambito della discussione piu generale sugli attacchi informatici.
Russia pone il veto su risoluzione Onu
La Russia ha posto il veto a una risoluzione presentata da Stati Uniti, Francia e Regno Unito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di condanna degli attacchi chimici della scorsa settimana in Siria e per chiedere al regime di cooperare con l'inchiesta aperta su quanto accaduto. Il testo ha ricevuto 10 voti a favore, 3 astenuti e due voti contrari, della Bolivia e della Russia. Quest'ultima ha affermato il suo diritto di veto come membro permanente. La Cina, che ha posto il suo veto nelle sei precedenti risoluzioni sulla Siria dall'inizio del conflitto, si è astenuta, come l'Etiopia e il Kazakhstan. Dieci paesi hanno votato a favore, contrariamente alla Russia e alla Bolivia che hanno votato contro. Washington, Londra e Parigi hanno presentato un progetto di risoluzione che condanna l'attacco chimico del 4 aprile e chiede al governo siriano di collaborare all'inchiesta.
Trump cambia idea sulla Nato
Con gli alleati della Nato "è arrivato il momento di porre fine alla guerra civile in Siria. La Nato è il "baluardo della pace e della sicurezza", ha detto il presidente americano Donald Trump durante la conferenza stampa congiunta con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ricevuto alla Casa Bianca. Per gli Stati Uniti e per la Nato "sarebbe meglio andare d'accordo con la Russia" ma ora non è così, i rapporti non sono buoni, ha sottolineato il presidente. "La Nato non è più obsoleta" ma gli alleati "devono pagare il dovuto".Il presidente americano ha sottolineato la necessità che i partner Nato aumentino il loro contributo al 2% del Pil, per affrontare le sfide sul fronte della sicurezza e in particolare la crisi migranti e la minaccia del terrorismo.
Il segretario di Stato Usa, Tillerson, incontra l'omologo Lavrov. "Relazioni con la Russia a livello basso"
Raffaello Binelli - Mer, 12/04/2017 - 22:36
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Spiragli per una ripresa del dialogo, ma i rapporti tra Usa e Russia restano tesi. Questo l'esito del decisivo faccia a faccia tra i vertici di Washington e quelli di Mosca dopo giorni di tensione, che oggi si è concretizzato nell'incontro tra il segretario di Stato Usa Rex Tillerson e il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov.
A sorpresa, dopo che la notizia era stata fatta trapelare senza conferme per giorni, lo stesso Tillerson ha avuto un colloquio anche con Vladimir Putin che lo ha ricevuto dopo ore di anticamera e un violento scambio di battute a distanza tra il leader del Cremlino e il presidente americano Donald Trump: il presidente Usa, riferendosi al presidente siriano Bachar al-Assad, aveva accusato Putin di sostenere "un animale", "una persona che rappresenta il male". "Il livello di fiducia nelle relazioni tra Usa e Russia, specialmente nel campo militare, è peggiorato, anzichè migliorare, con l'amministrazione Trump", era stata la risposta di Putin. La decisione del presidente russo di vedere Tillerson comunque lascia intendere che Putin abbia voluto lasciare uno spiraglio di dialogo, anche se i toni al termine dell'incontro Tillerson-Lavrov, sono rimasti molto duri. Secondo il segretario di Stato Usa, le relazioni degli Stati Uniti con la Russia sono "ad un livello molto basso".
Le due più grandi potenze non possano avere "questo tipo di relazioni", ha aggiunto il capo della diplomazia statunitense ribadendo che il nodo principale di contrasto tra i due paesi continui a restare la gestione della situazione in Siria e la sorte di Bashar al Assad. Tillerson è parso più morbido nei toni rispetto a Trump, ma non nella sostanza, sottolineando come il presidente siriano abbia usato armi chimiche "in oltre 50 occasioni". Secondo gli Stati Uniti, ha ribadito Tillerson, non c'è futuro per Assad e la sua famiglia, al governo della Siria. E la Russia, grande alleata del regime di Damasco, deve "riconoscere questa realtà". L'uscita di scena di Assad comunque dovrà avvenire "in modo ordinato". Sulla vicenda siriana Mosca tiene il punto, ma Lavrov ha mostrato di voler aprire a una possibilità di dialogo: La Russia è pronta a riprendere gli accordi sul coordinamento militare con gli Stati Uniti in Siria, ha detto. "Siamo disposti a riprendere l'impegno se tutti saremo d'accordo che l'obiettivo delle operazioni aeree sarà la lotta contro al Nusra e le altre organizzazioni terroristiche" insieme all'impegno per la "distruzione e il totale annientamento dell'Isis". Il memorandum per la prevenzione degli incidenti e per la sicurezza dei vili militari in Siria era stato sospeso da Mosca dopo l'attacco americano alla base aerea siriana di Shayrat. Quanto agli altri temi sul tavolo, Mosca e Washington hanno sottolineato che l'obiettivo comune è battere il terrorismo internazionale e evitare una escalation con la Corea del Nord avviando una serie di colloqui e rispettando la risoluzione delle Nazioni Unite. Nel faccia a faccia i è stata solo lambita la questione delle presunte interferenze di Mosca nelle elezioni americane di novembre. Secondo Tillerson l'argomento è stato solo "brevemente toccato" nell'ambito della discussione piu generale sugli attacchi informatici.
Russia pone il veto su risoluzione Onu
La Russia ha posto il veto a una risoluzione presentata da Stati Uniti, Francia e Regno Unito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di condanna degli attacchi chimici della scorsa settimana in Siria e per chiedere al regime di cooperare con l'inchiesta aperta su quanto accaduto. Il testo ha ricevuto 10 voti a favore, 3 astenuti e due voti contrari, della Bolivia e della Russia. Quest'ultima ha affermato il suo diritto di veto come membro permanente. La Cina, che ha posto il suo veto nelle sei precedenti risoluzioni sulla Siria dall'inizio del conflitto, si è astenuta, come l'Etiopia e il Kazakhstan. Dieci paesi hanno votato a favore, contrariamente alla Russia e alla Bolivia che hanno votato contro. Washington, Londra e Parigi hanno presentato un progetto di risoluzione che condanna l'attacco chimico del 4 aprile e chiede al governo siriano di collaborare all'inchiesta.
Trump cambia idea sulla Nato
Con gli alleati della Nato "è arrivato il momento di porre fine alla guerra civile in Siria. La Nato è il "baluardo della pace e della sicurezza", ha detto il presidente americano Donald Trump durante la conferenza stampa congiunta con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ricevuto alla Casa Bianca. Per gli Stati Uniti e per la Nato "sarebbe meglio andare d'accordo con la Russia" ma ora non è così, i rapporti non sono buoni, ha sottolineato il presidente. "La Nato non è più obsoleta" ma gli alleati "devono pagare il dovuto".Il presidente americano ha sottolineato la necessità che i partner Nato aumentino il loro contributo al 2% del Pil, per affrontare le sfide sul fronte della sicurezza e in particolare la crisi migranti e la minaccia del terrorismo.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Le decisioni politiche e militari prese sull’onda delle emozioni o dei bullismi, portano a grandi disastri
» FABIO MINI
COME NON ESSERE D’ACCORDO AL 100 PER CENTO!!!!!!!
Giovedì 13 Aprile 2017 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Fronti multipli L’americano sfida tutti: o mi seguite o faccio da solo. Ma se poi non lo fa è un boomerang
TRUMP E IL BLUFF BELLICO GLOBALE
Le decisioni politiche e militari prese sull’onda delle emozioni o dei bullismi, portano a grandi disastri
» FABIO MINI
Mentre il gruppo portaerei Carl Vinson muove verso la penisola coreana, gli spostamenti diplomatici e i movimenti politici degli Stati Uniti nei riguardi della Russia e della Cina cominciano a rivelare altre irrazionalità. Trump e i suoi minacciano aggressioni unilaterali ovunque un’i n fo rm a zi on e qualsiasi, anche manipolata, ne sollecita la sensibilità verso i bambini. Egli sa benissimo che affrontando questo compito non resterà mai senza “lavoro”, sempre che voglia farlo bene e passi a punire anche i macellai che gli Stati Uniti pagano e sostengono. Sa, o dovrebbe sapere, che le decisioni politiche e militari prese sull’onda delle emozioni o dei bullismi, portano a grandi disastri. Tuttavia, Trump si è rivolto anche agli alleati e ai presunti competitori internazionali con un messaggio tanto diretto quanto politicamente disastroso. Ha intimato agli europei di “risolvere” la questione ucraina, ai russi di risolvere quella siriana e ai cinesi di risolvere quella coreana. Ovviamente “r is o lv e r e”, nel lessico di Trump, come quello dei suoi modelli, significa intervenire con le armi: guerra. Se non ci pensano loro, sarà Trump stesso a muovere guerra a tutti. Ovviamente, l’ult imatum a l l’Europa, nonostante la collusione di molti paesi e la sudditanza di altri, sarà di difficile realizzazione. Anche quello alla Russia potrebbe essere inefficace, nonostante Putin stia già promette regali a Israele, Turchia, Iran e Stati Uniti purché accettino una transizione siriana che gli faccia salvare la faccia. In ogni caso, Europa e Russia non hanno vie d’uscita: o obbediscono, calando più o meno le braghe, o entrano in conflitto con gli Stati Uniti scontrandosi direttamente o scoprendone il bluff. Con la Cina, la situazione è diversa. La pressione di Trump può aiutare Pechino a far volgere l’attuale situazione di imbarazzo e impasse a proprio vantaggio. La Cina ha infatti la via d’uscita perfetta: provocare o appoggiare un cambio di regime a Pyongyang ed estromettere il pazzo di turno contando sulla disponibilità di molti dei generali della nomenclatura. È anche in grado di non agire direttamente e quindi riservarsi il ruolo di grande paciere asiatico. Una soluzione garbata, indolore ed efficiente, che costerebbe una telefonata e un paio d’ore di tempo. La Cina riprenderebbe quindi il controllo della Corea del Nord, riceverebbe la gratitudine sudcoreana e dovrebbe ottenere il rispetto degli Stati Uniti. Il condizionale è d’obbligo, perché, bluff a parte, non è sicuro che gli americani vogliano tutto questo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PS.
Fabio Mini
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Fabio Mini (Manfredonia, 11 dicembre 1942) è un militare italiano, già comandante della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003.
https://it.wikipedia.org/wiki/Fabio_Mini
» FABIO MINI
COME NON ESSERE D’ACCORDO AL 100 PER CENTO!!!!!!!
Giovedì 13 Aprile 2017 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Fronti multipli L’americano sfida tutti: o mi seguite o faccio da solo. Ma se poi non lo fa è un boomerang
TRUMP E IL BLUFF BELLICO GLOBALE
Le decisioni politiche e militari prese sull’onda delle emozioni o dei bullismi, portano a grandi disastri
» FABIO MINI
Mentre il gruppo portaerei Carl Vinson muove verso la penisola coreana, gli spostamenti diplomatici e i movimenti politici degli Stati Uniti nei riguardi della Russia e della Cina cominciano a rivelare altre irrazionalità. Trump e i suoi minacciano aggressioni unilaterali ovunque un’i n fo rm a zi on e qualsiasi, anche manipolata, ne sollecita la sensibilità verso i bambini. Egli sa benissimo che affrontando questo compito non resterà mai senza “lavoro”, sempre che voglia farlo bene e passi a punire anche i macellai che gli Stati Uniti pagano e sostengono. Sa, o dovrebbe sapere, che le decisioni politiche e militari prese sull’onda delle emozioni o dei bullismi, portano a grandi disastri. Tuttavia, Trump si è rivolto anche agli alleati e ai presunti competitori internazionali con un messaggio tanto diretto quanto politicamente disastroso. Ha intimato agli europei di “risolvere” la questione ucraina, ai russi di risolvere quella siriana e ai cinesi di risolvere quella coreana. Ovviamente “r is o lv e r e”, nel lessico di Trump, come quello dei suoi modelli, significa intervenire con le armi: guerra. Se non ci pensano loro, sarà Trump stesso a muovere guerra a tutti. Ovviamente, l’ult imatum a l l’Europa, nonostante la collusione di molti paesi e la sudditanza di altri, sarà di difficile realizzazione. Anche quello alla Russia potrebbe essere inefficace, nonostante Putin stia già promette regali a Israele, Turchia, Iran e Stati Uniti purché accettino una transizione siriana che gli faccia salvare la faccia. In ogni caso, Europa e Russia non hanno vie d’uscita: o obbediscono, calando più o meno le braghe, o entrano in conflitto con gli Stati Uniti scontrandosi direttamente o scoprendone il bluff. Con la Cina, la situazione è diversa. La pressione di Trump può aiutare Pechino a far volgere l’attuale situazione di imbarazzo e impasse a proprio vantaggio. La Cina ha infatti la via d’uscita perfetta: provocare o appoggiare un cambio di regime a Pyongyang ed estromettere il pazzo di turno contando sulla disponibilità di molti dei generali della nomenclatura. È anche in grado di non agire direttamente e quindi riservarsi il ruolo di grande paciere asiatico. Una soluzione garbata, indolore ed efficiente, che costerebbe una telefonata e un paio d’ore di tempo. La Cina riprenderebbe quindi il controllo della Corea del Nord, riceverebbe la gratitudine sudcoreana e dovrebbe ottenere il rispetto degli Stati Uniti. Il condizionale è d’obbligo, perché, bluff a parte, non è sicuro che gli americani vogliano tutto questo.
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Fabio Mini (Manfredonia, 11 dicembre 1942) è un militare italiano, già comandante della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003.
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