La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Mondo | Di F. Q.
“Presto il raid Usa contro Nord Corea”
Pyongyang: “Li distruggeremo, no pietà”
Cina: “Da un conflitto nessun vincitore”
•Il retroscena – Nbc: “Usa pronti a colpire Nord Corea se vengono provati test nucleari”
•L’ultimo avvertimento – Pyongyang: “Noi non cerchiamo guai, Trump invece sì”
•Lo stop del Cremlino – “Molto preoccupati per l’escalation di provocazioni serve moderazioni”
•Il precedente – Trump: “Corea cerca guai, pronti a intervenire”
•La superbomba – Afghanistan, Trump lancia Moab sull’Isis: uccisi 36 miliziani
“Presto il raid Usa contro Nord Corea”
Pyongyang: “Li distruggeremo, no pietà”
Cina: “Da un conflitto nessun vincitore”
•Il retroscena – Nbc: “Usa pronti a colpire Nord Corea se vengono provati test nucleari”
•L’ultimo avvertimento – Pyongyang: “Noi non cerchiamo guai, Trump invece sì”
•Lo stop del Cremlino – “Molto preoccupati per l’escalation di provocazioni serve moderazioni”
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Cosa sappiamo dell'arsenale segreto di Pyongyang
1/50
AGI
di Sonia Montrella
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“Se gli Stati Uniti vogliono, andremo alla guerra”: non usa mezzi toni Pyongyang impegnata da giorni con Washington in un botta e risposta carico di tensione. A innescare il braccio di ferro sono state le ultime minacce della Corea del Nord di un nuovo test nucleare da effettuare a breve, (il sesto dal 2006), forse il 15 aprile in occasione del 105mo anniversario della nascita del fondatore della dinastia Kim al potere in Corea del Nord, Kim Il-sung.
Non si è fatta attendere la reazione del presidente Usa Donald Trump che ha inviato la III Flotta, guidata dalla portaerei a propulsione nucleare 'Carl Vinson' al largo delle coste della penisola, pronta a intervenire nel caso in cui Pyongyang proceda con il test, violando le sanzioni Onu.
Leggi anche: La crisi Usa-Nordcorea in 3 punti
Dal canto suo, la Corea del Nord non ha alcuna intenzione di “tenere le braccia incrociate di fronte a un attacco preventivo degli Stati Uniti”, ha commentato giovedì il vice ministro degli esteri nord-coreano, Han Song Ryol in un’intervista esclusiva alla Associated Press. “Se faranno manovre spericolate, li affronteremo con i nostri attacchi preventivi", ha aggiunto.
Un arsenale segretissimo
Le conseguenze di un conflitto tra le due potenze? Disastrose. Escludendo i missili impiegati nei test nucleari effettuati negli ultimi 10 anni, Pyongyang mantiene il segreto assoluto sul suo apparato bellico. E gli stessi esperti si dividono su molti punti, ecco i tre principali.
I dubbi
Pyongyang e Washington sostengono che il regime nordcoreano possieda missili in grado di raggiungere gli Stati Uniti. Nessun missile intercontinentale è mai stati testato e gli esperti sono scettici sulla loro reale esistenza.
Secondo fonti nordcoreane l’esplosione del test dello settembre 2016 è stata prodotta da una bomba a idrogeno, molto più potente dell’atomica. Anche su questo punto gli esperti sono divisi, ma la maggior parte propende per l’atomica
Plutonio o uranio? Gli analisti si chiedono se il regime coreano abbia effettivamente utilizzato l’uranio, come sostiene, durante il test del 2013. Se così fosse, vorrebbe dire che la Corea del Nord ha fatto un balzo in avanti considerevole nel programma nucleare, permettendo al regime di dotarsi di una riserva nucleare.
I punti fermi
Di certo c’è che le forze armate contano più di un milione di uomini in servizio e circa 6 milioni tra riservisti e paramilitari, si legge in uno studio dell’Ispi. Secondo stime condivise, il 60% del suo arsenale è obsoleto e risalente agli anni Sessanta, ma la Corea del Nord può contare su 5.000 tonnellate di armi chimiche. Tuttavia gli esperti invitano a non sottovalutare affatto Pyongyang le cui armi nucleari sembrano essere “molto avanzate e pericolose”, senza contare che non ha alcuna intenzione di fermare il proprio programma missilistico. Al momento la Corea del Nord avrebbe circa 1.000 missili balistici di vario tipo, di cui la maggior parte sarebbe a corto raggio ma in grado di raggiungere la Corea del Sud, basti pensare che Seul dista solo 50 chilometri dal confine nordcoreano.
Come sono state condotte le stime
Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, Pyongyang si è dotata di un suo arsenale nucleare abbastanza esteso. Le stime tuttavia variano considerevolmente e si basano sui calcoli relativi alla quantità di plutonio che la Corea del Nord potrebbe aver estratto dal combustibile esausto prodotto dal reattore a grafite da 5 megawatt del centro di ricerca di Yongbyon prima dello smantellamento disposto nel 2007 nell’ambito dei Colloqui a sei. Le stime si basano inoltre su quello che si sa sulle capacità del regime di fabbricare armi. Si ritiene che Pyongyang sia in grado di produrre abbastanza plutonio per costruire fino a otto armi atomiche rudimentali, considerando che ognuna di esse necessiti di 5 chilogrammi di plutonio.
I missili conosciuti
I cinque test nucleari condotti dal 2006 hanno confermato un crescente ammodernamento e un incremento di potenza. Ecco i missili conosciuti.
Missili a raggio corto:
Scud B, C ed ER. Hanno tutti una gittata di 800 km. I primi Scud si basavano su una tecnologia sovietica, mentre il primo tipo a essere sviluppato in Nord Corea è stato il Rodong-1, in grado colpire il Giappone. Si crede siano in grado di trasportare piccole testate nucleari. Sono operativi dagli anni’80 e sono stati venduti all’Iran e alla Siria.
KN-02: gittata 120 km. Progettati per attaccare aeroporti, ponti e posti di comando.
Missili a raggio medio e intermedio:
Nodong: gittata 1.300 km. Può colpire obiettivi ovunque in Corea del Sud e Giappone
Musudan: gittata 3.500 km. Secondo gli esperti può colpire anche le basi USA ad Okinawa e Guam.
Missili intercontinentali:
KN-14 e KN-08: gittate tra 10.000 e gli 11.500 km. Visti solo in parate pubbliche, si ritiene possano colpire gli Stati Uniti fino alla Florida
PER VISIONARE MAPPA
© Fornito da AGI - Agenzia Giornalistica Italia Spa
VEDI:
http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... spartandhp
60 anni di storia nucleare in 15 tappe
1.Anni '50 - L’Unione Sovietica aiuta la Corea del Nord ad avviare il suo programma nucleare.
2.1969 - Un rapporto dell’intelligence cinese conferma che Pyongyang è impegnata a sviluppare armi nucleari
3.1974 - La Corea del Nord aderisce all’Agenzia per l’Energia atomica internazionale e apre le porte agli ispettori
4.1985 - Pyongyang sigla il Trattato di non proliferazione nucleare (NPT)
5.1993 - La Corea del Nord esce dall’NPT dopo il rifiuto di rivelare all’Aiea i dettagli sul suo programma nucleare
6.1994 - Pyongyang firma l’accordo con l’Aiea e acconsente alle ispezioni
7.2002 - La Corea del Nord fa sapere ai diplomatici Usa di essersi dotata di un arsenale nucleare, violando gli accordi del 1994.
8.Aprile 2003 - Pyongyang si ritira di nuovo dal Trattato di non proliferazione nucleare
9.Febbraio 2005 - La Corea del Nord dichiara pubblicamente il suo arsenale e si chiama fuori dai Colloqui a sei
10.Settembre 2005 - Pyongyang aderisce di nuovo all’NPT e acconsente all’ispezione dell’Aiea
11.Ottobre 2006 - Il regime nordcoreano conduce il primo test nucleare. La potenza sprigionata è di 1 chilotone
12.Ottobre 2006 - Un secondo test nucleare viene effettuato subito dopo il primo. Questa volta vengono lanciati anche una serie di missili terra aria a corto raggio
13.Febbraio 2013 - Viene effettuato il terzo test nucleare: viene registrata un’esplosione sotterranea al sito nucleare di Punngye-ri. La potenza, secondo gli esperti, varia dai 6 ai 7 chilotoni
14.Maggio 2015 - Pyongyang fa sapere di disporre di missili in grado di raggiungere gli Stati Uniti
15.Settembre 2016 - La Corea del Nord effettua il quinto test nucleare. Questa volta viene fatta detonare una bomba a idrogeno, secondo fonti del regime
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Cina, 'guerra possibile in ogni momento'
3/28
Ansa
ANSA
29 minuti fa
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Cina, 'guerra possibile in ogni momento'© ANSA Cina, 'guerra possibile in ogni momento'
(ANSA) - ROMA, 14 APR - "La guerra potrebbe scoppiare in ogni momento". E' l'ammonimento lanciato dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi sulla crisi con la Corea del Nord. Lo scrive la Bbc online.
"Si ha la sensazione che un conflitto potrebbe scoppiare da un momento all'altro - ha detto il ministro -. Penso che tutte le parti interessate dovrebbero mantenere alta la vigilanza per quanto riguarda questa situazione".
http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... spartanntp
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Cina, 'guerra possibile in ogni momento'© ANSA Cina, 'guerra possibile in ogni momento'
(ANSA) - ROMA, 14 APR - "La guerra potrebbe scoppiare in ogni momento". E' l'ammonimento lanciato dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi sulla crisi con la Corea del Nord. Lo scrive la Bbc online.
"Si ha la sensazione che un conflitto potrebbe scoppiare da un momento all'altro - ha detto il ministro -. Penso che tutte le parti interessate dovrebbero mantenere alta la vigilanza per quanto riguarda questa situazione".
http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... spartanntp
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Re: La Terza Guerra Mondiale
DA CHE PARTE STANNO GLI STRUMPTRUPPEN???????????????????????????
NEGLI ANNI SCORSI APPOGGIAVANO PUTIN.
PERCHE' AMICO DI SILVIETTO.
POI E' ARRIVATO THE DONALD E SONO DIVENTATI SUOI TIFOSI PERCHE' RIVEDEVANO SILVIETTO.
ADESSO CHE PUTIN E THE DONALD SONO AI FERRI CORTI, GLI STRUMPTRUPPEN NOSTRANI DA CHE PARTE STANNO?????????????????????
38 minuti fa
0
Siria, quelle falle del report Usa
sull'attacco chimico a Idlib
Giampaolo Rossi .
NEGLI ANNI SCORSI APPOGGIAVANO PUTIN.
PERCHE' AMICO DI SILVIETTO.
POI E' ARRIVATO THE DONALD E SONO DIVENTATI SUOI TIFOSI PERCHE' RIVEDEVANO SILVIETTO.
ADESSO CHE PUTIN E THE DONALD SONO AI FERRI CORTI, GLI STRUMPTRUPPEN NOSTRANI DA CHE PARTE STANNO?????????????????????
38 minuti fa
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Siria, quelle falle del report Usa
sull'attacco chimico a Idlib
Giampaolo Rossi .
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Re: La Terza Guerra Mondiale
La fattoria degli animali
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La fattoria degli animali (Animal Farm) è un romanzo satirico del 1945, scritto da George Orwell. In italiano è stato pubblicato per la prima volta nel 1947.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Il romanzo è ambientato in una fattoria dove gli animali, stanchi dello sfruttamento dell'uomo, si ribellano. Dopo aver cacciato il padrone, decidono di dividere il risultato del loro lavoro seguendo il principio «da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni». Il loro sogno fallisce perché i maiali, gli ideatori della "rivoluzione", prendono il controllo della fattoria, diventando sempre più simili all'uomo.
https://it.wikipedia.org/wiki/La_fattoria_degli_animali
SECONDO TRUMP, CICCIO KIM E’ UN ANIMALE, ASSAD E’ UN ANIMALE.
MA CHE BELLA FATTORIA.
E LUI???????
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La fattoria degli animali (Animal Farm) è un romanzo satirico del 1945, scritto da George Orwell. In italiano è stato pubblicato per la prima volta nel 1947.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Il romanzo è ambientato in una fattoria dove gli animali, stanchi dello sfruttamento dell'uomo, si ribellano. Dopo aver cacciato il padrone, decidono di dividere il risultato del loro lavoro seguendo il principio «da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni». Il loro sogno fallisce perché i maiali, gli ideatori della "rivoluzione", prendono il controllo della fattoria, diventando sempre più simili all'uomo.
https://it.wikipedia.org/wiki/La_fattoria_degli_animali
SECONDO TRUMP, CICCIO KIM E’ UN ANIMALE, ASSAD E’ UN ANIMALE.
MA CHE BELLA FATTORIA.
E LUI???????
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Re: La Terza Guerra Mondiale
SOLO ESIBIZIONE MUSCOLARE????????
Mondo | Di F. Q.
Corea del Nord, missili intercontinentali
alla parata per Giorno del Sole. “Pronti
alla guerra nucleare contro Stati Uniti”
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Corea del Nord, missili intercontinentali
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Commenti:
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"Fallito nuovo test missilistico". Pyongyang pronta alla guerra
La Corea del Nord effettua un esperimento missilistico verso l'oceano Pacifico. Il Pentagono conferma. Alta tensione
Luca Romano - Dom, 16/04/2017 - 02:02
commenta
La Corea del Nord, secondo i capi di stato maggiore riuniti della Corea del Sud, ha effettuato un nuovo test missilistico, che è però fallito.
Il tentativo è stato effettuato il giorno dopo la grande parata militare in onore del 105esimo anniversario della nascita del "presidente eterno" Kim Il-sung, nonno dell'attuale leader Kim jong-un.
Secondo fonti americane, il missile è esploso al momento del lancio dalla città di Sinpo. Non è ancora chiaro di che tipo di missile si trattasse: Pyongyang lancia infatti regolarmente missili a corto raggio, ma sta sviluppando anche tipologie a medio e a lungo raggio il cui scopo è quello di poter raggiungere le forze americane di stanza nelle basi asiatiche e gli stessi Stati Uniti.
"Siamo pienamente preparati ad affrontare qualsiasi tipo di guerra con le nostre armi nucleari, se gli Stati Uniti attaccano la penisola coreana". Ad affermarlo è stato oggi il vicepresidente del Partito dei Lavoratori della Corea del Nord, Choe Ryong-hae, in occasione della parata militare svoltasi a Pyongyang per la Giornata del sole, la celebrazione annuale in onore di Kin Il-sung, fondatore del paese e padre dell'attuale leader, Kim Jong-un. A meno di una settimana dall'annuncio degli Stati Uniti, che hanno deciso di dislocare nelle acque dell'Aceano Pacifico che fronteggiano la Corea la portaerei Karl Vinson e la sua flotta d'attacco, la risposta del regime del Nord non è passata solo dalle parole, ma anche dall'esibizione delle proprie armi. E, in particolare, di quelli che sembrerebbero nuovi missili a lungo raggio.
"Crediamo che possa essere un nuovo Icbm. Di certo sembra più grande di un Kn-08 o di un Kn-14", ha riferito all'agenzia Yonhap - dopo aver visionato le immagini della parata - un portavoce del ministero della Difesa della Corea del Sud, utilizzando l'espressione con cui vengono di norma definiti i missi balistici intercontinentali. L'arma mostrata oggi potrebbe essere alimentata a combustibile solido, un tipo di progettazione che la renderebbe più veloce da caricare e in grado di mantenersi pronta all'utilizzo per un periodo di tempo più lungo rispetto a quelle alimentate con propellente liquido. Ma si tratta solo di considerazioni ipotetiche, dal momento che gli esperti stanno ancora analizzando quanto è stato possibile osservare del nuovo missile. In questo senso, non è escluso nemmeno che si tratti della replica di un armamento ancora in fase di sviluppo costruita a scopo di propaganda. D'altra parte, all'inizio dell'anno lo stesso Kim Jong-un aveva avvertito che la Corea del Nord stava finalizzando la preparazione di un razzo in grado di raggiungere il territorio statunitense. Lo sfoggio di forza militare di oggi è arrivato dopo una vigilia che ha visto la tensione salire a livelli allarmanti a livello internazionale. Già ieri, infatti, l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna riportava una durissima nota dell'esercito che metteva in guardia Washington rispetto agli esiti di un eventuale attacco. "La nostra più dura reazione contro gli Usa e le sue forze vassalle - si leggeva nel comunicato - sarà intrapresa in una maniera così spietata che non permetterà agli aggressori di sopravvivere". La Cina, storico alleato di Pyongyang, non ha dal canto proprio tardato a esprimere la preoccupazione. "Se ci sarà una guerra, il risultato sarà una situazione in cui tutti perderanno e nessuno vincerà", ha dichiarato sempre ieri il capo della diplomazia di Pechino, Wang Yi, che in giornata ha anche sentito telefonicamente l'omologo russo, Sergei Lavrov.
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"Fallito nuovo test missilistico". Pyongyang pronta alla guerra
La Corea del Nord effettua un esperimento missilistico verso l'oceano Pacifico. Il Pentagono conferma. Alta tensione
Luca Romano - Dom, 16/04/2017 - 02:02
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La Corea del Nord, secondo i capi di stato maggiore riuniti della Corea del Sud, ha effettuato un nuovo test missilistico, che è però fallito.
Il tentativo è stato effettuato il giorno dopo la grande parata militare in onore del 105esimo anniversario della nascita del "presidente eterno" Kim Il-sung, nonno dell'attuale leader Kim jong-un.
Secondo fonti americane, il missile è esploso al momento del lancio dalla città di Sinpo. Non è ancora chiaro di che tipo di missile si trattasse: Pyongyang lancia infatti regolarmente missili a corto raggio, ma sta sviluppando anche tipologie a medio e a lungo raggio il cui scopo è quello di poter raggiungere le forze americane di stanza nelle basi asiatiche e gli stessi Stati Uniti.
"Siamo pienamente preparati ad affrontare qualsiasi tipo di guerra con le nostre armi nucleari, se gli Stati Uniti attaccano la penisola coreana". Ad affermarlo è stato oggi il vicepresidente del Partito dei Lavoratori della Corea del Nord, Choe Ryong-hae, in occasione della parata militare svoltasi a Pyongyang per la Giornata del sole, la celebrazione annuale in onore di Kin Il-sung, fondatore del paese e padre dell'attuale leader, Kim Jong-un. A meno di una settimana dall'annuncio degli Stati Uniti, che hanno deciso di dislocare nelle acque dell'Aceano Pacifico che fronteggiano la Corea la portaerei Karl Vinson e la sua flotta d'attacco, la risposta del regime del Nord non è passata solo dalle parole, ma anche dall'esibizione delle proprie armi. E, in particolare, di quelli che sembrerebbero nuovi missili a lungo raggio.
"Crediamo che possa essere un nuovo Icbm. Di certo sembra più grande di un Kn-08 o di un Kn-14", ha riferito all'agenzia Yonhap - dopo aver visionato le immagini della parata - un portavoce del ministero della Difesa della Corea del Sud, utilizzando l'espressione con cui vengono di norma definiti i missi balistici intercontinentali. L'arma mostrata oggi potrebbe essere alimentata a combustibile solido, un tipo di progettazione che la renderebbe più veloce da caricare e in grado di mantenersi pronta all'utilizzo per un periodo di tempo più lungo rispetto a quelle alimentate con propellente liquido. Ma si tratta solo di considerazioni ipotetiche, dal momento che gli esperti stanno ancora analizzando quanto è stato possibile osservare del nuovo missile. In questo senso, non è escluso nemmeno che si tratti della replica di un armamento ancora in fase di sviluppo costruita a scopo di propaganda. D'altra parte, all'inizio dell'anno lo stesso Kim Jong-un aveva avvertito che la Corea del Nord stava finalizzando la preparazione di un razzo in grado di raggiungere il territorio statunitense. Lo sfoggio di forza militare di oggi è arrivato dopo una vigilia che ha visto la tensione salire a livelli allarmanti a livello internazionale. Già ieri, infatti, l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna riportava una durissima nota dell'esercito che metteva in guardia Washington rispetto agli esiti di un eventuale attacco. "La nostra più dura reazione contro gli Usa e le sue forze vassalle - si leggeva nel comunicato - sarà intrapresa in una maniera così spietata che non permetterà agli aggressori di sopravvivere". La Cina, storico alleato di Pyongyang, non ha dal canto proprio tardato a esprimere la preoccupazione. "Se ci sarà una guerra, il risultato sarà una situazione in cui tutti perderanno e nessuno vincerà", ha dichiarato sempre ieri il capo della diplomazia di Pechino, Wang Yi, che in giornata ha anche sentito telefonicamente l'omologo russo, Sergei Lavrov.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
L'ANSA CONFERMA
Corea del Nord: nuovo test missilistico, no comment di Trump
In corso la grande parata a Pyongyang, sfilano anche missili intercontinentali
FOTO
© ANSA/EPA
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Redazione ANSAPYONGYANG
16 aprile 201705:25News
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La Corea del Nord tenta ma fallisce un nuovo lancio missilistico: è esploso subito dopo il decollo.
Trump non parla e all'ultima provocazione di Pyongyang risponde con un "no comment" veicolato dal Pentagono.
Corea del Sud e Stati Uniti sono impegnati a ottenere maggiori informazioni sul tipo di missile utilizzato.
"Risponderemo a una guerra totale con una guerra totale, e a una guerra nucleare con il nostro stile di un attacco nucleare": Choe Ryong-hae, secondo alcuni analisti il secondo più potente ufficiale della Corea del Nord, ha detto che il Paese è pronto ad affrontare qualsiasi minaccia posta dagli Stati Uniti.
Pyongyang, la corrispondenza dell'inviato (VIDEO)
Parlando in occasione della grande parata militare in corso a Pyongyang per festeggiare il 105mo anniversario della nascita del padre della patria Kim Il-sung, Choe ha criticato il nuovo governo degli Usa sotto il presidente Donald Trump per "la creazione di una situazione di guerra" nella penisola coreana con l'invio di mezzi militari strategici nella regione. Presente alla parata anche Kim Jong-un, che però non ha parlato prima che la tv di Stato nordcoreana interrompesse le trasmissioni in diretta dalla piazza. Kim, leader 30enne salito al potere alla fine del 2011, ha sempre enfatizzato come le armi nucleari siano il fondamento della sua strategia di difesa nazionale.
Corea del Nord: nuovo test missilistico, no comment di Trump
In corso la grande parata a Pyongyang, sfilano anche missili intercontinentali
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Trump non parla e all'ultima provocazione di Pyongyang risponde con un "no comment" veicolato dal Pentagono.
Corea del Sud e Stati Uniti sono impegnati a ottenere maggiori informazioni sul tipo di missile utilizzato.
"Risponderemo a una guerra totale con una guerra totale, e a una guerra nucleare con il nostro stile di un attacco nucleare": Choe Ryong-hae, secondo alcuni analisti il secondo più potente ufficiale della Corea del Nord, ha detto che il Paese è pronto ad affrontare qualsiasi minaccia posta dagli Stati Uniti.
Pyongyang, la corrispondenza dell'inviato (VIDEO)
Parlando in occasione della grande parata militare in corso a Pyongyang per festeggiare il 105mo anniversario della nascita del padre della patria Kim Il-sung, Choe ha criticato il nuovo governo degli Usa sotto il presidente Donald Trump per "la creazione di una situazione di guerra" nella penisola coreana con l'invio di mezzi militari strategici nella regione. Presente alla parata anche Kim Jong-un, che però non ha parlato prima che la tv di Stato nordcoreana interrompesse le trasmissioni in diretta dalla piazza. Kim, leader 30enne salito al potere alla fine del 2011, ha sempre enfatizzato come le armi nucleari siano il fondamento della sua strategia di difesa nazionale.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
L'AGI DORME,.... MA IN COMPENSO DUE GIORNI FA:
Estero
Perché l'Isis ha dichiarato guerra ai cristiani in Egitto
di Lorenzo Forlani
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Con i sanguinosi attacchi della domenica delle Palme in due Chiese copte a Tanta - una cinquantina di km dal Cairo - e ad Alessandria, l'Isis ha ufficialmente aperto un nuovo fronte in Egitto. Quarantasette morti in totale, e un centinaio di feriti. Tra questi ci sarebbe potuto essere anche il Papa copto, Tawadros II, che nella cattedrale di San Marco di Alessandria aveva appena guidato la messa.
L'Isis ha dichiarato guerra ai copti d'Egitto, sin dagli ultimi mesi del 2016. I due attentati di domenica scorsa si aggiungono infatti a quello di dicembre scorso nella Chiesa di San Pietro al Cairo, nel quale morirono altre 29 persone, e alla campagna di pogrom indiscriminati che è seguita nel nord del Sinai, in seguito alla quale a febbraio centinaia di cristiani copti hanno lasciato la cittadina di Al Arish, in seguito all'uccisione di sette correligionari, attaccati nei loro negozi o nelle loro case.
Spostare gli attacchi nel cuore delle città
Gli attacchi di Tanta e Alessandria segnalerebbero anche la volontà dell'Isis di portare il proprio progetto genocida nelle città: finora le forze di sicurezza egiziane avevano fatto i conti col jihadismo sopratutto nell'estremo nord del Sinai, un'area desertica e isolata, contro una milizia tribale abbastanza circoscritta che aveva giurato fedeltà ad Al Baghdadi nel 2014, la Ansar Beit al Maqdis. Secondo Mokhtar Awad, esperto di gruppi terroristici della George Washington University, gli attentati di domenica sembrano invece essere stati orchestrati attraverso il coordinamento tra diverse cellule all'interno del Paese, con legami diretti con il quartier generale dell'Isis in Iraq e Siria.
Alcune di esse sarebbero al Cairo, ma la gran parte si troverebbero nel nord del Sinai. Come già accaduto in passato, l'apertura del fronte egiziano è anche una conseguenza delle difficoltà che l'Isis sta incontrando negli scenari in cui è impegnato militarmente:
•in Libia gli uomini di Al Baghdadi hanno perso la loro roccaforte di Sirte;
•in Siria sono sotto crescente pressione nella zona di Raqqa,
•mentre in Iraq, secondo l'esercito iracheno, controllano attualmente meno del 7% del territorio nazionale, mentre prosegue l'offensiva su Mosul.
"L'aspetto propagandistico è centrale: l'Isis vuole dimostrare di essere in grado di attaccare il più popoloso paese arabo, incitando alla guerra settaria. E vuole testare le sue capacità in un Paese non in guerra", spiega Awad.
L'obiettivo è quello di attivare con i cristiani d'Egitto la stessa logica in atto nei confronti dei musulmani sciiti in Iraq. Ma l'Egitto non è l'Iraq, dove il maggiore equilibrio demografico - unito ad uno stato di guerra che va avanti da più di 10 anni - permette di soffiare più efficacemente sul fuoco del settarismo.
Il ruolo dei cristiani copti in Egitto
Nel paese affacciato sul Mediterraneo i copti costituiscono solo il 10% della popolazione, e sebbene non siano rari nella storia recente episodi di discriminazione nei confronti dei cristiani, il programma di genocidio regionale dell'Isis non incontra il sostegno del grosso della popolazione musulmana sunnita, sopratutto di quella urbana. L'aumento di attentati è in parte una conseguenza del fallimento della campagna lanciata dall'Isis, volta non solo in Egitto a distruggere le minoranze attraverso atti di persecuzione portati avanti dalla popolazione locale, senza il bisogno di azioni terroristiche.
Il successo della jihad è "l'uccisione indiscriminata dei cristiani"
L'appello ai pogrom indiscriminati era stato infatti lanciato già nel 2014 da un ideologo dello Stato Islamico, Abu Mawdud al Harmasy, che in uno "studio" dal titolo "Il segreto dell'enigma egiziano" si lamentava della scarsa reattività dei musulmani d'Egitto, descritti come delle "bestie che non sono in grado di capire l'importanza della lotta". Poi, elencava la "chiave del successo del jihad", cioè l'uccisione indiscriminata dei cristiani ovunque e senza bisogno di una ragione che non fosse il loro credo, sopratutto in quelle aree rurali abbandonate a se stesse dal regime egiziano.
Un obiettivo strumentale di questa campagna di sangue è quello di polarizzare la società, destabilizzare lo Stato ed indebolire il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, che conta sull'appoggio di molte figure cristiane. Un obiettivo in parte raggiunto, visto che in seguito agli attacchi di domenica Al Sisi ha decretato tre mesi di stato di emergenza, condizione in cui gli egiziani hanno vissuto quarantaquattro degli ultimi cinquanta anni.
Obiettivo destabilizzare l'Egitto: lo stato di emergenza
Durante lo stato di emergenza, in Egitto viene sospesa ogni garanzia. Chi è anche solo sospettato di terrorismo viene giudicato da tribunali speciali ad hoc sotto la totale giurisdizione del presidente: tribunali che necessitano di una soglia bassissima di prove a carico e non prevedono appello. Viene dato via libera alle intercettazioni di qualunque tipo di comunicazione e viene attivato il potere di censura sui giornali.
Una prova in questo senso é arrivata lunediì scorso, il giorno dopo gli attacchi: Al Sisi ha infatti fatto bloccare la distribuzione del quotidiano Al Bawaba, normalmente filo-governativo, che aveva criticato pacatamente il ministero degli Interni per le falle nella sicurezza della Chiesa di Alessandria, nella quale l'attentatore suicida è entrato dall'entrata principale. Secondo l'esperta di questioni legali del Tahrir Institute for Middle east policy, Mai el Sadany, "con la proclamazione dello stato di emergenza vedremo gente normale, che magari usa i social network per motivi politici e per organizzare proteste anti-governative, finire in carcere e venir processate da questi tribunali speciali".
Tag:
isis cristiani copti egitto al sisi jihad
15 aprile 2017 ©
Estero
Perché l'Isis ha dichiarato guerra ai cristiani in Egitto
di Lorenzo Forlani
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Con i sanguinosi attacchi della domenica delle Palme in due Chiese copte a Tanta - una cinquantina di km dal Cairo - e ad Alessandria, l'Isis ha ufficialmente aperto un nuovo fronte in Egitto. Quarantasette morti in totale, e un centinaio di feriti. Tra questi ci sarebbe potuto essere anche il Papa copto, Tawadros II, che nella cattedrale di San Marco di Alessandria aveva appena guidato la messa.
L'Isis ha dichiarato guerra ai copti d'Egitto, sin dagli ultimi mesi del 2016. I due attentati di domenica scorsa si aggiungono infatti a quello di dicembre scorso nella Chiesa di San Pietro al Cairo, nel quale morirono altre 29 persone, e alla campagna di pogrom indiscriminati che è seguita nel nord del Sinai, in seguito alla quale a febbraio centinaia di cristiani copti hanno lasciato la cittadina di Al Arish, in seguito all'uccisione di sette correligionari, attaccati nei loro negozi o nelle loro case.
Spostare gli attacchi nel cuore delle città
Gli attacchi di Tanta e Alessandria segnalerebbero anche la volontà dell'Isis di portare il proprio progetto genocida nelle città: finora le forze di sicurezza egiziane avevano fatto i conti col jihadismo sopratutto nell'estremo nord del Sinai, un'area desertica e isolata, contro una milizia tribale abbastanza circoscritta che aveva giurato fedeltà ad Al Baghdadi nel 2014, la Ansar Beit al Maqdis. Secondo Mokhtar Awad, esperto di gruppi terroristici della George Washington University, gli attentati di domenica sembrano invece essere stati orchestrati attraverso il coordinamento tra diverse cellule all'interno del Paese, con legami diretti con il quartier generale dell'Isis in Iraq e Siria.
Alcune di esse sarebbero al Cairo, ma la gran parte si troverebbero nel nord del Sinai. Come già accaduto in passato, l'apertura del fronte egiziano è anche una conseguenza delle difficoltà che l'Isis sta incontrando negli scenari in cui è impegnato militarmente:
•in Libia gli uomini di Al Baghdadi hanno perso la loro roccaforte di Sirte;
•in Siria sono sotto crescente pressione nella zona di Raqqa,
•mentre in Iraq, secondo l'esercito iracheno, controllano attualmente meno del 7% del territorio nazionale, mentre prosegue l'offensiva su Mosul.
"L'aspetto propagandistico è centrale: l'Isis vuole dimostrare di essere in grado di attaccare il più popoloso paese arabo, incitando alla guerra settaria. E vuole testare le sue capacità in un Paese non in guerra", spiega Awad.
L'obiettivo è quello di attivare con i cristiani d'Egitto la stessa logica in atto nei confronti dei musulmani sciiti in Iraq. Ma l'Egitto non è l'Iraq, dove il maggiore equilibrio demografico - unito ad uno stato di guerra che va avanti da più di 10 anni - permette di soffiare più efficacemente sul fuoco del settarismo.
Il ruolo dei cristiani copti in Egitto
Nel paese affacciato sul Mediterraneo i copti costituiscono solo il 10% della popolazione, e sebbene non siano rari nella storia recente episodi di discriminazione nei confronti dei cristiani, il programma di genocidio regionale dell'Isis non incontra il sostegno del grosso della popolazione musulmana sunnita, sopratutto di quella urbana. L'aumento di attentati è in parte una conseguenza del fallimento della campagna lanciata dall'Isis, volta non solo in Egitto a distruggere le minoranze attraverso atti di persecuzione portati avanti dalla popolazione locale, senza il bisogno di azioni terroristiche.
Il successo della jihad è "l'uccisione indiscriminata dei cristiani"
L'appello ai pogrom indiscriminati era stato infatti lanciato già nel 2014 da un ideologo dello Stato Islamico, Abu Mawdud al Harmasy, che in uno "studio" dal titolo "Il segreto dell'enigma egiziano" si lamentava della scarsa reattività dei musulmani d'Egitto, descritti come delle "bestie che non sono in grado di capire l'importanza della lotta". Poi, elencava la "chiave del successo del jihad", cioè l'uccisione indiscriminata dei cristiani ovunque e senza bisogno di una ragione che non fosse il loro credo, sopratutto in quelle aree rurali abbandonate a se stesse dal regime egiziano.
Un obiettivo strumentale di questa campagna di sangue è quello di polarizzare la società, destabilizzare lo Stato ed indebolire il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, che conta sull'appoggio di molte figure cristiane. Un obiettivo in parte raggiunto, visto che in seguito agli attacchi di domenica Al Sisi ha decretato tre mesi di stato di emergenza, condizione in cui gli egiziani hanno vissuto quarantaquattro degli ultimi cinquanta anni.
Obiettivo destabilizzare l'Egitto: lo stato di emergenza
Durante lo stato di emergenza, in Egitto viene sospesa ogni garanzia. Chi è anche solo sospettato di terrorismo viene giudicato da tribunali speciali ad hoc sotto la totale giurisdizione del presidente: tribunali che necessitano di una soglia bassissima di prove a carico e non prevedono appello. Viene dato via libera alle intercettazioni di qualunque tipo di comunicazione e viene attivato il potere di censura sui giornali.
Una prova in questo senso é arrivata lunediì scorso, il giorno dopo gli attacchi: Al Sisi ha infatti fatto bloccare la distribuzione del quotidiano Al Bawaba, normalmente filo-governativo, che aveva criticato pacatamente il ministero degli Interni per le falle nella sicurezza della Chiesa di Alessandria, nella quale l'attentatore suicida è entrato dall'entrata principale. Secondo l'esperta di questioni legali del Tahrir Institute for Middle east policy, Mai el Sadany, "con la proclamazione dello stato di emergenza vedremo gente normale, che magari usa i social network per motivi politici e per organizzare proteste anti-governative, finire in carcere e venir processate da questi tribunali speciali".
Tag:
isis cristiani copti egitto al sisi jihad
15 aprile 2017 ©
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Re: La Terza Guerra Mondiale
TEMPO DI PACE O TEMPO DI GUERRA, SIAMO SEMPRE GLI STESSI.
CI FACCIAMO RICONOSCERE.
Finto biglietto vincente in cambio di soldi e gioielli: truffata una donna
4/24
Quotidiano.Net
10 ore fa
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Milano, 15 aprile 2017 - Soldi e gioielli in cambio di un presunto biglietto vincente del SuperEnalotto: donna filippina raggirata da due truffatori sudamericani. E' successo questa mattina a Milano quando la donna, 51 anni, è stata avvicinata da una sudametricana che, tutta entusiasta, mostrando un biglietto del SuperEnalotto le ha chiesto dove fosse una tabaccheria. La sudamericana, infatti, sosteneva che il biglietto era vincente e assicurava una bella somma da riscuotere. Così ha convinto la filippina ad accompagnarla in tabaccheria dove le due hanno incontrato il presunto compagno della donna sudamericana, il quale ha confermato che si trattava di un biglietto vincente. A quel punto, i due truffatori hanno offerto alla vittima il biglietto "vincente" in cambio di soldi e gioielli. La 51enne ha ingenuamente accettato, si è recata a casa sua per prendere denaro e preziosi e li ha portati alla coppia. Solo una volta rincasata si è resa conto che al biglietto non corrispondeva alcuna vincita. Raggirata, non le è rimasto che rivolgersi alle forze dell'ordine nella speranza di rintracciatre i due truffatori.
CI FACCIAMO RICONOSCERE.
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