Renzi

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UncleTom
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Re: Renzi

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LA LOTTA POLITICA IN UN PAESE FALLITO


DOMANI SARA' IL GIORNO DEI TSO




apr 2017 15:51

QUI RENZI, PARLA MARIA TERESA MELI: “RENZI VUOLE ANDARE A VOTARE IL 5 NOVEMBRE”! CON TANTI SALUTI AI RICHIAMI DI MATTARELLA

- DOPO LE PRIMARIE, IL BULLETTO FARA’ PRESSIONE PER TORNARE ALLE URNE IN ABBINATA CON LE ELEZIONI SICILIANE E PRIMA DELLA MANOVRA ECONOMICA


- IL PIANO DI RENZI PER “LIBERARSI” DA FRANCESCHINI



1 - L' EX PREMIER E IL VOTO ANTICIPATO: ANCHE SENZA CAMBIARE LE REGOLE


Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”



«Io volevo cambiare il sistema elettorale, ma non ce l' ho fatta»: Matteo Renzi spiega così il motivo per cui non ha intenzione alcuna di perdersi nelle trattative per la riforma elettorale. Nemmeno dopo che sarà eletto segretario del Pd. «Se i grillini vogliono fare sul serio, lo dimostrino, noi siamo pronti a confrontarci, lo abbiamo già detto, siamo disponibili a togliere i capilista bloccati e a estendere l' Italicum al Senato, ma non siamo disposti a farci prendere in giro», spiega Renzi ai suoi, dopo le prime avances del Movimento 5 Stelle.


L' ex premier, dicono i suoi sostenitori, in realtà ha una sola cosa in mente: andare a votare. Con la riforma che andrebbe bene al Pd e ai grillini (ma non a Forza Italia o agli alleati centristi). O, se non si riuscirà a trovare un' intesa, con i sistemi attuali. Ossia l' Italicum riveduto e corretto dalla Corte costituzionale alla Camera e il Consultellum al Senato, facendo solo dei piccoli aggiustamenti, con un decreto del governo magari, benché la cosa non piaccia affatto al presidente Sergio Mattarella.


Voto anticipato, magari il 5 novembre, in abbinata con le elezioni regionali siciliane, prima della manovra economica (su cui Renzi è stato molto chiaro: «Non ci possiamo far dettare l' agenda da Bruxelles, magari per interposta persona di qualcuno nel governo»).

Eppure questa è una prospettiva che Mattarella ha fatto chiaramente intendere di non gradire.
«Se sarà, il capo dello Stato dovrà farsene una ragione», spiega un renziano d' alto rango, il quale, però, ripete che non è vero che l' ex premier abbia già deciso veramente e definitivamente per le elezioni anticipate. Semplicemente, spiegano i sostenitori del segretario in pectore del Pd, Renzi vuole un campo di gioco libero da paletti. Quindi, non sarà adesso, non sarà domani, ma uno scontro istituzionale è possibile, nel futuro, anche se non inevitabile.
Renzi non vuole mettersi a giocare la partita della legge elettorale per infilarsi nelle «beghe romane», senza essere sicuro di dove si va a parare. Punta a spingere su altro: Alitalia, lavoro di cittadinanza, assegni per i figli alle famiglie che ne hanno bisogno. Il che significa che Renzi non si metterà a trattare o a mediare con le altre forze politiche di persona all' infinito, perché è convinto che questo logorerebbe la sua immagine e quella del Partito democratico. L' ex premier sa bene che entrare in quel gioco di veti e controveti non gli gioverebbe.


Già, perché, al di là delle parole rassicuranti che continua a pronunciare davanti alle telecamere, e al di là delle decisioni finali, che non sono state ancora prese, Renzi è convinto che «le elezioni forse farebbero bene al Paese, perché darebbero un governo legittimato a fare le cose». Quando parla così, però, subito dopo l' ex premier aggiunge di non volere il voto, di non avere nessun problema ad arrivare a maggio del 2018 e di sostenere il governo Gentiloni. Quello stesso Gentiloni, cioè, che ha spiegato a Renzi che è pronto a farsi da parte se verrà il momento purché «non vi siano forzature».

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2 - RENZI, OBIETTIVO 58% PER FAR FUORI FRANCESCHINI E PUNTARE ALLE ELEZIONI

Pasquale Napolitano per “il Giornale”



La trappola per Matteo Renzi ha un nome e cognome: Dario Franceschini. L' ex premier considera già chiusa con una vittoria la partita di domani delle primarie contro i due sfidanti Michele Emiliano e Andrea Orlando. La sfida, quella vera, in cui è in gioco il futuro dell' ex sindaco di Firenze si sta disputando tutta nella metà campo dei renziani. Il rottamatore fiorentino ha fissato un obiettivo: ottenere (almeno) il 58% dei consensi alle primarie.



Una soglia che consentirebbe a Renzi di avere la maggioranza in assemblea nazionale e liberarsi dal «ricatto» politico di Maurizio Martina e soprattutto di Franceschini, al quale ieri ha dato una sberla annunciando lo slittamento dell' iniziativa a Caserta prevista insieme: oggi resterà a Roma per l' ultimo confronto social con gli elettori.


Se Renzi sfonda la soglia del 58% dei consensi non ha bisogno in assemblea del voto dei delegati di area Dem guidata dal ministro dei Beni Culturali. E nemmeno dell' appoggio della corrente di Sinistra è Cambiamento che fa capo al ministro dell' Agricoltura Martina, candidato alle primarie in ticket con lo stesso Renzi. Il segretario dimissionario dei democratici punta a ottenere il controllo assoluto del partito, per plasmarlo a propria immagine e somiglianza. Completare, insomma, il processo di trasformazione del Pd in PdR. C' è un solo modo per centrare il risultato: non scendere al di sotto del 58% dei consensi.

I calcoli del giglio magico fissano a quella soglia l' asticella per essere autosufficienti nell' assemblea nazionale. L' ultimo sondaggio riservato che circola al Nazareno, datato 26 aprile 2017, recapitato allo staff dell' ex presidente del Consiglio assegnerebbe alla mozione renziana la vittoria con una forbice tra il 62 e il 65%. Il trend è dalla parte del rottamatore.



La missione è, dunque, a portata di mano. Più che Martina, il vero incubo per Renzi si chiama Franceschini. Il ministro dei Beni Culturali, leader dell' area filogovernativa, ha imposto, fino ad oggi, all' ex premier un atteggiamento prudente, fermando la corsa al voto e sostenendo il percorso di stabilità invocato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.



Il «bullo» di Pontassieve soffre l' asse Gentiloni-Franceschini-Mattarella contro il voto anticipato: le primarie saranno l' occasione non solo per riprendersi la leadership del partito ma per avviare la resa dei conti nel cerchio renziano. Il piano del rottamatore, archiviato il passaggio congressuale, potrà entrare nella fase due: la corsa al voto.


La spallata al governo Gentiloni prima dell' approvazione di una manovra che si preannuncia lacrime e sangue potrà arrivare solo con il sostegno di Franceschini che controlla i gruppi parlamentari. Il ministro dei Beni Culturali che si è visto poco nella campagna elettorale per le primarie (non solo per garbo istituzionale verso il collega di governo Andrea Orlando) ha posto due condizioni all' ex capo del governo per appoggiare la richiesta del voto in autunno: una legge elettorale che sposti il premio di maggioranza dalla lista alla coalizione e la possibilità di scegliere il 35% dei capilista bloccati alle prossime elezioni politiche.

Due condizioni destinate a cambiare gli equilibri nel Pd nella prossima legislatura. Sui capilista l' ex premier è disposto a trattare mentre non c' è margine di dialogo sul premio di maggioranza: Renzi non ha alcuna di intenzione di imbarcare in una futura coalizione i vari D' Alema, Bersani e Speranza che hanno abbandonato il partito.

E, anche, ieri un falco renziano come Matteo Orfini è stato costretto a difendere la vocazione maggioritaria dei Dem: «La proposta di tornare alle coalizioni è sbagliata, perché le coalizioni hanno prodotto solo danni nella storia di questo Paese». Per Orfini «ripartire da lì sarebbe un errore». Davanti all' ex premier c' è una sola strada per neutralizzare il «ricatto» politico dell' ex democristiano Franceschini: vincere le primarie con il 58%, relegando il ministro a un ruolo di comparsa nel futuro PdR.
UncleTom
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Re: Renzi

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ORMAI E’ CERTIFICATO.

IL POPOLO ITALIANO NON E’ ADATTO A PRATICARE LA DEMOCRAZIA.

DOPO 72 ANNI DALLA LIBERAZIONE DALLA DITTATURA NAZI FASCISTA, DOMANI SI RECHERA’ ALLE URNE PER FARE RITORNARE AL COMANDO IL NUOVO DUCE PINOCCHIO MUSSOLONI.

CHE CERTAMENTE NON E’ NIENTE DI BUONO, MA UN MARIUOLO PATENTATO.



29 apr 2017 10:08
SENZA VERGOGNA

- INDOVINATE A CHI RENZI VUOLE AFFIDARE IL COMMISSARIAMENTO DI ALITALIA? A MAURO MORETTI, EX MANAGER DI FERROVIE E LEONARDO, CONDANNATO IN PRIMO GRADO A 7 ANNI PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

- IL BULLETTO VUOLE SEGUIRE IL MODELLO DI “PULIZIA” GIA’ SEGUITO PER MERIDIANA



G.d.M. e F.Sant. per “La Repubblica”

Bruxelles non dovrebbe mettersi di traverso. Il governo italiano potrà concedere un prestito ponte ad Alitalia - ha detto ieri un portavoce dell' esecutivo comunitario - purché lo faccia a condizioni di mercato: «Interventi pubblici di questo genere non sarebbero considerati aiuti di Stato e non richiederebbero una decisione della Commissione».

Se non ancora un via libera ufficiale, in questa una fase di dialogo preliminare, un' apertura alla linea di credito pubblica, da oltre 400 milioni di euro, con cui Palazzo Chigi vuole garantire l' operatività del vettore durante il commissariamento.

Ma intanto Matteo Renzi vuole prendere di petto il tema Alitalia. La sua soluzione preferita, spiega ai suoi collaboratori, è il commissariamento affidato a Mauro Moretti, ex manager di Ferrovie e Leonardo, «il più bravo a pulire il terreno. Perché una cosa è certa: il caso Alitalia lo risolviamo». L'idea dell' ex premier è quella di un commissario forte, che possa salvare la compagnia, seguendo magari il modello di Meridiana.

Ieri il ministro per lo Sviluppo economico Calenda ha ribadito il no alla nazionalizzazione, aprendo però («ogni idea è benvenuta») all' ipotesi di Matteo Renzi di un percorso di risanamento simile a quello che sta portando Meridiana ad allearsi con Qatar. Strada che, ha detto l' ex premier, potrebbe garantire ad Alitalia «un futuro senza spezzatini», ma che richiede tempi più lunghi e più risorse. Il ministro Delrio, dicono fonti dei Trasporti, è alla difficile ricerca di investitori pronti ad impegnarsi fin da subito.

Martedì l' assemblea dei soci Alitalia si riunirà per approvare la domanda di amministrazione straordinaria. A quel punto la palla passerà a Palazzo Chigi. La legge Marzano sulle grandi imprese insolventi prevede che sia il ministero dello Sviluppo ad avviare la procedura di ristrutturazione, incaricando i commissari di scrivere un nuovo piano industriale (Luigi Gubitosi ed Enrico Laghi restano tra i candidati). Nel frattempo Alitalia ha bisogno di liquidità, che dovrà essere il governo a stanziare.
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Re: Renzi

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VISIONE TASSATIVAMENTE OBBLIGATORIA CHE EDOARDO BARALDI FORNISCE PER DAGOSPIA



http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 146851.htm
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Re: Renzi

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Il parere dei finti avversari in attesa del NAZARENO 2.0


Il Pd si risveglia renziano Lo spettro di nuove scissioni

Quasi due milioni di elettori. L'ex premier stravince: può controllare il partito. Ma la fronda ha già le valigie pronte



Pasquale Napolitano - Lun, 01/05/2017 - 08:34

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Le primarie riconsegnano la leadership del Pd a Matteo Renzi. L'ex premier, a due mesi e mezzo dalle dimissioni, ritorna al timone del partito.

In una competizione, il cui risultato è apparso scontato fin dall'inizio, il rottamatore fiorentino supera senza troppa fatica gli sfidanti Michele Emiliano e Andrea Orlando. La mozione renziana «Avanti» si attesta - dati ancora provvisori - tra il 71 % e il 73 dei consensi. Il ministro della Giustizia arriva secondo ottenendo il 20/21% dei voti mentre Michele Emiliano si fermerebbe al 6%. Rispetto alla vittoria del 2013, Renzi perde circa mezzo milione di voti. L'operazione di normalizzazione del Pd, però, va in porto. L'ex capo del governo supera la soglia del 58% dei consensi: asticella fissata per avere il controllo dell'assemblea nazionale. Il risultato gli consegna il controllo assoluto dell'Assemblea nazionale del Pd convocata per il 7 maggio. A conti fatti, Renzi potrebbe guidare il Pd senza aver bisogno dell'appoggio delle correnti di Area Dem guidata da Dario Franceschini. E nemmeno dei voti della componente di Sinistra è Cambiamento di Maurizio Martina, pronto comunque a diventare il numero due del Pd.

Un plebiscito che non copre i punti dolenti. Lorenzo Guerini esulta per l'affluenza che arriva a un milione e 800mila ma ha memoria corta. La prima ombra sulla vittoria di Renzi dal dato sulla partecipazione: rispetto al 2013 le primarie di ieri hanno fatto registrare un calo dei votati di quasi un milione di elettori. I dati sull'affluenza certificano una differenza tra Nord e Sud: nel Mezzogiorno il trend è in crescita rispetto all'ultima consultazione mentre nel Settentrione cala la partecipazione. Un passaggio su cui Francesco Boccia, sostenitore della mozione Emiliano, invita a riflettere il futuro segretario. Dall'entourage di Orlando viene rilevato «un calo abbastanza sensibile della partecipazione». La fuga dai gazebo aumenta in alcune regioni rosse come l'Emilia Romagna dove forse ha pesato la scissione nei Dem. Anche a Roma la partecipazione è in picchiata. Nonostante i disastri del sindaco dei M5s Virginia Raggi, sul Pd romano pesano ancora gli scandali di Mafia Capitale e la gestione di Ignazio Marino. Il Renzi bis decolla dalla terrazza del Nazareno, dove l'ex sindaco di Firenze ha scelto di tenere il suo primo discorso da segretario. La sua vittoria, però, resta segnata dal sospetto di irregolarità: a Gela e Nardò la commissione nazionale per il congresso è stata costretta ad annullare il voto e chiudere i seggi.

Renzi, dunque, incassa la riconferma e prepara la rivoluzione in casa Pd, tanto che c'è chi ipotizza ci possano essere nuove scissioni. Uno dei punti di rottura rispetto al passato, poi, potrebbe essere il ridimensionamento del peso politico del giglio magico nel nuovo assetto del Pd. Nel 2013, Renzi arrivò a furor di popolo alla guida di un partito acciaccato dopo la non vittoria alle elezioni, privo di una linea politica in seguito alle dimissioni del segretario Pier Luigi Bersani. Oggi, il quadro è ribaltato: Renzi si riprende la leadership dopo la bruciante sconfitta elettorale al referendum che gli è costata la poltrona a Palazzo Chigi e con la responsabilità di una scissione. Il messaggio che Renzi proverà a trasmettere è di non essere più l'uomo solo al comando. La prima vittima del nuovo corso renziano dovrebbe essere Maria Elena Boschi, la madrina della Riforma costituzionale bocciata dagli italiani. Archiviato il discorso Pd, la nave renziana punta direttamente sul voto anticipato. Perché l'ossessione del rottamatore resta la poltrona di Palazzo Chigi.
cielo 70
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Re: Renzi

Messaggio da cielo 70 »

A parte che più che la gestione di Ignazio Marino si dovrebbe parlare di come un partito che si chiama democratico l'ha buttato fuori; il giornalista mi pare che vada, come purtroppo succede frequentemente, fuori tema, o comunque non sviluppa quello che dice nel titolo sulle scissioni, che nel testo menziona e basta.
UncleTom
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Re: Renzi

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IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Daniela Gaudenzi
Politica
Primarie Pd: torna un ‘nuovo’ Renzi, ma gli elettori sono in fuga
di Daniela Gaudenzi | 2 maggio 2017


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Daniela Gaudenzi
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In attesa, a due giorni dal voto del 30 aprile, dei numeri definitivi delle primarie che hanno riportato Matteo Renzi alla guida del Pd, questa volta “depurato” di quelli che secondo l’ex nonché neo segretario volevano distruggerlo, si può fare ancora qualche considerazione. In primo luogo sui numeri: quelli “ufficiali” e “definitivi” dell’affluenza arrivano non prima di mercoledì 3 maggio e certamente si confermeranno consistenti. Ma non potranno che essere inferiori ai 2 milioni ripetuti in tutte le dichiarazioni della serata del 30 aprile e secondo gli esponenti della mozione Orlando inferiori anche al milione e 848.658 dato per certo.
I sostenitori del numero due calcolano che alle urne si sarebbe recato un numero di elettori compreso tra il milione e seicentomila e il milione e ottocentomila e queste cifre sarebbero confermate dai dati dell’affluenza quasi dimezzati rispetto il 2013 in regioni come la Toscana e l’Emilia dove l’affermazione di Renzi è stata quasi plebiscitaria. Quanto alle percentuali ci sarebbe stato un arrotondamento per Renzi dal 68% al 70% e una corrispettiva limatura per Orlando fermo al 19,5% che invece avrebbe ottenuto il 22%.
Poi ci sono i contenuti, le prospettive e le valutazioni politiche del risultato che il vincitore dovrebbe fare da subito, tanto più se festeggia un successo oltremodo scontato per una carica che era solo virtualmente contendibile, anche quando si rivolge alla “sua gente”, tanto più se ha come obiettivo di ritornare al governo del Paese, ma a differenza della volta precedente, con il voto dei cittadini.
Nel caso del brillante 70% rivendicato da Renzi alle primarie vinte per la seconda volta in un arco temporale ristretto, con un’affluenza ben superiore al milione fissato con enorme cautela, paura o astuzia come soglia minima per scongiurare il flop, ma sensibilmente inferiore ai 2 milioni ripetutamente dichiarati in serata, andrebbe tenuto conto dell’oltre 30% in meno di elettori rispetto al 2013 a livello nazionale e del particolare non irrilevante che là dove Renzi trionfa l’affluenza crolla.


Nel ringraziamento a caldo “il nuovo” Renzi non solo non ha fatto alcun cenno al milione di voti lasciato per strada dal 2013 a oggi, e era scontato dopo la rimozione del 4 dicembre, ma si è lanciato in una sfida ricalcata pedissequamente da Macron, l’ultimo modello, più adatta per un neofita poco più che debuttante nelle pratica del potere che per un ex capo di governo ed ex segretario dominatore di un partito colpito da una scissione e ora ritornato in sella.
“La grande coalizione… La faremo con i cittadini, non con presunti partiti che talvolta non che non rappresentano nemmeno se stessi”. E il riferimento particolarmente velenoso era per gli ex compagni di partito

che hanno sbattuto la porta, probabilmente in ritardo e indeboliti da qualche tentennamento di troppo. Ma insieme al richiamo “populista” nella perenne rincorsa degli aborriti avversari, quelli “che vivono di complotti e di scie chimiche ai quali non si può lasciare in mano il Paese” il Renzi del “noi”, sdoppiato nel tandem con il ministro Martina ex bersaniano di spicco e numero due nel Pd di nuovo conio, per segnare più o meno consapevolmente una netta discontinuità con il recente passato ha messo al centro del nuovo corso l’umiltà e la responsabilità.
01:25
Infine non poteva mancare il “grande grazie” agli amici che sono al governo, tra i quali il ministro alle politiche agricole Martina che ha dichiarato di volerci saldamente restare anche da vice segretario del Pd, e quello speciale a Paolo Gentiloni fedele guida del suo governo fotocopia che però sul fronte economico sarà costretto a varare una manovra poco elettorale e che tra breve potrebbe “stare sereno” analogamente a quanto ha avuto modo di esserlo Enrico Letta.
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Re: Renzi

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.....LA DC, NON MUORE MAI.....




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Ercolano, tra i migranti che hanno votato alle primarie Pd. In 51 su 96 ai seggi. “E chi non lo ha fatto si è lamentato”


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La Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta conoscitiva a modello 45, come fece per le monetine regalate l’anno scorso fuori dai seggi delle primarie di Napoli, sulle "truppe cammellate" ai seggi. Ma all'hotel Belvedere, dove alloggiano 96 richiedenti asilo, cercano di smorzare le polemiche: "qui gli immigrati hanno fame di democrazia". E partecipano non solo alle primarie, ma alle visite dell'ex premier, agli incontri sulla legalità con Franco Roberti. Il "merito"? Del sindaco Buonajuto, longa manus renziana nel comune del boom elettorale: 300 iscritti, 5150 votanti




di Vincenzo Iurillo | 4 maggio 2017

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“Africa love Italia”. E vota Renzi. Non c’è scritto, ma è nei fatti. Lo spray ha lasciato una traccia indelebile sul muretto vista mare dell’Hotel Belvedere di Ercolano. Qui alloggiano 96 migranti, quasi tutti col permesso di soggiorno. Si trovano in un albergo di periferia concepito per ricevere coppiette e cinque stanze fresche di ristrutturazione servono ancora a questo, lo conferma la titolare, la signora G: “Si allontani, la prego, se capiscono che è un giornalista i clienti si spaventano e non vengono più”.

Più della metà dei migranti ospitati al Belvedere, 51, domenica è andata a votare alle primarie del Pd e ha conservato la ricevuta. Hanno tutti votato Renzi, “il terzo a destra della scheda, il simbolo verde, mi hanno dato i due euro, mi hanno accompagnato con l’auto del centro di accoglienza, non conoscevo i candidati”, secondo i video che il sito Fanpage sta pubblicando in queste ore con le accortezze del caso, voci e volti camuffati. La Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta conoscitiva a modello 45, come fece per le monetine regalate l’anno scorso fuori dai seggi delle primarie di Napoli. E forse l’anno prossimo nulla se ne saprà, come nulla si sa del fascicolo aperto nel 2016: non ci sono indagati e non si ipotizza reato. I migranti hanno tutti votato Renzi, dicevamo. “Non troverà nessuno di loro che abbia votato Orlando ed Emiliano, neanche sanno chi sono, mentre conoscono il sindaco Ciro Buonajuto, sono due anni che li invita regolarmente alle iniziative istituzionali e culturali del Comune di Ercolano” spiega Salvatore Filosa, 37enne responsabile della cooperativa Impronta e gestore del centro di accoglienza. Filosa non aggiunge altro ma ti accompagna piano piano al sillogismo: i migranti qui non conoscono i candidati, ma conoscono il sindaco e i suoi collaboratori perché li vedono quasi tutti i giorni, il sindaco è il figlioccio politico di Renzi. La conclusione è facile ma la deve tirare il cronista.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... o/3560855/
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Re: Renzi

Messaggio da UncleTom »

:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:


CHI STA BLOCCANDO LA PUBBLICAZIONE IN QUESTO 3D, O E' UN RENZIANO O STA LAVORANDO PER IL RITORNO DI RENZI
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Re: Renzi

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Politica | Di F. Q.
Passa legittima difesa: ‘Ok armi di notte’
Saviano: ‘Pd partito della peggior destra’
Salvini-show, “espulso” da Montecitorio





OK. Saviano: ‘Pd partito della peggior destra’



MA SE NE SONO ACCORTI SOLO ADESSO????????????????

E’ DAL 21 FEBBRAIO 2014 CHE C’E’ STATA LA SVOLTA CON PINOCCHIO MUSSOLONI
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Re: Renzi

Messaggio da UncleTom »

GLI STRUMPTRUPPEN HANNO IMPOSTATO QUESTO TITOLO SULLO STESSO TEMA DEL POST PRECEDENTE.


MA E' AMBIGUO E GENERICO, E SI PRESTA A DOPPI SENSI.

I PARLAMENTARI DI QUESTA LEGISLATURA DEVONO TEMERE?????????????



5 ore fa
2801


Si può sparare ai ladri di notte
Il "sì" alla legge tra le proteste


Sergio Rame
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