Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Nessuna delle tre.Preferisco le persone oneste che dopo aver fatto il proprio lavoro va a letto con la coscienza a posto.Quello che non hanno i nostri politicanti.Mi chiedo spesso come mai non succeda ancora niente in Italia.Abbiamo avuto nei decenni scorsi scontri anche aspri nelle piazze per avere dei diritti che ora si sono presi con gli interessi.Forse abbiamo sbagliato qualcosa con i nostri figli.L'Italia si cambia con una rivoluzione, oppure votando chi non ha disintegrato questo paese.
Droga in Parlamento, trovata cocaina nei bagni, ora si drogano pure.Non vedo alternative per cambiare questo paese.Certo quando vedo Bonolis ad avanti un altro e vedo certi personaggi mi viene da dire: ma dove vogliamo andare................
Ciao
Paolo11
Droga in Parlamento, trovata cocaina nei bagni, ora si drogano pure.Non vedo alternative per cambiare questo paese.Certo quando vedo Bonolis ad avanti un altro e vedo certi personaggi mi viene da dire: ma dove vogliamo andare................
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Re: Come se ne viene fuori ?
http://www.beppegrillo.it/2017/05/il_si ... gbank.html
di Gianluigi Paragone
La politica è diventata il terreno del servilismo nei confronti della finanza, i politici hanno regalato tutto al mondo della finanza, hanno messo la finanza speculativa al centro dei cittadini e li hanno ingannati: li hanno costretti a vivere una vita a rate. C'era una volta il welfare state, adesso c'è il welfare bank.
E' mai possibile che anche sulle pensioni ti devi indebitare? Questo è tutta colpa della politica, la politica è la serva sciocca della finanza. La responsabilità della politica è evidente: quella di essersi prestata come palo di una sistema che io ho chiamato GangBank nel mio libro, è il neoliberismo, è il mercatismo. Voglio ricordare che un grandissimo economista e docente universitario, Federico Caffè, chiamava questi signori "gli incappucciati della finanza". Gli incappucciati della finanza: questo per dare anche una dimensione quasi massonica a questo mondo che si è impossessato dell'anima degli Stati, e lo ha fatto perché? Perché la politica non è più in grado di elaborare una tesi, un tempo avremmo detto "una piattaforma politica", "una piattaforma programmatica", quindi si fa passare le carte dai lobbisti, da questa elite, e lo vediamo dall'Europa ai Parlamenti nazionali. L'Italia e ovviamente non è esente, anzi, e quindi per loro il gioco è molto facile. Quando tu esci da questo schema di gioco, che è consolidato a livello globale, ecco che arrivano le bombe nei confronti di chi non predica il linguaggio mainstream.
Allora GangBank purtroppo è la loro filosofia: hanno svuotato, e tenteranno sempre di più, hanno svuotato le Costituzioni. La nostra, quella italiana, vede nel lavoro un puntello incredibile, fantastico, non c'è soltanto l'articolo 1 che parla del lavoro, ma già all'articolo 1 si capisce che il lavoro e centrale nella Costituzione, perché grazie al lavoro poi hai un tuo guadagno, un tuo risparmio, che viene tutelato o dovrebbe essere tutelato per esempio dalla Costituzione. Hai la proprietà privata che viene tutelata, e hai l' impresa, hai le famiglie, insomma c'è tutto un mondo dietro il lavoro. Ma noi il lavoro l'abbiamo distrutto, oggi si parla di "gig economy", e quindi i lavoretti diventano una fonte di guadagno. E attenzione: se tu disarticoli il lavoro e indebiti sempre di più le famiglie o i cittadini, perché stiamo vivendo una vita a rate, allora tu per fare fronte a queste rate purtroppo accetterai qualsiasi tipo di lavoro. Ma non c'è un diritto, non c'è un contratto, c'è anzi il grande inganno di chi ti dice "Ma come, ti diamo la possibilità di guadagnare qualcosa che è sempre meglio di niente, ma come, ti diamo la possibilità di essere imprenditore di te stesso". No, non è vero, qui siamo vicini allo schiavismo moderno e si ritorna esattamente allo Stato padronale.
La politica ha distrutto la Costituzione perché ha sempre bisogno di compagni, ha sempre bisogno di mangiare da qualche parte, la politica ha sempre bisogno di qualcuno che dia dei soldi per alimentare i loro giri, ed ecco i grandi finanziatori della politica. E poi ci sono le elites, quelle elites che commentiamo nel famoso dato per cui l'1% del mondo detiene le ricchezze di tutti gli altri. La politica ha abdicato completamente alla sua funzione, quindi sono diventati dei camerieri di questi signori. Ma vi sembra normale che i ministri dell'Economia finiscono, cessano il loro mandato istituzionale al servizio del Paese, e poi forti dei dossier che hanno accumulato e forti delle relazioni che hanno acquisito, delle posizioni di ministri, vanno nelle banche d'affari: JP Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley. E guarda caso queste banche d'affari te le ritrovi come dominus, nuovo dominus, anche del debito pubblico italiano, dei nuovi contratti derivati di cui non si sa niente. Vogliamo dire anche delle genialate per cui le banche salvate con soldi pubblici diventano concorrenti sul mercato immobiliare? Sono quasi diventati spin-off di agenzie immobiliari: io ti salvo con i miei soldi, soldi pubblici, e tu ti metti a fare concorrenza in un settore che non è tuo? La banca faccia la banca, perché c'è un modello imprenditoriale che ha bisogno di quei soldi, che la BCE continua a buttare in un circuito che è occluso, perché quando non arriva all'economia reale a che cosa mi serve inondare di liquidità che poi finisce dagli stessi speculatori?
Sul TTIP è stato fatto silenzio perché questi trattati scritti dai lobbisti, scritti da sistema GangBank erano scritti e venivano scritti nel silenzio, nel riserbo nelle stanze chiuse, nelle varie Trilateral, nelle varie commissioni riservate. Vogliono venderci l'"Europa unita", quando poi ci sono sistemi fiscali diversi per cui in Irlanda puoi fare gli affari che vuoi, anche in Lussemburgo. E vogliamo raccontare dei grandi capitali di imprese italiane con cui Renzi ha scritto il Jobs Act, o quantomeno gliel'ha fatto vedere per la vidimazione a quel Sergio Marchionne che ha portato fuori dall'Italia un'azienda, una fabbrica, che era italiana era nel tessuto dell'italianità, e l'ha portata a braccia straniere.
La madre del peccato originale delle privatizzazioni italiane è lì, su quel Britannia dove alla fine hai trovato gli speculatori del GangBank: Mario Draghi era uno di quelli che partecipò al Britannia, e infatti quando finisce questo incarico in seno alla pubblica amministrazione dove va? Va a Goldman Sachs. Vogliamo fare tanti altri nomi? Da Romano Prodi, vogliamo fare il nome di Gianni Letta, vogliamo fare il nome di Siniscalco, ma anche lo stesso Barroso. Noi abbiamo fior fiore di ministri dell'Economia che in questa girandola di sliding doors entra ed esce dalla pubblica amministrazione, dalle istituzioni dello Stato, e si prestano come signori, come consulenti, come chairman di queste banche d'affari. La via d'uscita c'è, si chiama Costituzione, la dobbiamo non solo conoscere, non solo rispettare, ma dobbiamo riportarla al centro: perché soltanto ripartendo dalla Costituzione usciremo dalla crisi. Lo Stato faccia lo Stato, io mi fido di più di uno Stato che noi possiamo guidare, correggere, attraverso processi democratici, e non mi fido invece del sistema GangBank, non mi fido dei mercati, non mi fido di questi signori che si impossessano -attraverso le liberalizzazioni- delle infrastrutture italiane, che abbiamo pagato sempre, ricordatevelo, con i nostri soldi, i soldi delle tasse. Le infrastrutture, dalle autostrade alle reti idriche, sono nostre, sono degli italiani, perché devo far fare l'affare a qualcun altro?
Ciao
Paolo11
di Gianluigi Paragone
La politica è diventata il terreno del servilismo nei confronti della finanza, i politici hanno regalato tutto al mondo della finanza, hanno messo la finanza speculativa al centro dei cittadini e li hanno ingannati: li hanno costretti a vivere una vita a rate. C'era una volta il welfare state, adesso c'è il welfare bank.
E' mai possibile che anche sulle pensioni ti devi indebitare? Questo è tutta colpa della politica, la politica è la serva sciocca della finanza. La responsabilità della politica è evidente: quella di essersi prestata come palo di una sistema che io ho chiamato GangBank nel mio libro, è il neoliberismo, è il mercatismo. Voglio ricordare che un grandissimo economista e docente universitario, Federico Caffè, chiamava questi signori "gli incappucciati della finanza". Gli incappucciati della finanza: questo per dare anche una dimensione quasi massonica a questo mondo che si è impossessato dell'anima degli Stati, e lo ha fatto perché? Perché la politica non è più in grado di elaborare una tesi, un tempo avremmo detto "una piattaforma politica", "una piattaforma programmatica", quindi si fa passare le carte dai lobbisti, da questa elite, e lo vediamo dall'Europa ai Parlamenti nazionali. L'Italia e ovviamente non è esente, anzi, e quindi per loro il gioco è molto facile. Quando tu esci da questo schema di gioco, che è consolidato a livello globale, ecco che arrivano le bombe nei confronti di chi non predica il linguaggio mainstream.
Allora GangBank purtroppo è la loro filosofia: hanno svuotato, e tenteranno sempre di più, hanno svuotato le Costituzioni. La nostra, quella italiana, vede nel lavoro un puntello incredibile, fantastico, non c'è soltanto l'articolo 1 che parla del lavoro, ma già all'articolo 1 si capisce che il lavoro e centrale nella Costituzione, perché grazie al lavoro poi hai un tuo guadagno, un tuo risparmio, che viene tutelato o dovrebbe essere tutelato per esempio dalla Costituzione. Hai la proprietà privata che viene tutelata, e hai l' impresa, hai le famiglie, insomma c'è tutto un mondo dietro il lavoro. Ma noi il lavoro l'abbiamo distrutto, oggi si parla di "gig economy", e quindi i lavoretti diventano una fonte di guadagno. E attenzione: se tu disarticoli il lavoro e indebiti sempre di più le famiglie o i cittadini, perché stiamo vivendo una vita a rate, allora tu per fare fronte a queste rate purtroppo accetterai qualsiasi tipo di lavoro. Ma non c'è un diritto, non c'è un contratto, c'è anzi il grande inganno di chi ti dice "Ma come, ti diamo la possibilità di guadagnare qualcosa che è sempre meglio di niente, ma come, ti diamo la possibilità di essere imprenditore di te stesso". No, non è vero, qui siamo vicini allo schiavismo moderno e si ritorna esattamente allo Stato padronale.
La politica ha distrutto la Costituzione perché ha sempre bisogno di compagni, ha sempre bisogno di mangiare da qualche parte, la politica ha sempre bisogno di qualcuno che dia dei soldi per alimentare i loro giri, ed ecco i grandi finanziatori della politica. E poi ci sono le elites, quelle elites che commentiamo nel famoso dato per cui l'1% del mondo detiene le ricchezze di tutti gli altri. La politica ha abdicato completamente alla sua funzione, quindi sono diventati dei camerieri di questi signori. Ma vi sembra normale che i ministri dell'Economia finiscono, cessano il loro mandato istituzionale al servizio del Paese, e poi forti dei dossier che hanno accumulato e forti delle relazioni che hanno acquisito, delle posizioni di ministri, vanno nelle banche d'affari: JP Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley. E guarda caso queste banche d'affari te le ritrovi come dominus, nuovo dominus, anche del debito pubblico italiano, dei nuovi contratti derivati di cui non si sa niente. Vogliamo dire anche delle genialate per cui le banche salvate con soldi pubblici diventano concorrenti sul mercato immobiliare? Sono quasi diventati spin-off di agenzie immobiliari: io ti salvo con i miei soldi, soldi pubblici, e tu ti metti a fare concorrenza in un settore che non è tuo? La banca faccia la banca, perché c'è un modello imprenditoriale che ha bisogno di quei soldi, che la BCE continua a buttare in un circuito che è occluso, perché quando non arriva all'economia reale a che cosa mi serve inondare di liquidità che poi finisce dagli stessi speculatori?
Sul TTIP è stato fatto silenzio perché questi trattati scritti dai lobbisti, scritti da sistema GangBank erano scritti e venivano scritti nel silenzio, nel riserbo nelle stanze chiuse, nelle varie Trilateral, nelle varie commissioni riservate. Vogliono venderci l'"Europa unita", quando poi ci sono sistemi fiscali diversi per cui in Irlanda puoi fare gli affari che vuoi, anche in Lussemburgo. E vogliamo raccontare dei grandi capitali di imprese italiane con cui Renzi ha scritto il Jobs Act, o quantomeno gliel'ha fatto vedere per la vidimazione a quel Sergio Marchionne che ha portato fuori dall'Italia un'azienda, una fabbrica, che era italiana era nel tessuto dell'italianità, e l'ha portata a braccia straniere.
La madre del peccato originale delle privatizzazioni italiane è lì, su quel Britannia dove alla fine hai trovato gli speculatori del GangBank: Mario Draghi era uno di quelli che partecipò al Britannia, e infatti quando finisce questo incarico in seno alla pubblica amministrazione dove va? Va a Goldman Sachs. Vogliamo fare tanti altri nomi? Da Romano Prodi, vogliamo fare il nome di Gianni Letta, vogliamo fare il nome di Siniscalco, ma anche lo stesso Barroso. Noi abbiamo fior fiore di ministri dell'Economia che in questa girandola di sliding doors entra ed esce dalla pubblica amministrazione, dalle istituzioni dello Stato, e si prestano come signori, come consulenti, come chairman di queste banche d'affari. La via d'uscita c'è, si chiama Costituzione, la dobbiamo non solo conoscere, non solo rispettare, ma dobbiamo riportarla al centro: perché soltanto ripartendo dalla Costituzione usciremo dalla crisi. Lo Stato faccia lo Stato, io mi fido di più di uno Stato che noi possiamo guidare, correggere, attraverso processi democratici, e non mi fido invece del sistema GangBank, non mi fido dei mercati, non mi fido di questi signori che si impossessano -attraverso le liberalizzazioni- delle infrastrutture italiane, che abbiamo pagato sempre, ricordatevelo, con i nostri soldi, i soldi delle tasse. Le infrastrutture, dalle autostrade alle reti idriche, sono nostre, sono degli italiani, perché devo far fare l'affare a qualcun altro?
Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
http://www.beppegrillo.it/2017/05/progr ... darma.html
di Enrico Piovesana - giornalista esperto di spese militari
L'Italia spende oggi per la difesa 23 miliardi di euro l'anno, cioè 64 milioni al giorno, di cui oltre 5 miliardi l'anno in armamenti. Una spesa militare ingente nella media dei Paesi NATO (Stati Uniti esclusi) e in costante aumento, + 21% nelle ultime tre legislature. Spendiamo quindi molto, ma spendiamo male, in modo irrazionale e inefficiente, gran parte della spesa è infatti assorbita dai costi di una struttura del personale elefantiaca e squilibrata, fino al paradosso di avere più comandanti che comandati, cioè più anziani ufficiali e sottufficiali da scrivania che graduati e truppa giovane e operativa.
Continua invece a crescere a dismisura la spesa per armamenti di tipo tradizionale, + 75 % dal 2006: armamenti costosissimi, logisticamente insostenibili, e soprattutto non rispondenti alle reali esigenze di sicurezza nazionale, bensì agli interessi dell'industria bellica e della lobby politico-militare che la sostiene. Succede ad esempio con i carri armati, che l'esercito continua a comprare in quantità sproporzionata rispetto alle esigenze operative, e spropositata rispetto alle capacità di manutenzione, così che la maggior parte di questi mezzi finiscono ad arrugginire nei depositi, o cannibalizzati per i pezzi di ricambio. Oppure le nuove navi da guerra ordinate dalla Marina, una seconda portaerei, quando già mancano i soldi per il gasolio necessario a far navigare la prima, e altre 7 fregate lanciamissili che porteranno la flotta italiana a superare la potenza navale francese e ad eguagliare quella inglese (entrambe ricordiamo potenze nucleari). Per non parlare dei famosi i cacciabombardieri F35 che l'Italia continua a comprare -contrariamente ad altri Paesi NATO- nonostante i costi esorbitanti (14 miliardi per 90 aerei) e la loro inutilità rispetto alle reali esigenze di difesa aerea nazionale, denunciata anche da ex generali dell'Aeronautica Militare.
A fronte di queste spese da potenza militare di altri tempi, l'Italia è gravemente impreparata a difendersi dalle minacce concrete del presente e del futuro, dal terrorismo alla cyberwar. Se carri armati, navi da guerra e bombardieri non sono di alcuna utilità nel prevenire attentati, serve allora più intelligence sul territorio e online; per difendersi da attacchi informatici potenzialmente in grado di mettere in ginocchio un intero Paese servono investimenti massicci nella cyberdifesa, che oggi mancano completamente: appena 150 milioni nel 2016, nulla nel 2017, con personale e strutture militari dedicate il cybercomando italiano è ancora solo sulla carta. E' a dir poco paradossale continuare a spendere miliardi in armamenti tradizionali, e nulla per prevenire e fronteggiare cyberattacchi che potrebbero mettere fuori uso tutte queste armi con un semplice virus.
Il quesito a cui dovrete rispondere e a cui corrisponde il mio approfondimento, è il seguente:
Nell'ambito di una revisione del modello di difesa, e a proposito degli strumenti d'arma, si dovrebbe:
A) tagliare i sistemi di armamenti prestamente offensivi, vedi F-35, destinando le risorse ad altri strumenti innovativi come la cyber security, le reti di intelligence e gli equipaggiamenti che vengono utilizzati per l'operatività dei militari;
B) Lasciare la programmazione per sistemi d'arma come attualmente pianificata della Difesa
Ciao Paolo11
di Enrico Piovesana - giornalista esperto di spese militari
L'Italia spende oggi per la difesa 23 miliardi di euro l'anno, cioè 64 milioni al giorno, di cui oltre 5 miliardi l'anno in armamenti. Una spesa militare ingente nella media dei Paesi NATO (Stati Uniti esclusi) e in costante aumento, + 21% nelle ultime tre legislature. Spendiamo quindi molto, ma spendiamo male, in modo irrazionale e inefficiente, gran parte della spesa è infatti assorbita dai costi di una struttura del personale elefantiaca e squilibrata, fino al paradosso di avere più comandanti che comandati, cioè più anziani ufficiali e sottufficiali da scrivania che graduati e truppa giovane e operativa.
Continua invece a crescere a dismisura la spesa per armamenti di tipo tradizionale, + 75 % dal 2006: armamenti costosissimi, logisticamente insostenibili, e soprattutto non rispondenti alle reali esigenze di sicurezza nazionale, bensì agli interessi dell'industria bellica e della lobby politico-militare che la sostiene. Succede ad esempio con i carri armati, che l'esercito continua a comprare in quantità sproporzionata rispetto alle esigenze operative, e spropositata rispetto alle capacità di manutenzione, così che la maggior parte di questi mezzi finiscono ad arrugginire nei depositi, o cannibalizzati per i pezzi di ricambio. Oppure le nuove navi da guerra ordinate dalla Marina, una seconda portaerei, quando già mancano i soldi per il gasolio necessario a far navigare la prima, e altre 7 fregate lanciamissili che porteranno la flotta italiana a superare la potenza navale francese e ad eguagliare quella inglese (entrambe ricordiamo potenze nucleari). Per non parlare dei famosi i cacciabombardieri F35 che l'Italia continua a comprare -contrariamente ad altri Paesi NATO- nonostante i costi esorbitanti (14 miliardi per 90 aerei) e la loro inutilità rispetto alle reali esigenze di difesa aerea nazionale, denunciata anche da ex generali dell'Aeronautica Militare.
A fronte di queste spese da potenza militare di altri tempi, l'Italia è gravemente impreparata a difendersi dalle minacce concrete del presente e del futuro, dal terrorismo alla cyberwar. Se carri armati, navi da guerra e bombardieri non sono di alcuna utilità nel prevenire attentati, serve allora più intelligence sul territorio e online; per difendersi da attacchi informatici potenzialmente in grado di mettere in ginocchio un intero Paese servono investimenti massicci nella cyberdifesa, che oggi mancano completamente: appena 150 milioni nel 2016, nulla nel 2017, con personale e strutture militari dedicate il cybercomando italiano è ancora solo sulla carta. E' a dir poco paradossale continuare a spendere miliardi in armamenti tradizionali, e nulla per prevenire e fronteggiare cyberattacchi che potrebbero mettere fuori uso tutte queste armi con un semplice virus.
Il quesito a cui dovrete rispondere e a cui corrisponde il mio approfondimento, è il seguente:
Nell'ambito di una revisione del modello di difesa, e a proposito degli strumenti d'arma, si dovrebbe:
A) tagliare i sistemi di armamenti prestamente offensivi, vedi F-35, destinando le risorse ad altri strumenti innovativi come la cyber security, le reti di intelligence e gli equipaggiamenti che vengono utilizzati per l'operatività dei militari;
B) Lasciare la programmazione per sistemi d'arma come attualmente pianificata della Difesa
Ciao Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il titolo della discussione è: Come se ne viene fuori ?
Ad oggi non c'è una forza politica, dico una, che dia una soluzione.
Basta essere onesti? Mi pare di no (lo diceva anche il Macchiavelli nel 1600)
Allora ... Come se ne viene fuori ?
Onestà e Competenza ... basta???
Visto che gli intelligenti ce ne sono molto, molto pochi ci sono rimasti sprovveduti, stupidi e banditi.
Quindi Paolo quali scegli??? Da quello che ho capito sono gli Sprovveduti.
Perché l'idea che non condivido con M5S è che la Politica non è un mestiere ... vallo a dire a Berlinguer, Pertini, Anselmi, De Gasperi, fino a Cavour ... Di dilettanti allo sbaraglio ne ho piene le tasche, un po' di professionalità ed esperienza è fondamentale per gestire una nazione, vale nella politica come in tutte le cose.
Se sei davvero convinto che dei dilettanti possano gestire la più grande crisi sociale, produttiva ed economica mondiale ?
Vedi Trump che ci sta portando sull'orlo di una guerra nucleare!!!
E poi l'idea di Casaleggio che siamo delle pecore che seguono il cane-web gestito dal guru-pastore mi terrorizza (leggiti 1984 di George Orwell)
No Paolo ... non se ne esce, non usciremo da questa crisi con la sola parola onestà!
Ad oggi non c'è una forza politica, dico una, che dia una soluzione.
Basta essere onesti? Mi pare di no (lo diceva anche il Macchiavelli nel 1600)
Allora ... Come se ne viene fuori ?
Onestà e Competenza ... basta???
Visto che gli intelligenti ce ne sono molto, molto pochi ci sono rimasti sprovveduti, stupidi e banditi.
Quindi Paolo quali scegli??? Da quello che ho capito sono gli Sprovveduti.
Perché l'idea che non condivido con M5S è che la Politica non è un mestiere ... vallo a dire a Berlinguer, Pertini, Anselmi, De Gasperi, fino a Cavour ... Di dilettanti allo sbaraglio ne ho piene le tasche, un po' di professionalità ed esperienza è fondamentale per gestire una nazione, vale nella politica come in tutte le cose.
Se sei davvero convinto che dei dilettanti possano gestire la più grande crisi sociale, produttiva ed economica mondiale ?
Vedi Trump che ci sta portando sull'orlo di una guerra nucleare!!!
E poi l'idea di Casaleggio che siamo delle pecore che seguono il cane-web gestito dal guru-pastore mi terrorizza (leggiti 1984 di George Orwell)
No Paolo ... non se ne esce, non usciremo da questa crisi con la sola parola onestà!
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Una tragedia americana (sceneggiato televisivo) - Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Una_trage ... elevisivo)
1.
Una tragedia americana è uno sceneggiato televisivo diretto da Anton Giulio Majano e trasmesso nel 1962 dal Programma Nazionale (l'odierna Rai 1).
Erano trascorsi solo otto anni dal debutto della televisione italiana. E lo sceneggiato televisivo "Una tragedia americana" aveva incollato alla Tv gli italiani dell’epoca. Anche quelli che per vedere la Tv andavano al bar.
https://it.wikipedia.org/wiki/Una_trage ... elevisivo)
1.
Una tragedia americana è uno sceneggiato televisivo diretto da Anton Giulio Majano e trasmesso nel 1962 dal Programma Nazionale (l'odierna Rai 1).
Erano trascorsi solo otto anni dal debutto della televisione italiana. E lo sceneggiato televisivo "Una tragedia americana" aveva incollato alla Tv gli italiani dell’epoca. Anche quelli che per vedere la Tv andavano al bar.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ho preso ad esempio lo sceneggiato televisivo del 1962 “Una Tragedia americana”, per introdurre cosa sta succedendo 55 anni dopo nel Bel Paese.
Siamo in mezzo ad “UNA TRAGEDIA ITALIANA”.
Ma come tutte le cose che accadono in questo Paese, alla tragedia si associa il comico.
E quindi sarebbe più opportuno definirla “UNA TRAGICOMMEDIA ITALIANA”.
Ad avvalorare questa tesi ci si è messo anche Romano Prodi, con la pubblicazione del libro - programma politico: “Il piano inclinato”, in libreria da ieri.
Descrizione del libro
Cambiare si può e si deve Mentre il profilo delle nostre società veniva profondamente modificato dall'impatto della tecnologia, della finanza e della globalizzazione, ci siamo dimenticati dell'uguaglianza. Ma senza uguaglianza la stessa crescita rallenta e le crepe nella coesione sociale alimentano i populismi, mettendo a rischio la stabilità democratica. Attribuendo alla politica economica nazionale un ruolo tuttora decisivo nella correzione degli squilibri che bloccano l'ascensore sociale e frenano lo sviluppo, Romano Prodi indica le principali aree di intervento sulle quali agire per una crescita inclusiva che inverta la rotta sin qui seguita.
Di fronte alla profonda crisi di fiducia che sta investendo l’Italia e corrodendo la sua capacità di reazione, Romano Prodi ci offre, con un linguaggio semplice e chiaro, teso alla risoluzione dei problemi, alcune riflessioni per risalire il piano inclinato in cui siamo precipitati. Se è vero che tecnologia, globalizzazione e finanza sono all’origine delle grandi trasformazioni che hanno cambiato il paesaggio mondiale e alterato gli equilibri sociali all’interno dei singoli paesi, è altrettanto vero che è mancata un’adeguata risposta della politica per governare tali fenomeni, sotto l’influsso di dottrine che identificavano nel mercato stesso gli anticorpi in grado di correggere le distorsioni del capitalismo. Ci siamo dimenticati dell’uguaglianza, ma senza uguaglianza la stessa crescita rallenta, come ormai riconoscono autorevole economisti, e le crepe nella coesione sociale alimentano i populismi. Buona parte del volume è dedicata al «che fare», rivendicando per la politica economica nazionale un ruolo tuttora decisivo nella correzione degli squilibri che bloccano l’ascensore sociale e frenano lo sviluppo economico. L’area del lavoro con i suoi molteplici protagonisti – lavoratori, imprese, sindacati, territorio, ambiente – e le misure capaci di incidere direttamente sulla distribuzione del reddito sono le principali direttrici sulle quali si concentrano le proposte per un futuro del Paese più dinamico e coeso.
CONTINUA
Siamo in mezzo ad “UNA TRAGEDIA ITALIANA”.
Ma come tutte le cose che accadono in questo Paese, alla tragedia si associa il comico.
E quindi sarebbe più opportuno definirla “UNA TRAGICOMMEDIA ITALIANA”.
Ad avvalorare questa tesi ci si è messo anche Romano Prodi, con la pubblicazione del libro - programma politico: “Il piano inclinato”, in libreria da ieri.
Descrizione del libro
Cambiare si può e si deve Mentre il profilo delle nostre società veniva profondamente modificato dall'impatto della tecnologia, della finanza e della globalizzazione, ci siamo dimenticati dell'uguaglianza. Ma senza uguaglianza la stessa crescita rallenta e le crepe nella coesione sociale alimentano i populismi, mettendo a rischio la stabilità democratica. Attribuendo alla politica economica nazionale un ruolo tuttora decisivo nella correzione degli squilibri che bloccano l'ascensore sociale e frenano lo sviluppo, Romano Prodi indica le principali aree di intervento sulle quali agire per una crescita inclusiva che inverta la rotta sin qui seguita.
Di fronte alla profonda crisi di fiducia che sta investendo l’Italia e corrodendo la sua capacità di reazione, Romano Prodi ci offre, con un linguaggio semplice e chiaro, teso alla risoluzione dei problemi, alcune riflessioni per risalire il piano inclinato in cui siamo precipitati. Se è vero che tecnologia, globalizzazione e finanza sono all’origine delle grandi trasformazioni che hanno cambiato il paesaggio mondiale e alterato gli equilibri sociali all’interno dei singoli paesi, è altrettanto vero che è mancata un’adeguata risposta della politica per governare tali fenomeni, sotto l’influsso di dottrine che identificavano nel mercato stesso gli anticorpi in grado di correggere le distorsioni del capitalismo. Ci siamo dimenticati dell’uguaglianza, ma senza uguaglianza la stessa crescita rallenta, come ormai riconoscono autorevole economisti, e le crepe nella coesione sociale alimentano i populismi. Buona parte del volume è dedicata al «che fare», rivendicando per la politica economica nazionale un ruolo tuttora decisivo nella correzione degli squilibri che bloccano l’ascensore sociale e frenano lo sviluppo economico. L’area del lavoro con i suoi molteplici protagonisti – lavoratori, imprese, sindacati, territorio, ambiente – e le misure capaci di incidere direttamente sulla distribuzione del reddito sono le principali direttrici sulle quali si concentrano le proposte per un futuro del Paese più dinamico e coeso.
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Re: Come se ne viene fuori ?
CONTINUA
Descrizione del libro
Cambiare si può e si deve……….
(Romano Prodi)
Come può un politico di lungo corso come Romano Prodi, fare un affermazione così azzardata, se gli attori nell’agone politico sono questi:
il retroscena
Milano, 17 maggio 2017 - 21:43
«Renzi vuol farmi fuori»: lo sfogo di Berlusconi per l’asse dem-Salvini
Ma al Nazareno più d’uno è certo che FI e Lega siano vicini a un un accordo elettorale
di Tommaso Labate
<img
«Renzi sta provando a farmi fuori. Ha capito che il sottoscritto può ancora vincere le elezioni e per questo vuole arrivare a una legge elettorale fatta a tavolino contro Forza Italia». Uno dei privilegi dello stare lontani dai posti di governo è la possibilità, a una certa ora della sera, di staccare la spina e rinviare tutto all’indomani. Ma nella tarda serata di martedì, quando a Roma il Pd manda al macero il testo base sulla riforma elettorale, ad Arcore scatta l’allarme rosso. «Vogliono colpire me e Forza Italia», scandisce rabbioso Silvio Berlusconi. Ha capito che, all’orizzonte, s’avanza una legge elettorale che ha come base il Mattarellum, un testo che toglie dal menù quel sistema proporzionale tanto amato dai forzisti che non vogliono fare la lista unica col Carroccio. E fa partire una nota alle agenzie di stampa, inoltrata con solerzia da tutti gli spin doctor azzurri ai giornalisti anche via WhatsApp, in cui l’ex premier si definisce «stupito dalla forzatura del Pd» e in cui, soprattutto, chiede una legge condivisa.
Non è la prima volta che il Partito democratico tenta una fuga in avanti sulla legge elettorale. Ma è la prima volta, però, che ad Arcore considerano la mossa renziana alla stregua di un codice rosso. Perché? Semplice, perché i sensori che Berlusconi ha puntato sul quartier generale della Lega indicano che, per la prima volta, una convergenza tra Renzi e Salvini è davvero possibile. E non sbagliano. La prova si materializza all’ora di pranzo di ieri, quando il Mattarellum rivisitato — dopo un giro di telefonate tra gli sherpa del Carroccio — arriva a ottenere il disco verde di Salvini in persona. Il «Mattarellen», così lo ribattezza il leader della Lega dandogli un’intonazione tedesca, «ci va benissimo». E se Forza Italia non lo sostiene, è il sottotesto, «allora è la prova che puntano alle larghe intese e non a un centrodestra unito».
Lo scontro rischia di arrivare ai massimi livelli. Certo, tra i forzisti c’è anche chi privilegia una legge elettorale maggioritaria che porti dritto a un matrimonio con la Lega, e tra questi Giovanni Toti e Paolo Romani. Ma Berlusconi no. Del maggioritario, rivisto o meno, non vuol sentire parlare. «Renzi ha visto che la Le Pen è perdente in Francia e si sta cercando un Le Pen italiano da battere facile», è il ritornello più gettonato ad Arcore. Toni e modi che fissano il cantiere del centrodestra a un millimetro dalla rottura. Ma è davvero così? Ai piani alti del Partito democratico, per esempio, più d’uno è convinto che Forza Italia e Lega alla fine correranno insieme. Secondo alcuni, e tra questi ci sarebbe anche Renzi, Berlusconi e Salvini sarebbero a un passo dal siglare un accordo definitivo. Per questo — è la speranza recondita dei berlusconiani ortodossi — la proposta del «Mattarellum 2.0» potrebbe essere un bluff per verificare la disponibilità della Lega a votarlo o meno. «Dite che ci stiamo», è la regola d’ingaggio di Salvini. Mentre ad Arcore, almeno all’apparenza, c’è un Berlusconi sul piede di guerra. Al punto da rimettere in circolo l’antico tormentone che ha scandito i suoi primi vent’anni in politica: «Vogliono farmi fuori...».
17 maggio 2017 (modifica il 17 maggio 2017 | 22:53)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CONTINUA
Descrizione del libro
Cambiare si può e si deve……….
(Romano Prodi)
Come può un politico di lungo corso come Romano Prodi, fare un affermazione così azzardata, se gli attori nell’agone politico sono questi:
il retroscena
Milano, 17 maggio 2017 - 21:43
«Renzi vuol farmi fuori»: lo sfogo di Berlusconi per l’asse dem-Salvini
Ma al Nazareno più d’uno è certo che FI e Lega siano vicini a un un accordo elettorale
di Tommaso Labate
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«Renzi sta provando a farmi fuori. Ha capito che il sottoscritto può ancora vincere le elezioni e per questo vuole arrivare a una legge elettorale fatta a tavolino contro Forza Italia». Uno dei privilegi dello stare lontani dai posti di governo è la possibilità, a una certa ora della sera, di staccare la spina e rinviare tutto all’indomani. Ma nella tarda serata di martedì, quando a Roma il Pd manda al macero il testo base sulla riforma elettorale, ad Arcore scatta l’allarme rosso. «Vogliono colpire me e Forza Italia», scandisce rabbioso Silvio Berlusconi. Ha capito che, all’orizzonte, s’avanza una legge elettorale che ha come base il Mattarellum, un testo che toglie dal menù quel sistema proporzionale tanto amato dai forzisti che non vogliono fare la lista unica col Carroccio. E fa partire una nota alle agenzie di stampa, inoltrata con solerzia da tutti gli spin doctor azzurri ai giornalisti anche via WhatsApp, in cui l’ex premier si definisce «stupito dalla forzatura del Pd» e in cui, soprattutto, chiede una legge condivisa.
Non è la prima volta che il Partito democratico tenta una fuga in avanti sulla legge elettorale. Ma è la prima volta, però, che ad Arcore considerano la mossa renziana alla stregua di un codice rosso. Perché? Semplice, perché i sensori che Berlusconi ha puntato sul quartier generale della Lega indicano che, per la prima volta, una convergenza tra Renzi e Salvini è davvero possibile. E non sbagliano. La prova si materializza all’ora di pranzo di ieri, quando il Mattarellum rivisitato — dopo un giro di telefonate tra gli sherpa del Carroccio — arriva a ottenere il disco verde di Salvini in persona. Il «Mattarellen», così lo ribattezza il leader della Lega dandogli un’intonazione tedesca, «ci va benissimo». E se Forza Italia non lo sostiene, è il sottotesto, «allora è la prova che puntano alle larghe intese e non a un centrodestra unito».
Lo scontro rischia di arrivare ai massimi livelli. Certo, tra i forzisti c’è anche chi privilegia una legge elettorale maggioritaria che porti dritto a un matrimonio con la Lega, e tra questi Giovanni Toti e Paolo Romani. Ma Berlusconi no. Del maggioritario, rivisto o meno, non vuol sentire parlare. «Renzi ha visto che la Le Pen è perdente in Francia e si sta cercando un Le Pen italiano da battere facile», è il ritornello più gettonato ad Arcore. Toni e modi che fissano il cantiere del centrodestra a un millimetro dalla rottura. Ma è davvero così? Ai piani alti del Partito democratico, per esempio, più d’uno è convinto che Forza Italia e Lega alla fine correranno insieme. Secondo alcuni, e tra questi ci sarebbe anche Renzi, Berlusconi e Salvini sarebbero a un passo dal siglare un accordo definitivo. Per questo — è la speranza recondita dei berlusconiani ortodossi — la proposta del «Mattarellum 2.0» potrebbe essere un bluff per verificare la disponibilità della Lega a votarlo o meno. «Dite che ci stiamo», è la regola d’ingaggio di Salvini. Mentre ad Arcore, almeno all’apparenza, c’è un Berlusconi sul piede di guerra. Al punto da rimettere in circolo l’antico tormentone che ha scandito i suoi primi vent’anni in politica: «Vogliono farmi fuori...».
17 maggio 2017 (modifica il 17 maggio 2017 | 22:53)
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Re: Come se ne viene fuori ?
CONTINUA
Cambiare si può e si deve……….
(Romano Prodi)
Il tessuto della società italiana è impregnato di criminalità organizzata ad alto livello.
Come può Romano affermare:
Cambiare si può e si deve……….
Nella recensione apparsa ieri sul Fatto Quotidiano, ad opera del vicedirettore, Stefano Feltri, nel libro di Prodi non c’è la soluzione per attenuare in parte l’influenza delle Mafie su politica e vita sociale.
^^^^
Mafia, chiesto soggiorno obbligato per D’Alì
È senatore di Fi e candidato sindaco di Trapani
L’ex sottosegretario agli Interni di Berlusconi, secondo le sentenze, “favorì Cosa Nostra fino al ’94” (leggi)
La procura di Palermo lo considera un soggetto socialmente pericoloso e chiede la misura restrittiva
Politica
Sulla sua situazione processuale deve ancora esprimersi la corte di Cassazione. La procura di Palermo, invece, lo considera comunque socialmente pericoloso. Per questo motivo la direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano ha chiesto l’obbligo di soggiorno per il senatore Antonio D’Alì. Una richiesta che infiamma la campagna elettorale per le amministrative visto che l’esponente di Forza Italia è candidato sindaco a Trapani, la stessa città dove la procura vorrebbe obbligarlo a dimorare. “Pericolosità sociale” è la motivazione che gli inquirenti mettono nero su bianco
di F. Q.
Cambiare si può e si deve……….
(Romano Prodi)
Il tessuto della società italiana è impregnato di criminalità organizzata ad alto livello.
Come può Romano affermare:
Cambiare si può e si deve……….
Nella recensione apparsa ieri sul Fatto Quotidiano, ad opera del vicedirettore, Stefano Feltri, nel libro di Prodi non c’è la soluzione per attenuare in parte l’influenza delle Mafie su politica e vita sociale.
^^^^
Mafia, chiesto soggiorno obbligato per D’Alì
È senatore di Fi e candidato sindaco di Trapani
L’ex sottosegretario agli Interni di Berlusconi, secondo le sentenze, “favorì Cosa Nostra fino al ’94” (leggi)
La procura di Palermo lo considera un soggetto socialmente pericoloso e chiede la misura restrittiva
Politica
Sulla sua situazione processuale deve ancora esprimersi la corte di Cassazione. La procura di Palermo, invece, lo considera comunque socialmente pericoloso. Per questo motivo la direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano ha chiesto l’obbligo di soggiorno per il senatore Antonio D’Alì. Una richiesta che infiamma la campagna elettorale per le amministrative visto che l’esponente di Forza Italia è candidato sindaco a Trapani, la stessa città dove la procura vorrebbe obbligarlo a dimorare. “Pericolosità sociale” è la motivazione che gli inquirenti mettono nero su bianco
di F. Q.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Da Il Fatto Quotidiano.it
•Ultima ora•
corruzione, trapani: arrestati l'ex sindaco (ricandidato) fazio e l'armatore morace
Neoplasia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Una neoplasia (dal greco νέος, nèos, «nuovo», e πλάσις, plásis, «formazione») o un tumore (dal latino tumor, «rigonfiamento»), indica, in patologia, «una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo»[1], come chiarisce la definizione coniata dall'oncologo Rupert Allan Willis, accettata a livello internazionale[2].
La crescita incontrollata e scoordinata di un gruppo di cellule, a scapito dell'omeostasi tissutale, è determinata da alterazioni del loro proprio patrimonio genetico, ed è alla base di una vasta classe di malattie, classificata in base a diverse caratteristiche, ma principalmente in tre modi:
• secondo il tipo istologico originario delle cellule proliferanti: principalmente in tumori epiteliali, mesenchimali, delle cellule del sangue o del tessuto nervoso;
• secondo l'aggressività e il decorso clinico previsto: in tumori benigni (non cancerosi) e tumori maligni (cancerosi, o cancro);
• secondo la stadiazione tumorale, o classificazione TNM, per quanto riguarda i tumori maligni.
Una neoplasia (dal greco νέος, nèos, «nuovo», e πλάσις, plásis, «formazione») o un tumore (dal latino tumor, «rigonfiamento»), indica, in patologia, «una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo»[1], come chiarisce la definizione coniata dall'oncologo Rupert Allan Willis, accettata a livello internazionale[2].
La crescita incontrollata e scoordinata di un gruppo di cellule, a scapito dell'omeostasi tissutale, è determinata da alterazioni del loro proprio patrimonio genetico, ed è alla base di una vasta classe di malattie, classificata in base a diverse caratteristiche, ma principalmente in tre modi:
• secondo il tipo istologico originario delle cellule proliferanti: principalmente in tumori epiteliali, mesenchimali, delle cellule del sangue o del tessuto nervoso;
• secondo l'aggressività e il decorso clinico previsto: in tumori benigni (non cancerosi) e tumori maligni (cancerosi, o cancro);
• secondo la stadiazione tumorale, o classificazione TNM, per quanto riguarda i tumori maligni.
Vari tipi di tumore:
Tumore del fegato
Il tumore della mammella
Melanoma
Il tumore del pancreas
Il tumore del rene
ed altri sei tipi di tumore
Se in medicina si è constatato che:
La crescita incontrollata e scoordinata di un gruppo di cellule, a scapito dell'omeostasi tissutale
La stessa cosa avviene nei tessuti “sociali”
Quando le cellule della corruzione si diffondono a macchia d’olio, quel corpo sociale muore.
E noi siamo morti, come società.
Mi diventa quindi incomprensibile perché il dottor Prodi ignori completamente questo sviluppo tumorale della società italiana, ed insista con:
Cambiare si può e si deve……….
Oltre a non individuare la malattia, evita di non proporre soluzioni.
Difficili da attuare???
Certamente.
Ma in medicina quando ti aprono per accertare la diffusione delle cellule tumorali, procedono con l’asportazioni di tutte le parti infette.
Altrimenti il tumore si propaga e si accellera il decesso.
Attuare questa procedura in un tessuto sociale è più complesso.
Ma è per questo che non c’è più niente da fare.
•Ultima ora•
corruzione, trapani: arrestati l'ex sindaco (ricandidato) fazio e l'armatore morace
Neoplasia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Una neoplasia (dal greco νέος, nèos, «nuovo», e πλάσις, plásis, «formazione») o un tumore (dal latino tumor, «rigonfiamento»), indica, in patologia, «una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo»[1], come chiarisce la definizione coniata dall'oncologo Rupert Allan Willis, accettata a livello internazionale[2].
La crescita incontrollata e scoordinata di un gruppo di cellule, a scapito dell'omeostasi tissutale, è determinata da alterazioni del loro proprio patrimonio genetico, ed è alla base di una vasta classe di malattie, classificata in base a diverse caratteristiche, ma principalmente in tre modi:
• secondo il tipo istologico originario delle cellule proliferanti: principalmente in tumori epiteliali, mesenchimali, delle cellule del sangue o del tessuto nervoso;
• secondo l'aggressività e il decorso clinico previsto: in tumori benigni (non cancerosi) e tumori maligni (cancerosi, o cancro);
• secondo la stadiazione tumorale, o classificazione TNM, per quanto riguarda i tumori maligni.
Una neoplasia (dal greco νέος, nèos, «nuovo», e πλάσις, plásis, «formazione») o un tumore (dal latino tumor, «rigonfiamento»), indica, in patologia, «una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo»[1], come chiarisce la definizione coniata dall'oncologo Rupert Allan Willis, accettata a livello internazionale[2].
La crescita incontrollata e scoordinata di un gruppo di cellule, a scapito dell'omeostasi tissutale, è determinata da alterazioni del loro proprio patrimonio genetico, ed è alla base di una vasta classe di malattie, classificata in base a diverse caratteristiche, ma principalmente in tre modi:
• secondo il tipo istologico originario delle cellule proliferanti: principalmente in tumori epiteliali, mesenchimali, delle cellule del sangue o del tessuto nervoso;
• secondo l'aggressività e il decorso clinico previsto: in tumori benigni (non cancerosi) e tumori maligni (cancerosi, o cancro);
• secondo la stadiazione tumorale, o classificazione TNM, per quanto riguarda i tumori maligni.
Vari tipi di tumore:
Tumore del fegato
Il tumore della mammella
Melanoma
Il tumore del pancreas
Il tumore del rene
ed altri sei tipi di tumore
Se in medicina si è constatato che:
La crescita incontrollata e scoordinata di un gruppo di cellule, a scapito dell'omeostasi tissutale
La stessa cosa avviene nei tessuti “sociali”
Quando le cellule della corruzione si diffondono a macchia d’olio, quel corpo sociale muore.
E noi siamo morti, come società.
Mi diventa quindi incomprensibile perché il dottor Prodi ignori completamente questo sviluppo tumorale della società italiana, ed insista con:
Cambiare si può e si deve……….
Oltre a non individuare la malattia, evita di non proporre soluzioni.
Difficili da attuare???
Certamente.
Ma in medicina quando ti aprono per accertare la diffusione delle cellule tumorali, procedono con l’asportazioni di tutte le parti infette.
Altrimenti il tumore si propaga e si accellera il decesso.
Attuare questa procedura in un tessuto sociale è più complesso.
Ma è per questo che non c’è più niente da fare.
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Re: Come se ne viene fuori ?
IL SISTEMA DELLA CORRUZIONE
di Piercamillo Davigo
Capitolo II
Il perché fu abbattuto un sistema politico
Pagina 13
La tragedia italiana non è data dal fatto che nel nostro paese ci sono i corrotti, perché costoro sono presenti ovunque, ma dal fatto che maggioranza e opposizione si spartiscono le mazzette!
Questo è il problema: si comportano come <<i ladri di Pisa>> che di giorno facevano finta di litigare e di notte rubavano insieme.
CONTINUA
di Piercamillo Davigo
Capitolo II
Il perché fu abbattuto un sistema politico
Pagina 13
La tragedia italiana non è data dal fatto che nel nostro paese ci sono i corrotti, perché costoro sono presenti ovunque, ma dal fatto che maggioranza e opposizione si spartiscono le mazzette!
Questo è il problema: si comportano come <<i ladri di Pisa>> che di giorno facevano finta di litigare e di notte rubavano insieme.
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