Diario della caduta di un regime.

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UncleTom
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UncleTom ha scritto:L'AGONIA DELLA SECONDA REPUBBLICA IN DIRETTA



Boschi-Etruria, lo scudo del governo vacilla
Bersani: “Senza chiarezza si deve dimettere”

M5s e Lega, e ora anche Mdp potrebbe togliere sostegno alla sottosegretaria dopo le rivelazioni dell’ex
direttore del Corriere sui tentativi di salvare la banca. Lei: “Ho spiegato in Aula, misura colma” (Video)




Politica
Non solo i 5 Stelle e la Lega. Ora anche Mdp. La linea sul nuovo “caso Etruria” scatenato dalle anticipazioni del libro dell’ex direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli è decisa: se la Boschi non farà “chiarezza” l’unica strada sono le dimissioni. Forza Italia dal canto suo conferma il “garantismo a 360 gradi”, ma chiede che l’ex numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni sia audito dalla commissione Finanze. Maria Elena Boschi stavolta pare davvero a rischio. Non a caso, raccontano i retroscena, l’esecutivo Gentiloni resta per ora a guardare “con preoccupazione“
di F. Q.





Maria Elena Boschi, dal governo difesa debole. Bersani: “Chiarezza o dimissioni”. L’incontro “facilitato” Rosi-Ghizzoni
di F. Q. | 10 maggio 2017

Politica
L'esecutivo Gentiloni, secondo Repubblica, è consapevole che la sottosegretaria potrebbe dover lasciare se l'ex ad di Unicredit non smentirà la ricostruzione del libro di de Bortoli, secondo cui l'allora ministro avrebbe chiesto al numero uno di piazza Gae Aulenti di comprare

Banca Etruria. La Stampa e Libero raccontano di un incontro tra lui e l'ex presidente dell'istituto aretino nel gennaio 2015

di F. Q. | 10 maggio 2017
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• 2,7 mila


Più informazioni su: Banca Etruria, Bankitalia, Maria Elena Boschi, Unicredit

Non solo i 5 Stelle e la Lega. Anche Mdp chiarisce che la linea sul nuovo “caso Etruria” scatenato dalle anticipazioni del libro dell’ex direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli è decisa: o la

sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi fa “chiarezza” o l’unica strada sono le dimissioni. “Sì, è quello che ha detto Speranza, la nostra linea è questa”, ha sancito Pier Luigi Bersani parlando con i cronisti a Montecitorio. Tacciono, per ora, gli orlandiani e i sostenitori di Michele Emiliano. Forza Italia dal canto suo conferma il “garantismo a 360 gradi”, ma chiede che l’ex numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni sia audito dalla commissione Finanze della Camera “per capire se davvero il sottosegretario Boschi quando era ministro per le Riforme abbia chiesto all’ex ad di comprare la banca del suo babbo”. La Boschi stavolta pare davvero a rischio. Non a caso, racconta Repubblica, l’esecutivo
Gentiloni sta a guardare “con preoccupazione“.

VIDEO 00:29
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... i/3574854/)

A Palazzo Chigi c’è la consapevolezza che “lo spettro delle dimissioni potrebbe affacciarsi nitidamente” se Ghizzoni – cui secondo de Bortoli l’allora ministra delle Riforme e braccio destro di Matteo Renzi chiese direttamente di “valutare una possibile acquisizione” dell’Etruria – continuerà a tacere. Non smentendo la ricostruzione. La banca si è limitata a diffondere un comunicato in cui nega “pressioni di carattere politico nell’esame dei dossier di altre banche”. La Boschi dal canto suo ha smentito di aver mai avanzato richieste del genere e ha annunciato querele, ma nei confronti dei 5 Stelle che attaccano “il suo nome e il suo onore”. E questo non basta, fanno notare voci dell’esecutivo citate dal quotidiano di largo Fochetti: “Occorre querelare anche de Bortoli, se si vuole dare forza alla linea difensiva” di Boschi. Che in passato ha sempre smentito qualsiasi ipotesi di conflitto di interessi
nella gestione della vicenda Etruria da parte del governo Renzi e mercoledì durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi è sbottata: “La misura è colma”.
Intanto si chiarisce il quadro della presunta pressione o “moral suasion” su Ghizzoni, finita in un nulla di fatto dato che dopo un’istruttoria l’ipotesi fu scartata da piazza Gae Aulenti. Secondo Libero e La Stampa a incontrare il banchiere per discutere della possibile acquisizione fu Lorenzo Rosi, che dell’istituto aretino era presidente. Mentre Pier Luigi Boschi, padre della ministra, aveva la poltrona di vicepresidente. Rosi, ora imputato per bancarotta fraudolenta, non conosceva Ghizzoni: l’incontro tra i due, secondo il quotidiano torinese, fu “facilitato da qualcuno” evidentemente molto in alto. Era il gennaio 2015: siamo dunque un mese prima del commissariamento dell’Etruria da parte di Bankitalia, i cui ispettori stavano già passando al setaccio i conti della banca. Il 20 il governo Renzi, di cui la Boschi era un ministro chiave, avrebbe varato la riforma delle popolari che ne disponeva la trasformazione in spa, facendo schizzare le quotazioni della banca di Arezzo.
Fu Bankitalia, aggiunge La Stampa citando un anonimo “testimone delle convulse settimane che precedettero il commissariamento della banca aretina”, a “convincere i potenziale acquirenti a desistere dall’operazione”. La vicenda rimase poi sotto traccia fino al 22 novembre 2015, quando l’Etruria, insieme a Banca Marche, Cariferrara e Carichieti, fu messa in risoluzione per decreto azzerando i risparmi di azionisti e obbligazionisti subordinati e trasferendo gli attivi a quattro “good bank”. Proprio oggi, 10 maggio, è atteso il via libera all’acquisizione da parte di Ubi di Nuova Banca Etruria, Nuova Carichieti e Banca Marche, mentre Cariferrara è stata acquisita da Bper.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... i/3574854/
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GIORNATA BOLLENTE



NUOVO SERVIZIO DI DAGOSPIA



RENZI ER BULLO



10 mag 2017 15:07

1. DE BORTOLI FINALMENTE RACCONTA L’INTIMIDAZIONE DEL GIORNALISTA MARCO GALLUZZO DA PARTE DI RENZI: ‘AGNESE RIMASE DI STUCCO, COMINCIÒ A GRIDARE DAVANTI A TUTTI’



2. ERA L’ESTATE 2014, IL CRONISTA DEL 'CORRIERE' E' NELLO STESSO HOTEL DEL PREMIER: ‘VENNI PURE STRATTONATO, IL CAPOSCORTA MI MINACCIÒ. DISSE CHE ERO MONITORATO E CHE DI ME SAPEVANO TUTTO, FACENDO ANCHE DEGLI SGRADEVOLI RIFERIMENTI ALLA MIA VITA PRIVATA’



3. FLEBUCCIO CHIOSA: ‘SE BERLUSCONI AVESSE FATTO UNA COSA SIMILE SAREMMO TUTTI INSORTI’. GIUSTO. SOLO CHE NON RISULTANO SUOI EDITORIALI INDIGNATI SUL ‘CORRIERE’ DEI GIORNI SEGUENTI. L’EPISODIO È EMERSO SOLO DUE ANNI DOPO (NEL LIBRO DI BELPIETRO)





SOLO DAGOSPIA AVEVA RIVELATO COME ERA DAVVERO ANDATA QUELLA VOLTA, UNENDO I PUNTINI TRA L’EDITORIALE DI CANGINI (‘QUOTIDIANO NAZIONALE’) E IL LIBRO DI BELPIETRO


16 aprile 2017

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 145913.htm


RENZI E I SUOI SEGRETI «QUELLA SCENATA A TAVOLA CHE IMBARAZZÒ AGNESE»


Da “il Giornale”


Pubblichiamo un ampio stralcio di un capitolo del libro Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quarant' anni di giornalismo, scritto dall' ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli. (Editore La nave di Teseo, 19 euro). Il capitolo è «Renzi, ovvero la bulimia del potere personale».

Matteo Renzi è un grande comunicatore. È una delle sue tante qualità. Ma forse lo è persino troppo. Il brillante ex sindaco di Firenze ed ex premier si è avviluppato in una bulimica bramosia di presenzialismo e di gestione del potere nel dedalo infinito dei propri messaggi, sms, WhatsApp, Facebook, Twitter. Ha creato egli stesso un gigantesco groviglio del quale alla fine è rimasto prigioniero(...).

L' insieme della sua comunicazione studiata in occasione del referendum del 4 dicembre 2016 con l' inutile e costosa consulenza del guru Jim Messina è risultato invece eccessivo, sovratono, insincero. Un torrenziale discorso pubblico che ha prodotto una cacofonia indigesta. Dopo tre anni al governo, l' immagine del rottamatore sbiadisce inevitabilmente. Si è un po' meno giovani, non si è più outsider. E da palazzo Chigi si è poco credibili nell' usare con disinvoltura il linguaggio dell' antipolitica.

Renzi ha la leadership nel sangue, la alimenta sin da giovane, ma dà l' impressione costante di non riconoscere radici né di preparare eredità. Nella sua simbologia politica non c' è una storia cui ispirarsi nemmeno la Dc di La Pira , non c' è un' eredità da lasciare, di cui farsi carico. C' è lui e basta. Quello che c' era in precedenza è tutto da buttare, la Prima Repubblica, i partiti, il consociativismo e in parte non si può che dargli ragione , ma nel dopoguerra il Paese è diventato, pur con un governo ogni anno, la settima potenza industriale al mondo. Per fortuna, dunque, c' è stato un prima.


Qualche merito andrebbe riconosciuto. E, parallelamente, quello che verrà dopo di lui non gli interessa più di tanto. Il governo Gentiloni è espressione della sua maggioranza, una costola del renzismo. Lo si potrebbe definire un esecutivo su procura renziana. Ma fin dal momento della sua formazione, la preoccupazione di Renzi è stata solo quella di garantirsi una quota di potere personale, esercitabile con i suoi più fidati collaboratori, Maria Elena Boschi e Luca Lotti, non di far sì che il governo retto dal suo ministro degli Esteri, espressione del partito di cui è segretario, sia messo nella condizione di fare il meglio possibile. È un atteggiamento da statista? Non mi sembra.



(...). L' ossessione dell' istante, la concentrazione sul presente e la visione tolemaica del potere, sono tratti significativi anche della comunicazione di Renzi.


(...). L' Italicum (ma tutti quelli che l' hanno votato non hanno nulla da dire?) era una legge perfetta: «Sarà copiata da mezza Europa» (marzo 2015). I titoli del Monte dei Paschi, ormai risanato, erano assolutamente da comprare nel gennaio del 2016. Un premier che dà consigli di Borsa non s' era mai visto. Per non parlare della catastrofe economica di cui sarebbe stato vittima il paese se avesse vinto il No al referendum.


(...) Anche il Corriere ha sempre visto con una certa simpatia e con l' adesione di alcuni suoi commentatori e giornalisti l' ascesa di Renzi alla segreteria del partito, sia nelle primarie perse, nel novembre-dicembre 2012, sia in quelle poi vinte l' 8 dicembre 2013. Se ne lamentarono i bersaniani. Renzi appariva l' espressione della modernità, il coraggio della rottura, seppure già allora con qualche uscita temeraria e un solipsistico complesso del potere personale.


Perché allora i rapporti si sono poi così irrimediabilmente deteriorati? Non escludo di aver avuto qualche colpa personale.

Avrei dovuto chiamarlo, chiedergli un incontro (cosa che feci in seguito, quando era già segretario del Pd, ma non fu mai possibile). Avendolo definito un «maleducato di talento», devo ammettere che un po' maleducato con lui sono stato anch' io.


Un giorno arrivò in via Solferino, era il 22 novembre 2012, per essere intervistato dal Corriere.it. C' erano le primarie che avrebbe perso al ballottaggio con Bersani. Io non sapevo che sarebbe arrivato. Mi avvisarono solo all' ultimo momento. E, nella preoccupazione di non far tardi al mio appuntamento, parlai con lui solo qualche minuto nel corridoio. Un po' in fretta, lo riconosco. Avrei dovuto invitarlo nella mia stanza e trattarlo con maggior riguardo. Con Renzi c' era Maria Elena Boschi. Sono stato scortese anche con lei. (...)


L' episodio che mi lasciò di stucco accadde in occasione delle sue brevi vacanze siamo nell' agosto del 2014 in un albergo di Forte dei Marmi di proprietà di un suo amico. Il collega Marco Galluzzo, che lo seguiva con professionalità e rispetto, prese una stanza nello stesso albergo. Niente di male. L' albergo era aperto a tutti. Non riservato solo a lui. Il messaggio del presidente, particolarmente piccato, lamentava una violazione inaccettabile della sua privacy.


Aveva incontrato Galluzzo nella hall e il collega lo aveva salutato. Tutto qui. Io stavo al mare, in Liguria, non sapevo assolutamente nulla. Al telefono, Galluzzo mi spiegò di essere stato avvicinato dalla scorta del premier che gli aveva intimato di lasciare subito l' albergo.


Questo il suo racconto: «Mi avvicinai al tavolo del ristorante dove cenava, nella terrazza dell' albergo, con la moglie e i figli. Mi fu possibile solo salutarlo e per un attimo stringergli la mano, poi cominciò a gridare, lasciando di stucco i tavoli degli altri ospiti, gruppi francesi, tedeschi e russi. E anche Agnese, che mi rivolse uno sguardo di comprensione, quasi di vergogna. Gridava talmente forte, inveendo contro il Corriere che invadeva la sua privacy, che la scorta accorse come se lui fosse in pericolo. Venni anche strattonato. Dovetti alzare la voce per dire al caposcorta di non permettersi. Lui reagì minacciandomi. Mi disse che tutta la mia giornata era stata monitorata, dal momento in cui avevo prenotato una camera nello stesso albergo, e che di me sapevano tutto, anche con sgradevoli riferimenti, millantati o meno conta poco, alla mia vita privata».


Insomma, intollerabile. Se Berlusconi avesse fatto una cosa simile saremmo tutti insorti.

Quella fu l' unica volta nella quale risposi a un sms di Renzi, dicendogli in sostanza che non volevamo assolutamente attentare alla privacy della sua famiglia era sempre in un luogo aperto al pubblico non era accettabile che il collega venisse minacciato dalla sua scorta. E con quella frase sibillina sul giornalista spiato, poi. Seguì sms di risposta. Più morbido. Per tagliar corto. Il 24 settembre 2014 uscì sul Corriere il mio editoriale dal titolo «Un nemico allo specchio» nel quale criticavo la gestione del potere renziano. (...) Renzi doveva guardare il suo nemico allo specchio: se stesso.

La sua bramosia di potere, il suo protagonismo esasperato che aveva ridotto alcuni ministri a deboli comparse. La sua tendenza a circondarsi di amici, più fedeli che leali. (...) Il passaggio del mio articolo che ha fatto più discutere è quello sull' odore stantio di massoneria. Preciso: non ho mai scritto e nemmeno pensato che Renzi sia un massone in una regione nella quale un po' tutta la classe dirigente lo è.

Mi chiedevo soltanto, parlando del patto del Nazareno che teoricamente avrebbe dovuto riscrivere le nuove norme della Costituzione ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica, se le vicinanze tra esponenti dei due schieramenti, in terra toscana, fossero spiegabili anche con quell' appartenenza. Una domanda legittima. Una richiesta di trasparenza nel momento in cui si metteva mano addirittura alla Costituzione. Non c' è nulla di male nell' essere iscritti. Non nego i meriti storici della massoneria, anche se ho visto da vicino le sue deviazioni. (...)

Ho esagerato, forse, ma nulla mi toglie dalla testa che nel dedalo di rapporti di quella che Ernesto Galli della Loggia sul Corriere ha chiamato «consorteria toscana», le appartenenze massoniche un ruolo lo abbiano giocato e continuino a giocarlo.
UncleTom
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Da FQ




-ULTIMA ORA-

BANCA ETRURIA, DE BORTOLI: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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Da FQ.
Caso banca Etruria, De Bortoli sfida la Boschi
“Spero che non si limiti all’annuncio e mi quereli”

Il giornalista rilancia sull’intervento dell’ex ministro sull’ex ad Unicredit. Paolo Mieli: “Ghizzoni spieghi”
Lo scudo di governo vacilla (leggi). Bersani: ‘Senza chiarezza si dimetta’ (leggi). Lei: ‘Misura colma’
(video)

Politica
“Io quello che sapevo l’ho scritto. E per carità, ho più di 160 processi sono abbastanza abituato a difendere quello che scrivo e quindi sono tranquillo”. Ferruccio de Bortoli non ha dubbi sulla sostenibilità in sede giudiziaria delle notizie riportate dal suo Poteri forti (o quasi) in uscita con la Nave di Teseo. “Mi auguro che quello dell’ex ministro Boschi non sia solo un annuncio e che la querela ci sia”, dice all’indomani della pubblicazione degli stralci del libro in cui si racconta di come il ministro avrebbe chiesto l’intervento di Unicredit al capezzale di banca Etruria
di F. Baraggino e G. Scacciavillani
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UncleTom ha scritto:Da FQ.
Caso banca Etruria, De Bortoli sfida la Boschi
“Spero che non si limiti all’annuncio e mi quereli”

Il giornalista rilancia sull’intervento dell’ex ministro sull’ex ad Unicredit. Paolo Mieli: “Ghizzoni spieghi”
Lo scudo di governo vacilla (leggi). Bersani: ‘Senza chiarezza si dimetta’ (leggi). Lei: ‘Misura colma’
(video)

Politica
“Io quello che sapevo l’ho scritto. E per carità, ho più di 160 processi sono abbastanza abituato a difendere quello che scrivo e quindi sono tranquillo”. Ferruccio de Bortoli non ha dubbi sulla sostenibilità in sede giudiziaria delle notizie riportate dal suo Poteri forti (o quasi) in uscita con la Nave di Teseo. “Mi auguro che quello dell’ex ministro Boschi non sia solo un annuncio e che la querela ci sia”, dice all’indomani della pubblicazione degli stralci del libro in cui si racconta di come il ministro avrebbe chiesto l’intervento di Unicredit al capezzale di banca Etruria
di F. Baraggino e G. Scacciavillani


Banca Etruria, De Bortoli sfida la Boschi:
“Mi auguro che mi quereli e che il suo
non sia solo un annuncio”



di F. Baraggino e G. Scacciavillani | 10 maggio 2017
67
• 1087


Più informazioni su: Ferruccio De Bortoli
“Io quello che sapevo l’ho scritto. E per carità, ho più di 160 processi sono abbastanza abituato a difendere quello che scrivo e quindi sono tranquillo”. Ferruccio de Bortoli non ha dubbi sulla sostenibilità in sede giudiziaria delle notizie riportate dal suo Poteri forti (o quasi) in uscita con la Nave di Teseo. “Mi auguro – spiega rispondendo a Ilfattoquotidiano.it – che quello dell’ex ministro Boschi non sia solo un annuncio e che la querela ci sia”, dice all’indomani della pubblicazione degli stralci del libro in cui si racconta di come il ministro avrebbe chiesto l’intervento di Unicredit al capezzale di banca Etruria. “Usciamo dalle ipocrisie, è normale che il Governo si preoccupi di una banca in crisi, ma un conto è occuparsene, diverso sarebbe se fossero state esercitate delle pressioni”. Una volata ai Cinque Stelle? “Non è così, ma se dovessero vincere dovranno dimostrare di essere all’altezza”. Paolo Mieli, editorialista ed ex direttore del Corriere, intervenuto alla presentazione del libro, aggiunge: “Auspico un chiarimento da parte di Ghizzoni. Mi auguro di leggere domani un’intervista, possibilmente al Corriere, in cui il banchiere circostanzi la vicenda”.

VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... i/3576231/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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TRESETTE COL MORTO



6 ore fa
387


"Io comunque in prima linea"
Il Cav esclude il Nazareno bis


Luca Romano



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Berlusconi: "Io comunque in prima linea"

Berlusconi: "In campo, indipendentemente da Strasburgo". Poi il messaggio a Meloni e Salvini: "Solo uniti si vince"

Luca Romano - Mer, 10/05/2017 - 15:12

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"Aspetto da troppo tempo la decisione di Strasburgo. Ragiono su quella decisione e non mi nascondo mai la verità: anche al di là dei suoi effetti concreti ha un significato immenso. In ballo non c'è solo il mio ritorno politico. Io, comunque vada, sarò in prima linea. Con o senza il nome sulla scheda". Silvio Berlusconi, in una intervista a tutto campo che sarà in edicola domani su Panorama, affronta tutti i temi dell'attualità e affida al settimanale molte riflessioni sul passato come mai aveva fatto prima.

A proposito della decisone della "Grande Chambre" chiamata a valutare sulla validità della decadenza da senatore del 2013, Berlusconi ribadisce che quale che sia il verdetto "sarò in prima linea con il mio volto, le mie parole, le mie idee a guidare la campagna di Forza Italia".

E aggiunge: "La vera posta in gioco è la grande questione morale e politica. Rivendico, con tutte le mie forze, che mi venga restituita un'onorabilità infangata da una sentenza assurda. Sono stato e sono una persona perbene, un contribuente onesto, e ho il diritto di esigere", sottolinea nell'intervista a Panorama "che la mia onestà venga riconosciuta, se non dall'Italia, dall'Europa, dove siedono giudici che non prendono ordini da nessuno. Giungere alle elezioni senza che Strasburgo abbia fatto chiarezza sarebbe oggettivamente grave. Non solo per me, ma per la democrazia italiana". Il Cavaliere aggiunge: "Il mio senso di responsabilità verso il Paese che amo mi impone di restare in campo per non consentire a forze improvvisate e incapaci, pauperiste e giustizialiste, di vincere le elezioni e di conquistare il potere".

Un nuovo patto del Nazareno con il Pd? Secondo Silvio Berlusconi non ci sono le premesse: "Non vedo le condizioni perché si possa riproporre oggi, non esiste un accordo con il Pd in funzione difensiva contro il partito di Grillo. Noi puntiamo a vincere con le nostre idee e i nostri progetti. Se i partiti si illudessero di chiudere la strada a Grillo con accordi di potere, avrebbero sbagliato totalmente strada. Paradossalmente sarebbe il miglior regalo a Grillo, la dimostrazione che le sue fantasiose e talora farneticanti teorie hanno un minimo di fondamento". Nel merito della legge elettorale, l'ex premier aggiunge: "Dobbiamo mettere in condizione gli elettori di votare per scegliere da chi essere governati, senza condannare il paese all'ingovernabilità per effetto di una legge elettorale contraddittoria".



"Il centrodestra deve essere unito"


Sui rapporti all'interno del centrodestra: "A Matteo Salvini e a Giorgia Meloni ripeto quello che predico dal 1994: la storia, passata e recentissima, ci insegna che solo se è unito il centrodestra ha chance di vincere. Con i distinguo e le spaccature si perde. Sempre. Salvini è un goleador che ha cambiato le sorti della Lega. Giorgia Meloni ha determinazione e tenacia: può fare buone cose. Toti è un prezioso collaboratore con il quale non sempre sono d'accordo, ma per il quale ho profondo affetto. Parisi ha potenzialità intellettuali e politiche per il momento poco e mal utilizzate con la creazione di un ennesimo partitino del quale non colgo nè la necessità né l'utilità". Sull'eventualità di primarie nello schieramento dei moderati, nell'intervista a Panorama, Berlusconi dice: "Non comprendo, davvero, perché il centrodestra dovrebbe imitare questo metodo che appassiona sempre meno italiani. Un candidato premier si sceglie facendo la sintesi delle idee, dei valori e dei programmi del centrodestra e vedendo chi è meglio in grado di rappresentarli, di convincere gli italiani e di governare il Paese con determinazione, con efficienza, serietà e credibilità. Non attraverso una grossolana conta di chi ha la maggiore capacità di mobilitare militanti organizzati. In ogni caso, fino a quando la materia non fosse eventualmente imposta e regolata per legge, il problema per Forza Italia non si pone".

Le cene eleganti di Arcore

"Una storia brutta che ha fatto male a me, alla mia famiglia, a chi mi vuole bene, a tanti miei amici colpevoli solo di aver pranzato a casa del presidente del Consiglio e che ha rovinato la vita a tante ragazze". Silvio Berlusconi affronta poi la questione delle "cene eleganti" di Arcore. "In quel momento della mia vita mi ero separato da Veronica: ero solo, lavoravo e lavoravo. Notte e giorno. Anche il sabato, anche la domenica. Nelle poche ore libere invitavo a cena a casa qualche amico, c'erano fra loro anche delle ragazze... Non potevo immaginare che un comportamento assolutamente corretto desse l'occasione a un uso inaccettabile degli strumenti di indagine, e una invenzione incredibile di fatti non provati...". Insomma, "una storia brutta che ha fatto male a me, alla mia famiglia, a chi mi vuole bene, a tanti miei amici colpevoli solo di aver pranzato a casa del presidente del Consiglio e che ha rovinato la vita a tante ragazze".

L'ossessione della magistratura

"Le aziende del mio gruppo sono state oggetto di un'attenzione ossessiva da parte della magistratura, senza alcun risultato concreto, le azioni giudiziarie, le perquisizioni, i controlli a tappeto si sono moltiplicati negli anni fino a raggiungere cifre impressionanti, colpendo i miei più stretti collaboratori e anche i miei familiari, non mi sembra sia accaduto lo stesso ad altre aziende, alcune delle quali in seria difficoltà, ma pronte a venire a patti con la sinistra o addirittura a farsene megafono e sostenitore in ambito editoriale", afferma il Cavaliere.

La legge sul fine vita

Berlusconi si è poi soffermato sul dibattito sulla legge sul fine vita: "Amo la vita, fino al punto di fare fatica a comprendere chi voglia rinunciarvi. Io credo che lo sforzo che lo Stato dovrebbe compiere sia quello di aiutare a vivere, non di aiutare a morire, naturalmente nel rispetto della libertà di ciascuno. Da cristiano credo che la speranza sia una grande virtù, che la vita abbia un significato e un valore sempre e comunque. Da liberale vorrei che lo Stato si fermasse sulla soglia di scelte delicate e complicatissime". Poi spiega: "Vorrei che la decisione sui trattamenti ai quali dev’essere sottoposto un malato fosse affidata all’interessato se cosciente, ai suoi cari se incosciente, in stretta collaborazione con la professionalità e l’etica dei medici. Non vorrei essere un paziente nè un medico vincolato a un’espressione di volontà formulata in condizioni completamente diverse, magari molti anni prima, e senza conoscere la situazione specifica del momento, le opportunità di cura, di trattamento del dolore, di accompagnamento sereno nella malattia o verso la morte. Credo che affidare la morte allo Stato sia l’estremo tentativo di una cultura illuminista e materialista di esorcizzarla e non accettarla come parte della vita, di ridurre a norma quella che è una naturale conclusione, da affrontare se possibile con serenità. Anche perchè, come diceva un filosofo greco, non ha senso temere la morte: quando c’è lei, non ci sono più io".



La legittima difesa


Il Cavaliere ha poi affrontato anche il tema della legittima difesa e ha analizzato le modifiche al testo volute dal Pd: "Sono stati molto ambigui. Da una parte hanno accolto alcune delle nostre proposte, dall'altro non se la sono sentita di scrivere una legge coraggiosa. Il risultato è un testo talmente confuso da sfiorare la comicità, con la norma paradossale che autorizza certe reazioni solo negli orari notturni". E aggiunge: "Io non sono affatto per il Far west, anzi penso che la difesa della vita e della proprieta' dei cittadini sia il principale compito dello Stato liberale, la ragione stessa per la quale gli stati esistono. In teoria, uno Stato perfettamente liberale dovrebbe fare solo questo. Quindi se lo Stato non lo fa, la colpa e' sua: non certo delle forze dell'ordine, che al contrario, con i mezzi di cui dispongono, fanno veri e propri miracoli, ma neppure dei cittadini che sono due volte vittime quando sono costretti a difendersi da soli".


Cannabis e droghe leggere


Infine Berlusconi ha anche affrontato il tema dell'ipotesi di un percorso normativo sulla legalizzazione delle droghe leggere: "La droga, anche quella leggera, è il contrario della libertà, e - spiega in una anticipazione dell’intervista rilasciata a Panorama che sarà in edicola giovedì - aggiungo della dignità della persona. Lo so, in apparenza sembrerebbe un ragionamento liberale, quello secondo il quale ognuno più fare quello che vuole, e quindi se una persona vuole drogarsi è una sua scelta personale, nella quale lo Stato non dovrebbe entrare. Ma è un ragionamento superficiale. La droga, anche la cosiddetta droga leggera non soltanto fa male alla salute, ma porta ad una perdita di coscienza, di consapevolezza e quindi di libertà». «Lo stato liberale - prosegue - non è affatto uno stato che permette ai cittadini di disporre del proprio corpo in maniera assoluta. Non permette per esempio la vendita di organi a scopo di lucro, oppure vincola la vendita di molti farmaci che potrebbero essere pericolosi per la salute ad una ricetta medica che dimostri che siano adatti al paziente. Poi certo occorre essere realistici. So bene che l’uso della cannabis è molto diffuso fra i giovani, e che senza dubbio la gran parte dei consumatori non sono nè criminali, nè tossicodipendenti, nè aspiranti tali. Esiste un uso ricreativo delle cosiddette »droghe leggere« che sarebbe sbagliato drammatizzare o criminalizzare. Ma consentirne la vendita, trasformare l’uso di droga in un comportamento socialmente accettato ed accettabile, mi sembra un grave errore, culturale prima che giuridico".
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA VOX POPULI DEGLI STRUMPTRUPPEN CONFERMA IL TRESETTE COL MORTO





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Commenti




Alessio2012
Mer, 10/05/2017 - 12:12



Verrai assolto (forse) solo dopo morto. Lo capisci o no?







handy13
Mer, 10/05/2017 - 12:14



...con una legge elettorale con premio al partito e NON alla coalizione,...le DESTRE spariranno anche dai ballottaggi, di cosa stiamo parlando.?







Duka
Mer, 10/05/2017 - 12:18



Io davvero non capisco perchè si sia preoccupato tanto per avere una "riabilitazione" da Starsburgo. E poi riabilitazione di che? Non ha nè rubato ne ucciso nessuno semmai è uno dei maggiori contribuenti italiani-







fiorentinodoc
Mer, 10/05/2017 - 12:23



caro silvio lo dici pure te.....uniti si vince....i tuoi elettori sono a destra.non rincorrere chi in questi anni ti ha insultato giornalmente e allontana una volta per sempre chi ti ha tradito.solo cosi si vince







tziubakis
Mer, 10/05/2017 - 12:23



Mi domando se ha un senso chiedere a Salvini e Meloni di stare uniti per vincere, se poi non si è d'accordo su quasi nulla. Magari non si vince, ma è meglio che ognuno vada per la sua strada. Con coerenza.







VittorioMar
Mer, 10/05/2017 - 12:28



..IL BUON SENSO CONSIGLIEREBBE A TUTTI DI AVVICINARSI E FARE FRONTE COMUNE,E SE NECESSARIO UN PASSO DI LATO PER COMPATTARSI,ELIMINARE LE "CASACCHE" E I DISTINGUO !!..SARANNO CAPACI I NOSTRI EROI??..IL COLORE DEVE ESSERE SOLO UNO " L'AZZURRO" PER TUTTI!!...MA VORRANNO GOVERNARE QUESTA ITALIA DISASTRATA E INDECOROSA ???....VEDREMO ...FORSE...!!







INGVDI
Mer, 10/05/2017 - 12:32



Ormai è chiaro che la divisione tra Berlusconi e Salvini-Meloni è quella tra europeisti (grande finanza, banche, multinazionali, globalismo, meticciato, laicismo,....) e sovranisti (economia reale, autonomie, piccola media impresa, radici cristiane, persona,..). Berlusconi, anche se non tutta FI, sta con i primi.







Atlantico
Mer, 10/05/2017 - 12:33



Mi sembra si confermi una certa situazione di impasse nel centrodestra: Berlusconi non vuole le primarie, gli altri si. Berlusconi non intende accettare una posizione non di primissimo piano in un'eventuale coalizione di centrodestra, mentre i due 'giovanotti' Salvini e Meloni credono di essere autosufficienti anche elettoralmente, ma se AN e lega nord ( ai tempi ) sono andati al governo fu per esclusivo merito di Berlusconi. Se i due ragazzotti non si sottomettono al fondatore del centrodestra italiano, una sintesi mi sembra difficile.







Ritratto di ilvillacastellano

ilvillacastellano
Mer, 10/05/2017 - 12:43



Questo signore vuole un'unione innaturale e forzata con lui perché, a detta sua, "uniti si vince". Purtroppo è vero che si vince. Solo che non vuole assolutamente capire (forse per raggiungere lo scopo di fare man bassa di voti a destra e portare poi a sinistra, da dove gli può arrivare sicuramente, visto che la sinistra occupa tutto il potere in Italia ed all'estero, la riabilitazione da una condanna voluta dalla stessa) che allearsi con lui è come allearsi con Renzi e il PD tutto. Non volendosi ficcare nella zucca che il centrodestra è ben altra cosa dalla sinistra.







Totonno58
Mer, 10/05/2017 - 12:51



In prima linea...a fare che?







Ritratto di dr.Strange

dr.Strange
Mer, 10/05/2017 - 12:52



Berlusconi è politicamente morto da un pezzo, da quando non ebbe le palle di opporsi al golpe Napolitano-Monti-merkel







sordo
Mer, 10/05/2017 - 12:57



Piu' che "prima linea" lo manderei al giardinetto con bossi e dudu , si divertono e non fanno danni.







elpaso21
Mer, 10/05/2017 - 13:09



Finchè non se ne va per la destra non c'è futuro.
UncleTom
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Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

Il secondo giorno “bombarolo” è trascorso.

Il mega logorroico Pinocchio Mussoloni tace.

Er Moviola tace anche lui.

Anche Ghizzoni tace, ma dopo 40 ore il suo silenzio non è certo d’oro. Le pressioni su di lui in questo momento devono essere tante. C’è in gioco molto.

Madonna Boschi ha fatto sapere che ci penseranno i suoi legali a difendere “il suo onore”.

Ferruccio De Bortoli invece ha fatto sapere che aspetta una denuncia da Madonna Boschi che si era limitata a riferire che era tutto falso.

Di Battista dichiara che Madonna Boschi è una bugiarda cronica e la sua credibilità sta a zero.

Bersani sostiene che Maria Etruria si deve dimettere.

Maria Etruria e Pinocchio Mussoloni sanno che se si dimette, compromette il loro futuro.

Il match continua domani.
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

........ALLACCIATE LE CINTURE DI SICUREZZA………….IL SISTEMA TRABALLA……..



La prima pagina de il Fatto Quotidiano, oggi 11 maggio 2017, in edicola, apre con questi titoli:


BOSCHI MENTE: ECCO LE PROVE
2014: summit in casa su Etruria
2015: Unicredit si attivò per lei


Altro che niente conflitto d’interessi: da neo ministra ricevette i banchieri che volevano resistere alle richieste di fusione di Bankitalia. E Ghizzoni fu spinto a valutare il salvataggio dell’istituto di Arezzo, senza esito
FELTRI, MELETTI E TECCE A PAG. 2 - 3



^^^^^^^^^^^^

Vauro che ci mette del suo con la vignetta:

BOSCHI REVAIVAL

La Boschi davanti ad un microfono, canta:

(SONO UNA DONNA
NON SONO
UNA BANCA)


^^^^^^^^^^

LA SFIDA Ma gli avvocati nicchiano
De Bortoli: “Mi quereli pure,
ho fonti sicure

A PAG. 3


^^^^^^^^^^

BALLE DI MINISTRA Non c’entrava
Le bugie alla Camera:
“Nessun favoritismo”

MARRA A PAG. 2

^^^^^^^^^^

2 PICCIONI 1 FAVA Trame di palazzo
Il Giglio Magico: fuori
lei, ma pure Gentiloni

D’ESPOSITO A PAG. 4

^^^^^^^^^^

<<La sagra del tartufo »
MARCO TRAVAGLIO

Prosegue a Roma la sagra del tartufo. Siccome Ferruccio de Bortoli rivela che la ministra Boschi tentò di rifilare a Unicredit il bidone paterno di Banca Etruria di cui giurava di non essersi mai occupata, e nessuno smentisce tranne lei, tutti a domandarsi chi sarà mai la bugiarda. Intanto, al Csm, il Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo risponde alle critiche del Fatto sull’azione disciplinare contro il pm Woodcock: “Ho fatto il mio dovere, non conosco Renzi”. E molti consiglieri del Csm fanno a chi si indigna di più per l’ignobile atto di leso Ciccolo. Sono gli stessi che il 20.9.2016 votarono unanimi il duro parere negativo del Csm sul decreto del governo Renzi che esentava dal pensionamento anticipato (da 72 a 70 anni) una trentina di supertoghe, ma soprattutto due: il presidente della Cassazione Giovanni Canzio e il Pg Ciccolo (che ovviamente si astennero). Intanto l’Anm minacciò lo sciopero e disertò l’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione contestando “una scelta incostituzionale e discriminatoria che crea una distinzione tra magistrati di serie A e di serie B”. “Il governo – spiegò il presidente Davigo – pensa di poter decidere chi deve fare il giudice, ma questo non è possibile: i governi non possono scegliere i giudici. È un vulnus, che non ha precedenti nella storia della Repubblica, nell’indipendenza e autonomia della magistratura: un esecutivo che sceglie i magistrati da trattenere in servizio o da collocare a riposo”. Poi, siccome sarebbero spariti 450 procuratori e presidenti di tribunale difficilmente sostituibili in tempi brevi, il governo Renzi s’impegnò per iscritto con l’Anm a prorogare anche loro. Ma, guardacaso, a dicembre il Fatto rivelò che la Procura di Napoli indagava su Consip e i traffici di Lotti, babbo Renzi & C. E il governo fotocopia Gentiloni si rimangiò l’i mpegno, pressato dal Pd renziano: così andarono a casa tutti i magistrati settantenni tranne Canzio, Ciccolo e pochi altri fortunati. E fra quei tutti, combinazione, il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo. Che poi dichiarò al Corriere: “Sono rimasto sorpreso dalla determinazione del governo e del gruppo Pd a non far votare l’emendamento dall’assemblea ... Con la sostituzione di due senatori in commissione, si è voluto impedire che l’aula del Senato potesse decidere se approvare o meno l’emendamento”. E, alla domanda se c’entrasse l’inchiesta Consip, ammise: “Certo, la coincidenza temporale è un dato oggettivo”. Ecco, gentile dottor Ciccolo, le nostre critiche riguardano proprio questo.
SEGUE A PAGINA 20
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