La crisi dell'Europa

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UncleTom
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Re: La crisi dell'Europa

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Dal Grande Fratello,.....la RETE:

cosa significa l'espressione "cadere della padella nelle brace"?

Miglior Risposta - Scelta attraverso i Voti
"Cadere dalla padella alla brace/nella brace" è un'espressione che indica chi passa da una sfortuna o guaio più piccolo ad uno più grande o vuol dire anche uscire da una brutta situazione, peggiorandola.

Nasce da un racconto popolare: un pesce messo in una padella a friggere vivo, esorta i suoi compagni pesci a fuggire e salta fuori dalla padella per cadere nella brace e morire così bruciato.
ciao!





Dizionario dei Modi di Dire
Hoepli Editore


cadere dalla padella nella brace
• • Per evitare un rischio, mettersi in un pericolo maggiore.
• Il detto avrebbe origine in un aneddoto di Pico Luri di Vassano, che narra di un pesciolino ancora vivo messo a friggere in una padella. Non appena sentì il calore dell'olio bollente ne saltò fuori, ma solo per cadere inesorabilmente tra le braci accese.





Cadere dalla padella alla brace.
Cosa vuol dire?
Riferito al finire in una situazione peggiore di quella in cui ci si trova.
Proverbi • Italia






Da tempo temevo il kaos del modo di pensare. Adesso mi rendo conto che questo tempo è arrivato.

Siamo in fondo al pozzo cercando di uscire ma non c’è nulla che possa rischiarare per trovare l’uscita.

Ieri è uscito sul Fatto Quotidiano il parere di Furio Colombo riguardante l’elezione del presidente franzoso.

Chi è di sinistra rivede tutti i pericoli di un eventuale spostamento a destra della Le Pen.
Basta vedere chi sostiene in Italia l’elezione di Marine.
Gli STRUMPTRUPPEN sui loro giornali e Salvini.


Oggi esce questo, questo articolo su LIBRE che va in direzione opposta.

Appunto, DALLA PADELLA ALLA BRACE.
UncleTom
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Re: La crisi dell'Europa

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UncleTom ha scritto:Dal Grande Fratello,.....la RETE:

cosa significa l'espressione "cadere della padella nelle brace"?

Miglior Risposta - Scelta attraverso i Voti
"Cadere dalla padella alla brace/nella brace" è un'espressione che indica chi passa da una sfortuna o guaio più piccolo ad uno più grande o vuol dire anche uscire da una brutta situazione, peggiorandola.

Nasce da un racconto popolare: un pesce messo in una padella a friggere vivo, esorta i suoi compagni pesci a fuggire e salta fuori dalla padella per cadere nella brace e morire così bruciato.
ciao!





Dizionario dei Modi di Dire
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cadere dalla padella nella brace
• • Per evitare un rischio, mettersi in un pericolo maggiore.
• Il detto avrebbe origine in un aneddoto di Pico Luri di Vassano, che narra di un pesciolino ancora vivo messo a friggere in una padella. Non appena sentì il calore dell'olio bollente ne saltò fuori, ma solo per cadere inesorabilmente tra le braci accese.





Cadere dalla padella alla brace.
Cosa vuol dire?
Riferito al finire in una situazione peggiore di quella in cui ci si trova.
Proverbi • Italia






Da tempo temevo il kaos del modo di pensare. Adesso mi rendo conto che questo tempo è arrivato.

Siamo in fondo al pozzo cercando di uscire ma non c’è nulla che possa rischiarare per trovare l’uscita.

Ieri è uscito sul Fatto Quotidiano il parere di Furio Colombo riguardante l’elezione del presidente franzoso.

Chi è di sinistra rivede tutti i pericoli di un eventuale spostamento a destra della Le Pen.
Basta vedere chi sostiene in Italia l’elezione di Marine.
Gli STRUMPTRUPPEN sui loro giornali e Salvini.


Oggi esce questo, questo articolo su LIBRE che va in direzione opposta.

Appunto, DALLA PADELLA ALLA BRACE.



LIBRE news
Recensioni
segnalazioni.


Attali, cioè Macron: salvare la Francia a spese dell’Italia


Scritto il 05/5/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi




Ho riletto recentemente un libro importantissimo, il saggio “Come finirà” di Jacques Attali: ebreo, estremamente influente, consigliere di svariati presidenti francesi senza distinzione partitica e soprattutto vero mentore di Emmanuel Macron, molto probabilmente il prossimo presidente d’oltralpe. Oggi molti in Italia pensano erroneamente che avere un giovane come presidente in Francia sia una buona notizia. Nulla di più errato, sarà il perfetto contrario per gli interessi italici. Visto che quanto verrà fatto da Macron ricalcherà le idee di Attali ben spiegate nel saggio in oggetto, vale la pena di spiegarvi quale può essere la strategia eurofrancese del nuovo presidente in relazione all’Italia. Notasi: il saggio citato è del 2010, ossia antecedente a tutti gli eventi più scottanti che hanno riguardato l’Italia, di fatto anticipati in modo addirittura imbarazzante. In breve, i concetti fondamentali che emergono dallo splendido saggio sopra citato sono, secondo chi, scrive quattro. Primo: la storia insegna che gli Stati perdono la loro autonomia venendo fin anche smembrati principalmente a causa dell’eccesso di debito (normalmente in presenza di un debito eccessivo si diventa un protettorato alla mercè di chi detiene le tue obbligazioni).

Secondo: appunto, la crisi del 2008 secondo l’autore non fu una semplice recessione ricorrente ma una vera crisi sistemica del modello capitalistico occidentale del primo mondo, a causa principalmente di un accumulo eccessivo di debito con corrispondente enorme creazione di credito bancario, per sostenere i consumi altrimenti asfittici. Terzo: l’Italia – secondo Attali – era messa particolarmente male a causa dell’enorme debito pubblico, con inevitabili crisi prospettiche; nonostante questo, lo stesso autore ammette che l’uscita dall’euro sarebbe stata utile all’Italia, ma questo avrebbe disintegrato l’Ue e quindi gli interessi di Francia e Germania soprattutto a causa delle conseguenze del subprime, positivissime per Roma in rapporto alle altre capitali ex-coloniali europee (le cui banche erano tecnicamente fallite e infatti vennero salvate in larga parte dallo Stato). Alcuni esempi di banche fallite in Europa, dove lo Stato dovette intervenire con la segregazione dei debiti in “bad banks” o ricapitalizzazioni: Ubs, Ing, Ikb, WestLb, Dexia, Lloyds, Rbs, Northern Rock, Hsh Nordbank, Santander, Bank of Ireland, Commerzbank, Deutsche Postbank, ecc.

Il punto 4, l’ultimo, lo spiegherò di seguito. Prima una contestualizzazione importante, taciuta (ad arte) da Attali che – non dimentichiamolo mai – resta profondamente francese: nel 2009 l’Italia presentava il sistema bancario più sano dell’Occidente grazie ad una relativa arretratezza che aveva evitato agli istituti nazionali – a pena di rendimenti passati più bassi delle controparti estere – di prendere rischi che non si comprendevano. Ad esempio i debiti subprime nei portafogli delle banche italiane erano relativamente ridotti, idem i crediti concessi alla Grecia. E senza dimenticare che gli immobili in Italia salirono sì ad inizio millennio, ma non raggiunsero mai i livelli folli di Irlanda, Spagna e finanche Olanda. Ossia i debiti inesigibili italiani, a fronte di una economia che tutto sommato teneva, erano perfettamente sotto controllo. L’unica banca italiana che soffriva era Unicredit, a causa delle sue partecipate tedesche e austriache. Ma tale istituto venne di fatto salvato da Gheddafi, sempre vicino all’Italia nel momento del bisogno (sua madre era italiana). Molto probabilmente tale intervento a salvataggio di Unicredit rappresentò il giusto motivo per toglierlo di mezzo.

Ora il punto 4: i paesi fortemente indebitati e in crisi del 2009 – Italia esclusa, come abbiamo visto – rappresentavano il primo mondo; in tale contesto non potevano crollare e, come sempre capita quando si parla di potenze coloniali, fu necessario fare in modo che il debole pagasse per te (…). Da qui la decisione dei grandi europei di imputare colpe tutto sommato inesistenti all’Italia, con il fine di impossessarsi dei suoi attivi, per salvarsi loro stessi. Forse ora si capisce la reiterata richiesta a Berlusconi di fare arrivare la Troika in Italia. Il Cavaliere giustamente rifiutò e sappiamo come è andata a finire. Poi l’austerità imposta dall’Eu franco-tedesca via Mario Monti e continuata con Letta e Renzi (tutti e tre cooptati dall’Eu francotedesca, il primo al limite del criminale per le conseguenze dei suoi provvedimenti) ha fatto il resto, indebolendo le imprese nazionali e quindi creando i famosi crediti inesigibili “Npl”, che vediamo oggi su tutti i giornali (dopo 6 anni di recessione imposta dall’austerità è un miracolo non essere ancora falliti). Ora, Attali scrisse in tempi non sospetti nel suo saggio che l’Italia non poteva ne può uscire dall’euro, altrimenti salta l’Ue e dunque prima di tutto la Francia, oberata da privilegi statali enormi. Dunque, Macron cosa farà quando sarà alla presidenza francese? Semplice, seguirà le ricette economiche di Attali. Ossia per salvare la Francia supporterà il più possibile l’austerità a danno dell’Italia, che dovrà accettare la Troika. Ossia spogliarsi dei propri beni anche con tassazione enorme verso i propri concittadini.

Vedremo se a causa di ciò il Belpaese diventerà semplicemente povero o verrà anche fatto a pezzetti. Per inciso, di uscire dall’euro manco a parlarne (ed ora con Trump “normalizzato” anche l’ultima speranza è morta). Ah, dimenticavo: in questi casi la storia insegna che il sangue per le strade è immancabile. E se pensate che – come “sempre” è accaduto – “qualcuno” difenderà il Belpaese da tale ignobile fine, temo vi sbagliate: guardate solo chi è stato insignito della Legion D’Onore francese tra i notabili italiani per capire che una buona parte dell’intellighenzia italica tiferà estero, sono certo che per riffa o per raffa tutti sono stipendiati da fuori Italia. Ne cito solo alcuni: Carlo De Benedetti, Gilberto Benetton, Anna Maria Tarantola, Claudio Scajola, Enrico Letta (proposto per quest’anno), il generale degli alpini Massimo Panizzi (quello che dovrebbe presidiare il confine alpino con i vicini d’oltralpe). Poi l’immancabile Romano Prodi e anche Giorgio Napolitano. Eccetera. Fortunatamente ci sono anche soggetti veramente onorevoli che la Legion d’Onore l’hanno rifiutata: su tutti il generale Tricarico, che la rispedì al mittente in protesta per il di fatto attacco agli interessi italiani di Sarkozy in Libia del 2011 (tutti in piedi a salutare con orgoglio tale valoroso rappresentanze della nazione, uno dei pochissimi). Auguroni davvero.

(Mitt Dolcino, “Il mentore di Macron, Attali, ha previsto il fallimento dell’Italia, per salvare l’Eu. Pessime notizie per il futuro”, da “Scenari Economici” del 26 aprile 2017).
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Re: La crisi dell'Europa

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:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
LA BANDA HACKER CONTINUA IL SUO LAVORO
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Re: La crisi dell'Europa

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:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
VIETATO IL COPIA INCOLLA.
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Re: La crisi dell'Europa

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Mondo | Di F. Q.
Francia, alle 17 netto calo dell’affluenza
“Macron oltre il 60%”. Le Pen padre
‘Mia figlia presidente? Non ha le qualità’




Pure il padre si vendica per la sua esclusione voluta dalla figlia.
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Re: La crisi dell'Europa

Messaggio da UncleTom »

I FATTORINI DEL NEOLIBERISMO E DELLA MONDIALIZZAZIONE ESULTANO.

LA CADREGA E' ASSICURATA.






LA FRANCIA INCORONA EMMANUEL MACRON
Prime proiezioni: Le Pen travolta con 65,5%




La leader del Front: “Gli ho fatto i miei auguri. Ora trasformazione profonda del movimento” (video)[/siz
Renzi: “Grande pagina di speranza”. Merkel: “Vittoria per una Ue forte e unita”. May: “Priorità comuni”
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Re: La crisi dell'Europa

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25 minuti fa
6


Juncker e Merkel gongolano:
"Vittoria per un'Europa forte"


Luca Romano

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Juncker e Merkel gongolano: "Vittoria per un'Europa forte"





Merkel: "Una vittoria per un'Europa forte e unita e per l'amicizia franco-tedesca"

Luca Romano - Dom, 07/05/2017 - 20:26

commenta

Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha scritto a Emmanuel Macron per congratularsi per la sua vittoria alle presidenziali.

Juncker si è detto felice che i francesi abbiano scelto un futuro europeo e ha detto di voler lavorare con Macron "per un'Europa più forte e più giusta".
(cHE GRABDI CACCIABALLE I SACERDOTI DELLA SODOMIDAZZIONE TARGATA UE-ndr)
Per la cancelliera tedesca, Angela Merkel, la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali in Francia è "una vittoria per un'Europa forte e unita e per l'amicizia franco-tedesca": lo ha scritto su twitter il suo portavoce, Steffen Siebert, congratulandosi con Macron. Il presidente del gruppo del Partito popolare europeo all'Europarlamento, Manfred Weber, ha definitivo la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali in Francia come "un immenso sollievo. Weber si è congratulato con Macron su Twitter. "Questo è un voto per la democrazia e lo stato di diritto, per l'Europa, per le riforme e per il futuro", ha scritto il capogruppo del Ppe. "Queste elezioni dimostrano che la gente è pronta a lottare contro l'estremismo e il populismo", ha aggiunto Weber. "Bravo a Emmanuel Macron e al lavoro insieme per un nuovo slancio europeo", ha scritto su twitter il premier belga, Charles Michel, dopo la vittoria del candidato centrista alle elezioni presidenziali.
UncleTom
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Re: La crisi dell'Europa

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UncleTom ha scritto:25 minuti fa
6


Juncker e Merkel gongolano:
"Vittoria per un'Europa forte"


Luca Romano

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Juncker e Merkel gongolano: "Vittoria per un'Europa forte"





Merkel: "Una vittoria per un'Europa forte e unita e per l'amicizia franco-tedesca"

Luca Romano - Dom, 07/05/2017 - 20:26

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Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha scritto a Emmanuel Macron per congratularsi per la sua vittoria alle presidenziali.

Juncker si è detto felice che i francesi abbiano scelto un futuro europeo e ha detto di voler lavorare con Macron "per un'Europa più forte e più giusta".
(cHE GRABDI CACCIABALLE I SACERDOTI DELLA SODOMIDAZZIONE TARGATA UE-ndr)
Per la cancelliera tedesca, Angela Merkel, la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali in Francia è "una vittoria per un'Europa forte e unita e per l'amicizia franco-tedesca": lo ha scritto su twitter il suo portavoce, Steffen Siebert, congratulandosi con Macron. Il presidente del gruppo del Partito popolare europeo all'Europarlamento, Manfred Weber, ha definitivo la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali in Francia come "un immenso sollievo. Weber si è congratulato con Macron su Twitter. "Questo è un voto per la democrazia e lo stato di diritto, per l'Europa, per le riforme e per il futuro", ha scritto il capogruppo del Ppe. "Queste elezioni dimostrano che la gente è pronta a lottare contro l'estremismo e il populismo", ha aggiunto Weber. "Bravo a Emmanuel Macron e al lavoro insieme per un nuovo slancio europeo", ha scritto su twitter il premier belga, Charles Michel, dopo la vittoria del candidato centrista alle elezioni presidenziali.


QUANTO SOPRA PUBBLICATO DEVE ESSERE UNA SVISTA DELLA "BANDA HACKER" PERCHE' HO FATTO APPENA IN TEMPO A COPIARLA


ADESSO SU QUELLA PAGINA SI PUO' LEGGERE:


Pagina non trovata

Siamo spiacenti ma il contenuto da te richiesto non è qui.

Torna in home page


http://www.ilgiornale.it/news/mondo/www ... 93874.html


CLICCANDO SU QUELLA PAGINA, NE ESCE UN 'ALTRA








Commenti:

0

Francia, Macron a valanga





Il neo presidente eletto col 65% dei voti: "Si apre una pagina di speranza". Le Pen riconosce la sconfitta



Luca Romano - Dom, 07/05/2017 - 21:01
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Re: La crisi dell'Europa

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COME SI UCCIDE LA DEMOCRAZIA


Dalla prima pagina del Fatto Quotidiano oggi in edicola.


MACRON PRESIDENTE L’uomo dell’establishment doppia la Le Pen 63 a 37

La Francia vota il meno peggio

Nelle urne, la paura dell’estrema destra e l’affluenza più bassa dal 1969


| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 8 Maggio 2017
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Re: La crisi dell'Europa

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LIBRE news
Recensioni
segnalazioni.


Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi. E nacque la Francia

Scritto il 08/5/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi




«Tuez-les tous, Dieu reconnaîtra les siens»: intanto uccideteli tutti, sarà poi Dio a riconoscere i suoi, distinguendo i fedeli dagli eretici. Frase terribile, attribuita all’abate cistercense Arnaud Amary, legato pontificio, nel 1209 di fronte alle mura della città rivierasca di Béziers, ferocemente assediata e annientata, con lo sterminio dell’intera popolazione, nel corso della prima e unica grande crociata in terra europea, quella contro gli Albigesi. L’inaudito massacro di Béziers, “colpevole” di tollerare la presenza di 200 càtari, smuove la geopolitica medievale europea: a fianco della Linguadoca assediata scende in campo la potente armata spagnola del re d’Aragona: Pietro II è un campione della cristianità, ma non può sopportare la “desmesura” della ferocia dei crociati. Lo scontro avviene a Muret, alle porte di Tolosa, nel 1213: lo schieramento occitanico-catalano è soverchiante, almeno il doppio dell’esercito papale, ma viene sconfitto. Quei cavalieri “combattevano come in un torneo”, cioè lealmente, scrive la “Canso”, il poema della crociata albigese. I difensori dei càtari credevano in un ideale cavalleresco intraducibile, dall’occitano: il Paratge. Onestà, coraggio, capacità di sacrificarsi per il debole. Da quel massacro nacque la Francia. E, scrive Simone Veil, morì l’ultima reincarnazione europea della Grecia di Pericle, il culto della bellezza, della tolleranza (la libertà di religione). La democrazia ateniese.

La disfatta di Muret fu l’inizio della fine per l’orgogliosa e libera contea di Tolosa, dove vivevano musulmani nei loro villaggi, le finanze della contea erano gestite dagli ebrei sefarditi fuggiti dall’Andausia, e i càtari potevano liberamente disputare di religione, in chiesa, accanto al clero cattolico. A scatenare il terrore non fu solo la pericolosità dell’eresia dualista incarnata dal catarismo balcanico introdotto in Linguadoca attraverso la Lombardia: un cristianesimo “alternativo” che riteneva il mondo materiale opera del Dio Straniero, il “principio del male”, paragonabile al Demiurgo degli gnostici e, prima ancora, ad Ahriman, l’antagonista della divinità celeste di Zoroastro. L’adesione al catarismo comportava la rinuncia alla proprietà privata e il divieto assoluto di giurare – decisamente eversivo in un sistema, come quello feudale, interamente basato sull’istituto del giuramento, per legittimare ogni forma di potere terreno, che si pretendeva investito dall’alto. La notizia sconvolgente, per il Vaticano, non era solo il dilagare dei “buoni cristiani”: Roma cominciò a tremare, al punto da scatenare la guerra, quando vide che ad aderire al catarismo non era solo la plebe, ma anche l’aristocrazia occitanica, la classe dirigente nobiliare di quella che, allora, era una delle regioni più evolute d’Europa, sul piano economico, sociale e culturale: fioriva la civiltà letteraria dei trovatori, in prospere cittadine dove il governo aristocratico era condiviso da “consoli” regolarmente eletti.

Nel 1213, osserva la Veil nel libro-capolavoro “I Càtari e la civiltà mediterranea”, gli Stati feudali di Tolosa e Barcellona, accomunati persino dalla lingua (occitano e catalano sono lingue “gemelle”), rappresentavano una parte considerevole d’Europa: se avessero vinto, sostiene l’autrice, avremmo visto nascere un’altra Europa, con meno guerre e senza nessun Hitler, fondata su valori diversi dal “culto della forza” incarnato dai crociati, eredi dell’Impero Romano. Per veder risorgere la libertà di culto, sempre in Francia, c’è voluto mezzo millennio: il secolo dei Lumi, la presa della Bastiglia. Quindi la rivoluzione industriale e l’evoluzione continua della società, fino al socialismo. Oggi, sostengono svariati critici, siamo tornati – con l’Unione Europea – a un sistema neo-feudale. Il nuovo presidente francese Macron, già banchiere Rothschild ed ex ministro dell’incolore Hollande, prono ai diktat dell’oligarchia di Bruxelles, è una “creatura” di Jacques Attali, storico esponente della supermassoneria internazionale reazionaria. In molti hanno guardato alle elezioni francesi del 2017 come a un passaggio cruciale, storico: la possibilità di ribaltare il paradigma del rigore imposto dall’élite o, viceversa, la riaffermazione dell’ancient régime: non più militare ma elettorale, benché sospinta dalla paura, dopo anni di strategia della tensione affidata a un opaco terrorismo domestico, al servizio della logica perversa del dominio.
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