Diario della caduta di un regime.

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Re: Diario della caduta di un regime.

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COME AGISCE LA "BANDA HACKER"


PER DUE VOLTE, QUANDO STAVO COPIANDO DALLA PAGINA DI GOOGLE, SI E' AZZERATO ED E' COMPARSO:



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GLI STRUMPTRUPPEN, AVVERSARI DELLA BOSCHI LA METTONO COSI':



De Bortoli: "La Boschi chiese a Unicredit di comprare Banca Etruria"


Il retroscena raccontato da De Bortoli: "Chiamò Ghizzoni quando era ministro di Renzi". Lei si difende: "Soltando fango". Il M5S: "Bugiarda, si dimetta"



Chiara Sarra - Mar, 09/05/2017 - 21:16

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Maria Elena Boschi finisce di nuovo nella bufera per il crac di Banca Etruria (di cui il padre era vicepresidente) stavolta per il modo con cui avrebbe tentato di salvarla.

A svelare il retroscena finora inedito è Ferruccio De Bortoli nel suo libro Poteri forti: "Maria Elena Boschi nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all'amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria", si legge in uno stralcio pubblicato oggi da l'Huffington Post, "La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all'amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere".

Peccato che quella che allora era il ministro delle Riforme del governo Renzi abbia sempre negato di essere mai intervenuta o anche solo interessata personalmente alla vicenda della banca toscana.

"La storia di Banca Etruria viene ciclicamente chiamata in ballo per alimentare polemiche", replica l'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio negando ogni accusa, "Vediamo di essere chiari: non ho mai chiesto all'ex AD di Unicredit, Ghizzoni, nè ad altri, di acquistare Banca Etruria. Ho incontrato Ghizzoni come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere. Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario. E siccome sono stupita per questa ennesima campagna di fango, stavolta ho affidato la pratica ai legali per tutelare il mio nome e il mio onore. Chi è in difficoltà per le falsità di Palermo o per i rifiuti di Roma non può pensare che basti attaccare su Arezzo per risolvere i propri problemi" conclude.

Anche il Partito democratico difende compatto la Boschi. Ma la polemica è scoppiata. "Lo vedete adesso il conflitto di interessi?", attaccano su Facebook i deputati Cinque Stelle, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, "La Boschi dovrebbe dimettersi all'istante dopo aver chiesto scusa agli italiani. Diceva che non si era mai interessata alla banca di famiglia ma è solo una bugiarda. Se non si dimetterà la costringeremo ancora una volta a venire in aula con una mozione di sfiducia. Il M5S non molla".

"Indubbiamente la rivelazione di De Bortoli apre uno squarcio inquietante sui rapporti tra un ministro della Repubblica e l'ad di una grande banca per salvare Banca Etruria", aggiunge Arturo Scotto (Mdp), "All'epoca della mozione di sfiducia di un anno e mezzo fa parlai esplicitamente di un conflitto di interessi potenziale. Ora sembra che questa tesi trovi una sua conferma. Penso che la Ministra Boschi debba spiegare subito in Parlamento di cosa si tratta. E il Pd debba prendere esplicitamente le distanze da questa commistione malata tra politica e affari".

"Subito le dimissioni della ministra Boschi", dice poi Matteo Salvini, "Nell'affare banche c'è dentro fino al collo... La Lega non dimentica: che fine ha fatto la nostra richiesta di una commissione d'inchiesta su Bancopoli? Sepolta in un cassetto?"
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Solo adesso ho potuto sistemare il post. In precedenza la "BANDA HACKER" non lo permetteva.


POTERI FORTI
(o quasi)



IL VOLUME


Ritratti, ricordi, passioni
L’Italia nella vita di un giornalista
Il libro di Ferruccio de Bortoli: brano

«Poteri forti (o quasi)», edito da La nave di Teseo, autobiografia e saggio insieme,
esce giovedì 11 maggio. Sullo sfondo, quarant’anni della nostra storia
- D’Alema disse a Cuccia: per cambiare Mediobanca scegliete Draghi Ferruccio de Bortoli

di VENANZIO POSTIGLIONE

Ferruccio de Bortoli (Milano, 1953) è stato direttore del «Corriere della Sera» dal 1997 al 2003 e dal 2009 al 2015. In questa immagine del 2009 è ritratto nella Sala Albertini del «Corriere della Sera» mentre parla con la redazione
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Il sapore della vecchia cronaca. «Con i telefoni neri e la radio della questura». Il rullo dei social network. «Eccitazione tecnologica tanta, spirito critico poco». In mezzo, una vita nei giornali e «due infallibili carburanti, la curiosità e il dubbio». Un intreccio di ricordi che sono anche un peso, «perché la memoria suscita vergogne tardive e rimorsi inaspettati», ma un pensiero che alla fine è catartico: «Sono stato fortunato, molto fortunato, ho fatto il mestiere che desideravo fin da piccolo».
Ferruccio de Bortoli, «Poteri forti (o quasi), Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo» (La nave di Teseo, pp. 322, euro 19)
Un libro che sarà un caso editoriale. Ma che è anche un viaggio e una confessione. Ferruccio de Bortoli non lo voleva scrivere. Davvero. Gli sembrava, forse, uno strappo all’understatement di sempre. Ma l’editore Elisabetta Sgarbi sa essere insistente, e fa bene, immaginiamo le telefonate. L’ha incoraggiato Piergaetano Marchetti, il professore, qualche altro amico. «Proviamo con una raccolta di articoli...». Quando si parte, però, si parte. I pezzi già pubblicati sono soltanto alla fine, come ritratti di grandi personaggi e colleghi. Ne è nato un libro vero: Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo (La nave di Teseo). Si legge che è un piacere. Scoperte, aneddoti, punture, ironie, rivelazioni, una critica durissima (poi vediamo a chi, ma lo sapete già), sempre su tre piani: l’autore, i giornali e, sullo sfondo, quattro decenni di storia italiana. Quando sembra un’autobiografia diventa anche un saggio, che entra nelle case popolari e poi nell’ufficio di Cuccia, racconta gli sms di un leader italiano e l’intervista tutta in salita a Putin.

La premessa è la passione, «amiamo molto questo lavoro». Senza nascondere i difetti, «un’insopportabile autoreferenzialità e un cinismo autocompiaciuto», visto che qualcuno si percepisce ancora come il Bel Ami di Maupassant. Il punto è che «per avere buoni giornalisti, preparati, esperti, ci vogliono anni» e che le regole di una volta valgono oggi più di ieri: «Accuratezza, credibilità, serietà». Il contrario della sciatteria, il mostro che de Bortoli combatte in modo implacabile, un po’ tormentando (diciamolo) anche i suoi collaboratori. Insomma: «Giornalisti indipendenti, che non cedano mai al conformismo e che conquistino ogni giorno, ogni ora, la fiducia dei lettori». E il web? Qui l’autore vede la prateria senza fine, ma anche i rischi. I limiti. Tanti. «Un’immensa piazza di libertà, che però non crea un’opinione pubblica adulta e avvertita, ma il suo contrario: un magma di umori e sentimenti che fluttua impetuoso sui social network». Un esercito di «surfisti della realtà» oppure, anche peggio, di «sudditi digitali». Se nessuno più «seleziona la massa informe di notizie e immagini». Con il giornalismo, ecco.
Ma la chiave politica, si può dire politica, del libro è che i poteri non erano poi così forti e neppure così pressanti o incombenti. Nella stagione dell’uno vale uno, del complotto come mantra e paradigma, dell’establishment vestito da demonio, de Bortoli ci va dritto. «Il dramma è che non esistono più, ne avremmo bisogno. I poteri forti del passato avevano molti difetti e diverse colpe. Ma esprimevano, in alcuni passaggi drammatici, un senso di responsabilità nazionale, un’idea di Paese, una consapevolezza del loro ruolo». Nell’economia e nella finanza come in politica. Dove il tramonto dei partiti ha visto l’alba di «rottamatori e populisti, pifferai e incantatori».
Di qui il valore degli incontri. Con Cuccia, Agnelli, Rotelli, Bazoli o con lo stesso Draghi, «capace di coltivare una sorta di latente anti-italianità che forse ne ha favorito l’ascesa internazionale». E Renzi? La (famosa) rottura dei rapporti? L’inizio appare sorprendente: «Non escludo di aver avuto qualche colpa personale». Ma il seguito è un crepitio di scintille, che sarebbe un delitto anticipare. Così come vanno cercati gli incontri-scontri con Oriana Fallaci. O vanno scoperti gli inizi professionali di un Ferruccio de Bortoli ragazzino, che è affascinato dall’universo di Tiziano Sclavi («e anche da stringhe rosse che io non metterei neppure sotto tortura») o che ruba la foto di una coppia dopo un omicidio, con imperituri sensi di colpa che neanche a dirlo.
I ritratti, poi. La visita a Gerusalemme al cardinal Martini, forse deluso dal luogo, come per un senso di estraneità. Il sorriso di Umberto Veronesi, «un vero amante della vita, una sorta di angelo laico». L’amicizia (e le battute incrociate) di Biagi e Montanelli. Spadolini che si mette un semaforo davanti all’ufficio da direttore e lascia in attesa anche la lettera di licenziamento. Buzzati pronto a fare il lavoro che nessuno voleva prendersi, le notti, e a immaginare il mondo nuovo, sospeso tra la cronaca e la fantasia. Tobagi lì, davanti agli occhi, «sotto il lenzuolo sporco di sangue e intriso di pioggia». Come Cutuli, uccisa in Afghanistan, un dolore senza una fine, «eroi discreti della civiltà, delle democrazie». E il libro è dedicato proprio a Walter e Maria Grazia, che sono morti per il Corriere della Sera. Il nostro giornale.
Ma c’è un finale d’obbligo, per chi scrive. Il linguaggio. Senza retorica e non per omaggio all’ex direttore: è un testo che si potrebbe adottare nelle scuole di giornalismo. Per la passione e i racconti: va bene. Ma anche per lo stile: asciutto, rapido, essenziale, pochi aggettivi e niente avverbi, una mezza frase che è già un articolo. È la scelta del termine che dà l’effetto, non la ricerca dell’effetto: come piaceva a Eugenio Montale, (peraltro) redattore della Cultura in via Solferino: quella parola e proprio quella, non un’altra. Si fa finta di non saperlo, ma il linguaggio giornalistico (quando immediato e incisivo) è la forma del nostro tempo, che il web ha afferrato e in parte restituito: con i 140 caratteri di Twitter, i migliori post su Facebook, i blog di successo. Nelle Lezioni americane, scommettendo sul dio del futuro, Calvino scelse Mercurio, «il comunicatore»: insieme leggero e profondo. Le ali ai piedi e un messaggio nel cuore.
8 maggio 2017 (modifica il 9 maggio 2017 | 20:56)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultima modifica di UncleTom il 10/05/2017, 10:32, modificato 2 volte in totale.
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UncleTom ha scritto:COME AGISCE LA "BANDA HACKER"


Non potendo disporre notizie dal Fatto Quotidiano, ho digitato "La Stampa.it"

ed è uscito invece:



http://www.gazzetta.it/?refresh_ce-cp



VOI NON DOVETE SAPERE LE NOTIZIE SU MADONNA BOSCHI E PINOCCHIO MUSSOLONI


LA "BANDA HACKER" E' IN ALLARME E STA COMBATTENDO A TESTA BASSA EVITANDO LE PUBBLICAZIONI
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Poteri forti (o quasi)
Ferruccio De Bortoli




Descrizione


Il diario, anche autocritico, dell’ex direttore del “Corriere della Sera” e del “Sole 24 Ore”. Un libro molto atteso, oltre quarant’anni di storia del nostro paese e del mondo vissuti da uno speciale punto di osservazione.

«Un libro che sarà un caso editoriale. Ma che è anche un viaggio è una confessione.» - Venanzio Postiglione, il Corriere della Sera

Scena e retroscena del potere in Italia, dalla finanza alla politica e alle imprese, dai media alla magistratura, con i ritratti dei protagonisti, il ricordo di tanti colleghi, episodi inediti, fatti e misfatti, incontri, segreti, battaglie condotte sempre a testa alta e personalmente: per la prima volta Ferruccio de Bortoli, un punto di riferimento assoluto nel giornalismo internazionale, racconta e si racconta. Con molte sorprese. “ I buoni giornalisti, preparati, esperti, non s’inventano su due piedi. Ci vogliono anni. Cronisti attenti che vadano a vedere i fatti con i loro occhi, non fidandosi dell’abbondanza di video, sms, tweet e post su Facebook. Che vivano le emozioni dei protagonisti, le sofferenze degli ultimi, le ragioni degli avversari e persino dei nemici. Che non siano mai sazi di verifiche, ammettano gli errori inevitabilmente frequenti, e conquistino la fiducia dei loro lettori e navigatori ogni giorno, ogni ora. Giornalisti indipendenti, con la schiena dritta, che non cedano alla comoda tentazione del conformismo. Dimostrandosi utili alla società e al loro paese non facendo mancare verità scomode e sopportando sospetti e insulti di chi non le vorrebbe sentire. È accaduto molte volte. Una classe dirigente responsabile affronta per tempo e al meglio i problemi seri che un giornalismo di qualità solleva. Certo, è scomodo, irritante. Qualche volta apparentemente dannoso. Ma quanti sono i danni di ciò che non abbiamo saputo o non abbiamo voluto vedere. Un buon giornalismo, in qualunque era tecnologica, rende più forte una comunità. Quando tace o deforma, la condanna al declino. Negli ultimi anni in Italia, salvo poche eccezioni, è successo esattamente questo.”
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Re: Diario della caduta di un regime.

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......TOMBO'LA.......



Da Il Fatto Quotidiano.it:

Ultima ora•


Boschi- De Bortoli, Bersani: "Se non c'è chiarezza ministro deve dimettersi"
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA VERSIONE DI DAGOSPIA


IL TITOLO DEL SERVIZIO E' BOSCHI IN FIAMME

(in questo momento come prima notizia)



10 mag 2017 09:07

1. LA VENDETTA DI DE BORTOLI CONTRO IL “GIGLIO TRAGICO” SI CONSUMA CON IL CETRIOLO SGANCIATO CONTRO LA BOSCHI E LA RIVELAZIONE DEL SUO INTERVENTO SULL'ALLORA AD DI UNICREDIT, FEDERICO GHIZZONI, AFFINCHE’ UNICREDIT RILEVASSE (E SALVASSE) BANCA ETRURIA


2. L’EX DIRETTORE DEL “CORRIERE” TORNA A MENARE SULLO "STANTIO ODORE DI MASSONERIA" ACCUSANDO LE “APPARTENENZE MASSONICHE" CHE HANNO "GIOCATO UN RUOLO” ...



3. I RENZIANI TREMANO: “SE GHIZZONI NON SMENTISCE E’ UN PROBLEMA”. E NON HA SMENTITO



4. COME MAI IL "CORRIERE" NASCONDE A PAGINA 10 IL "BOSCHI GATE" SCOPERCHIATO DA DE BORTOLI E NON PUBBLICA NEANCHE UNA FOTO DI MARIA 'ETRURIA'? PERCHE' RENZI NON RILASCIA UNA DICHIARAZIONE A DIFESA DELLA SUA COCCA? AVVISO AI NAVIGATI: LA BOSCHI NON SI DIMETTERA' E IL BULLETTO DI RIGNANO NON SI PUO' PERMETTERE DI ALZARE LA CRESTA...
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Re: Diario della caduta di un regime.

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.......VISTI DA LONTANO......


Per ora, il Nazareno 2,0, non è ancora in vista, e quindi si adotta la tattica di indebolire l'avversario o futuro partern, favorendo il paron.




Maria Elena, la palla al piede

Viene il dubbio che tra Renzi e la Boschi sia lei a comandare. E ora rischia di trascinare a fondo anche questo governo

di Alessandro Sallusti

poco fa
23



Se è così, è il solito potere della Federazione Italiana Giochi Acquatici
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Re: Diario della caduta di un regime.

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UncleTom ha scritto:.......VISTI DA LONTANO......


Per ora, il Nazareno 2,0, non è ancora in vista, e quindi si adotta la tattica di indebolire l'avversario o futuro partern, favorendo il paron.




Maria Elena, la palla al piede

Viene il dubbio che tra Renzi e la Boschi sia lei a comandare. E ora rischia di trascinare a fondo anche questo governo

di Alessandro Sallusti

poco fa
23



Se è così, è il solito potere della Federazione Italiana Giochi Acquatici





Maria Elena la palla al piede


Viene il dubbio che tra i due, Renzi e Boschi, comandi la seconda. La quale ora rischia di trascinare a fondo anche questo governo
Alessandro Sallusti - Mer, 10/05/2017 - 15:19

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L'attività dei ministri è controllata abbiamo appreso da una circolare di Palazzo Chigi dalla potente sottosegretaria Maria Elena Boschi «per evitare incidenti e figuracce».

Il problema, però, è chi controlla la Boschi, non da oggi anello debole della catena renziana. La domanda non è rituale se fosse vero e a mio avviso lo è il retroscena del libro fresco di stampa di Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere e del Sole24Ore, intitolato Poteri forti o quasi. Secondo De Bortoli, nel 2015 l'allora ministra Boschi chiese personalmente e direttamente all'allora amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, di salvare la scricchiolante banca del padre, Banca Etruria.

La Boschi smentisce e minaccia querele. Ma ormai la frittata è fatta. Fatico a immaginare che De Bortoli si inventi una notizia di questa portata e gravità: un membro di governo non può fare pressioni o interferire sulle strategie di una banca privata e quotata in Borsa, per di più in palese conflitto di interesse.

Già una volta, sulla stessa pratica, la Boschi l'ha sfangata, superando la mozione di sfiducia posta ai voti alla Camera poco dopo lo scoppio dello scandalo del fallimento Etruria, banca di famiglia. Ora vedremo che cosa accadrà (le opposizioni si sono già scatenate). In ogni caso, questo è un grosso macigno sulla ripartenza di Matteo Renzi, appena rialzatosi dalla batosta del referendum perso malamente. Il caso Etruria è una palla al piede per la credibilità dell'ex premier e buon senso avrebbe consigliato di fare un po' di pulizia prima di riprendere il cammino. Anche con scelte dolorose e personalmente difficili, come sarebbe stata quella di non confermare la Boschi nel nuovo governo Gentiloni.

Viene il dubbio che tra i due, Renzi e Boschi, comandi la seconda. La quale ora rischia di trascinare a fondo anche questo governo, vanificando quel poco che ancora si potrebbe fare in questo scorcio di legislatura non per Etruria, per il Pd o per Renzi, ma per gli italiani. Perché è ovvio che questo nuovo caso andrà a inasprire ulteriormente rapporti politici e personali proprio mentre servirebbe serenità per imbastire almeno uno straccio di legge elettorale. Per le arroganze, le divisioni, le liti e gli errori targati Pd abbiamo già dato a sufficienza in tutti i campi. Spero che, se sarà il caso, tra l'Italia e la Boschi, Renzi questa volta sappia scegliere con saggezza.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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L'AGONIA DELLA SECONDA REPUBBLICA IN DIRETTA



Boschi-Etruria, lo scudo del governo vacilla
Bersani: “Senza chiarezza si deve dimettere”

M5s e Lega, e ora anche Mdp potrebbe togliere sostegno alla sottosegretaria dopo le rivelazioni dell’ex
direttore del Corriere sui tentativi di salvare la banca. Lei: “Ho spiegato in Aula, misura colma” (Video)




Politica
Non solo i 5 Stelle e la Lega. Ora anche Mdp. La linea sul nuovo “caso Etruria” scatenato dalle anticipazioni del libro dell’ex direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli è decisa: se la Boschi non farà “chiarezza” l’unica strada sono le dimissioni. Forza Italia dal canto suo conferma il “garantismo a 360 gradi”, ma chiede che l’ex numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni sia audito dalla commissione Finanze. Maria Elena Boschi stavolta pare davvero a rischio. Non a caso, raccontano i retroscena, l’esecutivo Gentiloni resta per ora a guardare “con preoccupazione“
di F. Q.
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