PRIMARIE DEL PD
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Re: PRIMARIE DEL PD
Pd, il giorno delle primarie al minimo storico. Per la prima volta meno di due milioni al voto
di Diego Pretini | 30 aprile 2017
Politica
Nel 2013 l'ex segretario diceva: "Sotto il milione e mezzo è una sconfitta per tutto il partito". Ora tutta la dirigenza uscente rassicura: "Sarà una festa", "Abbiamo già vinto perché gli altri partiti non le fanno". Così si guarda alla Francia solo per Macron, senza vedere che dalle primarie è uscito anche Hamon, che ha portato i socialisti al disastro
di Diego Pretini | 30 aprile 2017
516
• 2 mila
•
•
Più informazioni su: Congresso PD, Matteo Orfini, Matteo Renzi, PD, Primarie PD
Si rassicurano: andrà tutto bene, sarà una festa, sarà un successo. Nel frattempo sistemano cuscini tutti intorno, perché nessuna caduta possa essere dolorosa. Il salto è troppo alto? Va bene, abbassiamo l’asticella. Il bersaglio è troppo lontano? Pace: che vuoi che sia, basta avvicinarsi di un passo. Un milione di votanti? Sarebbe bellissimo. Un milione e mezzo? Ma che regalo, che sarebbe. Per la quinta volta, oggi, il Partito Democratico ricorre alle elezioni primarie per scegliere da chi sarà guidato. Ma per la prima volta non saranno superati i due milioni di partecipanti. A prevederlo non sono i gufi né l’accozzaglia. Sono, con un sorriso da stregatto, il segretario uscente e il presidente uscente, Matteo Renzi e Matteo Orfini, cioè coloro che hanno gestito il partito fino a qui. Non solo non sarà superata quota dei due milioni, ma la cifra che gira (un milione e 7-800mila) viene venduta da Renzi come speranza, come regalo a chi nel Pd ancora resiste, anziché come uno spettro, un sintomo. “Sotto il milione e mezzo una sconfitta per tutto il partito” aveva detto nel 2013. Per la prima volta le primarie rischiano, insomma, di non segnare un punto di svolta, com’è sempre avvenuto – con fortune alterne – nelle occasioni precedenti. Per la prima volta, piuttosto, rischiano di diventare un autoinganno, come un viaggio nella sala degli specchi del luna park che sembra affollata e poi si è soli. Come un modo per dirsi che va tutto bene, che il peggio è passato, e poi però chissà se è davvero così.
Le primarie come il quadro di Dorian Gray: il partito si vede ancora giovane e energico, ma intanto ripiega su se stesso, dando le solite risposte alle solite domande, assicurando di aver capito la lezione. Il risultato – dicono i sondaggi – appare scontato, ma chiunque vinca tra Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano si troverà un partito non aperto a tutti come aveva promesso il segretario uscente, ma sempre più cerchia: i tesserati sono in lieve aumento, ma la comunità alla quale si riferisce il Pd crolla. Non solo nelle urne, per quello che si è potuto vedere con le elezioni amministrative che hanno seguito il 40 per cento delle Europee, ma perfino all’appuntamento che sembrava essere diventato – fino all’ultima volta – l’elisir di vita eterna. All’improvviso, invece, lo “strumento partecipativo” – come direbbe in una direzione del Nazareno – è diventato raggrinzito, loffio, inefficace. C’è chi sfoglia l’albo e ragiona su com’è finita: Veltroni, schiantato un anno e mezzo dopo con le Regionali in Sardegna; Bersani, che “non vinse” nel 2013; Renzi, schiacciato sotto il sessanta per cento di no al referendum. E poi gli “scherzi” sul territorio, candidati vincenti alle primarie e perdenti alle elezioni vere (Paita in Liguria, Valente a Napoli, Casson a Venezia, Giachetti a Roma con le varie differenze) oppure sindaci non del Pd che alla fine sono diventati “stretti” (Doria a Genova). Fino al rischio del deperimento delle primarie e al ritorno del “primato della politica”, cioè che si ricominci a scegliere negli organismi del partito. In alcune città, per alcune Regioni, già è successo. A Livorno, per esempio: ancora si chiedono se sarebbe finita in modo diverso.
Meglio i vecchi riti, le assemblee, le alzate di mano, favorevoli, astenuti, giochi di corrente? Ai tempi dei voti online dei Cinquestelle, delle consultazioni di Podemos e della democrazia dal basso di Mélenchon, è un po’ complicato tornare indietro, agli anni Novanta. Mentre una parte del Pd si preoccupa di trasformare Macron in un mito greco, fino a emulare il suo tifo per l’Europa con il corteo blu durante il 25 aprile, credendo che sia quella la risposta al “populismo”, in Francia è iniziata una discussione sulle primarie, sia a destra che a sinistra, per capire se sia solo colpa di Fillon e Hamon se per la prima volta nella storia gollisti e socialisti sono rimasti fuori dal ballottaggio delle Presidenziali. Aveva cominciato a ragionarci prima ancora del primo turno delle presidenziali uno che ne sa qualcosa. Il presidente della Repubblica francese François Hollande – ormai trafitto dall’agonia e responsabile della più grave disfatta del suo partito da quando esiste – a un settimanale era arrivato a dire: “Non ci devono più essere delle primarie nei partiti di governo. Altrimenti non ci saranno più partiti di governo in questo paese. Sono diventati fragili e devono ritrovare legittimità da soli. Non scegliendo i loro candidati, stanno sul filo dell’acqua, come avrebbe detto il generale De Gaulle”. Hollande è arrivato all’Eliseo partendo dai gazebo, mentre nel 2017 alle primarie dei socialisti hanno partecipato in due milioni e Hamon ha preso solo quei due milioni.
di Diego Pretini | 30 aprile 2017
Politica
Nel 2013 l'ex segretario diceva: "Sotto il milione e mezzo è una sconfitta per tutto il partito". Ora tutta la dirigenza uscente rassicura: "Sarà una festa", "Abbiamo già vinto perché gli altri partiti non le fanno". Così si guarda alla Francia solo per Macron, senza vedere che dalle primarie è uscito anche Hamon, che ha portato i socialisti al disastro
di Diego Pretini | 30 aprile 2017
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Si rassicurano: andrà tutto bene, sarà una festa, sarà un successo. Nel frattempo sistemano cuscini tutti intorno, perché nessuna caduta possa essere dolorosa. Il salto è troppo alto? Va bene, abbassiamo l’asticella. Il bersaglio è troppo lontano? Pace: che vuoi che sia, basta avvicinarsi di un passo. Un milione di votanti? Sarebbe bellissimo. Un milione e mezzo? Ma che regalo, che sarebbe. Per la quinta volta, oggi, il Partito Democratico ricorre alle elezioni primarie per scegliere da chi sarà guidato. Ma per la prima volta non saranno superati i due milioni di partecipanti. A prevederlo non sono i gufi né l’accozzaglia. Sono, con un sorriso da stregatto, il segretario uscente e il presidente uscente, Matteo Renzi e Matteo Orfini, cioè coloro che hanno gestito il partito fino a qui. Non solo non sarà superata quota dei due milioni, ma la cifra che gira (un milione e 7-800mila) viene venduta da Renzi come speranza, come regalo a chi nel Pd ancora resiste, anziché come uno spettro, un sintomo. “Sotto il milione e mezzo una sconfitta per tutto il partito” aveva detto nel 2013. Per la prima volta le primarie rischiano, insomma, di non segnare un punto di svolta, com’è sempre avvenuto – con fortune alterne – nelle occasioni precedenti. Per la prima volta, piuttosto, rischiano di diventare un autoinganno, come un viaggio nella sala degli specchi del luna park che sembra affollata e poi si è soli. Come un modo per dirsi che va tutto bene, che il peggio è passato, e poi però chissà se è davvero così.
Le primarie come il quadro di Dorian Gray: il partito si vede ancora giovane e energico, ma intanto ripiega su se stesso, dando le solite risposte alle solite domande, assicurando di aver capito la lezione. Il risultato – dicono i sondaggi – appare scontato, ma chiunque vinca tra Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano si troverà un partito non aperto a tutti come aveva promesso il segretario uscente, ma sempre più cerchia: i tesserati sono in lieve aumento, ma la comunità alla quale si riferisce il Pd crolla. Non solo nelle urne, per quello che si è potuto vedere con le elezioni amministrative che hanno seguito il 40 per cento delle Europee, ma perfino all’appuntamento che sembrava essere diventato – fino all’ultima volta – l’elisir di vita eterna. All’improvviso, invece, lo “strumento partecipativo” – come direbbe in una direzione del Nazareno – è diventato raggrinzito, loffio, inefficace. C’è chi sfoglia l’albo e ragiona su com’è finita: Veltroni, schiantato un anno e mezzo dopo con le Regionali in Sardegna; Bersani, che “non vinse” nel 2013; Renzi, schiacciato sotto il sessanta per cento di no al referendum. E poi gli “scherzi” sul territorio, candidati vincenti alle primarie e perdenti alle elezioni vere (Paita in Liguria, Valente a Napoli, Casson a Venezia, Giachetti a Roma con le varie differenze) oppure sindaci non del Pd che alla fine sono diventati “stretti” (Doria a Genova). Fino al rischio del deperimento delle primarie e al ritorno del “primato della politica”, cioè che si ricominci a scegliere negli organismi del partito. In alcune città, per alcune Regioni, già è successo. A Livorno, per esempio: ancora si chiedono se sarebbe finita in modo diverso.
Meglio i vecchi riti, le assemblee, le alzate di mano, favorevoli, astenuti, giochi di corrente? Ai tempi dei voti online dei Cinquestelle, delle consultazioni di Podemos e della democrazia dal basso di Mélenchon, è un po’ complicato tornare indietro, agli anni Novanta. Mentre una parte del Pd si preoccupa di trasformare Macron in un mito greco, fino a emulare il suo tifo per l’Europa con il corteo blu durante il 25 aprile, credendo che sia quella la risposta al “populismo”, in Francia è iniziata una discussione sulle primarie, sia a destra che a sinistra, per capire se sia solo colpa di Fillon e Hamon se per la prima volta nella storia gollisti e socialisti sono rimasti fuori dal ballottaggio delle Presidenziali. Aveva cominciato a ragionarci prima ancora del primo turno delle presidenziali uno che ne sa qualcosa. Il presidente della Repubblica francese François Hollande – ormai trafitto dall’agonia e responsabile della più grave disfatta del suo partito da quando esiste – a un settimanale era arrivato a dire: “Non ci devono più essere delle primarie nei partiti di governo. Altrimenti non ci saranno più partiti di governo in questo paese. Sono diventati fragili e devono ritrovare legittimità da soli. Non scegliendo i loro candidati, stanno sul filo dell’acqua, come avrebbe detto il generale De Gaulle”. Hollande è arrivato all’Eliseo partendo dai gazebo, mentre nel 2017 alle primarie dei socialisti hanno partecipato in due milioni e Hamon ha preso solo quei due milioni.
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Re: PRIMARIE DEL PD
Primarie:
Non andrò a votare,
non andrò a soffiare sulle vele di una barca che ha già una rotta stabilita
e che porta dove non vorrei andare.
Un saluto erding
Non andrò a votare,
non andrò a soffiare sulle vele di una barca che ha già una rotta stabilita
e che porta dove non vorrei andare.
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Re: PRIMARIE DEL PD
GLI ITALIANI I GUAI SE LI CERCANO CON IL LANTERNINO.
Risultato delle urinarie(come le chiamava ieri Dagospia)
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 1 Maggio 201
EMILIANO : 10 %
RENZI : 70 %
ORLANDO : 20 %
IL RACCONTO
Quel plebiscito
a 500 metri
da villa Buzzi
» DANIELA RANIERI
Renzi “grande comunicat
o r e”, “l e a de r ”, l’un i c o
che “ha fatto qualcosa”. Al
circolo Pd di Castelverde a
mezzogiorno il 99% degli 80
votanti è per Matteo.
SEGUE A PAGINA 5
IL COMMENTO
Il municipio commissariato Renzi, la sezione degli iscritti dimezzati e le vecchie ombre
IL PIGLIATUTTO E IL GAZEBO DI BUZZI
» DANIELA RANIERI
SEGUE DALLA PRIMA
n ragazzo di Torre Angela
ha votato Orlando
nella sua borgata, “vici -
no al gazebo di CasaPound”, per
“mandare un segnale a Renzi”,
che apprezza. Siamo a 500 metri
dalla villa di Salvatore Buzzi,
che qui vicino curava pure gli interessi
della 29 giugno, cooperativa-onlus
che faceva la cresta
su ll ’accoglienza di rom e migranti,
più redditizi della droga.
È il VI Municipio, quello di Tor
Bella Monaca, terra del M5S
(ma Meloni arrivò seconda dopo
Raggi), commissariato dal Pd in
seguito a Mafia Capitale e disgraziatissimo
per servizi, trasporti,
strade e Asl. Hanno tutti
il dente avvelenato.
Con Migliore,
su b-co mmi ssar io
romano, che qua
non s’è mai visto
(ma ha mandato
un sms). Con Orfini,
commissario
messo lì da Renzi per
ripulire il partito. Con
Scipioni, presidente di municipio
cacciato dal Pd in concomitanza
con le cronache dalla Terra
di mezzo (come da definizione
dell’ex Nar Carminati, in affari
con un cooperatore rosso in affari
coi Casamonica e col Pd) ma,
pare, ancora attivo. Con Marroni,
guest star delle telefonate di
Buzzi, che in queste primarie avrebbe
messo la zampa su Emiliano,
in modo da “contare”i suoi
e battere cassa. Paradossalmente,
chi vota Renzi qui
lo fa per motivi ideologici
più che
chi vota per gli altri
due. Un bel signore
ama la lea -
ders hip forte di
Renzi (la forza è resa
con un pugno chiuso
che fa pensare più a
Erdogan che a Berlinguer), e
pensa che chi se n’è andato lo abbia
fatto “perché lo odiava”.
Siderale è la distanza tra elettori
scioccati, gente onesta che si
è alzata per aprire il seggio, e chi
dovrebbe riparare al grande
danno e, invece, fa il sottosegretario
in Tv (Migliore) o è preso
dalla sua carriera (non) ascensionale
(Orfini). Renzi è come il
Mago di Oz: dietro il tendone fa
la voce grossa, ma visto da qui,
dentro gli ingranaggi elementari
del partito, non ha alcun potere
su funzionamenti fossilizzati.
Dei 100 iscritti del 2013 (e dai
150 del 2009 bersaniano), ne sono
rimasti 55, nessun morto o
malato grave (come a Napoli o
Battipaglia). La maggior parte
versa i due euro e si apparta con
la scheda. Un votante della mattina,
ritirando il documento col
telefono in mano, mostra inavvertitamente
una chat con la foto
della scheda votata. Racconti
folcloristici sulla fila delle scorse
primarie, divisa in “assunti Ama”
e “assunti Atac”, più qualche
Acea: tutta gente che aveva
trovato lavoro grazie ai referenti
sul territorio e veniva ora a ringraziare
votando il candidato
d’area.
Dalla microantropologia di
questa ex-sezione, dove campeggia
la biblioteca Ikea con
Gramsci e tutti i marxisti, si vede,
come guardando in un telescopio,
il panorama nazionale:
un partito che si erode rafforzandosi
nel suo nucleo renzista,
tenendosi i suoi compratori di
tessere e di voti mentre espelle
naturalmente, per crisi di rigetto,
i suoi elementi storici divenuti
corpi estranei. Qui sono i leoni,
come relazionò Fabrizio Barca,
che descrisse l’incuria da giungla
dei circoli “da nnos i” d imen ticando
però di fare il passaggio
successivo, ed indicare nel degrado
del Pd locale ridotto a dinamiche
para-delinquenziali, la
vera base di un partito usato come
taxi per il governo della nazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Risultato delle urinarie(come le chiamava ieri Dagospia)
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 1 Maggio 201
EMILIANO : 10 %
RENZI : 70 %
ORLANDO : 20 %
IL RACCONTO
Quel plebiscito
a 500 metri
da villa Buzzi
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Renzi “grande comunicat
o r e”, “l e a de r ”, l’un i c o
che “ha fatto qualcosa”. Al
circolo Pd di Castelverde a
mezzogiorno il 99% degli 80
votanti è per Matteo.
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IL COMMENTO
Il municipio commissariato Renzi, la sezione degli iscritti dimezzati e le vecchie ombre
IL PIGLIATUTTO E IL GAZEBO DI BUZZI
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n ragazzo di Torre Angela
ha votato Orlando
nella sua borgata, “vici -
no al gazebo di CasaPound”, per
“mandare un segnale a Renzi”,
che apprezza. Siamo a 500 metri
dalla villa di Salvatore Buzzi,
che qui vicino curava pure gli interessi
della 29 giugno, cooperativa-onlus
che faceva la cresta
su ll ’accoglienza di rom e migranti,
più redditizi della droga.
È il VI Municipio, quello di Tor
Bella Monaca, terra del M5S
(ma Meloni arrivò seconda dopo
Raggi), commissariato dal Pd in
seguito a Mafia Capitale e disgraziatissimo
per servizi, trasporti,
strade e Asl. Hanno tutti
il dente avvelenato.
Con Migliore,
su b-co mmi ssar io
romano, che qua
non s’è mai visto
(ma ha mandato
un sms). Con Orfini,
commissario
messo lì da Renzi per
ripulire il partito. Con
Scipioni, presidente di municipio
cacciato dal Pd in concomitanza
con le cronache dalla Terra
di mezzo (come da definizione
dell’ex Nar Carminati, in affari
con un cooperatore rosso in affari
coi Casamonica e col Pd) ma,
pare, ancora attivo. Con Marroni,
guest star delle telefonate di
Buzzi, che in queste primarie avrebbe
messo la zampa su Emiliano,
in modo da “contare”i suoi
e battere cassa. Paradossalmente,
chi vota Renzi qui
lo fa per motivi ideologici
più che
chi vota per gli altri
due. Un bel signore
ama la lea -
ders hip forte di
Renzi (la forza è resa
con un pugno chiuso
che fa pensare più a
Erdogan che a Berlinguer), e
pensa che chi se n’è andato lo abbia
fatto “perché lo odiava”.
Siderale è la distanza tra elettori
scioccati, gente onesta che si
è alzata per aprire il seggio, e chi
dovrebbe riparare al grande
danno e, invece, fa il sottosegretario
in Tv (Migliore) o è preso
dalla sua carriera (non) ascensionale
(Orfini). Renzi è come il
Mago di Oz: dietro il tendone fa
la voce grossa, ma visto da qui,
dentro gli ingranaggi elementari
del partito, non ha alcun potere
su funzionamenti fossilizzati.
Dei 100 iscritti del 2013 (e dai
150 del 2009 bersaniano), ne sono
rimasti 55, nessun morto o
malato grave (come a Napoli o
Battipaglia). La maggior parte
versa i due euro e si apparta con
la scheda. Un votante della mattina,
ritirando il documento col
telefono in mano, mostra inavvertitamente
una chat con la foto
della scheda votata. Racconti
folcloristici sulla fila delle scorse
primarie, divisa in “assunti Ama”
e “assunti Atac”, più qualche
Acea: tutta gente che aveva
trovato lavoro grazie ai referenti
sul territorio e veniva ora a ringraziare
votando il candidato
d’area.
Dalla microantropologia di
questa ex-sezione, dove campeggia
la biblioteca Ikea con
Gramsci e tutti i marxisti, si vede,
come guardando in un telescopio,
il panorama nazionale:
un partito che si erode rafforzandosi
nel suo nucleo renzista,
tenendosi i suoi compratori di
tessere e di voti mentre espelle
naturalmente, per crisi di rigetto,
i suoi elementi storici divenuti
corpi estranei. Qui sono i leoni,
come relazionò Fabrizio Barca,
che descrisse l’incuria da giungla
dei circoli “da nnos i” d imen ticando
però di fare il passaggio
successivo, ed indicare nel degrado
del Pd locale ridotto a dinamiche
para-delinquenziali, la
vera base di un partito usato come
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Re: PRIMARIE DEL PD
UN PO DI DATI DELLE PRIMARIE PD:
-14 ottobre 2007 vince Veltroni col 75,82% totale votanti 3.554.169
-25 ottobre 2009 vince Bersani con il 55,1% totale votanti 3.102.169
-8 dic. 2013 vince Renzi con 45,34% totale votanti 2. 814. 881
Fonte: Wikipedia
-Il 30 aprile 2017 dati ufficiosi vince Renzi con 70%
Annunciati totale votanti 1.800.000
Perdono 2 milioni e mezzo di elettori in 12 anni (oltre il 60℅)
SI CANTA VITTORIA... DI COSA?
-14 ottobre 2007 vince Veltroni col 75,82% totale votanti 3.554.169
-25 ottobre 2009 vince Bersani con il 55,1% totale votanti 3.102.169
-8 dic. 2013 vince Renzi con 45,34% totale votanti 2. 814. 881
Fonte: Wikipedia
-Il 30 aprile 2017 dati ufficiosi vince Renzi con 70%
Annunciati totale votanti 1.800.000
Perdono 2 milioni e mezzo di elettori in 12 anni (oltre il 60℅)
SI CANTA VITTORIA... DI COSA?
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Re: PRIMARIE DEL PD
Una nuova legittimazione popolare utile soltanto ad archiviare la batosta del referendum. Se il milione e mezzo di elettori che manca voterà a sinistra sarebbe una gran bella vittoria per la Sinistra e per il paese.erding ha scritto:UN PO DI DATI DELLE PRIMARIE PD:
-14 ottobre 2007 vince Veltroni col 75,82% totale votanti 3.554.169
-25 ottobre 2009 vince Bersani con il 55,1% totale votanti 3.102.169
-8 dic. 2013 vince Renzi con 45,34% totale votanti 2. 814. 881
Fonte: Wikipedia
-Il 30 aprile 2017 dati ufficiosi vince Renzi con 70%
Annunciati totale votanti 1.800.000
Perdono 2 milioni e mezzo di elettori in 12 anni (oltre il 60℅)
SI CANTA VITTORIA... DI COSA?
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Re: PRIMARIE DEL PD
Si tratta di un milione e ottocento mila persone che hanno accettatt o il job act.
E un misto tra centro neoliberista e destra vecchia.
Si tratta di capire quanta parte d voto di opinione ci sia credo molto.
Se fossero tutti militari sarebbe preoccupante ma non è cosi
Il PD come partito e vuoto.
Chiedo al PLENUM supremo del congresso on line di questo forum di schierarsi per Le Pen in francia.
Dobbiamo sconfiggere il neoliberismo e tornare a politiche di piena occupazione
E un misto tra centro neoliberista e destra vecchia.
Si tratta di capire quanta parte d voto di opinione ci sia credo molto.
Se fossero tutti militari sarebbe preoccupante ma non è cosi
Il PD come partito e vuoto.
Chiedo al PLENUM supremo del congresso on line di questo forum di schierarsi per Le Pen in francia.
Dobbiamo sconfiggere il neoliberismo e tornare a politiche di piena occupazione
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Re: PRIMARIE DEL PD
E' assurdoaaaa42 ha scritto:Si tratta di un milione e ottocento mila persone che hanno accettatt o il job act.
E un misto tra centro neoliberista e destra vecchia.
Si tratta di capire quanta parte d voto di opinione ci sia credo molto.
Se fossero tutti militari sarebbe preoccupante ma non è cosi
Il PD come partito e vuoto.
Chiedo al PLENUM supremo del congresso on line di questo forum di schierarsi per Le Pen in francia.
Dobbiamo sconfiggere il neoliberismo e tornare a politiche di piena occupazione
da Il Fatto Q.
L’unica manifestazione degna di nota è stata organizzazione dagli studenti a Parigi e aveva come motto “Ni Marine, Ni Macron, Ni Patrie, Ni Patron” (“né Marine, né Macron, né Patria, né Imprenditori”) che traduce il distacco che gran parte dei francesi (e in particolar modo i giovani) nutre nei confronti dei due candidati arrivati al secondo turno, la prima ossessionata dagli stranieri e il secondo pura emanazione del capitalismo e della finanza.
Barré ( giornalista) aveva preparato un discorso (rude ma efficace, nel suo stile) in cui difendeva gli astensionisti “primo partito francese” dall’accusa di essere i responsabili del successo di Marine Le Pen. Il titolo era “non so chi vincerà il 7 maggio ma di per certo vi saranno 65 milioni di sconfitti” ma prima che gli ascoltatori potessero ascoltarlo, alcuni passaggi non sono piaciuti al presentatore Nagui che, gli ha chiesto di rimuoverli.
Barré non ha voluto chinare il capo e ha preferito dare le dimissioni, denunciando pubblicamente un “tentativo di censura”. Ha poi riprodotto l’intervento nel salotto di casa sua e l’ha pubblicato sulla propria pagina Facebook, il successo è stato immediato: più di 7 milioni di visualizzazioni in pochi giorni… effetto Streisand garantito!
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Dobbiamo sconfiggere il neoliberismo e tornare a politiche di piena occupazione
Sconfiggere il neoliberismo va bene.
Tornare a politiche di piena occupazione con Marine Le Pen è una pura illusione.
Oggi solo una organizzazione a livello continentale è in grado di affrontare le sfide del futuro.
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- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: PRIMARIE DEL PD
GLI ITALIANI SONO CARTE ASSORBENTI.
ASSORBONO TUTTO, GLI STA BENE TUTTO.
Truppe cammellate Pd a Ercolano? I migranti
“Ci hanno dato 2 euro e portato a votare Renzi”
In un video pubblicato da Fanpage, un ospite del centro d’accoglienza del comune vesuviano racconta
“60 di noi condotti al seggio con l’auto della struttura”. Il sindaco Bonajuto: “Orgoglioso del loro voto”
Politica
Per il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto quelle lunghe file di migranti in un seggio del suo Comune per le primarie Pd erano un “importante segno di integrazione e di partecipazione”. Ma un video pubblicato da Fanpage presenta una verità diversa. Uno dei migranti spiega: “Quelli del centro ci hanno detto di andare a votare, nessuno di noi sapeva perché. Ci hanno portati al seggio con l’auto del centro di accoglienza, un po’ per volta. Ha votato una sessantina di noi. Hanno detto che per noi migranti era importante votare”. E sulle ragioni della sua partecipazione il giovane è chiaro: “L’ho fatto perché ho sperato che mi aiutasse a ottenere il permesso di soggiorno”
di F. Q.
ASSORBONO TUTTO, GLI STA BENE TUTTO.
Truppe cammellate Pd a Ercolano? I migranti
“Ci hanno dato 2 euro e portato a votare Renzi”
In un video pubblicato da Fanpage, un ospite del centro d’accoglienza del comune vesuviano racconta
“60 di noi condotti al seggio con l’auto della struttura”. Il sindaco Bonajuto: “Orgoglioso del loro voto”
Politica
Per il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto quelle lunghe file di migranti in un seggio del suo Comune per le primarie Pd erano un “importante segno di integrazione e di partecipazione”. Ma un video pubblicato da Fanpage presenta una verità diversa. Uno dei migranti spiega: “Quelli del centro ci hanno detto di andare a votare, nessuno di noi sapeva perché. Ci hanno portati al seggio con l’auto del centro di accoglienza, un po’ per volta. Ha votato una sessantina di noi. Hanno detto che per noi migranti era importante votare”. E sulle ragioni della sua partecipazione il giovane è chiaro: “L’ho fatto perché ho sperato che mi aiutasse a ottenere il permesso di soggiorno”
di F. Q.
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Re: PRIMARIE DEL PD
....E CHE E'?????............LA RIVOLTA DEI COYOTESSE????????????????????
3 mag 2017 15:07
LE PANTERE GRIGIE IN SOCCORSO DI RENZI
– ILVO DIAMANTI: AI GAZEBO DEL PD 4 VOTANTI SU 10 SONO OVER 65
- LA BASE INVECCHIA E I VOTANTI RISPETTO ALLE PRIMARIE CHE INCORONARONO VELTRONI SI SONO DIMEZZATI
- AFFLUENZA IN CALO NELLE REGIONI ROSSE E A ROMA -
Ilvo Diamanti per la Repubblica (Di Salò?)
Quattro mesi fa, dopo il successo del No al referendum costituzionale, Matteo Renzi si era dimesso da premier e da segretario del Pd.
Domenica scorsa le Primarie gli hanno restituito lo scettro.
Del partito. È, infatti, stato rieletto segretario con circa il 70% dei voti. Gli sfidanti si sono divisi i "resti". Circa il 20% ad Andrea Orlando, poco più della metà a Michele Emiliano.
I votanti sono stimati intorno a 1.850.000. Un numero sicuramente importante, visto il clima politico dell' epoca. Ma sensibilmente in calo, rispetto al passato. La metà, in confronto con le primarie del 2007, le prime utilizzate per eleggere il segretario. Circa un milione - e dunque un terzo - in meno, rispetto alle più recenti, quelle del 2013, che avevano investito della carica Matteo Renzi.
In questa occasione, il segretario - uscente e confermato - aveva, abilmente, posto l' asticella della partecipazione attesa piuttosto in basso: 1 milione di votanti. Così, oggi i leader e i militanti del partito possono celebrare le primarie di domenica scorsa come un successo.
D' altronde, quasi 2 milioni di persone che escono di casa, per recarsi ai seggi, non sempre vicini, offrono un esempio di impegno democratico civile importante. Tanto più in tempi di disincanto politico, per non dire anti-politico, come questi. Tuttavia, non possiamo negare che anche l' impegno stia declinando, se confrontiamo i dati dell' affluenza alle urne del Pd con quelli del passato. Un milione in meno, lo ripetiamo. Un calo, peraltro, tanto superiore dove era più forte la partecipazione, in precedenza. Nelle Regioni definite, fino a ieri, "zone rosse".
Non solo dagli studiosi. In Emilia Romagna, in Toscana, ma anche in Umbria e soprattutto nelle Marche: i votanti, in quattro anni, sono quasi dimezzati.
Il calo è stato rilevante anche a Roma e nel Nord. Mentre nel Mezzogiorno la partecipazione si è orientata in senso diverso. In Basilicata, Puglia e Abruzzo, in particolare, si è, infatti, registrato un aumento di votanti. Una tendenza sostanzialmente opposta rispetto a quella osservata in occasione del referendum. Quando il maggior livello di opposizione si era manifestato proprio nelle Regioni del Sud. In generale, queste Primarie sottolineano il cambiamento avvenuto negli ultimi anni nel Pd. L' unico soggetto politico capace di mobilitare tante persone sul territorio non appare tuttavia, in grado di suscitare le attese prodotte solo 4 anni fa, nel 2013.
Quando Matteo Renzi aveva intercettato consensi ben oltre i confini del suo partito. L' indagine condotta da CLS, e curata da Fulvio Venturino, Marco Valbruzzi e Antonella Seddone, offre, al proposito, dati espliciti, oltre che interessanti. Si basano su un campione nazionale molto ampio: quasi 3700 persone, intervistate all' uscita dei seggi. Ne emerge un profilo sociale del Pd piuttosto chiaro. La base Democratica appare, anzitutto, prevalentemente anziana. Un "popolo dai capelli grigi". Il 42% dei votanti, infatti, ha 65 anni e oltre. Un ulteriore 21% supera comunque i 55 anni. All' opposto, i giovani (fra 16 e 34 anni) sono una quota ridotta: il 15%.
Non è una sorpresa. Fra gli elettori, infatti, come mostrano i sondaggi, altri partiti attraggono maggiormente i giovani.
Per primo: il M5S. Coerentemente, sul piano professionale, la componente più ampia è composta dai pensionati: oltre il 40%. Contano meno, invece, i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. In entrambi i casi, intorno al 15%. Come i lavoratori indipendenti, d' altronde.
Peraltro, i votanti alle Primarie mostrano un livello di istruzione mediamente elevato. Il 37% in possesso di laurea, qualcuno in più del diploma superiore.
La base del Pd sta, dunque, invecchiando. Nel 2013, al suo interno, il peso degli anziani (oltre 65 anni) era più limitato: 29%, 13 punti in meno.
Mentre i più giovani mostravano un' incidenza superiore di 4 punti.
I Democratici che hanno votato alle Primarie delineano, quindi, un profilo sociale "maturo" e istruito. Politicamente orientato a Sinistra (34%) e a Centro-sinistra (47%). In misura più limitata, al Centro (16%) e anche a Destra (3%).
Vale la pena di osservare, però, come l' area di Centro e di Destra abbia registrato, negli ultimi anni, una crescita, seppur contenuta.
Sotto il profilo politico, i "Democratici delle Primarie" hanno votato in larghissima maggioranza a favore del referendum costituzionale dello scorso dicembre: 78%. La stessa percentuale di coloro che esprimono un giudizio positivo verso il governo guidato da Paolo Gentiloni. Ma esiste anche una componente, seppure limitata, di sostenitori distanti dalle politiche del partito. O meglio: del suo leader. E ciò risulta chiaro dall' analisi dei votanti in base al candidato scelto.
Condotta, in queste pagine, da Luciano Fasano e Marco Valbruzzi, in modo puntuale. Al proposito, mi limito a osservare come le principali differenze riguardino la Politica e le Politiche. I "partigiani" di Orlando e di Emiliano (questi ultimi, peraltro, addensati prevalentemente nel Mezzogiorno) risultano, infatti, più orientati a Sinistra e a Centro-sinistra (in misura più evidente, nel caso di Orlando). La maggioranza assoluta dei sostenitori di Emiliano, in particolare, ha votato "contro" il referendum e non apprezza il governo Gentiloni.
Le Primarie hanno, dunque, riproposto il "rito fondativo" del Pd (per echeggiare le parole di Arturo Parisi), rendendo visibile la sua presenza sul territorio e nella società. Ma ne hanno rivelato anche i problemi. In qualche misura, il declino. Soprattutto dove più forti sono (erano?) le sue radici. E ciò costituisce un segnale. Evoca il rischio di un "partito" più debole. Che sta invecchiando in fretta.
Perché non basta un leader "forte" al comando a ri-generarlo. Soprattutto quando non è chiaro "se" e "come" intenda farlo
3 mag 2017 15:07
LE PANTERE GRIGIE IN SOCCORSO DI RENZI
– ILVO DIAMANTI: AI GAZEBO DEL PD 4 VOTANTI SU 10 SONO OVER 65
- LA BASE INVECCHIA E I VOTANTI RISPETTO ALLE PRIMARIE CHE INCORONARONO VELTRONI SI SONO DIMEZZATI
- AFFLUENZA IN CALO NELLE REGIONI ROSSE E A ROMA -
Ilvo Diamanti per la Repubblica (Di Salò?)
Quattro mesi fa, dopo il successo del No al referendum costituzionale, Matteo Renzi si era dimesso da premier e da segretario del Pd.
Domenica scorsa le Primarie gli hanno restituito lo scettro.
Del partito. È, infatti, stato rieletto segretario con circa il 70% dei voti. Gli sfidanti si sono divisi i "resti". Circa il 20% ad Andrea Orlando, poco più della metà a Michele Emiliano.
I votanti sono stimati intorno a 1.850.000. Un numero sicuramente importante, visto il clima politico dell' epoca. Ma sensibilmente in calo, rispetto al passato. La metà, in confronto con le primarie del 2007, le prime utilizzate per eleggere il segretario. Circa un milione - e dunque un terzo - in meno, rispetto alle più recenti, quelle del 2013, che avevano investito della carica Matteo Renzi.
In questa occasione, il segretario - uscente e confermato - aveva, abilmente, posto l' asticella della partecipazione attesa piuttosto in basso: 1 milione di votanti. Così, oggi i leader e i militanti del partito possono celebrare le primarie di domenica scorsa come un successo.
D' altronde, quasi 2 milioni di persone che escono di casa, per recarsi ai seggi, non sempre vicini, offrono un esempio di impegno democratico civile importante. Tanto più in tempi di disincanto politico, per non dire anti-politico, come questi. Tuttavia, non possiamo negare che anche l' impegno stia declinando, se confrontiamo i dati dell' affluenza alle urne del Pd con quelli del passato. Un milione in meno, lo ripetiamo. Un calo, peraltro, tanto superiore dove era più forte la partecipazione, in precedenza. Nelle Regioni definite, fino a ieri, "zone rosse".
Non solo dagli studiosi. In Emilia Romagna, in Toscana, ma anche in Umbria e soprattutto nelle Marche: i votanti, in quattro anni, sono quasi dimezzati.
Il calo è stato rilevante anche a Roma e nel Nord. Mentre nel Mezzogiorno la partecipazione si è orientata in senso diverso. In Basilicata, Puglia e Abruzzo, in particolare, si è, infatti, registrato un aumento di votanti. Una tendenza sostanzialmente opposta rispetto a quella osservata in occasione del referendum. Quando il maggior livello di opposizione si era manifestato proprio nelle Regioni del Sud. In generale, queste Primarie sottolineano il cambiamento avvenuto negli ultimi anni nel Pd. L' unico soggetto politico capace di mobilitare tante persone sul territorio non appare tuttavia, in grado di suscitare le attese prodotte solo 4 anni fa, nel 2013.
Quando Matteo Renzi aveva intercettato consensi ben oltre i confini del suo partito. L' indagine condotta da CLS, e curata da Fulvio Venturino, Marco Valbruzzi e Antonella Seddone, offre, al proposito, dati espliciti, oltre che interessanti. Si basano su un campione nazionale molto ampio: quasi 3700 persone, intervistate all' uscita dei seggi. Ne emerge un profilo sociale del Pd piuttosto chiaro. La base Democratica appare, anzitutto, prevalentemente anziana. Un "popolo dai capelli grigi". Il 42% dei votanti, infatti, ha 65 anni e oltre. Un ulteriore 21% supera comunque i 55 anni. All' opposto, i giovani (fra 16 e 34 anni) sono una quota ridotta: il 15%.
Non è una sorpresa. Fra gli elettori, infatti, come mostrano i sondaggi, altri partiti attraggono maggiormente i giovani.
Per primo: il M5S. Coerentemente, sul piano professionale, la componente più ampia è composta dai pensionati: oltre il 40%. Contano meno, invece, i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. In entrambi i casi, intorno al 15%. Come i lavoratori indipendenti, d' altronde.
Peraltro, i votanti alle Primarie mostrano un livello di istruzione mediamente elevato. Il 37% in possesso di laurea, qualcuno in più del diploma superiore.
La base del Pd sta, dunque, invecchiando. Nel 2013, al suo interno, il peso degli anziani (oltre 65 anni) era più limitato: 29%, 13 punti in meno.
Mentre i più giovani mostravano un' incidenza superiore di 4 punti.
I Democratici che hanno votato alle Primarie delineano, quindi, un profilo sociale "maturo" e istruito. Politicamente orientato a Sinistra (34%) e a Centro-sinistra (47%). In misura più limitata, al Centro (16%) e anche a Destra (3%).
Vale la pena di osservare, però, come l' area di Centro e di Destra abbia registrato, negli ultimi anni, una crescita, seppur contenuta.
Sotto il profilo politico, i "Democratici delle Primarie" hanno votato in larghissima maggioranza a favore del referendum costituzionale dello scorso dicembre: 78%. La stessa percentuale di coloro che esprimono un giudizio positivo verso il governo guidato da Paolo Gentiloni. Ma esiste anche una componente, seppure limitata, di sostenitori distanti dalle politiche del partito. O meglio: del suo leader. E ciò risulta chiaro dall' analisi dei votanti in base al candidato scelto.
Condotta, in queste pagine, da Luciano Fasano e Marco Valbruzzi, in modo puntuale. Al proposito, mi limito a osservare come le principali differenze riguardino la Politica e le Politiche. I "partigiani" di Orlando e di Emiliano (questi ultimi, peraltro, addensati prevalentemente nel Mezzogiorno) risultano, infatti, più orientati a Sinistra e a Centro-sinistra (in misura più evidente, nel caso di Orlando). La maggioranza assoluta dei sostenitori di Emiliano, in particolare, ha votato "contro" il referendum e non apprezza il governo Gentiloni.
Le Primarie hanno, dunque, riproposto il "rito fondativo" del Pd (per echeggiare le parole di Arturo Parisi), rendendo visibile la sua presenza sul territorio e nella società. Ma ne hanno rivelato anche i problemi. In qualche misura, il declino. Soprattutto dove più forti sono (erano?) le sue radici. E ciò costituisce un segnale. Evoca il rischio di un "partito" più debole. Che sta invecchiando in fretta.
Perché non basta un leader "forte" al comando a ri-generarlo. Soprattutto quando non è chiaro "se" e "come" intenda farlo
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- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: PRIMARIE DEL PD
..........AGLI ITALIOTI LA DEMOCRATURA PIACE COSI'.........
Politica | Di F. Q.
Truppe cammellate del Pd a Ercolano?
I migranti. Il racconto: “Ci hanno dato
due euro e portato a votare per Renzi”
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce
(Fino a quando rimane in rete)
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